N°3 2015 - TorinoMedica.com
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anno XXVI numero 3 settembre 2015 TORINO MEDICA comunicazione informazione formazione LA RIVISTA DELL'ORDINE DEI MEDICI CHIRURGHI E ODONTOIATRI DELLA PROVINCIA DI TORINO MEDICINALI CANNABINOIDI: LA LEGISLAZIONE VIGENTE Sorveglianza delle epidemie influenzali in Piemonte FOCUS SULLA FORMAZIONE DEL MEDICO L’accordo commerciale tra UE ed USA (TTIP): e la nostra salute? PATOLOGIE DA DIPENDENZE DEI MEDICI: UN PROGETTO DI AIUTO MMG SANS FRONTIERES Sommario numero 3 ottobre 2015 La Rivista è inviata a tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino e provincia e a tutti i Consiglieri degli Ordini d’Italia. 4 7 Editoriale La formazione del medico: che non sia un altro “compromesso senza riforme” Guido Giustetto Focus_ la formazione del medico Cosa significa formare, oggi, i medici di domani Laura Tonon 34 38 Gaetano Manna cura te stesso 43 Medico Don Paolo Fini Fabrizio Consorti rivoluzione 18 Una copernicana Medicinali cannabi44 noidi: la legislazione Luciano Vettore Corso di formazione specifica in medicina generale Aldo Mozzone 22 La formazione universitaria tra carenze e potenzialità Roberta Siliquini 24 La formazione post laurea: corsa ad ostacoli senza un traguardo sicuro Giovani Medici vigente Paola Brusa 46 50 la formazione 28 Ripensare medica Presidente Guido GIUSTETTO Vice Presidente Guido REGIS Segretaria Rosella ZERBI Consiglieri Domenico BERTERO Tiziana BORSATTI Emilio CHIODO Riccardo DELLAVALLE Ivana GARIONE Anna Rita LEONCAVALLO Elsa MARGARIA Aldo MOZZONE Roberta SILIQUINI Renato TURRA Roberto VENESIA Patrizia BIANCUCCI (Od.) Gianluigi D’AGOSTINO (Od.) Bartolomeo GRIFFA (Od.) Commissione Odontoiatri Gianluigi D’AGOSTINO Presidente Patrizia BIANCUCCI Claudio BRUCCO Patologie da dipendenze dei medici Un progetto di aiuto per vincere dolore, solitudine e stigma Mario Nejrotti HELPER: il ruolo 41 Progetto della Regione Piemonte la formazione 16 Rivedere per competenze Tesoriere Chiara RIVETTI Il Dedalo Tiziana Borsatti Colloquio con Chiara Riforgiato e Andrea Silenzi Direzione, Redazione, Corso Francia 8 10143 Torino Tel. 011 58151.11 r.a. Fax 011 505323 [email protected] www.omceo.to.it Il TTIP fa bene o male alla salute? Chiara Rivetti HELPER: il ruolo 40 Progetto di OMCeO medici in 8 Giovani formazione e in azione 20 Transatlantico Lo stetoscopio La sorveglianza epidemiologica dell’influenza AA.VV. RUBRICHE Pianeta solidarietà MMG SANS FRONTIÈRES Marilena Bertini 56 In libreria e avvisi 58 Comunicati Corsi e congressi Bartolomeo GRIFFA Paolo ROSATO Revisori dei Conti Riccardo FALCETTA Presidente Carlo FRANCO Angelica SALVADORI Vincenzo MACRÌ Supplente in pillole TORINO MEDICA Direttore: Guido Giustetto Direttore responsabile: Mario Nejrotti Caporedattore: Nicola Ferraro Aut. del Tribunale di Torino n. 793 del 12-01-1953 Per spazi pubblicitari: SGI Srl Via Pomaro 3 - 10136 Torino Tel. 011 359908 / 3290702 - Fax 011 3290679 - e-mail: [email protected] - www.sgi.to.it Grafica e Design SGI Srl Stampa La Terra Promessa Onlus NOVARA Chiuso in redazione il 5 ottobre 2015 OTTOBRE 2015 3 Villa Raby editoriale La formazione del medico: che non sia un altro “compromesso senza riforme” Guido Giustetto Presidente OMCeO-TO Questo numero di Torino Medica si occupa della formazione del medico, dagli anni della laurea a quelli delle specialità e, in particolare cerca di analizzare e presentare soluzioni praticabili per i suoi aspetti problematici. “La formazione dei medici rappresenta un settore strategico imprescindibile per l’Ordine professionale. Alla nostra istituzione, infatti, è delegato il controllo e la verifica di quel complesso processo che è la formazione e lo sviluppo professionale continuo. In questo modo l’Ordine concretizza una reale garanzia per il cittadino, vigilando sulla qualità professionale dei professionisti.” Quest’affermazione è tratta dalla presentazione del trimestrale che la Federazione nazionale degli Ordini ha recentemente dedicato alla formazione e all’accesso al lavoro. Per approfondire questo tema, abbiamo raccolto molte voci, per presentarvi i diversi punti di vista, non sempre all’unisono, talora anche conflittuali. Potremo leggere il parere di rappresentanti di associazioni di studenti e di giovani medici, di esperti di pedagogia medica, del Presidente del Corso di laurea in Medicina della Scuola di Torino, di uno dei Coordinatori del Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale. Infine abbiamo pensato di arricchire questa documentazione con la testimonianza di due colleghi che hanno svolto una parte (piccola) della loro formazione in medicina generale in Etiopia e in Kenia, grazie ad un finanziamento della Federazione degli Ordini e con il documento sulla formazione della Rete Italiana per l’Insegnamento della Salute Globale. Questi due ultimi contributi, che, come leggerete, si pongono su un piano di analisi per certi versi non usuale e per questo particolarmente interessante, ci ricordano anche come i temi della solidarietà, del contrasto alle disuguaglianze, dell’accesso universalistico alle cure 4 OTTOBRE 2015 VILLA RABY “SPAZI ALLA CULTURA” CORSO FRANCIA 6-8, TORINO La sede dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino, nella cornice dello splendido Villino Raby, gioiello del Liberty italiano, opera nel 1901 dell’Architetto Pietro Fenoglio, offre i suoi spazi di incontro a Istituzioni, Associazioni, Gruppi Culturali e privati. Tutti i Medici Chirurghi e Odontoiatri, le loro Istituzioni, Associazioni di Categoria, Società Scientifiche che vorranno organizzare Convegni, Congressi, Workshop, Corsi di Formazione, Incontri, Riunioni, Assemblee Societarie, a tutti i livelli, dal locale all’internazionale, potranno usufruire degli spazi più adatti. Sono a loro disposizione cinque sale per ogni esigenza di incontro culturale e professionale: dalla grande Sala Congressi con 250 posti a sedere e le migliori dotazioni tecniche, alla piccola e affascinante Sala Piano per 20 posti, adatta anche per concerti da camera. Le sale dell’Ordine sono usufruibili anche da parte di Istituzioni, Associazioni e Gruppi non medici, sia a livello cittadino che nazionale. VILLA RABY: UN POLO CULTURALE NEL CUORE DELLA CITTÀ DI TORINO siano intrinseci alla nostra professione, e siano da valorizzare anche quando discutiamo della formazione del medico. LA LUNGHEZZA DEL CORSO DI STUDI Tra le diverse problematiche trattate negli articoli ce n’è una che voglio richiamare: quella della lunghezza del corso di studi, resa più pesante dai tempi morti che intercorrono tra laurea, esame di stato, concorso per la specialità. Su quest’ultimo spreco di tempo gli Ordini hanno fatto una proposta di riforma comprensibile, razionale, praticabile: l’anticipazione del tirocinio trimestrale valutativo durante gli ultimi mesi del sesto anno (giugno-ottobre), con una prova scritta a ridosso della discussione della tesi. Se l’esito di tali prove sarà positivo si potrà sostenere l’esame finale di laurea, che avrà valore abilitante. In autunno si potranno poi svolgere i concorsi per le specialità, con il risparmio netto di 1 anno di attese. L’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri, l’ho scritto più volte, è un organo ausiliario dello Stato, e in questo senso si sente in dovere di offrire ad esso le proprie riflessioni e i propri suggerimenti. Attenzione: non è un ente intimidito da questo ruolo; se sarà il caso saprà opporsi e lottare per affermare le proprie convinzioni, con il solo fine di tutelare la salute dei cittadini. Tutti noi ci rendiamo conto che cambiare è difficile, ma non vorremmo che anche nel caso della formazione del medico succedesse quello che l’economista Fabrizio Barca, in un suo libro di qualche anno fa sulla storia del capitalismo italiano, definì “il compromesso senza riforme”. SALA CONFERENZE, COMPRENDE: SALA CONSIGLIO, COMPRENDE: Sala fino a 250 posti | Radiomicrofoni a mano o spillo | Videoproiezione | Videoconferenza Over IP o ISDN | Computer di sala/Computer Regia | Adattatore per Mac (specificare modello) | Spazi espositivi n.___ | Videoregistratore DVD | Audioregistrazione | Spazio per coffe break e lunch | Centro Slide in rete | Remote Controlle per Slide | Freccia Laser | Slide tappo – logo Jpeg evento Sala fino a 23 posti | Videoproiezione su schermo | Computer SALA EX CARROZZERIA COMPRENDE: MANSARDA COMPRENDE: Sala fino a 45 posti | Videoproiezione su schermo | Computer Sala fino a 30 posti | Videoproiezione su schermo | Computer di sala 4 SALA PIANOFORTE (ATTIGUA ALLA SALA CONSIGLIO ALLA QUALE È COLLEGATA DA UNA PORTA) Sala fino a 20 posti LUGLIO 2015 OTTOBRE 2015 5 PKT Poliambulatorio Kinesiterapico Tesoriera srl AMBULATORIO MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE POLIAMBULATORIO SPECIALISTICO Privato - Convenzionato con il SSN Corso Francia, 333/5/c - 10142 TORINO Per informazioni: Tel. e Fax 011.779.59.33 - 779.34.78 [email protected] Sito Internet: www.centrifisioterapia.com focus NUOVA SEDE PKT Il Poliambulatorio Kinesiterapico Tesoriera ha aperto la nuova sede di Corso Francia 333/5/c in zona Aeronautica. Orario PRENOTAZIONI: dal Lunedì al Venerdì 08,30 – 18,30 orario continuato Orario TERAPIE: dal Lunedì al Venerdì 08,00 – 19,00 orario continuato La zona è servita dalle seguenti linee di trasporti pubblici con i veicoli accessibili a clienti disabili: AUTOBUS Linea 33 – Fermata ERITREA AUTOBUS Linea 36 – Fermata MARCHE METROPOLITANA - Fermata MARCHE PARCHEGGIO GTT VENCHI UNICA focus_ la formazione del medico a cura di laura tonon e nicola ferraro Cosa significa formare, oggi, i medici di domani Laura Tonon PRESTAZIONI POLIAMBULATORIO SPECIALISTICO erogate in regime di CONVENZIONE con il SSN: • Visita Ortopedica • Iniezioni di sostanze terapeutiche nell’articolazione (Infiltrazioni) • Visita Dermatologica erogate PRIVATAMENTE: • Visita Ortopedica e Infiltrazioni • Visita Dermatologica e Controllo Nei • Visita Cardiologica ed Elettrocardiogramma • Visita Dietologica con stesura dieta personalizzata • Visita Neurologica • Visita Endocrinologica PRESTAZIONI AMBULATORIO DI RECUPERO E RIEDUCAZIONE FUNZIONALE DI 1° LIVELLO erogate in regime di CONVENZIONE con il SSN: erogate PRIVATAMENTE: • Visita Fisiatrica e di controllo • Iniezioni di sostanze terapeutiche nell’articolazione (Infiltrazioni) • Mesoterapia • Rieducazione disturbi motori sensitivi a Minore Disabilità e a Maggiore Disabilità • Valutazione dei disturbi motori sensitivi a Minore Disabilità e a Maggiore Disabilità • Valutazione Strumentale dei disturbi motori sensitivi • Rieducazione Motoria in gruppo • Linfodrenaggio manuale • Massoterapia connettivale • Rieducazione Strumentale (Isocinetica Easytech / Pedana Stabilometrica / Cicloergometro) • Mobilizzazione colonna vertebrale • Trattamenti logopedici • Elettroterapia Antalgica (Diadinamica – Interferenziale - Tens) • Elettroterapia distrettuale dei muscoli normo o denervati (Elettrostimolazioni) • Laserterapia Il Pensiero Scientifico Editore - Think2it • Visita Fisiatrica per alterazioni posturali e scoliosi • Ambulatorio specializzato in età evolutiva • Ambulatorio osteoporosi • Infiltrazione e mesoterapia • Rieducazione Posturale Globale RPG • Percorsi riabilitativi personalizzati con valutazione degli obiettivi raggiunti • Pompages • Palestra di ginnastica dolce con metodo Pilates • Rieducazione Strumentale con attrezzature sofisticate (Isocinetica Easytech e Pedana Stabilometrica) • Valutazioni del percorso riabilitativo • Massoterapia connettivale e linfodrenaggio • Massoterapia distrettuale riflessogena • Massokinesiterapia • Mobilizzazione articolare • Mobilizzazione della colonna vertebrale con tecniche chiropratiche • Taping (Bendaggio elastico adesivo) • Tecarterapia manuale e automatica • Magnetoterapia con solenoide IL PKT E L’SKT HANNO STIPULATO CONVENZIONI DIRETTE E INDIRETTE CON I FONDI SANITARI, COMPAGNIE ASSICURATIVE E ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA • Laserterapia LUMIX (laser continuo pulsato e superpulsato) • Terapia ad Onde Meccano – Sonore (VIBRA PLUS) • Ionoforesi • Elettroterapie antalgiche (Diadinamica – Interferenziale - Tens) • Elettrostimolazione • Ultrasuoni a campo mobile • Onde d’urto (Litotrissia extracorporea ESWT) • Ossigeno – ozono terapie • Valutazione e Trattamenti Logopedici • Valutazione e Trattamenti Psicologici • Valutazione e Trattamenti di Neuro Psicomotricità dell’età evolutiva SKT Studio Kinesiterapico Torinese s.r.l. AMBULATORIO MEDICINA FISICA E RIABILITAZIONE Privato - Convenzionato con il SSN Via Lussimpiccolo, 10 - 10141 TORINO Per informazioni: Tel. 011.382.09.52 ! Fax 011.380.60.68 [email protected] Sito Internet: www.centrifisioterapia.com 6 OTTOBRE 2015 Via Lussimpiccolo è servita dalle seguenti linee di trasporti pubblici: n° 55 con fermata in C.so Racconigi | n° 58 con fermata in Via Spalato Il nodo cruciale è rispondere alla domanda “cosa significa formare un medico e che tipo di medico formare oggi pensando al domani”? Iniziamo da alcuni numeri: 60.638 ragazzi neodiplomati hanno fatto domanda per il test di medicina a fronte dei 9.530 posti per medicina e 792 per odontoiatria a disposizione per il nuovo anno accademico 2015/2016. Ad agosto 12.700 medici laureati hanno partecipato al concorso per l’accesso alle scuole di specializzazione per un totale di 6.000 contratti statali di formazione specialistica ai quali si aggiungono 354 contratti regionali e 34 privati. A settembre, gli ammessi al test preliminare per la Formazione specifica in Medicina Generale sono stati a livello nazionale 9.859; ha partecipato al test circa il 50% di loro per l’assegnazione di 990 posti complessivi a disposizione. Questi giovani medici in formazione rappresentano una parte della nuova generazione di professionisti sanitari che costituiranno il capitale umano prossimo venturo del nostro sistema sanitario nazionale. In questi ultimi anni proprio questo percorso di formazione è oggetto di discussione e dibattito in contesti diversi e a diversi livelli (1). Si discute del numero chiuso per l’accesso a medicina, della durata del corso di laurea e della eliminazione dei cosiddetti “tempi morti” per l’accesso alla professione specialistica, della qualità della formazione e necessità – nonché urgenza – di una programmazione non solo quantitativa di professionisti della salute. Si discute delle conseguenze di quella forbice di circa 2.500 unità tra laureati e posti disponibili nella formazione post-laurea in termini di limitazione al diritto di studio, disoccupazione/ inoccupazione e fuga di cervelli e bisogni sanitari inevasi. Si discute, ma forse non ancora abbastanza, della formazione di medici di medicina generale che, paradossalmente, nel nostro Paese non rientra nella pianificazione specialistica nazionale. A queste si aggiungono altre problematiche, dentro e fuori le riforme legislative, denunciate e affrontate da più fronti a partire dalle associazione studentesche, come si evince facilmente ripercorrendo la lunga cronistoria delle riforme della formazione post-laurea che ha dato come esito una graduatoria nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione a garanzia di trasparenza e meritocrazia. In questo numero di Torino Medica esploriamo i diversi fronti dei dibattiti confrontando il punto di vista dei giovani medici portavoce di alcune delle associazioni studentesche che da anni promuovono riflessioni sulla ridefinizione didattica in medicina e quello di pedagogisti medici che propongono una rivoluzione copernicana e un’educazione centrata sulle competenze. Punti di vista che, pur partendo da posizioni diverse, arrivano alla medesima considerazione: il nodo cruciale è rispondere alla domanda “cosa significa formare un medico e che tipo di medico formare oggi pensando al domani”?. Ovvero, come ha ben sintetizzato Rodolfo Saracci, “come formare a una medicina che risponda ai bisogni di salute dei cittadini, prendendo criticamente atto di cosa sia la medicina di oggi, rappresenta una prospettiva e un’agenda di lavoro molto più fondamentale e incisiva delle riforme dei piani di studio e del reclutamento dei docenti iterativamente applicate negli ultimi decenni” (2). Bibliografia 1. Convegno nazionale “Formazione e accesso al lavoro: innovare per garantire il futuro della professione medicina”. Bari, 13-14 giugno 2014. La Professione. Medicina, Scienza, Etica e Società, anno 2015, volume 16, numero 2. 2. Saracci R. “Capovolgere” l’insegnamento della medicina, ieri e oggi. Recenti Prog Med 2014; 105: 363-5. OTTOBRE 2015 7 focus _ la formazione del medico Giovani medici in formazione e in azione Laura Tonon a colloquio con Chiara Riforgiato Presidente Segretariato Italiano Studenti in Medicina (SISM) e Andrea Silenzi Vice Presidente dell’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) La formazione dei giovani medici in Italia: possiamo ritenerci soddisfatti? [CR] Il corso di laurea di Medicina e Chirurgia offre un’eccellente preparazione teorica, molto apprezzata anche all’estero. Lo stesso non si può dire dell’insieme di quelle abilità pratiche che lo studente di medicina potrebbe acquisire e fare proprie per essere un buon medico domani. La principale lacuna della medicina insegnata nelle nostre università è la carenza, e in alcuni casi assenza, della preparazione del saper fare e del saper essere con il paziente. Questa è la sostanziale differenza tra una preparazione alla professione medica in Italia e in altri Paese europei. Alla luce di queste considerazioni occorre rivedere il percorso formativo del medico per abbinare a una brillante preparazione teorica una valida e concreta preparazione pratica incentrata anche sulla relazione col paziente. Raggiunto questo binomio di eccellenza, al momento della laurea in medicina e chirurgia non avremo più degli studenti ma dei medici con una buona competenza generalista in medicina. Insomma molta teoria, poca pratica: come raggiungere un giusto equilibrio? [CR] Sicuramente una duplice barriera – culturale e di natura economica – contribuisce a questo sbilanciamento. In parte c’è una sorta di reticenza al cambiamento da parte dei docenti abituati da anni a condurre le lezioni secondo una determinata modalità. Però nessun docente negherebbe di dover garantire allo studente di medicina anche una formazione pratica. Probabilmente l’ostacolo principale è legato alle risorse disponibili: tenuto conto del numero crescente di matricole in medicina, per gli atenei è di certo difficile garantire dei tirocini che formino il triplo degli studenti allo stesso modo dell’anno precedente. Sono difficoltà oggettive che sia gli studenti sia i docenti sperimentano quotidianamente. Per superarle servirebbe partire da una rivisitazione dell’offerte dei percorsi formativi prendendo atto che le difficoltà presenti non sono separate le une dalle altre. Dovrebbe esserci un’apertura per affrontare in modo integrato la problematica – dal punto di vista sia organizzativo che contenutistico. A fronte di una problematica complessa la soluzione non può essere che complessa. Quali altri ostacoli concorrono alla complessità del problema? [CR] Sono molti e sono diversi, a partire dalla mancata omogeneità dell’offerta formativa negli atenei italiani rispetto ai bisogni di salute della popolazione e dai “tempi morti” nel passaggio dal conseguimento del diploma laurea al corso di formazione specialista che sono legati all’abilitazione professionale e iscrizioni all’ordine professionale. Attualmente, il problema principale della formazione dello studente in Medicina, che si somma alle difficoltà di tipo logistico e organizzativo, è la mancanza di una programmazione del 8 OTTOBRE 2015 percorso di studio. C’è infatti un’ampia forbice tra i numeri di accessi al corso di laurea e i numeri dei posti disponibili nelle specializzazione medica. Questo problema si collega ad un’altra criticità: la programmazione del fabbisogno sanitario, cioè come viene valutata la domanda e l’offerta del personale sanitario. In questo momento è in atto un progetto europeo – Joint Action on Health Workforce Planning and Forecasting – al quale partecipa anche il nostro Ministero della Salute come capofila del pacchetto sulla best practice. Un progetto molto ambizioso che si occupa di valutare e quantificare domanda e offerta di tutto il personale sanitario (non solo medici ma anche infermieri, tecnici, e odontoiatri) e di fare una programmazione metodologicamente fondata da qui ai prossimi dieci anni. I numeri sono indispensabili per avere una risposta scientifica ai quesiti, però dovrebbe essere prioritario prendere in consideraAllineare domanda e offerta deI zione anche ambiti spesso e volentieri lasciati in secondo piano personale sanitario: il progetto come, ad esempio, il panorama mutato all’interno del quale europeo i futuri professionisti della salute dovranno operare. Probabilmente partendo dai reali bisogni di salute della popolazione e andando a ritroso si riuscirebbe meglio a capire quali sono le reLa Joint Action on Health Workforce ali necessità e quindi in quale direzione orientare la formazione Planning and Forecasting nasce nel 2012 dello studente in medicina. nell’ambito del Programma europeo per la salute 2012. Ha l’obiettivo di creare una piattaforma per la condivisione di buone prassi e per lo sviluppo di metodologie per la previsione delle esigenze di personale sanitario e delle loro competenze. Fonte: euhwforce.weebly.com [AS] La nostra associazione denuncia da tempo che il sistema è fuori controllo... Servirebbe una sorta di piano di rientro sulle stime del reale fabbisogno di professionisti sul territorio: controllare quindi il numero di accessi al corso di laurea in medicina e chirurgia, e capire quanti sono i medici che devono uscire da questo limbo per poter essere impiegati nel Servizio sanitario nazionale ed essere utili ai cittadini in un’ottica di Sanità come bene universale. Il numero di 6 mila posti di specializzazione messi a disposizione quest’anno deve essere rivisto e aumentato tenendo sempre in considerazione l’impianto del concorso nazionale. Quali attori dovrebbero intervenire per allineare domanda e offerta di medici? [AS] In primis le Regioni che presentano il fabbisogno di professionisti sanitari sui quali agiscono, e in seconda battuta i Ministeri competenti, cioè il Ministero della Salute e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Fondamentalmente sono queste le istituzioni che devono mettersi all’opera per programmare e semplificare il numero idoneo di professionisti sanitari. Allo stato attuale ogni Regione fornisce un fabbisogno differente, misurato con metodologie differenti l’una dall’altra che producono numeri fuori dalla realtà. Basta pensare che nel 2010 – in previsione di una carenza di medici per i perfezionamenti – sono stati richieste più accessi al corso di laurea in medicina e chirurgia raggiungendo dei picchi spropositati di 10 mila matricole (e addirittura di 17 mila matricole lo scorso anno accademico in seguito alle sentenze dei tribunali amministrativi). Ma a fronte del crescente numero di immatricolazioni sono rimasti pressoché invariati i posti per la specializzazione messi a bando nelle università italiane. In qualsiasi sistema è immaginabile che se aumenta il flusso d’entrata arriverà un volume maggiore nei condotti finché si avrà un allagamento a valle che, infatti, è quanto sta accadendo nel nostro Paese. Il rischio è di creare sacche di disoccupazione di giovani medici italiani che devono andare all’estero per trovare un lavoro. Per correggere questo disequilibrio devono essere date delle metodologie di programmazione unitarie e in questo il Ministero della Salute può essere sicuramente un attore molto importante. Il nostro auspicio è che si riescano ad accelerare questi meccanismi e che le Regioni vi partecipino dando dei numeri vicini alla realtà. u OTTOBRE 2015 9 focus _ la formazione del medico Quali materie mancano all’appello nel core curriculum? [AS] Sicuramente molto è migliorabile. La formazione specialistica in Italia, pur avendo delle eccellenze dal punto di vista teorico e di approccio alla ricerca, presenta delle carenze nel percorso didattico professionalizzante che molto spesso lascia a desiderare. Una nota dolente è la scarsa o nulla importanza data a quelle competenze manageriali, organizzative e comunicative che il medico di domani dovrebbe acquisire. A questo si aggiunge la qualità e la quantità delle attività pratiche effettuabili nel percorso formativo post-laurea. Molto spesso gli