newsletter 23-2015

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NOTIZIE DALL’EUROPA E DAL MONDO
IL CORAGGIO HAWAIANO CONTRO LA DUPONT
Il colosso biotecnologico DuPont-Pioneer ha dovuto risarcire 15 persone
appartenenti alla comunità di Wimea, nell'isola hawaiana di Kauai, di 500.000
dollari a causa dei seri problemi di salute riscontrati dopo l'esposizione
continuativa a un' estesa e tossica massa di polveri chimiche, prodotta
dall'azienda, nel corso delle numerose attività di sperimentazioni di ingegneria
genetica condotte sui semi.
Questa è solo l'ultima delle numerose vittorie conquistate dalla popolazione locale contro
una delle sei più potenti aziende sementiere del mondo (DUPONT-PIONEER, SYNGENTA,
MONSANTO, DOW, BASF e BAYER).
Molte
di
queste
aziende,
insediatesi prepotentemente nell'isola senza
alcun rispetto della salute della gente locale,
da tempo testano e piantano in questo
territorio
semi
modificati
mediante
tecniche di ingegneria genetica prima di
esportarli verso luoghi come lo stato
statunitense Iowa, dove vengono venduti agli
agricoltori e al resto del mondo.
Come mostra la foto, i campi presentano un
rivestimento rosso dovuto ai pesticidi che
periodicamente vengono distribuiti sui terreni
dalla DuPoint-Pioneer. La polvere che viene liberata nell'aria e che si deposita sulle case e
sui campi obbliga la popolazione a restare segregata in casa con le finestre chiuse.
Per anni, gli abitanti hanno subito questo vile trattamento sfociato finalmente in un
processo che ha dato ragione agli hawaiani. Gli avvocati credono molto fiduciosamente che
altri risarcimenti si potranno ottenere in futuro continuando a lottare, nonostante non sia
per niente quantificabile in termini economici la mole dei gravi problemi di salute che si
sono registrati: tra questi, lesioni cancerose, effetti tossici sull'apparato
riproduttivo, difetti alla nascita, distruzione del sistema immunitario, nervoso ed
endocrino, danni epatici.
La DuPont-Pioneer espone la popolazione di Waimea a una concentrazione di pesticidi
da sei a otto volte superiore rispetto a quella usata sull'intera isola e in alcuni casi,
queste sostanze chimiche vengono somministrate sulle colture sperimentali, derivanti dalla
crescita dei semi ingegneristicamente modificati, con una frequenza 15 volte superiore
nel corso dell'anno.
Dall'altra parte della città, invece, si è insediato, invece, un altro colosso, Syngenta che
intossica, nella stessa misura, la comunità locale: in particolare, i bambini che frequentano
la Waimea Canyon Middle School. Gli insegnanti di questa scuola, stanchi della persistente
esposizione a questi prodotti così altamente tossici, si sono fatti sentire presentando
diverse petizioni agli enti pubblici federali e denunciando testardamente l'uso disinvolto di
pesticidi dannosi per il cervello.
Nel 2013 gli abitanti di Kauai sono riusciti a far approvare una legge che vieta l'utilizzo di
questi pesticidi pericolosi nelle aree più esposte, realizzando, in aggiunta, un testo molto
esauriente su come questi pesticidi venivano usati. Le aziende Dow, DuPont-Pioneer e
Syngenta hanno risposto prontamente citando in giudizio la Contea di Kauai.
All'inizio di questo mese, inoltre, in occasione dell'incontro annuale tra tutti gli azionisti
della svizzera Syngenta, con grande coraggio, alcuni rappresentanti della comunità locale
dell'isola hanno raggiunto la Svizzera per discutere dei soprusi subiti al fine di tutelare gli
interessi della popolazione hawaiana. Come racconta Gary Hooser, un consigliere della
contea: "Il mio messaggio è stato chiaro e inequivocabile. Ho chiesto loro di
ritirare la causa legale contro la Contea di Kauai, di onorare e rispettare le leggi
hawaiane e di offrire alla comunità del posto lo stesso rispetto e la stessa
protezione che offrono alla popolazione della loro terra, la Svizzera".
La delegazione hawaiana, ovviamente, non è stata ben accolta: contro di loro si è alzata
una barricata di armi della sicurezza svizzera oltre che il muro dell'indifferenza
dell'amministratore delegato della Syngenta. Nonostante questo ostico benvenuto, Hooser
è riuscito a condividere poche parole del suo messaggio direttamente con gli azionisti sul
grande schermo intercettando il pensiero del grande movimento globale di persone che
lottano per rivendicare protezione dai pesticidi altamente nocivi.
(da Bio@gricultura Notizie di AIAB - maggio 2015)
EXPO, UN PARCO DIVERTIMENTI DEL CIBO SENZA CONTENUTI
All'Esposizione universale il tema della biodiversità è (letteralmente) relegato in
fondo, quando dovrebbe essere al centro, all'incrocio tra decumano e cardo. Dove
non c'è niente: l'agricoltura odierna è piena di contraddizioni e questioni aperte dalla dipendenza dal petrolio al flagello dei cambiamenti climatici, dall'uso degli oli
idrogenati al land grabbing- che però non hanno spazio nei 100 ettari di padiglioni.
