Osservazioni al progetto della centrale a biomassa di

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Osservazioni al progetto della centrale a biomassa di
CENTRALE COGENERAZIONE TERMOELETTRICA ALIMENTATA A BIOMASSA E RETE TELERISCALDAMENTO
PROGETTO 28 SETTEMBRE 2012. LOCALITA' DOSSI. COMUNE VALBONDIONE
RICHIEDENTE: SVILUPPO TURISTICO LIZZOLA SPA
STL spa. Procedura Abilitativa Semplificata (PAS)
Il progetto viene presentato il 28 settembre 2012. Programma lavori: aprile 2013 - dicembre 2013
Comune Valbondione. Seconda Conferenza dei Servizi
Il 30 novembre 2012 si svolge la seconda riunione e viene dato assenso definitivo al progetto
 osservazione: prescrizioni ininfluenti da parte delle Commissioni e degli Enti coinvolti. Eccezioni:
ASL: chiarimenti per dispersione emissioni in atm e preoccupazioni per traffico trasporto materia prima
Relazione geologica: richiesta protezione dell'edificio dalla caduta sassi
Relazione Consorzio Forestale Alto Serio indica limitata potenzialità di approvvigionamento biomassa in
loco (820 t/anno dai boschi comunali, subordinata all'attuazione dei piani di taglio e dei miglioramenti
e 3000 t/anno dalle segherie locali) rispetto al consumo previsto dal progetto (16000 t/anno).
Comune Valbondione. Determinazione di presa d'atto della dichiarazione di PAS (delibera 30.11.2012)
considerata la documentazione presentata con PAS il 28.09.2012
e successive integrazioni presentate in massima parte il 28.09.2012, poi il 18.10 e 15.11.2012
 osservazione: rapidità dell'intera procedura di presa d'atto, che autorizza l'avvio dei lavori
Sono state fatte due Conferenze dei Servizi, che hanno coinvolto i seguenti Enti e Commissioni:
- Soprintendenza per i Beni Archeologici,
- Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio,
- Parco Orobie Bergamasche,
- Comando Provinciale Vigili del Fuoco,
- Comunità Montana Valle Seriana,
- Provincia di Bergamo - Servizio Viabilità e Trasporti,
- Regione Lombardia Sede Territoriale di Bergamo,
- Provincia di Bergamo - settore ambiente,
- Ministero dello Sviluppo Economico - comunicazioni,
- Ministero dello Sviluppo Economico - dipartimento per la competitività,
- Arpa Lombardia,
- Asl Bergamo - servizio igiene e sanità pubblica,
- Enel Distribuzione spa.
Il progetto è stato presentato il 28 settembre 2012. La Delibera conclusiva è del 30 novembre 2012.
Un esempio di mirabile efficienza amministrativa (oppure di altro).
Nessuno di questi enti ha saputo o voluto entrare nel merito del reale significato dell'operazione.
Prima di affrontare il progetto STL, risulta utile ricordare alcuni aspetti riferiti alla biomassa.
Biomassa. Risorsa rinnovabile
L'impiego energetico della biomassa sostituisce una quota di risorse non rinnovabili destinate al riscaldamento ambientale e dell'acqua sanitaria. La rinnovabilità deve considerare un uso razionale della
vegetazione per potere perpetuare nel tempo la possibilità di prelievo, che deve quindi essere bilanciato e oculato, guidato da criteri di competenza ecologica e forestale, per evitare un rapido degrado
ambientale. Ulteriore requisito importante: il prelievo della biomassa deve essere effettuato localmente, per non introdurre significativi impatti ambientali dovuti al trasporto.
Risorsa senza requisiti per altri impieghi
Il bosco ceduo non ha valore come legname d'opera, i tagli di conifere lasciano come residuo forestale
il 30%: queste quote ben si prestano a essere cippate (frantumate). Il prelievo per uso energetico della biomassa senza pregio si presenta ottimale in una situazione come quella della Alta Val Seriana, dove ampie superfici boscate sono in stato di abbandono o di non produzione.
Il prelievo è un'azione necessaria per garantire la vita del bosco stesso.
Combustione della biomassa
Bruciare legna ha alcuni requisiti favorevoli:
- l'approvvigionamento gratuito o il basso costo d'acquisto,
- la larga disponibilità in certe zone,
- la semplicità d'impiego in stufe, termo camini, caldaie.