specializzandi vengono impegnati come tappa buchi del sistema e non vengono seguiti dal tutor che dovrebbe guidare la loro crescita professionale. Inoltre, in particolare nelle chirurgie, diversamente da quanto accade all’estero non vengono garantiti degli spazi per praticare la disciplina medica. Andrebbe trovato un giusto equilibrio tra il controllo e l’indipendenza del giovane specializzando in formazione sotto la guida di un tutore. Una soluzione potrebbe venire proprio dalle reti formative integrate tra mondo universitario e mondo del Servizio sanitario nazionale – reti concrete e realmente funzionanti – dove i giovani medici possono ruotare e fare esperienze su una casistica maggiore attraverso la supervisione di tutor universitari e non universitari di qualità. Questo è quanto, in teoria, è previsto dal decreto del riordino dello scorso anno che però viene applicato con molta lentezza. Il nostro auspicio è che il nuovo Osservatorio Nazionale della Formazione medica specialistica riattivato con il Decreto Ministeriale del 20 aprile 2015 (accedi dal Qr a lato) possa lavorare in questa direzione e continuare il lavoro svolto nel precedente quinquennio. Tabella. Accesso di medici neolaureati alla formazione specialistica AA Iscritti CLMC Laureati CLMC Contratti SS Borse CFSMG Somma Differenza 2006/2007 7.864 5.158 5.000 858 5.858 700 2007/2008 7.858 5.736 5.000 828 5.828 92 2008/2009 8.184 6.013 5.000 772 5.772 -241 2009/2010 8.508 6.199 5.000 832 5.832 -367 2010/2011 9.527 6.382 5.000 832 5.832 -550 2011/2012 10.464 6.419 5.000 981 5.981 -438 2012/2013 10.730 6.441* 4.500 924 5.924 -517 2013/2014 10.576 6.436* 3.300 990 4.290 -2.146 AA: anno accademico | CLMC: Corso di laurea in medicina e chirurgia | CFSMG: corso di formazione specifica in medicina generale * trend lauree Fonte: FNOMCeO (La Professione 2015; 2) [CR] Una materia che secondo noi andrebbe introdotta già a partire dal corso di laurea di Medicina e Chirurgia è quella della salute globale. Noi come associazione facciamo parte della Rete Italiana per l’Insegnamento della Salute Globale (RIISG), un network nazionale che comprende istituzioni accademiche, società scientifiche, organizzazioni non governative, associazioni, gruppi e singoli individui impegnati nella formazione in salute globale, sia a livello universitario che di società civile. Per salute globale si intende l’analisi dello stato di salute e dei bisogni reali della popolazione mondiale e le influenze che su di essi esercitano i determinanti socio-economici, politici, demografici, giuridici e ambientali, esplicitando le interconnessioni tra globalizzazione e salute in termini di equità, diritti umani, sostenibilità, diplomazia e collaborazioni internazionali. Data la complessità 10 OTTOBRE 2015 Segretariato Italiano Giovani Medici Il SIGM è un’associazione no profit, apartitica e aconfessionale, che persegue il fine di dare un contributo qualificante alla formazione dei giovani medici, ai profili etici e sociali della professione medica, alla crescita intellettuale, professionale, deontologica delle nuove classi mediche. Negli anni ha cercato di dare il proprio contributo in Italia per creare i presupposti per favorire il dialogo tra medicina universitaria, ospedaliera e territoriale, superando gli steccati posti in essere dalla ultraspecializzazione e dalla mancanza di una cultura di sistema e di rete che quotidianamente produce carenze, disservizi e spreco di risorse. del campo di interesse, la Salute Globale richiede un approccio multidisciplinare, avvalendosi del contributo sia delle scienze sociali ed umane che di quelle naturali e biomediche. In questo senso insegnare la salute globale significa insegnare un nuovo paradigma per la salute e l’assistenza sanitaria. Con il 2014 è entrato in vigore una nuova modalità di accesso alle scuole di specializzazione in medicina con l’introduzione di un concorso nazionale. Un passo dovuto? [AS] Essere passati a una graduatoria nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione ha permesso di rompere in parte con il passato e di dare una garanzia di trasparenza e meritocrazia di cui si sente il bisogno in Italia. Per i giovani medici la specializzazione è un passaggio fondamentale e indispensabile per poter essere operativi nel Servizio sanitario nazionale. Diversi sono i possibili modelli per l’ammissione alle scuole di specializzazione e si può discutere su quale sia il migliore. Ad esempio, nel modello anglosassone la selezione viene effettuata attraverso un colloquio e presentazione di una recommendation letter al direttore di scuola. Il mondo anglosassone, difatti, ha un tessuto culturale tessuto da valori quali la trasparenza, la valutazione pubblica delle Segretariato Italiano Studenti in Medicina performance e l’accountability. Soprattutto quest’ultima, Il SISM è una associazione no-profit creata da concetto ancora non tradotto in Italia come amava dire e per gli studenti di medicina. Il SISM vuole Montanelli, indica la capacità di rendere conto del prorispondere ai bisogni di salute dell’individuo prio operato. Ecco, questi valori permettono la selezione attraverso contributi qualificanti alla di medici attraverso valutazioni individuali molto discrezioformazione accademica degli studenti, alla nali che certamente sono basate sull’analisi del curriculum loro sensibilizzazione sui profili etici e sociali vitae e sulle competenze acquisite e sulle esperienze prodella professione medica e alla crescita fessionali sin ora maturate; ma lì è il direttore della scuola di specializzazione che mette in gioco se stesso quando intellettuale, professionale e deontologica sceglie un “collaboratore” poiché anche attraverso il ladelle nuove classi mediche e attraverso voro di quest’ultimo potrà o meno cogliere i risultati su l’informazione e l’educazione sanitaria della cui sarà valutato e attraverso i quali potrà ottenere una popolazione riconferma del proprio ruolo. In Italia manca proprio questo tessuto culturale. L’aver finalmente applicato in Italia una graduatoria nazionale rappresenta una sorta di atto dovuto vista la criticità e l’opacità che il mondo delle scuole di specializzazione rappresentava. Tra recommendiation e raccomandazione cambiano poche lettere ma c’è un mondo di cultura che cambia e la modalità di concorso nazionale introdotta nel nostro Paese ha rappresentato uno spartiacque. L’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) ha da sempre lavorato per raggiungere questo traguardo: il primo punto del programma che presentammo per le elezioni del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari del 2010 era quello di lottare per una graduatoria nazionale per l’accesso alle specializzazioni. Il traguardo raggiunto a 5 anni è un risultato importantissimo. Ringraziamo le istituzioni, anzitutto il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e in particolare l’allora Ministro Maria Chiara Carrozza che ha fortemente voluto questa riforma e l’attuale Ministro Stefania Giannini che ha varato il decreto sull’accesso alle scuole di specializzazione di medicina. Lo scorso anno ci sono state delle criticità tecniche e organizzative che sono state in u OTTOBRE 2015 11 focus _ la formazione del medico parte superate quest’anno con un impianto più consono a quelli che dovrebbero essere gli standard di un concorso che interessa più di 10 mila medici. L’impianto ha tenuto – e ne siamo soddisfatti – e i prossimi passi dovranno essere un miglioramento del sistema. Cosa andrebbe modificato ulteriormente? [AS] Ci sono due tipologie di migliorie da attuare in un futuro prossimo: una più pratica di tipo organizzativo e un’altra di pianificazione a lungo termine. Dal punto di vista organizzativo, innanzitutto, andrebbe superato l’attuale modello che prevede un concorso nazionale per tipologia di scuola al fine di raggiungere una graduatoria unica nazionale. L’esperienza della Spagna può in questo essere paradigmatica. Il sistema di accesso alle scuole di specializzazione nel Paese iberico è basato su un test di accesso con graduatoria unica nazionale nel quale i vincitori, in ordine progressivo decrescente di punteggio, sono chiamati a scegliere tipologia e sede della scuola. Ciò rende meno astruso il sistema e snellisce le procedure. In Italia negli ultimi due anni il concorso si è svolto su base nazionale per tipologia di scuola poiché la base legislativa preesistente (DLgs 368/99) questo prevedeva e la modifica del testo avrebbe richiesto un lasso di tempo tale da non permettere, in quel momento storico, l’ottenimento del risultato. Ora, nel fisiologico processo di miglioramento continuo, è tempo anche per il concorso nazionale di introdurre novità sostanziali come la graduatoria unica nazionale. Quest’ulteriore riforma semplificherebbe e renderebbe maggiormente fluida la selezione dei giovani medici per le scuole di specializzazione. Un altro punto critico è l’eccessiva complessità ed eterogeneità organizzativa che viene demandata in gran parte alle università e ai centri sede del concorso. Quest’anno la prova d’esame si è tenuta in 432 aule secondo criteri logistici diversi – quali la vicinanza delle postazioni, la presenza o meno di barriere tra una postazione e l’altra – apparentemente banali ma che in realtà possono danneggiare la tranquillità dei candidati durante il concorso. L’esperienza della Fiera di Roma dimostra che laddove ci sono molti concorrenti e una struttura organizzativa unica atta a contenerli ci sono meno situazioni opache. La nostra proposta quindi è di superare questa complessità organizzativa attraverso la centralizzazione delle prove, come del resto già avviene in molti concorsi pubblici, con una sede unica o al massimo un numero esiguo di sedi su scala macro regionale. Un’altra riforma a nostro avviso necessaria è la semplificazione dei titoli del curriculum che ancora oggi nel nostro Paese vengono acquisiti con una eccessiva eterogeneità, quando invece tutti i candidati di un concorso nazionale dovrebbero partire da una stessa base. Questi sono tre elementi da correggere dal punto di vista prettamente organizzativo. Dal punto di vista della pianificazione, come dicevamo, andrebbe vagliata una corretta ed efficace pianificazione e programmazione quali-quantitativa delle risorse umane di Sanità, tema centrale nelle politiche sanitarie perché l’ambito della medicina e delle professioni sanitarie deve trovare un equilibrio con il diritto alla tutela della salute. Quali sfide andrebbero vinte nel campo della formazione medica? [AS] Più d’una sicuramente. Una prima sfida è un maggiore investimento su reti formative realmente integrate tra il sistema universitario e il sistema sanitario nazionale – già a partire dai primi anni della laurea. Nell’ambito della formazione specialistica la creazione di reti formative tra università e Servizio sanitario nazionale (ospedali e ASL) è prevista per legge dal 1999 (ndr: Decreto di Legge n. 368/1999) ma nella realtà dei fatti questo non avviene. Non è sicuramente semplice sviluppare un sistema che metta a disposizioni il meglio di entrambi gli ambiti formativi. Ma è anche vero che c’è uno scontro tra le due parti che va avanti da decenni e che, purtroppo, ostacola l’evoluzione di reti formative integrate. Come spesso accade in Italia paghiamo lo scotto di situazioni cristallizzate delle quali i giovani faticano a capire motivi e meccanismi di azioni sottostanti. Il risultato è per l’appunto uno scontro nel quale l’università tende a fossilizzare la formazione al proprio interno e dove i professionisti del Servizio sanitario nazionale, invece di mettersi a disposizione della formazione, cercano di prendere le prerogative della formazione medica quasi fossero delle medaglie senza alcun interesse reale ad un formazione di provata qualità. Bisogna trovare un equilibrio partendo dal presupposto che formare nel modo migliore possibile un medico è cosa necessaria per il sistema salute e per il diritto alla salute. Però spesso accade, purtroppo, che i decisori non riconoscano questa priorità e persista lo scontro tra i due fronti. A pagarne lo scotto sono i giovani medici che si trovano tra l’incudine e il martello. Un’altra importante sfida è sicuramente la medicina generale, primo livello di assistenza del nostro Servizio sanitario nazionale. Cioè? [AS] La medicina generale è spesso declassata a mero filtro della sanità specialistica. Quando invece sarebbe necessario investire sulla primary care e, in particolare, sulla formazione dei medici di medicina generale di domani. L’Italia è l’unica realtà dove la formazione di medicina generale non ha una scuola di specializzazione. La formazione è demandata a corsi triennali gestiti dalla Regione con una forte eterogeneità e con standard inadeguati per formare questa figura professionale che è centrale nel sistema salute di oggi e di domani. La sfida è di prendere come esempio il modello anglosassone e di elevare gli standard formativi attraverso l’istituzione di una scuola di specializzazione in medicina generale e assistenza primaria integrando università, ospedali e territorio. I professionisti sanitari che si formano nei nostri atenei rispondono ai bisogni della comunità? [AS] Purtroppo ci sono due note negative che meritano essere analizzate. Una si collega nuovamente al problema della pianificazione quali-quantitativa: da un lato i medici che si stanno formando sono pochi in relazione alle effettive necessità crescenti in Italia e in u 12 OTTOBRE 2015 OTTOBRE 2015 13 focus Europa, dall’altro si stanno formando troppi specialisti ospedalieri senza valutare il reale fabbisogno di generalisti in un sistema sanitario nazionale che deve evolversi verso un sistema integrato delle cure territorio-ospedale. La struttura demografica della popolazione sta producendo un aumento delle disabilità e malattie cronico-degenerative tipiche soprattutto delle fasce più anziane. Questa transizione epidemiologica impone una riprogrammazione dell’offerta quantitativa di medici sulla base di quella che sarà la domanda in un futuro prossimo. Tuttavia, nella realtà, continuiamo a formare lo stesso numero di medici nelle diverse categorie specialistiche su dato storico e non epidemiologico, senza tenere in considerazione quindi il numero delle figure che saranno necessarie tra 10 anni. Questo problema si ricollega alla formazione di medici in medicina generale che non rientra nella pianificazione specialistica nazionale. Ogni anno circa un migliaio di medici neolaureati entrano nei corsi triennali regionali di formazione in medicina generale gestiti dalle Regioni. I programmi sono eterogenei anche all’interno della stessa Regione, da un polo formativo a un altro. In teoria questi corsi hanno il compito di formare una figura professionale fondamentale nell’assistenza territoriale pensando alle trasformazioni demografiche ed epidemiologiche della popolazione; in pratica, sfornano troppi pochi specialisti in medicina generale in relazione al mutamento dei bisogni sanitari, purtroppo spesso mal formati senza quelle competenze tecnico-professionali necessarie per gestire la sfida dell’assistenza territoriale che attende il nostro Paese. La seconda nota negativa si ricollega alle skill che andrebbero acquisite nel percorso formativo specialistico per essere dei medici del 21esimo secolo: capacità manageriale, capacità di lavorare in squadra, capacità di interagire con le altre figure sanitarie perché il medico del futuro – e anche quello di oggi – che deve saper lavorare in un contesto multi-professionale. In Italia, invece di andare in questa direzione si guarda indietro; ne è una prova la guerra tra medici e infermieri per contendersi le competenze che è una strada sbagliata, anacronistica e inutile che rischia solo di indebolire il sistema e danneggiare i pazienti. dal 1910! La nostra azienda vanta una lunga esperienza in campo musicale e si avvale di tecnici di provata professionalità che le consentono di fornire al cliente una garanzia sul lavoro eseguito estesa nel tempo. Siamo concessionari per il Piemonte e la Valle d’Aosta del marchio Steinway & Son’s. Depositario esclusivista del marchio di pianoforti Steinbach e delle meccaniche Renner. 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La descrizione di “competenza” che meglio si adatta nell’ambito medico è quella storica pubblicata sul New England Journal of Medicine nel 2007 (1) che considera la competenza come la capacità di usare un insieme di conoscenze, abilità e attitudini per la cura della salute delle persone e della comunità. Progettare la formazione dei medici di domani orientandola alle competenze invece che ai soli obiettivi formativi sposta il fuoco dai contenuti all’uso dei contenuti. L’attenzione non è più rivolta all’elenco delle conoscenze o delle singole abilità pratiche acquisite dallo studente alla fine del percorso (cioè i programmi del corso) ma a quanto siano state fatte proprie e all’uso professionale che sappia farne. Pensare la formazione in termini di un quadro complessivo di competenze permette inoltre di progettare e programmare un continuum della formazione del medico dal suo nascere: quali competenze devono essere acquisite durante il corso di laurea e devono quindi essere dimostrate all’esame di abilitazione, quali devono essere maturate appieno nel corso di specializzazione e quali mantenute nell’educazione continua in medicina. Diverse iniziative internazionali hanno definito modelli di competenze mediche utilizzabili come quadri di riferimento tanto nella progettazione quanto nella valutazione del processo didattico. Il progetto europeo che mira a un sistema uniforme di esiti di apprendimento nel corso di laurea in medicina Tuning Medicine ha definito un set di 12 domini di competenze di primo livello ciascuno dei quali raggruppa un secondo livello di esiti formativi specifici per un numero complessivo di circa 80 voci. Un’altra iniziativa è il progetto canadese CanMEDS cha avuto ampia diffusione in molti paesi e propone un diagramma di 7 competenze definite “ruoli” ciascuno dei quali contiene da tre a sei competenze di secondo livello. Al centro si trova il ruolo del Medical Expert quale elemento unificante. Gli altri sei ruoli sono 16 OTTOBRE 2015 di Comunicatore, Collaboratore, Manager, Difensore della salute, Studioso e Professionista. Questi ruoli di CadMEDS vengono applicati sia nella formazione pre che post laurea, secondo l’idea del continuum citata in precedenza. L’educazione centrata sulle competenze Se l’obiettivo del percorso di formazione deve essere l’acquisizione di specifiche competenze cioè il saper usare le conoscenze teoriche e pratiche in termini di agire complesso, si rende necessario un orientamento alle competenze anche nel metodo didattico. Insegnare e far apprendere per competenze significa proporre ripetutamente allo studente dei problemi e stimolarlo a trovare una soluzione usando le conoscenze cognitive e le singole abilità che ha appreso attraverso esercizi di pensiero riflessivo, di role play e di lavoro in situazioni simulate. L’attitudine a vedere, descrivere e risolvere i problemi deve essere sviluppata fin dal primo anno del corso di laurea di medicina e chirurgia. Già nei corsi di chimica, fisica e biologia è possibile stimolare l’orientamento alle competenze. Ad esempio, una buona lezione sull’equilibrio acido-base e i sistemi tamponi può essere incentrata sulla soluzione del problema di un bambino con la febbre che vomita perché in cheto-acetosi e che smetterà di vomitare se gli si darà della coca cola. Fin da subito lo studente studierà e apprenderà la materia con l’attenzione rivolta alla soluzione del problema: la coca cola contiene l’acido fosforico che è un tampone e sali (sodio e potassio) che riequilibrano la situazione di sbilanciamento provocata dal vomito. bilito dalla Legge n.240 del 30 dicembre 2010 (Legge Gelmini). L’ANVUR utilizza una serie di indicatori numerici che descrivono la qualità del processo formativo ma che presentano dei limiti intrinseci perché di fatto manca la valutazione dell’esito del processo: è impensabile misurare la qualità di un percorso di formazione usando come parametro i voti degli esami che vengono dati dai docenti, perché è il loro operato che dovrebbe essere valutato rispetto alla qualità dei loro risultati. Allora ci vuole un sistema esterno, strutturato, di indicatori che descriva il prodotto finale. Il migliore sistema possibile è un quadro di riferimento di competenze. Anche l’esame di stato di abilitazione all’esercizio della professione di Medico meriterebbe di essere rivisto sulla base delle competenze. L’attuale esame di abilitazione (molto criticato) comprende una prova scritta con domande a scelta multipla. La percentuale del 99,7% di promossi all’esame di abilitazione non è una reale misura della bontà del percorso formativo di medicina ma piuttosto della capacità degli studenti di imparare a memoria le risposte dei 3 mila quiz usati nella prova che sono pubblicate sul sito del MIUR. Riferendosi a una matrice di competenze sarebbe possibile strutturare prove multidimensionali, non solo cognitive ma anche di problem solving, di simulazioni, di risoluzioni di casi clinici, di dialogo simulato con i pazienti. In maniera molto interessante, l’idea del continuum si può estendere anche a prima del corso di laurea: usare le competenze per re-interpretare la logica dell’esame di ingresso a medicina. Il modello attuale del test è meritocratico perché prevede che l’accesso a medicina sia un premio alla bravura che viene misurata sulla base delle risposte corrette ai quiz di ammissione e del voto di maturità. Non è sufficiente verificare il livello di conoscenza di alcuni argomenti di chimica, fisica e biologia e la capacità di risolvere problemi di logica. Il test di ammissione di Medicina dovrebbe piuttosto essere orientato a illuminare le caratteristiche attitudinali dei ragazzi e servire a scegliere coloro che hanno maggiore probabilità di diventare buoni medici. Dovrebbe quindi essere un test predittivo della probabilità di successo dove il successo è misurato come il conseguimento della competenze previste nel progetto formativo. La conferenza Permanente dei Presidenti di consiglio di corso di laurea in Medicina sta conducendo un progetto multicentrico per misurare in maniera scientifica come correla l’attuale ingresso al corso di laurea di Medicina al successo accademico dello studente. Attraverso una batteria di test psico-attitudinali sviluppati con la collaborazione di psicologi clinici e psichiatri si cerca di individuare cosa può essere suggerito in termini di integrazione. Le competenze possono servire anche ad ispirare l’orientamento prima del test di ammissione, evitando così uno dei grossi problemi attuali: l’eccessivo numero di aspiranti medici che si presentano, numero eccessivo che fa sì che il test di ingresso debba essere fortemente selettivo. Con un quadro preciso di competenze è possibile fornire un orientamento già al quarto e quinto anno delle scuole medie superiori spiegando con chiarezza ai ragazzi che cosa è il medico oggi in Italia: non è il personaggio di una delle fiction in voga, non è lo scienziato che fa nuove scoperte (si ha sicuramente bisogno di giovani che intraprendano la carriera scientifica e accademica ma in una percentuale dell’1-2 per cento). La maggior parte dei medici dovrà curare la popolazione italiana che è una popolazione anziana, di cronici con poli-patologie, e sempre più multietnica. Gestire la cronicità nell’anziano complesso in un contesto sempre più multiculturale, questo deve poter motivare un medico oggi in Italia. Dall’idea originaria di ragionare per competenze scaturiscono conseguenze sull’organizzazione didattica, sulla valutazione finale in termini di esame di abilitazione, sulla valutazione della bontà del prodotto e quindi della qualità dell’attività didattica del docente e anche conseguenze sul tema caldissimo del processo di selezione degli accessi al corso di laurea e all’orientamento. Bibliografia 1. Epstein RM. Assessment in medical education. N Engl J Med 2007; 356: 387-96. Cosa valutare per competenze L’orientamento alle competenze ha ripercussioni importanti anche rispetto ad alcuni processi di politica accademica, nello specifico in merito alla valutazione della didattica nei nostri atenei che è di pertinenza dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) secondo quanto staOTTOBRE 2015 17 focus _ la formazione del medico Una rivoluzione copernicana Luciano Vettore Past President della Società