strumenti innovativi di comunicazione
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MODELLI INNOVATIVI PER LA FORMAZIONE CONTINUA: RISULTATI DEL PROGETTO Indice 1 IL PROGETTO 2 Formazione sulla SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO 7 Formazione su STRUMENTI INNOVATIVI DI COMUNICAZIONE 11 Formazione e modifiche nei RAPPORTI TRA PUBBLICO E PRIVATO 15 Formazione in AZIENDE SETTORE TURISMO E TEMPO LIBERO 19 Formazione e PARI OPPORTUNITA’ 22 Formazione e FIGURE PROFESSIONALI RICHIESTE NELL’AMBITO DELLE NUOVE TECNOLOGIE, RISPETTO AD ALTRI AMBITI E NUOVE FORME DI ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO 25 1 IL PROGETTO Nell’ambito del Programma Operativo Nazionale “Azioni di Sistema”, obiettivo 3 IT 053 PO 007, Avviso n. 6/2001, “Interventi per la promozione della Formazione Continua”, a titolarità del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è stato approvato con Decreto Direttoriale n. 47/III/2002, il progetto InFormAzione presentato in ATS, Associazione Temporanea di Scopo, dalle società SO.GE.S.I. Società di Servizi di Assindustria Ancona, SIDA Società di Servizi Integrati Direzione Aziendale di Ancona e POLIEDRA Consorzio del Politecnico di Milano, dal titolo “Formazione continua: promozione della cittadinanza attiva e dell’occupabilità nella nuova società dell’informazione”. Il tema obiettivo 2 aveva per oggetto “le nuove tecnologie della informazione e della comunicazione applicate alla formazione continua (Asse D, Misura D 1, Azione 1)”. In questo contesto il progetto ha inteso promuovere ed erogare modelli e metodologie formative sperimentali, con riferimento alle nuove tecnologie, per la promozione di interventi volti al miglioramento delle competenze dei lavoratori occupati nelle piccole e medie imprese. Il nostro progetto ha avuto, come punto di forza, la costituzione e lo sviluppo di una rete di partner che, a diverso titolo, sono stati coinvolti nei processi di definizione e promozione dei modelli formativi. Il partenariato ha beneficiato innanzitutto della partecipazione attiva di organismi espressione di contesti settoriali diversificati quali: organismi locali, regionali, di organizzazioni sindacali e datoriali, di aziende e centri di ricerca che sono erogatori di servizi vicini ai cittadini e che bene rispondono ai bisogni specifici espressi dal mondo del lavoro. I partner sono: Assindustria Ancona, Cisl Marche, IAL Cisl Marche, Uil Regionale Abruzzo, Uil Regionale Marche, Uil Regionale Umbria, Armal (Agenzia Regionale MArche Lavoro), Censis Servizi spa, Regione Emilia Romagna, Regione Marche Sportello Informadonna, A.c.r.a.m. (Associazione Culturale Recupero Arti Minori), Cfm (Consorzio Formazione Marche) società consortile a.r.l., Consorzio Venezia Ricerche, Delcos srl, Diogene srl, Igienstudio srl, Mondo lavoro spa, Sint Soluzioni Integrate srl, Si.Qua Group, Trecon srl. Tali partner sono poi espressione di realtà territoriali diverse provenendo da 7 regioni italiane: Marche, Lombardia, Veneto, Lazio, Umbria, Abruzzo e Emilia Romagna. Tali soggetti hanno aderito al progetto realizzando attività specifiche legate alle loro esperienze e ai loro settori di riferimento integrandosi l’un l’altro nella definizione di strategie progettuali e linee d’azione. Hanno inoltre deciso di sviluppare modelli formativi utilizzabili per la formazione continua nei diversi “contesti” di loro specializzazione, ovvero: 1. Formazione sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro 2. Formazione su Strumenti innovativi di comunicazione 3. Formazione sulle modifiche nel rapporto tra Pubblico e Privato 4. Formazione per il Settore Turismo e Tempo Libero 5. Formazione e Pari Opportunità 6. Formazione su Infomation & Communication Technology. Gli obiettivi del progetto sono molteplici ma tutti hanno avuto la finalità comune di promuovere e sviluppare una forza lavoro competente e qualificata, in grado di 2 gestire i mutamenti derivanti dall’introduzione delle nuove tecnologie oramai parte integrante nella società dell’informazione. Il progetto ha inteso muoversi su più linee di intervento tenendo sempre fermo il fine perseguito: sostenere l’opportunità di una formazione continua il più possibile vicina ai lavoratori e alle imprese, capace cioè di sperimentare nuove metodologie di formazione personalizzata e nuove forme di organizzazione del lavoro compatibili con l’inserimento in formazione dei lavoratori stessi. Per comprendere meglio le finalità del progetto ne elenchiamo gli obiettivi: Sperimentare modelli formativi nei quali si promuova l’attitudine ad occupare posti di lavoro mediante lo sviluppo delle qualifiche e delle abilità associate all’utilizzazione delle tecnologie della comunicazione. Sviluppare il lavoro di rete dei partner con la finalità di promuovere e diffondere modelli legati all’innovazione tecnologica, per migliorare i rapporti esistenti tra individui e istituzioni. Svolgere attività di orientamento, counselling, bilancio delle competenze e accompagnamento per introdurre e favorire i processi di innovazione tecnologica, anche grazie a soluzioni innovative erogate on line. Creare un “polo informativo” virtuale on line, punto di incontro, scambio e confronto, dove i soggetti coinvolti nei processi di formazione continua, possano reperire le informazioni e le metodologie per migliorare la flessibilità organizzativa, gestionale e tecnologica. Formare soggetti che all’interno delle loro organizzazioni di riferimento siano individui preposti a diffondere le attività di formazione continua con particolare riferimento alla diffusione di metodologie riferite alle nuove tecnologie dell’informazione. Valorizzare le competenze e le professionalità delle donne in ruoli e settori produttivi in cui sono di norma sottorappresentate, incoraggiando e sviluppando soluzioni innovative per la realizzazione di interventi di pari opportunità nei percorsi di carriera e nella sensibilizzazione del contesto politico-sociale. Realizzare pacchetti didattici on line alternativi a quelli tradizionali, scaturiti direttamente dalla sperimentazione formativa. Realizzare un sito dedicato al progetto inteso come spazio di scambio e reciproca conoscenza gestito dal soggetto proponente, in cui le organizzazioni, le imprese e le aziende interessate lancino temi di riflessione coerenti con le esigenze manifestate e con le problematiche gestionali ed organizzative legate all’introduzione delle nuove tecnologie, attraverso un forum aperto sui temi in discussione nel progetto. Le attività svolte dai vari partner possono essere così sintetizzate: Indagini di mercato. Poliedra e Sida si sono occupati della produzione e della messa in rete di ricerche e report, che hanno evidenziato la necessità di sviluppare le competenze dei lavoratori (con particolare riferimento alle PMI), in relazione alle problematiche legate all’introduzione delle nuove tecnologie. Sono state inoltre effettuate delle analisi a campione presso imprese localizzate nei territori oggetto di indagine (Ancona e Milano), differenziate per settore e dimensione. Nel sito sono state inoltre raccolti dati, indagini e progetti preesistenti (con schede standard di sintesi e link al testo generale). 3 Analisi dei fabbisogni. I partner Armal, Censis, Cfm, Poliedra, Sida, Sint, Venezia Ricerche, hanno prodotto e condiviso report, risultato di analisi dei fabbisogni formativi in PMI e microimprese, in relazione all’introduzione delle nuove tecnologie, ciascuno nei “contesti” di propria specializzazione, e in particolare: Armal e Sint nell’area della sicurezza nei luoghi di lavoro; Cfm rispetto agli strumenti innovativi di comunicazione; Venezia Ricerche nell’area delle modifiche nei rapporti tra pubblico/privato; Censis Servizi nel settore turismo e tempo libero; Sida relativamente alle tematiche delle pari opportunità e segregazione verticale e orizzontale; Poliedra si è occupata dell’indagine sulle figure professionali richieste nell’ambito delle nuove tecnologie, rispetto ad altri ambiti e sulle nuove forme di organizzazione del lavoro. Tutti i partner hanno inoltre provveduto alla raccolta sistematica di modelli formativi già sperimentati mediante lo studio di casi aziendali. Ideazione e preparazione di strumenti per rilevamenti e interviste. Per la realizzazione dell’analisi dei fabbisogni, Censis, Cfm, Diogene, Poliedra, Venezia Ricerche e Sogesi hanno sviluppato apposite griglie e questionari. Nell’ambito di questa attività Diogene ha approfondito la tematica della Valutazione attraverso l’analisi dei modelli formativi esistenti come base per l’elaborazione di questionari e strumenti per la valutazione dei modelli formativi sviluppati dal progetto. Diogene si è occupata inoltre della valutazione (ex-ante, in itinere, ex post) degli interventi formativi previsti dal progetto. Orientamento e bilancio delle competenze. Acram, Cfm, Igienstudio, Poliedra, Sida e Venezia Ricerche, in relazione ai contesti individuati ed esplorati nell’analisi dei fabbisogni, hanno sviluppato strumenti per la valutazione delle competenze in ingresso e in uscita, per l’orientamento e per il bilancio di competenze in relazione ai fabbisogni conoscitivi individuati, riferiti ai processi di innovazione tecnologica. A partire da questi strumenti sono stati prodotti report per i 12 allievi in formazione, formalizzati nei “contratti di apprendimento individuali” degli allievi. Definizione di modelli e strumenti. Questa attività, che ha coinvolto Acram, Censis, Cfm, Cisl Marche, Poliedra, Sida, Trecon, Uil Abruzzo, Uil Marche, Uil Umbria e Venezia Ricerche, ha previsto la sistematizzazione delle analisi svolte nelle fasi precedenti al fine di definire uno o più “modelli formativi” innovativi applicabili alle diverse forme di organizzazione del lavoro. Ha compreso anche la predisposizione