Fedeli al principio che per parlare
seriamente
delle
cose
bisogna
vederle da vicino, una domenica di
maggio siamo stati a Expo 2015.
Qualche ora non basta per predire come
andranno sei mesi di manifestazione, ma
alcune
idee
ce
le
siamo
fatte.
Tralasciamo tutto quello che sappiamo
del prima (corruzione, appalti, consumo
di suolo, precarietà), dandolo per
assodato (e su queste pagine ne
abbiamo
scritto
abbondantemente).
Tralasciamo anche i ritardi e tutte le altre
difficoltà “logistiche” -come l’assenza di un parcheggio per le bici- di cui si trova ampia
letteratura sui media.
Concentriamoci piuttosto sull’Esposizione, ovvero quel milione di metri quadri su cui
sorgono i vari padiglioni. Come si vive uno spazio del genere? La visita a Expo è una lunga
camminata -e faticosa: bisogna essere allenati- da un punto all’altro del sito: dopo aver
speso 39 euro (senza contare il trasporto) e avendo a disposizione una giornata per
coprire i 100 ettari (senza panchine) in fretta prevale l’approccio che ricorda quello che si
ha nei parchi divertimento. C’è la fila, la giornata non è poi così lunga, ci sono tante cose.
Il visitatore si aggira, un po’ bulimico, alla ricerca dei padiglioni più attraenti. Ecco perché
ad esempio ha tanto successo il padiglione brasiliano, quello con la rete su cui saltare.
Oppure attrae tanto la fontana di fronte alla struttura statunitense (e pensare che alla fine
le famose vie d’acqua, con tutta la loro vicenda, servivano per giochi come questo...).
Le multinazionali - da McDonald’s a Ferrero - sono onnipresenti.
Il visitatore si aggira alla ricerca, sostanzialmente, di cibo e attrazioni curiose. Non ha
molte alternative, non ci si può fermare. In questa specie di spazio (per parafrasare
Georges Perec) che è l’Expo di Milano, così vasto e frenetico, non c’è spazio per i
contenuti.
L’agricoltura odierna è piena di contraddizioni e questioni aperte, come la
dipendenza dal petrolio, la rivoluzione degli oli idrogenati, il flagello dei cambiamenti
climatici, la perdita di biodiversità, il land grabbing. Al mondo ci sono un miliardo di ettari
di terreni fertili, coltivati da un miliardo di persone che sfamano gli oltre 7 che abitano il
pianeta. Quei contadini, per la maggior parte, sono malnutriti.
Poi ci sono un miliardo di obesi, un miliardo di tonnellate di cereali prodotti per
l’alimentazione umana e altrettante per quella animale e per le agroenergie. Il mondo
affronta la sfida della “capacità portante” e della resilienza in un pianeta fatto di città. La
tecnologia -a partire dagli ogm- è un mito, così come è un mito il “modello” italiano: il
nostro Paese in realtà importa il 65% del grano tenero e il 30% del grano duro, il 20% del
mais, il 24% della carne e il 60% del pesce.
Per tutto questo, nel parco divertimenti del cibo, non c’è spazio. Fisicamente, nel senso
stretto del termine. Fanno eccezione Cascina Triulza, dove sta la società civile, e il
padiglione di Slow Food, dedicato interamente alla biodiversità, che purtroppo è relegato
in fondo, quando dovrebbe essere al centro, all’incrocio tra decumano e cardo. Dove
invece non c’è niente, letteralmente. Il contesto determina la nostra capacità di veicolare
contenuti. Se si decide di occuparsi dell’importante tema della nutrizione -cosa di per sé
condivisibile- ma lo si fa all’interno di un parco divertimenti, ne consegue l’impossibilità
concreta di veicolare certi contenuti. Posso organizzare un evento sportivo e auspicare che
non volino pugni. Ma un conto è un torneo di scacchi, o una partita a pallone, un conto è
un incontro di pugilato. I pugni sono insiti nell’evento.
Più in generale, dovremmmo sempre stare attenti agli spazi che utilizziamo per narrare la
sostenibilità e la giustizia. Se scegliamo un certo contesto, scegliamo anche se e come
veicolare contenuti. Se uso Twitter o Facebook, è inevitabile parlare per slogan da pochi
caratteri. E certamente le scelte pregiudiziali e preconcette strappano applausi, voti, likes.
Ma la libertà appartiene a chi ha il coraggio di scegliere di volta in volta quel che ritiene più
giusto, argomentando nei tempi e nei modi più coerenti, date le circostanze. Anche se non
va più di moda.
(da Altreconomia - giugno 2015)
Messaggio di don Albino Bizzotto dopo il suo digiuno, in relazione
all’ Appello inviato ai Candidati alla Presidenza della Regione
Veneto
Care e cari,
mi sono interrogato molto nel mio ultimo digiuno sulla situazione tumultuosa e a
grande rischio in cui ci troviamo in questo preciso momento storico, sia a livello
locale, che globale. Faccio esperienza ogni giorno di solidarietà e di iniziative
straordinarie, sia per l'accoglienza e il riconoscimento di tutti i rifiutati e i fuggitivi
buttati a mare, sia per un nuovo modo di rapportarci con Madre Terra.
