Stop a UberPop in tutta Italia «Concorrenza sleale ai tassisti»

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Stop a UberPop in tutta Italia «Concorrenza sleale ai tassisti»
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Mercoledì 27 Maggio 2015 Corriere della Sera
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Cronache
Stop a UberPop in tutta Italia
«Concorrenza sleale ai tassisti»
 Il commento
Un errore pensare
di fermare tutto
a colpi di denunce
Serve innovazione
Il Tribunale accoglie il ricorso delle auto bianche. L’azienda: andiamo avanti
Cos’è
 UberPop è
uno dei servizi
di Uber, la
società che
offre la
possibilità di
prenotare
un’auto con
conducente via
smartphone. In
particolare,
UberPop
consente di
mettere a
disposizione la
propria auto
per trasportare
i clienti
 Per essere
accettati in
UberPop
bisogna avere
la patente (non
meno di 10
punti e
nessuna
sospensione
negli ultimi 10
anni) e almeno
21 anni di età
Un intricato sistema composto da cinque società tra Italia e
Olanda per fare «concorrenza
sleale» a quello che nella Penisola può essere messo in piedi
da un semplice imprenditore
artigiano con licenza. Tante sono le srl (o «bv», all’estero) che
Uber utilizza per gestire l’intero
sistema UberPop, servizio di
trasporto passeggeri definito
abusivo da tutte le autorità —
già dalle «cinque giornate» di
scioperi selvaggi che bloccarono Milano nell’aprile del 2014
— e da ieri fuorilegge anche
per il Tribunale del capoluogo
lombardo che, con un’ordinanza pilota nazionale, ha disposto
il blocco della app e del sito Internet, lo stop al servizio di trasporto erogato, nonché il rimborso dei costi processuali,
una penale di 20 mila euro al
giorno da pagare in caso di inadempienza con ordinanza pubblicata online per 30 giorni. Da
Uber — che non ha mai interrotto il servizio anche dopo gli
stop in altri Paesi — la replica è
sfrontata: «Andiamo avanti».
Il giudice del Tribunale civile
di Milano Claudio Marangoni
si è preso del tempo per acco-
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I Paesi
nel mondo
in cui sono
operativi
i servizi
di Uber,
mentre
le città sono
circa 290
1,2
Miliardi
Quanto
è riuscito
a raccogliere
Uber
dai finanziatori
nelle ultime
settimane
del 2014
gliere in via cautelare il ricorso
d’urgenza presentato dalle (numerose) organizzazioni sindacali dei tassisti il 17 aprile scorso. Ma alla fine, dopo 14 giorni
dall’udienza, in un lungo documento di 18 pagine, ha dato ragione alle auto bianche, sostenute in giudizio dai legali dello
studio Pavia e Ansaldo. «Una
decisione che Uber dovrà rispettare e che spronerà le amministrazioni a controlli più attenti di quelli finora svolti» per
l’avvocato Marco Giustiniani.
Da Uber, la manager italiana
Benedetta Arese resta in silenzio, così parla Zac De Kievit,
«direttore legale europeo»:
«Siamo dispiaciuti — spiega
—. Rispettiamo la decisione
ma non la capiamo. Faremo appello. Intanto continuiamo a
operare con UberBlack (il servizio con autisti Ncc, legale finché non viola le norme su stazionamento e tariffe fisse, ndr)
e per 15 giorni con UberPop».
Interessante analizzare la
struttura di Uber in Italia,
emersa per la prima volta ieri.
Al vertice della piramide c’è
l’olandese Uber International
bv che controlla al 100% le con-
nazionali Uber bv e Uber international holding bv. Quest’ultima a sua volta controlla il 100%
dell’italiana Uber Italy srl e dell’olandese Raiser operations
bv. Uber bv è il soggetto responsabile del servizio in Italia;
Uber Italy dell’attività di marketing e logistica. Nonostante ciò
è Raiser operations a stipulare i
contratti con i driver; contratti
però pagati da Uber bv che rice-
L’ordinanza pilota
Blocca il servizio, la app
e il sito: multa di 20
mila euro al giorno in
caso di inadempienza
ve anche i pagamenti dei clienti. «Un sistema di ditte fatto per
nascondersi — spiega Giovanni Maggiolo di Unica Filt Cgil
— è la deriva liberista del fare
soldi senza investire sui lavoratori (Uber non paga i contributi
Inps e Inail ai lavoratori) e neppure sui mezzi di produzione
(le vetture sono dei driver). Il
giudice ha fatto il suo dovere, la
concorrenza sleale è palese».
