La Provvidenza nella Bibbia ebraico

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La Provvidenza nella Bibbia ebraico
E. Franco, Dio nella storia. Provvidenza? - 1
22.04.2009 h 10.50-12.30
Intervento nel corso comune C25 COME INTERVIENE DIO NEL MONDO? (P. GAMBERINI)
La Provvidenza nella Bibbia ebraico-cristiana e nel NT
Il concetto legato al termine pro,noia (Sap 14,3 h` de. sh, pa,ter diakuberna/| pro,noia o[ti e;dwkaj kai. evn qala,ssh| o`do.n kai.
IEP “14,1 Qualcuno, accingendosi di nuovo a navigare e stando per attraversare i vorticosi flutti,
invoca un legno più fragile della nave che lo porta. 2 Certamente questa l'escogitò il desiderio di guadagno, e la sapienza
artigiana la costruì. 3 Ma la tua provvidenza, Padre, la guida, perché anche nel mare hai tracciato una strada e nelle onde
un sentiero sicuro, 4 mostrando che puoi salvare da ogni pericolo, di modo che, anche se privo d'esperienza, chiunque vi
possa salire” e 17,2 u`peilhfo,tej ga.r katadunasteu,ein e;qnoj a[gion a;nomoi de,smioi sko,touj kai. makra/j pedh/tai nukto.j
katakleisqe,ntej ovro,foij fuga,dej th/j aivwni,ou pronoi,aj e;keinto IEP “2 Persuasi di poter opprimere il popolo santo, gli iniqui
giacevano inerti, prigionieri delle tenebre, avvolti da una lunga notte, rinchiusi dentro le case, lungi dalla provvidenza
eterna”) e al verbo pronoe,w (Sap 6,7 pronoei/ peri. pa,ntwn IEP “7 Il padrone di tutte le cose non teme persona, né si
preoccupa della grandezza, perché egli ha fatto il piccolo come il grande e si prende cura ugualmente di tutti) sembrerebbe
evn ku,masi tri,bon avsfalh/
limitato all’ambito alessandrino e sotto l’influsso di FILONE (De opificio mundi § 77; De Prov. I, § 25.32.40. 57.
62.64.67.73.76.84), ma forse bisognerebbe ripensare Dio e il suo intervento nella storia soprattutto dopo il 1945, cioè dopo il
silenzio e l’impotenza di Dio nella Shoà e in tutti i disastri e i crimini degli uomini.
Accogliendo la provocazione di Paolo DE BENEDETTI (Quale Dio? Una domanda sulla storia, Morcelliana, Brescia 1996.
5
2004, 55-60) sull’instabilità e ambiguità dell’immagine di Dio, quella rumorosa (Es 19,9; 20,18) e quella silenziosa (1Re
19,12) espresse poi nella tradizione cristiana dalle forme istituzionali sempre fragorose e dalle forme mistiche o dubbiose
sempre silenziose ...
ci chiediamo: solo il salmista o anche Dio dice “straniero io sulla terra” (#r<a"+b' ykiänOa' rGEå Sal 119,19)? oppure bisogna chiedere a
Dio di “salvare se stesso” (in una delle Hosha’not di Sukkot secondo Rabbenu Chaj Gaon X-XI sec. e Schalom Ben-Chorin
oggi) oppure, se così si può dire, Dio non è ancora pronto perché incompleto e la sua perfezione deve essere raggiunta come
dice Zc 14,9: “e il Signore sarà re su tutta la terra; (#r<a"+h'-lK'-l[; %l,m,Þl. hw"±hy> hy"ôh'w> 9) in quel giorno il Signore sarà uno e il suo
Nome uno” (`dx'(a, Amïv.W dx'Þa, hw"±hy> hy<h
ô y. I aWhªh; ~AYæB; )?
