Dossier contenuti artistici ed educativi

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Dossier contenuti artistici ed educativi
EXCALIBUR, LA SPADA NELLA ROCCIA
CONTENUTI ARTISTICI ED EDUCATIVI PER GLI INSEGNANTI
Presentiamo una documentazione utile per accompagnare gli studenti nella comprensione
dello spettacolo.
"Excalibur, la Spada nella Roccia" è un’opera teatrale che presenta diversi livelli di lettura.
Ad un primo livello è una commedia musicale, divertente e piacevole, ispirata alle leggende
celtiche su Excalibur. Ad un secondo livello l’opera, in un abile gioco di equilibrio tra storia e
leggende, cerca di offrire spunti di riflessione che toccano i tempi attuali.
Un primo tema centrale è la domanda che coglie tutti i giovani: qual è il mio destino, la mia
vocazione? Excalibur è il destino di Artù: accettando di impugnare la spada diventa re della
Britannia con le responsabilità che ne conseguono.
Un secondo tema, strettamente connesso al primo, è la questione delle proprie origini. Per
Artù, scoprire a vent’anni di essere nato da genitori che non l'hanno voluto, provoca una
reazione iniziale di rifiuto: non vuole rispondere alla chiamata. Anche la vicenda dei natali di
Merlino non è meno complessa e dolorosa: anche lui si trova a dover decidere chi diventare.
Attorno a questi due temi scorre la vita con tutte le sue sfumature: il nascente sentimento tra
Ginevra e Artù, la relazione maestro-allievi, l’odio di Morgaine per Merlino…
A ben vedere i temi citati sono da sempre fonte di riflessione nelle opere destinate al teatro.
L’Orestea di Eschilo, Amleto di Shakespeare e Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello,
per indicare solo alcuni dei più grandi capolavori, testimoniano come l’argomento sia da
sempre oggetto di riflessione.
In questo distacco genitori-figli, che tutti siamo chiamati a vivere perché tutti siamo almeno
figli, c’è un mistero che da secoli interessa le donne e gli uomini.
Senza alcuna pretesa anche Excalibur invita gli spettatori a riflettere sul destino degli esseri
umani, che nascono da genitori e da questi devono prendere le distanze per realizzare il
proprio destino.
A Voi insegnanti, che forse Vi specchierete in certi tratti del maestro Merlino, il compito di
aiutare i giovani a vivere il teatro anche come momento di riflessione sull’esistenza.
2
1. Le Fonti
Nella “Historia Brittonum” di Nennio troviamo Ambrosius Aurelianus, condottiero dei Brittanni,
che sembra anticipare la figura di Merlino. 1 É stato Goeffrey di Monmounth, un prelato
vissuto dal 1100 al 1154 circa, a codificare l'esistenza di Merlino. Grazie ad un libro in lingua
gallese, messogli a disposizione dall'Arcidiacono di Oxford, ne ricavò la storia decidendo poi
di tradurlo in latino. 2
Al romanzo di Robert de Baron, Merlin (1190), andato in gran parte perduto, si deve
l’introduzione di alcuni elementi caratterizzanti la saga di Merlino (la spada nella roccia e le
origini di Artù) offrendo una storia romanzata che ci ha accompagnato per lungo tempo e ha
ispirato la produzione di svariati film sulle gesta di Mago Merlino e Re Artù.
Un terzo testo che fa da sfondo è quello di Terence Hanbury White "The Sword in the
Stone" del 1938, a cui anche la Disney si è ispirata per la produzione del cartone animato
"La spada nella roccia" del 1963.
Excalibur tiene come riferimento queste opere, ma offre alcune accentuazioni o correzioni
che sono frutto della fantasia dell’autore e che analizzeremo in questo documento.
2. Myrrid, origine del nome e nascita
Excalibur è il titolo, ma protagonista assoluto dell'opera in scena è il mago Merlino attorno a
cui tutto ruota.
Geoffrey di Monmouth per primo propone il nome Merlinus (in italiano Merlino), versione
latinizzata dell’originale gallese: Myrddin, il cui significato sarebbe “fortezza”. Anticamente la
Britannia era chiamata "Isola della fortezza" o "Isola di Myrddin".
In Excalibur si è scelto di utilizzare la radice gallese del nome modificata in Myrrid.
Nel racconto di Geoffrey di Monmouth, Merlinus è descritto come il figlio di una monaca che
lo mette al mondo in seguito ad un amplesso con il diavolo. Nel romanzo di Robert de Baron
appare come l’Anticristo mandato sulla terra per volere di Satana.
Su queste principali fonti si appoggia la storia presentata in Excalibur che viene arricchita di
alcuni particolari.
2.1 Il padre
Cernunnos era riconosciuto nella cultura celtica come il dio degli animali: il nome significa
“colui che ha le corna”. Oltre ad essere protettore degli animali era anche considerato dio
della sessualità e della potenza fisica. In seguito alla cristianizzazione dell’isola, Cernunnos
assume connotazioni negative diventando Satana.
In Excalibur vengono a sommarsi la tradizione che vede Myrrid figlio del diavolo con
1
Discendente da un magistrato romano è descritto come il figlio di una vestale druidica. L'Ambrosius di Nennio trova
un'uguaglianza a sua volta con l'Ambrosius Aurelianus di cui parla lo storico Gilda (nel 500 d.C. circa) nel “De excidio et
conquestu Britanniae”.
2
Qualche anno più tardi, Goeffrey si interessò, inoltre, di interpretare il "Prophetiae Merlini" ("Le profezie di Merlino") che
terminò nel 1134 integrandolo all’ "Historia Regnum Britannie" ("La storia dei re di Britannia"). I testi originali, dai quali
Goeffrey disse di aver ricavato la storia di Merlino, sono andati perduti e di conseguenza non si può più determinarne
l'attendibilità. Anni dopo, nel 1150, Goeffrey pubblicò "Vita Merlini" ("La vita di Merlino").
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l’identificazione in Cernunnos, elemento non presente nelle fonti citate.
Narra Myrrid stesso durante il prologo di Excalibur:
Myrrid
“In quel tempo lo spirito di Satana sembianze d’uomo assunse raccogliendo servi tra le
menti deboli di quelli che in cuor loro risentimenti e livore alimentavano. Cernunnos si
3
faceva chiamare e nel bosco sacrilego di Carmarthen dimora prese.”
(Exc, dalla Scena 2)
2.2 La madre
Secondo de Boron la vergine, per impedire che il figlio fosse destinato a diventare l’Anticristo,
fa battezzare il bimbo appena nato, cosa che fa di Merlino un "semi-diavolo", dotato di poteri
magici e preveggenza.
In Excalibur viene conservata questa accezione:
Myrrid
“Dal convento, dove viveva, mia madre venne rapita: nel bosco di Carmathen un orrendo
rito fu consumato. Umiliata, ad un monaco santo la sua vergogna, confessò. Comprese
l’uomo il diabolico piano di Cerunnnos, e una soluzione meditò.”