di Edoardo Segantini
Sindacati uniti — dall’Unione artigiani («Abbiamo ripagato la fiducia dalla categoria») al
Satam («Primo passo per la difesa del nostro lavoro») — consumatori divisi. E se Codacons
e Unione consumatori attaccano l’ordinanza del giudice, dal
Movimento consumatori —
che il 26 marzo ha depositato
un esposto all’Antitrust — ribattono: «Uber usa pratiche
commerciali scorrette». Reagisce anche la politica: l’ex ministro dei Trasporti Ncd Maurizio
Lupi («Vincono legge e buon
senso»), il leader leghista Matteo Salvini («I taxi siano guidati
da chi sa farlo»), il sindaco di
Milano, Giuliano Pisapia («Servizio illegale e pericoloso») e il
M5s («Bene il Tribunale, ma regole obsolete»). Controcorrente il vicepresidente del Senato
Linda Lanzillotta (Pd): «UberPop non è il diavolo».
Di certo, ora, amministrazioni, vigili e giudici di pace (che
ieri a Torino, nonostante l’ordinanza, hanno restituito la patente a due UberPop), hanno
un riferimento in più.
Giacomo Valtolina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il servizio di trasporto
Dove Uber funziona
Dove Uber
deve affrontare problemi
legali o rischia il divieto
19 novembre 2014
Toronto
Il Comune ha chiesto
di vietare il servizio
per motivi di sicurezza
Dove Uber
(UberPop e UberBlack)
è vietato
8 dicembre 2014
Amsterdam
Francia
La nuova legge
vieta il trasporto
di persone
senza licenza
15 aprile 2014
Bruxelles
UberPop è stato
dichiarato illegale
18 marzo 2015
Germania
Una corte regionale
ha bloccato il servizio
a livello nazionale
19 marzo 2015
Seul
(Corea del Sud)
L’autorità giudiziaria
ha messo sotto
inchiesta
i vertici
9 dicembre 2014
Spagna
8 dicembre 2014
Portland (Oregon)
California
Diverse denunce
chiedono
di bloccare
l’applicazione
22 novembre 2014
Colombia
Le app
di prenotazione
auto che
non siano
di taxi
sono fuorilegge
26 novembre 2014
Nevada
Ieri
ITALIA
Stop
al servizio
UberPop
8 dicembre 2014
Rio de Janeiro
Dichiarato illegale
Taiwan
Si sta
studiando
di proibire
il servizio
7 dicembre 2014
Nuova Delhi
Il servizio è stato
bloccato dopo un caso
di stupro
28 novembre 2014
Thailandia
Il noleggio auto via
app viene multato
Fonti: Uber, Bloomberg, Reuters
Australia
Quasi tutti gli Stati
hanno proibito
le corse
Corriere della Sera
«Macchina requisita e ora rischio la condanna»
La conducente: «Non sono un’abusiva, svolgo un servizio. È la categoria intoccabile»
Chi è
 Anna
Calderelli
ha 55 anni e
un passato da
imprenditrice
 Ha iniziato
a trasportare
con la sua auto
gli utenti
di UberPop
«Per me Uber è un servizio
legale, qualsiasi cosa dicano i
giudici. E sa cosa? Io ci tengo
alla legalità...». Anna Calderelli, ex imprenditrice monzese di
55 anni, per il Tribunale di Milano, da ieri, è una «tassista
abusiva». Pronti via, dopo soltanto un mese e mezzo da autista UberPop, la notte del 19
marzo ha visto i vigili milanesi
requisire la sua Toyota Prius.
«Due clienti mi hanno fatto
un agguato, lo sapevo che non
dovevo caricarli, avevo un presentimento». Sequestro ai fini
della confisca, multa (minima
prevista) di 1.750 euro, sospensione della patente di quattro
mesi per violazione dell’artico-
lo 86 del codice della strada sul
trasporto pubblico non di linea. Con il giudice di Pace che,
in attesa dell’udienza del 10
giugno, accoglie la sospensiva.
Dopo l’ordinanza di ieri, però, Anna è meno ottimista sul
suo destino: «Ora ho minori
chance di essere assolta. È un
fatto giuridico rilevante, un
precedente, non una cosa da
poco... Ma non capisco». Che
cosa? «Perché le leggi della
concorrenza debbano valere
per edicolanti, panettieri e ristoratori ma non per i tassisti,
che peraltro non svolgono un
servizio di pubblica utilità come le categorie che ho citato.