di strumenti, coerenti con i modelli formativi elaborati, attraverso i quali progettare e valutare gli interventi formativi e lo sviluppo dei contenuti di programmi formativi e progettazione degli ambienti didattici on - off line. Realizzazione degli strumenti/modelli/supporti. Alla luce di quanto sviluppato nelle fasi precedenti, Acram, Cisl Marche, Delcos, Poliedra, Sida, Sogesi, Uil Abruzzo, Uil Marche, e Uil Umbria, si sono occupati della realizzazione del modello formativo come “training kit” per i referenti della formazione all’interno delle organizzazioni e della produzione di pacchetti didattici on line, di CD, della pubblicazione, di dispense, ecc. Formazione. All’attività di formazione hanno contribuito tutti i soggetti partner. L’obiettivo della formazione è stato formare 12 persone che potranno svolgere un ruolo di diffusori - nel proprio territorio di riferimento - dei risultati emersi dalle attività del progetto. In altre parole si è trattato di formare i soggetti che all'interno 4 delle loro organizzazioni sono preposti a promuovere le attività di formazione continua mediante lo sviluppo di nuovi approcci e metodologie portatrici di innovazioni a livello tecnico formativo, organizzativo, di programmazione e di rilevazione del fabbisogno formativo. I destinatari erano quindi specialisti delle risorse umane, teamleader, tutor aziendali e professionali, per consentire loro di erogare programmi formativi ad altri dipendenti o soggetti coinvolti nei processi di promozione della formazione permanente. I 12 allievi hanno frequentato un corso della durata di 84 ore, di cui 24 in aula (4 seminari da 6 ore) e 60 ore di formazione a distanza (FaD). I 4 seminari di formazione in aula di Ancona, Bologna, Milano e Roma, erano aperti alla cittadinanza per dare massima diffusione ai risultati progettuali. Le tematiche affrontate durante i seminari sono state: “Formazione alla Sicurezza: efficacia di nuove metodologie per l’organizzazione del lavoro” “Nuove Tecnologie e Piccola Media Impresa: impatti e opportunità, competenze e formazione”. “Modelli ed esperienze formative innovative per conciliare tempi di vita e tempi di lavoro: Pari Opportunità nella Formazione Continua”. “Nuove tecnologie, formazione e cittadinanza attiva: il caso del leisure e il caso del rapporto pubblico – privato”. Formazione formatori. Sida e Cfm si sono occupati della organizzazione della formazione dei docenti, del mentoring e del coaching impegnati nella fase formativa, per un totale di 30 ore di cui a distanza 24 ore e 6 ore in compresenza. Questa formazione ha coinvolto gli enti e docenti dagli enti individuati nella fase Formazione. Pubblicizzazione dell'intervento. Tutto il progetto è stato accompagnato da attività di pubblicizzazione dello stesso, di cui si sono occupati Acram, Armal, Poliedra, Sida, Sogesi. Tra queste attività ricordiamo la creazione del sito, l’istituzione del forum on line (anche con sezione FAQ), del polo informativo, dell’osservatorio in cui far confluire i risultati delle fasi di indagini di mercato, le analisi dei fabbisogni e lo sviluppo e creazione di modelli formativi. Sono state anche promosse campagne di informazione su quotidiani, riviste specializzate, interventi in Radio e Tv locali al fine di far conoscere il progetto e pubblicizzare le date dei seminari e dei workshop. Sono state inoltre effettuate campagne di sensibilizzazione e istituzione di servizi di supporto per le pari opportunità in relazione alle finalità del progetto. Pubblicazione e diffusione dei risultati. Armal, Censis, Mondo Lavoro, Poliedra, Sida, Sogesi, Venezia Ricerche hanno collaborato nella realizzazione della pubblicazione finale che raccoglie i risultati progettuali nei vari “contesti” esaminati dal progetto. La stessa pubblicazione è stata diffusa tramite il sito dedicato e su supporto elettronico. Sono state realizzate brochure e newletter. L’intero progetto è stato oggetto di costante monitoraggio e valutazione al fine di ridurre al minimo gli scostamenti tra la progettazione, le attività in corso di realizzazione e i risultati attesi e successivamente ottenuti. La valutazione è stata intesa come un processo che si svolge prima, durante e dopo le azioni progettuali. Gli strumenti predisposti per svolgere questa attività sono stati: diario di bordo, GANTT, tabella output e schede monitoraggio. 5 L’attività di Controllo Qualità si è strutturata in verifiche intermedie utilizzando la Scheda Qualità per valutare gli elaborati compilati dai partner nelle varie fasi progettuali. Oltre ad indicatori di prestazione temporale e finanziaria, la Scheda ha previsto alcuni “indicatori di qualità” quali: • Utilità dell’elaborato per lo svolgimento di altre attività del progetto • Chiarezza, semplicità d’uso o consultazione • Coerenza con gli obiettivi del progetto • Coerenza con gli obiettivi dell’attività • Completezza delle informazioni (prodotto esauriente) • Innovatività dell’elaborato • Indicatore specifico attività. Oltre a queste attività di verifica intermedia e finale degli elaborati progettuali, l’Armal ha relazionato rispetto alle valutazioni dei risultati e alle “potenzialità di ricaduta” del progetto nel suo complesso. I report di valutazione di trovano sul sito del progetto InFormAzione: http://info6.poliedra.polimi.it . 6 Formazione in SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO Negli ultimi tempi sta divenendo crescente la sensibilità relativa alla formazione come leva per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro. Ciò è dovuto in special modo all’attuale situazione legislativa, nella sua matrice europea, che impone una serie di obblighi di formazione e informazione dei lavoratori e degli altri attori interessati alla sicurezza in azienda. Le attività di formazione sulla sicurezza possono essere riconducibili a tre indirizzi specifici frutto di diverse concezioni: • tecnico-razionale, in cui l’attività di formazione si sviluppa attraverso la propaganda antinfortunistica, i corsi con contenuto tecnico-professionale e le campagne per la sicurezza. • normativo-relazionale, con azioni volte a sensibilizzare il lavoratore circa i problemi della sicurezza e creare così una coscienza antinfortunistica; lo strumento privilegiato è la riunione di gruppo. • ergonomia dei sistemi, dove la sicurezza è concepita in modo unitario, risultante dal rapporto tra struttura oggettiva (tecnologica, normativa, organizzativa) e il comportamento lavorativo degli uomini che operano all’interno di questa struttura. Con l’ultimo indirizzo inizia a delinearsi un nuovo approccio alla sicurezza, supportato anche dalla legislazione relativa alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Infatti la direttiva quadro 89/391/CEE del 12 giugno 1989, dalla quale è scaturito il decreto legislativo n.626 del 19 settembre 1994, nell’articolo 12 relativo alla formazione dei lavoratori, prescrive al datore di lavoro l’obbligo di garantire a ciascun lavoratore una formazione sufficiente e adeguata in materia di sicurezza e di salute. Detta formazione deve essere adattata all’evoluzione e all’insorgenza di nuovi rischi e deve essere periodicamente ripetuta se necessario. L’articolo 13 relativo ai doveri dei lavoratori prescrive l’obbligo, per ciascun lavoratore, di prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute nonché di quella delle altre persone su cui possono ricadere gli effetti delle sue azioni o omissioni. Più in dettaglio il decreto 626 specifica, nei paragrafi dedicati alla formazione e all’informazione, nell’art. 21, la necessità di un’adeguata informazione sui rischi per la sicurezza e la salute connessi all’attività dell’impresa, le misure di prevenzione adottate, i pericoli connessi all’uso di sostanze nocive, le procedure di pronto soccorso e antincendio etc.. Per ciò che riguarda la formazione, la legge in questione impone formazione adeguata e sufficiente ad esempio sull’uso delle attrezzature di lavoro in rapporto alla sicurezza e sull’uso dei dispositivi di protezione individuale. Gli obblighi sopra citati sono a carico del datore di lavoro, che ha quindi la responsabilità di attivare il programma formativo sulla sicurezza, ma anche i lavoratori, nei casi ritenuti necessari, hanno l’obbligo di sottoporsi al programma di addestramento e formazione. Con questo scenario si capisce come sia necessario attivare processi che vadano, dalla definizione di un preciso assetto organizzativo dedicato alla tematica della sicurezza, alla conduzione di un’analisi delle situazioni lavorative e operative presso le singole aziende. Un intervento formativo, per essere efficace, deve essere coerente con la realtà nella quale i lavoratori svolgono il loro compito e deve rispondere ad effettivi bisogni formativi. 