Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart - Sala

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Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart - Sala
Marigold Hotel
di John Madden
Gran Bretagna, 2011 -- commedia -- 2h e 04’
cast Judi Dench, Maggie Smith, Tom Wilkinson, Bill Nighy
Un gruppo di pensionati inglesi, diversi per ceto sociale e caratteristiche, vengono
attratti da una pubblicità che li invita a passare gli anni della loro vecchiaia in uno splendido e attrezzato
resort nella calda India. Tra loro un uomo d’affari stanco di una vita grigia e alla ricerca di sé stesso (Tom
Wilkinson), una coppia sposata da decenni (Bill Nighy e Penelope Wilton), un’arzilla vedova che decide di
tenere un blog sulla sua seconda giovinezza (Judi Dench) e una scorbutica nonnina sulla sedia a rotelle che,
controvoglia, deve recarsi in India per sottoporsi ad una più economica operazione all’anca (Maggie Smith).
Arrivati sul posto, il gruppetto di vegliardi scopre che il tanto lussuoso Marigold Hotel è in realtà un
fatiscente albergo di quart’ordine gestito da un logorroico ed inesperto ragazzo del posto (Dev Patel).
Il motivo principale che dovrebbe spingere chiunque ami il cinema a vedere Marigold Hotel è il cast: tutti
questi straordinari talenti inglesi riuniti in un unico film, dove tra l’altro sono assoluti protagonisti, li
seguiremmo anche se la storia fosse ambientata in una fogna losangelina. Invece per fortuna la vicenda si
svolge nell’India assolata, ed è esattamente questo mix inconsueto di interpreti rigorosamente british – abituati
a set ben più freddi e seri – frastornati e fuori luogo esattamente come lo saremmo noi nella profonda Asia, ad
essere il primo punto a favore del film. Passando poi alla storia, il susseguirsi di commedia e dramma a cui i
protagonisti sono sottoposti è mixato a dovere, con alcune sorprese: il ruolo più toccante, con la storyline più
sorprendente che non vi si svelerà qui, è quello di Tom Wilkinson, ma tutti hanno modo di risultare allo
stesso modo divertenti e commoventi.
L’unico personaggio ingombrante è forse quello del giovane Dev Patel, piuttosto fastidioso nei suoi siparietti
con gli ospiti dell’hotel e come protagonista della storia d’amore a lui dedicata. Marigold Hotel non sfugge ai
cliché sul luogo in cui è ambientato ma ne offre alcune volte degli scorci meno turistici e più onesti (il callcenter in cui trova lavoro Judi Dench, ad esempio). Il film di John Madden riesce anche ad affrontare in
maniera lucida e rispettosa anche temi come l’amore (e il sesso) tra anziani riuscendo a non scadere mai nel
ridicolo ma rimanendo sempre miracolosamente credibile. Con interpretazioni tutte maestose (ma Maggie
Smith e Bill Nighy lasciano costantemente di stucco), Marigold Hotel è una commedia sofisticata e
inconsueta che appaga, soddisfa e passa veloce lasciando un ricordo dolce e delicato: come un buon tè delle
cinque.
Paolo Bassani
Molto forte, incredibilmente vicino
di Stephen Daldry, con Tom Hanks, Sandra Bullock
Usa 2012; drammatico - durata 2h e 09’
E’ passato del tempo dal "giorno piu brutto", ma Oskar Schell non si dà pace. Suo padre lo ha lasciato con una missione, con
molte domande e una sola certezza: non deve smettere di cercare. Quando, nell'armadio del genitore, trova una chiave e un
nome, Black, Oskar trova con essa anche la spinta e l'alibi che gli mancavano. Incontrare tutti i 472 Black di New York City per
testare le loro serrature diventa per il bambino un modo di coltivare il sogno che quella chiave possa schiudergli un ultimo
messaggio del padre e una maniera di scappare ancora il più a lungo possibile dall'evidenza. "Cosa ti manca di piu di lui?",
chiede Oskar alla madre. "La sua voce", risponde lei. E anche a lui mancano più che mai le parole del padre, vere e proprie
istruzioni per l'uso della vita, e non a caso è ad un nome che si aggrappa e sempre non a caso è a un'occasione di dialogo
persa per sempre che non si rassegna. E poi c'e l'inquilino, per il quale le parole ad alta voce non si possono più pronunciare,
non dopo quello che è accaduto a Dresda, ma al quale la scrittura consente comunque di continuare a vivere.
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