giuseppe ungaretti

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giuseppe ungaretti
Collège Sismondi – Corso di italiano (3DF e 3OS)
DOSSIER POESIA – GIUSEPPE UNGARETTI
GIUSEPPE UNGARETTI SABA
1888 – 1970
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Fonte : http://www.romehistoire.com/fr/image/giuseppeungaretti.jpe
Corso di terzo anno 2012-2013 – Dossier poesia – Giuseppe Ungaretti
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DOSSIER POESIA – GIUSEPPE UNGARETTI
GIUSEPPE UNGARETTI
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Giuseppe Ungaretti nacque l’8 febbraio 1888 ad Alessandria d’Egitto da genitori lucchesi, emigrati
in Egitto al tempo dei lavori per lo scavo del canale di Suez.
Si recò a Parigi per studiare, e durante questo periodo venne a contatto con l’ambiente del
simbolismo francese, che influì molto sulla sua formazione.
Ritornato in Italia, partecipò come soldato alla Prima Guerra Mondiale.
Terminato il conflitto, si stabilì a Roma per poi trasferirsi in Brasile ad insegnare letteratura italiana,
e lì per errore di un medico, gli morì il figlio.
Successivamente ritornò in Italia per insegnare letteratura moderna all’Università di Roma. Morì a
Milano nel 1970.
LA POETICA
Ungaretti concepisce la poesia come strumenti di conoscenza della realtà; infatti egli ritiene che la
conoscenza della realtà interiore ed esteriore della coscienza non si raggiungono per via razionale
o scientifica, ma per via analogica; questa via appunto consente di scoprire le relazioni esistenti tra
gli esseri umani e perviene alla coscienza di sentirsi in armonia con l’universo alla percezione
dell’assoluto e alla fede di Dio.
Quindi la sua poesia contiene la storia dell’itinerario del poeta: dall’angoscia esistenziale, che
deriva dal senso di dolore, alla fede in Dio; dalla condizione di “uomo di pena” alla condizione di
“uomo di fede”.
Questa sua ideologia spiega il titolo “Vita di un uomo” che egli assegnò alla raccolta delle sue
opere.
Naturalmente per poter ricercare l’autenticità dell’essere, egli necessitava di un’espressione
adeguata, che la individuò nella parola nuda, scabra ed essenziale, che riconduceva alla purezza
e freschezza delle origini dell’uomo.
LO SVOLGIMENTO DEI CONTENUTI E DELLE FORME
Le raccolte principali di Ungaretti sono:
- “Il porto sepolto”, scritta nel 1916, contiene le poesie scritte sul fronte di guerra in trincea su pezzi
di carta occasionali. Il titolo allude ad un porto reale nei pressi di Alessandria, e ha un significato
simbolico: infatti il porto sepolto è il mistero, l’assoluto, alla cui ricerca il poeta si pone per potervi
approdare come in un porto di pace.
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Fonte : http://skuola.tiscali.it/letteratura-italiana-800-900/ungaretti-poetica.html
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- “L’Allegria”, scritta nel 1932, che contiene le liriche del “Il porto sepolto”. Anche questo titolo è
allusivo: la guerra infatti è come un naufrago della vita; i superstiti del naufragio sono presi da una
sorta di ebbrezza per lo scampato pericolo e superano il dolore con la fede e la speranza di un
domani migliore.
In queste poesie sono raccolte le impressioni della Prima Guerra Mondiale.
I temi fondamentali sono: Il sentimento dell’attaccamento alla vita spinge il poeta a scrivere lettere
piene d’amore quando appunto è costretto a passare una nottata vicino a un compagno
massacrato (Veglia); il cuore impietrito dal dolore, divenuto simile alla pietra refrattaria del San
Michele, indurita dal sole (Sono una creatura); il cuore straziato dalle case sbriciolate dalla guerra,
per la morte di tanti che gli corrispondevano (San Martino del Carso); il sentimento della precarietà
di vita (Soldati), ecc.
Al contrario di D'annunzio, Ungaretti sente la guerra non come una occasione di esaltazione
patriottica, ma come una fatalità inevitabile, certa, che si abbatte sulla gente d’Italia, la quale la
subisce con rassegnazione, con semplicità di gesti e parole.
UNA FORMA LIBERA ED ANTIRETORICA
Per poter esprimere la sua condizione umana di combattente diseroicizzato, Ungaretti lo fa in
poesie brevi, ridotte a semplici connotazioni ma dense di significato: esse rappresentano poesie da
meditare, poesie profonde.