La sempre più diffusa e consolidata abitudine di riscaldare e di cucinare con questi impianti comporta
la necessità di superare le criticità della combustione della legna, che sono:
- basso rendimento,
- alto inquinamento: ossido di carbonio, fuliggini e idrocarburi (vedi figura), diossine e furani 1.
Per ridurre queste criticità si adottano:
- camere di combustione chiuse e controllo dell’ingresso di aria;
- cippati, residui agricoli, pellets, alimentati gradualmente per migliorare il contatto solido e aria;
- caldaie a ventilazione forzata per garantire un continuo apporto di ossigeno e obbligare i gas, ricavati dalla pirolisi, cioè decomposizione della biomassa in carbone e gas, in una zona a elevata temperatura per la completa combustione.
Particolato fine (PM10 in mg/MJ), visualizzato come sbuffo del camino, che deriva da diversi combustibili e impianti.
Considerando la produzione di polveri sottili (PM10) in Provincia di Trento, in situazione con ampia zona montana, gli impianti di combustione domestici incidono per il 55% del totale delle polveri prodotte.
La figura mostra che, a parità di calore fornito, una stufa tradizionale a legna spezzata, senza controllo dell'aria di combustione, produce polveri 1500 volte di più rispetto a una normale caldaia a metano; una stufa a legna, dove viene regolata
l'aria di combustione, 750 volte; una stufa a pellets, dove il combustibile viene alimentato in modo continuo e soffiata l'aria
di combustione, 150 volte; una caldaia a gassificazione 15 volte. Fonte: Provincia Autonoma di Trento, APPA, 2008.
1
Considerando la produzione di diossine, in Europa il riscaldamento domestico a legna rappresenta la voce più importante e
contribuisce per il 25%.
Cogenerazione e teleriscaldamento
L'impiego della biomassa in impianto centralizzato con distribuzione del calore può essere ritenuta una
modalità più corretta rispetto agli impianti singoli, familiari, spesso obsoleti, comunque poco efficienti.
Un requisito che qualifica l'impiego della biomassa è la presenza di cogenerazione di energia elettrica:
il calore scartato dalla trasformazione, anziché essere disperso in ambiente e costituire un impatto, è
avviato (con trasporto a distanza, cioè teleriscaldamento) a un utilizzo meno impegnativo, a un impiego in cascata: si configura così un eccellente uso appropriato del calore a bassa temperatura da destinare al riscaldamento di aree a elevata densità abitativa, dove il trasporto trova massima convenienza.
Filiera virtuosa
Un impianto di cogenerazione alimentato a biomassa può essere convenientemente inserito in un contesto in grado di restituire numerosi aspetti positivi:
- il prelievo di biomassa dai boschi non è conveniente per i costi elevati e per la scarsa qualità del materiale; la biomassa destinata alla combustione può essere recuperata in zona dalla pulizia delle aree
boschive abbandonate o in stato di non produzione forestale, dai residui delle lavorazioni del legno,
dai tagli e dalle potature raccolte presso i residenti;
- la manutenzione delle aree boschive può generare un'offerta importante di attività lavorativa, destinata a rispondere a un'esigenza sicuramente primaria;
- la manutenzione e pulizia dei boschi riducono il rischio di incendi boschivi; la raccolta degli scarti che
derivano dai residenti eliminano i rischi di incendio indotti dalle consuete combustioni all'aperto;
- la pulizia delle aree boschive può contribuire a ridurre la probabilità e la gravità di dissesti idrogeologici, determinati in particolare dall'azione non governata e dalla mancata manutenzione del reticolo
idrico minore, ed evitano i successivi costi dei danni provocati e i costi dei ripristini del territorio;
- l'impiego della biomassa, ricavata dal territorio locale garantendo la riproduzione, riduce la dipendenza da fonti fossili e i costi del servizio di riscaldamento; ancora meglio se contestualmente si interviene a ridurre il fabbisogno di calore con interventi di coibentazione del patrimonio esistente;
- la produzione di calore centralizzato è una modalità in grado di ridurre la quantità di risorsa necessaria per ottenere il calore richiesto, in quanto si caratterizza con un rendimento più elevato rispetto a
tutti gli impianti singoli; si sottolinea ancora che la risorsa utilizzata (ramaglie e cippati) è di qualità
inferiore rispetto alla biomassa normalmente utilizzata negli impianti singoli (legna spaccata, pellets), rendendo disponibili queste ultime risorse per impieghi di maggiore pregio;
- la produzione di calore centralizzato e controllato per quanto concerne le emissioni risulta una modalità in grado di ridurre la produzione di sostanze inquinanti (tipicamente polveri, idrocarburi policiclici aromatici, microinquinanti come diossine e furani) generate in modo diffuso e a bassa quota
dagli impianti familiari, che funzionano sicuramente con modalità di combustione e di dispersione
delle emissioni da ritenere meno favorevoli rispetto a un impianto centralizzato, ma anche generate
dalla diffusa pratica di combustione con fuochi all'aperto.
