SEZIONE I
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SEZIONE I
27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 SEZIONE I CONSIGLIO REGIONALE - Deliberazioni DELIBERAZIONE 16 luglio 2006, n. 74 Legge regionale 16 luglio 1997, n. 50 (Tutela delle risorse genetiche autoctone). Programma di interventi per la tutela delle razze “reliquia” autoctone in pericolo di estinzione, nell’anno 2006. Il Presidente mette in approvazione la seguente proposta di deliberazione: IL CONSIGLIO REGIONALE Vista la legge regionale 16 luglio 1997, n. 50 (Tutela delle risorse genetiche autoctone); Rilevato dall’articolo 1 della legge suddetta, che la Regione tutela le risorse genetiche originarie del proprio territorio per le quali abbia riconosciuto l’esistenza di un interesse generale alla tutela stessa; Rilevato dal ricordato articolo 1 della l.r. 50/1997, che le risorse genetiche autoctone tutelate sono iscritte in appositi Repertori regionali; 15 autoctone animali, l’Apis Mellifera Ligustica ecotipo toscano, che risulta pertanto tutelata dalla Regione; Richiamata la deliberazione del Consiglio regionale 24 luglio 2002, n. 116 (Legge regionale 16 luglio 1997, n. 50 “Tutela delle risorse genetiche autoctone” articolo 3. Programma di interventi per la tutela delle razze reliquia autoctone in pericolo di estinzione nel triennio 20002002. Integrazione), con la quale si approvava il progetto per la costituzione ed avvio di centri di selezione della razza “Valdarnese Bianca”, per la salvaguardia e sviluppo del relativo patrimonio genetico autoctono; Rilevato che per le suddette razze “reliquia”, in proseguimento delle precedenti azioni di tutela, è necessario attivare una organica proposta di interventi, comprendente anche azioni tecniche finalizzate sostanzialmente ad evitare un incremento della consanguineità fra i riproduttori di ciascuna razza nonché ad incentivare l’allargamento delle basi di questi allevamenti; Ritenuto necessario, al fine di consentire la sopravvivenza delle razze suddette, predisporre azioni integrative di quanto previsto dal piano di sviluppo rurale 2000-2006, per quanto concerne l’attuazione degli articoli 22, 23 e 24 del regolamento (CE) 1257/1999 del Consiglio, del 17 maggio 1999 comprendenti interventi tecnici e interventi finanziari; Vista la deliberazione della Giunta regionale 29 settembre 1997, n. 1092 con la quale vengono determinate le modalità ed i criteri per l’istituzione e la tenuta del Repertorio regionale delle risorse genetiche autoctone animali; Rilevato dal reg. (CE) 1257/1999 che, a norma dell’articolo 51, comma 4, possono essere accordati aiuti supplementari che superino gli importi fissati, a norma dell’articolo 24, paragrafo 2, a favore di agricoltori in compenso di impegni agroambientali, purché siano soddisfatte le condizioni di cui agli articoli 22, 23 e 24 e siano giustificati a norma dell’articolo 24, paragrafo 1; Visto l’articolo 5, comma 1, della del.g.r. 1092/1997 dalla quale risulta che le razze e popolazioni delle specie di interesse zootecnico per le quali e stato riconosciuto, dal competente Ministero, il libro genealogico di razza o il registro anagrafico di popolazione sono iscritte d’ufficio al Repertorio regionale delle risorse genetiche autoctone animali; Considerato che, trattandosi di un intervento integrativo delle misure agroambientali del reg. (CE) 1257/1999, il rispetto della durata quinquennale degli impegni di cui all’articolo 23, comma 1 è garantito dall’adesione alla misura 6.3 del piano di sviluppo rurale 2000-2006; Visto l’articolo 5, comma 2, della del.g.r. 1092/1997, con il quale, fra le altre, sono dichiarate attualmente iscritte d’ufficio al Repertorio regionale le razze bovine Garfagnina, Pontremolese, Mucca Pisana e Calvana, le razze ovine Garfagnina Bianca, Pomarancina e Zerasca, la razza equina Monterufolino, la razza suina Cinta Senese, la razza asinina Amiata; Considerato che, a seguito del parere favorevole espresso in data 25 febbraio 2000 dalla Commissione tecnico-scientifica per le risorse genetiche autoctone animali, è stata iscritta al Repertorio delle risorse genetiche Ritenuto necessario stabilire l’entità dell’aiuto che sarà concesso ai sensi del programma in oggetto tenendo conto dei criteri indicati all’articolo 24, paragrafo 1 del reg. (CE) 1257/1999 cioè il mancato guadagno, i costi aggiuntivi derivanti dall’impegno assunto e la necessità di fornire un incentivo; Visto l’articolo 3, comma 2 della l.r. 50/1997, con il quale si stabilisce che la Regione, mediante appositi interventi, determina le attività e le iniziative che ritiene necessario attivare ed incentivare, nonché i criteri di accesso ai benefici, la misura degli incentivi e le relative modalità di attuazione; 16 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 Visto il programma di interventi per la tutela delle razze “reliquia” autoctone in pericolo di estinzione approvato con deliberazione del Consiglio regionale 7 maggio 2003, n. 82 (Legge regionale 16 luglio 1997, n. 50 “Tutela delle risorse genetiche autoctone”. Programma di interventi per la tutela delle razze “reliquia” autoctone in pericolo di estinzione, nel triennio 2003-2005); Visto l’articolo 88, paragrafo 3 del Trattato Europeo, nel cui ambito si prevede che alla Commissione siano comunicati, in tempo utile perché presenti le sue osservazioni, i progetti diretti ad istituire o modificare aiuti; Preso atto della notifica del presente programma alla Commissione europea; Ritenuto necessario formulare un progetto di interventi con validità annuale, al fine di fornire agli allevatori una indicazione di continuità degli indirizzi regionali in materia per tale periodo; Vista la legge regionale 27 dicembre 2005, n. 71 (Bilancio di previsione per l’anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale 2006/2008); DELIBERA 1. di approvare il programma di interventi per la tutela delle razze “reliquia” autoctone in pericolo di estinzione nell’anno 2006 di cui all’allegato A che fa parte integrante della presente deliberazione; 2. di fare fronte all’onere di cui al programma, quantificato in euro 75.000,00 per l’anno 2006, con le risorse stanziate alla unità previsionale di base (UPB) 521 Interventi per lo sviluppo rurale, aiuti al reddito, agli investimenti e allo sviluppo delle imprese agricole, zootecniche e forestali – spese correnti del bilancio regionale 2006; 3. di far decorrere gli effetti del presente atto dalla data della decisione di autorizzazione all’aiuto da parte della Commissione europea, con conseguente pubblicazione, compreso l’allegato A, sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, della legge regionale 15 marzo 1996, n. 18 (Ordinamento del Bollettino Ufficiale della Regione Toscana e norme per la pubblicazione degli atti), così come modificata dalla legge regionale 3 agosto 2000, n. 63. IL CONSIGLIO APPROVA con la maggioranza prevista dall’articolo 26 dello Statuto. Il Presidente Riccardo Nencini Il Segretario Gianluca Parrini SEGUE ALLEGATO 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 ALLEGATO A Programma di interventi per la tutela delle razze “reliquia” autoctone in pericolo di estinzione nell’anno 2006. 