7 Uno tra gli obiettivo del progetto InFormAzione è lo sviluppo di metodologie didattiche innovative nell’ambito della sicurezza. Hanno dato il proprio contributo alla fase delle analisi dei bisogni formativi nell’area della sicurezza e al successivo sviluppo di dette metodologie didattiche diversi patner del progetto: Armal, Assindustria Ancona, Sogesi, Sint, Delcos, Igienstudio, Trecon, Uil Marche, Ial Cisl Marche. I partner Armal e Sint hanno analizzato i fabbisogni formativi in microimprese e PMI rilevando che pur essendo trascorsi alcuni anni da quando il D.Lgs 626/94 ha introdotto un cambiamento sostanziale nella gestione della sicurezza nei luoghi di lavoro, la spinta innovativa derivante dal decreto, non è stata metabolizzata in modo lineare ed omogeneo nei vari settori produttivi, specialmente nelle PMI. Quanto sopra è confermato anche dall’indagine effettuata nella provincia di Ancona, all’interno del “Progetto interregionale di monitoraggio e controllo sull’applicazione del D.Lgs. 626/94 a distanza di sette anni: obiettivo e strumento”. La formazione, in particolare, come strumento dell’organizzazione aziendale, è tra gli istituti meno sviluppati, specie nelle PMI. Il risultato di tale analisi è un report utilizzato come base per la progettazione di nuovi modelli formativi per la sicurezza. La metodologia adottata dai due partner si è articolata in tre fasi: • raccolta, consultazione e analisi di documenti, esperienze e indagini riguardanti lo stato di attuazione del D.Lgs. 626/94; • interviste agli Opinion Leader e analisi di casi aziendali di “buone pratiche” al fine di trarre spunti interessanti per tracciare le linee di una formazione efficace; • indagine sul campo condotta da esperti del settore attraverso una check list di riferimento realizzata sulla base dei dati ricavati nelle due precedenti fasi. Il partner Igienstudio ha sviluppato uno strumento per l’analisi dei fabbisogni, l’orientamento e il bilancio delle competenze nell’area della sicurezza nei luoghi di lavoro; per fare questo è stato creato e somministrato un questionario ai datori di lavoro, ai responsabili del servizio di prevenzione e protezione di recente nomina e non, ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, ad impiegati, ad operai esperti e neo assunti, ad operai interinali. Tale questionario tiene conto dell’analisi “storica” dell’individuo, dei suoi percorsi di studio e delle esperienze lavorative, per giungere, dopo la raccolta dei dati, ad un colloquio con l’individuo e alla definizione di un eventuale programma formativo. I risultati dell’analisi svolta sono poi stati raccolti in una relazione. Ial Cisl Marche e Uil Marche hanno analizzato i risultati ottenuti nelle attività formative svolte verso i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS). IL decreto 626/94 ha infatti istituito la figura del RLS, attuando così il passaggio da una concezione statica, basata sull’adempimento di obblighi, ad una più dinamica e aperta, che prevede la partecipazione e responsabilizzazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Questa figura è uno dei cardini della nuova politica di prevenzione, data la sua rilevante importanza è emersa la necessità di verificare se il modello formativo finora applicato nella regione Marche, sia realmente rispondente ai fabbisogni del 8 RLS, con lo scopo di raggiungere una definizione di formazione ideale, sia dal punto di vista metodologico che dell’apprendimento. Al livello metodologico sono stati utilizzati due strumenti: il questionario e l’intervista. I questionari sono stati somministrati ai docenti e agli allievi dei corsi per RLS sia per rivelare aspettative e bisogni, sia per valutare le competenze finali acquisite. Le interviste sono state realizzate dopo la stesura dei questionari al fine di approfondire alcuni aspetti in maniera più diretta. Per ciò che riguarda i supporti didattici, la Delcos ha riconosciuto la necessità di creare uno strumento formativo per illustrare le implicazioni del decreto 626/94 in relazione alle responsabilità connesse ad alcune figure aziendali sviluppando un supporto multimediale utilizzabile in autoapprendimento dai datori di lavoro, dai dirigenti e da altri soggetti preposti alla sicurezza. Il cd rom realizzato può essere utilizzato indifferentemente in aula, in autoapprendimento o con la FaD. Anche la Trecon ha sviluppato un cd-rom espressamente rivolto alla formazione dei lavoratori, articolato su 5 moduli: la sicurezza, alcuni fattori di rischio, DPI e segnaletica, prevenzione incendi e gestione, direttiva macchine e carrelli elevatori. Per ciascun modulo è previsto un test di apprendimento, con possibilità di verificare la correttezza delle risposte. Risulta molto utile la presenza del glossario per la chiarezza dei termini indicati. Anche il cd rom prodotto da Trecon risulta utilizzabile in aula, in autoapprendimento o con la FaD. Infine bisogna citare il contributo della Sogesi e dell’Assindustria Ancona, che hanno sviluppato uno strumento formativo composto da fascicoli cartacei, chiamato “il Salva Rischio”, in cui si parla di possibili rischi presenti nelle PMI, di diritti e doveri dei lavoratori in materia di sicurezza e di salute. Si affrontano anche tematiche relative alle “buone prassi” per la tutela dei rischi e le relative misure di prevenzione e protezione. Ogni fascicolo è provvisto di un questionario che ha lo scopo di verificare l’apprendimento. I fascicoli vengono utilizzati come supporto agli incontri formativi organizzati in azienda con il coinvolgimento dei preposti, indipendentemente dal metodo formativo utilizzato. Dall’analisi dei risultati ottenuti nelle varie fasi progettuali relative alla formazione nell’area della sicurezza nei luoghi di lavoro, con lo scopo di definire gli interventi formativi, si possono dedurre i seguenti risultati: • È necessario calibrare gli interventi di formazione sui destinatari. • Da non trascurare è la qualità del messaggio formativo: esso deve essere lineare, chiaro e pertinente all’attività lavorativa svolta dai destinatari. • La formazione relativa alla sicurezza nei luoghi di lavoro deve essere integrata a quella specifica sull’attività lavorativa e al sistema di gestione dell’azienda. • La formazione è efficace se svolta “a cascata” per livelli, rivolta al Responsabile della Sicurezza, al Capo Reparto, e agli operai. • Nella formazione delle principali figure professionali previste dalle normative sulla sicurezza è fondamentale, come premessa, trasferire informazioni utili a far capire il significato del ruolo ricoperto ed i comportamenti attesi. 9 • Le esigenze formative emerse, sia nel caso delle figure più preparate, sia negli altri casi, riguardano la necessità di una continua e costante azione di aggiornamento e verifica. Conseguentemente è emerso che la formazione in aula non è risultata affatto limitativa e che invece l’approccio della FaD, non avrebbe sortito buoni risultati; questo perché scarso è il livello di conoscenza dell’informatica e molto bassa è la soglia di attenzione nel rapporto allievo-computer. Alto gradimento è stato invece espresso per l’effettuazione di visite guidate, per i materiali video durante le lezioni e per le simulazioni aziendali. Il tradizionale materiale cartaceo è risultato essere il più adeguato in quanto facilmente trasportabile e consultabile in ogni contesto lavorativo. In conclusione, per ciò che riguarda la nuova normativa del D.Lgs. 626/94, gli interventi formativi hanno avuto il limite della genericità e spesso vi è la prevalenza di un’interpretazione burocratica-formale. Nel caso della formazione degli adulti alla sicurezza, è riconosciuta da tutti la necessità di applicare alle iniziative formative “metodi di insegnamento basati sul coinvolgimento dei soggetti che si avvalgono di tecniche attive” (lavoro di gruppo, griglie di valutazione, discussione di casi, simulazioni). Cioè si richiede la partecipazione diretta degli allievi che forniscono al docente un costante feedback. Dare maggior spessore ed efficacia alla componente attiva e formativa significa tentare di superare i limiti della semplice distribuzione ai lavoratori di manuali e illustrativi sul tema, la cui lettura è lasciata alla volontà del lavoratore e la cui efficacia informativa è spesso discutibile. 10 Formazione su STRUMENTI INNOVATIVI DI COMUNICAZIONE L’apprendimento in rete rappresenta oggi lo scenario innovativo che ha investito il settore della formazione negli ultimi anni, per cui riteniamo utile, in questo contesto, esaminare finalità e caratteristiche di uno strumento che sembra suscettibile di sviluppi interessanti. E’ necessario osservare come il termine apprendimento in rete non voglia tanto porre enfasi sul fatto che il processo formativo si realizzi attraverso una rete di computer, quanto piuttosto che questo si appoggi ad una rete di interrelazioni tra i partecipanti al processo stesso, finalizzate al raggiungimento di uno specifico obiettivo. In questo senso la sfida dell’”e-learning” (termine inglese col quale si può riassumere il fenomeno in questione) è quella di riuscire a portare sempre in primo piano, nelle diverse proposte formative, la “l” di Learning anziché la “e-“ di electronic. Con la tecnologia la formazione esce dall’aula e opera su un maggior numero di persone: l’ICT (Information & Communication Technology) cambia le possibili modalità di erogazione della formazione, che può diventare “learning on demand” (la formazione succede quando e dove vuole il discente) combinata, in alcuni casi, con la formazione tradizionale in presenza. In questo contesto anche la figura del formatore deve fare i conti con l’evoluzione tecnologica: la conoscenza degli strumenti hardware e software, che fino a ieri poteva essere considerata un plus, diventa oggi un prerequisito per operare con successo e professionalità. Ogni società che si occupi di formazione, aspira ad esplorare il pianeta dell’e-learning. Ma che cosa è il mondo dell’e-learning? Il termine e-learning si riferisce a tutte le possibili applicazioni delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione all’ambito della formazione: principalmente si tratta di corsi erogati tramite piattaforme software che sono residenti su server accessibili dagli utenti tramite il world wide web. Ma non solo: e-learning è anche un corso di formazione su cd rom fruito sul PC di casa o su quello aziendale, oppure erogato tramite una TV satellitare o per videoconferenza. I vantaggi che questa metodologia formativa può avere rispetto alla più tradizionale formazione in aula sono notevoli e non ancora tutti prevedibili; in ogni caso le potenzialità appaiono enormi. Le tecnologie informatiche, infatti, possono costituire un valido supporto per vari motivi: • Apprendimento personalizzato: le funzionalità self-service fanno progredire lo studente secondo il