Outlook politico ed economico e Rapporti con l`Italia

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Outlook politico ed economico e Rapporti con l`Italia
OUTLOOK POLITICO
POLITICA INTERNA
A seguito dei risultati delle elezioni europee (UMP: 20,80%; PS: 13,98%; Centristi: 9,9%; Verdi: 8,92%;
Fronte Nazionale: 24,96%), il Governo Valls è impegnato in un'azione di rilancio del progetto riformista
dell'Esecutivo, imperniato su tre fronti: a) riduzione del costo del lavoro; b) stimolo agli investimenti,
attraverso la riduzione del carico fiscale a favore delle imprese; c) aumento del potere di acquisto delle
fasce più deboli. Parallelamente, è in corso di definizione un ambizioso piano di riduzione di 50 miliardi
della spesa pubblica dal 2015 al 2017, così ripartiti: 18 miliardi di Euro dallo Stato centrale, 11 miliardi dalle
collettività locali, 10 miliardi dalla sanità ed 11 miliardi dalla previdenza ed assistenza sociale. Da settembre
2014, saranno esonerati dall’imposta sul reddito circa 1,8 milioni di nuclei familiari, mentre 1,2 milioni
potranno contare su sensibili riduzioni.
Il governo ha poi emanato un decreto che permette allo Stato di opporsi più estensivamente, rispetto
all’attuale normativa in vigore, in caso di prospettato acquisto di un’impresa francese da parte di un
gruppo straniero se l’impresa in questione opera in settori strategici, quali l’energia, i trasporti, l’acqua, la
salute e le telecomunicazioni.
RELAZIONI INTERNAZIONALI
La Francia conduce tradizionalmente una politica estera di carattere globale, in virtù del suo status di
membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e di potenza nucleare, nonché della sua
appartenenza alle maggiori economie mondiali e del suo passato di potenza coloniale. La sua azione
internazionale è saldamente ancorata al contesto europeo ed euroatlantico, essendo Parigi all’origine del
progetto di integrazione continentale. Nel 2009 Parigi ha inoltre deciso di rientrare nel comando integrato
della NATO.
E’ per tradizione e cultura uno dei più stretti partner dell’Italia sulla scena mondiale. In particolare, la
cooperazione bilaterale francoitaliana nel contesto europeo ha costituito uno degli elementi portanti
dell’azione di contrasto alla crisi economico-finanziaria, con l’adozione di posizioni convergenti sull’esigenza
di accompagnare la disciplina fiscale con più incisive misure atte a favorire la crescita, sull’opportunità di
più incisivi meccanismi di solidarietà in ambito europeo, sul livello di ambizione ed equità delle prospettive
finanziarie dell’UE, sulla necessità di un rapido avanzamento della “Unione bancaria”.
Sensibilità comuni e forti convergenze fra l’Italia e la Francia, si registrano attualmente anche nel
Mediterraneo, con particolare riferimento all’evoluzione delle c.d. “Primavere arabe” e alla gestione dei
principali teatri di crisi (Siria in primis), e nel Medio Oriente, dove Parigi vanta un rapporto privilegiato con
il mondo arabo.
Protagonista per ragioni di carattere storico, politico ed economico nel continente africano, la Francia sta
inoltre costantemente accrescendo la propria penetrazione commerciale in Asia e punta oggi ad espandere
la sua presenza anche in America Latina, in omaggio alla chiara priorità attribuita dal Presidente Hollande e
dal Ministro degli Esteri Fabius ad una più attiva ed incisiva “diplomazia economica”.
La politica estera transalpina può inoltre valersi nella sua azione globale di importanti strumenti di “soft
power”, in particolare un’efficace e costante politica di promozione della propria lingua, principalmente ma non esclusivamente - condotta attraverso la rete dei centri culturali francesi.
OUTLOOK ECONOMICO
QUADRO MACROECONOMICO
Nel 2013 l’economia francese, dopo un biennio di sostanziale stagnazione, ha registrato una crescita dello
0,3%. Il principale driver della ripresa economica si è confermato essere quello dei consumi interni, mentre
nullo si è rivelato il contributo del canale estero e negativo è risultato l’andamento degli investimenti.
