Tema APRILE: Il diritto alla strada

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Tema APRILE: Il diritto alla strada
Cari Genitori,
questa volta ci dedichiamo al Diritto dei bambini alla strada. Viene quasi una certa malinconia nel trattare
questo tema, ripensando all’infanzia di qualche anno fa, trascorsa tra cortili, piazzette e strade del
quartiere: si faceva esperienza di sé e del mondo trascorrendo momenti al di fuori dei tempi programmati e
controllati dagli adulti. Oggi, per tanti motivi, “la strada” e tutto ciò che essa rappresenta è sempre meno
frequentata dai nostri bambini, ma la sollecitazione più ampia che possiamo cogliere dalle riflessioni che
seguiranno è quella di non smettere di pensare in un’ottica di mondo “a misura di bambino”, anche dal
punto di vista della progettazione urbanistica delle nostre città.
Manuela Forte
Psicopedagogista del Servizio
7. IL DIRITTO ALLA STRADA
a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade
SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALE CITTA’ DEL SOLE O.N.L.U.S. via delle Canovine 46 24126 Bergamo
Tel: 035 5098746/747
Fax: 035 5098745
e.mail: [email protected] C.F. e P.IVA: 02171880160 Trib. Reg. Soc. 43610 Vol. 42659 C.C.I.A.A. Bg 268856
n. iscrizione albo nazionale cooperative a mutualità prevalente A118469 / n. iscrizione albo regionale delle cooperative sociali A122
La strada è per eccellenza il luogo per mettere in contatto. La strada e la piazza dovrebbero permettere
l'incontro. Oggi sempre più le piazze sono dei parcheggi e le strade sono invivibili per chi non ha un mezzo
motorizzato. Piazze e strade sono divenute paradossalmente luoghi di allontanamento. É praticamente
impossibile vedere bambini giocare in piazza, spostarsi in bicicletta. Gli anziani sono continuamente in
pericolo in questi luoghi.
Dobbiamo renderci conto che, come ogni luogo della comunità, la strada e la piazza sono di tutti, così come
ancora è in qualche nostro piccolo paesino di montagna o in molte città del Sud del mondo.
Gianfranco Zavalloni
Anima in pena è il mio secondo nome. Me lo dice K., me lo dico io, me lo dice la mia famiglia intera. Come
se questo non saper stare mai in nessun luogo non fosse anche un po' un'ansia genetica...
Come queste nostre vacanze di inizio anno, nonostante “gli gnomi” siano tutti malati: siamo passati dalle
vette
innevate
al
mare
d'inverno.
Perché
fermi
fermi
non
ci
sappiamo
stare.
E forse anche questo vuol dire la strada.
Ormai ben pochi hanno il privilegio di poter vivere la strada nel gioco. Men che meno chi vive nelle
metropoli. Anche noi, che viviamo in un paese piccolo, abbiamo ormai poche strade ancora giocabili, quelle
chiuse, quelle troppo strette per le macchine, quelle che confinano col bosco. Ma si contano sulle dita di
una mano. La provincia viene salvata dai cortili. Che non è strada, ma è comunque prato, ghiaietta, asfalto
pure per sbucciarsi ben bene e andare in bici. Altro non c'è...
E allora entra in gioco l'anima in pena. Perché è vero che spesso è una condanna. Ma il bisogno viscerale di
camminare, di errare, di contemplare, di viaggiare, spesso aiuta anche i bambini a vivere il mondo come
un'unica enorme strada.
E quando faccio e disfo valigie, quando vedo che gli gnomi saltano i ritmi a causa del nostro pellegrinare mi
assale lo sconforto e penso che li sto condannando a causa di un mio bisogno.
Poi però li vedo così entusiasti di quello che vedono, del diverso che incontrano, che i dubbi si sciolgono,
come neve al sole. Si fa fatica a viaggiare, si fa fatica a giocare in strada. Ma che meraviglia è... Forse è
anche ora di pensare che anche la fatica sia un diritto dei bambini da tutelare....
Una mamma, da www.mammainverde.blogspot.com
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Le città italiane, e specialmente le buone città fanno molto per i bambini: dedicano all'infanzia notevoli
risorse economiche e umane, ma non rispondono alle loro reali esigenze. La città prepara infatti per i
bambini spazi separati e specializzati come giardinetti, ludoteche, parchi tematici e tutte le proposte
educative. Sempre spazi protetti e vigilati da adulti. La scuola occupa buona parte del tempo quotidiano
con le ore di classe e con i compiti per casa. La famiglia impegna il tempo rimanente 'regalando’ ai figli le
scuole pomeridiane di sport, di lingua o di attività creative, ma pur sempre scuole. Il tempo che rimane
viene trascorso davanti a uno schermo ….
Nelle nostre città stanno scomparendo il tempo libero e il gioco spontaneo, i bambini non si vedono più per
strada. L'80% non gioca più all'aria aperta. Ecco perché occorre ripensare la politica delle città, restituire ai
bambini l'uso della città come spazio pubblico. Credo che la differenza più importante fra l'essere bambino
ai miei tempi è oggi la scomparsa del tempo libero.
La possibilità di uscire di casa da soli per incontrarsi con amici, scegliere con loro un gioco e un luogo
adeguato. Vivere insieme, anche se all'interno di un giusto confine di regole dettate dalla famiglia, le
esperienze dell'avventura, della scoperta, del rischio, e non vedere l'ora di tornare a casa per raccontarle.
Mentre i nostri genitori non c'erano noi potevamo approfittare per crescere, imparare, prepararci a
vivere. Invece non potendo vivere esperienze autonome i bambini non sempre conoscono l'esperienza
dell'ostacolo, del rischio, della frustrazione, del successo, nei tempi e nei modi giusti.
In questa situazione, se l’esigenza del cambiamento resta un’esigenza prioritaria, assumere il bambino
come alleato e come parametro può essere di grande aiuto. Se assumiamo le esigenze del bambino (che
rappresentano bene quelli di tutti i cittadini deboli) come riferimento per il cambiamento, diventa
impossibile il compromesso o l’intervento di sola apparenza. Quello che si assume come obiettivo è che
l’adulto rinunci a considerare se stesso come parametro della sua politica e la soddisfazione delle esigenze
come soddisfazione dei bisogni di tutti. Confrontarsi con il bambino, accogliere le sue richieste, chiedere la
sua collaborazione significa questo. Soddisfare i bisogni del bambino significa cambiare profondamente la
città e farla migliore per tutti. Per esempio perché un bambino possa muoversi con sicurezza nelle strade,
per raggiungere i suoi luoghi di studio o di gioco senza controllo adulto, significa modificare profondamente
la struttura e le abitudini della città: ripensare le strade come luogo di comunicazione per tutti, recuperare
atteggiamenti di cooperazione e di responsabilità sociale, garantire tutti a partire dai più piccoli e dai più
deboli.
Francesco Tonucci, Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione - CNR , Responsabile del progetto “Città
dei bambini”. www.lacittadeibambini.org
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