Italiana di Pedagogia Medica (SIPeM) Mediamente i medici che si formano nel nostro Paese sono di buona qualità. Sono tra i più apprezzati all’estero per l’elevata preparazione teorica e la capacità speculativa dimostrata. La scuola universitaria italiana di medicina ha, infatti, un’impostazione prettamente teorica rispetto, ad esempio, al modello anglosassone molto più orientato alla pratica e alla formazione del medico in corsia. Tuttavia, l’apprendere in prima istanza a ragionare sulle cose prima che a farle è un investimento a lungo termine perché col tempo i contenuti cambiano mentre il metodo rimane; inoltre una tecnica o procedura per essere apprese utilmente debbono essere esercitate continuativamente, e quindi il loro apprendimento sistematico si giustifica solo nella prospettiva di una loro applicazione abituale e protratta. Peraltro alcuni miglioramenti nell’intero percorso formativo dei nostri giovani medici andrebbero compiuti dal punto di vista pedagogico. La lezione frontale, dove il docente trasmette i contenuti allo studente, rappresenta ancora oggi lo strumento più comune della didattica medica universitaria. Ma questo approccio didattico era fondamentale fino alla prima metà del secolo scorso, quando i risultati della ricerca scientifica non erano ancora in grado di cambiare la storia naturale di gran parte delle malattie e l’esperienza dei luminari della medicina, trasmessa a lezione, era il veicolo fondamentale della formazione professionale dei medici. A partire dagli anni ’50 del 900 il rapido avanzamento della ricerca scientifica ha modificato profondamente la medicina e consente oggi di affrontare con successo molti problemi di salute. A questo si aggiunge la rapida trasformazione degli strumenti di trasmissione dell’informazione e del sapere. Per esempio, quando l’ho studiata io l’anatomia s’imparava su libri voluminosi con poche figure non sempre chiare (era “ricco” lo studente che possedeva un teschio su cui vedere l’anatomia del cranio). Oggi, nell’era del web 2.0, l’insegnamento e l’apprendimento godono di strumenti didattici informatici, multimediali e telematici, che sono preziosi nella comprensione e nell’apprendimento di tutto ciò che si serve di immagini, ma non solo; anche se sono ancora 18 OTTOBRE 2015 poco utilizzati, sono oramai disponibili sussidi digitali con i quali s’impara anche a ragionare. L’educazione centrata sullo studente Nella didattica medica la costruzione della conoscenza dovrebbe avere due caratteristiche fondamentali: il trasferimento - più che di nozioni - dell’esperienza clinica del docente, e l’acquisizione di un metodo che consenta l’applicazione delle conoscenze nella soluzione di problemi. Come prima cosa allo studente debbono essere forniti gli obiettivi formativi che deve conseguire; infatti se uno studente sa cosa deve imparare, lo può fare senza grande sforzo perché possiede gli strumenti intellettivi e neurofisiologici per farlo. Ciò che conta è che lo studente venga stimolato ad apprendere non in modo meccanico, come quando gli si chiede soltanto di memorizzare nozioni, bensì in modo significativo. Nell’apprendimento significativo, come lo definisce Novak, lo studente è stimolato a ragionare per correlare le conoscenze, e può fare ciò in modo autonomo, sia pure con l’aiuto discreto di qualcuno che lo guida e non si limitata a spiegare formule o dare definizioni: la migliore induzione dell’apprendimento significativo è quella che stimola la curiosità per le conoscenze e induce alla scoperta di ciò che non si conosce; e la metodologia che meglio incarna l’apprendimento attivo per ricerca e per scoperta è quella che richiede la soluzione di problemi, il così detto “problem solving”, che poi è la condizione abituale in cui si trova ad operare il medico, che è quotidianamente chiamato a risolvere i problemi di salute dei suoi pazienti. L’insegnamento della medicina dovrebbe quindi presentare allo studente problemi clinici, o anche problemi biologici, da risolvere. Nel momento in cui lo studente si rende conto che per risolverli gli mancano alcuni elementi sarà stimolato a cercare le risposte che - con il supporto del docente – troverà nei testi o in Internet. I docenti diventano così da trasmettitori del sapere a facilitatori dell’apprendimento; questa modalità didattica si chiama didattica tutoriale (o tutorship), e il setting più efficace per esercitarla è l’apprendimento in piccolo Società Italiana di Pedagogia Medica gruppo assistito da un tutore, il quale esercita l’ars maieutica mentre gli studenti apprendono collaborando tra loro (cooperative learning) alla crescita personale e comune delle conoscenze. Questo approccio didattico, che ha visto la sua nascita nella Facoltà di Medicina di Maastricht in Olanda ancora negli anni ‘70, introduce una sorta di rivoluzione copernicana, dove al centro della istituzione formativa non si trova più il docente ma lo studente. Va così superata la figura del docente accademico che individualmente decide che cosa insegnare, come insegnarlo e come valutarlo agli esami. Questa vecchia impostazione didattica fa sì che lo studente studi ciò e come vuole il docente, perché l’obiettivo irrinunciabile dello studente è sempre e comprensibilmente quello superare l’esame, ma da sola risulterà scarsamente utile nel suo futuro professionale. Allora questo modello didattico dev’essere rivoluzionato, ponendo lo studente al centro del processo formativo e il docente al servizio dell’apprendimento. Il compito e il ruolo di quest’ultimo restano comunque molto importanti e irrinunciabili, perché sono i docenti ad avere la responsabilità d’individuare i problemi prevalenti di salute delle persone e delle popolazioni di oggi per adeguare a essi i contenuti dell’insegnamentoapprendimento, differenziando nel percorso formativo ciò che serve per una prima formazione di base e ciò che dovrà essere acquisito nei passi successivi della specializzazione professionale. Come prima cosa serve allora mettere a fuoco che tipo di medici formare, con quali competenze professionali, tenendo presente che i bisogni di salute continuano a cambiare in relazione all’evoluzione socio-economica, ai mutamenti dell’ecosistema e ai cambiamenti indotti anche dall’evoluzione della medicina: si pensi che fino a 50 anni fa le patologie che preoccupavano maggiormente nei paesi sviluppati erano le malattie acute infettive, mentre le condizioni che maggiormente oggi colpiscono “il primo mondo” sono i tumori, le malattie cardiovascolari e le malattie croniche dell’anziano. Occorre quindi ripensare contenuti e metodologie degli insegnamenti. Il medico inizia a fare il medico generalmente dopo circa 9-11 anni dall’inizio del corso di laurea. È un percorso formativo lungo e complesso, che dovrebbe servire per acquisire con metodo l’ABC della conoscenza medica prima generalista e poi specialistica e, cosa importante, per costruire mediante l’educazione alla soluzione dei problemi quella forma mentis - che è la capacità di ragionare, di studiare in modo autonomo, di utilizzare la conoscenza per l’apprendimento continuo e per la soluzione di nuovi problemi - che accompagnerà il medico per tutta la sua professione. Il metodo per l’appunto. La SIPeM è una associazione senza scopo di lucro che si propone di favorire nell’ambito della Pedagogia medica, lo sviluppo, il coordinamento e la valorizzazione delle conoscenze, delle ricerche e degli studi con l’obiettivo di diffondere i principi di questa disciplina nella formazione del medico e del personale sanitario. Il suo obiettivo primario è operare nel campo della formazione del medico e del personale sanitario in modo da produrre misurabili miglioramenti nella cultura e nei servizi sanitari del Paese. Formare i formatori All’estero l’apprendimento per problemi correlato ai bisogni effettivi di salute ha già fatto da tempo il suo ingresso in diverse università. Nel nostro Paese, invece, viene utilizzato in modo parcellare per qualche insegnamento, ma concretamente mai in modo sistematico, perché la classe accademica non è stata preparata a questo cambiamento nell’approccio pedagogico. Nelle nostre Scuole di medicina un ostacolo è sicuramente rappresentato dall’età media piuttosto ragguardevole del corpo docente, conseguente a politiche di reclutamento dissennate, e cambiare metodo a una certa età diventa difficile: questo è un problema che probabilmente si risolverà con il ricambio generazionale. Un altro ostacolo deriva dal fatto che per i progressi di carriera dei docenti viene valutata quasi esclusivamente la performance scientifica e non quella didattica. All’interno della Conferenza dei Presidenti dei Corsi di laurea in Medicina si è sentita più volte la necessità di fare dei corsi di formazione dei docenti, in linea con quella che è la mission principale della Società Italiana di Pedagogia Medica. Ma per la formazione dei formatori servono da una parte risorse economiche per offrire occasioni formative valide, e dall’altra la volontà dei docenti di farsi formare. Spesso gli Atenei non hanno i mezzi economici per organizzare corsi di formazione, e così viene lasciata alla buona volontà del singolo docente la decisione d’intraprendere percorsi personali di apprendimento dei principi pedagogici e delle metodologie didattiche più avanzate. È auspicabile che in un prossimo futuro anche la formazione dei formatori diventi uno dei compiti essenziali delle nostre scuole di medicina, vincendo quelle forze interne che ostacolano il cambiamento, quali sono la paura, la pigrizia e la volontà di conservazione dello “statu quo”, cioè di quanto già si possiede. OTTOBRE 2015 19 focus _ la formazione del medico Corso di formazione specifica in medicina generale Aldo Mozzone Consigliere OMCeO di Torino Coordinamento del Corso di Formazione Specifica in MG, Regione Piemonte Il Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale (CFSMG) permette di conseguire il Diploma necessario per l’esercizio dell’attività di medico di medicina generale (MMG, medico di famiglia) nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. La normativa che lo regola è la seguente: • D. Lgs. n. 368 del 17 agosto 1999 che recepisce la “Direttiva 93/16/CEE del 5 aprile 1993 in materia di libera circolazione dei medici, e il reciproco riconoscimento dei loro diplomi, certificati ed altri titoli”; • D. Lgs. n. 277 dell’8 luglio 2003 che recepisce la “Direttiva 2001/19/CEE che modifica le direttive del Consiglio relative al sistema generale di riconoscimento delle qualifiche professionali e le direttive del Consiglio concernenti le professioni di infermiere professionale, dentista, veterinario, ostetrica, architetto, farmacista e medico”. • Decreto del Ministero della Salute del 7 marzo 2006 “Principi fondamentali per la disciplina unitaria in materia di formazione specifica in medicina generale”. Le Regioni emanano, di norma ogni anno, i bandi di concorso per l’ammissione al corso di formazione specifica in medicina generale sulla base del fabbisogno individuato secondo quanto previsto dall’Art. 1 del Decreto del Ministero della Salute 7/03/2006. In Piemonte il corso triennale è organizzato in canali, ognuno di circa 45 componenti. La finalità generale è di consentire al medico di acquisire competenza professionale nell’ambito delle attivitá cliniche, della relazione con l’assistito, della organizzazione del lavoro, della gestione dei percorsi di cura applicati alla complessità della MEDICINA GENERALE: di poter contare, quindi, su un adeguato bagaglio di conoscenze e abilità utili per un proficuo avviamento alla professione. Nel corso si intende dotare i tirocinanti delle capacità di 20 OTTOBRE 2015 saper individuare e gestire la molteplicità dei problemi presentati dagli assistiti, ricercare e utilizzare correttamente gli strumenti utili per la professione, adoperarsi nel coordinamento con gli altri professionisti per garantire la continuità ospedale-territorio. L’obiettivo complessivo didattico del corso è il seguente: il medico acquisisce la capacità di svolgere l’attività di MMG prendendosi carico della salute psicofisica dei propri assistiti nelle varie fasi della loro vita, consapevole dei caratteri distintivi della disciplina, del contesto in cui opera e dei mezzi che ha a disposizione. I partecipanti sono impegnati in tirocini presso studi di medici di famiglia in attività, adeguatamente formati a svolgere funzioni tutoriali, e presso strutture ospedaliere e territoriali del Servizio Sanitario Nazionale nell’ambito di una mirata “formazione sul campo”. Sono inoltre impegnati in attività seminariali e teoriche guidate dai coordinatori del Corso per acquisire le conoscenze necessarie ad affrontare con competenza la professione. Acquisiscono quindi le conoscenze, le capacità pratiche, relazionali e organizzative necessarie per essere MMG. Inoltre affrontano le tematiche etiche, deontologiche e normative indispensabili. Il corso prevede una frequenza di almeno 4800 ore distribuite in tre anni, di cui 2/3 dedicate ad attività pratiche ed 1/3 a quelle teoriche. Nello sviluppo del percorso formativo è premura dei coordinatori adeguare i contenuti trasmessi ai cambiamenti organizzativi e di contesto che la Medicina Generale sta affrontando in questi anni. L’attività clinica o pratica guidata, l’attività medica guidata ambulatoriale e domiciliare, nonché l’attività seminariale, prevedono un impegno orario pari a quello per il personale medico dipendente del SSR a tempo pieno. Nei seminari è privilegiata la collaborazione da parte di MMG con esperienza di docenza limitando la partecipazione degli specialisti di branca ad un ruolo consulenziale di approfondimento di alcuni temi specifici. Ciò con il fine di mettere costantemente al centro del corso l’acquisizione delle competenze distintive della Medicina Generale. La specificità della professione è tale che solo chi la pratica, e conosce bene i suoi caratteri distintivi, può insegnarla. I seminari sono strutturati in modo da tenere in forte considerazione le caratteristiche di professionisti adulti proprie dei partecipanti. I giovani medici della formazione specifica non sono studenti, ma colleghi già inseriti nella professione con varie, anche se limitate, esperienze: pertanto l’attività teorica si basa su processo di apprendimento per l’adulto (modelli di andragogia). È previsto, di conseguenza, un loro coinvolgimento anche mediante tecniche di didattica attiva (lavori a piccoli gruppi, discussioni su casi clinici reali e simulati, lezioni integrate da compilazione di griglie e questionari). Nell’espletamento delle attività pratiche ai tutori ospedalieri e delle strutture del territorio è richiesta una particolare attenzione a trattare ed approfondire gli aspetti utili ad una reale integrazione tra le discipline, per formare i tirocinanti ad un uso appropriato della risorsa ospedale e delle consulenze specialistiche e ad una capacità di collaborazione tra i diversi livelli del Servizio Sanitario. LIMITI E PROSPETTIVE DI MIGLIORAMENTO 1. Oggi gli indirizzi organizzativi e didattici dettati dalla normativa vigente vengono declinati in modo talvolta assai differente da regione a regione. Obiettivo comune, di prioritario interesse per il nostro Servizio Sanitario Nazionale, è quello di riuscire finalmente nell’impresa di definire un mo- dello di riferimento per il CFSMG, per dare ancora più qualità e soprattutto più omogeneità al corso. Il passo necessario è quello di costruire un modello didattico di riferimento comune in tutte le Regioni. La lettura dei piani formativi permette di verificare come oggi nelle varie regioni si concretizzino vere e proprie eccellenze, sia dal punto di vista dei contenuti che delle modalità didattiche. Si tratta quindi di saper individuare il meglio di ogni esperienza, utilizzando anche i riferimenti europei in proposito, e disegnare così percorsi più uniformi. 2. Proprio la riorganizzazione professionale prevista deve poter comportare opportunità di coinvolgimento dei medici tirocinanti in attività assistenziali dirette, nell’ambito delle prestazioni fornite dal SSN, che hanno forte valenza formativa e per le quali, sempre nel rispetto delle leggi vigenti, non si deve porre preclusione in sede di programma. 3. Le proiezioni dimostrano come in pochi anni, senza correttivi, la medicina del territorio andrà incontro ad una contrazione dei professionisti adeguatamente formati a svolgere gli incarichi di MMG ed a conseguenti gravi carenze nel servizio. In simulazioni non particolarmente pessimistiche, in Piemonte, ad esempio, si può prevedere che il numero di medici inseriti nelle graduatorie regionali non sarà in grado di compensare i pensionamenti già a partire dal 2020. In pochi anni la situazione sarà tale da non poter garantire a tutti i cittadini l’accesso ad una adeguata assistenza sanitaria primaria. Occorre quindi fin da ora programmare per il futuro, stabilendo numeri di accesso al CFSMG tali da permettere il ricambio necessario. 4800 ore in 3 anni 2/3 di attività 1/3 di attività PRATICHE TEORICHE pratica 70% teoria 30% obiettivo: capacità di svolgere l’attività di MMG prendendosi carico della salute psicofisica dei propri assistiti nelle varie fasi della loro vita OTTOBRE 2015 21 focus _ la formazione del medico La formazione universitaria tra carenze e potenzialità Roberta Siliquini Consigliera OMCeO di Torino Presidente del Corso di Studi in Medicina e Chirurgia dell’Università di Torino A monte di qualunque giusta e critica disamina delle possibilità di miglioramento del nostro sistema formativo universitario in tema di professione medica è assolutamente corretto sottolineare come gli studenti in Medicina e Chirurgia delle Università italiane risultino tra i più apprezzati a livello europeo e mondiale. Tale affermazione è più che giustificata dai numeri, sempre crescenti, dei nostri giovani emigranti nella comunità europea che assumono, in giovane età, ruoli apicali e rilevanti nei contesti sanitari. Ai nostri studenti e laureati si riconoscono conoscenze e competenze di altissimo livello, e ne vengono generalmente apprezzate l’abnegazione e il desiderio di miglioramento. In sintesi, il comportamento da professionista, mai sazio di apprendere e migliorarsi. La prima criticità del nostro sistema sta proprio in questo e cioè, nella incapacità del sistema di trattenere i nostri ragazzi, attratti all’estero non tanto da una legittima curiosità e desiderio di allargare le proprie conoscenze ma dalla necessità di veder apprezzate le proprie potenzialità. L’attualità del nostro Paese, purtroppo, non pare consentire oggi, dopo sei anni di studio pesanti e non banali (anche per l’impatto emotivo che può avere una situazione come la malattia) non solo velleità di carriera ma neanche certezza di impiego. Un sistema sociale che, nella sua totalità, spende molto per la formazione e non riesce goderne i frutti. E non vi è dubbio alcuno che il percorso di studi sia pesante e irto di difficoltà. Alcune non mitigabili come la quantità di conoscenza da ricomporre in un essere professionale, altre oggettivamente rimuovibili. CARENZA DELLE STRUTTURE La formazione in Medicina soffre, ovunque in Italia, di una cronica carenza di strutture. Si affollano gli studenti 22 OTTOBRE 2015 nelle aule e si affollano in corsia e negli ambulatori. In modo specifico la nostra Scuola di Medicina di Torino ha da tempo immemore evidenziato la carenza di aule, problema ancora irrisolto, mentre si è fatto molto in questi anni grazie al Prof. Ezio Ghigo (Direttore della Scuola) e alla Prof.ssa Rossana Cavallo (Presidente Corso di Studi) per allargare la disponibilità di strutture che accolgano gli studenti per i tirocini. Si sono stipulate convenzioni con molte strutture ospedaliere non universitarie scelte in base all’eccellenza dei professionisti e al loro desiderio di trasmettere competenze. Torino ha superato la concezione, spesso limitativa, che tuttavia si ritrova ancora in alcuni altri Atenei, della Scuola di Medicina come esclusivo appannaggio del ruolo universitario: gli studenti, gli specializzandi, i medici in formazione specifica in medicina generale, imparano e assorbono dal contesto in cui si trovano, non fanno differenza di ruoli e di titoli. Chiunque abbia un ruolo in un contesto in cui si muovono degli studenti deve sapere che, in quel momento, sta forgiando alla vita professionale. CARENZA DI RISORSE La carenza di risorse (anche umane considerata il cronico sottodimensionamento degli organici) e di strutture impedisce poi di poter sviluppare maggiormente un sistema di insegnamento che alcuni ritengono più pragmatico: il cosiddetto ‘learning by doing’ sviluppato in alcuni (non così tanti) Atenei stranieri. Si tratta di prediligere una formazione a piccoli gruppi, già dal primo anno di medicina, al letto del paziente prediligendo l’insegnamento della pratica a quello della teoria lasciata in buona parte allo studio individuale. Ho avuto modo, anni addietro, di frequentare le due Università che più utilizzano questo sistema: Sherbrooke in Canada e Maastricht in Olanda. Certamente ho potuto apprezzare una maggior brillantezza dei giovani studenti nell’approccio con il paziente ma, anche, una preparazione decisamente inferiore alla nostra. Credo che il nostro sistema, con lo sforzo aggiuntivo nello sviluppare di più le possibilità formative sul campo, soprattutto negli ultimi anni, possa rappresentare il giusto mezzo. Purtroppo l’attuale ordinamento impone ancora un 70% di didattica frontale privilegiando il sapere al saper essere e sapere fare. POSTI PER LA FORMAZIONE E POSTI DI LAVORO Molto si discute, soprattutto in questi giorni in cui si sono svolte le selezioni di accesso alla Scuola di Medicina, sulla efficacia del nostro sistema selettivo. L’ingresso alle Scuole mediche è, a mio avviso, uno dei settori più martoriati negli ultimi 15 anni. Il numero di riforme si è susseguito senza sosta a partire dagli anni ’90, i vari Ministri hanno diversamente tentato negli ultimi anni di modificare (spesso in corsa e con non brillantissimi risultati…) modalità e numeri. In realtà il problema resta irrisolto soprattutto perché non è risolta l’immissione dei laureati in un mondo del lavoro che è in crisi perenne. Il laureato in Medicina deve sottostare a specifiche regole (la specializzazione post lauream è richiesta della comunità europea al fine di poter accedere come risorsa umana al Servizio Sanitario Nazionale), ad una definizione del bisogno assistenziale in prospettiva nonché ad una oggettiva contrazione delle risorse economiche rispetto ad anni fa. Circa il 30% dei medici che laureiamo non riesce a trovare uno spazio specialistico definitivo nel mondo del lavoro. Esiste certamente uno scollamento tra la programmazione dei laureati e quella dei laureati che potranno entrare nel mondo del lavoro. E lo scollamento, non vi è dubbio alcuno, risente oggi della crisi economica e, quindi, della possibilità di investire sulla formazione post lauream. A mio avviso un sistema selettivo pre-ingresso rappresenta l’unica modalità possibile (non la migliore), cui si sta adeguando la maggior parte dei paesi Europei. Il contraltare, tuttavia, è il proliferare di tentativi di bypassare tale sistema selettivo mettendo in discussione l’importanza del sistema di accesso programmato ai corsi di laurea in Medicina. La sanità è l’unico ambito in cui il diritto allo studio deve trovare un equilibrio con il diritto alla salute dei cittadini: il presupposto è quello di garantire standard elevati nella qualità della formazione che sono strettamente correlati al rapporto tra studenti e casistica clinica. Tale sistema preselettivo andrebbe però reso maggiormente efficace attraverso l’adozione di politiche di orientamento vocazionale che potrebbero trovare utile spazio durante la scuola secondaria. OTTOBRE 2015 23 focus _ la formazione del medico La formazione post laurea: corsa ad ostacoli senza un traguardo sicuro Commissione dell’OMCeO di Torino “Giovani Medici – Osservatorio Prospettive Professionali” L’età media dei componenti della Commissione è di 29,8 anni. La redazione ringrazia il Coordinatore Alessandro Dabbene per la collaborazione prestata alla realizzazione di questo Focus STORIA DI UNA GENERAZIONE DI MEDICI, DAL SOGNO ALLA REALTÀ Dopo l’esame di maturità il futuro medico si iscrive al test per accedere al corso di laurea in medicina e chirurgia con l’ingenua convinzione che seppur faticoso e costoso il percorso intrapreso sarà premiato dal “sogno lavorativo” di un mestiere scelto per vocazione ma anche accompagnato