Secondo le stime della Commissione europea, la crescita dovrebbe accelerare nel 2014, (anche se ad un
ritmo inferiore alla media dell’eurozona), sospinta in larga parte dall’andamento positivo dei consumi. Dal
lato della produzione, nonostante la debolezza del quadro congiunturale, sono emersi nel corso del primo
trimestre del 2014 segnali di espansione dell’attività economica.
La debolezza ciclica degli ultimi anni, associata ad alcune criticità strutturali, in primis la scarsa competitività
dell’export, e la rigidità del mercato del lavoro, sono all’origine di un elevato tasso di disoccupazione che ha
raggiunto il 10% e che tende a pesare sul clima di fiducia delle famiglie.
L’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) nel 2013 è aumentato in media dell’1%, confermando la
tendenza disinflativa che perdura dalla fine del 2011. Nel confronto con gli altri paesi dell’area euro,
l’inflazione in Francia tende a collocarsi leggermente al di sotto della media; lo scostamento progressivo
rispetto all’obiettivo del 2% appare tuttavia più graduale rispetto a Italia e Spagna.
In materia di finanza pubblica, il deficit alla fine del 2013 è risultato pari al 4,3%, in riduzione rispetto al
4,9% del 2012, ma superiore di 2 p.p. all’obiettivo del Governo fissato nell’ambito della Procedura per
Deficit Eccessivo. Il debito pubblico a fine 2013 ammonta al 93,5% del PIL, in aumento di oltre 10 punti negli
ultimi 4 anni.
POLITICA ECONOMICA
I principali nodi strutturali dell’economia francese sono rappresentati dalla scarsa competitività del settore
produttivo e l’elevata pressione fiscale. Tale diagnosi è ormai condivisa da larga parte della classe politica;
lo stesso Presidente Hollande annunciando nel gennaio 2014 il Pacte de Responsabilité, ha accentuato
l’impostazione social-democratica della sua politica economica, puntando su provvedimenti a sostegno
dell’offerta, al fine di alleggerire il carico fiscale e contributivo che grava sulle imprese e ridurre la spesa
pubblica.
Il primo obiettivo consiste in una riduzione strutturale di 30 miliardi di euro (pari all’1,5% del PIL) dei
contributi sociali a carico delle imprese (attualmente pari al 12% del PIL). Tale misura mira a ridurre il cuneo
fiscale sul lavoro, dimezzando il gap rispetto alla media dei paesi OCSE, e concentrando i benefici dal lato
delle imprese, data l’elevata pressione fiscale totale sulle imprese, in particolare le PMI.
La strategia di finanza pubblica, in presenza di una pressione fiscale che ha raggiunto il 46% del PIL, mira a
conseguire nel triennio 2015-2017 una riduzione della spesa per 50 miliardi € (18 miliardi a carico dello
Stato, 11 a carico degli Enti locali, 10 a carico dell'assicurazione sanitaria, 11 a carico della sicurezza sociale),
ed è coerente con gli impegni assunti a livello europeo per il risanamento dei conti pubblici.
BILANCIA COMMERCIALE
Nel 2013 si rileva un leggero miglioramento dei flussi commerciali francesi sia all'import che all'export.
Le importazioni francesi globali valgono 512,7 miliardi di euro (+0,9% rispetto al 2012) e le esportazioni
totalizzano 436,6 miliardi di euro (+1,7% rispetto al 2012).
La bilancia commerciale rimane fortemente deficitaria (-76,1 miliardi di euro), ma il saldo negativo risulta in
diminuzione per il secondo anno consecutivo con un miglioramento del 3,7% rispetto al 2012 (-81,1 miliardi
di euro).
La Francia è esportatrice netta di aeronautica, prodotti farmaceutici e agro-alimentari, mentre risulta
importatrice netta di energia e della maggior parte dei prodotti industriali. Sesta potenza esportatrice
mondiale di beni e seconda a livello europeo, assiste ad una contrazione delle proprie quote di mercato in
valore dall’inizio degli anni 1990. Dal 2006 in poi la quota di mercato a livello mondiale si è stabilizzata
attorno al 3%, mentre nei confronti dei Paesi OCSE è del 6,5%.
