La classificazione decimale agli inizi del XX secolo

Transcript

La classificazione decimale agli inizi del XX secolo
Capitolo II
La classificazione decimale
agli inizi del XX secolo
di Maria T
Sul finire del XIX e gli inizi del XX secolo molti furono gli studiosi che si interrogarono su quale fosse il sistema migliore
da usare, partendo da quelli già esistenti o creandone uno ex
novo, per dare un posto alle risorse bibliografiche e migliorare
la diffusione delle scienze, delle ricerche e delle conoscenze
nazionali. Tra i problemi da risolvere vi era senza dubbio il superamento dei confini locali e il conseguente incremento della
circolazione delle informazioni anche a livello internazionale.
La lingua e la struttura logica usate dai sistemi di classificazione
già in uso rappresentavano un ostacolo e richiedevano per essere superati sforzi e costi non solo in termini di tempi e persone
impiegate per adattare i sistemi a livello concettuale ma anche
di denaro. Mancava un’unità nell’ordinamento delle risorse che
aveva portato al proliferare di schemi di classificazione bibliografica indipendenti gli uni dagli altri, mentre «le esigenze della
vita moderna imponevano sempre più la standardizzazione di
tutto e specie dei cataloghi» . Ma quale classificazione adottare?
Quella sistematica o quella alfabetica? Senza o con notazione,
per lettere, a cifre, altri simboli o combinata (cifre e lettere o
altri simboli)?
. Il catalogo collettivo degli editori italiani, in «L’Italia che scrive», a. , n.  (luglio
), p. .


Il Rapport per l’Istituto Internazionale di Agricoltura
Questo panorama portò il belga Paul Otlet a ipotizzare un
sistema universale basato sulla Classificazione decimale dell’americano Melvil Dewey autore, nel , di A classification and
subject index for cataloguing and arranging the books and pamphlets
of a library in cui presentava un sistema ideato per la catalogazione e l’indicizzazione ma anche utile per la numerazione e
la disposizione di libri e opuscoli sugli scaffali basato su un
sistema di ordinamento a base dieci col quale suddividere le
. «L’unità di classificazione è indispensabile per portare a buon fine il lavoro
documentale. Ad oggi sono stati elaborati  sistemi di classificazione bibliografica
differenti. Pertanto, nessuna cooperazione è possibile fin quando ognuno resta
confinato nel proprio sistema. Vi è quindi la necessità di unificare la catalogazione e
proporre una classificazione universale. Nel  la prima Conferenza bibliografica
internazionale scelse a tal proposito la Classificazione decimale.» Cit. P. O, Traité
de documentation, cit., p. .
. M D, A classification and subject index for cataloguing and arranging
the books and pamphlets of a library, Amherst, Mass: University of Chicago Press,
. http://archive.org/details/classificationandewerich. Cfr. M. D, Decimal
classification Beginnings, in «The library journal», n.  ( febbraio ). La versione
digitale è consultabile su http://www.gutenberg.org/files//-h/-h.htm.
. La libreria viene prima divisa in nove biblioteche speciali denominate classi
numerate con nove cifre. Queste librerie o classi speciali sono indipendenti le une
dalle altre e possono a loro volta essere frazionate in nove Divisioni speciali relative
al soggetto principale. Le divisioni sono numerate da  a  così come le Classi. Una
Divisione finale si ottiene, quindi, scomponendo ognuna di queste Divisioni in nove
Sezioni numerate nello stesso modo, usando le nove cifre. Quindi  è la terza Sezione
(Geometria) della prima Divisione (matematica) della quinta Classe (Scienze Naturali).
Questo numero, formato da Classe, Divisione, e dalla Sezione, è della Classificazione o
Numero di classe, e si applica ad ogni libro o un opuscolo appartenenti alla biblioteca.
[...] quando nella notazione compare il numero , questo ha il suo normale valore nullo.
Così un libro con numero di classe  appartiene alla Classe , Divisione , ma Sezione
nulla. Se fosse marcato , indicherebbe un trattato di scienza, in generale, circoscritto
a nessuna Divisione. Uno zero in prima posizione, allo stesso modo starebbe ad
indicare che il libro non è circoscritto in nessuna Classe [...] Un’enciclopedia generale
o un periodico non trattano nessuna Classe così che viene assegnata loro la Classe .
[...] In teoria, la divisione di ogni soggetto in sole nove intestazioni è assurda. In pratica,
sarebbe auspicabile che la classificazione fosse più accurata possibile senza l”uso di dati
aggiuntivi, e che il principio decimale dal quale il nostro schema dipende consentisse
nove divisioni concise. Questo principio si è rivelato del tutto soddisfacente nella pratica
anche se sembra neutralizzare la giusta coordinazioe un adeguato coordinamento, in
alcuni posti. Nella nostra biblioteca ci è sembrato meglio usare uniformemente tre
figure per il numero della classe. Questo ci permette di classificare alcuni argomenti
in maniera molto precisa. Ivi, p. .
. La classificazione decimale agli inizi del XX secolo