da una certa sicurezza economicolavorativa. Sebbene l’opinione pubblica continui a considerare i giovani medici “privilegiati” rispetto a molte altre categorie di neolaureati, oggi persino la condizione dei medici junior non è più così rosea. Da alcuni anni le scelte politico-economiche sono indirizzate a logiche di risparmio anziché alla realizzazione di un SSN che risponda alle necessità del terzo millennio, causando una vera e propria crisi della formazione medica. Prima di poter essere a tutti gli effetti qualificati per poter diventare a pieno titolo parte del SSN, il percorso è caratterizzato da step che rappresentano veri e propri “imbuti” che solo una parte dei laureati, nonostante siano già stati selezionati dall’accesso a numero chiuso alla facoltà di medicina, potrà superare. Ripercorriamo cronologicamente le tappe formativolavorative di chi intraprende questo lungo cammino. Step 1: accesso programmato alla facoltà di Medicina. Partendo dai dati forniti dalla FNOMCeO è stato attuato, a partire dal 2007, un aumento del 5% annuo degli ingressi alla facoltà di medicina per rispettare le curve di pensionamento le quali a partire dal 2015 prevedono l’uscita di più di 13000 medici all’anno, curve che inizieranno a scendere a 9000 unità solo intorno al 2029. Questi dati sarebbero molto incoraggianti se ad ogni pensionamento corrispondesse un’assunzione. Purtroppo, così non è. Step 2: postlaurea e abilitazione professionale. Per ciò che concerne l’immediato postlaurea c’è da sottolineare che di fatto in Italia, a differenza degli altri stati europei, la laurea in medicina e chirurgia non è abilitante e questo genera un ingresso più tardivo dei medici italiani nel mondo del lavoro. Il percorso quindi presenta ritardi, ascrivibili in particolare ad eccessive e costose burocratizzazioni che sommate al fenomeno delle mancate assunzioni, hanno portato negli ultimi 4 anni ad un invecchiamento della classe medica con il numero di over50 che per la prima volta ha superato quello dei più giovani in tutte le specialità. Gli specialisti anziani superano i giovani in tutti i campi, con picchi, come in chirurgia, di 5:1. E’ evidente l’esigenza di una vera programmazione triennale degli accessi e di una riorganizzazione del percorso più snella al fine di ridurre il più possibile i ritardi. fortemente auspicabile che il neoabilitato partecipi ad un corso di formazione di secondo livello, sia esso una scuola di specializzazione o il corso di formazione in medicina generale. Tuttavia a causa delle limitate risorse del Ministero dell’Economia e delle Finanze, da cui dipendono direttamente i contratti di specializzazione erogati dal MIUR e dal ministero della salute, all’aumento degli ingressi al corso di laurea non è seguito un parallelo aumento dei contratti di specializzazione e delle borse di studio in medicina generale le quali sono rimaste stabili o persino diminuite. Unendo questo problema alla spending review dilagante in tutte le regioni con conseguente blocco del turnover e delle nuove assunzioni dei medici che hanno portato a termine la specializzazione, le previsioni attuali sono quelle di una futura sacca di inoccupazione o sottooccupazione medica di notevoli dimensioni. Se da un lato esistono oltre 200 sotto-specialità, non riconosciute a livello europeo e con scarso mercato professionale, dall’altro il blocco delle assunzioni mediche associato al massiccio pensionamento sta creando evidenti buchi negli organici di molti reparti specialistici, costringendo spesso i pochi dipendenti ad un carico di lavoro ai limiti della sicurezza propria e dei pazienti, oltre ogni limite imposto dalla normativa italiana ed europea. Tutto ciò ha dato adito ad una programmazione schizofrenica e “tappa-buchi” con proposte di dubbia utilità come il “patto per la salute 2.0”, più volte proposto negli ultimi anni al tavolo stato-regioni, il quale avrebbe lo scopo di consentire ad un maggior numero di neolaureati di accedere a un corso di specializzazione sovvenzionato, anzichè dal MiUR, dagli ospedali regionali sottorganico, generando così una nuova futura classe di specialisti di serie B, formati a costi inferiori in ospedali minori con standard di formazione non garantiti. Per quel che riguarda le specialità, le analisi dei dati svolte dall’osservatorio giovani medici FNOMCeO dimostrano che ove possibile le regioni richiedono invariabilmente più contratti di specialità rispetto al proprio fabbisogno medio di specialisti (corretto per popolazione), mentre le regioni con piani di rientro non possono farne richiesta. Si evidenzia inoltre un inefficace uso di risorse impiegate per formare lo stesso medico in più percorsi specialistici. Rimangono, inoltre, numerose le criticità sul fronte del concorso nazionale di accesso alle specializzazioni mediche, che rappresenta uno degli “imbuti” principali precedentemente citati. Per fare degli esempi manca ancora, a due anni dall’introduzione, una bibliografia essenziale per prepararsi, con conseguente fiorire di corsi e servizi privati ad un costo molto alto. Sicuramente, inoltre, una chiarezza in tal senso eviterebbe anche il caos, generato quest’anno, da una prima prova “generale” caratterizzata, al contrario di quanto affermato tramite comunicato stampa dal MIUR, da numerosi quesiti di area pre-clinica, che hanno spiazzato molti concorrenti. Inoltre bisognerebbe rivedere, insieme con le parti interessate, le assegnazioni dei punteggi tramite curriculum, il sistema di autocertificazione di esami e tesi di laurea, con la prospettiva di riuscire ad uniformare i criteri di assegnazione del punteggio di laurea stesso. E infine non deve essere dimenticato il tema dei controlli in sede di esame, il cui venir meno vanifica il tentativo di restituire un po’ di meritocrazia alle modalità di accesso alla formazione. u Step 3: percorsi dopo l’abilitazione professionale. Dopo l’abilitazione si delineano poi fondamentalmente cinque strade percorribili: specializzarsi, intraprendere il percorso di medicina generale, fare un dottorato, rimanere in quel “limbo“ professionale di chi sceglie di esercitare la professione senza intraprendere nessuna delle tre strade precedentemente elencate o infine migrare all’estero. 1. Specializzazione. A causa delle leggi che limitano le possibilità lavorative per i medici non specializzati e viste le scarse abilità pratico lavorative trasmesse dal mondo universitario, è Grafico 1. Accesso ai percorsi post laurea confrontati con numero di studenti in Medicina e fabbisogno regionale. Fonte: FNOMCeO 24 OTTOBRE 2015 OTTOBRE 2015 25 focus _ la formazione del medico 2. Borsa in medicina generale Un discorso a parte merita il corso di Medicina Generale che prevede una retribuzione non in termini di contratto specialistico (non essendo essa considerata tale), ma di borsa di studio pari a 966 euro al mese per un totale di poco più di 11.000 euro all’anno. Questo, aggiunto alle spese fisse quali il premio assicurativo mantiene molti colleghi in una condizione di marcata precarietà, impedendogli quella progettualità indipendente di cui avrebbe bisogno. Essendo la condizione del medico in formazione assimilabile a quella del lavoratore dipendente, l’onere assicurativo dovrebbe essere a carico dell’ente da cui dipende, in questo caso la regione, ma così non avviene. Inoltre sottolineiamo che attualmente, durante il periodo di interruzione obbligatoria per maternità, la borsa di studio viene sospesa. L’ente previdenziale di categoria si fa carico dell’indennità delle future madri, tuttavia non vi sono politiche di sostegno per il periodo dell’allattamento. Inoltre, a fonte di un periodo di sospensione di 5 mesi, le colleghe sono costrette a ritardare di 12 mesi l’inserimento in graduatoria con una penalizzazione della loro carriera. Considerando le scarse risorse del Ministero dell’economia e delle finanze si capisce come al momento non sia possibile l’adeguamento delle borse di medicina generale, ma appare fondamentale intraprendere tutte le azioni politiche atte a permettere l’accesso ad attività compatibili professionalizzanti nell’ambito delle cure primarie in modo da garantire uno stipendio dignitoso tale da permettere di dedicarsi serenamente alla propria formazione e portare avanti, su due binari paralleli, vita privata e vita professionale, senza dover sacrificare l’una a favore dell’altra. Questo già avviene in alcune regioni, ma è necessaria maggiore uniformità al livello nazionale, sulla base delle esperienze regionali che meglio hanno funzionato in questi anni. A ciò si aggiunga che per quanto riguarda i medici di medicina generale è evidente un bilancio negativo tra pensionamenti e nuove assunzioni già a partire dal 2013. Fortunatamente, l’ingresso nel mondo del lavoro per il medico di medicina generale non è penalizzato a blocco del turn over in quanto deve essere assicurato un determinato rapporto numerico medici/cittadini. In Piemonte è previsto il pensionamento di circa 2.000 medici di medicina generale nei prossimi 10 anni, pertanto è auspicabile un incremento del numero di borse di studio sulla base di una attenta programmazione. Grafico 2. Stima di trend di pensionamento dei MMG all’età media di 68 anni – fonte: FIMMG Piemonte 3. Dottorato di ricerca. I dottorati di ricerca infatti vengono raramente scelti per vocazione, spesso sono scelte temporanee in attesa dell’entrata in specializzazione, questo anche 26 OTTOBRE 2015 per il basso livello di retribuzione economica e per la frammentazione del percorso di ricerca. Sottolineiamo come questo comprometta ed impoverisca la qualità e le prospettive del settore. 4. Migrare all’estero. Aumentano sempre di più i medici già specializzati e non che scelgono di emigrare all’estero. Sia per aspetti di retribuzione e sbocco professionale sia, dato ancora più allarmante, alla ricerca di percorsi formativi maggiormente validi, esempio cardine rappresentato da chi ambisce a scuole di chirurgia. In generale, però, i dati rintracciabili sull’argomento si presentano frammentari e questo non rende facile il loro reperimento oltre che l’identificazione delle motivazioni alla base della scelta. Inoltre, talvolta, tali dati forniscono risposte tra loro contradditorie. Appare pertanto necessaria anche una centralizzazione della raccolta e dell’analisi. Pare che in un simile contesto di crisi ogni anno il Ministero della Salute rilascia circa 1000 certificati di onorabilità professionale, utili per il trasferimento del professionista sanitario all’estero; questo numero probabilmente è leggermente sovrastimato rispetto alle effettive dimensioni della migrazione medica, ma di fatto è un dato di cui tenere conto in corso di programmazione. Infatti nonostante il fenomeno di movimento dei medici nell’eurozona sia senza dubbio bidirezionale, è indubbio che interessa maggiormente le nuove generazioni e rischia di diventare uno spreco di investimenti statali, tenuto conto che il costo di formazione di un laureato in medicina è per lo stato di circa 28.000 euro Le conclusioni appaiono drammatiche, ma vogliamo credere che in futuro la classe politica vorrà interfacciarsi con il maggior numero possibile di stakeholders provenienti da diverse realtà e, ottimisticamente parlando, che questo comporti un’azione sul lungo termine. Si fa imperativa infatti l’individuazione di una tempistica ottimale per la programmazione del fabbisogno reale di medici, specialisti e medici di medicina generale ponderata su variabili basate sui percorsi di formazione post lauream e modalità di accesso al lavoro. In un periodo di crisi è comprensibile che sia molto difficile restituire il “sogno lavorativo” ma è decisamente giunta l’ora di interrompere l’evoluzione di un “incubo”! LA FORMAZIONE POST LAUREA DEGLI ODONTOIATRI Gli Odontoiatri condividono con i colleghi Medici sia la selezione per l’ingresso a numero chiuso al corso di Laurea, anch’essa non abilitante, sia l’attesa per l’abilitazione di 3-6 mesi in base alla sessione di Laurea. A seguito dell’abilitazione il 95% degli Odontoiatri scelgono la libera professione. Sebbene questa sia ancora oggi ritenuta una casta privilegiata il neoabilitato odontoiatra, se non figlio d’arte, si ritrova davanti alle seguenti possibilità: 1. Rilevare uno studio preesistente o aprire un nuovo studio I costi relativi a questa possibilità sono difficilmente abbordabili da un neolaureato, se non supportato dalla famiglia, ma soprattutto risulta spesso sconveniente per la difficoltà nella reperibilità di nuovi pazienti che tendono ad associare poca competenza a Dottori di giovane età. Inoltre durante il corso di Laurea non vengono date basi riguardo alla gestione, legislazione e burocrazia necessarie. 2. Collaborare in uno o più studi di terzi In questo caso le possibilità, che sembrano simili ma non lo sono affatto, sono due: - collaborare in uno studio privato, dove spesso si viene inseriti nell’organico a pieno regime, ma gratuitamente per un numero indefinito di mesi. Successivamente vengono definite le mansioni dell’operatore al quale spetterà una percentuale sulla prestazione. - venir attratti dalla possibilità del “guadagno facile” offerto dai nuovi centri Low cost, resi possibili dal D.L. 4.7.2006 n°223 meglio conosciuto come “Legge Bersani” che prevede l’abolizione dei tariffari minimi e la possibilità di fare pubblicità dei vari trattamenti. Pubblicità, ingannevole, che oramai ci circonda alla TV, radio, su giornali e cartelloni pubblicitari in giro per la città. Questi centri spesso si avvalgono dei neolaureati come di “carne fresca”, sottopagandoli per aumentare sempre più il guadagno del centro - nemmeno gestiti da medici o odontoiatri ma da imprenditori nella la maggior parte dei casi; guadagno che viene messo a volte anche davanti alla qualità della prestazione per l’ignaro paziente. 3. Iscriversi a corsi privati o Master di II livello, in quanto dal 2013 sono state abolite per gli Odontoiatri le Specialità in Chirurgia Orale e Ortodonzia. Se dopo la laurea si vogliono aumentare o migliorare le proprie capacità le uniche possibilità prevedono la spesa di migliaia di euro, a volte anche senza una reale giustificazione della spesa poiché il solo fatto di aver frequentato corsi e Master non garantisce né una maggiore facilità di reperire lavoro, né un maggior guadagno. 4. Il dottorato di ricerca, che vede le stesse caratteristiche di quello dei medici, al fine di ottenere un titolo aggiuntivo necessario a chi interessato nella carriera accademica. OTTOBRE 2015 27 focus _ la formazione del medico Ripensare la formazione medica Il contributo della Rete Italiana per l’Insegnamento della Salute Globale Rete Italiana per l’Insegnamento della Salute Globale Marzo 2015 Le scuole di medicina sono in grado di formare professionisti capaci di rispondere ai bisogni di salute delle persone e delle comunità che andranno a servire? Come rispondono alle sfide che l’epoca della globalizzazione e della complessità pone? Come affrontano il tema della responsabilità sociale (in altre parole, che ruolo intendono assumere nei confronti dell’ingiustizia sociale e il suo impatto sulla salute)? La Rete Italiana per l’Insegnamento della Salute Globale (RIISG) ritiene che tali domande debbano essere prese in considerazione ed esprime in questo documento un contributo relativo al dibattito sulla formazione medica recentemente innescatosi a livello nazionale. Si fa in particolare riferimento al documento del Centro Studi e Documentazione FNOMCeO “Professione medica nel terzo millennio”1, alla mozione del Consiglio Nazionale della FNOMCeO “Salviamo la formazione medica”, alla lettera inviata al Ministro MIUR e al Ministro della Salute dalla Conferenza Permanente dei Presidenti di Consiglio di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia e alla risposta del presidente della FNOMCeO dott. Amedeo Bianco2. Di seguito sono riportate alcune riflessioni elaborate dalla RIISG, esposte più in dettaglio nel testo e intese come spunti di confronto, discussione e dibattito aperto. • Ogni azione e decisione presa in campo medico non è eticamente neutrale. La medicina prevede degli aspetti etici intrinseci e deve essere studiata e insegnata a partire dalla sua componente etica. • Il paradigma della complessità che caratterizza la nostra epoca spinge a riconoscere i limiti intrinseci a ogni pratica umana, compresa quella medica, e invita a creare spazi di dialogo e confronto tra saperi, professioni e discipline. • È necessario, nel corso della formazione, accompagnare lo sviluppo di un pensiero critico e incoraggiare il posizionamento etico, prevedendo l’apporto di diverse discipline e stimolando la riflessione di carattere morale. Si ritiene che questo possa avvenire anche attraverso esperienze di conoscenza e radicamento nell’ambiente sociale nel quale i futuri professionisti saranno inseriti. • È necessario ridurre l’iperspecializzazione dando spazio ad un “nuovo generalismo”, cioè ad un approccio più ampio che veda salute e malattia nel contesto dell’intera vita delle persone. • È necessario richiamare gli attuali e futuri medici alla responsabilità sociale, intesa 1 Disponibile alla URL: http://media.fnomceo.it//Media/downloadFile.dwn?id=199&version=5 2 È possibile scaricare i documenti del dibattito alla URL: http://www.fnomceo.it/fnomceo/ showItem.2puntOT? id=126323 28 OTTOBRE 2015 anche come risposta che deve essere data di fronte alle situazioni di crisi, ingiustizia sociale ed emarginazione provocate dall’attuale sistema globalizzato. Si ritiene che taleresponsabilità non sia definita a priori ma debba essere cercata personalmente e contestualmente in un confronto con tutti coloro che “hanno sinceramente a cuore”3 tali questioni. Riteniamo che fare formazione in salute globale voglia dire introdurre un nuovo modo di pensare e agire la salute per generare reali cambiamenti sia nella comunità sia nell’intera società DALLA SALUTE GLOBALE ALLA FORMAZIONE IN SALUTE La Rete Italiana per l’Insegnamento della Salute Globale (RIISG) è un network nazionale che comprende istituzioni accademiche, società scientifiche, organizzazioni non governative, associazioni, gruppi, studenti e singoli individui impegnati nella formazione in salute globale, sia a livello universitario sia di società civile4. Sin dall’inizio importante parte attiva della RIISG è il SISM – Segretariato Italiano Studenti Medicina. La RIISG sta seguendo con particolare interesse il dibattito sulla formazione medica accesosi in quest’ultimo periodo. Come realtà nata dal basso, accogliendo e facendo proprie le esigenze e le richieste degli studenti, protagonisti e destinatari di tale formazione, la Rete condivide le preoccupazioni riguardo all’attuale impostazione del sistema formativo per i futuri medici. La riflessione e il lavoro culturale portati avanti dalla RIISG in questi anni non si sono, infatti, limitati a elaborare un nucleo di contenuti da aggiungere ai curricula già molto ricchi delle facoltà mediche ma, soprattutto nei tempi più recenti, si sono indirizzati ad aprire uno spazio di confronto nazionale sulla formazione in salute in senso più ampio. Come componenti della RIISG riteniamo che fare formazione in salute globale voglia dire “introdurre un nuovo modo di pensare e agire la salute per generare reali cambiamenti sia nella comunità sia nell’intera società, colmando il divario esistente tra evidenza scientifica e decisioni operative”5. Per questo il lavoro della RIISG, partito da riflessioni attinenti alla sola formazione medica, ha riconosciuto la necessità di prendere in considerazione i processi formativi di tutte le persone che – a vario titolo – concorrono alla promozione e alla tutela della salute. La RIISG ritiene di poter dare il suo apporto propositivo e costruttivo al confronto auspicato sia dalla FNOMCeO sia dalla Conferenza Permanente dei Presidenti di Consiglio di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia. Proponendosi tra gli obiettivi quello di contribuire a “preparare una figura di Medico sempre più adeguata alla trasformazione dell’assistenza sanitaria del nostro paese, correttamente protesa verso la medicina territoriale e di prossimità”6, la RIISG concorda con il Centro Studi FNOMCeO nel ritenere necessaria “una riforma non tanto della facoltà di medicina ma dei suoi paradigmi formativi”7. LA MEDICINA COME PRATICA ETICA La riforma auspicata dovrebbe partire dalla consapevolezza che pensare alla medicina semplicemente come a una scienza o a un’attività scientifica sia non soltanto riduttivo ma sostanzialmente sbagliato. La medicina, in quanto pratica, prevede azioni che esprimono u 3 Dalla mozione FNOMCeO “Salviamo la formazione medica” 4 La nascita della RIISG è il risultato finale di un processo iniziato nel 2007, grazie allo stimolo dato dal progetto europeo “Equal opportunities for health” coordinato da Medici con l’Africa CUAMM e dalla partecipazione attiva degli studenti in medicina a livello nazionale. Maggiori informazioni al sito: http://www.educationglobalhealth.eu/it/ 5 Ripensare la formazione dei professionisti sanitari: stimoli, contributi, esperienze. Disponibile alla URL: http://www.saluteinternazionale.info/2014/02/ripensare-la-formazione-dei-professionistisanitari-stimolicontributi- esperienze/ 6 Dalla risposta della Conferenza Permanente dei Presidenti di Consiglio di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia alla mozione della FNOMCeO 7 Dal documento del Centro Studi e Documentazione della FNOMCeO dal titolo: “Professione medica nel terzo millennio.” OTTOBRE 2015 29 focus _ la formazione del medico L’iperspecializzazione determina un sempre maggiore allontanamento del (futuro) medico dai luoghi di vita delle persone; la formazione si svolge per lo più in un contesto racchiuso tra ospedale e aule universitarie, impedendo di prendere consapevolezza dei tanti fattori che influenzano la salute nei differenti contesti sociali. una trama di significati e fini. Gli aspetti etici non possono essere visti come giustapposti, ma debbono essere considerati intrinseci a essa. Ogni decisione e ogni azione portate avanti in questo settore non sono neutrali, cioè non possono prescindere dalla dimensione etica; ciò significa che la natura della medicina deve essere studiata e insegnata a partire da una prospettiva etica8. Tale approccio non si dovrebbe limitare a riflettere su quanto avviene nel rapporto medicopaziente ma anche, ad esempio, sulla relazione della pratica medica con altri saperi, professioni, discipline. Un atteggiamento di questo genere aiuterebbe a mettere in luce le carenze e i punti deboli su cui diventa sempre più necessario prendere posizione. Sembra dunque non banale né trascurabile porsi la domanda: le attuali scuole di medicina preparano futuri medici dotati di adeguati strumenti conoscitivi ed etici per muoversi come persone e cittadini consapevoli, prima ancora che come professionisti, all’interno dei sistemi complessi nei quali si trovano ogni giorno a vivere? La pressione sempre maggiore dell’industria farmaceutica e biomedicale contribuisce a una progressiva medicalizzazione di ogni aspetto della vita umana, a fenomeni come quello del disease mongering13 e alla conseguente induzione di falsi bisogni. Crescono le aspettative di chi ai servizi sanitari si rivolge, ma cresce anche l’inappropriatezza delle prestazioni, e con essa la spesa sanitaria. Il contesto di crisi economica e di scarsità (relativa) di risorse richiede invece, con sempre maggiore urgenza, che vengano fatte scelte di priorità nell’allocazione di tale spesa. Crediamo che tali scelte non possano che andare nella direzione dell’equità e dell’universalità nell’accesso alle cure, rifiutando un approccio utilitaristico che segue criteri esclusivamente economici e ricercando giustificazioni prima di tutto sul piano etico e sociale. Riteniamo che, a partire dalla formazione, sia importante lavorare sul concetto di limite e sulla necessità di scelte sagge ed eticamente fondate, orientate a evitare gli sprechi e a lottare contro la corruzione e i conflitti di interesse14. PER UN NUOVO GENERALISMO In un’epoca caratterizzata dall’aumento esponenziale delle conoscenze scientifiche e tecniche, i curricula universitari sono divenuti per lo più contenitori di nozioni da apprendere meccanicamente al fine di superare gli esami. Inoltre, l’impostazione sempre più orientata verso l’iperspecializzazione contribuisce a una situazione di “ricatto formativo”, che obbliga lo studente neolaureato a proseguire nel percorso di studi attraversando un “limbo di dequalificazione professionale e lavorativa”9, un vuoto formativo, istituzionale e lavorativo tra università e scuola di specializzazione. Il sapere diviene dunque sempre più iperspecialistico e frammentato, e il medico rischia di trasformarsi esclusivamente in un tecnico competente. Tale impostazione riduzionista e nozionistica, che risente della frattura tipica della cultura positivista tra scienza e agire morale10, appare incapace di formare professionisti in grado di affrontare i bisogni delle persone e delle comunità che andranno a servire. L’iperspecializzazione determina un sempre maggiore allontanamento del (futuro) medico dai luoghi di vita delle persone; la formazione si svolge per lo più in un contesto racchiuso tra ospedale e aule universitarie, impedendo di prendere consapevolezza dei tanti fattori che influenzano la salute nei differenti contesti sociali. L’invecchiamento della popolazione e la crescente prevalenza delle patologie croniche rendono necessario un approccio più ampio, nel quale dare centralità ad aspetti come quelli della prevenzione, della promozione della salute, delle cure primarie e dell’integrazione socio-sanitaria11. Per questo riteniamo importante ridurre l’iperspecializzazione per dare spazio a un “nuovo generalismo” che veda salute e malattia nel contesto dell’intera vita delle persone.12 LA RESPONSABILITÀ SOCIALE DEL MEDICO Sono numerose le evidenze scientifiche15 che mostrano la diseguale16 distribuzione delle patologie tra le diverse nazioni e, all’interno delle stesse nazioni, in relazione alla classesociale (espressa attraverso diversi tipi di indicatori di posizione socio-economica). Queste rimandano alla teoria dei determinanti sociali di salute e alla necessità di agire su tutti i fattori (non semplicemente quelli biologici) in grado di influenzare lo stato di salute dei singoli e delle comunità. Senza voler caricare la medicina di un compito eccessivo, riteniamo necessario richiamare i futuri medici a una più ampia responsabilità17 sociale, che non si esaurisca all’interno del rapporto medico-paziente, ma che comporti uno sguardo sull’intera società18. Crediamo, infatti, che la figura professionale del medico, proprio in quanto capace di riconoscere e documentare scientificamente le conseguenze concrete del sistema economico e politico sulla vita e la salute delle persone, non possa ritenersi neutrale di fronte alle cause di tali diseguaglianze. Per questo i medici, e più in generale tutti gli operatori della salute, non possono rinunciare a entrare in relazione con i settori della società e con le discipline che lavorano alla ricerca del bene comune. Riteniamo che tale compito non costituisca un aspetto tecnico e facoltativo, quanto piuttosto un imperativo etico. u LA NECESSITÀ DI SCELTE SAGGE L’aumento vertiginoso delle possibilità diagnostiche e terapeutiche e la costruzione sociale dell’onnipotenza della biomedicina hanno alimentato un’ingenua fiducia che attribuisce a tale professione la capacità di liberare dal dolore, dalla sofferenza, dalla morte. 