Biomassa, quattro mosse per capire se è conveniente
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Biomassa, quattro mosse per capire se è conveniente
Biomassa, quattro mosse per capire se è conveniente Valutazione delle domanda di calore, della disponibilità della biomassa a livello locale, analisi tecnica ed economica, gestione della filiera e schema di contratto calore Sono queste le quattro fasi che hanno portato alla redazione di tre studi di fattibilità per la realizzazione di altrettanti impianti a biomassa nei comuni di Piazzatorre, S.Ombrono Terme e Alzano Lombardo (tutti in provincia di Bergamo). A redigerli è stata Finlombarda, nell'ambito del Progetto Factor20 per la razionalizzazione delle politiche di sostenibilità energetica, co-finanziato dal Programma comunitario LIFE+ e dal Ministero dell'Ambiente. La scelta dei Comuni. Il percorso verso lo studio di fattibilità è iniziato dalla selezione dei Comuni dove realizzare la sperimentazione. La scelta è avvenuta tra queli Enti che, all'interno dell'iniziativa del Patto dei Sindaci, avevano inserito nei propri PAES la realizzazione di una rete di teleriscaldamento a biomassa. Le mosse. Il primo punto è stato capire la disponibilità di biomassa. "Da questo punto di vista avevamo il vantaggio di partire da una buona base rappresentata dai dati elaborati dal BioEnerGIS", spiega Mauro Alberti della direzione Energia di Finlombarda. Il progetto europeo, che in Italia ha interessato proprio la Lombardia, aveva lo scopo di mettere a disposizione dei decisori pubblici strumenti per la pianificazione dello sfruttamento sostenibile delle biomasse. Il secondo step è stato considerare la domanda di calore di potenziali utenti pubblici e privati e la propensione all'allacciamento alla rete di teleriscaldamento sulla base della tipologia ed età dei generatori di calore, del combustibile utilizzato e di altri fattori economici. A questo, è seguita l'analisi di diversi scenari tecnologici condotta considerando i costi di investimento e di gestione per determinare gli indicatori di redditività, infine, sono state approfondite le strategie per attivare e gestire la filiera locale ed è stato individuato un contratto tipo che i Comuni potranno prendere a riferimento. I risultati. In tutti i Comuni presi in considerazione (Piazzatorre, S. Ombrono Terme e Alzano Lombardo) la quantità di biomassa disponibile si è rivelata sufficiente a giustificare la realizzazione di un impianto. "Questo comunque deve essere sempre affiancato da altri sistemi che possano fungere da supporto qualora venisse richiesto più calore", sottolinea Alberti. II tempo di ritorno degli investimenti. Nei tre casi presi in considerazione, il tempo di pay back è compreso tra i 7 e i 12 anni. Un dato, accompagnato dalle analisi a supporto, che può tornare utili anche per attrarre finanziamenti. "La provincia di Bergamo ha iniziato un percorso per ricevere un prestito a tasso agevolato alla anca Europea per gli Investimenti, per esempio. Ma più in generale, gli studi possono essere allegati a una richiesta di bancabilità del progetto", evidenzia Alberti. La biomassa locale. Nei Comuni presi in considerazione la maggior parte della biomassa si trova a una distanza compresa tra i 10 e i 15 km. Gli studi sono stati utili per fornire indicazioni in relazione alle modalità ritenute più efficaci per attivare una filiera di biomassa locale e un servizio di fornitura calore per mezzo di reti di teleriscaldamento. In questo caso, lo strumento più idoneo per formalizzare la gara è stato individuato nella concessione, tramite cui la realizzazione e la gestione dell'impianto vengono affidati ad un privato. Per garantire l'attivazione di una filiera locale si può prevedere, in fase di valutazione, una premialità legata alla distanza dell'impianto dai punti di approvvigionamento di biomassa. Si può inoltre ipotizzare uno sconto sul canone annuo per la biomassa di origine locale effettivamente utilizzata. Il progetto. "Quello che ci interessa è anche fare studi che siano replicabili su altri territori", spiega Francesca Baragiola, della direzione Energia di Finlombarda. Un aspetto la cui importanza è sottolineata dal fatto che sono 36 i Comuni della provincia di Bergamo che hanno inserito nei propri PAES interventi che prevedono reti di teleriscaldamento alimentate a biomassa locale.