Presentazione Quintieri-Giovannetti

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Presentazione Quintieri-Giovannetti
Giorgia Giovannetti e Beniamino Quintieri
“Globalizzazione, Specializzazione produttiva e
mercato del lavoro: verso un nuovo welfare”
organizzato dalla fondazione Manlio Masi e dal
CNEL
(variazioni percentuali in volume)
13
12
11
10
Crescita Pil mondiale
media 1996-05
Crescita commercio mondiale
media 1996-05
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
1996
(1) Stime e previsioni
1997
1998
1999
2000
2001
Scambi di merci e servizi
Fonte: elaborazioni Ice su dati Fondo monetario internazionale
2002
2003
Prodotto interno lordo (Pil)
2004
2005
2006 (1)
2007 (1)
• Lo sfruttamento delle opportunità offerte
dalla globalizzazione implica aggiustamenti
• Questi aggiustamenti possono essere fra
settori e all’interno dei settori
• Sono costosi
• Implicano “vincitori” e “vinti”
• Per questo la globalizzazione “preoccupa”
• Ci concentriamo sui paesi industrializzati
Importazioni mondiali di inputs intermedi
(composizione percentuale)
100%
90%
80%
51,7
70%
Prodotti semifiniti
Prodotti semifiniti
46,4
60%
50%
40%
28,1
30%
Parti e componenti
Parti e componenti
34,1
20%
10%
20,2
Materie prime
Materie prime
0%
1992
2003
19,5
La globalizzazione (insieme al progresso tecnologico) ha
indotto
• cambiamenti nella specializzazione settoriale verso
settori a maggiore intensità di capitale e/o lavoro
specializzato.
• Cambiamenti all’interno dei settori, a causa dell’
abbandono di prodotti ad elevata intensità di lavoro non
qualificato e della ricerca di prodotti di qualità superiore,
che utilizzano manodopera più qualificata
• “outsourcing”, i.e. utilizzo di fattori della produzione su
scala internazionale
• Incremento del numero di servizi commerciabili. Molti
più servizi sono ora “commerciabili” o addirittura si può
spostare la produzione all’estero (“offshoring”)
•
•
•
Incremento della produzione di beni a maggiore intensità
di capitale umano e fisico, di cui i paesi industrializzati
abbondano.
Maggiore utilizzo di lavoro qualificato rispetto a quello
non qualificato. A questo ribilanciamento contribuiscono
sia le importazioni di beni a basso costo che la
delocalizzazione di fasi produttive e l’immigrazione.
Una conseguenza attesa della riduzione dei salari e/o
dell’occupazione di alcune categorie di lavoratori è una
riduzione della quota di lavoro sul PIL
Nel settore manufatturiero
• Riduzione dei salari dei lavoratori non qualificati,
• rafforzata dal minor potere contrattuale dei sindacati nel mercato integrato (gli
indicatori di globalizzazione sono negativamente correlati con il potere
sindacale e con il grado di sindacalizzazione) ....
• e dal flusso di lavoratori immigrati, che, almeno in parte, sostituiscono alcune
forme di delocalizzazione
• Perdita di posti di lavoro nell’industria manufatturiera -in particolare nei
settori tradizionali, tessili, abbigliamento, calzature etc- maggiore rispetto ai
servizi
Nei servizi, il fattore cruciale non è la specializzazione, ma il grado di
commerciabilità del servizio.
• Conta la misura in cui il servizio può essere “servito a distanza” (non i taxi, si
la contabilità, ma anche le radiografie)
• Gli aggiustamenti fra settori implicano che
alcuni settori si restringano (es. tessili.,
calzature) e licenzino lavoratori mentre altri
aumentino il proprio peso (es. farmaceutica) e
l’occupazione.