(Exc, dalla Scena 2)
La figura del monaco santo compare già nelle fonti citate, ma il suo intervento si limita alla
benedizione del neonato. In Excalibur viene introdotta “la sparizione della madre” poche
settimane prima del parto: su consiglio del monaco si sarebbe trasferita ad Avalon 4 dove
resterà con il figlio, Myrrid.
2.3 Myrrid ad Avalon
Questa versione è una novità di Excalibur. Si ipotizza che Myrrid trascorra i primi 9 anni della
sua vita ad Avalon. Il numero 9 conserva per la cultura celtica un significato particolare nella
vita degli uomini: è una sorta di capitolo della vita. A nove anni avviene un passaggio:
Druido
La comunità dei Druidi è preoccupata di quanto sta avvenendo in Britannia: la sofferenza
del popolo ci ha spinto a implorare un segno da Avalon. Nimue, e Voi, donne sacre a Dio,
il cui dono di vedere il futuro vi è riconosciuto, interrogate le stelle e indicateci la via.
In Excalibur viene descritta Avalon 5 come l’isola delle sacerdotesse a cui è riconosciuto il
dono di profetizzare. Le donne consacrate di Avalon conservano la quintessenza della
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Diverse leggende indicano Carmarthen il villaggio che ha visto i natali del mago: la cittadina è chiamata in gaelico
Caerfyrddin, che tradotto alla lettera significa "la città di Merlino".
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Avalon è un’isola leggendaria situata generalmente nel mar celtico ad occidente delle coste gallesi e a sud dell’Irlanda.
Terra mitica di Druidi e Sacerdotesse devote alla Luna, Avalon era perennemente avvolta dalle nebbie per far sì che non
fosse trovata; quest’isola era anche detta Albion o Emain Ablach cioè Isola delle Mele ed era considerata il luogo magico
dove tutto cresce in abbondanza e spontaneamente. Avalon era posta tra il mondo reale e quello ultraterreno della tradizione
celtica e infatti nessuno degli antichi scrittori ha mai identificato una località reale con quest’isola mistica. Considerata
secondo diverse branche della tradizione celtica il luogo dove fu sepolto re Artù portato lì morente dalla sacerdotessa Nimue.
Durante i secoli hanno cercato anche di identificare la leggendaria isola: l’opzione più accreditata e quella di Glastonbury,
che in passato era circondata dall’acqua proprio come un’isola. Secondo alcuni fecero delle ricerche che portarono alla luce
un tronco di quercia con un’iscrizione: “ Qui giace sepolto re Artù nell’isola di Avalon”. Comunque questa leggenda è stata
spesso considerata falsa. In Excalibur, Avalon, è l’isola dove le sacerdotesse comandate da Nimue insegnano a Merlinus la
magia e lo proteggono per la maggior parte della giovinezza.
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Nell’VIII secolo Immram Bran scrive “Non poltrire su un inetto giaciglio, e non lasciare che lo smarrimento ti assalga:
intraprendi un viaggio sul limpido mare, per scoprire se è in tuo potere trovare Tir na mBan, la Terra delle Donne”. Queste
Isole magiche popolate di misteriose maghe, a cui si fa riferimento in alcune leggende celtiche è un elemento comune a
diverse culture indoeuropee. Anche molti autori latini hanno fatto riferimento a isole su cui si trovavano organizzazioni
religiose femminili: Posidonio racconta dell’esistenza di un isola sulla foce del fiume Loira su cui vivevano delle donne
consacrate a Dioniso e narra come in questa Isola-santuario fosse proibito l’accesso agli uomini; Artemidoro fa invece
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femminilità: l’immaginazione. Vedono nel futuro perché sanno immaginare, immaginano
perché la loro visione non si ferma agli aspetti materiali.
Ad Avalon Myrrid crescerà educato ai valori della trascendenza e dello spirito di cui Nimue 6 e
le sacerdotesse di Avalon sono depositarie.
Excalibur presenta un ulteriore adattamento: Nimue e la Dama del Lago coincidono, la
sacerdotessa di Avalon diventa aiutante e guida di Myrrid. Grazie a lei impara l’arte di leggere
nei cuori delle persone, intuire i segreti pensieri e le personali inclinazioni.
Artù
Myrrid
Artù
Myrrid
Dicono che voi siete un potente mago, uno che… (abbassa lo sguardo)
Che negli occhi fissare non devi?
(Annuisce)
Dagli occhi al cuore una strada corre, che dalla testa non passa, ma gli occhi non vedono
se il cuore non vuole. L’essenziale agli occhi invisibile resta: la nostra amica imparato
ancora non l’ha.
(Exc, dalla Scena 7)
3 La figura di Myrrid
Queste novità su descritte non sono state introdotte per un puro esercizio letterario o per
dimostrare originalità rispetto ai modelli di riferimento. Il senso di questi elementi è consentire
la creazione di una nuova figura di Myrrid con degli aspetti che possono diventare utili alla
riflessione e alla discussione con gli studenti.
3.1 Premessa sulla magia
Merlino è riconosciuto universalmente come il più famoso mago della storia e gli sono stati
attribuiti poteri paranormali in abbondanza. Nell’immaginario collettivo grande peso ha avuto
certamente il cartone animato della Walt Disney (1963).
In Excalibur l’autore ha voluto riportare la figura di Myrrid a quella dei Druidi celtici,
storicamente più plausibile.
riferimento a una Sacerdotessa Celta chiamata Gallizena che era legata al culto di Demetra e abitava un’isola del litorale
Britannico.
P omponio Mela nella De Chorographia III, 6, 48 descrive un’organizzazione religiosa femminile in Gallia: quella
delle nove vergini dell’Ile de Sein. Queste donne riservavano i loro rimedi e le loro predizioni a chi avesse intrapreso la
navigazione per consultarle e, secondo il geografo romano, erano chiamate Bandrui ed erano ordinate in tre diverse
categorie. Continuando ad analizzare miti e leggende scopriamo come le epopee irlandesi fanno spesso riferimento a delle
maghe dotate di poteri straordinari e iniziatrici dei giovani tanto in campo guerresco che in campo sessuale.
