molti paesi prevedono delle linee-guida per la

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molti paesi prevedono delle linee-guida per la
programmi
molti paesi prevedono delle linee-guida per la tutela degli animali
LA PET THERAPY
Si intensifica il numero
di programmi che puntano
sulla presenza di animali
a fianco di conduttori e attori.
Un escamotage che rincorre
gli ascolti, a cui le reti
si prestano volentieri
pur in assenza
di una regolamentazione.
Ma non si rischia di esagerare?
NON È
LA CURA
di Samanta Torchia
«T
ne è una testimonianza. Diversi sono anche i
canali tematici come Animal Planet e quelli
a brand National Geographic (Nat Geo
Wild, National Geographic Channel, Nat
Geo Adventure) che propongono produzioni
nell’area Lifestyle di Sky dedicate agli animali
e alla loro cura. È il caso di Dog Whisperer
che racconta le avventure di Cesar Millan,
esperto in riabilitazione di cani problematici;
Basta! Io o il cane che ripercorre gli interventi
dell’addestratrice Victoria Stilwell per
migliorare la convivenza tra amici a quattro
zampe e padroni; Animal Autopsy che affronta
il mondo degli animali da un punto di vista
medico-scientifico. Fanno inoltre la loro
comparsa nuovi termini che identificano il
fenomeno televisivo come il “dog-reality”:
è il caso di Missione cuccioli che segue su
DeaKids il dog trainer Simone Dalla Valle
nella ricerca del cucciolo ideale per famiglie
di tutti i tipi. Anche le nuove piattaforme si
dedicano inoltre alla tematica: l’offerta on
demand su Iptv del gruppo Sitcom, Sitcom
Club, propone dallo scorso giugno il nuovo
canale tematico Cani, Gatti & Co.
In seguito all’indagine sui cachet degli
animali presenti in tv, condotta due mesi
fa dal settimanale TiVù sorrisi e canzoni,
che ha reso noti i compensi destinati per
trasmissione a ogni esemplare, il modus
operandi di produttori e direttori di rete è
ormai evidente. Il fenomeno è chiaro: il cane
da protagonista di spot (è rimasta celebre
l’interpretazione del Border Collie Shonik
nella reclame di Infostrada) e fiction (questo
mese parte la 14° stagione de Il commissario
Rex su RaiDue) si è trasformato in un coconduttore. Secondo quanto riportato dal
settimanale, ogni esemplare può percepire
da un minimo di 600 euro a puntata a un
massimo di 1.200 euro. Si tratta di un business
basato su cachet stilati ad hoc con variazioni
in base a ogni singola puntata, direttamente
proporzionali all’esemplare protagonista
o a ciò che gli viene richiesto di fare. Nel
programma in onda su Italia 1, Focus 1, il San
Bernardo Riccardo ha avuto, addirittura, un
prestigioso ruolo di co-conduttore a fianco
di Giulio Goria (lo slogan della trasmissione
la dice lunga: “Benvenuti nella trasmissione
in cui non si capisce chi è il cane e chi è il
conduttore!”) ha riscosso un tale successo
da diventare anche testimonial dello spot de
La Corrida, condotta da Flavio Insinna su
Canale 5. Questi show, tra cui si conta anche
C’è posta per te, dove sono presenze fisse il
Bracco italiano Giasone e la Weimaraner
Eter, dimostrano che gli animali, se sotto la
tutela di figure professionali e addestratori (o
addirittura dei propri padroni) non risentono
della tensione del set, anzi la affrontano
come fosse un gioco. Parola di Massimo
▲
orna a casa
Lessie!». È così che
recitava il richiamo
malinconico del
piccolo Jeff Miller,
undicenne protagonista-padroncino della
più famosa Collie interprete di film e serie
televisive ricordati ancora oggi. Era il 1954
quando Lessie apparve sul piccolo schermo
per la prima volta negli Usa con La grande
avventura (in Italia arrivò solo a fine anni 60),
come sequel dei successi cinematografici. Da
allora poco sembra essere cambiato e il motto
resta ancora oggi più vivo che mai: bambini
e adulti amano gli animali che entrano
nelle loro case attraverso il televisore. Dopo
qualche anno di arresto del fenomeno Lessie,
che passò la staffetta al “cugino” Rex, con
buoni ascolti dagli anni 90 a oggi, gli animali
sono tornati di moda. Mai come in questo
momento sono stati tanto protagonisti
davanti alle telecamere, oltre che in
fiction, in programmi di intrattenimento,
infotainment nonché reality. Si intensifica
infatti il numero di produzioni televisive che
puntano sulla presenza di animali a fianco
di conduttori e attori e, almeno per quanto
riguarda l’intrattenimento, il recente successo
riscontrato dalle cinque puntate di Kalispera!
condotte da Alfonso Signorini su Canale 5
in compagnia della Golden Retriever Vespa,
in tv. in italia ne esistono cinque spesso poco adottate dalle reti
marzo
2 0 1 1 TiVù
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programmi
«Reputo inadeguata
la spettacolarizzazione televisiva
del rapporto con l’animale»
Gianluca Felicetti, presidente della Lav
«Detesto quei programmi
che propongono prove
con animali selvatici»
«In Sudafrica è prevista
la supervisione del lavoro
degli addestratori in tv»
Carla Rocchi, presidente Enpa
Massimo Perla, Mp Dog Star
Perla, che con la sua Mp Dog Star da anni
addestra i talenti a quattro zampe destinati
al mondo dello spettacolo: «Bambini e cani
catturano l’attenzione del telespettatore.