• Gli aggiustamenti all’interno dei settori
implicano riorganizzazione (a volte all’interno
delle imprese)
L’Italia è un paese specializzato nella produzione ed
esportazione di manufatti “tradizionali”
Settori tradizionali
(Quota del valore aggiunto e dell'occupazione sul m anifatturiero 2004)
25
20
15
10
5
0
Germania
UE
Valore aggiunto
Fonte: Eurostat
Italia
Spagna
Francia
Occupazione
UK
• Nella media degli ultimi dieci anni, la quota
dei settori tradizionali sul valore aggiunto
manufatturiero in Italia è il 14%, il doppio
della UE e circa tre volte quella di
Germania, Francia e Regno Unito. Anche
gli occupati sono concentrati nei settori
tradizionali
• Ha una specializzazione “anomala” che
persiste nel tempo
E’ specializzata nei settori tradizionali... (indice di
Balassa)
2005
A lim e n ta r i e b e v a n d e
T e s s ile e a b b ig lia m e n t o
C a lz a t u r e
C u o io e p r o d o t t i in c u o io
L e g n o e p r o d o tti in le g n o
C a r ta e a r tic o li in c a r ta
P r o d o tti p e tr o life r i r a ffin a ti
P r o d o tti c h im ic i e fa r m a c e u tic i
P r o d o tti in g o m m a e in m a te r ie p la s tic h e
V e t r o e C e r a m ic h e
M e ta llu r g ia
M e c c a n ic a
IC T
S tr u m e n ti m e d ic a li e d i p r e c is io n e
A u to v e ic o li
A ltr i m e z z i d i tr a s p o r to
M o b ili e a r r e d o
G io ie lle r ia
A ltr i m a n u fa tti
0 .0 1
0 .3 3
0 .5 8
0 .6 0
- 0 .3 5
- 0 .0 9
0 .0 6
- 0 .1 4
0 .1 6
0 .4 4
0 .0 7
0 .3 5
- 0 .6 8
- 0 .2 8
- 0 .2 0
- 0 .1 3
0 .4 5
0 .3 6
- 0 .1 4
Ha una specializzazione molto più simile a
quella dei paesi emergenti che a quella degli
altri paesi industrializzati
Alimentari e bevande
Tessile e abbigliamento
Calzature
Cuoio e prodotti in cuoio
Vetro e ceramiche
Mobili e arredo
Gioielleria
ITA FRA GER SPA UK USA JAP CINA INDIA BRA
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
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+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
+
Q U O T E D I M E R C A T O D E L L 'I T A L I A
V ar. ass.
1998
2005
1998 - 2005
A lim e n ta ri e b e v a n d e
4 ,0
4 ,2
0 ,2
T e s s ile e a b b ig lia m e n to
8 ,0
6 ,7
- 1 ,3
1 6 ,8
1 3 ,0
- 3 ,8
P ro d o tti c h im ic i, fib re s in te tic h e e a rtific ia li
3 ,7
3 ,4
- 0 ,3
P ro d o tti in g o m m a e m a te rie p la s tic h e
6 ,9
6 ,0
- 0 ,9
1 3 ,1
1 0 ,1
- 3 ,0
M e ta llo e p ro d o tti in m e ta llo
4 ,8
4 ,7
- 0 ,1
M e c c a n ic a , e le ttro d o m e s tic i
1 0 ,3
9 ,1
- 1 ,2
P ro d o tti d e ll'IC T , e le ttro te c n ic a , s tru m e n ti d i p re c is io n e
2 ,1
1 ,6
- 0 ,5
M e z z i d i tra s p o rto
3 ,7
3 ,2
- 0 ,5
M o b ili e a p p a re c c h i d i illu m in a z io n e
1 4 ,5
1 0 ,1
- 4 ,4
G io ie lle ria
2 3 ,3
1 4 ,3
- 9 ,0
C a lz a tu re
V e tro , c e ra m ic a , m a te ria li n o n m e ta llic i p e r l'e d iliz ia
• La sostanziale staticità della specializzazione
settoriale non implica incapacità di reazione
alla nuova situazione internazionale.