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“Nimue” è uno dei tanti nomi che la tradizione attribuisce alla Dama del Lago, un personaggio importante nei retroscena
del ciclo arturiano: è lei, infatti, secondo alcuni autori, che consegna Excalibur a re Artù, lei stessa che lo porta morente ad
Avalon, sempre lei che alleva Lancillotto, lei che seduce ed imprigiona Myrrid. Si possono notare molte similitudini tra il suo
personaggio e quello di Teti, ninfa della cultura greca, che cresce e rende immortale il figlio Achille, grande guerriero ed eroe
per eccellenza dei poemi omerici. Similmente Nimue alleva e cresce uno dei più grandi guerrieri presenti nella tradizione
medievale, ovvero Lancillotto. La figura della Dama del Lago durante gli anni ha subito grandi variazioni, come la divisione in
due personaggi: molti autori, infatti, considerano la Dama del Lago colei che dona Excalibur ad Artù e Viviana, o Nimue, la
crudele maga che imprigiona Merlino. Secondo l’adattamento di T. H. White, Nimue è l’amante di Merlinus e, dunque, un
personaggio positivo. Marion Zimmer Bradley con “Le nebbie di Avalon” racconta che la Dama del Lago lavora con Merlinus
ed entrambi sono sacerdoti dell’isola di Avalon, mentre Nimue è una sacerdotessa che ha il compito di far innamorare il
druido per poi ucciderlo.
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3.1.1 I Druidi
Si suppone che druid- derivi dal greco drus, quercia, e dal suffisso indoeuropoeo (e greco) –
wid, sapere, per cui il senso complessivo del nome Druido sarebbe "coloro che sanno per
mezzo della quercia", "gli studiosi della quercia".
"I druidi sono i molto veggenti o i molti sapienti, ciò che sembra conforme alle diverse funzioni loro
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attribuite".
I Druidi, quindi, come sapienti, filosofi, medici, scienziati, ma anche condottieri, sacerdoti. 8
Myrrid in Excalibur è esattamente, prima di tutto, questo.
Trascorre il periodo che va dai nove ai diciotto anni presso la comunità dei Druidi dove viene
istruito sulla “materia”: la scienza e le arti magiche.
3.1.2 La magia di Myrrid
Difficile, comunque, pensare di portare in scena un’opera sul più grande mago rinunciando
completamente agli elementi magici.
Il lato magico spettacolare/paranormale c’è, ma vige il principio che “la meraviglia è figlia
dell’ignoranza”, di conseguenza Myrrid è innanzitutto un uomo che ha sviluppato al massimo
le qualità umane, poi, al momento giusto sa anche utilizzare risorse che possono avere del
paranormale.
Ma, non volendo conquistare o anche solo distrarre l’attenzione del pubblico principalmente
con effetti speciali, l’autore ha sfruttato le “cosiddette risorse paranormali” per alimentare il
lato divertente/comico dello spettacolo.
Nota stilistica
Il musical spesso tende a previlegiare aspetti estetici e appariscenti a scapito di quelli contenutistici: un musical su
Merlino, per molte produzioni, sarebbe diventata immediatamente l’occasione per sfoderare effetti speciali e
stimolare al grado massimo l’esigenza di spettacolarizzazione che ha il pubblico, evidenziando di questa leggenda
tutto ciò che piace al mondo del luna park.
La via degli effetti speciali è, dal punto di vista drammaturgico, la più semplice: non dal punto di vista del budget!
Gli spettacoli luna park, infatti, puntano sugli investimenti economici: scene, costumi, tecnologia, ecc…
Excalibur va in controtendenza e scommette sulle idee e qui diventa importante l’apporto degli insegnanti.
Un pubblico pigro, abituato a consumare spettacolo, accetta più facilmente il luna park e rifiuta la fatica di pensare.
Un pubblico aiutato a capire può cominciare ad apprezzare il divertimento dell’intelligenza, perché comprende.
Excalibur intrattiene lo spettatore, ma non può scendere a compromessi troppo elevati: rischierebbe di snaturare
la sua missione. Musica, danze, costumi, luci, scenografie… tutto questo c’è e sicuramente attirerà l’attenzione del
giovane pubblico, ma per entrare davvero nella storia e nel suo significato gli studenti hanno bisogno di essere
aiutati dai docenti, diversamente la loro comprensione si fermerà solo agli aspetti più superficiali.
7
J. Markale, il druidismo, Milano 1997
8
In una società in cui non esisteva distinzione tra sacro e profano, poiché nulla era profano, ecco che i sacerdoti di questa
religione erano anche i depositari della cultura, delle tradizioni e delle conoscenze tutte, oltre che, ed ecco l’originalità del
druidismo, uomini profondamente attivi nella società, spesso come guerrieri e principi. Come dimenticare d’altronde Diviziaco
che abbigliato come un guerriero e con la caratteristica mantellina bianca dei Druidi, ritto di fronte al senato Romano ed
appoggiandosi al suo scudo, perorava la causa degli Edui e degli altri popoli celtici contro l’invasione dei popoli germanici.
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3.2 Il dono della madre: l’immaginazione
Uno dei poteri, da tutti riconosciuto a Merlino mago, è quello di prevedere il futuro. In
Excalibur questo potere c’è, ma viene giustificato con la capacità di immaginare: quindi niente
sfera di cristallo. Nel prologo iniziale il mago dichiara subito al pubblico il dono che ha ricevuto
da sua madre:
Serva
Myrrid
Serva
Myrrid
Serva
Myrrid
Ma che immaginare e immaginare, non sono mica matta io!
È il regalo di mia madre.
I polli?
No, l’immaginazione.
Ah! (Compatendolo) Mi dispiace.
Voi non sapete che significa immaginare quello che essere potrebbe ma ancora non è?
(Exc, dal Prologo)
Il patto è dichiarato con il pubblico fin dall’inizio: Myrrid vede il pubblico, “perché lo immagina”,
gli altri no. Myrrid vede il futuro, non perché ha la sfera magica, ma perché lo immagina.
Myrrid
Ginevra
Myrrid
Nella vita facile è perdersi. Non tutto avviene come noi speriamo.
Maestro, ma voi conoscete il futuro!
Imagination is more than knowledge! Il futuro si immagina…
(Exc, dalla Scena 13)
“Imagination is more than knowledge” (l’immaginazione è più importante della conoscenza) è
un’affermazione attribuita ad Albert Einstein. 9
Myrrid spesso fa ricorso a parole dette da altri, nel futuro, rispetto al suo tempo, e lo può fare
perché appunto ha il dono dell’immaginazione.
L’immaginazione che in Excalibur viene riconosciuta a Myrrid è la facoltà di andare oltre la
materialità per leggere il senso profondo delle cose: lezione appresa ad Avalon.
Diventa anche capacità di avere un sogno che si trasforma in progetto per realizzarsi nel
futuro.
Myrrid
Artù
Myrrid
Un sogno è un grande potere, ma se un progetto non diventa, un sogno soltanto resta!
È solo un sogno?
Da te dipende: piena è la Britannia di uomini e donne che sognano: pochi i sogni davvero
li realizzano.
(Exc, dalla Scena 7)
Il messaggio di Myrrid è che il mondo è pieno di gente che sogna, ma i sogni servono solo se
vengono trasformati in progetti, diversamente restano sogni che popolano la fantasia dei
falliti.