Ma il nocciolo duro della sicurezza economica per mantenere i nostri privilegi
riesce ancora a bloccare ogni slancio di umanità e la necessità per tutti di
cambiamenti: illegalità, corruzione sistemica e diffusa, distruzione del territorio,
paura e rifiuto degli immigrati, ruspe per sinti e rom, rimangono nei fatti una
scelta condivisa da troppe persone, con i risultati politici che ci ritroviamo!
Eppure la lotta per la vita ha attraversato e attraversa i conflitti, i traumi e le
realtà più drammatiche di tutti i tempi, anche il nostro. La fiducia, la tenacia e
l'entusiasmo non ci vengono regalati, semplicemente camminano con noi e
procedono da dentro.
Volevo con questo pensiero esprimere un
grazie di cuore a tutti coloro, e sono tanti,
che mi hanno accompagnato e sostenuto
nel mio ultimo digiuno. Un grazie
particolare a coloro che hanno anche
condiviso l'esperienza di digiuno.
Sono ancora sorpreso e riconoscente per
la spontaneità e la determinazione di
quanti hanno continuato "oltre", più che
una fatica, il segno forte di una
esperienza che tocca il quotidiano e il
necessario del vivere.
Con la voglia e la gioia di continuare a camminare assieme, Grazie.
d. Albino
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OBIETTIVO 65%
“Non sono un ladro né un assassino: sono semplicemente un ribelle. Non vi riconosco il
diritto di interrogarmi, perché qui sono io l’accusatore. Accuso questa società matrigna e
corrotta, in cui l’orgia, l’ozio e la rapina trionfano impuniti e anzi venerati, sulla miseria e
sul dolore degli sfruttati. Voi cianciate di furti, voi mi chiamate ladro come se un lavoratore
che ha dato alla società trent’anni della sua avvilente fatica per poi non avere neppure il
pane per sfamarsi, un cencio per coprirsi, un canile in cui rifugiarsi, potesse mai essere un
ladro.
Voi sapete bene che mentite, voi sapete meglio di me che è furto lo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo, che se al mondo vi sono dei ladri, questi vanno cercati tra coloro che
oziando gozzovigliano a spese dei miserabili, i quali producono tutto, con le proprie mani
martoriate.
Voi stessi sareste capaci di condividere ciò che sto per dirvi: che scopo dell’essere umano è
la libertà e il benessere. Ma la prima non può trionfare se non grazie alla rivolta contro chi
devasta la civile convivenza perseguendo soltanto il proprio profitto, e il secondo si
realizzerà soltanto con la violenta distruzione degli intollerabili privilegi di un’oligarchia
razziatrice.
E’ per questo che sono anarchico. Perché ho il diritto di essere libero riconoscendo come
limite alla mia libertà la libertà altrui. E ho consacrato ogni mio pensiero, ogni mia parola e
ogni mio sforzo, tutta la vita, a debellare i vostri insani principi di autorità e proprietà,
aspirando a distruggere il vecchio ordine sociale, perché non ritengo assurdo né utopistico
che dalle nostre menti, dai nostri cuori e dalle nostre braccia possa scaturire un mondo
migliore, dove libertà e benessere siano il frutto dell’eguaglianza e dell’armonia, in una
società che bandisca lo sfruttamento e persegua le regole della solidarietà e della
reciprocità, in nome del rispetto della vita umana che voi, difendendo i più sordidi interessi
delle classi privilegiate, soffocate con leggi che insegnano e propagano il disprezzo e la
sopraffazione.
Sareste così temerari da negare tutto ciò? A smentirvi basterebbero le brutali statistiche
delle quali cito solo qualche esempio: nelle fabbriche di vernici o di specchi, i lavoratori
sono avvelenati dai sali di piombo e di mercurio, falciati a migliaia nel vigore degli anni,
quando sappiamo che la scienza ha dimostrato che questi micidiali sistemi di produzione
potrebbero, con poca spesa e minimo sacrificio, essere sostituiti da metodi e prodotti
inoffensivi.
Le fabbriche di giocattoli intossicano con eguale disinvoltura gli operai che li confezionano
e i bambini a cui sono destinati, per non parlare delle miniere, bolge orrende dove migliaia
di disgraziati, estranei al mondo, al sole, a un barlume d’affetto, sono destinati
all’abbrutimento per fare la fortuna di un ignobile pugno di parassiti. Tutto il vostro
sistema di produzione è un insulto alla vita, e un crimine contro l’umanità. […]
Il nemico è qui. Dentro le frontiere segnate dal capriccio e dalla bramosia di profitto dei
governi. L’umanità che soffre e lavora, quella è la nostra patria. Il nemico è l’oligarchia
ladra che si ingozza sul nostro sudore. Non ci ingannate più. Voi ci avete spediti al di là del
mare contro popoli che chiedevano soltanto di mantenere inviolato il proprio focolare. In
nome della nostra civiltà ci avete incitato allo stupro, al saccheggio, alla strage, per sete di
conquista. E dopo tanto orrore e ferocia, avete la sfrontatezza di giudicare i disgraziati che
vedendosi negato il diritto a una dignitosa esistenza, hanno avuto almeno il coraggio di
andarsi a prendere il necessario là dove abbonda il superfluo?