1 - PREMESSA Con il presente programma la Regione Toscana prosegue l’operatività introdotta con la legge regionale 16 luglio 1997, n. 50 (Tutela delle risorse genetiche autoctone) ed iniziata con il programma di interventi approvato con deliberazione del Consiglio regionale 28 ottobre 1997, n. 348, cosi’ come modificato con deliberazione del Consiglio regionale 28 luglio 1998, n. 242 e poi confermato con deliberazione del Consiglio regionale 28 giugno 2000, n. 147 ed infine con la deliberazione del Consiglio regionale 7 maggio 2003, n. 82, continuando così la propria azione di tutela del patrimonio animale autoctono iniziata nell’anno 1979. Nel quinquennio 1976-1980 il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) svolse una serie di ricerche, nel quadro di un “progetto finalizzato”, sul tema della difesa delle risorse genetiche delle popolazioni animali. Obiettivo del progetto era la promozione ed il coordinamento degli studi per la conoscenza e la valorizzazione delle popolazioni animali nelle aree “marginali”, al fine di poter offrire agli allevatori una conoscenza di base per l’avvio di programmi di sviluppo delle razze autoctone. I risultati di queste ricerche misero in luce, a livello nazionale, il forte rischio di estinzione che incombeva su numerose razze e popolazioni autoctone italiane delle diverse specie di interesse zootecnico. Come del resto era ampiamente noto a livello tecnico, da questa indagine risultò che la Toscana possiede un rilevante patrimonio di razze autoctone. Tali razze avevano avuto nel passato, anche recente, un ruolo determinante nell’economia agricola regionale, in funzione delle loro caratteristiche di adattamento alle diverse realtà ambientali del territorio e della loro perfetta integrazione nel contesto sociale ed economico allora esistente. Volendo suddividere tali razze autoctone tra non “reliquia” e “ reliquia”, annovereremo tra le prime le seguenti: A) Specie bovina: Chianina, Romagnola, Maremmana. B) Specie ovina: Massese e Appenninica. C) Specie equina: Maremmano. Tra le razze “reliquia” comprenderemo invece: A) Specie bovina: Calvana, Garfagnina, Pisana, Pontremolese. B) Specie ovina: Garfagnina Bianca, Pomarancina e Zerasca. C) Specie caprina: Capra di Montecristo, della Garfagnana o della “Controneria” D) Specie equina: Monterufolino e Persano, oltre all’Asino dell’ Amiata. E) Specie suina: Cinta senese. 17 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 18 ) p F) Specie apistica: Apis Mellifera Ligustica- Ecotipo Toscano. G) Specie avicola: Valdarnese Bianca Secondo la classificazione dell’Atlante etnografico delle popolazioni bovine allevate in Italia (CNR 1983), tutte le razze in questione sono da considerare “razze - popolazioni reliquia” in quanto hanno una consistenza inferiore a 1000 capi. Su queste popolazioni il rischio di estinzione e’ molto elevato. E’ principio universalmente riconosciuto che ciascuna razza o popolazione formatasi in un particolare “ambiente” costituisce un patrimonio genetico irripetibile, che può, in qualsiasi momento, diventare utile come tale o come partecipe di nuove combinazioni genetiche richieste dalla dinamica evolutiva delle produzioni e delle tecniche produttive. Per questo l’estinzione di specie, razze e popolazioni costituisce la perdita irreversibile di una risorsa unica, le cui potenzialità e utilità per le generazioni future potrebbero essere notevoli, anche se attualmente non prevedibili. A seguito di queste indagini, gli organi pubblici, ma essenzialmente la Regione Toscana, furono stimolati ad intervenire, per cercare di salvaguardare il patrimonio genetico superstite di queste razze, attraverso un’azione organica volta alla loro tutela ed al loro sviluppo. Il primo programma regionale attivato in proposito e’ del 1979, seguito da altri programmi triennali, fino all’anno 1988. Dal 1989 il finanziamento dell’attività di salvaguardia e’ stato effettuato mediante la Misura 1.5 del PIM Toscana (Reg. CEE 2088/1985) ed e’ cosi’ proseguito, attraverso l’attivazione di progetti annuali elaborati ed attuati dalla Giunta regionale fino all’anno 1993. Nel 1989, sempre in attuazione della Misura 1.5 suddetta del PIM Toscana, inizio’ l’azione regionale a favore del cavallo Monterufolino, proseguita anch’essa fino al 1993. Nel 1994 iniziava l’operatività del Reg. CEE del 30 giugno 1992, n. 2078/1992, che prevedeva un regime di aiuti per l’allevamento di specie animali locali minacciate da estinzione. Nella operatività di questo regolamento il concetto di “specie animale in pericolo” si applicava a quelle razze per le quali e’ rilevata una consistenza inferiore ad una soglia di 5.000 femmine riproduttrici per i bovini e di 7.500 femmine per gli ovini e per i caprini. Pertanto per tutte le razze autoctone precedentemente citate erano concedibili gli aiuti previsti dal regolamento suddetto. La razza suina Cinta Senese, che era stata esclusa in un primo tempo dagli uffici della Commissione, e’ stata successivamente ammessa ai benefici previsti. A seguito dell’approvazione della l.r. 50/1997 veniva predisposto il programma di interventi per la tutela delle razze reliquia in pericolo di estinzione nel triennio 1997-1999, approvato con deliberazione del Consiglio regionale 28 ottobre 1997, n .348 e modificato con deliberazione del Consiglio regionale 28 luglio 1998, n. 242 per adeguare, come richiesto dalla CE, una misura di intervento al disposto del Reg. (CE) n. 950/1997. 