in caso di pioggia la proiezione viene annullata

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in caso di pioggia la proiezione viene annullata
Dicastero Cultura, Manifestazioni
e Tempo libero
Morbio Inferiore
VENERDÌ
13 LUGLIO 2012
“Marigold Hotel”
PIAZZALE
DEL
MUNICIPIO
SABATO
14 LUGLIO 2012
“Il gatto con gli stivali”
DOMENICA
15 LUGLIO 2012
ORE 21.30
CIRCA
INGRESSO
LIBERO
“The Help”
IN CASO DI PIOGGIA LA PROIEZIONE VIENE ANNULLATA
VENERDÌ 13 LUGLIO 2012
“Marigold Hotel”
Anno: 2012
Genere: commedia
Regia: John Madden
Attori: Bill Nighy, Maggie Smith, Tom Wilkinson, Judi Dench, Dev Patel, Penelope Wilton, Ronald Pickup
Durata: 123 minuti
TRAMA
Il Marigold Hotel dovrebbe essere la proposta indiana per i più eleganti pensionati del Regno Unito - un luogo
dove trascorrere gli anni d'oro in una struttura lussuosa - fino a quando sette ospiti animati da un grande
desiderio di cambiamento si trovano all'entrata di questo resort non ancora ultimato. Ad arrivare nell'assolata
Jaipur, con la sola speranza di ricominciare una nuova vita accompagnati dal loro bagaglio personale, sono:
Evelyn, una vedova sul lastrico, Graham il disincantato Giudice dell'Alta Corte, Douglas e Jean una coppia litigiosa,
Norman e Madge in eterna ricerca d'amore, e Muriel che intende sottoporsi ad un intervento all'anca e lasciare
subito dopo l'India. Tutti si trovano in balìa delle stravaganze del giovane ed ingenuo Sonny Kapoor, proprietario
dell'hotel ereditato da suo padre, elegante, ma decadente nella speranza di trasformarlo in un hotel di lusso. Sino
a quel momento c'è stato solo caos, ma se a Sonny mancano le risorse, di certo non manca l'entusiasmo. I nuovi
ospiti rimangono sbalorditi nello scoprire che i lavori di ristrutturazione dell'edificio sono in fase di stallo e che
servizi come l'acqua, l'elettricità e il telefono sono a dir poco difettosi. Sono tutti allo stesso modo disorientati da
un'India ricca di contrasti, allo stesso tempo inebriante e spaventosa, tradizionale e moderna, meravigliosa ma
strana. All'inizio l'eterogeneo gruppo sembra incerto riguardo al futuro, ma quando inizieranno a fare nuovi
incontri scoprendo cose inaspettate, decideranno di lasciarsi il passato alle spalle.
RECENSIONE (cineblog.it)
In un mondo come il nostro, la pensione è oramai un punto d’arrivo. Agognata per anni, quando arriva genera un
qual senso di irrequietezza misto a incompletezza in coloro che vi approdano. Come rendere, quindi, più
movimentato un simile traguardo? Semplice… cambiando vita a dispetto dell’età. Marigold Hotel batte un
sentiero certamente non del tutto vergine, addizionando un pizzico di esotismo garantito da una cornice come
quella dell’India.
Il cast, componente cardine dell’intera pellicola, è di quelli che non passano certo inosservati: Bill Nighy, Maggie
Smith, Tom Wilkinson e Judi Dench, ai quali si aggiungono Dev Patel (protagonista di quel The Millionaire insignito
con svariati Oscar nel 2009), Ronald Pickup, Celia Imrie e Penelope Wilton. E’ attorno alle loro storie che ruota
l’intera vicenda alla base di Marigold Hotel, in cui John Madden si ritrova a dirigere degli autentici veterani del
cinema britannico.