conoscenze in classi notate con un sistema a tre cifre man mano
scomponibile in sottoclassi indicate frapponendo un punto tra
la classe e le sottoclassi e così via.
Il sistema di classificazione decimale, per Otlet, fin dall’inizio si presentò come un metodo d’ordinamento innovativo e
rivoluzionario. Egli lo preferì a sistemi di classificazione già
largamente in uso come quello sistematico di Brunet, prima,
il quale dominò il settore bibliografico per tutto il XIX secolo
scartato dal belga perché considerato ancien méthode e quello
meno diffuso della classificazione espansiva di Cutter, dopo, il
quale fu invece usato come modello per la classificazione Bliss e
la classificazione della Library of Congress che al pari del sistema di Cutter usavano, e usano ancora, un sistema notazionale
basato sulle lettere dell’alfabeto.
Gli esordi della Classificazione decimale non sono stati rosei.
Molte furono le discussioni intorno a questo metodo di ordinamento definito monodimensionale e basato su uno schema
rigido anche se con una struttura di ospitalità infinita. Tra le
critiche mosse al sistema la principale lo considerava sia non
scientifico che semplice struttura di ordinamento dei libri sugli scaffali. Ciò fu quanto emerse dalle parole di Cyrus Adler,
bibliotecario della Smithsonian Institution, il quale in un intervento al congresso di Philadelphia del  disse, a proposito
del congresso internazionale dei bibliotecari tenutasi poco tempo prima a Londra dove la classificazione decimale non era
stata nemmeno giudicata degna di discussione:
La conferenza, ritenendo di non poter accettare nessuno dei sistemi
di classificazione recentemente proposti, ha rimandato la scelta di
un sistema alla commissione organizzatrice. Questa decisione fu
il risultato di una discussione interessantissima, e fu sostituita a
quella originariamente proposta che il sistema Dewey non poteva
accettarsi così come stava. I rappresentanti del Belgio erano gli
. «La classification de Brunet, dans son Manuel du libraire (), marque ce
retour. Cette classification était, au fond, celle créée par les libraires érudits du siècle
précèdent et qui, longtemps fut utilisée en France et au dehors», P. O, Traité de
Documentation, cit. p. .

Il Rapport per l’Istituto Internazionale di Agricoltura
unici difensori del sistema Dewey. Il voto fu unanime, ma i belgi
si astennero, e vollero che della loro astensione fosse presa nota
nel processo verbale. Le considerazioni generali che suggerirono
questa decisione furono che la conferenza non aveva a studiare
l’utilità di nessun sistema composto per collocare i libri negli scaffali,
ciò che usciva affatto dalle sue indagini. Con questa risoluzione
essi affermano nel modo più reciso che i sistemi di classificazione
materiale negli scaffali non hanno nessuna connessione reale con i
sistemi di classificazione per un catalogo scientifico .
I due astenuti erano Paul Otlet e Henri La Fontaine i quali
chiesero e ottennero da Dewey il consenso di adottare la quinta
edizione della sua classificazione modificandola con quella che
sarà poi conosciuta come Classificazione Decimale Universale
(CDU) che usarono nell’ambito del progetto di creazione di
. La classificazione Dewey in America, in «Giornale della libreria della tipografia e
industrie affini», vol. , fasc.  (dicembre ), p. . Nello stesso articolo si legge.
«A molti fra coloro che tengono dietro con interesse, ma senza passione di partito,
alle discussioni intorno alla classificazione Dewey, ha fatto meraviglia non poca il
sentire che al recente Congresso internazionale dei bibliotecari a Londra, cui pure
assisteva [. . . ] il Dewey autore della classificazione su cui si fa tanto rumore, nessuno
abbia preso la parola per la questione che appassiona tante persone in Europa.
Eppure non è il caso di meravigliarsene: sono invece in America a meravigliarsi che
in Europa si prenda sul serio, assai più che da loro, una questione ormai risoluta fin
da principio nel Nuovo Mondo». Cfr. anche La classificazione decimale in Inghilterra,
in «Giornale della libreria della tipografia e industrie affini», vol. , fasc.  (gennaio
), p. .
. Risale al  la prima edizione della CDU mentre l’edizione in lingua
francese definitiva, da considerarsi la seconda edizione completa internazionale, è
stata fatta a cavallo tra il  e il . Essa si basa sulle Tavole generali e le Tavole
complementari (luogo, forma, tempo, lingua), le prime ripetono il sistema Dewey, le
seconde, da considerarsi come faccette, rappresentano l’innovazione vera e propria
apportata alla CDD dalla CDU. La faccetta Luogo è indicata con i numeri arabi da 
a , anche raggruppati, tra parentesi tonde, ad esempio il codice () indica Italia;
la faccetta Forma è indicata da numeri arabi preceduti da  e racchiusi tra parentesi
tonde, ad esempio il codice () indica Enciclopedia o Dizionario; la faccetta Tempo
è indicata con numeri arabi posti tra caporali, ad esempio “–”; infine, la
faccetta Lingua è indicata da numeri arabi preceduti da il simbolo uguale, ad esempio
= indica la lingua inglese. Inoltre ulteriori indicatori convenzionali, assimilabili
anche essi alle faccette e da usarsi rispettando l’ordine che segue, sono: il segno
più (+) per rappresentare due soggetti combinati tra loro, ad esempio + è il
codice che indica fisica e ingegneria; il segno barra o slash (/) per rappresentare
. La classificazione decimale agli inizi del XX secolo