Ecco perché mi trovo qui: per avere gridato forte e chiaro che […] la
proprietà, se non nasce dal lavoro, se non germoglia dal risparmio,
dall’abnegazione, dall’onesto vivere, è un furto.
Voi avete fatto della proprietà un’istituzione egoista e una pratica
selvaggia a cui tributate venerazione, mentre i miserabili devono a
essa i dolori, l’odio e le maledizioni.
Io non tendo la mano a chiedere l’elemosina. Io pretendo che mi sia
riconosciuto il diritto a riprendermi ciò che mi è stato tolto da una
congrega di accaparratori, ladri e corrotti. Non mi ingannate più.”
Clément Duval, discorso pronunciato durante il processo che nel 1887 lo
avrebbe condannato alla pena capitale (poi convertita in deportazione).
(da Low Living High Thinking - maggio 2015)
TERRA NUOVA FESTIVAL, CONTO ALLA ROVESCIA: PROTAGONISTA LA
SOSTENIBILITÀ.
Il 6 e 7 giugno al Parco della Versiliana (Marina
di Pietrasanta, Lucca) torna il Terra Nuova
Festival, due giorni di incontri, spettacoli e
laboratori per raccontare e vivere le buone
pratiche e la sostenibilità: terra bene comune,
sovranità
alimentare,
infanzia
e
salute,
alimentazione
terapeutica,
un
programma
ricchissimo vi aspetta. Siete tutti invitati.
È partito il conto alla rovescia per la seconda
edizione del Terra Nuova Festival, due giorni
di incontri, spettacoli, laboratori e workshop
dedicati alle pratiche sostenibili, alla terra come
bene comune, alla salute naturale, all’infanzia e alla ricerca della felicità. Due giorni
durante i quali potrete conoscere il mondo Terra Nuova, lo staff della rivista e della casa
editrice, fare comunità intorno ai valori comuni della condivisione e della decrescita.
Siamo al parco della Versiliana, Marina di Pietrasanta. (QUI vi indichiamo come arrivare).
L’anteprima sulla spiaggia
Si inizia con la suggestiva anteprima sulla spiaggia al bagno Pietrasanta, la sera del 5
giugno: cena biovegetariana alle 20, poi alle 21.30 proiezione del film “Un altro mondo” e
incontro con il regista Thomas Torelli.
Sabato – Terra, cibo e decrescita
Sabato si entra nel vivo fin dal mattino con la tavola rotonda “Terra bene comune” e la
proiezione del film “Educazione affettiva” che prevede l’incontro con i registi e i
protagonisti della comunità educante Scuola-Città Pestalozzi.
Nel pomeriggio l’incontro con alcuni dei Comuni italiani virtuosi, i cui rappresentanti
racconteranno l’Italia che funziona, quella lungimirante che magari non fa notizia ma
agisce in positivo. Poi focus sulla sovranità alimentare e sul valore del cibo anche come
terapia e prevenzione, la mobilità su due ruote come riscatto del territorio e la sera
proiezione del film “Unlearning”, la storia di una famiglia che il cambiamento lo ha scelto
e praticato. Infine, l’appuntamento musicale con la bravissima Ginevra Di Marco in
concerto.
Domenica – Infanzia, democrazia e special guest Franco Berrino
Ad accogliere gli ospiti la mattina la tavola rotonda “Nascere e crescere”, un nuovo
paradigma per l’infanzia, che avrà il suo naturale seguito il pomeriggio con il cerchio di
condivisione “Accanto alla madre” e il workshop sul nutrimento del bambino.
Protagonista della giornata l’epidemiologo milanese Franco Berrino che presenterà il suo
libro “Il cibo dell’uomo” e farà il punto sulle potenzialità terapeutiche dell’alimentazione.
Alla ricerca della felicità, poi, con la tavola rotonda sull’evoluzione e rivoluzione
interiore e con il racconto dell’esperienza di decrescita dell’ex manager Andrea Strozzi
che ha scelto di agire fuori dal sistema.
Lo sportello per l’energia… dal basso
Allo stand di Retenergie ed È nostra sarà attivo lo SPORTELLO ENERGIA PER LE
FAMIGLIE: i visitatori potranno ricevere una consulenza gratuita su soluzioni ad alta
efficienza, tecnologie rinnovabili e buone pratiche per capire come ridurre i consumi di
casa. È nostra è una cooperativa che si fonda sulla partecipazione attiva delle comunità e
privilegia l’acquisto da impianti rinnovabili con una produzione di energia dal basso.
Laboratori per i più piccoli
Il circo senza animali, la pittura zen, la semina con le palline d’argilla, la scoperta
dei germogli, l’improvvisazione musicale e la costruzione dei giocattoli
assorbiranno i bambini nel corso delle due giornate.