Per poter esprimere queste impressioni, si avvale di versi liberi, di parole semplici, essenziali.
Inoltre, ricorre ai mezzi tecnici utilizzati dai simbolisti e futuristi: per esempio l’accostamento
paratattico, l’abolizione della punteggiatura, impiego di spazi bianchi e di pause, uso dell’analogia
e sinestesia.
LE MEDITAZIONI SULLA POESIA E SULL’UOMO
Terminata la guerra, Ungaretti continua la sua meditazioni sulla poesia e sulla condizione
dell’uomo. La meditazione sulla poesia lo porta al recupero dell’endecasillabo e del settenario.
Questa scelta è utilizzata dal poeta principalmente per poter comunicare agli uomini le sue
scoperte di essere il poeta “veggente”, teorizzato dagli stessi simbolisti.
- “Il sentimento del tempo”, anche questa opera ha un titolo allusivo; si riferisce infatti allo scorrere
del tempo, del rapido fluire delle cose, delle persone amate che produce nostalgia del passato e
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quindi un notevole attaccamento alla vita. Appare inoltre anche l’altro tema della raccolta, ossia il
sentimento in Dio.
L’ULTIMO UNGARETTI
Dal 1940 al 1946 Ungaretti scrive alcune poesie raccolte in “Il dolore” e traggono origine da due
esperienze dell’autore: la prima riguarda la morte del figlio; la seconda riguarda la tragedia della
Seconda Guerra Mondiale, che ispira al poeta un messaggio di amore e solidarietà tra gli uomini.
Le altre raccolte (come “La terra promessa”, “Taccuino del vecchio”, “Un grido di paesaggi”)
trattano sempre temi di dolore, del tempo, di Dio.
In particolare “La terra promessa” ha come tema la storia del viaggio avventuroso di Enea.
Dell’intero progetto, però, restano solo alcuni frammenti, come “i Cori” che descrivono gli stati
d’animo di Didone.
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Ungaretti è oggi considerato uno dei più grandi poeti contemporanei.
Egli è il creatore di un linguaggio poetico nuovo, aderente meglio al sentimento del poeta.
L’utilizzo dell’endecasillabo e del settenario da un connotato preciso alla sua posizione che è
quella di un “classicismo moderno”. Questo spiega il suo amore per Petrarca e Leopardi.
LISTA DELLE POESIA
1. I fiumi
pagina 5
2. Italia
pagina 8
3. Veglia
pagina 9
4. Fratelli
pagina 10
5. Sono una creatura
pagina 11
6. Sa Martino del Carso
pagina 12
7. Dormiveglia
pagina 13
8. In memoria
pagina 14
9. Silenzio
pagina 16
10. Fase
pagina 17
11. Risvegli
pagina 18
12. Distacco
pagina 19
13. Pellegrinaggio
pagina 20
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I FIUMI
Cotici il 16 agosto 1916
Mi tengo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
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prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
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in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato
L’Isonzo scorrendo
mi levigava
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come un suo sasso
Ho tirato
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato
some un acrobata
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sull’acqua
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Fonte : http://ecoles33.ac-bordeaux.fr/Paillet/images/photos/rions/bateaux/grands/Gravure-chantiers-naval-Bx-.jpg
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Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
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mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
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una docile fibra
dell’universo
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
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in armonia
Ma quelle occulte
mani
che m’intridono
mi regalano
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la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche
della mia vita
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questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil’anni forse
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di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre
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Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
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e ardere d’inconsapevolezza
nelle estese pianure
Questa è la Senna
e in quel suo torbido
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mi sono rimescolato
e mi sono riconosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
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che in ognuno
mi traspare
ora ch’è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
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di tenebre
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ITALIA
Locvizza l’1 ottobre 1916
Sono un poeta
un grido unanime
sono un grumo di sogni
Sono un frutto
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d’innumerevoli contrasti d’innesti
maturato in una serra
Ma il tuo popolo è portato
dalla stessa terra
che mi porta
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Italia
E in questa uniforme
di tuo soldato
mi riposo
come fosse la culla
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di mio padre
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Fonte :foto di Giuseppe Ungaretti %20grande.jpg
http://www.internetculturale.it/upload/immagini/divisa%20da%20soldato
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VEGLIA
cima Quattro il 23 dicembre 1915
Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
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con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
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penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
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tanto
attaccato alla vita
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http://www.internetculturale.it/upload/immagini/de%20chirico%20grande.jpg
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FRATELLI
Mariano il 15 luglio 1916
Di che reggimento siete
fratelli ?