3.2.1 Immaginazione: elemento femminile
La tesi di Excalibur è che le femmine siano geneticamente più dotate di “immaginazione”.
Myrrid
Con le donne sacre di Avalon io trascorsi i primi nove anni della mia vita: fui educato ai
valori dello spirito e della trascendenza, così io posso immaginare, dono che voi donne
avete per natura vostra, e tu hai in grande misura, sì!
9
Tutta l’opera è percorsa da citazioni di Shakespeare, Pirandello, Manzoni, Saint-Exupéry che sono in parte anche un gioco
dell’autore con i suoi spettatori, ma che consentono di contestualizzare la lezione di Myrrid alla luce di una storia culturale più
ampia.
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Ginevra
Myrrid
Ginevra
Myrrid
Ginevra
Myrrid
Ginevra
Myrrid
Davvero?
(Annuisce)
Voi siete quindi un po’ uomo e un po’ donna?
Sentire come una donna è un problema?
Io non…
Uomo resto, ugualmente.
Ah!
Credo che tu possa fare a meno di una prova e fidarti!
(Exc, dalla Scena 22)
Myrrid è “superiore” tra i suoi contemporanei perché è maschio fisicamente, ma può sentire
come sente una donna. Ginevra intuisce la sua natura:
Ginevra
Voi siete misterioso… affascinante… inafferrabile… riuscite a leggere i segreti pensieri,
senza preavviso, entrate occulto senza lotta e mettete in cuore in sospensione.
(Exc, dalla Scena 4)
Myrrid è “diverso”.
Myrrid fa paura.
3.2.2 Cernunnos e la mancanza di immaginazione
Cernunnos rappresenta il lato maschile, per così dire, allo stato puro. Forza, volontà di
determinare la storia, conoscenza della materia. Agisce nel presente facendo rapire una
vergine e violentandola, ma non riesce ad immaginare come i fatti si possano evolvere, e
questi non evolvono come lui si aspettava.
Cernunnos
“Non importa, nel suo ventre c’è il mio seme: il figlio che nascerà è designato a servire il
lato oscuro della storia e a questo destino non può sottrarsi.”
(Exc, dalla scena 2)
A Cernunnos manca l’immaginazione: non vede nel futuro e per questo fallisce nel suo
progetto. Se avesse avuto un po’ di immaginazione… non avrebbe agito con violenza!
Excalibur non è un trattato di morale, per cui il fatto che venga proposto l’elemento maschile
come negativo (il male) e quello femminile positivo (il bene) ha solo una funzione “poetica”.
La storia di Myrrid dimostra che il destino non può essere determinato dalla volontà un padre.
3.2.3 L’errore di Myrrid
Quando a nove anni Myrrid lascerà Avalon per essere accolto nella comunità dei Drudi,
Nimue lo mette in guardia:
Nimue
“Myrrid, ora dovrai essere istruito nella scienza e nelle arti magiche: quando la tua
formazione sarà completa diventerai maestro e consigliere del Prescelto aiutandolo a
riunire in un’unica nazione i popoli della Britannia. Ma attento, il seme di tuo padre resta e
non è cancellabile: conoscenza della materia e delle cose passate ti consentiranno di
agire con astuzia nel presente, ma non ti fidare solo dei tuoi sensi materiali.
(Exc, dalla Scena 2)
Nella prima parte della sua vita l’elemento paterno domina: Myrrid pensa di aver individuato in
Uther Pendragon il prescelto della profezia. Pendragon è forte e determinato:
apparentemente l’uomo ideale per trovare la spada e mettersi a capo di una nazione.
Per trent’anni lo segue condividendo con lui anche misfatti confidando nel principio che la
violenza fosse un male minore tollerabile per un bene maggiore.
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Myrrid
Pensavo io, stoltamente, che la forza fosse qualità importante del prescelto. La violenza?
Un prezzo da pagare per un ordine migliore. Ombra di terrore sul regno si stende da quel
momento. La violenza altra violenza genera e la sua incapacità di tenere uniti gli alleati
porta declino nel regno fino alla sua morte che per avvelenamento avviene presso la
sorgente di Verulanium.
(Exc, dalla Scena 16)
3.3 Altre peculiarità di Myrrid
3.3.1 Distrazione o pazzia?
Il Merlino della Disney è a volte distratto.
Excalibur conserva questa peculiarità inquadrandola però in un'altra situazione.
Quando lo spettacolo ha inizio Myrrid si sta ritirando a Caldicot per cercare un po’ di pace e
tranqullità:
Myrrid
Quando Uther Pendragon ho incontrato, in lui il Prescelto della profezia ho visto. Suo
consigliere fidato per 30 anni sono stato, ma abbiamo… fallito io ho! In un’imboscata
Uther Pendragon è stato ucciso ed io, prevederlo, non ho saputo! Fame di potere, la
morte sua, in Britannia ha scatenato: per il posto suo candidati si presentano. Io riflettere
devo. (Assumendo uno stato da ispirato…) Silenzio e pace. Fingermi pazzo ho dovuto per
attendere i tempi e qui ritirarmi, a Caldicot, per vicino stare a… lui. (Indica con decisione a
destra)
(Exc, dalla Scena 2)
Più avanti nella storia si capirà che Myrrid, oltre a recitare la parte del pazzo, sta raccogliendo
i suoi pensieri più importanti e segreti in un libro in vista dello scontro che avrà con Morgaine.
Quest’ultima, infatti, proverà a forzare la memoria di Myrrid per ottenere informazioni su
Excalibur, ma non troverà quello che cerca.
3.3.2 Maestro di vita
Per Artù e Ginevra, Myrrid è un maestro. Inizialmente il patto è che avrebbe istruito Artù, che
ancora non sa leggere e scrivere, ma ben presto l’oggetto delle loro lezioni diventa il
sentimento amoroso.
Così, il grande mago, consigliere e stratega di Uther Pendragon, si trova impegnato
nell’educazione sentimentale di due adolescenti e assume il compito con grande dedizione.
Myrrid
Verità…
non si compra e non si vende
il suo valore poco rende.
Troppo nuda non seduce
e rifiuta il controluce.
So che brucia, ma risana
cauterizza la ferita
Un cielo stellato è la verità
e voi camminate sotto di lui
e giorno per giorno
tutto più chiaro sarà
(Exc, dalla Scena 8)
Ai due giovani Myrrid chiede di vivere la loro relazione sotto il cielo stellato della verità. 10 Per
10
C'è un modo di pensare la verità che non potrà mai condurre alla verità. Si dice che l'uomo cerca la verità: si pensa che la
verità sia altrove, perché se la cerchiamo non è qui con noi. Allora ci mettiamo in cammino per cercarla. Questa è l'immagine
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un pubblico giovanile la scuola di Myrrid diventa il banco con cui confrontarsi.