un Repertorio bibliografico universale (RBU) il quale doveva
essere, nella loro idea, il frutto della cooperazione di bibliografi,
bibliotecari, editori e autori per raccogliere, classificare, indicizzare e rendere accessibile, ovunque, tutta la conoscenza edita
in tutti i paesi del mondo. Il RBU fu fin dalle origini uno degli
l’estensione di un soggetto verso un soggetto successivo, ad esempio / indica
Industrie del legno, Cuoio, ecc.; il segno due punti (:) per rappresentare associazione
o relazione tra concetti, ad esempio il codice .: indica Etica associata a vita
spirituale. Per la versione inglese Cfr. il seguente url: http://www.udcc.org; la
versione italiana della CDU è presente al seguente url: http://biocfarm.unibo.it/
~spinelli/cdu/.
. Cfr. P. O, Creation of a universal bibliographic repertory: A preliminary note,
in International organization and dissemination of knowledge Selected Essay of Paul Otlet, a
cura di W. B R, Amsterdam: Elsevier, , p. . Sul finire del XIX secolo
l’idea di costruire un repertorio bibliografico universale non era nuova. Molte erano
le iniziative e le proposte discusse nei diversi congressi organizzati in Europa sia
dagli editori che dai bibliografi e non ultime le associazioni letterarie, «Il segretario
perpetuo dell’Association littéraire et artistique internationale, sig. Lermina, presenterà al Congresso internazionale sulla proprietà letteraria cha avrà luogo a Dresda
dal  al  p.v. settembre, una proposta concernente la istituzione di un Repertorio bibliografico universale [. . . ] scientifico, letterario e artistico di tutte le opere
pubblicate o da pubblicarsi in tutto il mondo [. . . ] affidata al Bureau international di
Berna. Il repertorio in questione dovrebbe contenere: ) la nomenclatura completa e
sistematica di tutte le opere scientifiche, letterarie e artistiche che esistono nelle biblioteche e nelle collezioni di tutti i paesi; ) la nomenclatura completa e sistematica
di tutte le opere scientifiche, letterarie e artistiche che si pubblicano giornalmente in
tutto il mondo», Cfr. Repertorio bibliografico universale in «Giornale della libreria, della
tipografia e delle arti e industrie affini», vol. , fasc.  (agosto ), p. –. Nello
stesso articolo si legge inoltre «Non possiamo fare a meno di richiamare l’attenzione
sulla prossima conferenza bibliografica internazionale che si terrà a Bruxelles, il cui
programma mira pure alla creazione di un repertorio bibliografico internazionale
col concorso di tutti gli stati, organizzato, bibliograficamente parlando, in modo
eminentemente pratico». Tra i repertori esistenti già a quel tempo si ricordano:
il Mare magnum, repertorio bibliografico universale per soggetti composto da 
volumi riportanti circa  voci. Il repertorio fu iniziato da di Francesco Marucelli
(–) nel  e continuato dopo la sua morte da Alessandro Marucelli, suo
nipote, e A. M. Bandini. L’Orbis Literarius universus opera incompleta del Savonarola
composta da  volumi — A Leodegarius — e considerata un monumento di storia
letteraria e di scienza bibliografica poiché contiene tutte le opere a stampa esistenti
fino al  e infine ma non ultimo l’Index universalis del Giustiniani cioè il catalogo
alfabetico ragionato di tutti i volumi stampati della biblioteca Casanatense. L’opera
consta di  volumi in folio. Per approfondire ulteriormente l’argomento si veda
Repertorio bibliografico universale, in «Giornale della libreria, della tipografia e delle
arti e industrie affini», vol. , fasc.  (ottobre ), p.  e ss.

Il Rapport per l’Istituto Internazionale di Agricoltura
obiettivi principali dell’Ufficio internazionale di bibliografia
che nacque sotto il patrocinio del governo belga all’indomani
della prima Conferenza bibliografica internazionale tenutasi a
Bruxelles nel settembre del .
In altri congressi, si pensi a quello di Dresda e di Londra dello
stesso anno, si era già discusso sull’opportunità di creare un
repertorio bibliografico. Sebbene l’opinione generale fosse stata
più che favorevole all’uso di metodi uniformi di descrizione
ciò su cui non si concordava era quale metodo applicare al
repertorio per la raccolta, la classificazione e l’ordinamento del
materiale bibliografico.
La via che dovrebbe condurre ad una soluzione del problema è lunga
— e forse per questo si nota una certa irrisolutezza nell’accettare,
non meno che nel proporre un sistema unico che presenti le volute
guarantige di serietà, di unità pratica e di economia .
Ciò che si lamentava delle opere bibliografiche già esistenti,
tanto in Italia (ad esempio, per citarne una, il Bibliotheca biblio. In origine nacque col nome di Istituto internazionale di bibliografia subito,
dal – settembre , trasformato in Office international de bibliographie “par
l’arreté du Roi Leopold II” e abrogato nel , Cfr. P. O, , p. viii. L’Ufficio
internazionale di bibliografia fu creato all’indomani della prima Conferenza internazionale di Bibliografia tenutasi a Bruxelles nel settembre . La conferenza si
proponeva di: fondare un istituto bibliografico internazionale pe lo studio di tutte le
questioni relative tanto alla bibliografia quanto alla rappresentanza degli interessi
bibliografici; costituire una divisione generale i internazionale del materiale bibliografico; pubblicare uno schedario bibliografico generale sulla base della divisione
adottata; invitare i governi a formare una unione internazionale bibliografica allo scopo di facilitare la pubblicazione dello schedario, Cfr. Repertorio bibliografico
universale, in «Giornale della libreria, della tipografia e delle arti e industrie affini»,
vol. , fasc.  (agosto ), p. . I primi lavori bibliografici condotti usando il
metodo decimale furono presentati durante la seconda conferenza bibliografica
internazionale. Sulla Seconda conferenza bibliografica si veda: La seconda conferenza
bibliografica internazionale, in «Giornale della libreria, della tipografia e delle arti e
industrie affini», vol. , fasc.  (agosto ), p. ; F.C., La conferenza bibliografica
internazionale di Bruxelles, in «Giornale della libreria, della tipografia e delle arti e
industrie affini», vol. , fasc.  (settembre ), p. .
. Cfr. Repertorio bibliografico universale in «Giornale della libreria, della
tipografia e delle arti e industrie affini», vol. , fasc.  (ottobre ), p. .
. La classificazione decimale agli inizi del XX secolo