proprio ritmo, le proprie capacità e preferenze. • Costi ridotti: le aziende possono ridurre o addirittura eliminare le spese di viaggio per il training, i costi delle aule, i tempi che il personale trascorre lontano dall’ufficio e dall’attività. • Accesso: gli utenti possono accedere al contenuto da qualsiasi punto in cui è disponibile una connessione internet. • Apprendimento coordinato: l’e-learning permette di condividere le conoscenze e il supporto. • Responsabilità: il controllo dei processi di valutazione, verifica, accertamento e certificazione vengono automatizzati in modo tale che tutti i 11 partecipanti possano essere ritenuti responsabili del proprio contributo al processo di apprendimento. Ma la formazione in rete non riesce sempre a sostituire completamente quella in presenza e molto spesso si preferisce realizzare dei modelli formativi misti, che alternano fasi di studio e di dialogo in presenza a quelle a distanza, coniugando i punti di forza di ciascuna delle modalità di apprendimento. Ma quale percorso formativo può essere più adeguato per acquisire rapidamente nuove capacità, assimilare nuove informazioni e rimanere così al passo con il progresso tecnologico? In quest’ottica Cfm, partner del progetto, dopo un’analisi della vasta bibliografia nel campo ICT, ha predisposto un questionario, da somministrare alle imprese, per la rilevazione dei fabbisogni formativi. Nell’ambito del territorio regionale marchigiano sono state individuate cinque realtà aziendali significative per dimensioni e attività, alle quali è stato sottoposto il questionario; So.ma.ci.s. Spa (elettronica), Pasquinelli Trasporti Spa (spedizioni), Manas Spa (calzature), Comus Spa (giocattoli), Medori Macchine Spa (macchine industriali). Passiamo ora ad analizzare le risposte fornite dal campione sopra indicato. Innanzitutto per ciò che riguarda le attività di formazione nell’ambito delle nuove tecnologie, le aziende hanno un’opinione nettamente diversa sulla necessità di una figura specializzata o al contrario con una buona formazione di base. Solo una percentuale minima di aziende ha realizzato percorsi formativi su nuove tecnologie destinati a circa il 20% del personale interno. L’obiettivo generale è stato quello dell’addestramento all’uso di nuove tecnologie informatiche e strumentali all’interno dell’azienda finalizzate allo svolgimento della propria attività lavorativa. I percorsi sono stai svolti o con un investimento personale dell’azienda o, in altri casi, con contributi pubblici. Le metodologie più diffuse riguardano la formazione classica, svolta in aula o con un affiancamento sul lavoro: quasi nessuna azienda ha un’esperienza concreta e strutturata di Formazione a distanza. L’indagine effettuata sui fabbisogni formativi ha rilevato alcune tendenze significative nel contesto odierno che soffre sia di un momento di crisi congiunturale che di una necessità di assorbimento di figure tecniche con preparazione specialistica. Per quanto riguarda l’area Information & Communication Technology, è sintomatico che tutte le aziende, consapevoli dell’importanza strategica e operativa delle nuove tecnologie, abbiano risposto positivamente alla proposta di entrare in un consorzio che curi l’analisi dei fabbisogni formativi dell’area ICT, ma con un ingresso a costi zero; non si percepisce ancora chiaramente il fabbisogno di personale legato all’ICT e ciò viene confuso con un’esigenza più generale di personale aziendale in certi ruoli. La realtà territoriale marchigiana sembra ricalcare la definizione data dalla Confindustria sul tema: “le imprese sono proattive quando percepiscono l’innovazione tecnologica come opportunità di crescita qualitativa e reattive quando vedono nell’innovazione una necessità imposta dalle richieste di mercato”. Sull’indagine dei fabbisogni formativi, la Sida ha svolto una ricerca in ambito regionale al fine di individuare uno o più modelli da utilizzare nella formazione aziendale, considerati eccellenti per il miglioramento e la diffusione dei processi formativi. Per modello formativo si intende un percorso dove sono considerati gli aspetti principali dell’erogazione della formazione: la docenza, la 12 metodologia didattica, nonché la valutazione di efficacia dello stesso. Le nuove metodologie didattiche prese in considerazione nella ricerca condotta dai responsabili del progetto sono: • Coaching: la metodologia fa riferimento ad un’interazione “one to one”, cioè un tipo di assistenza individuale teorico-pratica fornita da una persona (coach) ad un’altra per aiutarla a raggiungere una più completa comprensione di tutte le dimensioni presenti nel proprio ruolo di lavoro; possiamo citare il caso di un consulente individuale esterno che affianca un manager per aumentare la performance o il benessere. • Riunioni o discussioni di gruppo: si tratta di una metodologia particolarmente adatta per interiorizzare e sperimentare le informazioni concettuali; la discussione offre vantaggi non indifferenti se la materia deve essere spiegata e commentata. • Case of study: questa metodologia consiste in un’esposizione per iscritto di un caso particolare che descrive uno specifico problema organizzativo; il formando dovrà studiare tale caso in privato, delineando la soluzione che lui reputa migliore. La finalità didattica generale è lo sviluppo delle capacità di analizzare e affrontare razionalmente situazioni complesse ed articolate. • Role-playing (simulazione di casi): consiste nell’esame di un caso scritto e nella successiva “recita” da parte dei partecipanti, di alcune relazioni sociali previste e rese necessarie dal caso stesso; lo scopo è quello di sviluppare capacità logiche e relazionali per esaminare situazioni complesse, ma soprattutto sviluppare mediante la “recita” capacità inerenti ai comportamenti interpersonali, al controllo delle emozioni etc.. • Business games (giochi aziendali): viene simulato un intero contesto industriale e i partecipanti devono prendere un gran numero di decisioni riguardanti le normali aree d’azione direzionale: finanza, marketing, produzione e ricerca. • Formazione outdoor: è un modello di formazione “learning by doing” in cui si abbandonano le aule e si esce all’aperto per mettere alla prova le proprie abilità sociali in un contesto ad alto coinvolgimento psicofisico; verranno sperimentate capacità di problem solving, di teamwork, di coperazione, di assunzione di rischi, di comunicazione e di leadership. • Formazione a distanza (FaD): cioè una serie di strumenti multimediali che tendono a sostituire, integrare ed allargare la formazione tradizionale. Questo tipo di formazione viene spesso definita e-learning. La metodologia comprende almeno due dimensioni: il Web Based Training (autoapprendimento mediante audio, video, animazioni interattive) ed il Collaborative Work (chat, forum, visual classroom, dove c’è comunque una componente collaborativa tra i partecipanti). La ricerca in ambito regionale, ha evidenziato una rilevante preferenza attribuita alla formazione “one to one”: il coaching. Le aziende della zona, anche se ormai tutte munite di tecnologie informatiche, non vedono, ad oggi, nel mezzo telematico, uno strumento adeguato per lo sviluppo dei processi di formazione. 13 Come era già emerso dall’analisi dei fabbisogni, le imprese in questo ambito hanno bisogno di un continuo acculturamento. Il contatto umano rimane, la variabile determinante nei diversi processi formativi. La preferenza manifestata inoltre per il “case study” evidenzia l’esigenza di personalizzare la formazione e affrontare casi concreti. I risultati che emergono invece dalla realtà lombarda sono abbastanza diversi; le aziende prediligono il “Metodo dei casi” e le “Riunioni e discussioni di gruppo”. In conclusione si può affermare che, alla luce di quanto è emerso dalla ricerca e considerando la tendenza generale del settore formazione, il modello del coaching individuale, unito alle nuove tecnologie della diffusione attraverso reti e collegamenti, permetterebbe alle piccole realtà di usufruire di una formazione di qualità, che abbia una diffusione capillare in tempo reale e con costi contenuti. 14 Formazione e modifiche nei RAPPORTI TRA PUBBLICO E PRIVATO Il mondo della pubblica amministrazione è al centro di una rivoluzione in atto attraverso la trasformazione da “Governement” ad “e-Governement”. Con questa definizione si fa riferimento all’utilizzo delle moderne tecnologie ICT nel processo di ammodernamento della Pubblica Amministrazione e nella sinergia tra istituzioni, cittadini ed imprese. In questo contesto la formazione è diventata un fattore critico di successo per la trasformazione della PA. Il Piano di Azione di e-Governement, emesso nel 2000 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, pone l’accento sulle seguenti azioni: 1) azioni dirette ad informatizzare l’erogazione dei servizi ai cittadini e alle imprese che spesso implicano interazione tra diverse amministrazioni; 2) azioni dirette a consentire l’accesso telematico degli utilizzatori finali ai servizi della PA e alle sue informazioni. Tali azioni sono quelle che hanno un impatto ed una visibilità diretta per gli utenti. Tra le iniziative che si muovono in tale ottica possiamo citare la creazione di un portale nazionale per i cittadini (www.italia.gov.it) che semplifica l’accesso agli oltre 3000 siti della PA e la realizzazione di un portale dedicato alle imprese (www.imprese.gov.it) che razionalizza ed integra gli adempimenti anagrafici verso INPS, INAIL e Camere di Commercio. Un ruolo chiave nell’e-Governement sarà svolto dagli Enti Locali e dai Comuni, attraverso i quali transitano gran parte dei servizi e adempimenti degli utenti. Il numero di enti comunali presenti sulla rete è in costante aumento: oltre il 60% dei comuni superiori ai 5000 abitanti e oltre