I principali Paesi clienti della Francia sono nell'ordine Germania, Belgio e Italia. Lo stesso ordine si ritrova
nella classifica dei principali Paesi clienti.
ACCESSO AL CREDITO
L’accesso al credito in Francia è allineato a quello degli altri Paesi Europei e OCSE. Nel corso del 2013 Il
Parlamento ha adottato la riforma della regolamentazione bancaria, che in materia di separazione delle
attività bancarie, obbliga i principali gruppi bancari ad accantonare le attività più rischiose in strutture
finanziarie separate dalle banche che svolgono l’attività tradizionale.
Il sistema bancario francese è caratterizzato da un grado medio-alto di concentrazione che deriva dalla
compresenza di alcune grandi banche, operanti su scala internazionale, e di numerose banche locali di
dimensione minore, il cui peso aggregato sul totale è tuttavia contenuto. In Francia sono attivi 604 istituti
bancari (di cui 117 società estere), con oltre 38 mila sportelli. Le prime cinque banche detengono una quota
del mercato domestico pari al 45% per cento circa. La dimensione aggregata del sistema bancario francese,
comprendendo le attività finanziarie verso non residenti, è pari a circa 4 volte il PIL francese. I prestiti al
settore reale ammontano a circa 2,4 miliardi, di cui oltre il 15% a favore di non residenti. (Fonte: ECB
Statistical Data Warehouse).
I prestiti alle imprese non finanziarie superano gli 850 miliardi di euro e sono rappresentati per due terzi da
finanziamenti con durata superiore a 5 anni. Secondo la Banque de France non si sarebbero verificati
fenomeni di razionamento e il rallentamento nella dinamica del credito registrati negli ultimi di anni
sarebbe ascrivibile ad una debole domanda. Secondo altre fonti, in particola secondo l’osservatorio delle
imprese della BPI, una quota contenuta di PMI incontrerebbe difficoltà nell’accesso ai crediti di tesoreria.
Alla fine del 2013 il costo medio dei prestiti alle imprese con durata superiore a 2 anni è stato pari al 2,7%
(3% alla fine del 2012); per i prestiti a breve termine il costo è risultato pari al 2% (1,6% alla fine del 2012).
RAPPORTI CON L'ITALIA
OVERVIEW
I rapporti economici franco-italiani presentano caratteristiche peculiari in Europa, in ragione dell’elevato
grado di interdipendenza delle due economie, della prossimità geografica e culturale, e dei rispettivi
modelli di specializzazione produttiva che hanno favorito lo sviluppo dei flussi commerciali intra-industriali.
Utilizzando i dati Istat di fine 2012 risulta che oltre metà del totale degli scambi bilaterali di prodotti
manifatturieri presenta questa caratteristica. I comparti nei quali maggiormente rilevano tali flussi sono
quelli dei prodotti farmaceutici, dell’agroalimentare, e dell’elettronica.
Tradizionalmente, Francia ed Italia sono i rispettivi secondi partner in termini di interscambio (per
entrambi, il primo partner resta la Germania). Dal 2008, l’Italia è il terzo mercato europeo di origine delle
importazioni dopo il Belgio, mentre si conferma quale secondo mercato di sbocco delle esportazioni dopo
la Germania.
L'intensità e la "specialità" nei rapporti economici è dimostrata anche dalla tradizione di collaborazione
industriale nei settori strategici, in particolare energia, difesa e trasporti. Nell'ultimo trentennio Italia e
Francia hanno dato vita a partenariati di grande successo.
Inoltre, a tale quadro va aggiunta anche la forte intesa registrata nell'ultimo anno in ambito europeo, in
particolare ma non solo sull'enfasi posta ai temi della crescita come strumento più adatto per far fronte alla
crisi in atto, nonché sulla comune determinazione dei due Governi a porre in essere nuove misure, sul
piano comunitario come su quello nazionale, a sostegno della competitività dei rispettivi sistemi
manifatturieri.