Percorriamo a volo di rondine le Scritture ebraiche
a) nei profeti: Is 45,7 `hL,ae(-lk' hf,î[o hw"ßhy> ynIïa] [r"+ arEAbåW ~Alßv' hf,î[o %v,xoê arEåAbW ‘rAa rceîAy 7e Is 45,15 `[:yvi(Am laeÞr"f.yI yheîl{a/ rTe_T;s.mi
laeä hT'Þa; !ke§a' 15 ci fanno intravvedere la misteriosità dell’agire di Dio: niente succede per caso e tutto è riconducibile al suo
disegno/progetto/mistero, ma Egli sembra nascondersi dentro i fatti come si il suo nome si nasconde nelle lettere del testo.
Due testi sul Dio creatore che si manifesta nella storia: Is 42,5-9 (cf il mio “La particolarità d’Israele nell’ Universalità della
redenzione” 1996, 117s) e Is 43,8-13.16-21.
b) nella Torah/Pentateuco: la storia di Agar Gen 21,8-21 e il legamento (aqedah) di Isacco Gen 22,1-19; la storia di Giuseppe
venduto per essere strumento di vita e di unità Gen 45,8; 50,20.
c) negli Scritti: l’elogio dei padri in Sir 44-49; cf Eb 11 la fede esemplare degli antenati; e il Sal 33/32,11:” il disegno del
Signore sussiste per sempre / i pensieri del suo cuore di generazione in generazione” (`rdo)w" rdoål. ABªli÷ tAbïv.x.m; dmo+[]T;
~l'äA[l. hw"hy>â tc;ä[)] .
Excursus: Il disegno di Dio nell’AT
Dal pensiero-progetto-consiglio …
In ebraico chšb (complessivamente circa 250x), yā`ats ed `ētsà.
“Quanto sono grandi le tue opere, o Signore,
come sono profondi i tuoi pensieri!” (Sal 92,6)
“ i miei pensieri non sono i vostri pensieri” (Is 55,8)
“Io penso per voi pensieri di pace e non di sventura,
per donarvi avvenire e speranza” (Ger 29,11)
… al mistero
in aramaico raz o razà (segreto o mistero) che Dio svela (in ebraico/aramaico gālah , greco apocalyptein) a persone scelte,
come nel caso di Daniele:
“allora il mistero fu svelato a Daniele in una visione notturna,
perciò Daniele benedisse Dio” (Dan 2,19)
Dopo la bella beraka (2,20-23)
e il racconto della spiegazione del sogno (2,24-45)
il re Nabucodonosor riconosce che
il Dio di Daniele “rivela i misteri” (2,47; cf 2,28.29)
personificazione della sapienza
(Pr 8; Gb 28; Sir 1 e 24; Bar 3,9-4,4 e Sap)
nella creazione
“quando egli fissava i cieli, io ero là” (Pr 8,27)
in relazione agli uomini
pone “le sue delizie tra i figli dell’uomo” (Pr 8,31)
identificata con la Torah di Mosè (Sir 24,22)
è privilegio d’Israele (Sir 24,7-16), pur con apertura universale (Sir 24,18-21)
rispetto a Dio
è distinta da Lui ma, uscita dalla sua vita, è testimone privilegiata della sua opera:
E. Franco, Dio nella storia. Provvidenza? - 2
“ero al suo fianco fedelmente ed ero delizie giorno dopo giorno, danzando davanti a lui in ogni tempo, danzando sul suolo
della sua terra” (Pr 8,30-31a)
l’uomo è incapace di trovare il luogo (Gb 28,12.20) e il valore (Gb 28,15-18) della Sapienza,
“Dio solo ne conosce la via, lui solo sa dove si trovi” (Gb 28,23)
“rende onore alla nobiltà d'origine perché convive con Dio,
e il padrone di tutte le cose l'ama.
Essa infatti è iniziata (mystis) alla scienza di Dio
e sceglie le sue opere (Sap 8,3-4)
sviluppo e dibattito nel giudaismo
Di fronte ai saggi di ispirazione platonica, stoica, epicurea, scettica o cinica, un giudeo del I sec. non poteva restare indifferente: veri saggi sono
i perfetti interpreti della Torah.