8 Mordacci R. La medicina come pratica e l’etica della malattia. In AA.VV. Salute e salvezza, Glossa 2008 9 Risposta del presidente della FNOMCeO dott. Amedeo Bianco alla della Conferenza Permanente dei Presidenti di Consiglio di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia 10 Dei Tos G.A. Etica ed economia nell’organizzazione sanitaria. Edizioni Messaggero Padova, 2014. 11 È sufficiente ricordare il World Health Report 2008 dal titolo Primary health care. Now more than even e lo sviluppo del Chronic Care Model come nuovo modello di gestione delle malattie croniche. 12 Commission on Generalism. Guiding Patients through Complexity: modern medical generalism. London: Royal College of General Practitioners and the Health Foundation, 2011. Disponibile alla URL: http://www.health.org.uk/publications/generalism-report/ 30 OTTOBRE 2015 La campagna Choosing wisely, lanciata negli Sati Uniti per la responsabilizzazione e la necessità di scelte sagge ed eticamente fondate, orientate a evitare gli sprechi e a lottare contro la corruzione e i conflitti di interesse. 13 Moynihan R, Henry D. The Fight against Disease Mongering: Generating Knowledge for Action. PLoS Med 2006; 3(4): e191. doi:10.1371/journal.pmed.0030191 14 Ricordiamo a questo proposito la campagna Choosing wisely, lanciata negli Sati Uniti e il rapporto della Commissione Europea sulla corruzione nel settore sanitario (European Commission Directorate General Home Affairs Study on Corruption in the Healthcare Sector, European Union 2013) 15 CSDH (2008). Closing the gap in a generation: health equity through action on the social determinants of health. Final Report of the Commission on Social Determinants of Health. Geneva, World Health Organization. Disponibile alla URL: http://www.who.int/social_determinants/ thecommission/finalreport/en/ 16 Parlare di diseguaglianze significa aggiungere un significato morale al termine differenze e dunque indica la necessità di mettere in piedi delle azioni di contrasto (cfr Whitehead M. The concepts and principles of equity and health. Int J Health Serv. 1992;22(3):429-445.) 17 Una responsabilità concepita come risposta ad ogni essere umano con cui la vita umana è costitutivamente in relazione, risposta che deve essere portata ad un livello di consapevolezza e che dovrebbe spingere a prendersi cura dell’altro, come persone prima che come medici. 18 Cfr articolo 14 della Dichiarazione universale sulla Bioetica e i diritti umani dell’UNESCO su Responsabilità sociale e salute (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization). Universal Declaration on Bioethics and Human Rights. UNESCO, 2005. Disponibile alla URL: http:// www.unesco.org/new/en/social-andhuman- sciences/themes/bioethics/bioethics-and-humanrights/ OTTOBRE 2015 31 focus _ la formazione del medico QUESTO INTERVENTO MI HA CAMBIATO LA VITA! VIENI A SCOPRIRE SE SEI IDONEO Tiziana Putignano “Operata di Clear lens multifocale” STRUTTURA CONVENZIONATA CON LE MAGGIORI ASSICURAZIONI SANITARIE ACCREDITAMENTO 19 Frenk J, Chen L et al. Health professionals for a new century: transforming education to strengthen health systems in an interdependent world. Lancet 2010; 376: 1923–58. 20 Dalla Mozione FNOMCeO TARIFFE CONVENZIONATE PER GLI ISCRITTI ALL’ORDINE Medici [ C H I R U R G I A R E F R AT T I VA L A S E R ] [ P R E S B I O P I A ] [ CATA R AT TA ] E’ necessario presentare la tessera durante la 1° visita 20% di sconto nel resto delle visite e trattamenti Visita oculistica completa 60€. Milano - Via Trenno, 12 · Milano - Via Alberico Albricci, 5 · Torino - Piazza Solferino, 7/i · Varese - Via Rossini, 8/a 32 OTTOBRE 2015 OTTOBRE 2015 PRENOTA LA TUA VISITA 800 22 88 33 / clinicabaviera.it 33 CLINICA BAVIERA ITALIA S.r.l. Autorizzazione sanitaria n.1 del 17.01.2002 Dir. Sanitario Dott. M. Moschi Pensiamo che riflessioni ed esperienze pratiche relative a concetti come solidarietà, responsabilità, giustizia, uguaglianza, limite, pensiero cooperativo abbiano “diritto di cittadinanza” all’interno della formazione medica tanto quanto i classici argomenti della bioetica. RIPENSARE LA FORMAZIONE MEDICA: UNA QUESTIONE SOCIALE Quelli citati sono solo alcuni esempi che mostrano come la formazione dei futuri medici debba necessariamente implicare sia elementi conoscitivi di natura più ampia sia riflessioni di carattere etico19. In altre parole, crediamo che essa debba fornire strumenti per sviluppare un pensiero critico necessario ad affrontare la complessità del reale, e offrire occasioni di esperienze che stimolino una risposta libera e responsabile alle problematiche dell’attuale mondo globalizzato. Tali problematiche, incorporate esemplarmente in coloro che rimangono ai margini della società e del sistema di cure, mettono anche in luce il limite di ogni agire individuale, legato alla propria persona, al proprio ruolo e alla propria formazione. Per questo ogni risposta, fondata su un reale e critico posizionamento etico, non dovrebbe ispirarsi a coscienze eroiche o volontarismi esasperati, ma riconoscere la necessità di cooperare in senso ampio con tutti i soggetti e le realtà coinvolte. Pensiamo che riflessioni ed esperienze pratiche relative a concetti come solidarietà, responsabilità, giustizia, uguaglianza, limite, pensiero cooperativo abbiano “diritto di cittadinanza” all’interno della formazione medica tanto quanto i classici argomenti della bioetica. Siamo convinti che la riforma del sistema formativo di area medica non sia un argomento settoriale da affrontare in ambiti specialistici; per questo auspichiamo che si realizzi davvero quel “confronto ampio di tutti gli attori coinvolti” a cui invita la Conferenza Permanente dei Presidenti di Consiglio di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia. Vista l’attenzione che ciascun componente della RIISG (professionisti sanitari, accademici, studenti, associazioni) dedica al tema della formazione e alla proposta di riforma dei curricula di corsi di laurea che si occupano a vario titolo di salute, ci sentiamo parte in causa in questo confronto e intendiamo partecipare con competenza e motivazione. Crediamo essenziale un forte coinvolgimento degli studenti, principali destinatari dei modelli didattici, quali protagonisti attivi e non semplici fruitori della propria formazione. Siamo inoltre convinti dell’importanza di far tesoro di punti di vista di altre discipline, che aiutino ad analizzare il contesto di crisi economica ma soprattutto culturale, etica e antropologica nel quale le facoltà di medicina (e più in generale le università) sono coinvolte. Riteniamo tale confronto non un “di più”, ma una necessità legata ai limiti della medicina (così come di ogni altra disciplina), limiti sempre più evidenti all’interno dei sistemi complessi in cui si è chiamati ad agire. Crediamo sia necessario mettere le basi per una nuova pedagogia della salute e siamo consapevoli che si tratta di un’impresa “culturale, organizzativa, etica, civile e professionale”20. Si tratta di prepararsi a formare non solo professionisti ma prima di tutto cittadini, anzi persone, per una società in cui equità e giustizia sociale siano a pieno titolo “strumenti di salute”. transatlantico Il TTIP fa bene o male alla salute? Se sul mercato italiano comparissero molti ospedali privati, come si integrerebbero con l’attuale rete ospedaliera, e con quali standard di dotazioni strutturali e tecnologiche, se già gli standard minimi per presidio attualmente previsti sono inadeguati? I negoziati per il TTIP si inseriscono in uno scenario già critico per la sanità italiana, con in atto processi quali il definanziamento del SSN, i tagli lineari, l’aumento dei ticket ed il blocco del turn over, che minacciano la sopravvivenza stessa di un servizio sanitario pubblico e nazionale. A seguito degli accordi del TTIP, il rischio concreto è quello che si determini un potenziamento della liberalizzazione dei servizi sanitari e degli investimenti esteri, lasciando ampio margine di manovra al finanziamento del sistema sanitario nazionale privato da parte di colossi multinazionali del settore; questo fenomeno potrebbe avere effetti negativi in termini di diseguaglianza delle cure e degli accessi ai servizi perché basati sulla legge della domanda e dell’offerta. In altri termini, potrebbero venir offerti servizi di qualità diversa a costi diversificati, senza garanzie di equità delle cure nei confronti di cittadini meno abbienti. In Europa, i trattati UE garantiscono la protezione della salute umana e risconoscono la libertà dei singoli stati nell’organizzazione dei servizi di pubblico interesse, quindi anche l’autonomia nella definizione della politica sanitaria2. Gli stati membri della Ue hanno differenti SSN, ma pur nelle differenze garantiscono il principio fondamentale dell’ universalismo dell’ assistenza. La liberalizzazione dei servizi e l’apertura ai mercati transatlantici, difficilmente si inserirebbero in questo eterogeneo sistema senza conseguenze. Se sul mercato italiano comparissero molti ospedali privati, come si integrerebbero con l’attuale rete ospedaliera, organizzata in base al bacino d’utenza, e con quali standard di dotazioni strutturali e tecnologiche, se già gli standard minimi per presidio attualmente previsti sono inadeguati? Ed il privato, riuscirebbe ad offrire i servizi sanitari notoriamente anti-economici o ad assicurare ai pazienti una efficiente rete per le patologie tempo-dipendenti? u Chiara Rivetti Consigliera Tesoriera OMCeO di Torino Tra i non addetti ai lavori, di TTIP si parla poco, pochissimo. Il nome stesso sembra pensato apposta per minimizzare e non suscitare interesse. Il trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership - TTIP) è un trattato di libero scambio che l’Unione Europea sta discutendo con gli US¬¬A per uniformare le tariffe e le normative che regolano il commercio e creare così una grande area di mercato transatlantico. Questa NATO economica porterebbe ossigeno soprattutto all’Europa, soffocata dalla crisi economica, ed ancor più al nostro paese, per il verosimile incremento dell’ esportazione verso gli USA dell’ agro-alimentare made in Italy. Le stime più ottimistiche dell’Economist1 parlano di un aumento del Pil statunitense dello 0.4% e di quello europeo di poco di più. Ma il livello di incertezza di qualunque previsione è alto. Considerato poi che le barriere tariffarie tra i paesi coinvolti sono già vicine allo zero per molti prodotti1, probabilmente il reale obiettivo del TTIP è la liberalizzazione delle normative. Ora, il TTIP farà bene o male alla salute? Con precisione è difficile rispondere, in quanto i trattati sono condotti a porte chiuse, e poco o nulla trapela. Il rischio è che possano esserci conseguenze sfavorevoli sullo stato di salute dei cittadini UE sia indirette, attraverso interventi sui determinanti sociali ed ambientali di salute, sia dirette, per gli effetti della liberalizzazione dei servizi sanitari. u 34 OTTOBRE 2015 OTTOBRE 2015 35 transatlantico Nel caso di un servizio sanitario fornito da un altro paese, sarà poi verosimilmente difficile vigilare sulla qualità delle cure e sulle qualifiche e formazione del personale coinvolto . Altro argomento in discussione riguarda il capitolo della “proprietà intellettuale” dei farmaci. Con un’eventuale estensione della durata dei brevetti sarebbe ridotta la diffusione dei farmaci generici, con conseguente minor competizione ed aumento dei prezzi. Inoltre, alcune compagnie farmaceutiche europee potrebbero essere incoraggiate a registrare nuovi farmaci presso le autorità statunitensi, dove le normative sono meno rigide, determinando non solo uno spostamento di capitali all’estero ma anche una riduzione di posti di lavoro e di investimenti nella ricerca nel paese di origine. Uno dei punti più controversi è poi la sicurezza alimentare3: in Europa è garantita dal principio di precauzione, mentre negli USA una sostanza chimica è considerata sicura fino a prova contraria. Da questo ne consegue che con il TTIP gli standard europei, più stringenti, potrebbero subire una down regulation: sono a rischio le norme sull’ utilizzo degli OGM, dei pesticidi, sul trattamento con ormoni negli allevamenti o con cloro delle carni. Per il nostro Paese è concreto il rischio che, a fronte di un moderato aumento delle esportazioni delle nostre supercontrollate eccellenze agroalimentari, vi sia una massiccia importazione di cereali OGM o carni agli ormoni e cloro, ecc. che, vendute a prezzi inferiori, saranno l’alimentazione principale della popolazione meno abbiente. Alla luce di queste considerazioni è necessario prevedere alcuni principi generali di tutela della sanità e della salute che vengano rispettati durante la negoziazione dell’atto. Innanzitutto è necessario garantire il principio della massima trasparenza, mettendo a disposizione delle istituzioni e delle principali associazioni dei consumatori il contenuto A Settembre, il premio nobel per l’Economia Joseph Stigliz ha parlato del TTIP al Parlamento Italiano e l’ha definito un pessimo accordo dei negoziati e consentendo di esprimere un parere tecnico riguardo ai temi dell’accordo in tempi utili per presentare eventuali modifiche operative. Sarà inoltre indispensabile che nella discussione degli accordi, i principi di tutela della salute e di equità dell’accesso alle cure siano garantiti e posti come prioritari rispetto a qualsiasi interesse di tipo commerciale ed economico. A questo proposito dovranno essere istituiti organi deputati alla vigilanza e al controllo per definire gli standard sanitari e di sicurezza comuni ed impedire che vengano uniformate le regole e i controlli “al ribasso”. Per quanto riguarda poi la fase attuativa del TTIP, dovranno essere previste norme di salvaguardia anche dal punto di vista giuridico. Negli accordi preliminari, il TTIP prevede che le controversie fra investitori privati e Paesi aderenti siano gestite da un organo di arbitrato internazionale e non dall’ autorità giudiziaria nazionale4: le multinazionali potrebbero accusare gli Stati di intralciare il libero mercato. La Philip Morris, per esempio, ha intrapreso un’ azione contro l’Uruguay5, colpevole di aver intensificato la lotta contro il fumo stampando sull’ 80% dei pacchetti di sigarette immagini shock anti-fumo: una percentuale superiore a quella consigliata dall’ OMS. Poco importa che con questa campagna la percentuale dei fumatori in Uruguay sia scesa dal 45% al 23%. Con il TTIP cause simili potrebbero essere intentate contro l’Italia ed il giudizio espresso da un collegio arbitrale non locale. Appare quindi ragionevole richiedere che eventuali controversie vengano discusse dalla giustizia ordinaria senza organi di arbitrato “speciali” che potrebbero favorire logiche di libero mercato rispetto al diritto di tutela della salute. Infine, viste le possibili intersezioni con personale sanitario proveniente da altri percorsi formativi, è auspicabile prevedere un possibile ruolo dell’Ordine dei medici come ulteriore garante, almeno nel nostro paese, della competenza del personale medico a tutela dei cittadini i quali, in ultima analisi, sono i fruitori ed i destinatari del sistema sanitario. A Settembre, il premio nobel per l’Economia Joseph Stigliz ha parlato del TTIP al Parlamento Italiano e l’ha definito un pessimo accordo, che non favorirà né i cittadini europei né quelli americani ma solo gli investitori, soprattutto quelli statunitensi. E, va aggiunto, potrebbe nuocere alla salute. Fonte: Il Sole 24 ore Sanità, edizione del 6 luglio 2015 Bibliografia 1. 2. 3. 4. 5. 36 OTTOBRE 2015 “Ships that pass in the night” Dec 13th 2014 The Economist print edition Draft Conference Conclusions TTIP – Increased Trade for Better Living? European Policy Conference, 15-16 June 2015, Brussels Report, Rai 3, 19.10.2014 “Il trattato che minaccia la democrazia” George Monbiot, 13.11.2014, Internazionale “Braccio di ferro Philip Morris-Uruguay: la guerra del fumo che può cambiare la storia” Barbara Gobbi 16 ottobre 2014, Il sole 24 ore OTTOBRE 2015 37 il dedalo Infatti, tra i medici in attività, come riportato in una relazione ormai del novembre 2002 della Dottoressa Paola Mora del Centro di Formazione Albert Schweitzer, dal titolo “I medici non sono invincibili”, scaricabile dalla rete all’indirizzo www.cfschweitzer.org (accedi dal Qr a lato) suicidio, disturbi psichici e sindrome del burnout, dipendenza da fumo, alcol e droghe, sindrome del gioco compulsivo sono presenti in una percentuale considerevole, anche se non pienamente nota per carenza di indagini approfondite di massa. a cura di nicola ferraro Patologie da dipendenze dei medici Su questo tema “difficile”, anche da conoscere, e sul Progetto “Helper”la redazione ha realizzato una videointervista con la Consigliera dell’Ordine Tiziana Borsatti pubblicata in Rete sul nostro sito www.videomedica.org (accedi dal Qr a lato). Il numero dei contatti registrati da tutta Italia conferma l’importanza di questo problema che si può risolvere soltanto sfidandolo a viso aperto. L’argomento delle patologie da dipendenza che possono colpire i medici è usato nel cinema soprattutto nei gialli e nei noir. Una pregevole, molto poetica eccezione, è costituito dal film “Le regole della Casa del Sidro” in cui uno straordinario Michael Caine inala etere (sino a morire per questa dipendenza) per sopportare la mediocrità e la cattiveria del mondo agricolo americano degli anni ’40 che vive intorno all’orfanatrofio dove egli svolge assistenza sanitaria. Un progetto di aiuto per vincere dolore, solitudine e stigma Mario Nejrotti Una recente inchiesta apparsa su “Student BMJ” e consultabile in rete su www.student.bmj.com, (accedi dal Qr a lato) mostra che il 30% degli studenti in medicina del Regno Unito, soffre o ha sofferto di problemi legati alla salute mentale con prevalenza di sintomi depressivi, tanto che il 15% ha pensato almeno una volta a suicidarsi. Inoltre l’80% di questi soggetti patologici non ha trovato nell’ambito universitario alcun aiuto al proprio disagio. Questo può aver contribuito a far sì che, sempre in questo gruppo, il 25% ha iniziato a bere, ubriacandosi almeno una volta alla settimana. Questa percentuale è molto più elevata del dato della popolazione generale in Gran Bretagna dove, nella fascia di età tra i 16 e i 24 anni, è “solo” del 18%. Ancora, 1 su 10 ha assunto droghe almeno una volta; l’8% ha preso sostanze per migliorare il proprio rendimento e poter superare gli esami. Al di là dei numeri e del paragone difficile tra culture simili, ma profondamente diverse per tradizioni e motivazioni sociali, evidentemente lo stress legato alla professione medica si manifesta nei soggetti più vulnerabili fin dal primo approccio con la nuova esperienza. In Italia i dati sull’argomento sono sporadici o mancano completamente. Ma indubbiamente la mole di lavoro e studio a cui sono sottoposti i futuri medici, accompagnata da un impatto spesso non guidato con l’universo dei malati e delle malattie, oltre agli abbandoni, può gettare i semi di futuri disagi e patologie che si riscontrano al momento dello svolgimento quotidiano della professione. 