3.3.3 Le donne
Nella Scena 5 Myrrid svela il suo pensiero sul ruolo della donna. Ovviamente, da un uomo del
V secolo dopo Cristo, non ci si può aspettare parole molto diverse da queste:
Myrrid
Una donna perfetta chi trovarla potrà
superiore alle perle il valore sarà.
Al marito profitto sempre garantirà
tutti i giorni della sua vita la felicità.
S’alza prima del sole
ed in casa risplenderà
ordine e raro fulgore
avvenire di prosperità.
Ma Myrrid ha avuto una visione del futuro:
Myrrid
Se voi poteste vedere più in là
oltre il tempo conosciuto
quello che ho visto, lo so, stupirà!
Cose folli io ho veduto,
giuro è la verità.
Come un uomo, la donna sarà
emancipata e indipendente.
Lavori in casa tenace scanserà
rifiutando anche di scopare,
proibito sarà!
4. Artù
La tradizione medioevale narra di un grande Re dei Britanni che sconfigge i nemici Sassoni,
unifica il proprio paese, fonda l’Ordine dei Cavalieri della Tavola Rotonda e costituisce un
governo ideale a Camelot. 11
In Appendice II trovate una documentazione sulla figura di Artù.
In Excalibur, Artù è un ragazzo di 19 anni che vive a Caldicot nel castello di Sir Hector, suo
padre adottivo, in linea con quanto narrato in "The sword in the stone" (1938) e dal cartone
animato della Disney (1963).
di tutta la tradizione occidentale, anche scientifica. Proviamo a riflettere su ciò che implica questa immagine del cammino che
si deve percorrere per raggiungere la verità. Se io domando: questo cammino, che deve arrivare alla casa della verità,
questo cammino è compiuto nella verità? Può esser compiuto questo cammino nella verità, se partiamo dal principio che la
verità sia laggiù, chiusa in una casa? Se la verità è chiusa là, il cammino percorso è nella non verità. Allora se bussiamo alla
porta non ci sarà aperto. Se noi ci mettiamo nella prospettiva dominante, in cui la verità è qualche cosa che va ricercato,
accostato, a cui ci si debba avvicinare, noi non la troveremo mai. L'alternativa è incominciare a pensare alla verità come ciò
in cui noi tutti, già da sempre, siamo. Nell'altro modo il discorso è chiuso. La verità è come il cielo. Se un cacciatore pensa
agli uccelli e spara agli uccelli, non vede il cielo. Ma il cielo splende sempre al di sopra della sua testa. Lui crede di non
vedere altro che i volatili, le migrazioni degli uccelli e magari pensa a un cielo e "Chissà mai quando mai lo vedrò! Chissà mai
se lo troverò". No, il cielo è qui da noi. Noi siamo nel cielo.
11
La reggia di Artù è stata identificata da alcuni studiosi con la fortezza neolitica di Cadbury, ai confini tra il
Somerset e il Dorset, da altri con il castello di Greenan, a nord di Glasgow.
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4.1 La vocazione di Artù
Artù vive il momento della vita in cui deve prendere una decisione per il suo futuro: deve
capire per cosa è fatto, qual è il suo destino.
Myrrid è il maestro che lo aiuta a trovare la sua strada e a realizzare il suo destino.
4.1.1 Un sogno
Il mago-maestro, non appena resta solo con Artù, subito arriva al cuore del giovane: svela il
suo sogno.
Artù
Con la fantasia puoi sognare se
quel che vedi adesso non ti va.
E volando io nei pensieri miei
ho sognato di diventare un re
combattendo una guerra
per la libertà
combattendo per la verità.
Il sole si oscurò il tempo si fermò
e un drago rosso in cielo si levò,
io la spada alzai e il fuoco divampò
dai nemici la terra mia
io libererò
la Britannia salverò perché
dipenderà da me
e il destino mio sarà lo so
è il sogno che vive in me
(Exc, dalla Scena 7)
Come tanti giovani del suo tempo, Artù sogna di diventare Re della Britannia. Myrrid lo invita
a riflettere che:
Myrrid
Artù
Myrrid
Un sogno è un grande potere, ma se un progetto non diventa, un sogno soltanto resta!
È solo un sogno?
Da te dipende: piena è la Britannia di uomini e donne che sognano: pochi i sogni davvero
li realizzano.
(Exc, Scena 7)
Il potere dei sogni offre la spinta ideale alle donne e agli uomini per superare i propri limiti. 12 E
come tanti giovani Artù ha dei timori.
Artù
Myrrid
Artù
Myrrid
Il mio è un sogno impossibile.
Troppo alto?
Sì
Buttare il cuore più avanti dei nostri limiti questo è sognare: per riprendere il tuo cuore che
stai facendo?
Un sogno ci vuole.
4.1.2 Artù è fatto per...
Nella scena 16 Artù rivela a Myrrid di aver trovato Excalibur. Myrrid comprende che Artù è il
prescelto della profezia e svela la verità sui suoi genitori.
12
Sono passati 50 anni da quando Martin Luther King, il più celebre leader delle battaglie per i diritti civili dei neri negli Stati
Uniti, fece il famoso discorso al termine di una grandissima marcia di protesta a Washington, il 28 agosto 1963. Quel
discorso passa alla storia con il titolo di "I have a dream" (ho un sogno).
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11
Myrrid
Un giorno, ad un banchetto, il Duca di Gorlois portò sua moglie, la bellissima Ygraine.
Bellissima era costei… Pendragon dalla passione fu travolto e mi chiese di assumere le
sembianze del Duca di Gorlois per giacere con lei. Con un incantesimo annebbiai i sensi
di Ygraine che accolse nel suo letto Pendragon. Ygraine rimase incinta e un figlio maschio
partorì. Pendragon mi ordinò di rapirlo ed eliminarlo, perché un altro non doveva esistere.
Quando il bimbo tra le braccia ho preso, i miei occhi si aprirono: questo delitto non
sarebbe avvenuto. Lo portai qui, a Caldicot, affidandolo a Sir Hector.
Artù scopre di non essere stato voluto da nessuno: questa verità fa male.
Ginevra
Myrrid
Perché non è felice di aver saputo la verità?
Fu concepito con l’inganno e Pendragon mi ordinò di ucciderlo! Nessuno l’ha voluto,
questo Artù ha capito.
La reazione istintiva di Artù è un rifiuto alla chiamata del destino.
4.2 L'amore
Myrrid
Ah! E ricorda: l’unico motivo che fa restare a questo mondo un uomo o una donna e
l’essere amati.
La soluzione della storia sta in questo messaggio di Myrrid: l'amore tiene in vita gli esseri
umani. Artù ha bisogno di un senso per accettare Excalibur. Si chiude il cerchio: Myrrid, il
grande mago consigliere di Uther Pendragon, ridotto a fare da maestro sentimentale di due
adolescenti, risolve il caso Excalibur che per 30 anni l'ha tormentato nella maniera più
inaspettata e semplice.