L’ambiente farisaico
“Signore, concedi al tuo popolo un cuore sapiente e un pensiero prudente” (AB 21,2)
“La Sapienza non ti abbandona né si allontana dal tuo trono” (1 Enoc 84,3)
“Chi comprenderà le profondità del Signore e della sua Sapienza?” (TestGb 27,7)
“Chi tra gli uomini ha trovato l’inizio o la fine della tua Sapienza?” (ApBar 14,9)
I Salmi di Salomone (17,23.29.35, metà I sec. a.C.) attribuiscono la Sapienza al Messia davidico, come Is 11,1.
I maestri, nella catena della tradizione, sono presentati come successori dei profeti (mAvot 1,1). Daniele era profeta (Mt 24,15) e maestro di
ogni sapienza (Dn 1,4), Enoc, Esdra e Baruc sono saggi e veggenti. Ma il tempo della profezia è finito con Ag Zc e Ml (b Sota 13,2) o meglio
“dal giorno in cui il tempio fu distrutto, la profezia si è ritirata dai profeti ed è stata data ai sapienti” (b Megillah 17b) o “ai pazzi e ai bambini” (b
Baba Bathra 12b).
A Qumran e tra i rabbini apocalittici ci si attaccava a svelare i segreti, le cose nascoste (nistarot) e i misteri meravigliosi (razē pela’).
2. La sapienza di Dio “nel mistero”
In 1Cor 2,7 Paolo annuncia una sapienza di Dio «misteriosa» o «in forma di mistero» evitando accuratamente aggettivi per
non far pensare ai culti misterici e per sottolineare invece, col sintagma proposizionale, la matrice biblico-apocalittica del
“mistero”.
In base a Dn 2,28 (“c’è un Dio nel cielo che rivela i misteri”)
“mistero” = gli eventi che Dio vuole rivelare e
“sapienza” = il dono che permette di conoscerli, comprenderli e annunciarli.
A differenza di Dn però sapienza/mistero in 1Cor 2,7 non riguarda eventi futuri, ma eventi già avvenuti, cioè l’evento
escatologico per eccellenza che è la morte in croce del Cristo.
Questa sapienza/mistero è
(1) rimasta nascosta (apokekrymmènē) per lungo tempo,
(2) nascosta ai sapienti di questo mondo,
(3) fatta per essere rivelata,
(4) ai poveri,
(5) e in rapporto con gli eventi della fine dei tempi.
La sapienza/mistero implica un approfondimento con nuova formulazione del vangelo.
Rm 11,33 O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e
inaccessibili le sue vie! 34 Infatti,
chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? 35 O chi gli ha dato qualcosa per
primo, tanto da riceverne il contraccambio?
36
Poiché da lui, grazie a lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen”.
Rm 16,25 A colui che ha il potere di confermarvi nel mio vangelo, che annuncia Gesù Cristo, secondo la rivelazione del
mistero avvolto nel silenzio per secoli eterni, 26 ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine
dell’eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all’obbedienza della fede, 27 a Dio che solo è sapiente, per
mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen.
A partire dal mistero del vangelo cresce la comprensione orante della sapienza di Dio attraverso l’evento Cristo nel suo corpo
che è la chiesa
Riprendendo esplicitamente la sezione precedente (Ef 2,11-22), lo statuto dei cristiani non-circoncisi (2,19 con-cittadini; 3,6
co-eredi, membri-dello-stesso-corpo, com-partecipi della stessa promessa) il ruolo degli apostoli e profeti nella chiesa (2,20 e
3,5) e l’accesso a Dio attraverso Gesù Cristo (2,18 e 3,12), insieme alla grazia particolare fatta all’apostolo (cf Col 1,24-28 con
Ef 3,1.2.4.5.6.8.9.13), sono ulteriormente precisati col vocabolario del “mistero”.