il 54% dei minori. Si tratta tuttavia di una trasformazione che ancora non è percepita dal grande pubblico, incluse le imprese, ma che porterà a notevoli cambiamenti in tempi brevi. Come esempio significativo dell’analisi svolta sui rapporti tra pubblico e privato dal partner Venezia Ricerche citiamo il caso del Comune di Venezia , il quale ha realizzato, in collaborazione con Venis Spa, un portale di servizi al cittadino, ai professionisti ed alle imprese, che offre diverse possibilità: • pagamento contravvenzioni, ICI, canoni vari; • visure delle pratiche edilizie e di commercio; • informazioni su adempimenti fiscali, insediamenti di attività produttive, anagrafe comunale e territorio; • Informazioni, tramite SMS, sullo stato delle maree. La specificità di questo portale consiste nel permettere una fruizione multicanale dei servizi; non solo attraverso il Web, ma anche con il telefono, l’e-mail e i servizi WAP. É inoltre alla porta la rivoluzione che trasformerà la PA in un cliente di prodotti e servizi, spostando una massa enorme di acquisti, gestiti attraverso la rete (eProcurement), rete che automaticamente filtrerà i fornitori capaci di operare ed interagire attraverso le tecnologie dell’informazione. L’e-Procurement pubblico rappresenta un’opportunità-minaccia di cui le PMI sono poco consapevoli e che comporta innovazioni organizzative che, dalla presenza sul Web, si ramificano all’interno, verso tutti gli aspetti della gestione. Infine, per concludere il panorama delle innovazioni, si può citare la previsione del Gartner Group che, entro il 2005, ipotizza che una quota pari al 60% dei servizi di 15 e-Governement ai cittadini sarà erogata da fornitori esterni; è infatti strategicamente ed economicamente conveniente esternalizzare le attività che non rappresentano il core business, per quanto il termine risulti forzato rispetto al settore pubblico. In questo contesto pieno di innovazioni, l’attività formativa non può nascere da richieste occasionali, ma richiede un’analisi puntuale che metta a confronto le necessità emerse dagli indirizzi strategici e gestionali con le aspettative e le domande emergenti. Scopo della formazione è di preparare al meglio le persone per sviluppare comportamenti e prestazioni adeguate alle necessità emergenti e ad uno standard elevato del servizio pubblico erogato. Emergono così alcune importanti considerazioni sui fabbisogni formativi del personale della PA. Innanzitutto bisogna evidenziare le cause che possono far sorgere questo bisogno formativo. Tra di esse possiamo annoverare: • insoddisfazione nei confronti di come vengono erogati i servizi o svolti i compiti; • cambiamento di strategia deciso dall’ente/società; • necessità di mantenere gli attuali livelli di prestazioni. Se la prima causa fornisce la possibilità di individuare agevolmente azioni correttive, le altre due sono più complesse. Un divario di competenze può crearsi a seguito di cambiamenti nella strategia. Il caso di una modifica legislativa richiede, a volte, che gli enti pubblici modifichino la loro strategia e di conseguenza si confrontino con la necessità di acquisire competenze organizzative e manageriali di cui hanno bisogno per affrontare le nuove sfide; si avrà quindi bisogno di interventi formativi coerenti. La terza causa fa emergere un fabbisogno formativo a supporto della continuità. Il mondo esterno è infatti fonte di continui cambiamenti e quanto più l’organizzazione è in grado di anticipare la costante evoluzione degli scenari (economici, politici, normativi) tanto più sarà in grado di affrontare senza traumi i cambiamenti sollecitati. La funzione della formazione può essere di tipo adattivo (adattamento o aggiornamento al cambiamento avvenuto) o di tipo anticipatorio e innovativo (individuazione di nuovi modelli e comportamenti possibili per i nuovi scenari). Alla formazione viene comunque chiesto, in primis, di fornire strumenti di immediata applicazione, cioè una formazione non teorica ma che entri subito nella pratica professionale e apporti un reale miglioramento all’organizzazione. Il ruolo che sembra si affidi alla formazione è quello dell’aggiornamento tecnico, normativo e strumentale. Nei servizi più a contatto con il pubblico si richiede una formazione che insista sugli aspetti comportamentali. Più raramente si pensa a una formazione che si occupi di aspetti gestionali. Individuare il fabbisogno di formazione, significa svolgere prima di tutto un’analisi in termini di cambiamenti previsti e di nuove competenze che da essi derivano. In tal senso, riportiamo alcune considerazioni emerse dall’analisi condotta nella prima fase del progetto, sui fabbisogni di competenza delle PMI in relazione ai cambiamenti intervenuti nei rapporti tra pubblico e privato. Risulta essere abbastanza diffusa la scarsa conoscenza delle attuali opportunità dei servizi pubblici in rete sia per le imprese che per i cittadini. Le indicazioni sul fronte privato convergono comunque nel segnalare, per tutte le imprese, un bisogno di conoscenza/abilità generale nell’uso degli strumenti di ICT. Più specificatamente possiamo citare: gestire operazioni di download; utilizzare diversi formati per 16 leggere scaricare, salvare; usare motori di ricerca a livello avanzato; acquistare e pagare in rete; conoscenza della PA per quanto riguarda i portali e gli ambiti operativi. Tuttavia si riscontra una resistenza, tra i capi d’azienda, alla diffusione di Internet tra i collaboratori, ciò probabilmente testimonia la necessità di una formazione all’uso responsabile dello strumento verso i dipendenti e alla comprensione dei vantaggi per l’impresa verso i capi d’azienda. La funzione informatica, oggi strategica, viene sottovalutata e acquistata senza attenzione alla qualità e alla competenza e non le si attribuisce il potere di incidere sull’organizzazione. Per le PMI esistono così delle opportunità per il futuro, che spesso vengono sottovalutate e che invece potrebbero divenire il fulcro di nuove professionalità: produzione di software per la PA; e-commerce; telelavoro; ricerca e sviluppo di opportunità commerciali e di cooperazione; reperimento di informazioni attraverso la rete per gare d’appalto e finanziamenti. Infine possiamo citare la necessità di sensibilizzazione/formazione/assistenza alle imprese nello sfruttamento delle possibilità offerte dalla digitalizzazione della PA e nell’utilizzo dei software preposti. Alla luce dei risultati emersi nelle ricerche svolte e nel tentativo di sviluppare modelli formativi coerenti si è giunti alla seguente classificazione di categorie di apprendimento: • Apprendimento autonomo: prevede l’utilizzo di tutti gli strumenti di autoinformazione, come VHS, cd-rom ed altri supporti multimediali. La diffusione di internet e la conseguente cultura della “rete” ha favorito la possibilità di scaricare materiale didattico sia di tipo testuale che multimediale. In questa categoria rientra anche l’apprendimento “on the job” cioè quello pratico sul campo. • Apprendimento assistito: in cui prevale il trasferimento di conoscenze e nozioni attraverso una verifica che avviene “passo per passo”. Il ruolo del tutor è fondamentale nell’accompagnare il discente. • Apprendimento collaborativi: dove la comunicazione deve essere coordinata e continuativa tra i diversi partecipanti, non un semplice scambio di informazioni. Tale metodologia aiuta a sviluppare abilità di problem solving, perché permette di interiorizzare i processi cognitivi impliciti nell’interazione e nella comunicazione. Sebbene oggi il modello formativo più seguito è ancora legato all’aula tradizionale e all’apprendimento sul campo, negli ultimi tempi gli sforzi maggiori si sono concentrati nel diffondere l’utilizzo della metodologia dell’e-learning: esercitazioni on line, simulazioni, multimedialità. Rispetto alla didattica in aula, l’e-learning offre i seguenti vantaggi: aumento dei momenti riservati alla formazione e quindi incremento della produttività individuale; possibilità di seguire il corso 24/24 ore, 7/7 giorni; riduzione delle spese per il training e quindi formazione più accessibile alle PMI. In conclusione si può affermare che da una PA verticale e segmentata, si sta cercando di passare ad una PA orizzontale, orientata al servizio e caratterizzata da fitti scambi informativi tra le sue parti e verso l’ambiente esterno. L’utilizzo delle ICT è una condizione fondamentale per raggiungere questo scopo, ma ciò fa sorgere la necessità di fornire un’adeguata formazione. La scarsa conoscenza 17 delle potenzialità di tali tecnologie e la mancanza di addestramento all’uso degli strumenti creano fenomeni di rigetto e vanificano gli investimenti che enti e imprese stanno facendo in questo campo. Per ciò che riguarda le metodologie della formazione, il discente sembra ancora non poter prescindere dall’attività frontale; quindi per ambire ad un successo conviene ricorrere ad un percorso misto (blended learning), cioè l’e-learning combinato alla formazione d’aula. 18 Formazione in AZIENDE SETTORE TURISMO E TEMPO LIBERO Il turismo costituisce un settore rilevante dell’intera economia nazionale e mondiale, in aumento soprattutto negli anni più recenti. Esso rappresenta una quota del 5,7% del PIL nazionale del 2001 e il 9,4% dell’occupazione totale. I tassi di crescita del settore turistico sono notevoli nonostante il rallentamento dovuto alle note vicende geopolitiche del 2001, come lo sono quelli del settore del tempo libero inteso in senso lato, quello che oggi viene definito leisure, il cui paradigma rappresentativo potrebbe essere lo Sport. Quest’ultimo rappresenta il 2,8% del PIL nazionale, ed è un settore chiaramente complementare a quello del turismo. La gestione di questi due settori vede oggi la necessità di utilizzazione e diffusione delle ICT, vale a dire le