SCAMBI COMMERCIALI
L'export italiano in Francia si compone essenzialmente di macchinari e apparecchiature (14,5%), prodotti
del comparto moda - tessile, abbigliamento, calzature e accessori - (12,2%), prodotti alimentari e bevande
(8,3%) e prodotti della metallurgia (7,1%). A questi si aggiungono gli autoveicoli (7,1%) e le apparecchiature
elettriche (6,2%).
Le importazioni di prodotti francesi in Italia sono costituite principalmente da prodotti chimici (12,9%),
prodotti alimentari e bevande (11,7%), autoveicoli (10,3%) e prodotti della metallurgia (8,3%).
Nel 2013 i flussi di esportazioni italiane verso la Francia, dopo il calo del 7,3% registrato nel 2012,
aumentano leggermente (+0,8%). I flussi di importazioni italiane dalla Francia, dopo l'andamento
fortemente negativo del 2012 (-13,9%), rimangono negative anche nel 2013 (-2,2%). Il saldo della bilancia
commerciale è favorevole all'Italia e pari a 7.259 milioni di euro.
La quota di mercato dell'Italia quale Paese fornitore della Francia è del 7,4%.
Investimenti francesi in Italia
In termini di stock, i servizi rappresentano i tre quarti del totale degli investimenti - le banche e le
assicurazioni rappresentano più del 30%. Le aziende francesi sono fortemente rappresentate anche nel
settore della grande distribuzione italiana, nell’energia (il 10% degli investimenti francesi, grazie alla
presenza di EdF, attraverso EDISON, e di Total) e nell’industria (in particolare nei beni strumentali, nel lusso
e nei beni intermedi), e nei trasporti. Nell’85% dei casi si tratta di partecipazioni di controllo, nell’8,5% di
partecipazioni minoritarie, e nel 6,5% di partecipazioni paritarie. Il 60% degli investimenti è riconducibile a
operazioni greenfield, ed il 40% ad acquisizioni. Le principali Regioni italiane di localizzazione sono la
Lombardia (600 imprese), il Piemonte (137 imprese), il Lazio (118 imprese), l’Emilia Romagna (99 imprese),
il Veneto (78 imprese), la Toscana (71 imprese), la Liguria (39 imprese), la Campania (24 imprese).
Investimenti italiani in Francia
In termini settoriali, il 60% dei 64 progetti di investimento realizzati da imprese italiane in Francia nel 2013
(per circa 2.500 nuovi posti di lavoro) afferisce all’industria manifatturiera, con una preponderanza dei
comparti macchine e apparecchiature (14%) e tessile (13%). Buona anche l’affermazione nei servizi (32%, in
primis grazie alla ristorazione) e nell’agroalimentare (8%): la maggior parte dei nuovi progetti (56%) ha
riguardato la creazione di nuove imprese, spesso piccole e medie, mentre il 28% è riconducibile ad
operazioni di ampliamento (Chiesi, Magneti Marelli, Barilla, Iveco, Sorin), ed il 16% ad acquisizioni di società
esistenti.
La performance degli investimenti italiani in Francia è buona anche in una prospettiva di medio termine: nel
periodo 2008-2013, nonostante la crisi economica, sono stati avviati 338 nuovi progetti di investimento,
per oltre 15.000 posti di lavoro creati.
La maggior parte dei posti di lavoro generati da imprese italiane sono espressione degli investimenti
realizzati da grandi aziende, quali Generali (25.000 dipendenti), IVECO-Magneti Marelli (15.000), SAIPEM
(4.200), Italcementi (4.000), “Space Alliance” (3.700) Autogrill (3.600), Barilla (1.600 dipendenti),
Mondadori (1.300), Ferrero (1.200), SOGEFI (900).
In termini di localizzazione geografica, gli investimenti italiani sono destinati per il 25% all'Ile-de-France, la
regione di Parigi, e per il 19% al Rhône-Alpes (regione in cui rappresentano il 15% degli investimenti esteri),
per quanto la distribuzione sul territorio nazionale sia abbastanza capillare.