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 19 L’intervento previsto dal programma suddetto era aggiuntivo rispetto all’aiuto codificato dal Reg. (CEE) n. 2078/1992 in quanto quest’ultimo era ritenuto insufficiente ad incentivare concretamente l’allevamento di queste razze. Rispetto alla situazione di questi allevamenti al 31 dicembre 1996 il programma ha dispiegato la sua efficacia, mantenendo ed aumentando la consistenza dei capi allevati, pur tenendo conto del limitato periodo di tempo intercorso (1997-1998) e dei limiti intrinseci derivanti dalla lunghezza dei cicli biologici. Per quanto riguarda le principali razze “reliquia”, già oggetto di intervento, la loro consistenza viene riportata alla tabella 1, confrontando i dati relativi al 1996 con quelli reperiti per quanto riguarda il 2000. TABELLA 1 - CONSISTENZA DELLE RAZZE AUTOCTONE “RELIQUIA” AL 31.12.2000 ED AL 31.12.2004 O ALTRA DATA SPECIFICATAMENTE INDICATA. SPECIE E RAZZA N. CAPI VACCHE O SCROFE N. ALLEVAMENTI O FATTRICI 2000 2004 373 299 170 141 64 30 Bovina Pontremolese 40 47 18 22 3 2 Bovina Mucca Pisana 240 400 109 183 19 20 Bovina Calvana* 174 380 82 151 10 22 1200 1396 400 391 80 68 95 118 33 83 15 17 465 535 450 516 70 145 2587 3175 1262 261 304 Bovina Garfagnina Suina Cinta Senese* Equina Monterufolino Asinina Amiata Totali 2000 2004 2000 / 2004 * Dati aggiornati al 31/12/2003. Come si può rilevare la situazione, anche se notevolmente migliorata, rispetto a quella iniziale del 1980 ed in costante progresso, e’ sempre estremamente critica relativamente alla possibilità di sopravvivenza a lungo termine almeno per quanto riguarda alcune di queste razze. Infatti, se l’obiettivo principale proposto a suo tempo dai programmi regionali, cioè quello di scongiurare l’estinzione delle razze in questione e’ stato raggiunto, nei limiti consentiti dalla situazione genetica dei capi inizialmente reperiti, resta comunque ancora da compiere un lungo lavoro al fine di poter pervenire al raggiungimento di una relativa sicurezza. La ricostituzione, per le diverse razze, di una base di allevamento sufficientemente ampia da costituire un patrimonio genetico abbastanza diversificato, che consenta di scongiurare i più gravi pericoli derivanti da un eccessivo imparentamento, sarà un’operazione che, per forza di cose, richiederà un arco di tempo notevole, derivante sia dalla lunghezza dei cicli biologici che, per le diverse popolazioni, dalla situazione concreta di partenza, in funzione del numero, dell’età, 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 20 dell’efficienza riproduttiva e del grado di “purezza” dei capi esistenti nonché in funzione dell’interesse reale che si riuscirà a suscitare negli allevatori residenti nelle zone che potrebbero essere idonee al loro allevamento. Risulta evidente che nella situazione illustrata, a fronte di un patrimonio estremamente limitato per gran parte delle razze in questione, l’ente pubblico dovrà necessariamente adottare tutti i possibili strumenti atti a favorire il mantenimento, nell’ambito di ciascuna di esse, di tutta la variabilità genetica ancora esistente. L’unico mezzo realisticamente ipotizzabile per poter pervenire a soddisfare questa esigenza e’ la prosecuzione e possibilmente il potenziamento, di un regime di aiuti mirati allo scopo, attraverso il quale si consenta all’ allevamento di queste specie e razze di ottenere risultati economici che siano sufficientemente allineati rispetto a quelli ottenibili dall’allevamento di quelle specie e razze tradizionalmente considerate ad alta produttività, in relazione alle caratteristiche ambientali della rispettiva zona di allevamento. Già l’aiuto previsto dal Reg. CEE n. 2078/1992, a suo tempo quantificato in 120 ECU/UBA, non era sufficiente a corrispondere a questa esigenza, in quanto evidentemente rapportato alla realtà di razze che si trovavano in situazioni molto meno critiche di quelle in esame. Dato che gli incentivi predisposti in attuazione della normativa europea sul sostegno dello sviluppo rurale, (Reg. CE n. 1257/1999, misura 6.3 fino al 31 dicembre 2006; misura di cui al Reg CE n. 1698/2005 dall’1 gennaio 2007) non saranno, prevedibilmente, di entità molto superiore a quella prevista dal citato regolamento n. 2078/1992, il problema precedente si ripropone integralmente. Sulla base dell’esperienza pregressa si ritiene che la limitatissima redditività di queste razze debba essere integrata, con aiuti pubblici, almeno fino al livello di aiuto complessivo necessario per raggiungere dei risultati economici sufficientemente equilibrati e non punitivi rispetto alle alternative di allevamento possibili, mediante un aiuto regionale, aggiuntivo a quello che sarà previsto dalla normativa suddetta. Oltre all’aiuto a favore degli allevatori, da erogare sotto forma di premio, e’ necessario prevedere inoltre l’attuazione di una articolata serie di azioni tecniche, rispondenti alle specificità delle singole razze, nonché agli essenziali obiettivi di minimizzare l’incremento della consanguineità all’interno di ogni razza, di ampliare adeguatamente la base genetica, ancora estremamente ridotta, di proteggere e conservare ciascuna specie o razza, qualora se ne presentasse la necessità, da eventi pandemici di qualsiasi natura che potrebbero portarla in breve all’estinzione totale. 2 - RAZZE DA TUTELARE CON IL PROGRAMMA: BREVI LINEAMENTI ILLUSTRATIVI Le azioni di tutela previste dal programma sono rivolte verso le seguenti razze: a) Specie bovina: Garfagnina, Pontremolese, Mucca Pisana, Calvana; b) 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 b) Specie ovina: Garfagnina Bianca, Pomarancina, Zerasca c) Specie caprina: Capra della Controneria. d) Specie equina: Monterufolino; e) Specie suina: Cinta Senese; f) Specie asinina: Amiata g) Specie avicola: Valdarnese Bianca h) Specie apistica: Apis Mellifera Ligustica.- Ecotipo Toscano. Per tutte le razze suddette e’ stato costituito e riconosciuto dal competente Ministero il registro anagrafico, al quale devono essere iscritti i soggetto per i quali sono concedibili gli aiuti previsti dal programma, salvo il caso della capra della controneria per la quale si deve prima riordinare un precedente lavoro di identificazione, censimento, rilevazione dei caratteri morfo – funzionali e poi procedere, per gradi, ai successivi interventi di tutela e conservazione veri e propri. 2.1 2.1.1 - Specie bovina. - Razza Garfagnina E’ una razza originariamente allevata per triplice attitudine (latte, lavoro, carne), ma prevalentemente utilizzata in passato per la produzione del latte; le medie produttive delle pluripare erano di circa 2.500 litri per lattazioni di duecentottanta giorni. Era diffusa in Garfagnana (Lucca), nella bassa Lunigiana (Massa) ed in parte della zona collinare di Lucca. A partire dagli anni ’60 e’ stata gradualmente rimpiazzata dalla razza Bruna, in genere attraverso l’incrocio di sostituzione. Attualmente gli allevamenti sono localizzati esclusivamente in Garfagnana. Si tratta di una razza buona utilizzatrice di foraggi scadenti, che si adatta bene a severe condizioni di allevamento, che vive allo stato brado per gran parte dell’anno (circa 7/8 mesi da maggio a dicembre) e solo durante i mesi invernali viene ricoverata in stalla. Produce circa un vitello all’anno (con un interparto medio di 12/14 mesi) e viene fecondata attorno ai 15/16 mesi. La rusticità e’ molto elevata (il tasso di mortalità per le vacche e’ quasi nullo mentre per i vitelli si aggira su un 10 per cento) e scarsi sono pure i problemi sanitari. Le caratteristiche morfologiche possono essere cosi’ riassunte: x altezza al garrese adulti (cm): maschio 140 femmina 125; x peso vivo adulti (kg): maschio 500-700 femmina 400-450 x mantello: 21 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 22 rosso alla nascita, diventa successivamente di colore grigio, con gradazioni che variano dal grigio chiaro al grigio ferro. Il colore diventa più scuro nelle seguenti aree: zona periorbitale, orli delle orecchie, spalle, ginocchi, cosce e ai lati del collo. Sono invece tipicamente nere le estremità delle corna, l’orlatura delle orecchie, le aperture naturali, gli unghioni, il palato, la lingua e il fiocco della coda; x testa: di medie dimensioni, con il muso corto. Le corna sono relativamente brevi, diritte all’infuori e verso l’alto; x tronco: breve, nell’insieme solido, con il torace un po’ depresso, ma profondo e lungo. La spina sacrale e’ pronunciata, la groppa e’ piuttosto inclinata e scarna. 