38 OTTOBRE 2015 La continua richiesta di salute e di immediato miglioramento può minare anche entusiasmi genuini e profondi, generando un senso di inadeguatezza e disillusione e indurre alla ricerca di un sostegno autogestito, affidato a vari tipi di dipendenza. La conoscenza del problema è ostacolata prima di tutto dalla sua non accettazione sociale e professionale che non vuole vedere la figura del medico in una prospettiva più umana e quindi imperfetta superando stereotipi letterari e culturali. Questo atteggiamento comune è certamente legato alla paura di dover ammettere che si affida la propria salute a esseri umani, che sono certamente perfettibili, ma anche inevitabilmente fallibili. Un incontro sull’argomento del settembre 2009 recitava nell’efficace titolo: “Ardere non bruciarsi! Dalla motivazione alla patologia nelle professioni sanitarie”. La motivazione appunto è un fattore importante da analizzare per comprendere il problema di chi tra i medici in attività soffre di disagi e dipendenze di vario tipo. La pressione combinata della motivazione personale, con la richiesta forte e spesso autoritaria della società nei confronti del medico, può far avvertire, al di là delle buone intenzioni, l’inadeguatezza di una scelta e il fraintendimento delle aspettative personali e dei pazienti. La continua richiesta di salute e di immediato miglioramento conseguente alle performance professionali può minare anche entusiasmi genuini e profondi, generando un senso di inadeguatezza e disillusione che può indurre alla ricerca di un sostegno autogestito, affidato a vari tipi di dipendenza. Dell’argomento ci siamo occupati con due articoli pubblicati sul nostro portale www.torinomedica.org che mostrano da un lato come “La fatica del medico” … “è un rischio per il paziente” e dall’altro come “Lo stress medico” possa portare a “dipendenza da sostanze”. Il primo passo per poter affrontare, senza colpevolizzazioni preconcette, questo problema è superare il “fastidio” ad ammettere da parte della società, del corpus professionale e accademico che un medico può essere debole e malato proprio a causa della “medicina”, che non è solo la professione “più bella”, ma è anche quella che quotidianamente obbliga il professionista a combattere da solo con le paure fondamentali, e faticosamente rimosse, dell’umanità: la malattia, la morte, l’annullamento dell’individuo. E chi non ce la fa non deve finire sui giornali come un debole, un depravato, un colpevole, ma deve essere aiutato dalla società a recuperare se stesso e il proprio equilibrio o a intraprendere un percorso che lo porti a ruoli diversi nell’ambito sanitario. Il nostro Ordine già da anni ha presente la problematica del disagio medico nella sua globalità e in diverse occasioni se ne è occupato. Ora con l’adesione come committente, insieme alla Regione Piemonte, del Progetto Helper, “Medici che curano i Medici” che è un programma terapeutico completo specifico per i professionisti, si pone come interlocutore istituzionale di numerosi e autorevoli soggetti proponenti di Torino. Questa presenza è importante perché è un concreto tentativo di conoscere e affrontare all’interno della professione questo pericoloso disagio, garantendo ai medici comprensione e appoggio per superare la solitudine e facilitarne la richiesta di aiuto. Gli articoli seguenti iniziano il percorso di informazione alla categoria sul progetto Helper, uno degli impegni programmatici che il nostro Ordine ha assunto nei confronti dei partner. Oltre all’informazione sarà messa a disposizione la sede con i suoi locali attrezzati per la formazione dei Colleghi sul problema, per conferenze stampa e incontri con il pubblico. Inoltre, attraverso l’individuazione di Colleghi esperti anche nello stesso Consiglio, partecipa alla realizzazione di percorsi diagnostico terapeutici per l’individuazione e il trattamento delle dipendenze nei medici, soprattutto come sostegno e contrasto alla loro emarginazione. OTTOBRE 2015 39 il dedalo Progetto HELPER: il ruolo di OMCeO Tiziana Borsatti Progetto HELPER: il ruolo della Regione Piemonte Consigliera OMCeO di Torino Referente dell’OMCeO di Torino per il Progetto “Helper” Il medico è il garante dei successi della Medicina ed è la ruota di un ingranaggio enorme ed incontrollabile di budget, burocrazia, domande illusorie, desideri scambiati per bisogni, di una sanità in continua trasformazione. I carichi di lavoro sempre più importanti, il rischio professionale con le richieste di risarcimento e le pendenze legali sempre più frequenti, le onerose coperture assicurative, il confronto con la sofferenza e la morte possono deteriorare e inaridire la sensibilità ed i valori che stanno alla base della scelta professionale e trasformare in negativo la vita. La professione medica fa parte, come altre (infermieri, psicologi, insegnanti, sacerdoti...) di professionalità di aiuto (helping professional) e come tali sottoposte a particolare stress in cui il carico emotivo, rapportato alla tipologia dell’utenza, appare più rilevante rispetto ad altre. La letteratura scientifica, soprattutto nordamericana, ci offre una casistica considerevole sui gravi problemi emozionali con diretta correlazione con il numero dei suicidi (percentuale più che doppia rispetto alla popolazione generale, con incidenza femminile di quattro volte superiore), la depressione, il divorzio, l’abuso di alcool, di droghe, la dipendenza dal gioco... I disturbi del comportamento sono riconosciuti come malattia dalla comunità medico-scientifica internazionale. Da studi intrapresi in America (prof. Talbott), in Catalogna (Progetto Paime) e, con maggior difficoltà, in Italia (Dianova International) emerge che il 10% - 12% dei medici soffre di dipendenze con aumento della malpractice, della conflittualità all’interno delle équipe di lavoro, di mobbing, di misure punitive. In Italia il 12% dei medici dipendenti significherebbe all’incirca 43.000 casi. Il medico malato si automedica, non osa rivolgersi alle strutture pubbliche per la paura di essere riconosciuto, giudicato, di perdere il lavoro. Diventa quindi indispensabile per il nostro Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri farsi promotore con la Regione del “Progetto Helper”: un programma terapeutico ambulatoriale o semiresidenziale o residenziale specifico per il medico. È un progetto che ne tutela in assoluto la privacy e salvaguarda la sua reputazione. Lontano dalle comunità terapeutiche, in una villa messa a disposizione in comodato d’uso dalla Città della Salute e della Scienza di Torino, ristrutturata prima dello start-up con cofinanziamento del Centro Torinese di Solidarietà. Il Progetto Helper, oltre a realizzare un percorso completo di riabilitazione, di cura e di reinserimento del personale medico-sanitario affetto da dipendenze, si propone anche di diffondere una cultura di prevenzione del disagio legato alla professione, di sensibilizzare il personale sanitario con corsi formativi, le istituzioni e le Aziende sanitarie; ed inoltre di realizzare un programma di sostegno, di aiuto e di accompagnamento per i familiari. Questa iniziativa è maturata su un territorio in grado di esprimere negli ultimi quindici anni una ricchezza di esperienze in ambito pratico, scientifico, clinico ed assistenziale che ha visto sapientemente integrarsi tra loro vari attori: • Centro di Formazione A. Schweitzer (C.F.S.) • Associazione per la difesa del medico (Adimed) • Centro Torinese di Solidarietà (C.T.S) • in collaborazione con la Città della Salute e della Scienza di Torino, • l’Azienda Ospedaliera Universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano, • l’Agenzia Regionale dei Servizi Sociali della Regione Piemonte e • l’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino. 40 OTTOBRE 2015 Gaetano Manna Funzionario Programmazione Sanitaria Assessorato Sanità Regione Piemonte Dai dati dell’Ordine dei Medici di Barcellona (Programma di Assistenza per Medici Malati): il 12% di 30.000 medici della regione durante la vita professionale soffre di patologia psichiatrica e/o di dipendenza. In Italia il 12% di 370.000 medici corrisponderebbe a circa 44.000 casi. Già all’interno del Piano Socio Sanitario 2012-2015 della Regione Piemonte si individuano fra i “Maggiori Problemi di Salute” le Dipendenze patologiche e la Salute mentale. Depressione e schizofrenia, insieme al disturbo da abuso di alcol, sono le patologie a maggior impatto, a livello mondiale, sul piano del “Global Burden of Disease” in termini di mortalità e anni vissuti con disabilità. Questo è ancora più evidente se si restringe l’analisi all’Europa. GLI OPERATORI SANITARI COME SOGGETTI A RISCHIO PER LE DIPENDENZE Soprattutto nell’ultimo decennio, numerosi studi hanno sottolineato la significativa associazione tra abuso di sostanze e disturbi psichici. Si tratta di quadri caratterizzati, dal punto di vista clinico, da una più grave sintomatologia all’esordio, un decorso più grave, un più frequente ricorso ai servizi, ma con un’elevata problematicità nell’adesione e nella risposta ai trattamenti e conseguenti maggiori costi assistenziali. È opinione comune pensare che le popolazioni più vulnerabili a questo tipo di patologie siano quelle adolescenziali e giovanili da un lato o quelle costituite da soggetti svantaggiati caratterizzati da deprivazione di carattere relazionale e socio-culturale o che abbiano avuto percorsi biografici particolarmente critici o che siano stati oggetto di eventi traumatici. In realtà, all’interno della più generale configurazione del fenomeno, è importante rilevare come tale problematica si profila con un certo rilievo nella popolazione costituita da operatori sanitari. Infatti, dai dati della letteratura scientifica, soprattutto nordamericana, si evince che patologie di tipo psichiatrico e/o di dipendenza sono significativamente più frequenti nei sanitari rispetto ad altre professioni. Peraltro questi professionisti hanno spesso difficoltà a rivolgersi ai servizi all’esordio della malattia per scarsa o tardiva consapevolezza del problema, per il timore di essere riconosciuti e di incorrere in ripercussioni lavorative e intraprendono, non raramente, il cammino dell’automedicazione che può condizionare negativamente l’evoluzione clinica. Dal punto di vista epidemiologico in Italia non si dispone di dati specifici su questo tipo di problema. L’Ordine dei Medici di Barcellona, dove è attivo il Programma di Assistenza per Medici Malati (PAIME), considera che il 12% dei circa 30.000 medici della regione, durante la vita professionale, soffre di questo tipo di malattie. In Italia, dove i medici sono circa 370.000, il 12% corrisponderebbe a circa quarantaquattromila casi. A partire dal 1960 si sono sviluppati diversi fenomeni complementari: da un lato la comunità medico-scientifica internazionale ha riconosciuto che i disturbi comportamentali e le dipendenze patologiche sono un disturbo complesso, superando, almeno sul piano tecnico, la concezione della dipendenza come vizio o deficienza morale, dall’altro si sono sviluppati diversi tipi di terapie che hanno dimostrato la loro efficacia. Tali cambiamenti si inquadrano nel progressivo cambiamento di atteggiamento e di approccio nei confronti di gran parte delle malattie psichiatriche e dei disturbi del comportamento. L’approccio di cui sopra si basa sulla diagnosi il più precoce possibile dei problemi e sul loro trattamento con strategie di carattere riabilitativo. u OTTOBRE 2015 41 il dedalo Questo approccio offre importanti vantaggi in quanto permette benefici per entrambe le parti: la diagnosi precoce dei problemi fa sì che i costi personali, sociali ed economici generati da queste problematiche si riducano e si faciliti pertanto il loro recupero. Paradossalmente, in questo processo di cambiamento, i medici rimangono penalizzati rispetto agli altri cittadini. Se non vengono affrontati con impegno ed elevata competenza i problemi che questi professionisti generano o potrebbero generare nell’esercizio della medicina sono evidenti: tra gli altri, il rischio diretto per la popolazione che curano e un incremento del contenzioso. Per quanto sopra sinteticamente riportato, il “Progetto Helper” si rivolge innanzitutto al personale medico e sanitario affetto dalle patologie sopra menzionate, offrendo altresì uno specifico percorso di sostegno sia ai famigliari che alle persone significative per il paziente. Dal punto di vista normativo, con la D.G.R. n. 27-4183 del 23.07.12 è stato approvato il Piano di Azione Regionale delle Dipendenze (P.A.R.D.) (accedi dal Qr a lato) che mette in risalto l’importanza acquisita nella nostra Regione a favore di strategie a carattere riabilitativo anziché repressivo-punitive. IL RUOLO GUIDA DEL PIEMONTE La Regione Piemonte è l’unica realtà a livello nazionale ad avere approvato un progetto specifico come questo e si impegna a creare quelle condizioni e sinergie con le altre istituzioni nazionali (Dipartimento Politiche Antidroga, Ministero Salute) in grado di accompagnare e sostenere questo progetto, così importante ed innovativo. A livello regionale sono state formalmente avviate quelle azioni affinché gli operatori dei servizi specialistici possano iniziare a fornire il loro fondamentale supporto di consulenza specialistica, formazione ed informazione perché siamo consapevoli che questa iniziativa potrà fornire importanti risposte terapeutico-assistenziali, colmando un vuoto non più giustificabile. Da questo punto di vista è fondamentale raccogliere dei finanziamenti atti a garantire la fase di avvio delle attività, fase tra le più importanti e delicate, ma che ci permetterà di poter finalmente realizzare questo straordinario progetto. 42 OTTOBRE 2015 Medico cura te stesso Tu solo puoi farlo, ma non da solo Don Paolo Fini Presidente Centro Torinese di Solidarietà Vice Presidente del Comitato Etico dell’Ospedale S. Luigi Gonzaga Orbassano (TO ) Il ricorso alle cure di fronte al problema delle malattie richiede l’azione di un insieme di fattori personali, sociali, culturali, economici, scientifici e psicologici. La consapevolezza e l’accettazione della situazione, del tempo e dell’evento malattia hanno un posto importante nella vita degli esseri umani e tutto ciò interagisce con la vita personale, sociale, affettiva, lavorativa e professionale. Nell’ambito del lavoro e dei lavoratori la situazione dei medici e dei professionisti dell’area sanitaria presenta specificità interessanti ma anche problematiche. Si pensa, spesso a torto, che medici e infermieri siano capaci di mantenere la propria salute, di prevenire e curare efficacemente le malattie che possono affliggerli, di praticare stili e regimi di vita in grado di farli stare bene, di svolgere lavori talmente gratificanti e di “ potere”, in grado quasi da renderli immuni dalle malattie. Ma soprattutto si ritiene, sbagliando, che il personale sanitario possa avere un accesso alle cure tempestivo, efficace, consapevole, in modo tale da mantenere o ricuperare velocemente la salute: nella peggiore delle ipotesi almeno quanto i malati che si rivolgono a loro. In realtà le cose stanno diversamente soprattutto quando i medici e gli altri professionisti dell’area sanitaria devono fare i conti con la malattia psichica, la fragilità della loro risposta alle difficoltà della vita personale, sociale e lavorativa. Anche i curatori si ammalano! Vanno ricordati i molti fattori che incidono sulla salute psicofisica dei medici e dei lavoratori dell’area sanitaria tra i quali il dispendio enorme di energie psicofisiche nello stare tutti i giorni a contatto con la sofferenza, la malattia e la morte, il ricorso frustrante alla medicina difensiva e il vedere il paziente come una possibile controparte in tribunale. A questo occorre aggiungere la frequente precarietà lavorativa, i turni di lavoro stressanti, le delusioni che si presentano a fronte di molte illusioni sul tipo di lavoro immaginato e nella realtà svolto; sono tutte situazioni di disagio che giorno dopo giorno possono far inaridire le motivazioni originarie della scelta professionale sino a portare alla perdita di significato della scelta di fare il lavoro del medico. Queste e altre situazioni difficili possono ovviamente incidere sulla qualità di vita, di relazione e di lavoro. La risposta a queste problematiche può non essere adeguata: anzi, può essere molto disfunzionale fino a sviluppare atteggiamenti e comportamenti non utili a produrre cura, salute, ripresa, sufficiente compensazione, contribuendo ad alimentare invece un senso profondo di malessere, di solitudine, di falsa autosufficienza, di isolamento che si evidenzia attraverso difficoltà relazionali, affettive e lavorative che possono tradursi in sindrome del burnout: cioè l’esaurimento psico-emozionale (un insieme di sintomi psicofisici che caratterizza una sindrome tipica delle professioni di aiuto alla persona) che induce a comportamenti di abuso e dipendenza patologici da sostanze stupefacenti, alcool, gioco d’azzardo o altre dipendenze problematiche . Una risposta innovativa e possibile al disagio, alla solitudine e allo stigma A fronte di queste problematiche spesso c’è un ritardo nella diagnosi motivato in vari modi: come la credenza che conoscere ed essere del mestiere protegga dalle conseguenze e il dirsi di essere in grado di risolvere problemi da solo. In altre situazioni hanno effetto negativo la paura delle conseguenze sul piano della reputazione con i colleghi o con i pazienti, la negazione, a scopo difensivo, della realtà, la sottovalutazione continua dell’entità del problema. Proprio per tutti questi motivi è sempre più urgente la necessità di creare programmi di prevenzione sostegno e cura per far fronte alle varie forme di dipendenza patologica e per le situazioni di esaurimento psico-emozionale specifiche per il personale medico e sanitario in genere. Esistono nel mondo esperienze ormai accreditate e riconosciute che sono al servizio dei medici per la cura delle patologie qui descritte. Le buone notizie sono che il trattamento di questi disturbi produce effetti positivi sul piano personale, familiare e lavorativo permettendo nella assoluta tutela della privacy, la continuazione o la ripresa del lavoro migliorando notevolmente le condizioni di salute e di vita delle persone. Il “Progetto Helper” è una proposta di trattamento e cura dei disturbi psichici, psico-emozionali e di varie dipendenze patologiche che si rivolge specificamente a coloro che svolgono la professione medica. La sua attuazione, come primo progetto italiano in questo campo d’intervento e come secondo a livello europeo, è un segno di vitalità e civiltà nonché di illuminata sensibilità. OTTOBRE 2015 43 il dedalo Medicinali cannabinoidi: la legislazione vigente Prof.ssa Paola Brusa Università degli Studi di Torino Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco Il DM 18 aprile 2007, avente come oggetto l’aggiornamento ed il completamento delle tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope, ha stabilito l’inserimento nella tabella Medicinali sezione B di cui al DPR 309/90 ed s.m.i. delle seguenti sostanze: il delta-9-tetraidrocannabinolo, il trans-delta-9-tetraidrocannabinolo (dronabinol) e il nabilone. Inoltre il DM 23 gennaio 2013 ha disposto l’inclusione di medicinali di origine vegetale a base di Cannabis (sostanze e preparazioni vegetali, inclusi estratti e tinture) nella sezione B. Dunque il medico può prescrivere Cannabis e derivati, ma il loro utilizzo è ancora particolarmente difficoltoso dalla quasi totale assenza sul mercato italiano di prodotti registrati e materie prime. sativa, il prodotto è immesso sul mercato sotto il nome di: Cannabis Flos var. Bedrobinol® • Bediol®: il prodotto è commercializzato in forma granulare, ciòè i fiori essiccati vengono triturati per ottenere particelle aventi una dimensione di 5 millimetri. È titolato al 6% in THC e 8% in CBD, per la preparazione è utilizzata Cannabis sativa, il prodotto è immesso sul mercato sotto il nome di Cannabis Flos var. Bediol® granuli. • Bedica®: il prodotto è commercializzato in forma granulare. È titolato al 14% in THC e <1% in CBD, per la preparazione è utilizzata Cannabis indica, il prodotto è immesso sul mercato sotto il nome di: Cannabis Flos var. Bedica®. ESISTE LA LEGGE NON I FARMACI CANNABINOIDI Come richiedere farmaci cannabinoidi dall’estero Tali prodotti possono essere utilizzati sul territorio italiano richiedendone direttamente l’importazione, in base a quanto previsto dal DM 11 febbraio 1997 (opzione 1), oppure acquistandoli tramite alcune aziende del territorio nazionale che recentemente sono state autorizzate al commercio all’ingrosso di preparazioni vegetali a base di Cannabis (opzione 2). Ad oggi in Italia un solo prodotto, il Sativex ha ottenuto l’AIC ma è stato inserito in Classe H e dunque è disponibile solo presso gli ospedali. Il medicinale in questione è a base di due estratti di Cannabis sativa (foglie e fiori) contenenti cannabidiolo (CBD) e delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) ed è inserito nella sezione B. Il prodotto viene utilizzato per il trattamento specifico della spasticità da moderata a grave in pazienti affetti da sclerosi multipla che non hanno risposto adeguatamente al trattamento con altri medicinali. Per tutti gli altri prodotti a base di Cannabis e derivati, in commercio in altri Stati ma per cui in Italia non sia stata rilasciata l’AIC, è necessario ricorrere all’importazione dall’estero. ® Ad oggi i prodotti disponibili nei diversi Paesi esteri sono: • Bedrocan®: il prodotto è sotto forma di infiorescenze essiccate. È titolato al 22% in THC e <1% in CBD, per la preparazione è utilizzata Cannabis sativa, il prodotto è immesso sul mercato sotto il nome di: Cannabis Flos var. Bedrocan®. • Bedrobinol®: il prodotto è sotto forma di infiorescenze essiccate. È titolato al 13,5% in THC e < 1% in CBD, per la preparazione è utilizzata Cannabis 44 OTTOBRE 2015 Opzione 1 L’importazione può essere richiesta all’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della salute, seguendo l’iter previsto nel DM 11 febbraio 1997 tramite il “modello di richiesta di permesso di importazione di medicinali stupefacenti non registrati in Italia o carenti sul mercato nazionale”. La richiesta da parte del medico curante deve essere effettuata tramite un apposito modulo pubblicato sul sito internet del Ministero della Salute1 e deve contenere: • generalità professionali del medico; • denominazione della struttura sanitaria richiedente; • denominazione ed indirizzo della ditta estera presso la quale il medicinale è acquistato; 1 http://www.salute.gov.it/portale/ministro/p4_8_0.jsp?ling ua=italiano&label=servizionline&idMat=STP&idAmb=IMP&id Srv=NR1&flag=P • dogana d’ingresso del medicinale nel territorio nazionale; • denominazione del medicinale, posologia, indicazione terapeutica, principio attivo e quantitativo di cui si chiede l’importazione nel territorio nazionale, con la precisazione che lo stesso corrisponde a un trattamento terapeutico non superiore a novanta giorni (non più a trenta giorni ai sensi della modifica apportata dal Decreto Ministeriale del 20 aprile 2005). • esigenze particolari che giustificano il ricorso al medicinale non autorizzato, in mancanza di valida alternativa terapeutica; • consenso informato del paziente a essere sottoposto a tale terapia; • dichiarazione di utilizzazione del medicinale sotto la propria diretta responsabilità. Benché sia possibile ricorrere all’importazione di prodotti a base di Cannabis registrati all’estero, le problematiche sono molte: le tempistiche di espletazione delle pratiche sono notevoli ed i costi di acquisto ed importazione sono elevati (circa 8,00 € al grammo + 250,00 € di spese di consegna2). Opzione 2 Recentemente alcuni produttori e distributori italiani di materie prime ad uso farmaceutico sono stati autorizzata dall’Ufficio centrale Stupefacenti del Ministero della Salute al commercio all’ingrosso di preparazioni vegetali a base di Cannabis: il farmacista dunque potrà rifornirsi di tali preparati dalle aziende in questione tramite buono acquisto senza dover espletare in prima persona le pratiche relative all’importazione di cui al DM 11 febbraio 1997. Il costo delle materie prime è di circa 75,00 €+IVA per l’acquisto di 5 g. Attualmente l’acquisto dei medicinali registrati all’estero non deve essere imputato a fondi pubblici, tranne il caso in cui l’acquisto medesimo venga richiesto da una struttura ospedaliera per l’impiego in ambito ospedaliero (Decreto 16 novembre 2007, GU 30/11/2007). In tale contesto, recentemente, la Regione Piemonte ha approvato la legge regionale 15 giugno 2015, n. 11 “Uso terapeutico della canapa. Disposizioni in materia di utilizzo di farmaci cannabinoidi per finalità terapeutiche e promozione della ricerca e di azioni sperimentali prodromiche alla produzione da parte di soggetti autorizzati”, pubblicata sul BU n. 24 18/06/2015. La norma in questione prevede, rispetto alla normativa nazionale, che quando la terapia a base di medicinali cannabinoidi e preparazioni galeniche magistrali avviene in ambito domiciliare, la spesa per tale terapia è a carico del servizio sanitario regionale. La norma prevede inoltre che 2 http://www.fofi.it/ordinept/doc/documento8067795.pdf la Giunta regionale, entro tre mesi dall’entrata in vigore della presente legge, verifica la possibilità di centralizzare acquisti, stoccaggio e distribuzione alle farmacie ospedaliere abilitate, avvalendosi di strutture regionali. La possibilità di centralizzare gli acquisti e la rimborsabilità delle prescrizioni spedite presso le farmacie territoriali comporterà notevoli agevolazioni economiche sia in quanto alla spesa pubblica sia per il cittadino che potrà accedere gratuitamente ai trattamenti prescritti anche sul territorio. Allestimento di preparazioni galeniche: modalità prescrittive e formalismi del farmacista Considerato quanto inserito nella sezione B, possono essere allestite preparazioni magistrali a base di Cannabis e derivati dietro presentazione di prescrizione medica non ripetibile (validità 30 giorni). Non essendo, ad oggi, disponibili in Italia materie prime autorizzate, poiché lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, autorizzato alla produzione dal Ministero della Salute a settembre 2014, non ha ancora reso disponibile i prodotti, le uniche materie prime che possono essere impiegate per l’allestimento di tali preparazioni sono Bedrocan®, Bediol®, Bedrobinol® e Bedica®. Questi, come sopra riportato, possono essere importati direttamente dall’estero oppure acquistati dal farmacista presso le aziende autorizzate tramite buono acquisto. Indipendentemente dalla fonte di approvvigionamento, essendo Cannabis e derivati inseriti nella sezione B, ogni movimentazione dei prodotti di cui sopra deve essere registrata sul registro entrata-uscita degli stupefacenti e la relativa documentazione deve essere conservata per