La possibilità di concretizzare i vantaggi in termini di risorse (riduzione dei combustibili per ottenere il
riscaldamento), in termini ambientali (riduzione dell'inquinamento atmosferico derivante dalle combustioni domestiche, riduzione del degrado boschivo) e in termini economici e sociali è il risultato di un
progetto che sappia discutere e condividere con la popolazione gli obiettivi e le modifiche dei comportamenti implicati da questa innovazione. Anche in provincia di Bergamo sono state avviate iniziative di
questo tipo (Lenna, Piazzatorre, S.Omobono Terme) 2.
Una centrale viene concepita dove c'è una domanda costante di calore (per esempio ospedali o particolari attività industriali) o si configurano condizioni con significativa densità abitativa (non è certo il
caso di Valbondione, caratterizzato da più nuclei con tipologia diffusa) e viene dimensionata in funzione della reale esigenza di calore delle strutture presenti, della volontà concreta di sostituire l'uso domestico della legna e degli altri combustibili.
In una comunità non coinvolta e sensibilizzata il teleriscaldamento, in molti casi, non verrebbe allacciato perché si manterrebbe il riscaldamento a legna, il cui costo di approvvigionamento è nullo o molto contenuto.
Un intervento di questo tipo si avvia in primo luogo con un'indagine conoscitiva per individuare il fabbisogno delle abitazioni, le modalità di riscaldamento, le prospettive e le intenzioni future e si traduce
nella possibilità di ricavare un interessante settore di lavoro per alcuni tecnici (indagine conoscitiva,
orientamento e consulenza).
La domanda di calore dipende in misura importante dalle caratteristiche dell'involucro degli edifici:
l'indagine può definire e calibrare correttamente il fabbisogno di calore, considerando la fattibilità tecnologica e confrontando i costi per interventi rivolti alla sua riduzione.
La maggior parte degli edifici ha caratteristiche di elevata dispersione, condizione tanto più penalizzante perché in contesto montano: interventi di riduzione del fabbisogno risultano particolarmente incisivi e convenienti dal punto di vista economico.
La prospettiva di costruire una filiera virtuosa per la biomassa viene avviata considerando la disponibilità di materia prima locale, la volontà di ampliare questa disponibilità, affrontando gli aspetti forestali,
dando un valore al lavoro che può essere indotto e la riduzione del degrado dei boschi.
A tale proposito si può partire dalle considerazioni formulate nella relazione sull'approvvigionamento
biomassa dal Consorzio Forestale Alto Serio.
Definito che una centrale a biomassa si determina considerando il fabbisogno di calore che si intende
servire (la domanda) e la disponibilità locale di biomassa che si intende destinare alla combustione
(l'offerta), si possono affrontare le questioni squisitamente ingegneristiche.
2
Le centrali a biomassa di Ardesio, Fino del Monte, Rovetta, Almenno San Salvatore non prevedono cogenerazione
elettrica; sono impianti termici centralizzati destinati a soddisfare domanda di calore che deriva esclusivamente da strutture
pubbliche senza coinvolgere gli impianti domestici.
La centrale di Sedrina ha funzionato fra il 2009 e il 2013 servendo 200 utenze domestiche; ora è ferma per una serie di
motivi, fra cui l'indebitamento e i crediti inseriti in una vicenda fallimentare di altra società.