2.1.2 - Razza Pontremolese Si tratta di una razza originariamente a triplice attitudine, ma orientata in modo particolare per il lavoro; veniva infatti utilizzata per la produzione di buoi richiesti sul mercato da aziende agricole liguri e lombarde ma soprattutto da quelle dedite al trasporto dei marmi dalle Alpi Apuane al mare. Venuto meno il suo impiego dinamico ed essendo le altre produzioni di scarso rilievo (basti pensare che la produzione di latte nelle pluripare si aggira attorno a 2.500 litri per lattazione), e’ stata sostituita per incrocio con la razza Bruna. Attualmente sono rimasti in Toscana due soli allevamenti, localizzati in Garfagnana. Originariamente era diffusa in Lunigiana (Massa) e nelle zone appenniniche contermini delle Province di Parma e La Spezia. Di notevole rusticità ed adattabilità, veniva allevata per la maggior parte dell’anno allo stato brado, in ambienti poveri, ricoverata in stalla solo durante i mesi invernali. E’ in grado di partorire mediamente un vitello all’anno, di solito durante il periodo primaverile, con destinazione all’ ingrasso (anche se la resa alla macellazione risulta essere un po’ più bassa di quella di un vitello Garfagnino) Le caratteristiche morfologiche si possono cosi’ riassumere: x altezza al garrese (cm): maschio 145 femmina 125; x peso vivo adulti (kg): maschio 700-800 femmina 450-550; x mantello e pigmentazione: uniforme di color fromentino intenso; presenta una striscia più chiara lungo la linea dorsolombare, con gradazioni scure alla testa, alle fasce laterali del collo, delle spalle e del tronco. Sono 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 invece neri: ciglia, punta delle corna, fondo dello scroto, aperture naturali, fiocco della coda ed unghioni. Nella femmina la pigmentazione e’ più chiara: x testa: relativamente leggera, con sincipite poco rilevato coperto da peli rossi, il musello e’ grigionero mentre le corna sono a sezione ellittica, dirette in alto e in avanti; x tronco: piuttosto corto, garrese ampio e rilevato rispetto alla linea dorsale; x arti: anteriori, poco muscolosi e talvolta eccessivamente sottili. I posteriori invece presentano garretti larghi ed asciutti. 2.1.3 - Mucca Pisana Originariamente allevata nella pianura della Provincia di Pisa; attualmente l’allevamento si e’ spostato anche in alcune zone collinari della provincia. Si tratta di una razza a triplice attitudine, (lavoro, latte, carne). Tra le sue maggiori caratteristiche si ricorda la notevole adattabilità ai regimi alimentari più poveri e soprattutto lo spiccato senso materno: essa infatti e’ disposta ad accettare qualsiasi vitello ed e’ in grado di allattare, oltre al proprio, altri due vitelli senza alcun problema. Tale caratteristica ha consentito di risolvere molti casi di denutrizione ed abbandono del vitello da parte di bovine di altre razze. Presenta un interparto medio di 12/13 mesi; frequentemente risulta gravida al primo intervento (con un’età al primo accoppiamento di 18/20 mesi). Oltre a possedere una buona fertilità, vanta discrete caratteristiche produttive, come animale da carne e da latte, anche se quest’ultima attitudine, in genere, non viene utilizzata. Le caratteristiche morfologiche sono le seguenti: x altezza al garrese adulti (cm): maschio 150 femmina 145; x peso vivo adulti (kg): maschio 750-850 femmina 500-550; x mantello e pigmentazione: il colore e’ castano con gradazioni che vanno dal castano chiaro a quello scuro, spigatura dorsale rossiccia, ciuffo sul sincipite e parte interna del padiglione auricolare fulvi, regione mammaria, perineale e sacrale color fulvo chiaro. Il musello, il palato e la lingua sono di color ardesia mentre l’area circostante il musello e’ bianca; x testa: 23 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 24 x testa: presenta un profilo diritto o leggermente concavo con sincipite leggermente convesso. Le corna sono piccole ed a sezione ellittica, dirette in fuori in avanti e leggermente in basso, di colore giallognolo alla base e nere in punta; x tronco: appare lungo e profondo; garrese muscoloso e leggermente rilevato rispetto alla linea dorsale, petto profondo e largo, costato ben disceso; i lombi sono larghi, corti e ben diretti; x arti: presentano appiombi regolari. La spalla e’ lunga, muscolosa, giustamente inclinata e ben aderente al tronco; le cosce e le natiche a loro volta sono molto muscolose, con garretti larghi e spessi, ben diretti, di giusta apertura. 2.1.4 - Calvana Questa razza e’ in realtà un ecotipo della razza Chianina, rispetto alla quale presenta uno sviluppo somatico più limitato, in conseguenza delle severe condizioni ambientali di allevamento (zona collinare e montana della Provincia di Prato). E’ una razza a duplice attitudine ( lavoro e carne), di notevole rusticità ed adattabilità, allevata per gran parte dell’anno allo stato brado. Le caratteristiche morfologiche sono le seguenti: x altezza al garrese adulti (cm): maschio 155 femmina 145; x peso vivo adulti (kg) maschio 950-1100 femmina 650- 750; x mantello e pigmentazione: bianco sopra l’anno di età, si riscontrano gradazioni grigie alle occhiaie e nelle parti anteriori del corpo; sono neri la cute, le aperture naturali e le unghie; x testa; leggera, espressiva, a profilo dritto, fronte leggermente depressa, sincipite leggermente convesso, regione facciale piuttosto allungata, orecchie piccole, occhi vivaci, corna sottili corte a sezione ellittica; x tronco: profondo, lungo, largo, garrese leggermente più alto del dorso, lombi dritti e lunghi; x arti: appiombi regolari, spalle muscolose, nodelli larghi e spessi. 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 appiombi regolari, spalle muscolose, nodelli larghi e spessi. 2.2 Specie ovina. 