trANSito di SAN FrANceSco - Istituto Secolare Santa Maria degli

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trANSito di SAN FrANceSco - Istituto Secolare Santa Maria degli
Foglio di collegamento degli Amici di Santa Maria
N° 5 – settembre - ottobre 2009
3 ottobre 1226 – Transito di San Francesco
Carissimi Amici di Santa Maria,
nei mesi di settembre e ottobre si ricordano momenti particolari che
hanno segnato profondamente la vita di S. Francesco.
Il 14 settembre festa dell’esaltazione della Croce a cui Francesco,
fin dalla sua conversione, nutrì una fervidissima devozione.
Il 17 settembre il prodigio dell’impressione delle stimmate sul corpo
del santo avvenuta nell’anno 1224, due anni prima della morte.
Il 3 ottobre il transito, il passaggio dalla vita terrena alla vita piena
in Cristo.
Cerchiamo di partecipare anche noi Amici di Santa Maria, piccola
pianticella francescana, e lasciamoci coinvolgere in modo che quegli
eventi di tanti secoli orsono, parlino ancora alla nostra vita.
Laudato si, mi Signore, per sora nostra morte corporale
Esattamente 783 anni or sono, nell’anno 1226, in Santa Maria della
Porziuncola, al crepuscolo del giorno, S. Francesco, deposto spoglio
sulla nuda terra, chiudeva gli occhi per sempre alla luce di questo
mondo per aprirli eternamente alla luce senza tramonto della Gerusalemme del Cielo.
San Bonaventura, nella Leggenda Maggiore descrive così gli ultimi
momenti della preziosa vita del santo:
«… Avvicinandosi il momento del suo transito, fece chiamare intorno
a sé tutti i frati del luogo e, consolandoli della sua morte con espressioni carezzevoli li esortò con paterno affetto all’amore di Dio.
Si diffuse a parlare sulla necessità di conservare la pazienza, la
povertà, la fedeltà alla santa Chiesa romana, ma ponendo sopra
tutte le altre norme il santo Vangelo.
Mentre tutti i frati stavano intorno a lui, stese sopra di loro le mani,
intrecciando le braccia in forma di croce (giacché aveva sempre amato
questo segno) e benedisse tutti i frati, presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso. Inoltre aggiunse ancora: “State saldi,
o figli tutti, nel timore del Signore e perseverate sempre in esso! E,
poiché sta per venire la tentazione e la tribolazione, beati coloro che
persevereranno nel cammino iniziato! Quanto a me, mi affretto verso
Dio e vi affido tutti alla Sua grazia!”.
Terminata questa dolce ammonizione, l’uomo a Dio carissimo comandò che gli portassero il libro dei Vangeli e chiese che gli leggessero
il passo di Giovanni, che incomincia: “Prima della festa di Pasqua...”
(Gv 13,1). Egli, poi, come poté, proruppe nell’esclamazione del salmo:
“Con la mia voce al Signore io grido, con la mia voce il Signore io
supplico” e lo recitò fin al versetto finale: “Mi attendono i giusti, per il
momento in cui mi darai la ricompensa” (cfr. Sal 141,1-8).
Quando, infine, si furono compiuti in lui tutti i misteri, quell’anima santissima, sciolta dal corpo, fu sommersa nell’abisso della chiarità divina
e l’uomo beato s’addormentò nel Signore (cfr. At 7,60)» (FF 12411242-1243).
È stato osservato che «per comprendere una vita, come per comprendere un paesaggio, è necessario scegliere bene il punto di vista; e
non ne esiste nessuno migliore della vetta. Questa vetta è la morte»
(P. Claudel, Giovanna al rogo).
S. Francesco ha vissuto la morte oltre ogni schema di comportamento abituale, in modo originalissimo; nella morte fu originale, come fu
originale nel vivere. Il Celano riporta che Francesco «accolse la morte
cantando» (2Celano 214, FF 804). All’uomo secondo natura la morte
incute paura e tristezza, perché viene percepita come uno strappo violento della vita e un inoltrarsi nell’ignoto. S. Francesco, invece, nel suo
animo aveva trasfigurato l’immagine cupa della morte e la chiamava
«sorella morte». Non solo cantava lui di fronte alla morte che veniva al
suo incontro, ma invitava a cantare in quel momento anche i suoi frati e
le altre creature. È stupendo il darsi convegno delle allodole che vennero
a stormi con insolito giubilo ad accompagnare il transito di Francesco.