Schema del turbogeneratore fornito dal produttore: è riportato il principio di funzionamento del ciclo ORC
Scheda tecnica sintetica del progetto
potenza termica centrale biomassa 5,29 MW
potenza termica utile 4,1 MW
producibilità termica 32800 MWh/anno
energia termica auto consumata 2400 MWh/anno
energia a rete teleriscaldamento 23890 MWh/anno
utilizzo previsto 8000 ore/anno:
configurazione invernale: 5000 ore (4,1 MWt = 3,8 teleriscaldamento + 0,3 perdite),
configurazione estivo/notturna: 3000 ore (1,5 MWt = 1,0-1,2 teleriscaldamento + 0,3 perdite).
 con regime estivo: energia termica in dissipazione 4110 MWh (pari a 17% energia ceduta a TLR)
potenza elettrica centrale biomassa 0,999 MW
producibilità elettrica 7992 MWh/anno
potenza termica caldaia a metano 3,81 MW
rendimento termico centrale a biomassa: 77,5%
rapporto fra potenza elettrica e potenza termica: 19%
 il calore auto consumato è enorme e non giustificato (si veda osservazione precedente)
Alimentazione
2925 kg/h di cippato, per un totale di 16.000 t/anno
umidità media di progetto 43%
viabilità di accesso: passaggi stimati 662 in un anno, corrispondenti a 1,8 / giorno
acquisito entro un raggio di 50 km dal sito di combustione (modificato nelle integrazioni indicando 70 km)
Lettera di intenti (1 settembre 2012) tra Rinnova Green Energy srl di Scandolara Ravara (CR) e STL:
"disponibilità a conferire a STL la biomassa legnosa necessaria al regolare funzionamento della centrale"
"il cippato sarà sottoprodotto derivante da attività agricola, dalla gestione del bosco e da attività forestali"
"fornitura massima annuale 15.000 t cippato vergine"
Rete teleriscaldamento
doppia linea di tubazioni del fluido termovettore pre-isolate, sviluppo 4 km
temperatura acqua mandata 80°C, temperatura acqua ritorno 60°C
Il progetto (nel box precedente i dati sintetici) prevede una caldaia a biocombustibile da 5,29 MW destinata a soddisfare un fabbisogno di riscaldamento abnorme 3.
Nel progetto sono indicati i criteri di scelta della soluzione impiantistica:
" la taglia prescelta per l’impianto, 5,29 MW termici, pari a 0,999 MW elettrici, è il risultato del compromesso ottimale tra le quantità di biomassa disponibile e il fabbisogno energetico complessivo, quindi la redditività stimata
per l’impianto stesso e della non diretta proporzionalità tra taglia dell’impianto di generazione elettrica e costo
dei suoi componenti".
Si è puntato a installare un impianto a biomassa che prevedesse generatore elettrico di potenza appena inferiore a 1 MW per sfruttare la taglia d'impianto riccamente agevolata (nel 2012) 4.
La convenienza per il gestore era sicura, potendo godere dei contributi pubblici.
I punti critici di questo progetto rimangono la dimensione dell'impianto termico e l'efficienza energetica complessiva.
La dimensione di un impianto dovrebbe essere definita in base alla analisi della domanda termica che
si ritiene possibile allacciare alla rete di teleriscaldamento.
In generale, il 40-50% della potenza termica di punta (massimo invernale) si dimensiona con la centrale di cogenerazione (producendo circa l'80% dell'energia annua necessaria), affidando a una caldaia tradizionale a metano la produzione delle punte di calore. Nel progetto la caldaia a metano è inserita in sostituzione per i guasti e non in integrazione a quella a biomassa: in assenza di guasto l'impianto a metano non è attivo e quindi incide in modo pesante sui costi di investimento.
Il progetto prevede un'unica caldaia a biomassa, dimensionata per soddisfare anche la domanda di calore delle punte invernali: questa configurazione comporta la necessità di "dissipare" (buttare via) una
quota elevata del calore prodotto, per il quale non c'è una domanda stagionale continua.
L'ORC (Organic Rankine Cycle) è una tecnologia moderna ma tradizionale. Si usa l'OCR perché la caldaia a olio diatermico ha meno problemi di sicurezza rispetto ai cicli a vapore (non necessita di sorveglianza continua).
Le tecnologie alternative oggi sono costituite dagli impianti a pirolisi, dove la legna viene gassificata
(CO+H2) e il gas mandato a un motore a gas. Il vantaggio è che mentre un impianto ORC arriva a un
rendimento elettrico del 16-18%, un impianto a pirolisi arriva al 26%, quindi, bruciando la stessa
quantità di biomassa, produce più energia elettrica che è quella che dà maggiore ritorno economico.
L'impianto ORC privilegia invece la produzione di calore, con il presupposto che ci sia una domanda.
L'impianto a pirolisi prevede la deumidificazione della biomassa; di conseguenza la resa del cippato è
più elevata 5, cioè si ottiene la stessa quantità di calore con meno materia prima.