QUI le convenzioni per trascorrere un week end in Versilia
Avete bisogno di un passaggio per raggiungerci? QUI come fare
Informazioni sul programma: [email protected]
(da VeganOK Network News di Promiseland - maggio 2015)
A MILANO NASCONO I PICCOLI AGRICOLTORI BIO
Stivali ai piedi, vanghe e badili, zappe e rastrelli nelle mani, sorriso sulle labbra e tanto
entusiasmo: ecco la fotografia di numerosi piccoli agricoltori bio, studenti della scuola
primaria secondaria, ma anche piccini della scuola dell'infanzia, di alcuni istituti di Milano
che hanno aderito al progetto Bio Orti nelle Scuole.
Obiettivo: dare vita all'interno della scuola a un orto tutto bio, a partire dalla preparazione
del terreno per arrivare alla raccolta dei frutti. Una iniziativa promossa da NaturaSì che ha
fornito gli esperti e ha coperto le spese per il materiale vivaistico e didattico in
collaborazione con Marcopolo Environmental Group che ha fornito l’humus bio per la messa
in opera degli orti.
Un progetto che ha sino ad ora coinvolto
circa 700 bambini e ragazzi, dell'Istituto
Comprensivo Pareto (Scuola Secondaria di
Via Sapri 50 e Scuola secondaria di Via
Gallarate 15), dell'Istituto Comprensivo
Calasanzio (Scuola Secondaria Paolo Negri
di Piazza Axum e Scuola Primaria di Via Don
Gnocchi 25) e della Casa dei Bambini
Montessori Onlus (Scuola dell’Infanzia e
Scuola dell'Infanzia di via Arosio 3).
Dopo alcuni incontri in aula per scoprire cosa significa coltivare con il metodo biologico e
biodinamico - che escludono l'impiego di pesticidi chimici di sintesi e impiegano la
rotazione delle colture e la tecnica del sovescio – quale sia l'importanza della fertilità della
terra per coltivare e produrre cibo e quanto sia fondamentale il contributo che l'agricoltura
bio offre per la tutela dell'ambiente e della biodiversità e dunque per il futuro del pianeta,
gli studenti, assieme ai loro insegnanti, hanno avuto l'opportunità di lasciare i banchi e di
dedicarsi a un'attività semplice ma simbolica e importante, mettere le mani nella terra per
dare vita al Bio Orto.
Affiancati da un agronomo i piccoli agricoltori hanno osservato come viene organizzato un
terreno per impostare un ciclo pluriennale di rotazioni colturali, hanno sperimentato la
possibilità di migliorarne le caratteristiche mediante l’apporto di compost biologico e
stallatico e hanno iniziato a creare il cumulo del compost per il loro Bio Orto.
Ma non solo: hanno scoperto come dissodare un terreno e come prepararlo con le
lavorazioni di affinamento alla semina e ai trapianti di tante specie di ortaggi, erbe
aromatiche e piante officinali. Al termine della giornata trascorsa a contatto con la terra e
all'aria aperta gli studenti, stanchi ma contenti, hanno dimostrato di aver apprezzato
l'iniziativa: “Nell’orto si fanno quasi tutte le materie! Da storia a geografia, da matematica
a geometria, scienze e biologia e tanta, tanta attività fisica”, ha sottolineato uno di loro.
Gli studenti saranno affiancati da genitori e nonni per curare il loro Bio Orto; un’occasione
unica per conoscere sempre più l'importanza della terra e della sua fertilità e per donare
con proprio lavoro cibo che rappresenta nutrimento ai più piccoli. Il progetto Bio Orto
porterà gli studenti e le loro famiglie a visitare una delle aziende agricole biodinamiche più
importanti alle porte di Milano, Azienda Agricola Cascine Orsine: 650 ettari a Bereguardo
(PV), nel Parco del Ticino: un vero e proprio organismo vivente dove ancora cantano le
rane.
(Per informazioni: www.naturasi.it)
(dal Bollettino Bio di Greenplanet - giugno 2015)
EDUCARE ALLA VIOLENZA
Perché stupirci alle manifestazioni di violenza, apparentemente gratuita e immotivata, che
ormai con regolarità esplode attorno agli stadi o in manifestazioni politiche in teoria
pacifiste, ma dai forti connotati contestativi del potere dominante il pianeta globale?
Avvenimenti attrattivi per una moltitudine di individui caricati come molle di soldatini di
latta, pronti a scaricare la loro quota di violenza, per poi tornarsene a casa tranquilli, a
ricaricarsi e che potrebbero essere definiti anche utili idioti.
Ovviamente tali individui sono da distinguere dai professionisti della violenza tali “Black
Bloc” forse di matrice anarchica, ma molto probabilmente, veri e propri professionisti
prezzolati, con intenti inconfessabili, ma piuttosto evidenti: annullare il valore etico della
contestazione, far vincere il potere e l’economia dominante.
Declinare la violenza umana potrebbe avere una ricaduta educativa per chi lotta per una
società non violenta, ma al contempo essere un breviario per anarchici e naziskin, quindi
meglio non farlo. Definire comunque la società consumista e pacioccona come non
violenta, è uno degli inganni più roventi che possiamo fare alla comprensione del mondo
contemporaneo.