graphica di Ottino e Fumagalli), quanto nel resto d’Europa era
l’assenza di un metodo di ordinamento condiviso e universale.
Tutte queste pubblicazioni, però, per quanto eseguite con cura e da
persone espertissime, mancano di una uniformità di classificazione,
che è il punto cardinale, per così dire, della scienza bibliografica. A
togliere tale inconveniente, l’Ufficio bibliografico internazionale ha
proposto alla conferenza tenutasi testé a Bruxelles, l’adozione della
classificazione decimale inventata da Melvil Dewey e che attualmente
è adottata da più di mille biblioteche di America .
Le proposte dell’Ufficio bibliografico internazionale pertanto rispondevano alle esigenze dei bibliografi che da tempo
ormai lamentavano, come già accennato, tanto l’assenza di un
linguaggio comune quanto l’assenza di unità convenzionali di
classificazione adottate e riconosciute da tutta la comunità scientifica . L’assenza di uniformità nella classificazione rendeva le
ricerche lunghe e costose o addirittura senza risultati, sebbene,
sul finire del XIX secolo, con lo scopo di avere cataloghi ben classificati e di facile consultazione, l’Associazione degli editori, per
i loro cataloghi metodici, raccomanda alle case editrici l’uso di:
un indice alfabetico; un indice sistematico per ordine di materie
o soggetti; un indice alfabetico delle materie per mezzo delle
parole fondamentali con richiamo del nome dell’autore e del
. G O, G F, Bibliotheca bibliographica italica. Catalogo degli scritti di bibliologia, bibliografia e biblioteconomia pubblicati in Italia e di
quelli riguardanti l’Italia pubblicati all’estero. Torino: C. Clausen, . L’ordinamento
applicato al catalogo è alfabetico per autore ed è accompagnato da un indice dei
soggetti.
. Repertorio bibliografico universale. I parte, in «Giornale della libreria, della
tipografia e delle arti e industrie affini», vol. , fasc.  (ottobre ), p. . Cfr.
inoltre Repertorio bibliografico universale. II parte, in «Giornale della libreria, della
tipografia e delle arti e industrie affini», vol. , fasc. , ottobre , p.  e Repertorio
bibliografico universale. III parte, in «Giornale della libreria, della tipografia e delle arti
e industrie affini», vol. , fasc.  (ottobre ), p. .
. «Ed è precisamente all’introduzione di questi due elementi che l’ufficio
bibliografico internazionale di Bruxelles pensa di provvedere proponendo la classificazione uniforme, a sistema decimale, da noi accennata per sommi capi», op. cit.
Repertorio bibliografico universale. II parte, in «Giornale della libreria, della tipografia e
delle arti e industrie affini», vol. , fasc.  (ottobre ), p. .

Il Rapport per l’Istituto Internazionale di Agricoltura
titolo succinto . In sintesi, i sistemi di ordinamento sfruttavano
e adottavano, non necessariamente combinati tra loro, tre tipi
di classificazione:
a) alfabetica per autori, utile nei casi in cui è nota l’opera pubblicata in una certa materia. Utile, inoltre, come
complemento della classificazione ideologica;
b) alfabetica per soggetto, l’utilità in questo sistema è scarsa
perché i soggetti risultano troppo distanti tra loro. Ad
«esempio tutto ciò che si riferisce al Lavoro lo si riscontrerebbe sotto voci, le une molto lontane dalle altre, come:
Legislazione del lavoro, Ore di lavoro, Accidenti del lavoro,
Contratti, [. . . ] e così via. Nel caso poi di bibliografie internazionali occorre conoscere a fondo la lingua poiché
l’ordine alfabetico delle materie non è uniforme» ;
c) logica, utile per dare uniformità internazionale al materiale classificato ma difficile da usare in fase di ricerca quando il metodo logico usato a monte da chi ha
costruito l’indice non è noto.
Per Otlet la classificazione alfabetica, in particolare quella per
soggetto aveva una serie di svantaggi rispetto alla classificazione
decimale perché: disperde i soggetti sotto rubriche classificate
in maniera arbitraria seguendo l’ordine delle lettere dell’alfabeto e non quello delle idee, come invece fa la classificazione
decimale; obbliga ognuno a effettuare la propria scelta tra le
rubriche messe a disposizione mentre la classificazione decimale offre uno schema prestabilito; obbliga a scrivere parole più
lunghe rispetto alle cifre in particolare quando si ha bisogno di
dividere il termine principale con termini secondari ecc., quando,
invece, basta aggiungere ai numeri decimali uno o due cifre;
. Congresso internazionale degli editori. Seconda sessione Bruxelles, in «Giornale
della libreria, della tipografia e delle arti e industrie affini», vol. , fasc.  (luglio
), p. .
. Repertorio Bibliografico Universale, in «Giornale della Libreria, della tipografia
e delle arti e industrie affini», vol. , fasc.  (ottobre ), p. .
. La classificazione decimale agli inizi del XX secolo