Uno dei rischi in cui è maggiormente agevole incorrere in simili contesti è senza dubbio quello di trattare con
superficialità un argomento più o meno serio come la cosiddetta terza età. Oggigiorno siamo abituati a relegare
tutto ciò che è terzo nella sfera di una non meglio precisata superfluità: terza età, terzo mondo, terzo incomodo e
via discorrendo. Ecco perché noi tenteremo di dribblare tale definizione, optando per qualcosa di meno
politicamente corretto e quindi più rispettoso. Ricominciamo, quindi. Marigold Hotel è la storia di sette anziani
che, contro tutto e contro tutti, decidono di andare a morire in India attratti dalle ammalianti sirene di una sorta
di residence per persone avanti con gli anni: il Best Exotic Marigold Hotel.
SABATO 14 LUGLIO 2012
“Il gatto con gli stivali”
Anno: 2011
Genere: animazione, azione, commedia, avventura
Regia: Chris Miller
Attori: Antonio Banderas, Walt Dohrn, Salma Hayek, Zach Galifianakis, Billy Bob Thornton, Amy Sedaris, Francesca
Guadagno, Alessandro Quarta, Rodolfo Bianchi, Laura Boccanera, Valentina Martino Ghiglia, Eugenio Marinelli
Durata: 90 minuti
TRAMA
Il gatto con gli stivali, noto combattente, seduttore e fuorilegge, diventa un eroe, molto prima di incontrare Shrek, quando,
per salvare la sua città, si imbarca in un'avventura con la tosta e intelligente gattina di strada Kitty Zampe Di Velluto e il
cervellone Humpty Dumpty. A complicargli le cose lungo la strada ci penseranno i famigerati fuorilegge Jack e Jill, pronti a
tutto per far fallire l'impresa di Gatto e la sua banda.
RECENSIONE (comingsoon.it)
Correva l’anno 2004 quando il secondo capitolo della fortunata franchise di Shrek ci introdusse agli occhioni più dolci,
seduttivi e teneramente impertinenti dell’intera storia del cinema: occhi scuri, profondissimi e liquidi, occhi di uno
spadaccino dal cappello a tesa larga e dagli artigli affilati conosciuto come il gatto con gli stivali. Subito ci innamorammo di
lui, perdonandogli impertinenze, scappatelle e perfino quel poco maschile collarino rosa e quei 20-30 chili di troppo sfoggiati
in Shrek e vissero felici e contenti.
Adesso el gato is back, grazie all’intuito di sua maestà Jeffrey Katzenberg e alla buona regia di Chris Miller, che ammicca agli
spaghetti western e si concede a qualche gradevole virtuosismo tecnico – a cominciare dallo split-screen. Le prime sequenze
de Il gatto con gli stivali mantengono le promesse del teaser e del trailer. Il felino rossiccio fugge da una casa in cui ha
sedotto una lasciva gattina, entra con passo deciso in un saloon pieno di poster con la sua taglia, tenta un furto ardimentoso
e si produce in un’indiavolata gara di flamenco con una misteriosa gattina mascherata. Che spettacolo meraviglioso! Che
suggestiva e caliente ambientazione – a metà fra un pueblo messicano e un villaggio andaluso. E che emozione,
un’emozione che tradisce la consapevolezza, o il sospetto, che lo spin-off sia di gran lunga migliore dei film originali. Ed è
veramente così … almeno fino a quando il presente non cede il posto al passato lasciando che il film si trasformi
temporaneamente in un biopic.
L’incontro del gatto con l’amico di un tempo Humpy Alexander Dumpty impone infatti al racconto di scavare nel passato dei
due personaggi, dando spazio a un flashback eccessivamente lungo che li vede compagni di orfanotrofio. Ecco allora che Il
gatto con gli stivali assurge improvvisamente ad apologo sull’amicizia e sull’importanza del perdono. Così facendo, perde
improvvisamente mordente e diventa banale, buonista e moraleggiante proprio come tutte quelle favole che i creatori di
Shrek hanno sempre meravigliosamente dissacrato. Diventa, in altre parole, un family-movie, in cui fortunatamente fa
capolino di tanto in tanto qualche battutaccia o qualche frase allusiva.