Quando Artù cede al lato oscuro e rifiuta di prendere Excalibur, Myrrid comprende che solo
Ginevra potrà salvarlo perché lei è la "femmina vincente" descritta nella profezia di Avalon.
Ginevra accetta di affrontare Morgaine e quando starà per soccombere risolverà con la verità
dei suoi sentimenti:
Ginevra
Artù
Ginevra
Artù! Ti prego, riprendi la spada!
Perché devo farlo?
Perché io… ti amo
Di quale quale amore parla Myrrid?
Artù
Myrrid
Artù
Ginevra
Myrrid
Ginevra
Myrrid
Artù
Myrrid
Ginevra
Myrrid
Voi non avete mai desiderato di avere una donna?
Desiderio? Certo, “de-sideribus”.
Ribus?
È latino: dalle stelle.
Tensione verso qualcosa che in alto sta, che brilla, sì, affascina e attira, questo è un
desiderio. Ma un angelo lei non è, dal cielo lei non è scesa. E tu, un angelo non sei, dal
cielo non sei disceso.
Dunque è sbagliato innamorarsi?
No, l’attaccamento è sbagliato… l’amore non sbaglia, ma l’amore non è possesso,
confondere non si deve.
È difficile.
Il possesso dà sicurezza? Sciocchi, così non è.
Quindi, voi maestro desiderate, ma non possedete…
Questo mi impegno a fare, a volte riuscendo, a volte meno. Su, adesso desidero un
passeggiata all’aperto… e la voglio possedere! Venite?
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12
Spesso si dà per scontato che l'amore sia legame e possesso: "Sei mio, sei mia!"
Qui Myrrid propone un altro tipo di relazione: l'amore come dono assoluto che non pretende
di essere ricambiato.
Ginevra, per ora, sembra aver imparato la lezione di Myrrid.
Dopo, con Lancillotto, ci sarà un altro capitolo.
5. Morgana
É personaggio direttamente derivato dalle divinità Morrighan, Macha e Modron (la grande
madre celtica) e compare per la prima volta nella "Vita Merlini" di Geoffrey; fa parte di un
gruppo di nove fate (a loro volta di tradizione celtica) che vivono ad Avalon e aiuta Artù a
guarire dalle sue mortali ferite. Nelle narrazioni successive Morgana è la nipote o la
sorellastra di Re Artù, con cui concepisce Mordred, e assume connotati sempre più negativi,
fino a diventare l’implacabile nemica del sovrano, di Merlino e dei Cavalieri della Tavola
Rotonda. Nelle opere tardo medioevali, dimenticate le origini semidivine, viene presentata
come una perfida seduttrice, tanto bella quanto malvagia: il prototipo, insomma, della "donna
sessuata" - la strega - aborrita e temuta dalla Chiesa cattolica.
In Excalibur è figlia di Uther Pendragon, eredita dal padre il carattere dominante e aggressivo,
la sete di potere. Istruita da Myrrid ambisce ad essere introdotta alle arti oscure, ma questi,
intuendo il lato scuro della fanciulla, non acconsente. Adirata abbandona il castello del padre
a 16 anni e alla scuola delle streghe di Birman ottiene quello che desiderava.
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APPENDICE
I) IV e V secolo dopo Cristo: quadro storico
Alla fine del IV secolo inizia l’abbandono da parte dei Romani della Britannia: servono truppe
per sopperire nel continente alle gravi perdite subite dall'esercito romano nella Battaglia di
Adrianopoli del 378 e che ora stava cercando disperatamente forze sufficienti per difendere i
suoi confini. E così attorno al 396 ci fu una crescente ondata di invasioni barbariche in
Britannia. Nel 401, altre truppe furono ritirate dall'isola e trasferite in Europa per fronteggiare
Alarico.
Le registrazioni archeologiche dei decenni finali del potere romano mostrano innegabili segni
di decadenza. La vita cittadina e nelle ville era cresciuta meno intensamente nell'ultimo quarto
del IV secolo, i cocci di vasellame non sono presenti negli strati che datano dopo il 400 e le
monete coniate dopo il 402 sono rare. L’assenza quasi totale di truppe e l’ennesima rivolta
portarono l'Imperatore Flavio Augusto Onorio a respingere una successiva richiesta di aiuto
da parte dei Britanni e contemporaneamente emanare un documento nel 410 in cui gli
abitanti erano costretti a badare alla propria difesa e al proprio governo. La Britannia Romana
giunse alla sua fine.
A questo punto la politica e la giustizia furono prese in mano dalle autorità municipali e piccoli
signori della guerra andarono emergendo in tutta la Britannia.
Secondo la tradizione fu uno di questi signori della guerra, Vortigern, a chiamare nell’isola I
Sassoni affinché lo aiutassero contro i Pitti e gli Irlandesi, sebbene l’archeologia testimoni la
presenza di alcuni insediamenti di mercenari sassoni già all’inizio del III secolo. Di fatto la
presenza germanica in Britannia sarebbe iniziata molto prima, visto che truppe ausiliarie
germaniche c’erano nell’isola già nel I e II secolo. Nel 446 i Britanni si rivolsero al generale
Ezio perché li aiutasse contro i Sassoni (Gemitus Britannorum), mentre nel 577 fu combattuta
la battaglia di Dyrham, dopo la quale città come Bath, Cirencester e Gloucester caddero in
mano ai Sassoni, che giunsero così a occupare la costa occidentale della Britanna. Fu
proprio tra la fine del V e l’inizio del VI secolo che molti Britanni fuggirono in Armorica, che da
loro prese il nome di Bretagna.
II) Notizie sulla figura di Artù
Per alcuni studiosi, Artù è un personaggio ispirato a Cu Chulainn , protagonista di poemi epici
irlandesi; per altri un dio del pantheon celtico poi trasformato dalla leggenda in un essere
umano.
C’è invece chi ritiene che sia esistito veramente: nel VI secolo d.C. fu forse il re o il capo di
una tribù britannica impegnata nella resistenza contro gli invasori Sassoni.
Purtroppo dell’Artù storico, se mai c’è stato, si conosce ben poco: lo stesso nome "Arthur", in
inglese, non fornisce indicazioni sulla sua origine. Potrebbe derivare:
a) dal latino Artorius (in tal caso Artù era forse un Comes Britanniarum , ovvero un
rappresentante locale dell’Impero Romano);
b) dal gaelico Arth Gwyr ("Uomo Orso");
c) da Art (Roccia in irlandese).
Un principe britanno chiamato "Arturius, figlio di Aedàn mac Gabrain Re di Dalriada" è citato
dall’agiografo Adomnan da Iona nella "Vita di San Colombano" (VIII secolo).