2.2.1- Garfagnina Bianca E’ una razza che deriva da allevamenti di origine antichissima nella zona a cavallo tra la Garfagnana e la Lunigiana. Come altre razze autoctone, non solo toscane, allevate in zone isolate e difficili, la sua consistenza è andata rarefacendosi a partire dall’inizio degli anni ’60, quando contava circa 50.000 capi, fino a circa 50 a metà degli anni ’70, capi tra l’altro allevati nelle confinanti province emiliane. Allo scopo di salvaguardare la popolazione esistente fu iniziato un allevamento nel Comune di Sillano che si protrasse fino al 1995. Dopodiché, per ragioni gestionali e di inadeguatezza delle strutture, i circa centottanta capi facenti parte dell’allevamento furono trasferiti presso la ex ASFD dell’Aquila. Attualmente, comunque, due nuclei, aventi una consistenza di circa trenta capi, vengono allevati nella zona di origine della razza. Da un punto di vista morfologico la Garfagnina bianca presenta una taglia medio-grande, con testa pesante e lunga, profilo rettilineo, più marcatamente montonino nei maschi. Torace piuttosto stretto e non molto profondo; groppa spiovente e stretta. Arti robusti e ben sviluppati. Le caratteristiche morfologiche sono le seguenti: . . altezza al garrese adulti (cm) maschi 74,3 femmine 71,2 peso vivo maschi kg 86,4 femmine kg 58,9 . Torace- altezza Maschi . . cm 39,0 Femmine cm 33,3 Circonferenza Maschi cm 107,3 Femmine cm 94,0 Groppa Lunghezza Maschi cm 29,5 Femmine cm 26,4 Larghezza Maschi cm 21,9 Femmine cm 20,4 25 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 26 L’allevamento avviene tradizionalmente al pascolo, con integrazione alimentare a base di fieno e raramente granaglie durante l’inverno. Per quanto riguarda i dati sulla produttività, rileviamo che gli agnelli presentano un peso alla nascita variabile tra kg 3,6 e 4,4 ed un peso alla vendita variabile tra kg 11 e 15,5, raggiungibile in quaranta giorni circa in funzione dell’attitudine lattifera della madre, della sua età e della produttività dei pascoli. Da questa razza si ottiene generalmente un parto per anno, con una fertilità variabile tra l’84 e l’89 per cento. La produzione di latte oscilla intorno ai 120 kg per lattazione di 150-180 giorni. La resa in formaggio è del 16-17 per cento in prodotto stagionato. 2.2.2 –Pomarancina. E’ una razza allevata in Provincia di Pisa, presumibilmente discendente dalla antica razza italiana autoctona e facente capo al gruppo della Appenninica, di cui viene considerata come un ecotipo. Rappresenta un patrimonio genetico ritenuto di grande importanza per la sua rusticità e adattamento alle zone svantaggiate. Molto probabilmente presenta influssi di altre razze specializzate per la lana, come la Merino e per la carne, come la Bergamasca e l’Ile de France. Nelle zone interne della Provincia di Pisa, segnatamente nei comuni della Val di Cecina si stima una presenza di circa 1.100 capi distribuiti in quarantacinque allevamenti. I capi iscritti al R.A sono circa 260. Descrizione morfologica. Taglia medio - grande. Testa leggera, con profilo leggermente montonino. Tronco piuttosto lungo, con diametri trasversali modesti e profilo rettilineo. .Peso vivo: Maschi kg 68,7 Femmine kg 58,1 .Altezza al garrese Maschi cm 74,8 Femmine cm 70,5 .Lunghezza tronco Maschi cm 84,0 Femmine cm 79,0 .Circonferenza toracica Maschi cm 97,2 Femmine cm 94,7 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 .Groppa - Larghezza. Maschi cm 19,6 Femmine cm 20,5 Maschi cm 24,3 Femmine cm 23,9 .Groppa- Lunghezza L’allevamento avviene prevalentemente al pascolo, con integrazione alimentare a base di fieno e raramente granaglie durante l’inverno. In merito alla produttività, gli agnelli raggiungono un peso alla vendita di circa 15-20 kg raggiunti in ottanta/novanta giorni. Quanto al latte la produzione media si aggira sui 50- 60 kg per lattazione di centoquaranta/centosessanta giorni e con buona resa alla caseificazione. Il dato sulla fertilità parla di un parto per anno, di una fertilità dell’ 80-90 per cento e di un tasso di gemellarità del 20-30 per cento. 2.2.3 - Zerasca. Deriva probabilmente da incroci tra una popolazione autoctona presente nella estrema parte nord occidentale della Toscana, segnatamente nell’attuale Comune di Zeri, da tempo rinomato per la produzione di agnelli da carne, e razze del nord Italia, come la Bergamasca e la Biellese. L’introduzione di arieti di razza massese avvenuta tra gli anni ’60 e ’70 per migliorare la produzione di latte ha portato ad una riduzione della rusticità e della capacità di sfruttamento delle risorse alimentari. Perciò questa pratica, ancorché positiva per alcuni aspetti è al momento pressoché scomparsa. Così è stato, per motivi diversi, per quanto riguarda l’incrocio con la razza bergamasca. Per cui l’allevamento è al momento attuale pressoché tutto in purezza e le caratteristiche morfologiche e funzionali degli ovini zeraschi si presentano piuttosto omogenee. La consistenza accertata si aggira attualmente sui tremila capi. Descrizione morfologica. Taglia medio-grande. Testa non pesante, proporzionata, con profilo solitamente rettilineo nella femmina e montonino nel maschio. Le labbra mobilissime sono indice di una forte capacità di pascolamento. Tronco relativamente lungo, con scheletro robusto e diametri ossei sottili, linea dorsolombare dritta, spalle ben attaccate, petto ampio nel maschio e più ridotto nelle femmine. Torace con diametri trasversali di buone dimensioni, lombi lunghi e ben attaccati anteriormente e posteriormente. 27 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 28 Groppa inclinata posteriormente, ben sviluppata nei suoi diametri trasversali e longitudinali. Mammella ben sviluppata, ma caratterizzata da una pelle piuttosto spessa e con capezzoli di piccole dimensioni. Arti solidi, relativamente lunghi, con appiombi regolari, unghielli chiari e resistenti. Peso medio degli arieti: 80 kg Peso medio delle femmine adulte: 55 kg Peso medio alla nascita: maschi 5,43 kg femmine 4,67 kg Peso medio alla vendita: 19,67 kg Età media alla vendita: 62 gg Resa media alla macellazione: 55%. Per quanto riguarda la tipologia di allevamento, questa tiene conto di una notevole resistenza ai fattori ambientali tipica di questa razza; per cui, salvo rare eccezioni, il sostentamento degli animali è rappresentato quasi esclusivamente dal pascolo naturale. 2.3 Razze caprine. 