nuove tecnologie della società dell’informazione, al fine di superare così i modelli tradizionali per cui era sufficiente “essere camerieri e accogliere con un sorriso chiunque arrivasse”. Le ICT possono abbattere i costi e aprire nuovi canali commerciali grazie a servizi diretti che consentono di vendere il prodotto locale sul mercato globale; questi vantaggi sono evidenti soprattutto per PMI e micro imprese, che altrimenti avrebbero grosse difficoltà a farsi conoscere fuori dall’ambito locale e nazionale. Si può dire, quindi, che lo sviluppo tecnologico ha modificato le modalità di offerta dei servizi turistici; l’avvento delle ICT ha comportato la possibilità per i singoli utenti di avere accesso ad informazioni un tempo acquisibili soltanto recandosi direttamente in agenzia. Con Internet qualsiasi persona collegandosi da qualunque luogo può venire in possesso di informazioni che permettono così di bypassare l’agente di viaggi. Per resistere a questo “nuovo tipo di concorrenza” è emerso il fabbisogno di nuove competenze e professionalità, utilizzando le ICT come opportunità anziché come minaccia, per incrementare, ad esempio, la personalizzazione del servizio e studiare un’offerta mirata in base alle esigenze degli utenti. In questa nuova ottica emergono chiaramente dei nuovi fabbisogni formativi. I dati relativi alle risorse economiche impiegate nella formazione dalle aziende del settore non sono molto confortanti, sono però effettivamente coerenti con una realtà non ancora pienamente sviluppata, ma con buone prospettive di aumento. Le figure professionali e le relative attività non sono completamente modificate rispetto al modus operandi tradizionale, anche se molte hanno subito una trasformazione dovuta appunto alle ICT. La rapida evoluzione del leisure si scontra però, con un sistema formativo che non è in grado di adeguarsi in tempo reale creando le professionalità che il mercato, così rinnovato, richiede, con la conseguenza che spesso mancano percorsi mirati e personalizzati per la creazioni di figure specifiche. Inoltre, la flessibilità necessaria in questo settore, soprattutto per le PMI, contribuisce ad aumentarne la complessità. L’impatto delle ICT nei settori del turismo e dello sport ha comportato un’evoluzione delle professionalità esistenti, e la nascita di nuove professionalità, anche se si assiste ad una differenziazione tra i due settori. Per quanto riguarda il turismo, figure tradizionali come agenti di viaggio, organizzatori di eventi o gestori della contabilità, un tempo strettamente legate a know-how personali, oggi si trovano inserite in un contesto che da un lato facilita il loro lavoro permettendo più contatti e visibilità, dall’altro li “espropria” di elementi di cui fino a pochi anni fa erano gli unici detentori e li obbliga a sviluppare nuove competenze. 19 Dividendo l’organigramma aziendale in aree gestionali, e studiando più da vicino i cambiamenti delle professioni nelle PMI del settore turistico si è notato come l’impatto delle ICT è stato più evidente nei ruoli medio-alti, vale a dire le categorie manageriali/gestionali e direttive, anche se, trattandosi di un’indagine rivolta anche a piccole imprese, non sempre i ruoli aziendali sono nettamente distinti. Nel settore dello sport si è assistito ad un’importazione di nuove figure professionali prima del tutto sconosciute come lo psicologo dello sport o il gestore di impianti sportivi, oppure l’organizzatore di eventi sportivi. Le figure tradizionali invece hanno dovuto affrontare un nuovo contesto. I ”tecnici di campo” devono oggi relazionarsi anche con lo psicologo, il preparatore atletico ed altre figure che comportano anche competenze gestionali e non solo tecniche. È chiaro quindi come anche nello sport una formazione continua può garantire maggiore efficienza. Le nuove tecnologie quindi non hanno avuto, nello sport, un impatto paragonabile a quello del turismo, pur avendo consentito un ampliamento delle possibilità organizzative e gestionali. All’interno del Progetto “InFormAzione” il CENSIS ha studiato due casi aziendali per comprendere l’impatto delle nuove tecnologie nei due settori di riferimento. I risultati sono stati estrapolati da interviste realizzate a un’importante società turistica e alla Federazione Italiana Tennis. Per quanto riguarda il turismo si è interpellato la Orizzonti srl, Tour Operator che gestisce anche alcuni alberghi e villaggi turistici in Italia. L’impatto delle ICT ha influito ampiamente sulle modalità operative del settore e la Orizzonti srl ha introdotto fin dal 1982 le strumentazioni informatiche nelle attività aziendali per la parte contabile/amministrativa. In seguito è stata evidente l’esigenza di un sistema in rete per far dialogare i Tour Operator e le agenzie di viaggio. Nel frattempo la diffusione di internet ha reso possibile ad ogni Tour Operator la creazione di un sito operativo, dove vendere direttamente pacchetti turistici. Come nel caso di molte imprese del settore turistico, Orizzonti srl effettua in proprio le attività di formazione del personale neo-assunto e di aggiornamento di quello già occupato. Ai neo assunti in genere viene fornito subito, quando manca, il necessario livello di conoscenza dei più utilizzati software (word, excel, powerpoint) affiancando ad essi personale esperto. In ogni caso la formazione viene assolta con personale dell’organigramma aziendale già formato. Per quanto riguarda invece la Federazione Italiana Tennis, ente che ha come fine ultimo la regolamentazione, lo sviluppo, la promozione e l’organizzazione delle manifestazioni del tennis in Italia, l’impatto delle nuove tecnologie è stato lento, ma evidente. Nel 2001 è stato inaugurato il sito internet della Federazione, il cui numero di visitatori si aggira oggi sui 2000 al giorno. Inoltre anche le altre attività interne di tipo amministrativo-contabile e quelle burocratiche sono state informatizzate. In questo contesto, la formazione erogata dalla Federazione, rivolta principalmente a maestri, istruttori, tecnici, ancora non riesce ad utilizzare appieno le nuove tecnologie. Si tende a diffondere le cognizioni d’insegnamento attraverso metodi tradizionali (formazione in aula, lezioni pratiche). Si sente comunque la necessità di migliorare il sistema formativo attraverso metodologie formative innovative. Ad esempio un metodo basato sull’e-learning sarebbe molto utile per aggiornare i contenuti teorici con semplicità e rapidità. In conclusione possiamo dire che l’indagine ha mostrato come, sia per il settore del turismo che per quello dello sport, si senta la necessità di acquisire una serie di conoscenze e competenze capaci di andare oltre la “formazione di fatto”, volta a risolvere problemi contingenti. 20 Per quanto riguarda il turismo l’offerta di formazione attuale non è in grado di fornire risposte adeguate alle esigenze del mercato in rapida e continua evoluzione. I principali fabbisogni formativi si riferiscono a due elementi. Il primo è quello dell’esigenza di un’alfabetizzazione informatica; basti pensare ad esempio, a tutto il nuovo settore del commercio elettronico, che permette alle agenzie di vendere direttamente pacchetti vacanza e che comporta tutta una serie di competenze specifiche. L’altro elemento è quello dell’esigenza di sviluppare nuove competenze trasversali ovvero di tipo relazionale-comunicativo. Più precisamente ci si riferisce a tutto il sistema delle relazioni con la clientela, in quanto diventa importante e fondamentale la capacità di stimolare l’interesse per le caratteristiche di un luogo e di saper ascoltare e comprendere i bisogni dei clienti rispondendo alle loro richieste in maniera rapida e personalizzata. Relativamente allo sport, dove le ICT sono utilizzate come strumento per fare formazione e non come oggetto della stessa, i principali fabbisogni si riferiscono alla conoscenza più approfondita delle nuove normative di carattere fiscale e legale. Inoltre c’è la necessità di figure professionali esperte di marketing e sponsorizzazioni per attività in espansione quali il “fund raising”. Anche qui occorrono dunque competenze trasversali, oltre che relative ad elementi di marketing e di economia. Per ciò che riguarda infine le metodologie e i supporti didattici, è possibile indicare alcune direzioni di intervento per rendere più rapido ed efficace il processo di inserimento delle ICT e usufruire delle loro potenzialità. Per il turismo vengono suggeriti modelli formativi basati sulla formazione on line, necessariamente integrati con momenti di formazione in aula, al fine di garantire un contatto reale tra formatore e lavoratore. Alla luce di quanto detto in precedenza è necessario non solo fornire conoscenze e sviluppare competenze sulle ICT, ma anche implementare le capacità relazionali, comunicative e decisionali dei lavoratori del settore. Per ciò che riguarda lo sport i modelli da suggerire sono quelli di una formazione a distanza basata ad esempio su cd-rom piuttosto che su l’e-learning considerando soprattutto lo scarso livello di conoscenza e diffusione delle ICT. 21 Formazione e PARI OPPORTUNITA’ Segregazione orizzontale e verticale La promozione delle politiche per le pari opportunità rappresenta una delle proposte europee prioritarie di orientamento, volte a favorire l’occupazione negli Stati Membri dell’Unione Europea. Parità tra uomini e donne che ad oggi, in particolare con riferimento al mondo del lavoro, è alquanto lontana soprattutto per l’ampio divario retributivo trai due sessi e per il tasso di disoccupazione femminile ancora maggiore di una quota percentuale rilevante rispetto a quella maschile. In particolare è nell’accesso al lavoro (segregazione orizzontale) e alla carriera (segregazione verticale) che possiamo incontrare degli ostacoli che impediscono alla donna di essere