La presenza degli animali all’interno
dei programmi di intrattenimento è
aumentata perché essi sono entrati a far
parte emotivamente nel quotidiano, di
conseguenza la gente si riconosce nelle
storie e gradisce le trasmissioni in cui
partecipano. Fondamentale però è il
contributo di un professionista conosciuto
dall’animale affinché gli fornisca un
adeguato supporto psicologico. Se un cane
è preparato e addestrato, non subisce stress:
i nostri fin da cuccioli vengono abituati
a uno studio televisivo, ai suoi rumori, ai
movimenti dietro le quinte, ai microfoni
nonché alle luci. Una volta adulti
percepiscono lo studio come familiare. Il
cane deve inoltre fidarsi del conduttore e
il telespettatore deve avvertire che il cane
è a suo agio». Al di là di questi casi, che
dimostrano quanto dal rapporto cane-tv
possano scaturire risultati interessanti per
gli ascolti, la domanda che sorge spontanea
è: non si sta un po’ esagerando?
SOPRATTUTTO DIGNITÀ
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TiVù m a r z o
2011
“ipnotizzò” in una puntata di Domenica in
dei coccodrilli, un gallo, un coniglio - lo
stesso ha fatto nel 2008 con una gallina
- e un ranocchio. E ancora, in una puntata
pilota condotta da Pupo nel gennaio 2008
di Tutti alla lavagna, vennero portati un
pinguino e un iguana all’interno di uno
studio vociante. Dallo scenario simpatico
creato dal San Bernardo “napoletano” di
Focus 1 si fa presto a passare ai lati più bui
e meno accattivanti che caratterizzano le
presenze di animali sul piccolo schermo.
Numerose sono infatti le proteste e le
denunce depositate dalla Lav e dall’Enpa
contro trasmissioni che utilizzano animali
selvatici. «Prima tra tutte, la trasmissione
condotta da Bonolis, Ciao Darwin, contro
i cui autori sono state già inoltrate varie
denunce e diffide», sottolinea Carla
Rocchi, «perché si basa su competizioni
tra concorrenti che prevedono prove
raccapriccianti con animali selvatici di
vario tipo. Animali stressati, spiazzati, uno
scenario orribile. Trasmissioni di questo
tipo sono poi in mano a zoo privati,
allevatori senza scrupoli che lucrano sia
sulla detenzione, che sull’affitto». Ci sono
poi i format che vengono dall’estero,
dove le diffide sono più complicate da
eseguire perché presentabili solo contro
il distributore. «In generale reputo
inadeguata la rappresentazione, o peggio
ancora, la spettacolarizzazione acritica
o esaltante della violenza sull’animale»,
aggiunge Felicetti, «al di là del taglio
di una trasmissione. Il format Wild
▲
Le associazioni animaliste sono spesso
contrarie alle esagerazioni e a tutte quelle
trasmissioni che non tutelano il benessere
degli animali e il rispetto della loro dignità.
«Sono favorevole alla presenza di un
cane in tv assieme al suo proprietario»,
spiega Carla Rocchi, presidente dell’Ente
nazionale per la protezione animali,
«soprattutto se l’alternativa è quella di
aspettare il proprio padrone in camerino
o a casa. Quello che è assolutamente
terribile, invece, e continua ancora a
volte ad accadere, è quanto faceva Angelo
Lombardi negli anni 50, che portava in
studio qualunque animale incrociasse
il suo cammino, solo per motivi di
spettacolarizzazione, anche perché allora
il pubblico non era abituato a vedere
animali». La questione va certamente
distinta per casi concreti e per specie
utilizzate. Gianluca Felicetti, presidente
della Lega antivivisezione, sottolinea
infatti la necessità di dividere in due
le categorie di animali domestici: «Un
conto sono i cani e i gatti, un altro i
seppur domestici criceti e galline. Ritengo
che la presenza di animali in televisione
debba sempre avvenire nel rispetto della
dignità e del benessere degli stessi. Ciò
che oltretutto fa la differenza è cosa
viene richiesto loro di fare, o di non
fare, all’interno di una trasmissione.
Se l’animale non vuole stare in uno
studio, deve essere libero di non farsi
abbagliare dai riflettori». In effetti, la
storia della televisione italiana insegna.