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Nella "Historia brittonum" lo storico Nennio racconta che il dux bellorum Artorius era il
comandante dei Britanni durante la battaglia contro i sassoni al Mons Badonis.
Gli "Annales Cambriae" (X secolo) descrivono la sua morte e quella del traditore Medraut
("Mordred") nella battaglia di Camlann nell’anno 539 d. C.
Altri storici dell’epoca, tra cui Gildas e il Venerabile Beda, non fanno alcun cenno a un
condottiero chiamato Artù.
Arthur diventa protagonista o comprimario di narrazioni gallesi intorno al 600 d.C. Nell’XI
secolo era già considerato dagli inglesi un eroe nazionale e le sue imprese - diffuse dalle
canzoni dei Bardi - erano note non solo in Gran Bretagna, in Irlanda, nel nord della Francia,
ma anche nella lontana Italia: lo dimostra un bassorilievo sulla "Porta della Pescheria" del
Duomo di Modena realizzato intorno al 1120. 13
Ma l’Artù celtico-britannico era un personaggio che i romani avrebbero definito "un barbaro":
un re robusto e coraggioso quanto rozzo e incolto. La sua notorietà internazionale
impose quella che oggi definiremmo un’operazione di "rinnovamento dell’immagine" allo
scopo di nobilitare la sua figura e farne il signore di Camelot.
Fu Geoffrey di Monmouth a dare il via al processo che avrebbe trasformato Re Artù da
monarca "barbaro" a simbolo messianico di Re-Sacerdote e i suoi cavalieri in un perfetto
modello per le istituzioni cavalleresche medioevali. Nelle sue opere tracciò una precisa
quanto fantasiosa genealogia del sovrano, recuperò e interpretò in chiave cristiana (e non più
celtica) Merlino e gli altri comprimari ponendo alcuni capisaldi del futuro ciclo, battezzando,
per esempio, "Avalon" il sepolcro da cui Artù sarebbe risorto "quando l’Inghilterra avrebbe
avuto ancora bisogno di lui ".
III) Cronologia proposta
Le leggende sulla saga di Merlino, Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda sono innumerevoli
e non esiste una cronologia unica, definita o condivisa. Di conseguenza l'autore si è preso la
libertà di offrire una sua proposta.
410
Marzo
Aprile
Maggio
411
420
429
435
441
451
Dicembre
Profezia di Avalon
Nimue affida ai Calibi l'incarico di forgiare Excalibur
Nimue, la dama del lago, incarica i Calibi di forgiare Excalibur.
Affida la spada alla sacerdotessa Branwen che la porta da Avalon in
Britannia, sceglie una roccia, collocata in un luogo a lei solo
conosciuto vicino a Caldicot, che grazie ad un incantesimo accoglie
la spada. Sulla strada del ritorno Cernunnos ferma Branwen e con
la violenza cerca di ottenere il segreto: la sacerdotessa preferisce la
morte.
Nascita di Myrrid
Myrrid viene accolto nella comunità dei Druidi
Myrrid diventa consigliere di Pendragon
Nasce Morgaine
Nasce Artù e viene consegnato a Sir Hector
Morgana abbandona il castello del padre
13
Con almeno dieci anni di anticipo sul ciclo di narrazioni scritte cui dette l’avvio Chretien de Troyes, il più
grande scrittore medioevale di romanzi arturiani, originario della Champagne, attivo tra il 1130 e il 1190.
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459
460
460
460
Maggio
2 settembre
3 settembre
Muore Uther Pendragon in un’imboscata
Artù ritrova Exaclibur
Myrrid giunge a Caldicot
Artù diventa re
IV) La leggenda della spada nella roccia
La Leggenda Della Spada nella Roccia è narrata in modo compiuto nel libro di Terence
Hanbury White "The Sword in the Stone" del 1938. Artù nacque, secondo la leggenda, a
seguito di un incantesimo di Merlino, grazie al quale Uther Pendragon, precedente re
britannico, poté giacere con la bella Igerna, di cui si era invaghito, facendosi passare per il
marito. Nacque il piccolo Artù che, viene portato via da Merlino il quale lo fa crescere lontano
dal regno del padre naturale e in seno ad un altra famiglia. In età adulta ottiene il trono
estraendo la "spada da una roccia", estrazione resa possibile solo a colui degno di diventare
il "vero re" ovvero l’erede di sangue di Uther Pendragon.
Come andarono i fatti
Tutti i più importanti uomini del regno si riunirono il mattino di Natale a pregare in chiesa e sul
sagrato scorsero un grande masso di marmo, al centro del quale era inserita un’incudine
nella quale era infitta fino all’elsa una spada.
Attorno alla spada erano incise queste parole: "Chi estrarrà questa spada dalla pietra e dalla
pietra sarà il legittimo re d’Inghilterra".
Tutti i più forti cavalieri si provarono a estrarre l’arma, ma ebbero un bello sforzarsi: la spada
non si mosse di un pollice. "Il vero re non é qui" disse l’arcivescovo della chiesa, "ma Dio ce
lo farà conoscere. Che dieci uomini vigilino su questa spada finché non arriva".
Nel frattempo, si decise che tutti i cavalieri avrebbero provato ad estrarre la spada a turno, e
in attesa della comparsa del legittimo sovrano si stabilì di tenere un torneo il giorno di
Capodanno, in modo che tutti intanto restassero uniti.
La notizia della spada miracolosa e del torneo si diffuse rapidamente dappertutto, e uno dei
cavalieri che si recò a Londra per provare le proprie forze fu Ector, accompagnato da suo
figlio Cei e da Artù’.
Cei era stato armato cavaliere solo due mesi prima, e Artù era il suo scudiero. Era il primo
torneo di Cei, il quale s’avvide di aver lasciato la propria spada all’alloggiamento, e disse ad
Artù: "Su, corri a prendermi la spada". Artù andò alla casa dove alloggiava Cei, ma questa
era chiusa: tutti erano andati ad assistere al torneo. "Cei non può restare senza spada tutto il
giorno" pensò il ragazzo. "Andrò a prendergli quella infissa nel masso davanti alla chiesa".
In quel momento il sagrato era deserto. Artù impugnò la spada, la estrasse senza la minima
difficoltà e la portò a Cei, il quale subito la impugnò e la riconobbe. Corse dal padre e gli
disse: "Sire, ecco la spada infilata nel masso. É chiaro che devo essere io il re. Sir Ector
abbandonò il torneo, portò il figlio in chiesa e gli ordinò di dirgli, giurando sulla Bibbia, come
aveva avuto la spada. "Padre!" esclamò Cei, "me l’ha data Artù"
Allora Ector chiese ad Artù come si fosse procurato la spada, e Artù gli riferì come si erano
svolti i fatti. "Non c’era nessun guardiano sul sagrato?", chiese Sir Ector. "No", rispose Artù.