due anni dalla data dell’ultima trascrizione. Inoltre, essendo i prodotti importati dall’estero sprovvisti di AIC e dunque senza indicazioni terapeutiche approvate in Italia, per la prescrizione di preparazioni magistrali a base di tali sostanze vegetali devono essere applicate le disposizioni di cui alla L 94/98. In particolare: • il medico deve ottenere il consenso del paziente al trattamento e specificare nella ricetta le esigenze particolari che giustificano il ricorso alla prescrizione estemporanea; • nella ricetta il medico dovrà trascrivere, senza riportare le generalità del paziente, un riferimento numerico o alfanumerico di collegamento a dati d’archivio in proprio possesso che consenta, in caso di richiesta da parte dell’autorità sanitaria, di risalire all’identità del paziente trattato; • le ricette devono essere trasmesse mensilmente dal farmacista all’ASL o all’Azienda ospedaliera, che le inoltrano al Ministero della Salute per le opportune verifiche. OTTOBRE 2015 45 lo stetoscopio La sorveglianza epidemiologica dell’influenza Diagnostica di laboratorio dei virus a potenziale pandemico Elisa Burdino, Maria Grazia Milia e Valeria Ghisetti S.C. Laboratorio di Microbiologia e Virologia Ospedale Amedeo di Savoia, ASLTO2, Torino Donatella Tiberti, Lorenza Ferrara e Vittorio Demicheli SeREMI - Servizio Riferimento Regionale Epidemiologia Malattie Infettive ASL AL, Alessandria L’influenza è una malattia infettiva causata da virus a RNA appartenenti al genere Orthomyxovirus della famiglia Orthomyxoviridae. Sono noti tre tipi di virus influenzali: A, B, e C. Il virus dell’Influenza A provoca epidemie e pandemie, infettando l’uomo e diverse specie animali, i virus dell’Influenza B e C infettano l’uomo e provocano piccoli focolai. I virus A sono classificati in sottotipi sulla base delle glicoproteine di superficie Emoagglutinina (HA, 18 sottotipi) e Neuraminidasi (NA, 11 sottotipi). HA permette al virus di legarsi a livello di particolari recettori, sulla superficie delle cellule che rivestono gli epiteli prevalentemente delle alte vie respiratorie; la proteina N determina il rilascio del virus dalle cellule infettate. I virus dell’influenza hanno marcata variabilità genetica che si manifesta con mutazioni nelle proteine HA e NA grazie a cui viene aggirata la barriera difensiva del sistema immunitario. La variabilità genetica dei virus dell’influenza si realizza con due meccanismi distinti: a) deriva antigenica o “antigenic drift”, rappresentata da mutazioni puntiformi che avvengono nell’ambito dello stesso sottotipo virale, responsabile delle epidemie stagionali, dovute al poco efficiente riconoscimento immunologico delle nuove varianti nella maggior parte della popolazione, e b) cambiamenti di maggiore entità (“antigenic shift”) che comportano alterazioni di HA e NA conseguenti a fenomeni di ricombinazione genica tra virus umani e animali (aviari o suini) oppure alla trasmissione diretta di virus non-umani all’uomo. Tale fenomeno coinvolge solo i virus A e porta alla comparsa di nuovi ceppi virali. In una popolazione che non ha mai incontrato i nuovi virus, possono verificarsi epidemie su larga scala e pandemie. EPIDEMIE E PANDEMIE: LA RETE DI SORVEGLIANZA La circolazione virale è seguita nei due emisferi e nelle stagioni epidemiche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) che fornisce le indicazioni per la formulazione del vaccino stagionale. Nella stagione 2014-15 sono stati vaccinati circa 600.000 piemontesi. Oltre il 90% delle vaccinazioni sono state effettuate dai Medici di Medicina Generale e dai Pediatri di Famiglia. La copertura vaccinale nella popolazione anziana è cresciuta significativamente dal 1999 alla stagione 2008-09 (61%), senza mai raggiungere l’obiettivo minimo del 75% raccomandato a livello nazionale, ha subito una flessione negli ultimi anni e, nella campagna di vaccinazione 2014-15, è stata pari al 47%. Anche la copertura delle persone a rischio con meno di 65 anni è in diminuzione negli ultimi anni (dati Sorveglianza PASSI). 46 OTTOBRE 2015 Stagione 2014-15: 613mila persone con una sindrome influenzale 14 casi per 1000 assistiti tasso di incidenza cumulativa. Intensità massima febbraio con incidenza di 14‰. Età pediatrica (0-14 anni): l’incidenza massima = 30.7‰ nella 4° settimana del 2015 La sorveglianza dell’influenza rientra in quella delle cosiddette “sindromi influenzali”, così definite perché virus diversi provocano sintomi simili per cui è necessaria la conferma di laboratorio per definire un caso di influenza. Le sindromi influenzali sono sorvegliate in Piemonte da un sistema integrato di sorveglianza che stima il numero di casi e la distribuzione per fasce d’età (Influnet), rilevando anche i passaggi in Pronto Soccorso, i ricoveri ospedalieri e i casi gravi ricoverati in terapia intensiva. Attraverso la sorveglianza Influnet, nella stagione 2014-15 è stato stimato che circa 613mila persone abbiano presentato una sindrome influenzale (tasso di incidenza cumulativa: 14 casi per 1000 assistiti). La curva epidemica ha raggiunto l’intensità massima all’inizio di febbraio con un’incidenza di 14‰. L’età pediatrica (0-14 anni) è come al solito la più colpita: l’incidenza massima è stata di 30.7‰ nella quarta settimana del 2015, per la fascia 15-64 anni il valore massimo raggiunto dal tasso di incidenza è stato di 14.8‰ nella sesta settimana del 2015; nella stessa settimana si è registrata l’incidenza massima per le persone con più di 64 anni (5.3‰). In media ogni settimana, il 7.2% dei passaggi in Pronto Soccorso è stato attribuito a cause respiratorie simil-influenzali. IL CENTRO DI RIFERIMENTO REGIONALE PER LA DIAGNOSI E TIPIZZAZIONE DEI VIRUS INFLUENZALI Il laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino è il Centro di Riferimento Regionale per la diagnosi e tipizzazione dei virus influenzali ai sensi della DGR 11-5524 del 2013. Tale attività viene svolta in collaborazione con il SeREMI (Servizio di Riferimento Regionale per l’epidemiologia, prevenzione e controllo delle malattie infettive dell’ASL AL) e costituisce la rete di sorveglianza dell’influenza in Piemonte, che ha il compito di sorvegliare le sindromi influenzali nella stagione epidemica elaborando i dati dai medici sentinella della rete Influnet e i dati virologici forniti dal Laboratorio sulla circolazione virale. Il Laboratorio lavora in stretta collaborazione, inoltre, con il Centro di Riferimento Nazionale (NIC) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Al NIC confluiscono i dati del Piemonte e delle altre regioni per la mappa della situazione nazionale durante il periodo epidemico. Dal NIC i dati nazionali vengono inviati all’Organizzazione Mondiale della Sanità che raccoglie i dati di tutti i Paesi europei. L’emergenza della pandemia influenzale da A/H1N1pdm09 nella stagione 2009-10, ha richiesto lo sviluppo da parte del Laboratorio di protocolli per la ricerca rapida dei virus utilizzando tecniche di biologia molecolare, per la tempestiva attuazione di misure volte al contenimento della diffusione dell’epidemia e alla terapia dei pazienti critici. L’attività viene svolta per tutti gli ospedali regionali con un servizio di pronta disponibilità H24 e copertura di week-end e festività. Il Laboratorio partecipa periodicamente a controlli di qualità nazionali (ISS) e internazionali (QCMD-ENIVD) e lavora in conformità alle norme di sicurezza ai sensi del Testo Unico 81/2008, disponendo di un livello di biosicurezza di tipo 3 (BSL3) ove avviene la manipolazione dei campioni respiratori per l’isolamento e la propagazione del virus in coltura su linee cellulari o nel caso di sospetta influenza aviaria. DIAGNOSI DI LABORATORIO DEI VIRUS DELL’INFLUENZA La diagnosi di influenza prevede metodi di isolamento del virus su coltura cellulare e tecniche molecolari per la ricerca del genoma del virus. La coltura su linee cellulari continue quali la linea MDCK-SIAT1 che sovraesprime il recettore per il virus dell’influenza, svolge un ruolo determinante per la caratterizzazione antigenica degli isolati virali che sono inviati all’ISS. L’ISS ha mandato specifico di studiare l’evoluzione antigenica del virus e le indicazioni che ne derivano sono raccolte periodicamente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità al fine di emanare raccomandazioni sulla formulazione del vaccino per la stagione successiva. u OTTOBRE 2015 47 lo stetoscopio I saggi molecolari per la ricerca del genoma dei virus influenzali che il Laboratorio dell’Amedeo di Savoia esegue sono i seguenti: • Test molecolari di primo livello per l’identificazione differenziale del virus influenzale di tipo A e B, disegnati preferenzialmente sul gene della matrice (M) del virus. In quest’ambito rientrano test molecolari rapidi che assemblano l’estrazione dell’RNA virale con l’amplificazione genica mediante One-Step-Reverse Transcription RealTime Polymerase Chain Reaction (PCR) e che sono in grado di rilevare contemporaneamente la presenza del virus A, B e A/H1N1pmd2009 con un tempo di lavorazione di circa 90 minuti, che assicura la rapidità di identificazione che è richiesta nelle diagnosi differenziali e per i casi gravi.. • Test molecolari di secondo livello utilizzati sui campioni positivi per determinare il sottotipo di virus A mediante caratterizzazione di HA e NA, includendo anche l’identificazione dell’influenza aviaria H5. Tali test sono rappresentati da saggi di Real-Time PCR e di sequenziamento e sono allestiti sulla base di protocolli operativi stabiliti da WHO e dai Centers for Disease Control (CDC). La determinazione della sequenza genica è il più alto livello di caratterizzazione molecolare del virus. Nel caso della pandemia da A/H1N1md2009, mutazioni del gene HA a livello del sito di legame con il recettore cellulare (D222G/N) sono state associate a varianti virali caratterizzate da maggiore capacità di infettare le basse vie aeree con lo sviluppo di gravi quadri polmonari, talora richiedenti il ricovero in unità di terapia intensiva per supporto respiratorio di alto livello (extracorporeal membrane oxygenation o ECMO). Nella stagione 2009-10 a seguito della pandemia da A/H1N1pdm09, sono pervenuti al Laboratorio dell’Amedeo di Savoia 1762 campioni dei quali è risultato positivo il 35%. Nelle stagioni successive fino al 2013-14, a seguito del contenimento dell’epidemia da A/ H1N1pdm09, si è assistito ad una graduale diminuzione dei campioni positivi. Nell’ultima stagione 2014-15 si è invece registrato una aumento del tasso di positività, dovuto all’aumento della circolazione della variante A/H3N2 A/Switzerland/9715293/2013, diversa dal ceppo inserito nella componente del vaccino (drift antigenico) e che ha, pertanto, generato un numero maggiore di casi rispetto agli anni precedenti. La figura 1 riporta l’andamento dell’epidemia influenzale in Piemonte nella stagione 2014-15. Figura 1. Andamento dell’epidemia influenzale in Piemonte nella stagione 2014-15 sulla base dei campioni positivi per i virus dell’influenza identificati in Laboratorio La Tabella 1 mostra la prevalenza dei sottotipi virali dei virus dell’influenza cha hanno circolato in Piemonte a partire dal periodo epidemico 2009-10. La circolazione del ceppo pandemico A/H1N1pdm09 è andata progressivamente declinando, a fronte di un aumento della circolazione della variante A/H3N2 a partire dal 2013. Da notare la scarsa circolazione della variante stagionale A/H1N1 e, in generale, del sottotipo B. Tabella 1. Prevalenza dei diversi sottotipi di virus influenzali circolanti nelle le stagioni a partire dal 2009-10 fino al 2014-15. In conclusione, la sorveglianza epidemiologica dell’influenza, l’identificazione di laboratorio dei virus soprattutto nei pazienti gravi che necessitano di ospedalizzazione e la tipizzazione dei ceppi virali circolanti sono strumenti fondamentali per il controllo e il contenimento della diffusione di una infezione a potenziale pandemico e per la corretta formulazione delle preparazioni vaccinali. Bibliografia Start of the 2014/15 influenza season in Europe: drifted influenza A(H3N2) viruses circulate as dominant subtype. Broberg E, Snacken R, Adlhoch C, Beauté J, Galinska M, Pereyaslov D, Brown C, Penttinen P; WHO European Region and the European Influenza Surveillance Network. Euro Surveill. 2015 Jan 29;20(4). pii: 21023 Summarising the 2014-2015 influenza season in Europe. ECDC - European Centre for Disease Prevention and Control. http://ecdc.europa.eu/en/press/news/layouts/forms /News_ DispForm.aspx?ID=1231&List=8db7286c-fe2d-476c-9133-18ff4cb1b568 Sorveglianza Virologica dell’Influenza. Istituto Superiore di Sanità. InfluNet http:// www.iss.it/binary/fluv/cont/Agg.Vir_29_04_15.pdf A(H1N1)pdm09 hemagglutinin D222G and D222N variants are frequently harbored by patients requiring extracorporeal membrane oxygenation and advanced respiratory assistance for severe A(H1N1)pdm09 infection. Ruggiero T, De Rosa F, Cerutti F, Pagani N, Allice T, Stella ML, Milia MG, Calcagno A, Burdino E, Gregori G, Urbino R, Di Perri G, Ranieri MV, Ghisetti V. Influenza Other Respir Viruses. 2013 Nov;7(6):1416-26. doi: 10.1111/ irv.12146. Epub 2013 Aug 9. Update: Influenza activity--United States, September 28, 2014-February 21, 2015. D’Mello T, Brammer L, Blanton L, Kniss K, Smith S, Mustaquim D, Steffens C, Dhara R, Cohen J, Chaves SS, Finelli L, Bresee J, Wallis T, Xu X, Abd Elal AI, Gubareva L, Wentworth D, Villanueva J, Katz J, Jernigan D; Centers for Disease Control and Prevention (CDC). MMWR Morb Mortal Wkly Rep. 2015 Mar 6;64(8):206-12. 48 OTTOBRE 2015 OTTOBRE 2015 49 rubriche Pianeta solidarietà a cura di nicola ferraro MMG SANS FRONTIÈRES turale spendibile anche nella nostra realtà. Da ultimo, non bisogna dimenticare anche la possibilità di un confronto tra sanitari che permetterà una crescita bivalente e fruttuosa. Marilena Bertini MODALITÀ ATTUAZIONE PROGETTO Presidente CCM Comitato Collaborazione Medica Questo è il nome di un progetto di collaborazione tra Medici di Medicina Generale in formazione e strutture sanitarie di paesi a basso reddito. Nel 2014 un gruppo di giovani specializzandi in medicina di famiglia ed il CCM hanno deciso di presentare, alla scuola di formazione dei Medici di Medicina Generale, un progetto che consentisse agli specializzandi in MMG di frequentare un periodo del tirocinio formativo in un paese a basso reddito. Il Comitato Tecnico Scientifico del Corso di Formazione ha approvato il nostro progetto, consentendo a tre specializzandi di svolgere un mese del proprio tirocinio in un PVS, in un progetto realizzato dal CCM (Comitato Collaborazione Medica). La FNOMCeO nel maggio 2014 ha emesso il bando per il sostegno ad iniziative per la formazione e l’aggiornamento di medici e odontoiatri da inviare nei paesi in via di sviluppo in paesi a basso reddito. (http://www.fnomceo.it.) Il CCM ha presentato la proposta descritta qui di seguito alla FNOMCeO, che l’ha ritenuta valida e l’ha finanziata. DESCRIZIONE DEL PROGETTO L’attività del medico di famiglia ha subito negli anni un cambiamento radicale: da medico condotto di paese a medico di medicina generale, inteso come fulcro sanitario ed economico di un sistema di salute diventato nazionale in quanto omogeneo e riproducibile in tutte le realtà del territorio. Insieme ad essa, stanno cambiando anche le esigenze della popolazione, a causa di molteplici fattori tra cui l’eterogeneità, la multietnicità e la multiculturalità della società. Le società occidentali si stanno modificando rapidamente: se da una parte si assiste ad un progressivo aumento della popolazione anziana e ad una riduzione delle nascite, dall’altra si osserva un incremento dei flussi migratori da Paesi extraeuropei. L’arrivo di persone giovani consente di mantenere in sostanziale parità il bilancio demografico di molti Paesi come l’Italia. Questi nuovi arrivi presentano frequentemente bisogni diversi da quelli della società in cui si inseriscono e che contribuiscono a modificare. In conseguenza di ciò, anche da parte del sistema sanitario, si deve determinare una capacità di risposta a queste nuove richieste. Nello stesso tempo, è ormai radicata nel tessuto medico di questo paese la necessità di adeguare il lavoro del 50 OTTOBRE 2015 MMG a questi bisogni. A tale scopo, molti medici di famiglia si sono attivati nella frequenza volontaria di corsi di formazione e aggiornamento tenuti da varie organizzazioni ed istituzioni, oltre che a seguire periodi di volontariato in PVS. Questo progetto mira ad arricchire il corso di formazione mediante l’approfondimento di tematiche cliniche di medicina tropicale e di problematiche socio-culturali e inoltre a consentire ai medici in formazione di svolgere un periodo di attività in PVS (Paesi in Via di Sviluppo). Il corso di formazione in Medicina Generale, attualmente articolato in tre anni, prevede la frequenza di ambulatori ospedalieri e territoriali nell’area medica, chirurgica, dei servizi e della medicina di famiglia. Obiettivi di questo progetto sono l’acquisizione di strumenti e competenze che rendano un sanitario in grado di confrontarsi con realtà socio-culturali differenti dalla propria e la promozione della salute globale, intesa come capacità di gestire un problema di salute in qualunque contesto esso si presenti. Il raggiungimento di questi obiettivi consentirà ai medici, contestualmente alla conoscenza di una realtà differente, di conquistare una crescita personale. Tale crescita, oltre ad occasione di arricchimento individuale, costituirà un bagaglio cul- Aspetto formativo Nel corso di formazione in Medicina Generale sono già previste lezioni frontali obbligatorie che trattano tematiche di medicina tropicale e malattie infettive (es. Malaria, Tubercolosi, HIV, Lue…). Queste lezioni sono tenute sia da specialisti che da medici di Medicina Generale. Questo progetto si propone di arricchire la formazione già prevista con ulteriori lezioni specifiche sul tema con due linee formative: 1) la frequenza dei corsi organizzati dal CCM (Comitato Collaborazione Medica) e dal tavolo sanitario del C.O.P Consorzio ONG Piemontesi sui temi di salute globale, competenza culturale e malattie tropicali. Il C.T.S (Comitato Tecnico Scientifico) del corso di formazione di Medicina Generale ha acconsentito di equiparare le ore di frequenza a questi corsi con quelle effettuate varie strutture sede di tirocinio. È necessaria infatti un’adeguata formazione per poter gestire al meglio un’attività sanitaria in Paesi e contesti differenti da quelli nei quali si è abituati ad operare. L’approfondimento di argomenti etnografico-antropologici, consentirà di raggiungere meglio l’obiettivo formativo. 2) la frequenza presso strutture, ospedaliere ed ambulatoriali appartenenti o convenzionati con il SSR, che operino nel campo della medicina tropicale e dei viaggi. Tali strutture devono essere scelte dagli specializzandi tra quelle presenti sul territorio regionale e attualmente già sede di tirocinio facoltativo (es. reparto di malattie infettive tropicali e ambulatorio di medicina dei viaggi e dei migranti c/o Ospedale Amedeo di Savoia). Questa frequenza dovrà essere tutorata e certificata secondo le norme che regolano il corso di formazione specifica. Aspetto operativo L’operatività nei Paesi a basse reddito è fondamentale per concludere un percorso di formazione di questo tipo. Si propone la frequenza in una struttura come OPD (Out Patient Department) o PHCU (Primary Health Care Unit). • OPD (Out Patient Department): rappresenta la connessione tra territorio ed ospedale. I pazienti raggiungono l’ambulatorio e vengono valutati in primis da personale infermieristico, tra cui è compreso il Clinical Officer (C.O.), infermiere specializzato con poteri prescrittivi sia diagnostici che terapeutici. I pazienti più complessi vengono quindi rivalutati o indi- rizzati direttamente al medico, che lavora in stretta collaborazione con il C.O. • PHCU (Primary Health Care Unit): rappresenta la struttura sanitaria territoriale in cui la popolazione giunge per richiedere cure di primo livello e farmaci. Nella maggior parte dei casi tale struttura si può trovare in contesti prevalentemente rurali. Tali strutture andranno individuate tra quelle presenti sul territorio di Paesi a basse reddito in progetti gestiti dal CCM in Etiopia e Kenya. In tali strutture dovrà essere presente un Tutor con le stesse funzioni richieste dal regolamento del corso di formazione per MMG e la presenza dovrà essere certificata. I tutor potranno essere sia medici locali (con esperienza) che medici di altre nazionalità (es. volontari italiani). Il periodo di frequenza dovrà essere inserito durante i tre anni di corso (dopo aver portato a termine la fase formativo-preparatoria) e dovrà avere una durata di almeno un mese. Tale periodo dovrà essere equiparato ad un periodo svolto in strutture ospedaliere e territoriali regionali (es. frequenza presso ambulatorio di MMG). Per rendere possibile questo praticantato è stata stipulata una convenzione tra il corso di formazione e il CCM, come già avviene con i corsi di specializzazione universitari. Punto di forza di questo progetto è la relativa equivalenza delle patologie trattate tra i centri dei PVS e quelle delle strutture occidentali. Si possono riscontrare patologie sia di carattere cronico (ipertensione, diabete, cardiopatie, patologie osteoarticolari...), sia di carattere acuto (infezioni polmonari, IVU...). Una quota rilevante di pazienti giunge per problematiche di tipo infettivo o per malattie tropicali (malaria, HIV, TB, tifo, malattie parassitarie), ma anche per patologie di carattere dermatologico, come micosi, parassitosi e ferite. Si riscontrano spesso, associate ai diversi quadri clinici, stati nutrizionali carenti o denutrizione conclamata, che a loro volta contribuiscono allo sviluppo o all’aggravarsi dei quadri patologici stessi. Nella gestione globale del paziente, riveste un ruolo centrale la terapia antalgica: il dolore è un sintomo frequente nella quasi totalità dei pazienti e un suo corretto inquadramento è una condizione imprescindibile per poter impostare una terapia adeguata, anche in considerazione della scarsità di classi farmacologiche a disposizione. Tutte queste problematiche cliniche sono tra le più frequenti anche all’interno di un ambulatorio di MMG o di un reparto ospedaliero occidentale. Altro punto fondamentale risiede nel possibilità del medico di acquisire elementi relativi alla vita dei pazienti pre-immigrazione, il che faciliterebbe l’approccio postimmigrazione. u OTTOBRE 2015 51 rubriche Pianeta solidarietà ESPERIENZE FATTE Due giovani specializzandi hanno già effettuato il tirocinio: il dr. Luca Cacciotella in marzo, presso il PHCU di Adi Shum Dhum (Mekelle, Tigray, Etiopia) ed il tutor è stato il dr. Alessandro Levis; il dr. Andrea Bernardi ad aprile in Kenya, nella contea di Isiolo con tutor il dr. Claudio Amè. Di seguito riportate le esperienze di questo progetto formativo che riteniamo estremamente interessante e formativo. Una terza specializzanda andrà in ottobre sempre ad Isiolo. Sotto, Luca Cacciottella e Alessandro Levis Nell’altra pagina, il centro di Dadacha Basa LA TESTIMONIANZA DEL DR. LUCA CACCIOTTELLA Sono partito per l’Etiopia a metà febbraio, poco dopo San Valentino. Dopo un viaggio di sole otto ore partendo da Roma ad attendermi ho trovato un caldo secco e ventoso. Questo clima è tipico del nord, un nord fatto di altipiani e rocce. La scarsità d’acqua in questa regione dell’Etiopia (il Tigray), che si trova al confine con l’Eritrea in una zona arida e desertica, rende difficile non solo la crescita delle più comuni specie vegetali e la sopravvivenza degli animali ma costringe anche l’uomo a fare una vita di stenti e piena di insidie come le malattie gastrointestinali. Malattie che per altro sono la causa della maggior parte degli accessi a Health Center o ospedali nella zona. Sceso dall’aereo mi accorgo, da subito, della enorme difficoltà che si ha nell’offrire infrastrutture ad una città in velocissima espansione. A Mekelle, città sede della missione di cui ho fatto il mio tirocinio africano come medico inserito in un progetto del CCM*, è la prassi non avere acqua e corrente elettrica. Questo, sommato allo scarso sviluppo fognario, va ad incrementare la frequenza di patologie che spesso possono causare malattie e morte di molte persone. In questa parte di mondo anche il semplice lavarsi le mani tra un paziente e l’altro può diventare veramente difficile e soprattutto può diventare drammaticamente difficile convincere un bimbo che dopo essere andato “al wc” sia meglio pulirsi. Altro aspetto peculiare di questa zona sono gli abitanti che ci vivono, uomini e donne molto chiusi e poco avvezzi al confronto se non dopo lunga insistenza. Il motivo di questa chiusura molto probabilmente è da attribuire ad un periodo troppo lungo passato prima sotto un impero millenario e poi sotto la dittatura del Derg**. La poca fiducia nell’uomo bianco in questi posti è legata anche ai molti danni fatte in questi paesi (ultimo tra questi è lo sterminio di parte della popolazione da parte degli Inglesi). 