inserita nel mondo del lavoro in condizioni di parità con l’uomo. La Commissione Europea ha adottato, nel giugno del 2000, la prima ampia strategia quadro in materia di parità tra donne e uomini. Tale strategia è incentrata su cinque obiettivi che costituiscono un quadro di riferimento per lo sviluppo politico e ai quali tutte le iniziative comunitarie in materia di parità tra i sessi saranno correlate: parità nella vita economica, parità nella partecipazione al processo decisionale, parità nella vita sociale, parità nella vita civile, parità nei ruoli professionali e superamento degli stereotipi di genere. Quindi, secondo una politica di “mainstreaming” della dimensione di genere , la Commissione europea promuoverà una strategia per l’occupazione, un’analisi sulla prospettiva di genere nelle politiche dell’UE in materia di diritti umani e sulla parità nel processo di allargamento, ed infine promuoverà un equilibrio tra i generi nel processo decisionale. Questa politica di “mainstreaming”, per affermarsi, deve essere adeguatamente radicata nelle istituzioni piuttosto che dipendere, per la sua sopravvivenza, dagli sforzi di singoli individui impegnati. L’obbligo di mainstreaming della prospettiva di genere è una preziosa aggiunta alle politiche occupazionali in Europa, in particolare per il pilastro “pari opportunità” che necessita di misure per colmare i divari di genere sul mercato del lavoro. Le questioni legate alla parità tra i sessi, inoltre, compaiono anche in altre aree d’impegno: miglioramento dell’occupabilità della manodopera, incentivazione dell’imprenditorialità femminile, promozione dell’adattabilità, ossia la conciliazione famiglia-lavoro. Quanto all’occupabilità, gli Stati membri hanno aperto l’accesso a programmi attivi del mercato del lavoro alle donne che vi rientrano dopo un’assenza, così da fruire delle prestazioni di disoccupazione a causa delle loro circostanze familiari o della mancanza di un’occupazione continuativa. Nell’ambito del pilastro dell’imprenditorialità, molti Stati membri hanno definito alcune forme di programma di azioni positive per incoraggiare le donne nelle imprese, come i servizi di consulenza e informazione. Infine riguardo al pilastro dell’adattabilità, esso non è molto avanzato, poiché rare sono state le analisi di genere. Fatta questa premessa, nell’ambito delle politiche occupazionali, la Commissione ha elaborato raccomandazioni rivolte a ciascuno Stato membro. Negli orientamenti del 2001 per l’occupazione, sottoscritti dal Consiglio Europeo di Nizza, l’elemento di mainstream è stato rafforzato. Gli Stati membri sono impegnati a sviluppare procedure più efficaci di consultazione degli organismi preposti al monitoraggio delle pari opportunità, di valutazione dell’impatto che le misure nell’ambito di 22 ciascun orientamento esercitano sul genere e di sviluppo di indicatori per misurare i progressi compiuti verso la parità dei sessi. La promozione della parità nel processo di allargamento è un altro degli obiettivi degli organi governativi dell’Unione Europea. Nella riunione di Nizza, nel dicembre 2000, il Consiglio Europeo ha ribadito l’importanza storica dell’allargamento, il cui successo dipenderà, tra l’altro, dalla capacità dei paesi candidati di adottare il modello sociale europeo con il suo impegno nei confronti della parità dei sessi e delle pari opportunità. Inoltre, in una democrazia, la partecipazione al processo decisionale è una delle priorità fondamentali identificate dalla strategia quadro in materia di parità tra donne e uomini. Nel 2000, il quarto programma di azione ha finanziato diversi progetti transnazionali a promozione dell’equilibrio tra i generi nel processo decisionale. Il numero delle donne in posizioni decisionali aumenta costantemente nella Commissione e nelle altre istituzioni Europee, così come a livello delle istituzioni dei singoli Stati membri. Tuttavia si sente la necessità di misure e attività specifiche volte a favorire la parità di generi nel processo decisionale e quindi bisogna prevedere quote ufficiali o informali, sistemi di alternanza tra i generi sulle liste elettorali e nei comitati governativi, attività di sensibilizzazione e misure atte ad agevolare la conciliazione dell’attività politica e della vita familiare. Dopo l’analisi della bibliografia e lo studio dei progetti comunitari in materia di pari opportunità, i partner Acram e Sida hanno predisposto un questionario di rilevazione per le imprese operanti nelle Marche e in Lombardia. Il questionario verteva sugli aspetti culturali e sull’analisi dei fabbisogni formativi legati alle pari opportunità. Per ogni sistema regionale sono state individuate alcune realtà aziendali significative quali “casi eccellenti”, le aziende sono state scelte a campione in base a requisiti di sensibilità espressa per la tematica e di significatività del numero di dipendenti. Le imprese scelte sono state 9, 5 per le Marche e 4 per la Lombardia. I risultati raccolti hanno mostrato come per sei aziende su nove esista il problema delle pari opportunità nel mercato del lavoro. Per la maggior parte delle aziende il divario pari opportunità è più forte sul piano dei ruoli professionali, a seguire sulla vita economica e infine sull’ambito dei processi decisionali. E’ da sottolineare che nel settore dei servizi più che negli altri settori, il personale femminile svolge la funzione di quadro o dirigente. Per quanto riguarda la formazione rivolta al personale femminile, solo quattro aziende su nove hanno realizzato percorsi formativi dedicati. Fra gli argomenti dei corsi vengono trattate tematiche riguardanti l’addestramento alle nuove tecnologie informatiche, l’uso delle nuove tecniche di lavoro, l’aggiornamento sulle normative, l’apprendimento delle lingue straniere, la formazione commerciale. Gli strumenti sono lezioni frontali, seminari tematici ed internet. I finanziamenti provengono da fondi europei, regionali e nazionali. Ben cinque aziende su nove non prevedono investimenti sulla formazione per facilitare l’inserimento del personale femminile, dato non incoraggiante sul fronte della cultura d’impresa e neanche su quello delle pari opportunità. Infatti mentre c’è molta più disponibilità a creare infrastrutture in azienda per agevolare il “tempo lavorativo delle madri” - addirittura una grande azienda ha già all’interno un servizio di baby sitting – la formazione in chiave di crescita è ancora non prioritaria rispetto alle altre esigenze. 23 Dopo la panoramica sull’analisi dei fabbisogni formativi in tema di pari opportunità e sulla posizione assunta dagli organi comunitari, si è visto cosa, in concreto, si possa fare per promuovere la parità di trattamento tra uomo e donna. Il part-time è uno strumento di agevolazione poiché garantisce una maggiore flessibilità di orario alla donna che lavora. Poi si possono citare le strutture di baby-sitting e dopo-scuola. Infine vengono proposte anche strutture di organizzazione di servizi: molte donne richiedono spesa on-line, agenzie per la ricerca di personale domestico referenziato, agevolazioni economiche, mezzi di trasporto più efficienti, sostegno alle madri sole. Rilevante è stata la modifica dell’art. 51 della Costituzione, a cui è stato aggiunto il seguente periodo: “La Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”. Si tratta di poche parole ma significative, aprono la strada a quella uguaglianza sostanziale tra uomini e donne che non si è ancora concretizzata. In chiusura riassumiamo le attività su cui lavorerà la Commissione Europea nei cinque settori d’intervento: a) Vita economica: • rafforzare la dimensione delle pari opportunità nella strategia europea per l’occupazione • incentivare l’uso dei fondi strutturali a favore della pari opportunità tra donne e uomini • elaborare strategie per favorire l’inserimento della dimensione della parità tra i sesi in tutte le politiche comunitarie che esercitano un impatto sulla situazione delle donne nell’economia. b) Partecipazione e rappresentanza in condizioni di parità: • migliorare l’equilibrio tra uomini e donne nel processo decisionale politico, economico e sociale • migliorare l’equilibrio tra i sessi nella Commissione. c) Diritti sociali: • monitorare la legislazione comunitaria in campo sociale e migliorarne la conoscenza • controllare l’inserimento della dimensione delle pari opportunità nell’elaborazione, attuazione e valutazione di politiche e attività comunitarie che influiscono sulla vita quotidiana delle persone. d) Vita civile: • monitorare la legislazione e la giurisprudenza comunitaria sulla parità di trattamento tra donne e uomini, proponendo anche nuove normative • promuovere i diritti delle donne come diritti umani • combattere la violenza a sfondo sessuale e la tratta delle persone a scopo di sfruttamento sessuale. e) Evoluzione dei ruoli e superamento degli stereotipi: • richiamare l’attenzione sulla tematica uomo-donna • superare gli stereotipi legati al genere all’interno delle politiche comunitarie interessate e per mezzo delle stesse. 