le voci di soggetto hanno il loro significato circoscritto a una
sola lingua, mentre gli indici della classificazione decimale sono
internazionali; tutti i sistemi di classificazione alfabetica a causa
dell’arbitrarietà con cui vengono scelte le voci sono soggettive
mentre la classificazione decimale è oggettiva e universale .
Il sistema decimale invece toglie di mezzo qualunque incertezza, facilita le ricerche con rapidità, ed è di un valore mnemonico indiscutibile.
La sua base è questa: tutte le materie affini tra loro sono inscritte in
un gruppo solo. Un indice alfabetico che contiene tutte le rubriche
e tutti i sinonimi, completa la tavola metodica. Le cifre essendo facili
da leggere, indicano subito il posto in cui collocare una scheda del
Repertorio, oppure un libro di una biblioteca. Tutte le schede, tutti i
libri che portano lo stesso numero classificatore, vengono a trovarsi
insieme senza che la persona incaricata di metterli in ordine debba
conoscere la scienza speciale della classificazione. [. . . ] La classificazione decimale costituisce una perfetta localizzazione delle materie —
e risponde pienamente al principio essenziale dell’ordine bibliografico: trovare un posto per ogni cosa e mettere ogni cosa a suo posto.
[. . . ] Se ognuno sacrificherà le sue preferenze personali a favore del
bisogno d’uniformità che corrisponde all’utile generale, si otterranno
vantaggi indiscutibili nella classificazione bibliografica .
La catalogazione bibliografica, d’altra parte, Otlet la concepiva come l’arte di disporre le opere in base alla loro materia
(soggetto o contenuto) mentre definiva la classificazione come lo schema o gli schemi con i quali disporre le conoscenze
nell’ordine in cui devono trovarsi le opere stesse .
Nonostante gli aspetti positivi appena citati non mancarono,
come già detto, polemiche, in Europa e in Italia. In un articolo
. Cfr. P. O, Traité de Documentation, cit. p. .
. Cit., Congresso internazionale degli editori. Seconda sessione Bruxelles, in «Giornale
della libreria, della tipografia e delle arti e industrie affini», vol. , fasc.  (ottobre
), p. . «La classificazione bibliografica non esige tale accordo. Basta stabilire
i soggetti delle varie scienze, raggrupparli secondo l’ordine adottato generalmente,
ed assegnare un posto stabile a qualcuno. Una classificazione simile esiste già da 
anni in America, e venne man mano completata e migliorata, tanto che ora può dirsi
perfetta.»
. Cfr. P. O, Traité de Documentation, cit. p. .
. Lo storico francese Frantz Funck–Brentano, fu tra coloro che, durante la se-

Il Rapport per l’Istituto Internazionale di Agricoltura
comparso sulla «Rivista delle biblioteche e degli archivi», sempre Fumagalli definì i sistemi decimali artificiosi. Tale giudizio
lo portò tra l’altro a rifiutare l’invito a partecipare all’Istituto
internazionale di bibliografia assumendo che il progetto di un
Repertorio bibliografico universale altro non era se non una
cattiva utopia . Sempre Fumagalli nel  sottolineò, durante
una relazione tenuta alla conferenza bibliografica di Firenze,
che il nuovo sistema americano aveva sollevato molte poleconda conferenza bibliografica internazionale promossa dall’Istituto internazionale
di bibliografia, criticò l’uso della classificazione decimale. Secondo Funck–Brentano
il sistema decimale poteva essere accettato per le scienze esatte ma risultava inapplicabile per la storia e la sociologia. Inoltre sosteneva che per fare un catalogo
bibliografico universale bastava semplicemente riunire tutti i cataloghi delle grandi
biblioteche, cit. F.C., La conferenza bibliografica internazionale di Bruxelles, in «Giornale della libreria, della tipografia e delle arti e industrie affini», vol. , fasc. 
(settembre ), p. .
. G. F, La conferenza Internazionale bibliografica di Bruxelles e il repertorio bibliografico universale in «Rivista delle biblioteche e degli archivi», a. , vol. ,
n. –, (), p. –. Giuseppe Fumagalli (–) fu un grande studioso
appassionato di biblioteche e di problemi bibliografici; compilò, dal febbraio 
alla fine dell’agosto , la seconda parte del Catalogo alfabetico delle pubblicazioni
italiane (Milano ) e fondò nel  in collaborazione con Diomede Bonamici
(bibliofilo livornese) la Società bibliografica italiana, di cui fu dapprima presidente
e poi vicepresidente fino  anno in cui la Società venne chiusa. Essa ebbe grande peso sulle decisioni governative in materia di biblioteche e tenne otto riunioni
generali. Occasioni queste in cui Fumagalli non esitò a schierarsi sia contro il Repertorio bibliografico universale proposto alla Conferenza internazionale bibliografica di
Bruxelles del , sia contro la classificazione decimale, da egli ritenuti, come già
detto, irrealizzabili utopie. Per contro Fumagalli propose e sostenne energicamente
la creazione di un codice italiano per la compilazione delle schede e la redazione di
una bio–bibliografia italiana. «Le nostre collezioni sono tutte ordinate in modo che
il pubblico possa sicuramente e facilmente valersene ed ogni libro appena giunto
alla biblioteca è schedato e registrato nel catalogo alfabetico per autori quanto nel
catalogo sistematico. Questo catalogo è classificato secondo uno schema nel quale,
in una grande sintesi, si rispecchiano la guerra mondiale e i suoi multiformi aspetti,
le sue manifestazioni e i suoi influssi in ogni parte della umana attività. Lo schema
comprendeva  classi nell’ultima redazione (del settembre ), ma in questo
momento stiamo rimaneggiando per la necessità di suddividere classi troppo numerose, di aggiungere nuove classi per lo svolgersi naturale degli avvenimenti e pel
sorgere delle questioni della Pace e del Dopo Guerra; cosicché la nuova redazione
comprenderà non meno di  classi», Cfr. G. F, Raccolte bibliografiche della
guerra, in «L’Italia che scrive», a. , n.  (aprile ), p. .
. Ivi, p. .
. La classificazione decimale agli inizi del XX secolo