Tralasciando l’esempio più recente della
gallina dell’edizione in corso del Grande
fratello, lanciata da un divano all’altro del
“Tugurio” con conseguente zoppía, già
nel 1993 Il grande gioco dell’oca di RaiDue
utilizzò animali selvatici di ogni tipo
nei suoi studi e nel 1994 Giucas Casella
nel1978 l’unesco ha stabilito che gli animali sono “esseri senzienti”
Cani protagonisti
in “Missione cuccioli”,
“Basta! Io o il cane”,
“Focus 1”
”Il commissario Rex”
e “Pitbull Therapy”.
Sul rapporto
uomo-animale
puntano “Wild oltrenatura”
e la fiction
“Al di là del lago”.
© Discovery, UsRai, UsMediaset (2)
ma non sempre nei programmi vengono trattati come tali
programmi
oltrenatura, in onda su Italia 1, propone
appunto una spettacolarizzazione del
rapporto con l’animale. Anche se la maggior
parte dei servizi è realizzata all’estero, dove
alcune pratiche mostrate sono riconosciute
come legali, non comprendo come mai non
si tenga conto dell’esercizio della violenza
sugli animali, soprattutto sulle specie
protette. Un esempio di etica in questo
senso lo ha dato persino la Spagna, con la
tv pubblica spagnola, la Rtve, che ha deciso
di non mandare più in onda la corrida,
pur trattandosi di un’usanza culturale e
legalmente riconosciuta nella penisola
iberica. Laddove una condotta è vietata nel
nostro territorio, questa non dovrebbe poter
essere trasmessa sui nostri canali».
ECCO LE LINEE GUIDA
Eppure una piccola garanzia in questo
contesto esiste: il codice penale persegue
il maltrattamento di un animale anche se
effettuato in forme di spettacolo (articolo
544 ter) e il Regolamento comunale di
Roma tutela degli animali (buona parte
delle trasmissioni vengono effettuate in
questa città) all’articolo 16 prevedendo
delle limitazioni finora poco conosciute
e attuate. In Australia, in Inghilterra e in
Sudafrica, è stata istituita un’organizzazione
che ha il compito di tutelare la presenza
degli animali nello spettacolo. «Ho
lavorato con i miei cani in Sudafrica e in
Sudamerica», spiega Massimo Perla, «e
tutte le volte sono stato affiancato da un
istruttore del posto che aveva il compito
di verificare l’esattezza del mio metodo
professionale. Chiaramente, in questi Paesi
sono abituati a lavorare anche con altri tipi
di animali e non soltanto con i cani». Solo
alcuni Paesi come Canada, Inghilterra e
Australia prevedono linee guida per la
tutela degli animali in tv. In alcuni casi,
reti pubbliche come la Bbc, Cbsc, o la Sbs
si sono date delle linee di condotta. Sulla
falsa riga di questi percorsi la Lav, insieme
al segretariato sociale della Rai, ha siglato
quattro anni fa delle linee guida. Cinque
sono gli articoli che affrontano l’ambito
televisivo: il primo parla della presenza
di animali in trasmissione, che deve
essere finalizzata alla sensibilizzazione, al
rispetto e alla conoscenza delle specie; il
secondo punta su un maggiore sostegno
ai programmi volti a promuovere il
rispetto degli animali; il terzo auspica
la nascita di una commissione per la
tutela degli animali presso l’Agcom,
con la partecipazione di esperti e figure
professionali come un veterinario e un
etologo sempre presenti nello studio
televisivo; il quarto chiede la riduzione
delle rappresentazioni circensi in tv che
fanno uso di animali e la valorizzazione
di spettacoli che non ricorrono a questo
utilizzo, e il quinto sostiene l’applicazione
della Dichiarazione Universale dei Diritti
dell’Animale proclamata all’Unesco che
definisce gli animali “esseri senzienti”.
Con queste linee guida sono state poste
delle basi. Ma a distanza ormai di qualche
anno dall’adozione di questi articoli
normativi, poco è successo. «L’appello che
noi rinnoviamo a Rai, Mediaset e Telecom
Italia», sottolinea Felicetti, «è di porre il
problema in termini preventivi».
In assenza di leggi non rimane che
l’etica. Ne è convinta Carla Rocchi:
«L’imperativo deve essere che le
condizioni in cui viene esibito un animale
(e non mi riferisco ai maltrattamenti)
non devono essere in contrasto con le
necessità etologiche dello stesso e devono
favorire il professionismo, dunque la
responsabilità affidata alla figura di un
etologo e di un veterinario esterni, non
pagati né dalla produzione né dai fornitori
di animali». E perché no, un po’ di
creatività e ingegno in più da parte degli
autori non guasterebbe.
◆
© Discovery, Ignazio Nano
il codice penale prevede normATIVE poco conosciute
Produzioni come “C’è posta per te” e “Un cane per due” prevedono la presenza di un addestratore professionista sia durante la diretta che nel corso
delle registrazioni. I nuovi format esteri come “Dog Whisperer” propongono spesso consigli utili per l’educazione del proprio cane.
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