2.3.1 Capra della Controneria E’ una popolazione caprina originaria della Media Valle del Fiume Serchio, in Provincia di Lucca; è presente in particolare nelle vallate percorse dagli affluenti di destra del Torrente Lima, fino allo spartiacque appenninico che divide le Province di Lucca e di Pistoia, territorio tutto ricompresso all’interno del Comune di Bagni di Lucca. E’ inoltre presente in piccola parte nei Comuni di Coreglia, Fabbriche di Vallico, Borgo a Mozzano. La sua consistenza, per adesso solo stimata, è di circa tremila capi, assai eterogenei dal punto di vista morfo-funzionale. In particolare, pur avendo uno sviluppo degli arti maggiore rispetto alla media, si può dire che questa razza rientri comunque all’interno del tipo morfologico lattifero-mediterraneo a mole medio-grande. Il mantello è molto variabile per i colori che lo compongono, per la distribuzione e l’intensità di questi nelle diverse parti del corpo: I colori più frequenti sono il bruno-rossastro, il grigio, il fulvo, ma sono presenti anche mantelli pezzati bianchi con macchie grigie, fulve, rossastre. La testa è ben proporzionata rispetto al corpo, con profilo rettilineo o leggermente montanino, occhi vivaci, orecchie abbastanza grandi, diritte, protese in avanti o lateralmente; le labbra sono grosse, da buona pascolatrice. Possibile è il rinvenimento di corna, sia nei maschi che nelle femmine; in queste ultime, se presenti, sono rivolte indietro, diritte o ricurve a sezione rotonda, oblique nei maschi e più lunghe, dirette lateralmente. La groppa è inclinata posteriormente. La mammella ha forma piuttosto eterogenea; più frequentemente è globosa, simile a quella di pecora, con capezzoli piccoli e divergenti, rivolti in avanti ed in fuori. Gli arti sono lunghi ma robusti, con unghielli solidi di colore variabile. 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 Dati biometrici: valori medi nell’animale adulto a) Altezza al garrese maschi 83 cm femmine 76 cm b) Lunghezza del tronco maschi cm 93,5 femmine cm 82 c) Circonferenza toracica maschi cm 100 femmine cm 92 Caratteristiche riproduttive. Fertilità circa il 91 per cento; prolificità circa il 130 per cento; fecondità annua circa il 118 per cento. Allevamento. E’ in genere a conduzione diretta e di piccole dimensioni, spesso condotto a part-time ed associato ad allevamenti ovini. La tecnica è quasi sempre estensiva, con effettuazione della transumanza verticale, consistente nel trasferimento delle greggi in montagna all’inizio della primavera e ritorno a valle in autunno inoltrato. La attitudine è duplice, latte e carne; il miglioramento genetico tende ad ottimizzare le risposte produttive della popolazione salvaguardando la capacità di utilizzare aree marginali collinari e montane. 2.4 Razze equine ed asinine. 2.4.1 Cavallino di Monterufoli Si tratta di una razza di cavalli di piccola statura, allevati originariamente nella Fattoria di Monterufoli, che si estende per una superficie di circa 4000 ha nei Comuni di Pomarance, Montecatini Val di Cecina e Monteverdi Marittimo, in Provincia di Pisa. Attualmente e’ allevata anche nelle Province di Grosseto e di Livorno. Sono cavallini robusti e rustici del tipo pony, utilizzati a suo tempo per il servizio da sella, basto e tiro leggero. Le caratteristiche morfologiche sono le seguenti: x altezza al garrese adulti (cm): maschio 132 femmina 130; x mantello: morello; x testa: un po’ lunga, a volte pesante; x collo: corto, muscoloso, con folta criniera; x garrese: mediamente pronunciato e ampio, groppa larga e muscolosa, torace ampio e profondo; 29 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 30 x arti: forti e muscolosi, zoccoli forti con unghie compatte. Le attitudini funzionali sono il tiro leggero, la sella e la soma. Il temperamento e’ vivace ma docile. 2.3.1 - Amiata E’ una razza di asini di dimensioni intermedie fra le grandi Martina Franca e Ragusano e le piccole Sarda e Asinara, originaria della zona del Monte Amiata nelle Province di Grosseto e Siena, poi diffuso per il servizio da basto e per i piccoli trasporti in buona parte della Toscana. Attualmente il nucleo piu’ importante e’ allevato dalla Regione Toscana nell’Azienda di Cernaia a Grosseto. E’ presente comunque in piccoli nuclei nelle Province di Grosseto, Livorno, Siena, Firenze e Pistoia. Le caratteristiche morfologiche sono le seguenti: x altezza al garrese adulti (cm): maschio 130-140 femmine 125-135 x mantello: sorcino, talvolta zebrato agli arti, e’ generalmente presente la riga mulina crociata. 2.4 Razze suine. 2.4.1. - Cinta senese E’ una razza suina originaria della Provincia di Siena, dalla quale si era poi diffusa nelle parti confinanti delle Province di Grosseto, Arezzo e Firenze nonché nelle province di Perugia e di Terni. Attualmente e’ allevata in un ristretto numero di allevamenti nelle Province di Siena, Firenze, Grosseto e Prato. Le caratteristiche morfologiche sono le seguenti: x altezza al garrese adulti (cm): maschio 90 femmina 82 x peso vivo adulti (kg): maschio 210 femmina 180 x mantello e pigmentazione: cute nero ardesia con caratteristica fasciatura bianca che, partendo dal garrese, cinge il torace e si estende agli arti anteriori; setole poco folte, nero ardesia su tutto il corpo, con esclusione della fasciatura e relativa orlatura, sulla quale sono bianche; x testa: di media grandezza, allungata, con profilo rettilineo; grugno lungo, assottigliato all’estremità; guance asciutte e muscolose; orecchie piuttosto piccole, portate in avanti parallelamente, non divaricate né pendenti; occhio piccolo con iride bruna; x collo: piuttosto lungo; 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 x tronco: cilindrico, non molto lungo, linea dorso - lombare leggermente convessa per tutta la sua lunghezza; torace non molto profondo e con diametri traversi piuttosto ridotti; costato poco arcuato; x spalle: poco inclinate e piuttosto pesanti; x groppa: alquanto spiovente ed inclinata; x coscia e natica (prosciutto): non molto convesse, di spessore limitato e poco discese; x coda: attaccata alta, di media lunghezza e terminante con un fiocco di setole sottili; x arti (regioni distali): piuttosto esili ma robusti, con pastoie relativamente lunghe ma ben sostenute specialmente nei posteriori. Razza di temperamento vivace ed energico, dotata di discreta precocità e di spiccata attitudine al pascolo. Fecondità delle scrofe rilevante (due parti all’anno); prolificità notevole (numero medio dei maialini per parto: 7-8 nelle primipare e 9-10 nelle adulte); capacita’ di allevamento ed attitudine materna, buone. 2.5 Razze avicole 2.5.1. - Valdarnese bianca E’ una razza avicola caratterizzata, da un punto di vista morfologico, dal colore bianco del piumaggio e dai tarsi fortemente gialli, presente in Toscana fin da tempi antichissimi, nella zona del Valdarno superiore. Di carattere rustico, amante dell’aria aperta, lento all’impennamento: possiede carne consistente e gustosa. Dopo un declino avvenuto a cavallo delle due guerre, all’inizio degli anni ’50 ci fu una forte ripresa dell’allevamento di questa razza, tanto che a Montevarchi (AR) fu costituito un “Gruppo Avicolo del Valdarno”, con un centro di selezione, due grandi incubatoi e diversi pollai di moltiplicazione. Negli anni’ 60, però, sia in coincidenza con profonde trasformazioni sociali in campo agricolo, sia con l’affermarsi dell’allevamento della “Livornese Bianca”, i cui pulcini erano di più facile reperimento, iniziò un forte declino dell’allevamento della Valdarnese, il cui interesse rimase limitato a pochi allevatori, con una produzione in gran parte limitata all’autoconsumo. Attualmente, in considerazione dell’affermarsi di una filosofia di recupero delle specie e razze autoctone che già ha visto la Regione Toscana in posizioni di avanguardia e che va di pari passo con una attenzione tutta nuova rivolta alla qualità dei prodotti, al recupero di tradizioni, ricette e sapori, la “Valdarnese Bianca” si appresta, sia grazie ad interventi tecnici ed economici coordinati tra gli enti interessati, sia grazie alla rinnovata passione degli allevatori, a conoscere una nuova stagione di rilancio. 