Per soddisfare le esigenze consumistiche di meno di un terzo dell’umanità dobbiamo
sottrarre beni indispensabili al restante mondo, esercitando una tale manifestazione di
potenza, forza e aggressività, da far impallidire ogni altra forma di violenza.
Noi o meglio, le nostre Banche o “gruppi finanziari”, siamo in grado di sterminare intere
popolazioni per fame, sottraendo loro il cibo, in sostituzione del denaro che non hanno e di
cui si sono indebitati acquistando tecnologia militare. Il processo guerra, indebitamento,
pagamento con i cereali, procede da decenni ed ora che entrano nel gioco al massacro
anche nuove superpotenze come la Cina, ci svela il mistero del falso benessere a cui
abbiamo creduto e continuiamo a credere.
La cultura liberista occidentale, quella che crede nell’uomo economico, che può tutto ciò
che la sua ricchezza gli permette, pensa di poter essere democratica e pacifica, purché ci
sia crescita economica continua. E’ evidente che ha raggiunto e superato il culmine della
crescita possibile ed ora inevitabilmente deve riconoscere l’impoverimento, a cui non sa
aderire e quindi fugge verso iperboli violente.
Ad esempio, liberare il denaro da ogni limite (un tempo ogni reame non poteva stampare
più denaro delle riserve in oro) oggi si emette un debito; per ripagarlo in natura
dovremmo eliminare bisogni fondamentali come i paesi del terzo e quarto mondo: perché
loro sì e noi no? Noi siamo più forti, più potenti, abbiamo una riserva di violenza più alta,
ma soprattutto ci illudiamo di poter colpire senza essere colpiti.
Una massiccia propaganda stolta che illude e convince di poter essere assassini senza
colpa, stupratori di fanciulli per il loro bene, massacratori di ogni cultura e visione del
mondo perché la nostra è l’unica vera. E’ veramente inaudito che ci sia un killer fanatico,
via di testa, idiota, che la pensa diversamente e colpisca qualche simbolo della nostra
potenza, così inutilmente. Spesso sono allievi di palestre tutti muscoli e poco cervello, che
allenati a manifestare forza violenta, non conoscono la “non violenza” l’arte di trattenere la
forza, insegnata in tutt’altra palestra.
(Editoriale di Filippo Zaccaria in Biolcalenda de La Biolca - giugno 2015)
SE KEYNES FOSSE VISSUTO OGGI SAREBBE UN AMBIENTALISTA?
RIFLESSIONI AMBIENTALI SEMISERIE IN VIAGGIO TRA CAMBRIDGE E
LONDRA, SULLE ORME DEL GRANDE ECONOMISTA
Nella vita può capitare di imbattersi continuamente sul proprio cammino in personaggi
famosi del passato che finiscono per diventare delle guide, a volte ingombranti, a volte
silenziose, ma in qualche modo sempre presenti sullo sfondo delle nostre giornate.
È quello che mi sta succedendo in questi giorni di visiting a Cambridge. Ovunque mi giri
vedo Keynes, e non si tratta di allucinazioni.
All’ingresso della Common Room del King’s College campeggia il suo ritratto (uno di quelli
che gli assomiglia maggiormente, mi assicura uno dei fellows storici del college ora in
pensione, mentre critica scuotendo la testa i giovani economisti di oggi, incapaci anche di
discutere di un qualsiasi tema di economia che esuli un minimo dal loro campo
d’interesse). Vado a Grantchester, pochi chilometri fuori città, nella residenza di Rupert
Brooke dove s’incontrava il gruppo di Bloomsbury e dappertutto ci sono foto, aneddoti e
ricordi della vita di Keynes con gli altri membri del gruppo. Uno di questi narra di un
precipitoso viaggio in moto di Keynes, da Cambridge a Londra, per intervenire alla Banca
d’Inghilterra e fronteggiare un’improvvisa crisi sui mercati finanziari.
Pochi giorni dopo, quasi seguendo le sue orme, mi trasferisco a Londra col mio collega
Massimiliano Montini per una riunione del nostro gruppo di ricerca R4S allo University
College London, e ovviamente m’imbatto nella casa al numero 46 di Gordon Square dove
Keynes visse gli ultimi 30 anni della sua vita (e dove prima di lui aveva vissuto Virginia
Woolf). Naturalmente, data la fama di Keynes, non è sorprendente che qua mi imbatta in
lui di continuo. D’altronde il personaggio in questione non è uno che sia passato
inosservato.
Pochi economisti hanno influenzato la storia dell’economia e del pensiero economico
quanto lui. Tutt’oggi il mondo accademico sembra dividersi tra il pensiero “mainstream”
neoclassico e quello keynesiano, in una delle sue tante forme in cui i seguaci hanno
ritenuto di declinarlo (neokeynesiani, postkeynesiani… forse anche in qualche caso
pseudokeynesiani visto quanto talora è citato a sproposito).
L’eredità di Keynes tocca tutti gli aspetti dell’economia moderna, ma ovviamente il buon
John Maynard non si è mai occupato di ambiente, dato che al tempo il problema ecologico
non si poneva proprio. Eppure c’è un pensiero fisso che mi martella il cervello mentre
attraverso i prati del King’s College (o meglio non li attraverso, dato che il privilegio di
calpestarne l’erba è riservato ai fellows): ma se Keynes fosse vissuto oggi sarebbe un
ambientalista? Cosa penserebbe dell’economia ambientale?