52 OTTOBRE 2015 * IL CCM - COMITATO COLLABORAZIONE MEDICA (http:// www.ccm-italia.org/ita/) è una Organizzazione non governativa fondata nel 1968 da un gruppo di medici torinesi convinti che la salute e l’accesso alle cure di base dovessero essere diritti garantiti anche alle persone più vulnerabili dei paesi più poveri. Ad oggi i medici e gli esperti del CCM sono presenti in Burundi, Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan e Uganda. In Africa il CCM: • assicura assistenza sanitaria durante la gravidanza, il parto e l’infanzia; • rafforza gli ospedali, i centri di salute e i dispensari già esistenti, fornendo attrezzature e medicinali; • garantisce l’accesso alle cure, potenziando la rete di servizi sanitari anche nei villaggi più lontani dagli ospedali; • forma il personale locale: medici, infermieri, ostetriche e operatori sanitari; • incontra le comunità locali e promuove semplici strumenti di prevenzione, come ad esempio la zanzariera. In Italia il CCM: • favorisce l’accesso ai servizi sanitari di migranti e rifugiati. Realizza campagne di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza e alle scuole. Promuove corsi di formazione per medici e infermieri. Sono stato inserito dal CCM nel progetto finanziato dal MAE (Ministero Affari Esteri) dal titolo “Supporto alla costruzione ed avvio del Centro di Formazione Ricerca e Cura di Adi Shum Dhun, Regione Tigray - Etiopia” Sono rimasto in questa missione per circa 45 giorni e ho collaborato con i Clinical Officer (infermieri di health center con l’abilitazione a prescrivere farmaci) all’Health Center di Adi Shun Dum. Qui nel visitare i pazienti che giornalmente accedevano alla struttura ambulatoriale sono stato affiancato dal dott. Alessandro Levis, mio tutor, che ha anche svolto attività di docente per medici e tecnici di laboratorio del Tigray. Questo mio tirocinio africano è stato molto utile in quanto mi ha dato la possibilità di confrontarmi con i sanitari locali (se pur dopo aver superato le diffidenze iniziali grazie anche alla mediazione dei clinical officer del progetto CCM) e capirne meglio la gestione e necessità gli eventuali miglioramenti possibili sia organizzativi che tecnici (il che era uno degli scopi della missione). Da questo confronto è emerso quanto la figura di un medico di famiglia italiano in un Health Center possa aiutare ad evitare comportamenti scorretti dettati dalla mancanza di una preparazione medica del personale degli Health Center. Il confronto con realtà culturali e gestionali diverse mi ha arricchito umanamente ; certamente il confronto con culture molto diverse dalla nostra mi consentirà di svolgere meglio la mia professione di medico di medicina generale, specie nei confronti di popolazioni immigrate che hanno un senso del tem- po, della malattia e della vita stessa diverse da quella italiana. Questo primo tirocinio inoltre ha aperto la possibilità di missioni future simili a quella appena finita anche in altre parti dell’Etiopia, dove il CCM coopera ormai da anni per un arricchimento reciproco sia del tirocinante che del personale locale LA TESTIMONIANZA DEL DR. ANDREA BERNARDI Dal 1° aprile al 15 maggio 2015 sono stato in Kenya a seguito di un progetto del CCM dal titolo Improving the access to water sources, hygienic services and quality primary health care in Isiolo County. Il progetto, iniziato a maggio 2014 e della durata complessiva di tre anni, ha l’obiettivo di garantire l’accessibilità ad acqua pulita e alle strutture sanitarie per la popolazione della Contea di Isiolo, nel centro del Kenya. Il primo obiettivo è portato avanti da LVIA, ONG cuneese partner di CCM che si occupa di scavare pozzi e costruire latrine, mentre la sezione sanitaria del progetto è gestita dal CCM. Nella Contea di Isiolo il CCM ha in carico 15 strutture sanitarie, 12 dispensari (piccole realtà dove l’ambulatorio è gestito da un infermiere professionale che hanno a disposizione una serie piuttosto limitata di farmaci e alcuni kit diagnostici rapidi per l’inquadramento delle principali patologie) e tre Health Center (strutture in cui, oltre all’infermiere, è presente un Clinical Officer e talvolta e un piccolo laboratorio analisi). u ** Il nome identifica un governo militare etiope di ispirazione comunista in carica dal 1974 al 1987. Il nome deriva dalla lingua Ge’ez ed l’acronimo di “Consiglio di Coordinazione delle Forze Armate, della Polizia e delle Forze Territoriali”. OTTOBRE 2015 53 rubriche Pianeta solidarietà Io ho lavorato assieme al dr. Claudio Amè, internista ematologo e diabetologo che mi ha fatto da tutor. L’obiettivo di missione che il CCM ha indicato a me e al dr. Amè consisteva nello svolgere un sopralluogo in otto delle 15 strutture sanitarie in carico al CCM, effettuare attività clinica insieme al personale sanitario locale, aggiornarne le conoscenze attraverso il Training On the Job (OJT)e individuare quelle che erano le carenze strutturali e organizzative di ogni struttura, così da poter predisporre un miglior utilizzo delle non molte risorse a disposizione. La parte operativa della missione ha avuto una durata di quattro settimane, durante le quali abbiamo visitato le varie strutture sanitarie, recandoci ogni settimana in una diversa subcontea (Merti-Garbatulla-Kinna) e ogni giorno in una diversa facility (struttura) della subcontea. Per ogni giornata, abbiamo visitato una media di 40-50 pazienti, associando all’attività clinica l’OJT sugli argomenti che ci venivano richiesti dal personale sanitario locale oppure su quelle che venivano individuate come carenze da parte nostra. Inoltre, all’interno dei tre Health Center di Merti, Gafarsa e Kinna, abbiamo partecipato e moderato delle sessioni di CME (Continous Medical Education), aggiornamenti a cui partecipavano tutti i sanitari impiegati nel centro (infermieri professionali, clinical officer, laboratorista) insieme a figure non sanitarie quali i Community Health Volunteers, rappresentanti della popolazione locale che, su base volontaria, svolgono un ruolo di facilitazione all’interno di ogni centro, come interpreti, di riorganizzazione delle scorte di farmaci, di sensibilizzazione della popolazione e di segnalazione ai sanitari delle problematiche di ordine sanitario nella popolazione bacino di utenza della struttura (molto spesso infatti gli infermieri provengo- 54 OTTOBRE 2015 no da altre regioni del Paese, per cui non conoscono lingua e contesto nel quale si trovano ad operare). Gli argomenti di tali sessioni di aggiornamento sono stati scelti su proposta del personale sanitario locale sulla base di alcune “emergenze sanitarie locali” (Leishmaniosi viscerale) o della relativa frequenza di presentazione (ipertensione, con cenni anche sul management dell’ipertensione gravidica e le sue complicanze, preeclampsia ed eclampsia). La sfida maggiore, nella quasi totalità dei casi, consisteva nell’effettuare diagnosi quasi sempre solo cliniche, dal momento che la possibilità di effettuare esami di laboratorio si limitava ai centri di salute, mentre nei dispensari il nostro lavoro, dopo la raccolta dell’anamnesi, si concentrava su un minuzioso esame obiettivo del paziente, cui poteva seguire una prescrizione farmacologica o, in casi realmente complessi e laddove fosse realmente necessario, un invio del paziente in centri diagnostici (spesso lontani centinaia di chilometri) per una diagnosi strumentale più approfondita. In questo contesto ovviamente il ricorso all’OJT è risultato assolutamente fondamentale e, per questo motivo, si cercherà di dare continuità al progetto inviando altri sanitari per missioni brevi che abbiano gli stessi scopi. Come MMG considero il mio tirocinio svolto in Kenia assolutamente fondamentale per lo sviluppo delle mie capacità professionali. E, anche grazie al tutor, medico esperto e conoscitore della realtà africana, ho potuto avere scambi costruttivi col personale sanitario locale e proficui contatti con pazienti di cultura diversa che sicuramente mi aiuteranno nello svolgimento della mia professione medica in Italia: specialmente per quanto riguarda il contatto con pazienti migranti. OTTOBRE 2015 55 rubriche in libreria APPRENDERE DAGLI ERRORI Un viaggio nella sicurezza del paziente attraverso storie di eventi avversi A cura di Michela Rimondini, Diana Pascu, Gianluigi Zanovello, Gabriele Romano Presentazione di Charles Vincent Pagine 332, € 32 Il Pensiero Scientifico Editore Il libro è il racconto di un interessante viaggio attraverso l’analisi degli errori in Medicina che nasce dalla collaborazione tra casa editrice e Università di Verona per l’organizzazione di una serie di master dedicati a questo specifico argomento. Si parte dalla constatazione che tutti hanno sperimentato un evento avverso nel corso della propria carriera professionale di medico per dimostrare che l’errore è una potenziale risorsa in grado di accrescere la sicurezza delle prestazioni e quindi anche quella dei pazienti. Perché questo accada è però necessario non rendere gli errori dei fatti da sottovalutare o, peggio, da occultare. Gli autori dividono il volume in una ampia sezione di “contributi teorici” che analizzano la complessità della gestione del rischio clinico e la cultura della sicurezza, fornendo una ricca documentazione bibliografica sui modelli e protocolli, prevalentemente di scuola anglosassone, attualmente in uso. Si affronta quindi il problema non indifferente dell’aspetto psicologico dell’errore e si dedica un capitolo agli aspetti giuridici inerenti gli eventi avversi. I contributi teorici si chiudono con un’interessantissima analogia tra la gestione del rischio in aeronautica e la sua possibile applicazione nei modelli di gestione del rischio clinico. L’aeronautica è infatti l’attività umana che più ha insegnato a conoscere e combattere l’errore tanto da arrivare ad essere la storica fondatrice del concetto moderno di “sicurezza”, articolato sul fronte della scienza, della tecnologia e più in generale della cultura. Gli esperti di sicurezza aeronautica (e anche le compagnie di assicurazione: un’indubbia garanzia per tutti noi!) concordano nell’affermare che sia molto più pericoloso il transfert all’aeroporto della successiva tratta aerea. Nel complesso questa parte del viaggio dimostra una notevole attenzione da parte degli autori a fornire molti elementi tecnici, bibliografici e culturali atti a far comprendere al lettore che il tema trattato non è frut- 56 OTTOBRE 2015 to di una filosofia di pensiero isolata, ma rappresenta un approccio alla pratica medica più che consolidato anche se ancora evidentemente non sufficientemente metabolizzato, specialmente in ambito universitario ed in gran parte dell’attività clinica e formativa degli operatori sanitari. Si accenna a queste difficoltà di metabolizzazione facendo ovviamente riferimento tra l’altro anche all’eccessivo incremento del contenzioso legale, ad uso strumentale ed ingiustificato, e conseguentemente alla crescita della medicina difensiva, senza tuttavia giustamente dedicare molte righe all’argomento, in quanto sostanzialmente inutile alla finalità del viaggio. Un po’ carente l’analisi delle possibilità di utilizzo degli errori medici, anche simulati, nel percorso di apprendimento sia dello studente di Medicina sia del medico in formazione e formato. Per quanto, come detto, molto interessante ed affascinante l’accostamento storico con i modelli di sicurezza in aeronautica, ad una attenta analisi, può risultare per lo meno temerario, vista la complessità nettamente superiore delle variabili presenti nella pratica medica rispetto alla gestione del volo aereo, anche se sempre più avanzato nelle prestazioni e conseguentemente nella necessità di prevedere e controllare i rischi. Sono gli stessi autori a fornire gli elementi di questa valutazione critica, elencando proprio nei modelli anglosassoni di gestione del rischio ad esempio nell’ALLEGATO 1 (I Fattori contribuenti del EX-NATIONALA PATIEN SAFETY AGENCY) le innumerevoli variabili da considerare, per quanto sintetizzate, presenti nella pratica clinica. La seconda parte del libro si dedica alle “Storie degli eventi avversi” indicando prima gli strumenti di analisi e procedendo quindi alla descrizione con commento di tre casi selezionati. Vengono quindi raccontati altri nove casi lasciando uno spazio di commento al lettore. Il libro si chiude con un invito guidato alla descrizione di un proprio caso. In conclusione il volume certamente rappresenta una validissima lettura per qualsiasi tipologia di professionista sanitario, medico e non, e per tutti i livelli di competenze ed esperienza.Diverso il discorso complessivo più generale, che possa indicare strade e soluzioni maggiormente condivise non solo tra il personale sanitario ma anche e soprattutto fra tutti gli altri elementi umani coinvolti. È però importante sottolineare che per utilizzare in modo appropriato l’errore come strumento di crescita è necessario proprio che questo concetto esca dalla nicchia della professione e divenga uno strumento compreso e condiviso globalmente proprio da tutti gli attori del mondo sanitario. Guido Regis Vice Presidente OMCeO di Torino OTTOBRE 2015 57 rubriche avvisi e comunicati ORARIO UFFICI Orario degli Uffici amministrativi dell’Ordine in vigore dall’1 settembre 2015 Lunedì 8.30-13.30 14.00-17.30 Martedì 8.30-13.30 14.00-17.30 Mercoledì 8.30-13.30 14.00-17.30 Giovedì 8.30-13.30 14.00-17.30 Venerdì 8.30-13.30 14.00-17.30 Si comunica anche che l’Ufficio Previdenza (pratiche Enpam) dall’1 settembre 2015 osserva il seguente orario: Lunedì 8.30-13.30 Martedì 8.30-13.30 Mercoledì8.30-13.30 Giovedì 8.30-12.30 Venerdì 8.30-12.30 LA SEGRETARIA DELL’ORDINE D.ssa Rosella Zerbi I CORSI FAD DELLA FNOMCEO Ricordiamo ai nostri iscritti che sul Portale della FNOMCeO (www.fnomceo.it), seguendo il percorso che ora indichiamo, potranno acquisire tutte le informazioni relative ai Corsi di Formazione a Distanza (FAD) attivi e seguendo le indicazioni potranno anche iscriversi e svolgerli. LA FEDER.S.P.EV PER GLI ISCRITTI ALL’OMCeO DI TORINO La “Federazione Sanitari Pensionati e Vedove” si occupa della risoluzione dei problemi economico-sociali dei medici, farmacisti, veterinari che godono di una pensione e dei loro famigliari. Per maggiori informazioni o per accedere ai servizi dell’Ente, si può telefonare alla signora Teresa Gariglio, 333/8440475, Presidente provinciale dell’Ente, o al dott. Giorgio Cappitelli, 348/6703250, Presidente regionale. La redazione di TM PER COMUNICARE UN CAMBIO DI INDIRIZZO CONVENZIONE QUOTIDIANO LA STAMPA Si informa che l’OMCeO di Torino ha attivato per i propri iscritti una convenzione con il quotidiano LA STAMPA per abbonamento annuale 2015/2016 che prevede: abbonamento annuale 7 giorni: prolungamento abbonamento di 20 copie abbonamento annuale 6 giorni: prolungamento abbonamento di 17 copie abbonamento annuale 5 giorni: prolungamento abbonamento di 14 copie Tale agevolazione è valida per gli abbonamenti appoggiati a rivendita (sia nella formula classica che Carta Quotidiana) e/o con consegna tramite servizio metropoli (consegna nella buca delle lettere entro le h.7,00 per Torino città e alcune località della provincia di Torino) sottoscritti dagli iscritti all’Ordine, con esplicita esclusione delle formule di abbonamento denominate postale e ricaricabile. La nuova convenzione annulla ogni precedente agevolazione ed è valida sino al 31 agosto 2016, per tutti i residenti in Piemonte, Valle D’Aosta e Liguria con esclusione della provincia di Genova. Per poter usufruire dell’agevolazione è necessario presentare il tesserino di iscrizione all’Ordine presso il salone La Stampa di via Lugaro 21 a Torino, o inviandola via mail ([email protected]) o via fax (011.562.79.58). Tale convenzione non è cumulabile con eventuali altre promozioni. Si chiarisce agli iscritti che la procedura corretta per la segnalazione all’ordine di un cambio di residenza o di indirizzo prevede obbligatoriamente la compilazione dell’apposito modulo scaricabile all’indirizzo: www.omeco.to.it à modulistica à modulo variazione indirizzo Questo modulo deve essere inviato via mail all’indirizzo: [email protected] o inviato tramite fax al numero: 011505323 Inoltre si pregano gli iscritti di segnalare alla segreteria amministrativa eventuali disguidi di spedizione della rivista Torino Medica. Entrati nell’homepage dall’indirizzo www. fnomceo.to.it occorre scorrere col puntatore del mouse, verso il basso, la prima colonna a sinistra. Arrivati al blocco di link cliccabili denoLa Redazione di Torino Medica (RTM) minato “NOTIZIE” scorrere col puntatore sino a “Corsi di formazione”. Cliccandovi sopra si I CORSI accede alla pagina dedicata ai Corsi FAD che ha FAD DELLA FNOMCeO Ricordiamo ai nostri iscritti che sul Portale della FNOMCeO (www.fnomceo.it), seguendo il percorso che ora indichiamo, potranno acquisire tutte le informazioni relative ai Corsi di l’indirizzo: http://www.fnomceo.it/fnomceo/ Formazione a Distanza (FAD) attivi e seguendo le indicazioni potranno anche iscriversi e svolgerli. Entrati nell’homepage dall’indirizzo www.fnomceo.to.it occorre scorrere col puntatore del mouse, showVoceMenu.2puntOT?id=112 verso il basso, la prima colonna a sinistra. Arrivati al blocco di link cliccabili denominato “NOTIZIE” scorrere col puntatore sino a “Corsi di formazione”. Cliccandovi sopra si accede alla Di seguito pubblichiamo anche il codice Qrcheche pagina dedicata ai Corsi FAD ha l’indirizzo: http://www.fnomceo.it/fnomceo/showVoceMenu.2puntOT?id=112 permette l’accesso diretto da smartphone. Di seguito pubblichiamo anche il codice Qr che permette l’accesso diretto da smartphone. 58 OTTOBRE 2015 OTTOBRE 2015 59 rubriche corsi e congressi in pillole CORSI ECM DELL’OMCEO DI TORINO Tutti i Corsi e i Congressi si tengono presso la sede dell’Ordine, Villa Raby, in C.so Francia 8 a Torino. 7/11/2015 Aneurismi dell’Aorta Addominale: approccio Clinico e Terapeutico (Proposta della Commissione Parcelle e Tariffe) 7/11/2015 La salute orale e le fragilità (Proposta dalla Commissione Solidarietà Nazionale e Internazionale, equità dell’accesso alle cure) 21/11/2015 Conoscere le Medicine Non Convenzionali (CAM): dalla diversità all’integrazione (2^ giornata) (Proposta dalla Commissione Medicine Non Convenzionali) 4/12/2015: Convegno medicina di genere – Le Tre Età della Donna (Proposta della Commissione Pari Opportunità) 5/12/2015 La Gestione della Massa Pelvica: dal territorio ai Centri di Riferimento. Ottimizzazione del percorso e verifica dell’appropriatezza 60 OTTOBRE 2015 In questo spazio vengono pubblicati gratuitamente titolo, data, e luogo dove si tengono i convegni dei programmi giunti in visione alla redazione e da questa approvati per la pubblicazione nella sezione del sito Corsi in pillole. 3-4/11/2015 I CORSO TRIENNALE DI FORMAZIONE AL TRAPIANTO ALLOGENICO DI CELLULE STAMINALI EMOPOIETICHE 2014-2016 Parte II:_Il “core clinico” del trapianto allogenico di cellule staminali emopoietiche: condizionamento, manipolazione e GVHD” Starhotels Majestic, c.so Vittorio Emanuele II 54, Torino 6/11/2015 II° CONGRESSO CISO PIEMONTE LA PRIMA GUERRA MONDIALE: SALUTE, MALATTIE, SANITÀ E ASSISTENZA ore 09.00 – 13.00 e 14.30 – 16.30 Palazzo dell’Antico Macello, Via M. Pescatore 7, Torino 16/11/2015 CONVEGNO INTERNAZIONALE 2015. I 18 MESI PIÙ IMPORTANTI PER MAMMA E BAMBINO Officina H, Via Montenavale 1, Ivrea 19-21/11/ 2015 XIV CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI PSICONCOLOGIA (SIPO) Centro Congressi Regione Piemonte, Corso Stati Uniti 23, Torino 20/112015 “A QUALCUNO PIACE CARDIO” Convention delle UTIC PIEMONTE E VALLE D’AOSTA. Focus on RMNC e cardiochirurgia Centro Congressi Unione Industriale, Via Fanti 17, Torino 21/11/2015 NOVITÀ DIAGNOSTICO-TERAPEUTICHE IN ALLERGOLOGIA ED IMMUNOLOGIA CLINICA STARHOTELS MAJESTIC, Corso Vittorio Emanuele II n° 54, Torino 24/11/2015 LA FRAGILITÀ DELLA FAMIGLIA. FRAGILITÀ E DISABILITÀ: UNA SFIDA PER LA FAMIGLIA Infernotti dell’Ospedale San Giovanni Antica Sede, Via Cavour 31, Torino 26/11/2015 C.I.D.I.Ge.M. (CENTRO INTERDISCIPLINARE DISTURBI DI IDENTITÀ DI GENERE) 10 ANNI DI DI ATTIVITÀ (2005-2015) ALLE MOLINETTE Centro Congressi “Molinette Incontra”, Sala A.M. Dogliotti, C.so Bramante 88, Torino 26-28/11/2015 XXVI CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI MICROCHIRURGIA Centro Congressi del Museo dell’Automobile, C.so Unità d’Italia 40, Torino 27/11/2015 SIMPOSIO NAZIONALE - AFASIA: RIABILITAZIONE NEUROCOGNITIVA Aula Magna Achille Dogliotti - Presidio Ospedaliero S.G. Battista. Corso Bramante, 88/90 Torino, S.C. Istopatologia e Test Rapidi 27/11/2015 SEDUTA INAUGURALE ANNO ACCADEMICO 2015/2016 Diabete: verso la radice del problema. Relatore: Ele FERRANNINI Presentato dal Socio: Massimo PORTA Accademia di Medicina, Via Po 18 27- 28/11/2015 CONTROVERSIE IN TERAPIA RESPIRATORIA E GESTIONE DELLA CRONICITÀ AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano, Orbassano (TO) OTTOBRE 2015 61 Crediti ECM: 8 Centro Congressi Porto Antico Magazzini del Cotone | Calata Molo Vecchio VENERDÌ 13 NOVEMBRE 08.30 Accreditamento congressisti 09.00 Apertura congresso LINEE GUIDA NAZIONALI Moderatori: M. Stella e G. Lasagna 09.15-09.50 D. Gavetti, “Linee guida Nazionali: approccio metodologico” 09.50-10.20 COFFEE BREAK TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato: la prevenzione e il trattamento delle infezioni. Moderatori: M. Bersini e G. Maggio 10.20-10.50 C. Viscoli, “L’evoluzione delle resistenze agli antibiotici ed i problemi terapeutici” 10.50-11.10 F. Scaglione, “La farmacocinetica nel grande ustionato” 11.10-11.40 M. Tavola, “Strategia nella prevenzione delle V.A.P.” 11.40-12.10 Discussione 12.10-14.00 LUNCH/SYMPOSIA 13.30-14.00 Symposium a cura di MediWound TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato pediatrico: terapia rianimatoria, antibiotica, nutrizionale e chirurgica. Le esperienze dei Centri Ustioni di Firenze e Napoli. Moderatori: D. Melandri e J. Scheef 14.00-14.20 E. Pinzauti SABATO 14 NOVEMBRE TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato: terapia chirurgica. Le esperienze dei Centri Ustioni di Pisa, Roma, Parma e Catania. Moderatori: M. Governa e R. D’Alessio 09.00-09.20 A. Di Lonardo 09.20-09.40 P. Palombo 09.40-10.00 E. Caleffi 10.00-10.20 R. Ranno 10.20-10.40 Discussione 10.40-11.00 COFFEE BREAK TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato: discomfort algico e psichico. Moderatori: A. Posadinu e G. Lasagna 11.00-11.20 M. Tami, “Analgosedazione nel grande ustionato” 11.20-11.40 M. Germoglio, “La prossima volta, restare! Intervento psicologico precoce per l’ustionato ed i suoi familiari” 11.40-12.00 G. Caputo, “Accettazione del trauma” 12.00-12.20 F. D’Asta, “L’importanza della rete Centri Ustioni-territorio: presentazione del modello inglese e del progetto europeo sulla formazione in emergenza” 12.20-12.50 Discussione 12.50 Chiusura congresso 14.20-14.40 A. Merone 14.40-15.00 Discussione TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato: la riabilitazione in fase acuta. Esperienze dei diversi Centri G.U. a confronto. Moderatori: A. Posadinu e M. Simonini 15.00-15.20 P. Sgabussi 15.20-15.40 M. Di Emidio 15.40-16.00 Discussione 16.00-16.30 COFFEE BREAK TAVOLA ROTONDA: Le prime 48 ore del paziente ustionato: terapia rianimatoria, antibiotica e nutrizionale. Le esperienze dei Centri Ustioni di Milano, Padova, Verona e Cesena. Moderatori: M. Stella e D. Mavilio 16.30-16.50 A. Citterio 16.50-17.10 B. Azzena 17.10-17.30 E. Vigato 17.30-17.50 D. Melandri 17.50-18.10 Discussione Per restare aggiornati, visitate: www.ustionigenova2015.it Crediti ECM: 8 L’accreditamento ECM è rivolto a tutte le professioni sanitarie, esclusi gli studenti. Per ricevere i crediti ECM sarà obbligatoria la presenza alle giornate di congresso, con firma di ingresso all’inizio e di uscita alla fine, e la compilazione di tutta la modulistica ECM (incluso il questionario finale). Visite ed esami in un click! 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