L`uomo che intingeva il pennello nel cinema Il fumetto western di

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L`uomo che intingeva il pennello nel cinema Il fumetto western di
L’uomo che intingeva
il pennello nel cinema
di Claudio Ferracci
L’
invasione
del
mercato fumettistico statunitense
da parte di autori
di ogni parte del
mondo sta alzando il livello qualitativo della produzione. Uno degli esempi più lampanti di questa
tendenza è senza dubbio la scelta
di affidare i disegni della testata
Jonah Hex a un maestro europeo
come Jordi Bernet. Personaggio
minore dell'Universo DC creato
nel 1972 da John Albano e Tony
De Zuniga, Jonah Hex non è un
supereroe ma il protagonista di
avventure western. Un personaggio che, nonostante gli sforzi
(avolte ridicoli) dei soggettisti,
interagisce a fatica con supereroi come Superman o Batman.
In Italia è stato pubblicato poco
e male, e l’ultima uscita che lo
riguarda è il primo Showcase da
poco pubblicato da Planeta DeAgostini contenente le storie di De
Zuniga. Vediamo se la tendenza
si invertirà all’uscita del film dedicato al personaggio e adesso in
lavorazione con attori del calibro
di Josh Brolin, Megan Fox e John
Malkovich.
Il fumetto western di Jordi Bernet
In un’intervista rilasciata al
giornalista Matt Brady, Bernet
dichiara: “Jonah Hex è più forte,
tosto e sanguinario di tutti i western che io abbia mai disegnato”.
In effetti il nuovo corso del personaggio, con Jimmy Palmiotti e Justin Gray ai testi, condito
com’è di violenza mista a umorismo nero e personaggi grotteschi, sembra offrire terreno
fertile per il pennello dell’artista
spagnolo. Un disegno, il suo, che
per certi versi richiama il grande
successo Torpedo, serie realizzata con Enrique Sánchez Abulì e
che gli ha dato notorietà internazionale. D’altronde l’amore dello
spagnolo per il genere western
è noto: lui stesso confessa di tenere sul tavolo da disegno una
vecchia Colt Navy, e del resto
non è certo nuovo a scorribande
nel vecchio west. Dopo la morte
del padre (Miguel Bernet, conosciuto come Jorge), Jordi Bernet
aveva portato avanti la serie da
lui creata, Donna Urraca, e negli
anni Sessanta aveva cominciato
a lavorare con i mercati inglese,
tedesco, francese e italiano a vari
progetti di fumetto d’avventura.
Ed è proprio per il mercato italiano che alla fine di quegli anni
lo troviamo a collaborare con
la Editrice Universo sulle allora
fiorenti testate L’Intrepido e Il
Monello, quasi sempre con brevi
storie western autoconclusive.
Nonostante le due testate vantassero già in scuderia autentici
maestri in materia (si pensi solo
a Fernando Fusco e Lone Wolf,
a Erio Nicolò con Laramie della
Valle, a Gino Pallotti con I Due
dell’Apocalisse), il tratto fresco e
moderno di Bernet non poté non
farsi notare per la qualità delle
soluzioni grafiche e per l’evidente cura nella scelta delle inquadrature, di taglio prettamente cinematografico, che lo indicavano
già come un narratore di razza.
È lo stesso Bernet ad ammettere
che il cinema, oltre che una grande passione personale, è anche
un forte stimolo per il proprio
lavoro.
Bernet ritornerà poi a cimentarsi con l’epopea western su
Tex, il più longevo ed amato protagonista del fumetto nostrano.
Nel 1996 infatti esce, nella prestigiosa serie Tex Gigante, il volume “L’Uomo di Atlanta”, 224
pagine disegnate dall’artista
spagnolo. Si tratta di una sorpresa sotto molti punti di vista:
Bernet all’opera con una storia
così lunga, Tex raccontato con un
disegno più suggestivo che descrittivo e, soprattutto, infarcito
di quel grado di ironia e senso
del grottesco che il disegnatore
si9 porta addosso come un marchio di fabbrica. Ma si sa, l’ironia
non abita a casa di Tex, e i lettori
più incalliti del ranger non hanno apprezzato molto l’intervento
dello spagnolo. Invece Bernet è
un vero fuoriclasse; la sua narrazione grafica miscela nere macchie di tragedia a bianchi spazi di
commedia riproducendo in bianco e nero l’essenza stessa del vivere. Dopo aver realizzato per il
mercato francese il western Snake (Albin Michel, 1998), su testi
del solito Abulì, ecco il contatto
americano: Bernet, che aveva già
realizzato nel 1996 una storia
breve per il felice esperimento
Batman Black & White, riceve
A fianco, illustrazione per
una copertina di Jonah Hex;
sopra, Weird western Tales
(DC Comics, 2001),
illustrazione di copertina
un messaggio dall’editor DC Stephen Wacker con cui gli si chiede di realizzare i tre numeri della miniserie The Legend of Jonah
Hex. Bernet è entusiasta, confesserà in seguito di aver “sempre
amato il genere western. Da John
Ford a Clint Eastwood nel cinema. Nell’arte, da Frederick Remington a Charles Russell, inclusi Harold Von Schmidt e Fred
Harman”. “Penso che siamo una
buona squadra”, dice ancora l’artista spagnolo riferendosi al suo
sodalizio con il duo PalmiottiGray, definiti scrittori intelligenti
e che lasciano abbastanza spazio
al disegnatore per sviluppare
le proprie idee. Bernet, sempre
stimolato da nuove sfide, deve
quindi oggi misurarsi con storie
a colori. Non ci resta che sperare che i coloristi americani non
cerchino di riempire gli stupendi
vuoti caratteristici della potente
sintesi grafica dell’artista, che
dopo Jonah Hex sta scaldando i
muscoli per affrontare un’altro
western della stessa DC, Batlash, scritto da Sergio Aragonés
e dallo scrittore di genere Peter
Brandvold. È probabile che ne
esca un altro piccolo capolavoro, non a caso Will Eisner aveva
scritto di Bernet: “È un uomo che
produce vera storytelling art”.
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