24 Formazione e FIGURE PROFESSIONALI RICHIESTE NELL’AMBITO DELLE NUOVE TECNOLOGIE, RISPETTO AD ALTRI AMBITI E NUOVE FORME DI ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO Uno dei temi centrali del progetto ha riguardato le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT), focalizzandosi, in particolare, su come esse stiano cambiando il mondo del lavoro, soprattutto per quel che riguarda le esigenze di riqualificazione o acquisizione di nuove competenze e ruoli professionali nelle PMI e nelle microimprese italiane. In effetti, il ridisegno delle professionalità secondo i bisogni che emergono continuamente dall’ICT e dalle sue rapide evoluzioni, esige una nuova formazione permanente, nella quale l’ICT gioca un duplice ruolo di contenuto e strumento; infatti, l’ICT può essere oggetto di percorsi formativi specifici, ma può anche costituire uno strumento trasversale per realizzare ambienti di apprendimento virtuali. Dall’indagine sulle nuove competenze ICT e sui fabbisogni formativi realizzata da Poliedra in alcune PMI della Lombardia, emerge una necessità molto chiara riassumibile in due concetti chiave:integrazione e strategia. L’integrazione rimanda ad una sinergia tra competenze tecnologiche, gestionali e relazionali; la strategia si riferisce ad una visione mirata che guidi l’innovazione ICT rispetto agli obiettivi economici e di mercato che l’azienda vuole o deve perseguire. All’interno del progetto “InFormAzione” lo skill shortage (cioè la mancanza di professionalità qualificate) ha rappresentato uno dei temi principali d’indagine; a questo scopo è stata effettuata un’analisi comparativa di alcuni tra gli studi più significativi quali: il progetto Adapt Chirone, il rapporto 2002 Federcomin “Occupazione e Formazione nell’ICT” e la ricerca Formaper 2000 “La domanda di competenze nell’Information & Communication Technology da parte delle piccole imprese”. Le informazioni così ricavate hanno messo in evidenza la necessità di nuove competenze sia tecniche che strategiche e gestionali. Le competenze tecniche più richieste riguardano lo sviluppo di architetture ICT, di infrastrutture hardware e software, di sistemi informatici di sicurezza e della loro gestione, di realizzazione di applicativi; l’area delle professioni considerata è quella attiva nelle hardware/software house e nelle società di consulenza operanti nei settori ICT. A fronte di una significativa domanda di risorse con competenze tecniche/ tecnologiche, risulta che oltre un terzo degli skill indicati come rilevanti e richiesti, non è di tipo tecnico, ma riguarda la capacità di risolvere problemi, di comunicare in modo efficace, di analizzare le situazioni, la flessibilità e la rapidità d’apprendimento. Tali skill implicano l’acquisizione di competenze creative, comportamentali ed organizzative, fondamentali per chi elabora contenuti e servizi in ambito ICT. Per ciò che riguarda più da vicino le PMI, il cui core business non è costituito dalle nuove tecnologie dell’informazione, c’è da dire che spesso l’innovazione ICT è stata introdotta e gestita da società esterne in outsourcing. Tali società, competenti sotto il profilo tecnologico, non sono sempre state in grado di sviluppare una visione mirata di come una PMI possa e debba sviluppare un utilizzo efficace dell’innovazione rispetto al mercato. Da questo punto di vista, emerge come particolarmente rilevante nelle PMI la necessità di acquisire 25 competenze strategiche; queste ultime hanno cioè bisogno di figure d’interfaccia in grado di valutare e gestire le innovazioni ICT rispetto al mercato e alla propria organizzazione. Anche Formaper ha rilevato come in riferimento alle competenze informatiche di base, siano stati fatti passi da gigante, grazie agli interventi per l’alfabetizzazione informatica del Fondo Sociale Europeo; rimangono invece piuttosto critiche le cosiddette competenze “strategiche”. Ma quali sono effettivamente , queste competenze e soprattutto come si può tradurre questa necessità in proposte e percorsi formativi validi per le piccole, medie e microimprese? Poliedra ha raccolto idee e stimoli interessanti, intervistando alcuni titolari e manager di PMI di Milano e provincia. Sono emerse due tipologie di esigenze: una riguardante il metodo formativo, l’altro i contenuti a supporto della riqualificazione delle competenze. Per quanto riguarda le osservazioni di metodo, è risultato che la formazione aziendale, per essere percepita dalle aziende come utile ed importante, dovrebbe essere: • attenta alle esigenze specifiche delle aziende; • flessibile e personalizzabile; • breve, ma continua; • progettata, per certi contesti, come coaching aziendale. Inoltre nei confronti dell’e-learning, l’atteggiamento è stato duplice: dubbi e perplessità nella maggior parte dei casi, ma anche interesse e curiosità; chi mostrava scetticismo, associava questa metodologia alla parola “spersonalizzazione”, ammettendo però di non conoscere a fondo questo nuovo metodo di formazione. Gli altri, hanno individuato nella flessibilità, nella versatilità e nell’interattività le qualità principali dell’ e –learning. Per quanto riguarda i contenuti, l’esigenza fondamentale è quella di riqualificazione delle competenze già presenti in azienda; c’è comunque la già discussa esigenza di sviluppare competenze di tipo strategico a supporto delle scelte informatiche da operare. E’ necessario, quindi, dotarsi di figure capaci di leggere l’organizzazione, di operare attente analisi economiche sul ritorno degli investimenti, conoscendo al contempo le innovazioni tecnologiche disponibili e i vantaggi di tipo gestionale che tali innovazioni possono portare. Sempre più cruciali risultano però, le competenze tecniche “avanzate” e quelle gestionali; è fondamentale saper scegliere le modalità gestionali più coerenti con le nuove logiche inevitabilmente introdotte con l’ICT. Per ciò che riguarda la fase applicativa del progetto, c’è stata la sperimentazione di un percorso formativo a distanza; il percorso intitolato “ Esperienze, modelli e strumenti innovativi di formazione sulle nuove tecnologie di informazione e comunicazione (ICT)”. Tale percorso è stato organizzato in cinque incontri FaD, accompagnati da un seminario informativo su “Nuove tecnologie e PMI: impatti e opportunità, competenze e formazione”. I destinatari erano 12 formatori esperti di orientamento professionale e di gestione di risorse umane. Da un punto di vista tecnologico, Poliedra (l’ente che ha promosso il percorso formativo sperimentale) ha utilizzato i servizi riservati del sito del progetto “InFormAzione”. Tale soluzione è stata adottata per contenere i costi, preservando la qualità di tutti i servizi di supporto. I servizi di supporto ai percorsi di apprendimento a distanza, costituiscono uno degli elementi vincenti, di 26 differenziazione. Questi servizi sono: la community internet (forum, chat, bacheche) e gli archivi organizzati per temi e sottotemi. Tali servizi potrebbero essere facilmente integrabili con il sito aziendale e/o con il portale di settore. In effetti, il successo delle esercitazioni sopra citate ha confermato quello che anche le PMI intervistate da Poliedra avevano ribadito a più riprese, ossia l’importanza, se di e-learning si tratta: • di imparare facendo (learning by doing), utilizzando gli ambienti virtuali in modo interattivo; • di usufruire di una reale flessibilità, sostenendo, implicitamente, la preferenza per momenti asincroni, ancorché inanimati, rispetto a quelli sincroni che vincolano maggiormente il partecipante; insomma meglio i forum che le chat, ad esempio. Un fattore imprescindibile emerso dalle interviste e dalle ricerche, è l’integrazione tra attività formativa e processi aziendali; quest’ultima si può realizzare attraverso l’adozione di una formazione “applicativa”, che si concentri su due elementi fondamentali: • l’analisi, insieme con gli stessi partecipanti, dei loro specifici contesti aziendali operativi; • la costruzione di strumenti pratici che favoriscano non solo l’acquisizione dei contenuti, ma anche la loro rapida applicazione sul lavoro. Ma cosa significa realizzare una formazione più vicina ai processi di lavoro? Una formazione efficace e ad hoc per le PMI è opportuno che utilizzi diversi metodi. Usare approcci, strumenti e canali diversi, infatti, consente di aumentare sia la flessibilità del percorso formativo sia l’impatto dei processi di apprendimento in azienda. Quindi un percorso ottimale dal punto di vista dell’efficacia e dell’efficienza si compone di formazione in aula, formazione on-line e formazione sul campo. Sintetizziamo alcuni tratti fondamentali di queste tre modalità formative. La formazione in aula percepita dalle aziende come momento imprescindibile è, in effetti, difficilmente sostituibile soprattutto per sviluppare quelle che sono le dinamiche di gruppo e di apprendimento individuale. La formazione a distanza è funzionale per il raggiungimento di obiettivi di contenuto e di comunicazione. Infatti, da un lato permette la comunicazione tra persone in momenti e in sedi diverse, dall’altro permette di trasferire un contenuto specifico in maniera rapida ed efficace. Gli interventi on-line devono però essere ben strutturati, dovrebbero comporsi di moduli brevi e cadenzati nel tempo. Strumenti preziosi risultano poi essere le comunità virtuali, anche se create per brevi periodi. La formazione sul campo si sta rivelando uno dei metodi più efficaci, specialmente in situazioni in cui i tempi a disposizione per la formazione sono in diminuzione mentre è in aumento la necessità di formazione mirata. Inoltre grazie ad essa, si innescano processi di apprendimento continuo, che spesso proseguono anche una volta terminato il percorso di formazione. Per ottenere risultati efficaci l’ideale sarebbe accompagnare la formazione sul campo alla formazione on-line e all’utilizzo di comunità virtuali, ottenendo anche una notevole riduzione dei costi di entrambe le formazioni. Ma in un percorso di questo tipo, che ruolo gioca il docente? Il docente assume un ruolo cruciale: ancor più che in passato egli diventa l’attivatore e il facilitatore dei processi di apprendimento. Quindi tra le sue responsabilità c’è quella di fornire i 27 metodi di lettura del proprio contesto e gli strumenti per poter alimentare il proprio apprendimento. Ovviamente, però, il docente rimane il responsabile del trasferimento dei contenuti specifici. Per questo in diversi casi, può essere utile prevedere momenti di codocenza, in cui il docente esperto dei contenuti viene affiancato da un esperto di apprendimento. 28