Da un lato una delle sue affermazioni più famose (“nel lungo periodo saremo tutti morti”)
fa pensare che le nozioni di sostenibilità, con la loro dimensione intergenerazionale,
sarebbero state distanti dai suoi interessi. Ma dall’altro lato l’amicizia e la stima reciproca
che hanno legato per tutta la vita Keynes e Pigou, i due maggiori allievi di Marshall al
King’s College, pur con le loro differenze d’opinioni e mantenendo ciascuno le proprie idee
in campo economico, mi portano a pensare che Keynes non sarebbe stato estraneo alla
necessità di internalizzare le esternalità proclamata da Pigou, e oggi assurta a faro guida
delle politiche ambientali.
E poi c’è l’aspetto umano, quello che da sempre mi affascina maggiormente scoprire dietro
la facciata del grande pensatore. Nei suoi scritti privati Keynes celebra spesso
Grantchester come un buen retiro dove ritemprare il corpo e la mente, un’oasi di pace
immersa nella natura e nel verde della campagna inglese.
Sembra insomma esserci in lui una componente sensibile all’ambiente e pronta a
riconoscere quello che oggi chiameremmo il valore economico dei servizi offerti dalla
natura (espressione che, lo ammetto, fa perdere tutta la poesia, ma che rende l’idea
dell’importanza spesso sottovalutata delle risorse naturali per il loro impatto su tanti
aspetti economici rilevanti: salute, benessere, produttività, turismo, ecc).
E allora azzardo un’ipotesi: data la sua passione per gli investimenti ed evidentemente
anche per la bellezza della natura circostante, se fosse nato oggi Keynes avrebbe
probabilmente investito nelle tecnologie rinnovabili. Forse comprendendo, data la sua
lungimiranza negli affari, che investire oggi nelle rinnovabili è l’unico modo per evitare di
avverare con largo anticipo la sua proverbiale affermazione: “nel lungo periodo saremo
tutti morti”.
(scritto da Simone Borghesi in greenreport.it - giugno 2015)
L’INQUINAMENTO UCCIDE 34 MILA
ITALIANI ALL'ANNO: 10 MESI DI VITA
IN MENO
OLTRE
34.500
italiani
ogni
anno
muoiono
'avvelenati' dall'inquinamento atmosferico: è
come se 'scomparisse' improvvisamente un'intera
città delle dimensioni di Aosta. 'Veleni' dell'aria che
uccidono soprattutto al Nord, dove si registrano
22.500 decessi annuali, ma che riducono in media
di 10 mesi la vita di ogni cittadino.
Sono questi i poco incoraggianti dati, presentati oggi,
dell'impatto
sulla
salute
dell'inquinamento
atmosferico nel nostro Paese, secondo il progetto
CCM VIIAS (Valutazione Integrata dell'Impatto
dell'Inquinamento atmosferico sull'Ambiente e sulla Salute) finanziato dal Centro Controllo
Malattie (CCM) del Ministero della Salute con la collaborazione di varie Università e centri.
L'inquinamento atmosferico è dunque responsabile di circa 35mila decessi solo per il
particolato fine (PM2.5). Questo significa che l'inquinamento accorcia mediamente la vita
di ciascun italiano di 10 mesi: 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7
al Sud e isole. Eppure, il solo rispetto dei limiti di legge salverebbe 11.000 vite l'anno. La
nuova mappa dell'inquinamento è ottenuta applicando sofisticati modelli previsionali delle
concentrazioni degli inquinanti su tutto il territorio nazionale.
Emerge così che il 29% della popolazione italiana vive in luoghi dove la concentrazione
degli inquinanti è costantemente sopra la soglia di legge, ma anche che vi sono
considerevoli disuguaglianze degli effetti sanitari sul territorio. Come atteso,
l'inquinamento colpisce maggiormente il Nord (per il 65% del totale), in generale le aree
urbane congestionate dal traffico e le aree industriali.
Anche la combustione di biomasse (principalmente legno e pellet) è responsabile della
maggiore incidenza di morti e malattie per l'esposizione al particolato. Questi scenari,
afferma il Rapporto, mostrano come l'effettivo rispetto dei limiti previsti dalla normativa, e
soprattutto l'ulteriore diminuzione del 20% della concentrazione media annuale degli
inquinanti, avrebbero ricadute positive sulla salute pubblica e sull'economia: seguendo le
statistiche dell'OMS, infatti, 10.000 decessi evitati all'anno corrispondono a circa 30 mld di
euro.
Il Rapporto mette anche a fuoco come è cambiata la natura dell'inquinamento atmosferico
negli ultimi dieci anni, individuando nella combustione di biomasse per il riscaldamento e
negli scarichi dei veicoli diesel i due principali bersagli verso cui indirizzare nuove misure
preventive. Inoltre, il progetto ha mostrato come la riduzione significativa delle emissioni
avvenuta negli ultimi anni non si sia sempre tradotta in un abbassamento delle esposizioni,
soprattutto in quelle aree (come la Pianura Padana) caratterizzate da condizioni fisiche e
meteorologiche difficili.