Quando però si torna al presente, il ritmo riprende e la fiaba natalizia si tramuta in un heist-movie in cui si dà la caccia a
un’oca dalle uova d’oro e nel quale alla scaltrezza di Bonnie e Clyde in versione felina si affianca l’intelligenza un po’ nerd di
un uovo. Un uovo in cui siamo andati a cercare il pelo e in cui abbiamo trovato, nonostante una certa multidimensionalità,
una rara antipatia. Nelle pagine di Lewis Carroll e nella canzone dei Beatles "I Am the Walrus" Humpty Dumpty aveva
decisamente un’altra aura, ma qui ci rammenta fastidiosamente tutti i bambini invidiosi e bruttini che abbiamo incontrato
all’asilo. Al desiderio che si rompa in mille pezzi fa comunque sempre da contraltare il nostro tifo sfegatato per il gatto, che a
film finito consacra il suo mito di eroe solitario.
Ci viene un sospetto: non sarà che amiamo tanto questo personaggio perché dentro di lui si nasconde un attore che è la
quintessenza del latin-lover, e cioè Antonio Banderas? Sicuramente è così, perché duellando e saltando, seducendo e
abbassando la voce di un’ottava, el gato si tramuta di volta in volta nel mariachi di Desperado, nel giovane Zorro de La
maschera di Zorro e in tutti quei personaggi che in 30 anni di cinema il bell’Antonio ha interpretato con grande ironia.
DOMENICA 15 LUGLIO 2012
“The Help”
Anno: 2011
Genere: drammatico
Regia: Tate Taylor
Attori: Emma Stone, Bryce Dallas Howard, Mike Vogel, Sissy Spacek, Allison Janney, Jessica
Chastain, Ahna O'Reilly, Viola Davis, Chris Lowell, Anna Camp, Octavia Spencer, Aunjanue Ellis,
Cicely Tyson, Dana Ivey, Brian Kerwin
Durata: 137 minuti
TRAMA
Jackson, Mississippi. Inizio degli anni Sessanta. Skeeter si è appena laureata e il primo impiego
che ottiene è presso un giornale locale in cui deve rispondere alla posta delle casalinghe. Le viene
però un’idea migliore. Circondata com’è da un razzismo tanto ipocrita quanto esibito e
consapevole del fatto che l’educazione dei piccoli, come lo è stata la sua, è nelle mani delle
domestiche di colore, decide di raccontare la vita dei bianchi osservata dal punto di vista delle
collaboratrici familiari “negre” (come allora venivano dispregiativamente chiamate). Inizialmente
trova delle ovvie resistenze ma, in concomitanza con la campagna che una delle “ladies” lancia
affinché nelle abitazioni dei bianchi ci sia un gabinetto riservato alle cameriere, qualche bocca
inizia ad aprirsi. La prima a parlare è Aibileen seguita poi da Minny. Il libro di Skeeter comincia a
prendere forma e, al contempo, a non essere più “suo” ma delle donne che le confidano le
umiliazioni patite.
RECENSIONE (comingsoon.it)
Tratto dal romanzo di esordio di Kathryn Stockett, vero best-seller negli Stati Uniti, The Help è un
racconto tutto al femminile di donne che trovano un linguaggio comune al di là delle barriere
sociali e razziali. Vuole parlare delle storie delle domestiche nere, raccontando un punto di vista
diverso sulla storia famigliare di quegli anni.
Come non identificarsi in queste donne, matrone e materne, che finirono per crescere con amore
e capacità pedagogiche generazioni di bambini bianchi dovendo invece far crescere i propri a
qualcun altro? Un pregio e insieme un limite di questo film, che però ha un valore aggiunto: le
sue donne, le sue attrici. Se c’è una cosa che non cambia nella società afro americana è proprio il
ruolo di queste mamme. Donne dal coraggio straordinario che di frequente devono crescere i figli
da sole, facendo magari più lavori, con mariti spesso latitanti, quando non impegnati con droga,
alcol o criminalità.