miche non solo nel paese di origine ma anche in molti paesi
europei tra i quali l’Italia. Nonostante ciò a partire dal ,
grazie al lavoro dell’Istituto internazionale di bibliografia (IIB),
la classificazione decimale cominciò a diffondersi tanto che
la Biblioteca centrale di Firenze comunicherà dalle pagine del
«Giornale della libreria, della tipografia e delle arti e industrie
affini» la presenza, «dopo la descrizione bibliografica di un libro
[...] di numeri classificatori tolti dalle Tavole della classificazione
decimale di Melvil Dewey, adottata dall’Istituto internazionale
di bibliografia di Bruxelles» . La traduzione delle Tavole in
lingua italiana fu curata da Vittorio Benedetti, e pubblicata, in
edizione ridotta, dalle stamperie di Piero Barbera.
. B T, La classificazione bibliografica “decimale”, in «Archivio storico
italiano», n. , a. XX (), ser. , vol. , p. .
. «La direzione della Biblioteca nazionale centrale di Firenze, dove, [. . . ] si
compila la Bibliografia Italiana, [. . . ] avverte coloro che avranno occasione di consultare la Bibliografia medesima, che incominciando dal numero del  marzo,
troveranno, talvolta, dopo la descrizione bibliografica di un libro [...] dei numeri
preceduti da una parentesi quadra: vedansi ad esempio i numeri , , .
Sono questi numeri classificatori tolti dalle Tavole della classificazione decimale di
Melvil Dewey, adottata dall’Istituto internazionale di Bibliografia di Bruxelles. La
Bibliografia riporta questo numero nel solo caso che l’autore dello scritto lo abbia
fatto stampare sul frontespizio o sulla copertina del suo libro, ed abbia voluto con
questo mezzo indicare e precisare l’argomento da lui trattato, designando egli stesso
il posto che la sua pubblicazione deve prendere nei cataloghi a materie. Contemporaneamente si annunzia che il benemerito cav. Piero Barbera pubblicherà fra poco le
Tavole ridotte della classificazione decimale Dewey, come sono adottate dall’Istituto
internazionale di bibliografico di Bruxelles, tradotte in Italiano dal sig. Vittorio
Benedetti della Biblioteca Nazionale di Firenze, tavole che sono precedute da una
larga esposizione del sistema decimale». Cfr. La Bibliografia italiana e la classificazione
decimale, in «Giornale della libreria, della tipografia e delle arti e industrie affini»,
vol. , fasc.  (aprile ), p. , e L D M, Relazione della Commissione
incaricata di riferire intorno ai sistemi di classificazione internazionale della bibliografia in
«Bollettino della società bibliografica italiana», in «Rivista delle biblioteche e degli
archivi», a. , vol. , n. – (), p. –. I membri della commissione citata
erano: Michele Scherillo (presidente), Arnaldo Foresti, Giuseppe Fumagalli, Filippo
Gabrielli, Luigi De Marchi (relatore). Anche l’Unione dei librai austro–ungarici, il 
giugno del , auspicavano che i librai austro–ungarici seguissero il progetto dell’IIB aggiungendo una scheda in triplice copia (con la notazione Dewey) alle opere
da loro edite. Cfr. L’Istituto bibliografico di Bruxelles e la libreria austriaca, in «Giornale
della libreria, della tipografia e delle arti e industrie affini», fasc.  (luglio ), p. .

Il Rapport per l’Istituto Internazionale di Agricoltura
Quest’ultimo fu colui che da subito sostenne la classificazione decimale e il progetto dell’Istituto bibliografico internazionale di Otlet pubblicando un catalogo comprendente tutte le
opere dalla sua casa editrice — dal , data della fondazione
della stamperia, fino al  — ordinate cronologicamente,
come suggerito dall’IIB, e con a fronte del nome dell’autore
la notazione della classificazione decimale . Barbera voleva
essere da esempio per i suoi colleghi editori di tutto il mondo.
L’adozione del sistema decimale, affermava, attraverso l’uso
delle cifre rende la classificazione comprensibile in tutti i paesi
così che da un lato è uno strumento commerciale perché facilita
la ricerca dei libri agli utenti di librerie e biblioteche dall’altro
trattandosi di uno strumento di classificazione indipendente
dalla lingua del paese in cui viene applicata evita di dover fare
costose e complesse traduzioni dei cataloghi . Anche in questo
caso giunsero le critiche di Giuseppe Fumagalli il quale «ormai noto come avversario irreconciliabile della classificazione
decimale e di tutte le altre novità brussellesi» non ritenne
completamente soddisfacente il piano del catalogo seppur ne
riconosceva l’ottima compilazione dal punto di vista bibliografi. Sul finire del XIX secolo, a promuovere la Classificazione decimale, in Italia,
furono il direttore della Biblioteca nazionale centrale di Firenze Desiderio Chilovi e
il professore Targioni Tozzetti. Quest’ultimo dimostrò l’utilità della classificazione
decimale nelle produzioni scientifiche. A metà del XX secolo, nel , la CDD
venne, poi, adottata per la Bibliografia nazionale italiana dietro il volere di Emanuele
Casamassima.
. P B, Catalogo delle edizioni e delle opere in deposito per ordine cronologico
e con la classificazione decimale secondo il sistema di Melvil Dewey, Firenze: Barbera
Editore, . Trattasi delle edizioni della stamperia Barbera, puntualmente classificate
con la CDD, cui seguirono, inoltre, sei supplementi fino al . Per una descrizione
dell’opera cfr. G F, Fra libri e riviste, in «Giornale della libreria, della
tipografia e delle arti e industrie affini», fasc. , agosto , p. .
. Cfr. Cataloghi di editori e bibliografia, in «Giornale della libreria, della tipografia e delle arti e industrie affini», vol. , fasc. – (agosto ), p. –.
L’articolo riporta la relazione che Piero Barbera avrebbe dovuto tenere, in qualità
di rappresentante italiano dell’associazione degli editori, alla seconda conferenza
internazionale di Bruxelles del .
. G. F, Fra libri e riviste, in «Giornale della libreria, della tipografia e
delle arti e industrie affini», op. cit., p. .
. La classificazione decimale agli inizi del XX secolo