La ST Servizi Territorio srl ha sviluppato due studi di fattibilità per conto di CESTEC/ Finlombarda (Progetto FACTOR 20) per questo tipo di impianti nei Comuni di Piazzatorre e Sant'Omobono Terme. Si è scelto un approccio
non solo orientato al business economico, ma per lo sviluppo della filiera, in modo da bilanciare la disponibilità di
biomassa locale e la convenienza di allacciamento delle utenze termiche.
Gli studi prevedono due soluzioni: solo calore e calore + minicogenerazione elettrica da 0,3 MW. Già con questa
taglia non è facile garantire la disponibilità di legna locale. Non è stato previsto ciclo ORC per la bassa resa e per
la troppa legna necessaria: la soluzione OCR risulta impossibile da garantire in filiera corta.
3
Il calore che si prevede di distribuire (considerando il 6,5% di perdite dichiarate per il trasporto) corrisponde al fabbisogno
di 1400 abitazioni in classe G (160 kWh/mq), cioè ipotizzando la situazione di maggiore fabbisogno. Si ricorda che nel
2001 Regione Lombardia contava 2160 abitazioni a Valbondione, di cui 1657 seconde case: quindi solo 500 abitazioni
(compresa Lizzola non prevista nel teleriscaldamento) occupate stabilmente.
4
La taglia di 1 MW di potenza elettrica era quella massima possibile per accedere agli incentivi dei certificati verdi. Gli incentivi nel 2012 erano 280 €/MWh: considerando la produzione elettrica prevista di 7992 MWh/anno, sarebbero
corrisposti a un introito di 2,24 milioni di euro ogni anno. Ora i sussidi sono cambiati: per avere un valore maggiore di 300
€/MWh non si deve superare la potenza di 300 kW elettrici, cioè gli impianti piccoli sono privilegiati.
5
La deumidificazione (preriscaldo) si traduce nella riduzione del cippato consumato: potere calorifico umidità 50%: 1930
kcal/kg; umidità 30%: 2940 kcal/kg (-52%); umidità 15%: 3700 kcal/kg (-92%); umidità 0%: 4456 kcal/kg (-131%).
In sintesi
La centrale a biomassa di Valbondione non è stata concepita considerando la domanda termica che
sarebbe stato possibile servire con il teleriscaldamento e la biomassa disponibile in loco.
I dati di progetto e la soluzione tecnologica scelta fanno ritenere che la potenza termica sia molto surdimensionata rispetto a quella che potrebbe essere effettivamente necessaria (meno di un quarto).
Una taglia più contenuta avrebbe permesso di utilizzare le risorse effettivamente disponibili in loco.
L'impianto è stato scelto per fruire degli incentivi economici pubblici, erogati considerando la produzione di energia elettrica, da destinare al disavanzo della gestione degli impianti sciistici della STL spa.
Fra l'altro, il progetto tralascia qualunque piano economico-finanziario dell'operazione, cioè dati in merito ai costi (rete di teleriscaldamento 6, strutture, impianti, biomassa, ammortamenti, interessi passivi,
personale, gestione) e agli incassi (derivanti dagli incentivi e dalla vendita del calore) previsti negli anni di funzionamento.
Mitigazione delle emissioni
Sugli altri argomenti che determinano l'impatto ambientale (trasporti, stoccaggi, sistemi di abbattimento, ecc.) la tecnica offre buone soluzioni, che peraltro erodono l'utile economico per il gestore.
Emissioni in atmosfera
I limiti meno restrittivi (previsti dal D.L. 152/06) sono applicabili in quanto l’impianto rientra nella categoria “Impianti nei quali sono utilizzati combustibili solidi di potenza termica nominale installata <6 MW”.
Nel progetto si intendevano applicare limiti più restrittivi (previsti da D.M. 6 luglio 2012) con l'inserimento di ciclone, filtro a manica e sistema SNCR (additivazione di urea e reazione non catalitica)
- parametri di esercizio attesi: polveri totali < 10 mg/mc, CO < 100 mg/mc, NOx < 200 mg/mc
- carico atteso per polveri, riferito a portata 16000 Nmc/h, concentrazione 5 mg/Nmc: 0,08 kg/h,
pari a 672 kg/anno considerando esercizio 8400 h/anno.