31 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 32 Per quanto riguarda le caratteristiche morfo - funzionali della razza, queste si possono così riassumere: - testa proporzionata; occhio grande e vivace; becco giallo oro antico; cresta e bargigli molto sviluppati, specie nei galli, e di colore rosso sangue; orecchioni giallo crema, con qualche venatura rossa, - collo robusto; - dorso largo; - petto ampio, specie nei maschi, e proteso in avanti; - pelle di colore giallo; - piumaggio bianco, ma non candido; nella femmina, e limitatamente al dorso, nei galli adulti, tende al giallo paglierino lucente; coda a ciuffo con brevi falciformi nel gallo; muta giovanile lenta: all’età di quarantacinque giorni ha ancora la regine omerale del tutto nuda e, parzialmente, quella del collo, pettorale e ventrale, ed è quasi privo della coda; - tarsi di colore giallo- arancio. Il peso del gallo si aggira in media su kg 3,100-3,200, ma può raggiungere kg 3,500; quello della gallina è in media di kg 2,500. La gallina depone in media centosessanta/centosettanta uova (raramente un numero maggiore in quanto conserva l’attitudine alla cova), di solito di peso elevato (65-75 gr ). La vendita per il consumo inizia al compimento dei tre mesi di età, ad un peso che si aggira intorno a kg 1,500 ( pollo novello ). 2.6 Razze Apistiche. 2.6.1 - Apis Mellifera Ligustica. L’Apis mellifera Ligustica Spinola, detta anche Ape Italiana, è diffusa in tutta la penisola. Di essa sono state differenziate numerose popolazioni sottospecifiche individuate come ecotipi. Questi rappresentano il prodotto naturale di adattamento alle condizioni ambientali (microclimi) dei diversi territori. In Toscana l’ecotipo di ape mellifera presente, che generalmente nidifica sul territorio tutto l’anno con superfici di covata più o meno ampie anche durante il periodo invernale, ha realizzato strategie di sopravvivenza che risultano vincenti rispetto alle avversità, sia di carattere meteorologico che di tipo patologico (in particolare alla acariosi ed alla varroasi). L’ecotipo di cui trattasi si è adattato assai bene all’ambiente toscano ed i motivi per cui merita di essere salvaguardato risiedono nel fatto di presentare notevoli caratteristiche di produttività, oltre a quelle citate di resistenza ai fattori avversi. Esso è identificabile, oltre che in base a valutazioni morfobiometriche, soprattutto considerando la sua particolare etologia. Presenta infatti una precoce ripresa primaverile, una particolare docilità, una scarsa tendenza alla sciamatura. L’Apis Mellifera Ligustica, ecotipo toscano, a seguito del parere favorevole espresso in data 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 25 febbraio 2000 dalla apposita Commissione tecnico-scientifica, è stata iscritta da tale data nel “Repertorio delle risorse genetiche autoctone animali”, istituito presso l'Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione in agricoltura (ARSIA) ai sensi dell’articolo 1, comma 2, della l.r. 50/1997 relativa alla tutela delle risorse genetiche autoctone, ed è pertanto tutelata dalla Regione. 3 - OBIETTIVI DELL’AZIONE DI TUTELA In conseguenza di quanto premesso, gli obiettivi che si propone il programma sono i seguenti: ¾ salvaguardia della popolazione delle razze “reliquia” precedentemente elencate attualmente esistente e dei loro discendenti da allevare nelle rispettive originarie zone di allevamento o in altre consimili dal punto di vista ambientale; ¾ difesa della variabilità genetica esistente nelle popolazioni suddette; ¾ incremento della consistenza numerica del patrimonio delle suddette razze, tendendo al raggiungimento, per ognuna di esse, di un numero minimo di soggetti, tale da consentirne il mantenimento senza eccessivi rischi di consanguineità, secondo le indicazioni dei competenti organismi scientifici; ¾ graduale ricostituzione e recupero delle caratteristiche funzionali e morfologiche essenziali proprie di ciascuna razza, intendendo queste ultime non in senso puramente formalistico ma rapportate alla loro reale connessione con le funzioni produttive e con l’ambiente in cui la razza e’ inserita o potenzialmente inseribile; ¾ costituzione e mantenimento di un adeguato patrimonio di materiale seminale congelato, derivante da riproduttori individuati e prescelti dai competenti organismi scientifici, in funzione della necessita’ di non incrementare la consanguineità e di ripristinare le caratteristiche specifiche delle singole razze; ¾ eventuale costituzione di un adeguato patrimonio di embrioni congelati, prodotti secondo le indicazioni dei competenti organismi scientifici qualora risulti necessario per la tutela; ¾ eventuali iniziative di tutela, protezione e conservazione di un nucleo selezionato, da attuare in particolari casi di epidemie che potrebbero mettere a rischio l’esistenza di una particolare specie (possibile caso del pollo valdarnese). ¾ graduale ridiffusione delle razze in oggetto in zone ed allevamenti nei quali possono essere utilizzate e valorizzate le loro caratteristiche specifiche. ¾ Per quanto riguarda in particolare l’Apis Mellifera Ligustica: a) mantenimento della variabilità del nucleo conservato; b) verifica della corrispondenza del nucleo conservato allo standard dell’ecotipo mediante monitoraggio biometrico ed eventuale correzione delle anomalie riscontrate; c) diffusione dell’ecotipo negli apiari della Regione, qualora se ne manifestasse la necessità, per il successivo potenziamento dei caratteri positivi portati dall’ecotipo medesimo (produttività, rusticità, ecc). 