In Ef 3 depositari della rivelazione del mistero sono apostoli e profeti, non tutti i santi come in Col 1,26. L’articolazione del
brano conferma il ruolo ecclesiale del ministero: rivelazione del mistero (3,2-7) e annuncio del mistero (3,8-12) sono
inclusivamente inquadrate dalla situazione dell’apostolo “prigioniero di Cristo Gesù per voi pagani …” (3,1) e “vi prego di
non perdervi d’animo a causa delle mie tribolazioni per voi: sono gloria vostra” (3,13).
Le tribolazioni hanno permesso alle nazioni di ascoltare l’apostolo che ribadisce la loro dignità e permette loro di entrare nel
mistero del disegno di Dio. L’incarcerazione dell’apostolo è direttamente connessa al suo modo di predicare il vangelo. Le
tribolazioni hanno permesso la rivelazione del mistero e la sua notificazione scritta (cf anche Fil 1,12-26; Col 1,24; poi 2Tm
2,10).
La berakah o eulogia di Ef 1,3-14, alla maniera di diverse preghiere bibliche di lode, prima annuncia in un’espressione
generale il motivo della lode (3b “che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale”) e poi con una congiunzione “causale”
(kathōs / poiché) elenca sviluppando i motivi in una lista di benedizioni (vv. 4-14). I benefici si concatenano in due parti:
vv. 4-6 lo statuto eterno dei credenti (elezione, specificata poi come adozione filiale);
vv. 7-10 gli effetti salvifici dell’evento Cristo nell’oggi già escatologico dei credenti (redenzione, perdono dei peccati,
conoscenza del mistero).
E. Franco, Dio nella storia. Provvidenza? - 3
I vv. 11-14 sembrano aggiungere la distinzione tra giudei e non-giudei per giungere alla benedizione finale quella del dono
dello Spirito ricevuto ugualmente da tutti e che suggella l’unità di tutti in Cristo.
Tutti i benefici enumerati riguardano quelli che sono in Cristo, cioè inseparabili da lui. Ad essi è rivelato il mistero della
intestazione o ricapitolazione di tutto in Cristo, solo in Lui si attua la nostra adozione filiale.
L’inno di Col 1,15-20 si può articolare in quattro strofe. L’accento è posto sull’unico mediatore per mezzo del quale e per il
quale furono realizzate le azioni divine per tutti gli esseri senza eccezione.
Tutto è centrato sulla relazione tra “lui” e “tutte le cose”. Egli è allo stesso tempo Colui per mezzo del quale tutto è stato
creato, colui che ha rappacificato tutto per mezzo del sangue della sua croce e colui che è stato elevato nella gloria. È
dunque al Figlio eterno, nato, morto e risorto, che, nel brano, si danno i titoli di immagine, principio, primogenito di ogni
creatura e di coloro che risuscitano dai morti.
L’apice del testo è sull’essere del Cristo: nel suo primato eterno su tutto il creato, nel suo essere capo della chiesa che è “in
lui, per mezzo di lui e per lui”, nella sua croce come avvenimento decisivo mediante il quale la riconciliazione e la
riappacificazione universali sono già all’opera nella chiesa e nel mondo.