Adesso so che tu devi essere il re di questo paese. "Perché proprio io?", domandò Artù
sbalordito. "Perché questa é la volontà di Dio", rispose Ector,"nessuno, salvo il legittimo
sovrano, può estrarre la spada dal masso e dall’incudine. Adesso fammi vedere se sei in
grado di infilare di nuovo la spada nel masso e di estrarla nuovamente". E Artù: "Ma é
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semplicissimo!" e rimise l’arma al suo posto.
Sir Ector provò allora a svellere la spada, ma invano. Ordinò al figlio di fare lo stesso. Anche
Cei ne fu incapace, per quanti sforzi facesse. "Adesso prova tu", disse Sir Ector ad Artù,
"vediamo se sei in grado di estrarla".
E senza il minimo sforzo, impugnata la spada, la estrasse dal masso. Allora Ector gli svelò il
segreto della sua nascita e come egli fosse stato portato in gran segreto da Merlino. Artù ne
fu rattristato perché credeva che Sir Ector fosse il suo vero padre, ma l’amore tra i tre restò
saldo quanto prima. Andarono dall’arcivescovo a spiegargli quanto era accaduto, e il prelato
decretò che di lì a dodici giorni tutti i cavalieri dovessero radunarsi un’altra volta, perché le
pretese al trono di Artù fossero comprovate pubblicamente.
Ognuno tentò ancora di svellere la spada, ma sempre invano. Soltanto Artù la estrasse senza
sforzo. Gli invidiosi cavalieri, però, non restarono affatto convinti, e pretesero un’altra prova,
irritati all’idea che un giovane sconosciuto regnasse su di loro. Dopo la terza prova il popolo
proclamò a gran voce la sua fede in Artù, e finalmente poveri e ricchi si inginocchiarono
concordi davanti al nuovo sovrano da tutti riconosciuto tale.
Solo allora Merlino rivelò all’assemblea dei signori e dei popolani chi fosse il vero padre di
Artù. Questi prese la spada e andò a porla sull’altare, giurando che sarebbe stato un buon re
e che avrebbe difeso la verità e la giustizia ogni giorno della sua vita. E lo stesso giorno,
l’arcivescovo armò Artù cavaliere e lo unse re, ed egli da allora regnò con saggezza e
prudenza.
V) La spada nella roccia di San Galgano (Italia)
La storia dell’abbazia di San Galgano è strettamente connessa a quella di un cavaliere,
Galgano Guidotti di Chiusdino che, nell'anno 1180, stanco della guerra, giunse sulle pendici
di Montesiepi. Qui, ebbe una visione: gli apparve l’Arcangelo San Michele che gli parlò con
parole soavi, di pace e carità. Egli fermò il suo cavallo bianco, scese a terra e pensò alla sua
vita. Fu in quel momento che decise di rinunciare a tutto per diventare un eremita. Prese la
sua spada, che mai più avrebbe usato contro anima viva, e la piantò in una roccia che
sorgeva su una collina. L’elsa disposta in quel modo gli apparve subito a guisa di croce, così
s’inginocchiò e iniziò a pregare. Questa è la leggenda che narrarono i suoi fedeli discepoli
quando, dopo la sua morte, nel 1185, giunsero lì sul posto i rappresentati della Chiesa
romana, disposti a iniziare il processo di canonizzazione.
Notiamo un particolare che potrebbe anche essere importante: la spada nella roccia di San
Galgano è precedente a quella di cui si narra nel ciclo bretone, l’Excalibur, la quale compare
per la prima volta nelle opere di Robert de Baron solo alcuni anni più tardi. Egli quindi, per
logica, potrebbe essersi ispirato proprio alla storia del cavaliere di Chiusdino. Tant’è che il
nome di quest’ultimo, Galgano, ricorda molto quello del cavaliere della tavola rotonda Sir
Gawain, detto anche Galvano. Sarà un caso? Alcuni studiosi non credono nel caso, e nel
cavaliere toscano vogliono proprio vederci l’ispiratore del personaggio arturiano. Fu davvero
la storia di San Galgano a ispirare i racconti del ciclo bretone risalenti al XII secolo?
Fino agli anni ‘20 del Novecento la spada era inserita in una fessura praticata nella roccia ed
era possibile estrarla. Nel 1924, durante i lavori di restauro, venne rimossa la grata che la
proteggeva e si decise di saldarla alla pietra con del piombo fuso. In seguito, negli anni ‘60,
un “vandalo” la ruppe nel tentativo di estrarla. Evidentemente, non era destinato a regnare,
così come chi cercò nuovamente di estrarla nel 1991.
La spada è attualmente protetta da uno spesso strato di cristallo. In questi ultimi anni è stata
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sottoposta a degli esami nell’ambito di uno studio promosso dal prof. Luigi Garlaschelli
dell’Università di Pavia, il quale ha confermato l’autenticità della reliquia e la sua
appartenenza storica al XII secolo d.C. Lo studioso inoltre, già nel 2001, annunciava il suo
desiderio di voler scavare sotto di essa per trovare il corpo del santo. I rilevamenti non
invasivi effettuati con il georadar avevano infatti evidenziato la presenza di una nicchia di
circa 183 centimetri per 91, capace di contenere le spoglie del cavaliere. Tuttavia, gli scavi
non hanno mai avuto inizio perché le ricerche archivistiche effettuate dal professor Conti di
Chiusdino hanno riportato alla luce delle antiche carte da cui si evince la presenza, nello
stesso punto, di un’altra sepoltura, già indagata nel 1694. Una sepoltura che nulla avrebbe a
che vedere con il nostro Galgano.
VI) La spada nella roccia di Rocamadour (Francia)
Secondo la tradizione locale, la spada qui infissa sarebbe la leggendaria Durendal
(Durlindana) del paladino Orlando, le cui gesta ci sono state narrate più volte nel corso della
storia della letteratura. Fulcanelli scrisse che «la spada che apre la roccia, la verga di Mosè
che fa scaturire l’acqua dalla pietra di Horeb, lo scettro della dea Rea, con cui ella colpisce il
monte Dindimo, il giavellotto d’Atalanta sono un unico e medesimo geroglifo di questa materia
nascosta dei Filosofi».
Rocamadour sarebbe in qualche modo collegata alla Toscana: a una trentina di chilometri da
Chiusdino infatti sorge la chiesa di Santa Maria di Rocamadore, il cui nome ricorda molto
quello del santuario francese. Non dobbiamo dimenticare, tra l’altro, che a Malavalle, sempre
nei pressi di Chiusdino, vi è un’altra chiesa nella quale sono conservati i resti di un eremita
della stessa epoca di San Galgano. Secondo il professor Garlaschelli, potrebbero trattarsi dei
resti di Guglielmo X d’Aquitania, padre di Eleonora, che a un certo punto della sua vita, nel
1137, decise di lasciare tutto per fare l’eremita in Toscana.
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