co. In primo luogo riteneva che il solo indice cronologico delle
opere non accompagnato da un indice alfabetico degli autori
fosse di scarsa utilità pratica.
Il libraio, che vuol commettere un articolo, e vuol valersi del numero progressivo, o per altra ragione ricorrere al catalogo Barbera,
dovrà necessariamente sapere l’anno di stampa (che è la prima cosa
che si dimentica), ovvero sfogliare il catalogo pagina per pagina? E lo
stesso può dirsi per gli indici classificatori. [. . . ] Come è possibile
una ricerca di questo genere nel catalogo Barbera? Quei numeri
saranno utili all’istituto di Bruxelles, non certamente allo studioso
né al libraio: per l’uno è per l’altro ci voleva, oltre la tavola alfabetica,
almeno un prospetto dei numeri Dewey nel loro ordine naturale
in corrispondenza degli articoli del Catalogo. [. . . ] Insomma sulla
classificazione Dewey, così facile e alla portata di tutti [. . . ] una volta
su quattro (e anche più) non si trovano d’accordo .
Un ventennio più tardi la classificazione decimale sembrava
essere «diventata una questione dimenticata non solo in Italia
ma pur agli Stati Uniti» dove ebbe origine, e fu rimessa in discussione in occasione della quindicesima conferenza bibliografica, che si tenne dal  al  settembre del  a Bruxelles. Uno
degli scopi della conferenza riguardava la creazione di un’Unione internazionale per la bibliografia e la documentazione
oltre alla riproposizione del sistema decimale come metodo di
classificazione universale. Anche in questo caso Barbera si fece
portavoce della causa dell’IIB affinché «gli italiani che forse ne
sentiranno parlare di nuovo non mostrino di aver dimenticato
di che si tratta almeno nelle linee generali» . La classificazione
decimale,
in Italia [. . . ] non attecchì perché gli editori non seppero vederci
nessuna utilità pratica immediata. I bibliografi fiutarono il sistema
. Ibidem.
. P. B, Classificazione decimale, parte di, Per la prossima conferenza di
Bruxelles, in «L’Italia che scrive», a. , n.  (settembre ), p. . Cfr. anche,
Classificazione decimale, parte di Notizie, in «Giornale della libreria, della tipografia e
delle arti e industrie affini», fasc. – (settembre ), p. .
. P. B, Classificazione decimale, cit, p. .

Il Rapport per l’Istituto Internazionale di Agricoltura
americano, ma arricciarono il naso: il suo maggior torto era di essere
troppo facile. Qualunque collezione di libri, di qualunque lingua
poteva essere classificata e messa a posto anche da un analfabeta che
conoscesse i numeri .
Per contro, Desiderio Chilovi, bibliotecario, credeva in questo sistema tanto che riteneva potesse essere applicato alla
formazione degli inventari e alla ragioneria . Angelo Fortunato Formiggini all’indomani del congresso dei congressi, come
egli stesso definì l’evento bibliografico di Bruxelles appena citato, scrisse una relazione intitolata Il monopolio dell’infinito. A
proposito della quindicina internazionale di Bruxelles nella quale
riportò la risposta di Otlet alle critiche mossegli da Fumagalli
allorquando definì la creazione del RBU e l’applicazione della
CDU una cattiva utopia.
Ecco un’utopia si, ma cattiva no. Se tutte le biblioteche, se tutte le
riviste e specialmente se tutti gli editori adottassero questo schema
di classificazione universale, il lavoro di schedatura delle biblioteche
sarebbe facilitato in modo enorme. [. . . ] Sarebbe proprio là dove i
libri vengono alla luce che dovrebbero avere il loro atto di nascita
sotto forma di scheda ufficiale che andrebbe automaticamente a
collocarsi nel posto giusto nei vari casellari sistematici per materia
sparsi per il mondo .
. Ivi, p. .
. Ibidem.
. A F F, Il monopolio dell’infinito. A proposito della quindicina internazionale di Bruxelles, in «L’Italia che Scrive», n.  (novembre ), p. –.
Formiggini, (–), direttore e fondatore della rivista bibliografica conosciuta anche
con la sigla l’ICS, partecipò al congresso Internazionale di bibliografia come rappresentante dell’Istituto per la propaganda della cultura Italiana, la cui «idea animatrice [. . . ] è
assolutamente diversa da quella dell’Istituto internazionale di Bruxelles. Noi vogliamo
fare un lavoro limitato alla nostra nazione, essi vogliono abbracciare l’universo. Noi
cerchiamo di selezionare fra la produzione contemporanea quello che può presentare maggiore interesse, essi raccolgono tutto. [. . . ] I signori Otlet e La Fontaine [. . . ]
avrebbero bisogno di avere chi fornisse loro per l’Italia», A. F. F, op. cit., p. .
Ibidem, a proposito della CDU, inoltre, egli affermò «Io non so perché questo metodo
americano di cui i due valentuomini belgi (Otlet e La Fontaine, n.d.r.) sono da oltre un
ventennio tenaci banditori abbia avuto così accesi avversari teorici».
. Ibidem.
. La classificazione decimale agli inizi del XX secolo