Per concludere
l’insegnamento di Gesù:
Mt 6,31s:
31
mh. ou=n merimnh,shte le,gontej\ ti, fa,gwmenÈ h;\ ti, pi,wmenÈ h;\ ti, peribalw,meqaÈ
32
pa,nta ga.r tau/ta ta. e;qnh evpizhtou/sin\ oi=den ga.r o` path.r u`mw/n o` ouvra,nioj o[ti crh,|zete tou,twn a`pa,ntwnÅ
33
zhtei/te de. prw/ton th.n basilei,an Îtou/ qeou/Ð kai. th.n dikaiosu,nhn auvtou/( kai. tau/ta pa,nta prosteqh,setai u`mi/nÅ
e 11, 25-30:
VEn evkei,nw| tw/| kairw/| avpokriqei.j o` VIhsou/j ei=pen\ evxomologou/mai, soi( pa,ter( ku,rie tou/ ouvranou/ kai. th/j gh/j( o[ti e;kruyaj
tau/ta avpo. sofw/n kai. sunetw/n kai. avpeka,luyaj auvta. nhpi,oij\
26
nai. o` path,r( o[ti ou[twj euvdoki,a evge,neto e;mprosqe,n souÅ
27
Pa,nta moi paredo,qh u`po. tou/ patro,j mou( kai. ouvdei.j evpiginw,skei to.n ui`o.n eiv mh. o` path,r( ouvde. to.n pate,ra tij
evpiginw,skei eiv mh. o` ui`o.j kai. w-| eva.n bou,lhtai o` ui`o.j avpokalu,yaiÅ
28
Deu/te pro,j me pa,ntej oi` kopiw/ntej kai. pefortisme,noi( kavgw. avnapau,sw u`ma/jÅ
29
a;rate to.n zugo,n mou evfV u`ma/j kai. ma,qete avpV evmou/( o[ti prau<j eivmi kai. tapeino.j th/| kardi,a|( kai. eu`rh,sete avna,pausin
tai/j yucai/j u`mw/n\
30
o` ga.r zugo,j mou crhsto.j kai. to. forti,on mou evlafro,n evstinÅ
e di Paolo
Rm 8,18-30:
18
¶ Logi,zomai ga.r o[ti ouvk a;xia ta. paqh,mata tou/ nu/n kairou/ pro.j th.n me,llousan do,xan avpokalufqh/nai eivj h`ma/jÅ
19
h` ga.r avpokaradoki,a th/j kti,sewj th.n avpoka,luyin tw/n ui`w/n tou/ qeou/ avpekde,cetaiÅ
20
th/| ga.r mataio,thti h` kti,sij u`peta,gh( ouvc e`kou/sa avlla. dia. to.n u`pota,xanta( evfV e`lpi,di
21
o[ti kai. auvth. h` kti,sij evleuqerwqh,setai avpo. th/j doulei,aj th/j fqora/j eivj th.n evleuqeri,an th/j do,xhj tw/n te,knwn tou/ qeou/Å
22
oi;damen ga.r o[ti pa/sa h` kti,sij sustena,zei kai. sunwdi,nei a;cri tou/ nu/n\
23
ouv mo,non de,( avlla. kai. auvtoi. th.n avparch.n tou/ pneu,matoj e;contej( h`mei/j kai. auvtoi. evn e`autoi/j stena,zomen ui`oqesi,an
avpekdeco,menoi( th.n avpolu,trwsin tou/ sw,matoj h`mw/nÅ
24
th/| ga.r evlpi,di evsw,qhmen\ evlpi.j de. blepome,nh ouvk e;stin evlpi,j\ o] ga.r ble,pei ti,j evlpi,zeiÈ
25
eiv de. o] ouv ble,pomen evlpi,zomen( diV u`pomonh/j avpekdeco,meqaÅ
26
¶ ~Wsau,twj de. kai. to. pneu/ma sunantilamba,netai th/| avsqenei,a| h`mw/n\ to. ga.r ti, proseuxw,meqa kaqo. dei/ ouvk oi;damen( avlla.
auvto. to. pneu/ma u`perentugca,nei stenagmoi/j avlalh,toij\
27
o` de. evraunw/n ta.j kardi,aj oi=den ti, to. fro,nhma tou/ pneu,matoj( o[ti kata. qeo.n evntugca,nei u`pe.r a`gi,wnÅ
28
¶ Oi;damen de. o[ti toi/j avgapw/sin to.n qeo.n pa,nta sunergei/ eivj avgaqo,n( toi/j kata. pro,qesin klhtoi/j ou=sinÅ
29
o[ti ou]j proe,gnw( kai. prow,risen summo,rfouj th/j eivko,noj tou/ ui`ou/ auvtou/( eivj to. ei=nai auvto.n prwto,tokon evn polloi/j
avdelfoi/j\
30
ou]j de. prow,risen( tou,touj kai. evka,lesen\ kai. ou]j evka,lesen( tou,touj kai. evdikai,wsen\ ou]j de. evdikai,wsen( tou,touj kai.
evdo,xasenÅ
21.04.2009