Perché la loro licenza dev’esse-
re più protetta delle altre?».
Una sera, fuori dal «Byblos», ritrovo per calciatori e veline, ha
subito un’aggressione da un
tassista. Denunciato. «Ho avuto paura, il clima è pesante.
Non volevo ritorsioni».
Anche perché, secondo lei,
UberPop non compete con i
tassì: «La mobilità sta cambiando». «Nei 45 giorni in cui
ho lavorato — racconta — ho
fatto 330 corse, tutte notturne
con tariffe da cinque euro. Trasportando gruppi di ragazzini
di 18 anni che non userebbero
mai le auto bianche. Li vedo
contare le monetine per tornare a casa dalla discoteca. Arrivano con il car sharing e tornano

In 45 giorni
ho fatto 330
corse, tutte
notturne
a 5 euro:
ho portato a
casa ragazzi
che mai
userebbero
il taxi
con UberPop. E niente stragi
del sabato sera». Non guida per
guadagnare, giura. Anzi, il lavoro, l’ha fatta riemergere dalle
difficoltà. «Azienda fallita, matrimonio andato male, mi sono
legata alla app perché mi permette di incontrare altre persone. Mi collego al sistema e rispondo alle chiamate: non è un
lavoro, è una scelta. E il guadagno è un’inezia». In realtà i suoi
colleghi dicono il contrario.
«Perché si accordano con i
clienti per risparmiando il 20%
di commissione Uber. Ma io le
cose illegali non le faccio. Sa
cosa? Io ci tengo alla legalità».
G. Valt.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
S
i può immaginare la
soddisfazione dei
tassisti italiani dopo la
decisione del Tribunale di
Milano di spegnere
UberPop in tutto il Paese,
secondo una strada già
seguita in Germania e a
Bruxelles. L’ordinanza
cautelare urgente della
magistratura accoglie il loro
ricorso, presentato ad
aprile. E stabilisce che
l’applicazione smartphone
della società americana —
permettendo a chiunque,
purché patentato,
assicurato e con la fedina
penale pulita, di offrire il
servizio di auto pubblica —
rappresenti una forma di
concorrenza sleale verso i
titolari di licenza e una
violazione della disciplina
amministrativa sui taxi. La
soddisfazione dei tassisti è
legittima e può essere, in
parte, fatta propria dagli
utenti. Ai quali il servizio
UberPop, fornito da autisti
dilettanti, non garantisce gli
standard di sicurezza che è
lecito aspettarsi dalle auto
pubbliche. «Anche sul
prezzo v’è poi da ridire»,
obietterebbe il Carlo
Martello di Fabrizio de
André: Uber trattiene il 20%
dell’incasso. Non essendo
soggetta ai vincoli del
servizio pubblico come le
auto bianche e quelle a
noleggio con conducente,
però, la società di San
Francisco può modificare i
suoi prezzi a piacimento in
base all’unica legge che le va
a genio: quella di domanda
e offerta. Chi ha utilizzato
UberPop a Milano durante
la settimana del design sa
che nei giorni di picco si
pagano conti ben più salati
che nei periodi normali. I
tassisti però sbaglierebbero
a pensare di poter
contrastare l’evoluzione del
mercato (e quella del
diritto, che seguirà) a colpi
di ricorsi: un’arma che tra
l’altro può essere usata
anche da Uber. Non
saranno i tribunali a salvarli
dal car pooling e dal car
sharing, come non sono i
tribunali a salvare
l’industria editoriale,
televisiva e musicale dalle
trasformazioni del mondo
digitale. Il tuono non si
ferma a colpi di starnuti.
Farebbero meglio, i tassisti,
a rispondere
all’innovazione con altra
innovazione, possibilmente
migliore. Qualcosa si sta
muovendo, ma con qualche
stop and go di troppo. Il
successo di applicazioni
come Mytaxi di Daimler
Mercedes, alternativa a Uber
e rivolta ai tassisti, lanciata
a Milano ad aprile, o It Taxi,
promossa dall’Unione dei
Radiotaxi d’Italia e attiva
nelle principali città
italiane, è incoraggiante.
Meno entusiasmante è la
protesta dei radiotaxi, a
Milano, contro la (giusta)
introduzione del numero
unico, 027777, voluta dal
Comune.
@SegantiniE
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