Su richiesta ARPA, il camino viene innalzato e la sezione ridotta, per garantire una maggiore dispersione
 il regime di avvio, molto critico per quanto riguarda le emissioni, non è per nulla discusso
 il camino previsto per regime di emergenza (emissione in atmosfera con esclusione dei filtri) non è presidiato
Bilancio anidride carbonica
La biomassa viene considerata "neutrale"
 questa assunzione sarebbe corretta nel caso di approvvigionamento locale e con uso razionale della risorsa.
- si considera l'incremento dovuto per il trasporto (combustione carburanti),
- si considera la riduzione per mancata produzione di energia elettrica nel parco nazionale,
- si considera la riduzione dovuta alla sostituzione del metano con teleriscaldamento.
In realtà il miglioramento sarebbe inferiore in quanto viene sostituita una quota di riscaldamento già realizzata
con legna; per una contabilità corretta è indispensabile un'indagine preliminare che individui la situazione esistente, ne definisca il fabbisogno futuro e gli interventi di riduzione del fabbisogno
6
La realizzazione della rete di distribuzione del calore incide in maniera importante nel costo complessivo di una centrale di
teleriscaldamento, tanto più considerando la sfavorevole condizione dell'utenza di Valbondione (quantitativamente limitata
e diffusa sul territorio) e la posizione della centrale collocata a 1 km fuori del paese. Con impianti realizzati in situazioni più
interessanti (Tirano popolazione servita 7350 abitanti, Cavalese circa 4000 abitanti, dove la presenza alberghiera triplica la
popolazione del comune) l'investimento per la rete di teleriscaldamento ha inciso rispettivamente per il 72 e il 64%.
La centrale a biomassa. Oggi 2015
Nell'aprile 2014 la STL spa è stata dichiarata fallita e la vicenda della centrale ora è nelle mani del curatore fallimentare, che spera di ricavare qualcosa, se qualcuno è disposto a rilevare lo scheletro della
struttura e/o l'impianto, non consegnato, ma per cui sono stati pagati anticipi per un milione di euro.
Ci sono da ripagare i debiti lasciati alle imprese che hanno lavorato e agli altri creditori di STL.
L'ipotesi di proseguire con l'installazione di questa centrale a Dossi è molto improbabile, in particolare
considerando che gli incentivi ora in vigore per la produzione di energia elettrica per le taglie medie
(come è l'impianto di Dossi) sono più ridotti rispetto a quelli del 2012-13.
Inoltre dall'inizio del 2015 gli attuali incentivi si esauriscono e il loro rifinanziamento non è ancora stato deciso, considerando anche che il prezzo dell'energia elettrica in Italia si è ridotto. E, paradosso dell'economia, proprio le energie rinnovabili hanno contribuito a questo ribasso.
Sicuramente questo scenario annulla l'unica motivazione per la quale la centrale è stata concepita,
cioè la possibilità di accedere ad allettanti incentivi.
La prospettiva di sviluppare una filiera virtuosa della biomassa
L'obiettivo di creare le condizioni perché si torni ad utilizzare, in chiave moderna, la principale fonte
energetica rinnovabile del luogo, con vantaggi per l’economia, l’atmosfera e il territorio, è dichiarato
nel progetto, appunto come obiettivo e non come punto di partenza.
"L'obiettivo di STL è quello, una volta ottenuta l'autorizzazione dell'impianto, di contrattualizzare i sottoprodotti
legnosi disponibili nell'area, incentivare i consorzi forestali per la cultura del bosco, disincentivare l'abbandono di
residui nel bosco a seguito dei tagli, incentivare i privati alla cura e al taglio del bosco, studiando anche formule
di permuta in kWh termici per il servizio di teleriscaldamento."
Punto di partenza più corretto è quanto indicato nella Relazione sull'approvvigionamento di biomassa
del maggio 2012 redatta dal Consorzio Forestale Alto Serio.
La disponibilità di biomassa nei boschi di proprietà pubblica dei Comuni di Ardesio, Gandellino, Gromo,
Valbondione e Valgoglio, con l'inserimento di Oltressenda Alta e Clusone, indica 820 t/anno (di cui 100
t/anno sono destinate alla caldaia di Ardesio). Tale disponibilità è subordinata alla piena attuazione dei
piani di taglio e dei miglioramenti previsti dai Piani di Assestamento Forestale.
Altra biomassa di provenienza locale è rappresentata dagli scarti delle tre industrie locali di prima lavorazione del legno, per 3000 t/anno.