• All’interno dei settori produttivi italiani, hanno
avuto luogo importanti processi di
cambiamento:
– delocalizzazione di fasi di lavoro a basso valore
aggiunto
– upgrading qualitativo dei beni prodotti, soprattutto
nei settori tradizionali e sui mercati UE
• l’indice di “delocalizzazione in senso
stretto”, vale a dire la delocalizzazione
all’interno del settore di attività, è
maggiore di quello generale;
• la delocalizzazione è quindi il fattore
primario nella sostituzione di input di
origine interna con input importati
Indici di delocalizzazione internazionale
tassi di crescita 1995-2003
M e c c a n ic a
M a c c h in e e d a pp a re c c h i e le t t ric i
S t ru m e n t i m e d ic i e di p re c is io n e
TO T A LE
Delocalizzazione in senso stretto
A lim e n t a ri e be v a nd e
Delocalizzazione
P ro d o t ti t e s s ili
M e t a lli e lo ro le g h e
P ro do t t i c h im ic i
C u o io e c a lz a t ure
A lt ri m e z z i d i t ra s p o rt o
M a c h ine p e r u f f ic io e d e la bo ra t o ri
C o ke e pe t ro lio
A bb ig lia m e nt o
0
2
4
6
8
10
12
14
16
• In assenza di delocalizzazione si sarebbe probabilmente
registrata una perdita di posti di lavoro, dovuta a
spiazzamento e alla possibile uscita di alcune (molte)
imprese dei settori tradizionali dal mercato .
• La delocalizzazione di fasi produttive a basso valore
aggiunto e l’upgrading qualitativo non hanno spinto
l’economia italiana verso settori a maggiore intensità di
lavoro qualificato e/o di capitale, ma di fatto hanno
prodotto effetti simili, in quanto hanno aumentato il
fabbisogno relativo di lavoro qualificato rispetto a
quello non specializzato.
• comune alla maggior parte dei paesi dell’Europa
Continentale,
• dovuto ad uno spostamento di lavoratori dall’industria verso i
servizi, caratterizzati da un livello più basso della quota
lavoro.
• Fra il 1977 e il 2003 la quota lavoro è diminuita di circa il 13
%: il 40% è spiegato dal mutamento della composizione
settoriale del PIL, la parte restante dalle variazioni della quota
lavoro all’interno dei singoli settori.
• La caduta del settore manifatturiero da sola è sufficiente a
determinare un calo superiore all’8% della quota lavoro,
mentre la (leggera) caduta della quota lavoro all’interno di
tale settore ha un impatto trascurabile sull’andamento
aggregato
Evoluzione della quota di lavoro nel business sector,
effettiva e con pesi settoriali costanti
70
65
Labor Share, adjusted
60
Labor Share, adjusted, average
weights
55
50
1965
1970
1975
1980
1985
1990
1995
2000
2005
• I settori tradizionali, maggiormente interessati a
fenomeni di delocalizzazione, non hanno concorso
a determinare lo spostamento a favore dei redditi
da capitale registrato negli ultimi venti anni in
Italia.
• Questo andamento potrebbe sottendere ad un
upgrading qualitativo dei prodotti tradizionali
italiani (mansioni più specializzate, salari
maggiori, peso maggiore sul PIL)
• Il rapporto fra impiegati e il totale dei
dipendenti (dirigenti, impiegati e operai)
cresce in tutti i settori tradizionali
• Crescita più pronunciata nel tessile.
• Questo dato può essere interpretato come un
possibile indizio di skill upgrading.
• Anche dati a livello di impresa (ricerca
CER-ICE) indicano skill più elevati per le
imprese che delocalizzano
• così come l’Italia è riuscita a mantenere quote di
mercato rilevanti in alcuni settori manufatturieri
tradizionali, considerati molto soggetti alla
concorrenza, allo stesso modo i lavoratori occupati
in questi settori sono riusciti a “difendere” i propri
salari.
• Anche in questo caso, una delle possibili
spiegazioni può essere la capacità dei settori
tradizionali di puntare su un upgrading qualitativo
dei propri prodotti, anche grazie al know how
specifico della forza lavoro (che rende più costosi
gli spostamenti)
• I vincitori e i perdenti potrebbero essere diversi
da quelli indicati dalla teoria tradizionale
(rigidità, mobilità delle idee, tasks)
• Possono vincere i paesi e perdere i singoli (non
necessariamente low skill)
• Una buona governance deve assicurare i
cambiamenti necessari per cogliere le
opportunità della globalizzazione
• E’ ragionevole diversificare i rischi
(assicurazione sociale)