Escludendo l’Istituto Internazionale di Agricoltura, molti
furono tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo i progetti
bibliografici realizzati secondo lo schema della CDU in settori
e domini specifici. I primi esempi di utilizzo in Italia, risalenti
al , riguardano il settore medico. Il primo repertorio fu
la Bibliographia medica italiana, a cura di Tullio Rossi Doria,
di cui venne pubblicato solo un fascicolo con le Tavole della
Fisiologia animale, successivamente ampliate da Carlo Richet;
il secondo, prendendo come esempio il lavoro di Rossi Doria, fu la Bibliografia ostetrica e ginecologica italiana per l’anno
 a cura della Società di Ostetricia di Roma. Seguirono, per
citarne alcuni: Elettrotecnica. Bibliografia italiana, a cura del
centro di documentazione dell’università di Padova; Documenti di architettura e industria edilizia, a cura del Centro studi
sull’abitazione del Consiglio nazionale delle ricerche (),
eccetera .
In questi progetti la Classificazione universale fu scelta perché
assegna a ogni documento singolo un suo posto preciso, un dato
anagrafico inconfondibile, una qualifica differenziata da tutte le altre
e ciò in modo costante, uguale, uniforme; un documento classificato
è reperibile in pochi secondi insieme a tutti gli altri documenti di
natura identica .
. Per ulteriori approfondimenti sui progetti che applicarono la CDU, Cfr.
G A, La documentazione, in «L’Italia che scrive», n.  (agosto ),
p. ; C   R, I  S  R
 D S, Atti del seminario di studi sulla CDU, Roma 
settembre , a cura di M P C, Roma: CNR, . Per le applicazioni e gli usi in ambito scientifico–tecnologico si rimanda a B K, The
universal decimal classification. A study of present position and future developments,
with particular attention to those schedules which deal with the humanities, arts and
social sciences, Parigi: UNESCO, . Per una bibliografia sulla CDU aggiornata al
, Cfr. D W, M B, M L T, Universal decimal
classification. A selected bliography of UDC literature, Washington D.C.: George Washington university. Biological Sciences Communiation Project, . Cfr. inoltre
I M, The universal decimal classification. Some factors concerning its origins,
development, and influence, in «Journal of the American society for information
science», vol. , n. , (), pp. –.
. G. A, La documentazione, op. cit., in «L’Italia che scrive», (), p. .

Il Rapport per l’Istituto Internazionale di Agricoltura
Consentiva e consente un livello maggiore di dettaglio nella
descrizione dell’informazione sia bibliografica in senso stretto
sia documentale in generale. Una sorta di lingua universale per
trattare in modo sintetico e conciso concetti e informazioni
complesse indipendentemente dal supporto che le contiene,
questo assieme alla sua natura facilmente adattabile rende davvero innovativa la Classificazione di Otlet rispetto a quella di
Dewey. Questa flessibilità è data dall’approccio misto adottato
dalla CDU che da un lato è uno schema classificatorio gerarchico dall’altro combina un insieme di elementi e possiede le potenzialità tipiche degli schemi a faccetta con i quali relazionare
tra loro concetti differenti. È flessibile e adattabile alle esigenze
tanto delle biblioteche e della catalogazione di materiale bibliografico e del suo ordinamento negli scaffali, quanto dei centri
di documentazione che gestiscono principalmente letteratura
grigia (rapporti di ricerca, pubblicazioni interne a organizzazioni, pubbliche o private, tesi di laurea, brevetti, ecc.), riviste
e articoli scientifici, il cui contenuto spesso complesso, grazie alla CDU viene espresso con diverse relazioni semantiche
relative ad uno o più soggetti. Migliore è quindi il trattamento dell’informazione migliore, più veloce e facile, diventa il
recupero della stessa. L’introduzione dell’aspetto divisionale
rappresenta la reale forza della CDU perché dà la possibilità,
nell’ambito di una classe definita, di avere una serie di specificazioni, ovvero suddivisioni comuni riferibili a luogo, tempo,
lingua, forma, applicabili ad ogni ambito e contrassegnate da
segni di punteggiatura e numeri, attraverso i quali raffinare
e rendere più sintetica, precisa e espressiva la traduzione del
contenuto documentale in termini di indicizzazione.
Nonostante questo le biblioteche, in particolare quelle di
grandi dimensioni, non sfruttarono la CDU preferendo a essa
la CDD ovvero la classificazione della Library of Congress di
Washington. L’uso della classificazione universale e del suo
. Si rimanda alla nota . Per ulteriori approfondimenti cfr. http://www.udcc.
org/udcsummary/php/index.php?tag=---&lang=en.
. La classificazione decimale agli inizi del XX secolo

metodo di gestione della conoscenza fu, ed è, adottato principalmente nelle biblioteche specialistiche e nei centri di documentazione di enti statali e aziende pubbliche e private. Oggi,
in base a uno studio condotto da Aida Slavic, tra il  e il
, su  paesi individuati in tutto il mondo solo  usano la
Classificazione decimale universale. Di questi il %, situato in
Europa, Asia ed Africa, sfrutta la CDU come principale sistema
di classificazione per le risorse informative nell’ambito del loro
sistema nazionale, il % la usa solo in alcune biblioteche e il
restante % la usa raramente. Nonostante l’italiano sia uno
delle  lingue in cui la CDU è tradotta l’Italia è tra i paesi
in cui la CDU è usata raramente sia dalle biblioteche che dai
centri di documentazione che optano, invece, per altri sistemi
di catalogazione e classificazione.
. A S, Use of the Universal decimal classification: a worldwide survey, in
«Journal of documentation», vol. , n.  (), p. –.
. Ulteriori informazioni circa le lingue e i paesi che usano la CDU sono
reperibili al seguente url http://www.udcc.org/countries.htm.