Giunto al vertice della vita – dice S. Bonaventura (Legenda Maggiore)
– si consumò in una morte senza morte poiché la trasfigurazione della
morte avvenne in Francesco come il corollario della trasfigurazione della
sua vita.
Francesco, uomo cristocentrico
La vita del Poverello d’Assisi fu una vita secondo lo Spirito, operata
dalla grazia di Cristo. È la forma del S. Vangelo, forma anzitutto interiore, ma che si manifesta nello stile di vita, nelle relazioni intessute
con gli altri, nel rapporto con tutto il creato. In questa forma di vita
al centro c’è Gesù Cristo e la novità di vita del Vangelo.
Gesù Cristo, contemplato con immenso amore «nell’umiltà dell’Incarnazione» e nella «carità della Passione» (1Celano, FF 467), è diventato la ragione prima e ultima del vivere di Francesco. Per questo
poteva dire con S. Paolo: «Per me il vivere è Cristo e il morire un
guadagno» (Fil 1, 21).
In Cristo si congiungono intimamente l’uomo, la società, il cosmo, il
cielo e la terra, il presente, il passato, il futuro. In Cristo tutto è rinnovato e trasfigurato: Dio non è più un Dio lontano e ozioso, ma è il
Padre universale; l’uomo non è più un nemico, e neppure un estraneo
e concorrente, ma un fratello da onorare e da amare. Le creature non
sono più viste come materia inerte e passiva da sfruttare per il profitto
materiale, ma come compartecipi della vita e del destino dell’uomo
sotto lo sguardo della paternità di Dio. Tutto è passato attraverso la
Pasqua di Cristo e in essa tutto è stato riconciliato, rinnovato, ritrovando l’armonia e la pace.
Francesco poté cantare la morte, perché aveva debellato la vera
morte: la morte del possesso egoistico, abbracciando Madonna Povertà. Per questo era divenuto libero, perché solo i veri poveri sono
autenticamente liberi.
Cantico delle Creature
Altissimo, onnipotente, bon Signore,
tue so le laude, la gloria e l’onore e onne benedizione.
A te solo, Altissimo, se confano,
e nullo omo è digno te mentovare.
Laudato sie, mi Signore, cun tutte le tue creature,
spezialmente messer lo frate Sole,
o quale è ìorno, e allumini noi per lui.
Et ello è bello e radiante cun grande splendore:
de te, Altissimo, porta significazione.
Laudato si, mi Signore, per sora Luna e le Stelle:
in cielo l’hai formate clarite e preziose e belle.
Laudato si, mi Signore, per frate Vento,
e per Aere e Nubilo e Sereno e onne tempo,
per lo quale a le tue creature dai sustentamento.
Laudato si, mi Signore, per sora Aqua,
la quale è molto utile e umile e preziosa e casta.
Laudato si, mi Signore, per frate Foco,
per lo quale enn’allumini la nocte:
ed ello è bello et iocondo e robustoso e forte.
Laudato si, mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sostenta e governa,
e produce diversi fructi con coloriti fiori ed erba.
Laudato si, mi Signore, per quelli che perdonano
per lo tuo amore
e sostengono infirmitate e tribulazione.
Beati quelli che lo sosterranno in pace,
ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullo omo vivente po’ scampare.
Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali!
Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati,
ca la morte seconda no li farrà male.
Laudate e benedicite mi Signore,
e ringratiate e serviteli cun grande umiltate (FF 263).
Prossimo Incontro PER gli Amici
Sabato 19 settembre inizierà il ciclo annuale dei nostri ritiri spirituali
guidati da fr. Marcello.
Ci ritroveremo a Saluzzo presso Casa Maria Regina in Via Griselda 38.
Inizio ore 10,30. Nel pomeriggio, in chiusura della giornata, sarà celebrata la S. Messa prefestiva.
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