Per questo, si legge, "vanno proseguiti gli sforzi a favore di una mobilità sostenibile
(pedonalità, ciclabilità, trasporto ecologico), con una particolare attenzione ai veicoli
diesel, responsabili per il 91% delle emissioni di biossido di azoto e di una quota
importante di particolato. Anche le emissioni del comparto agricolo (ammoniaca) vanno
monitorate e contrastate". Dati allarmanti, quelli presentati dal Ministero, che arrivano a
pochi giorni di distanza dalla risoluzione adottata dalla 68/ma Assemblea Mondiale della
Sanità, in cui si pone l'accento sugli impatti negativi dell'inquinamento sulla salute e si
invitano i governi a intraprendere misure immediate e urgenti.
(da Repubblica.it - giugno 2015)
• all'attenzione del Sindaco di Ponzano (TV), Monia Bianchin
o ai Sindaci in indirizzo
 ai Cittadini ed agli Organi di informazione
Agli organi di informazione, chiediamo, cortesemente, di trovare un
piccolo spazio tra le importanti notizie elettorali, per far conoscere ai loro
lettori questa iniziativa del Sindaco di Ponzano Veneto, potrebbe
interessare anche ad altre Istituzioni.
La situazione si ripete, diventa un appuntamento annuale per il Sindaco di
Ponzano, Monia Bianchin: già nel maggio 2014 aveva lasciato crescere l'erba
così alta, tanto da dover pubblicamente dichiarare di essere obbligata ad usare gli
erbicidi chimici, non potendo intervenire con altri mezzi.
Esattamente come quest'anno a maggio 2015, dove autorizza SE STESSA,
auto concedendosi la deroga alle leggi nazionali, per usare gli erbicidi
chimici, causa erba troppo alta. Ammiriamo la sua precisione e puntualità, ma
sarebbe più opportuno che le orientasse alla tutela della salute e dell'ambiente!
A maggio 2016 cosa proporrà ai suoi concittadini!
Attuali alternative agli erbicidi chimici in "Ambiente urbano":
• pirodiserbo, attuato dal comune di Sernaglia della Battaglia (TV);
• "sfalcio meccanico secondo programma" proposto dal "Consorzio Conegliano
Valdobbiadene - Prosecco DOCG" nei vigneti;
• "sfalcio meccanico normale" attuato in molti altri comuni, senza necessità di
infrangere o derogare le leggi nazionali;
• Se il Sindaco di Ponzano ne scoprisse altre, è vivamente pregato di
informare tutti gli altri sindaci e lo scrivente.
Cambiare le leggi quando non sono in sintonia con gli interessi locali,
creerebbe una confusione pazzesca. Se altri sindaci lo facessero, ci
ritroveremmo a vivere nell'Italia dei Comuni, si, ma un'ITALIA
MEDIEVALE!!!
in allegato:
• l'ordinanza del Sindaco di Ponzano, che contestiamo;
• l'email inviata proprio al Sindaco Monia Bianchin, il 28/05/2014, nella
quale elencavamo tutti i problemi degli erbicidi usati nel comune;
• il CS_07-2015, nel quale si riportano i dati ISPRA sul ritrovamento degli
erbicidi nelle falde acquifere, dove il glyphosate è il più presente ed è stato
dichiarato cancerogeno dallo IARC (agenzia internazionale ricerca sul
cancro) e dall'OMS;
• il CS_11-2015, nel quale facciamo presente i problemi creati dalla sua
ordinanza n.4 del 15/05/2015.
invitiamo i cittadini di Ponzano a vigilare e denunciare alla Polizia Locale la
presenza di erbicidi nell'ambiente urbano, la legge li vieta, il SINDACO deve
adeguarsi alle leggi nazionali, deve intervenire, istruire e sanzionare chi sparge e
chi autorizza lo spargimento di erbicidi chimici vietati dalle leggi
nazionali.
ORGANIZZAZIONE AGGREGATA WWF - TERRE del PIAVE TV-BL
Gruppo AltaMarca
… e questo è tutto….
• Fame nel mondo: dimezzata in 72 paesi su 129
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 da Greenme.it – giugno 2015
A Expo è "illegale" scrivere sulle etichette alimentari "Senza
da Repubblica.it – giugno 2015
olio di palma"
"Avevo tutto ma non ero felice. Una casa in montagna ci ha
cambiato la vita…"
Senza petrolio si può, ma l’informazione deve essere
indipendente
«Beni comuni, si torna indietro. Ci si fa beffe della volontà dei
cittadini»
da Il Cambiamento – giugno 2015
Italia Sveglia! Il messaggio per Renzi ed Expo parte dalle
mense scolastiche
I cittadini vincono le elezioni: da Rivalta un esempio per la
politica italiana
da Italia che Cambia – giugno 2015
Tagli a bus e tram: i primi risultati della fusione
W il nuovo viale, chè dalle piccole cose nascono le grandi cose
Nuova Orte Mestre ferma al palo
da Ecopolis Newsletter di Legambiente Padova– giugno 2015
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