33 34 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 4 - INTERVENTI Sulla base di quanto esposto nella premessa ed al fine di conseguire gli obiettivi sopra indicati, il programma prevede le seguenti tipologie di intervento: a) erogazione dei seguenti aiuti, compensi e contributi agli allevatori che si impegnino all’allevamento e mantenimento in attività riproduttiva dei soggetti esistenti delle specie e razze di cui al paragrafo 2 e dei loro discendenti ritenuti interessanti ai fini dell’azione di salvaguardia, utilizzando per le femmine da fecondare il seme dei riproduttori o i riproduttori indicati nel programma di accoppiamenti elaborato secondo le indicazioni dell’Istituto per la difesa e valorizzazione del germoplasma animale e loro comunicato dell’Organismo competente incaricato dell’attuazione tecnica del relativo progetto: a/1) rimborso forfettario della spesa sostenuta per la fecondazione artificiale con il seme dei maschi indicati dal programma di accoppiamenti. a/2) contributo per l’acquisto di soggetti delle specie bovina, ovina, caprina, suina, equina, asinina e avicola delle varie razze iscritte al registro anagrafico, che equivale, per le razze autoctone a limitata diffusione, al libro genealogico, ai sensi dell’articolo 2 della Legge 15 gennaio 1991, n. 30. Tale contributo si conforma, nei limiti di intensità e nei limiti settoriali, a quanto viene stabilito dalla normativa comunitaria, nazionale e regionale in merito agli aiuti per l’acquisto di bestiame da riproduzione. b) Rimborso, agli organismi che attueranno tecnicamente le azioni di salvaguardia programmate, delle seguenti spese: b/1) spese sostenute e riconosciute ammissibili per il prelievo, mantenimento e distribuzione gratuita del seme per la fecondazione artificiale, comprese quelle per il trasporto eventuale del riproduttore al Centro di produzione e per i necessari accertamenti sanitari, nonché per il mantenimento del seme prelevato e stoccato anche nell’ambito dei precedenti programmi, del quale si riterrà opportuno continuare la conservazione; b/2) spese sostenute e ritenute ammissibili per la marcatura e schedatura dei soggetti partecipanti all’azione; b/3) spese sostenute e riconosciute ammissibili per assistenza ginecologica, veterinaria, sanitaria specialistica e di riproduzione artificiale in casi particolari e per capi di rilevante interesse ai fini del progetto; b/4) spese per la determinazione della formula eritrocitaria dei soggetti allevati; b/5) spese generali di amministrazione e di elaborazione e gestione del piano di accoppiamenti, riconosciute forfettariamente in misura percentuale sulla spesa prevista e sostenuta per le iniziative affidate a ciascun organismo incaricato. Per quanto riguarda la razza avicola “Valdarnese Bianca”, ci si propone di addivenire alla creazione di centri di riproduzione, con la relativa registrazione delle nascite e selezione dei riproduttori, anche come premessa necessaria all’avvio di un registro anagrafico. 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 Per quanto riguarda infine l’Apis Mellifera Ligustica, sono previsti i seguenti interventi: 1) Realizzazione di un apiario, formato da quindici alveari contenenti colonie di Apis Mellifera Ligustica corrispondenti, morfologicamente ed etologicamente, all’ecotipo toscano tutelato. 2) Attività di allevamento delle colonie dell’apiario e produzione delle regine. 3) Studi biometrici sulle api allevate e studi sulla flora apistica. 4) Attività volta al mantenimento della variabilità genetica del nucleo conservato mediante il periodico rinnovo delle regine tramite la tecnica della produzione artificiale delle stesse. c) la Giunta regionale, in casi di necessita’ impreviste, potrà determinare, nei progetti attuativi di cui al paragrafo 6, tipologie di intervento diverse da quelle indicate alle precedenti lettere a) e b). La spesa annua complessiva per questi interventi non potrà superare il 3 per cento della spesa annua prevista per l’attuazione del programma. 5 - PIANO DEGLI ACCOPPIAMENTI Per ciascuna delle razze in oggetto, salvo le api, il piano degli accoppiamenti e’ lo strumento indispensabile per il perseguimento degli obiettivi tecnici e genetici enunciati. I singoli piani verranno elaborati ed applicati dagli organismi che gestiscono tecnicamente i progetti, in collaborazione con le Commissioni tecniche centrali dei registri anagrafici delle popolazioni autoctone a limitata diffusione interessate alle diverse razze 6 - MODALITA’ DI ATTUAZIONE Gli interventi di cui al capitolo 4 sono attivati dalla Giunta regionale mediante progetti annuali, relativi a ciascuna razza o ad un gruppo omogeneo di razze. Nei progetti saranno determinati i seguenti elementi: ¾ il limite massimo per ciascuna categoria di spesa prevista alle lettere b/1) b/2), b/3) e b/4) del capitolo 4; ¾ la spesa massima ammissibile ai fini del contributo di cui alla lettera a/2) per l’acquisto dei soggetti delle diverse categorie di ciascuna razza; ¾ la misura percentuale delle spese generali di cui alla lettera b/5) del capitolo 4, non superiore comunque al 13 per cento della spesa prevista e sostenuta; ¾ la spesa massima ammissibile per l’attuazione annuale di ciascun progetto; ¾ l’individuazione degli organismi ai quali sarà affidata la gestione tecnica dei progetti, relativamente a ciascuna razza, nonché l’esercizio delle attività amministrative necessarie per la presentazione all’Amministrazione Provinciale competente della documentazione consuntiva necessaria per l’accertamento del diritto agli aiuti e per la liquidazione dei medesimi agli allevatori aventi titolo. Di norma, tali organismi sono le Associazioni provinciali Allevatori alle quali e’ stata affidata, ai sensi della l. 30/1991, la tenuta dei registri anagrafici relativi a ciascuna razza; 35 36 27.9.2006 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE TOSCANA - N. 39 ¾ le modalità tecniche procedurali ed amministrative che risulteranno necessarie per la corretta gestione dei progetti, integrative di quelle previste dal presente programma. ¾ Per quanto riguarda il programma apistico, questo sarà attuato dalla Associazione temporanea di impresa “Produttori Apistici Toscani” (ARPAT), mediante l’operatività scientifica e tecnica di personale con competenze specialistiche nel settore dell’entomologia agraria e dell’apicoltura. 7 - COMPETENZE DELLE PROVINCE Le province esercitano la vigilanza sulla corretta attuazione del programma e dei progetti annuali nel territorio di loro competenza. Gli organismi che gestiscono i progetti sono tenuti a fornire tempestivamente alle province stesse tutte le informazioni in merito che saranno loro richieste. Le province nelle quali hanno sede gli organismi che gestiscono i progetti ricevono le richieste consuntive, provvedono agli accertamenti relativi e determinano gli importi degli aiuti, dei contributi e dei rimborsi da liquidare. Qualora allevamenti interessati ad un progetto siano localizzati in province diverse da quella sopra indicata, la provincia titolare dell’attività amministrativa potrà chiedere alle altre province di effettuare per suo conto i necessari accertamenti, fornendo tutti gli elementi occorrenti allo scopo. 8 - DURATA DEL PROGRAMMA E SPESA PREVISTA PER LA SUA ATTUAZIONE Il programma ha durata annuale, per l’anno 2006 La spesa annua prevista per la sua attuazione e’ di euro 75.000,00 Tale spesa sarà finanziata con le risorse iscritte nella unità previsionale di base (UPB) 521 del bilancio 2006.