Parola tremante
nella notte
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Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità
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Fratelli
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Fonte: http://www.passo-pordoi.it/gallery/original/47.jpg
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SONO UNA CREATURA
Valloncello di Cima Quattro il 5 agosto 1916
Come questa pietra
del S. Michele
così fressa
così dura
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così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata
Come questa pietra
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è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
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http://www.corriere.it/Hermes%20Foto/2005/05/24/unga--140x180.jpg
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SAN MARTINO DEL CARSO
Valloncello dell’Albero Isolato il 27 agosto 1916
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
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Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
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nessuna croce manca
E’ il mio cuore
il paese più straziato
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Fonti: http://www.grandeguerra.ccm.it/files/grandeguerra_archivio_it_1137_file_img_popup.jpg
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DORMIVEGLIA
Valloncello di Cima Quattro il 6 agosto 1916
Assisto la notte violentata
L’aria è crivellata
come una trina
dalle schioppettate
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degli uomini
ritratti
nelle trincee
come le lumache nel loro guscio
Mi pare
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che un affannato
nugolo di scalpellini
batta il lastricato
di pietra di lava
delle mie strade
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ed io l’ascolti
non vedendo
in dormiveglia
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Fonte : http://www.trentinograndeguerra.it/UploadImgs/906_Soldati_italiani_in_trincea.jpg
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IN MEMORIA
Locvizza il 30 settembre 1916
Si chiamava
Moammed sceab
Discendente
di emiri di nomadi
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suicida
perché non aveva più
Patria
amò la Francia
e mutò nome
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Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
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dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè
E non sapeva
sciogliere
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il canto
del suo abbandono
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http://www.movieplayer.it/film/articoli/il-principe-del-deserto-il-medio-oriente-di-jean-jacques-annaud_8968/
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L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
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dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa
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riposa nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di
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una
decomposta fiera
E forse io solo
so ancora
che visse
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SILENZIO
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Mariano il 27 giugno 1916
Conosco una città
che ogni giorno s’empie di sole
e tutto è rapito in quel momento
Me ne sono andato una sera
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Nel cuore durava il limio
delle cicale
Dal bastimento
verniciato di bianco
ho visto
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la mia città sparire
lasciando
un poco
un abbraccio di lumi nell’aria torbida
sospesi
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http://fotoalbum.virgilio.it/nottediluna/ambientefoto/cittneldeserto.html
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FASE
Mariano il 25 giugno 1916
Cammina cammina
ho ritrovato
il pozzo d’amore
Nell’occhio
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di mill’una notte
ho riposato
Agli abbandonati giardini
ella approdava
come una colomba
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Fra l’aria
del meriggio
ch’era uno svenimento
le ho colto
arance e gelsumini
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http://www.femmescelebres.com/sheherazade-la-veritable-enigme-des-mille-et-une-nuits/
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RISVEGLI
Mariano il 29 giugno 1916
Ogni momento il l’ho vissuto
un’altra volta
in un’epoca fonda
fuori di me
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Sono lontano colla mia memoria
sietro a quelle vite perse
Mi desto in un bagno di care cose consuete
sorpreso
e raddolcito
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Rincorro le nuvole
che si sciolgono dolcemente
cogli occhi attenti
e mi rammento
di qualche amico
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morto
Ma Dio cos’è ?
E la creatura
atterrita
sbarra gli occhi
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e accoglie
gocciole di stelle
e la pianura
E si sente
riavere
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http://akatalepsia.blogspot.ch/2007_09_01_akatalepsia_archive.html
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DISTACCO
Locvizza il 24 settembre 1916
Eccovi un uomo
uniforme
Eccovi un’anima
deserta
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uno specchio impassibile
M’avviene di svegliarmi
e di congiungermi
e di possedere
Il raro bene che mi nasce
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così piano mi nasce
E quando ha durato
così insensibilmente si è spento
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http://www.lagrandeguerra.info/articoli.php?i=15
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PELLEGRINAGGIO
Valloncello dell’Albero Isolato il 16 agosto 1916
In agguato
in queste budella
di macerie
ore e ore
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ho strascicato
la mia carcassa
usata dal fango
come una suola
come un seme
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di spinalba
Ungaretti
uomo di pena
ti basta un’illusione
per farti coraggio
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Un riflettore
di là
mette un mare
nella nebbia
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http://www.artedelleparole.com/2012/06/pellegrinaggio.html
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