"Il Consorzio Forestale opera attraverso una squadra di 9 operai avventizi agricoli; il Consorzio non dispone delle
attrezzature e dei mezzi idonei per un'utilizzazione ordinaria di una certa dimensione (trattore forestale di adeguata potenza, rimorchio con gru idraulica, gru a cavo per esbosco, funi, argano)".
Il Consorzio dichiara che il parco macchine e le risorse uomo disponibili sul territorio devono considerarsi inadeguate per lo sviluppo della filiera legno-energia, dove l'alimentazione di impianti necessita di
approvvigionamento costante e coordinato nel corso dell'anno.
E indica le azioni necessarie per incentivare le attività di utilizzazione delle superfici boscate.
"La disponibilità della biomassa prima individuata si realizza con il miglioramento della viabilità forestale, la formazione del piazzale di stoccaggio, gli accordi con le imprese boschive e le segherie, l'acquisto di mezzi e attrezzature, la costituzione della squadra consortile.
L'impegno finanziario per sostenere queste azioni è stimato in 700-800.000 euro.
La realizzazione di un impianto di biomassa rappresenta la fase finale del processo di attivazione di
una filiera bosco-legno; nella dimensione delle proprietà pubbliche dell'Alto Serio, tale filiera può fornire 820 t/anno di biomassa sottoforma di cippato forestale e richiede un periodo stimabile in 3-4 anni
per diventare operativa.
Il coinvolgimento nella filiera delle proprietà private (l'estensione dei boschi di proprietà privata nei
comuni dell'Alto Serio è circa il doppio di quella dei boschi di proprietà pubblica) presuppone l'acquisizione della disponibilità delle superfici forestali e l'elaborazione di un piano per il passaggio dalla gestione discrezionale dei singoli proprietari a quella associata, continuativa o pianificata".
Altra ipotesi può essere quella di pensare a una valorizzazione economica dei crediti di carbonio da accrescimenti forestali 7, in parallelo a una gestione forestale sostenibile. Nel caso il bosco sia gestito,
ossia disponga di un Piano di Indirizzo Forestale, si possono utilizzare anche crediti di carbonio provenienti da boschi cedui di scarso valore commerciale o ubicati in luoghi con orografia problematica per
il taglio e l'esbosco, per i quali l'utilizzo commerciale tradizionale di prelievo non risulti economicamente conveniente o tecnicamente fattibile.
Ovviamente c'è la necessità di verificare la fattibilità di questa ipotesi con gli enti coinvolti, innanzitutto
con le risorse del Consorzio Forestale, nel valutare e gestire i boschi dell'Alta val Seriana. Anche questa scelta prevede lo sviluppo di un'attività forestale e rappresenta un'opportunità lavorativa.
Cooperativa Nuova Lizzola. "Lizzola: tutta un'altra storia"
Lo slogan della cooperativa cui il Comune di Valbondione ha affidato la gestione degli impianti.
È facile prevedere che la gestione degli impianti manterrà un profilo economico negativo, considerando che rispetto agli anni precedenti non sono intervenuti fattori che abbiano inciso positivamente sulla
domanda per l'attività sciistica. Anzi si può ritenere che la domanda indotta dalla crisi per questo tipo
di sci si sia ulteriormente ridotta e che le condizioni climatiche non favoriranno l'offerta futura.
Quindi non ci sono motivi per i quali le prossime gestioni non debbano ripresentare i passivi sempre
registrati negli ultimi vent'anni 8.
A fronte della riattivazione degli impianti sciistici di Lizzola, si può introdurre una semplice domanda:
perché non destinare più utilmente queste risorse?
Un importo pari alle perdite, che ogni anno si sono registrate, corrisponde a quanto il Consorzio Forestale stima per potere avviare in 3-4 anni la filiera bosco-legno-energia: queste risorse consentirebbero di andare ben oltre le esigenze minime indicate dal Consorzio Forestale, inserendo ogni anno una
decina di operai e tecnici nell'attività e ampliando il parco macchine e le attrezzature.
Probabilmente la risposta di chi non vuole cambiare politica per la montagna è questa: è la Cooperativa che ha rilevato l'attività sciistica che rischia e non più l'ente pubblico che partecipava la STL (però il
Comune di Valbondione mantiene ancora su di sé l'impegno degli ammortamenti).
La realtà di oggi non è diversa rispetto ai decenni trascorsi.
Si continua a sperperare denaro per gli impianti sciistici e non si introduce nessuna diversa concreta
attività, che possa esprimere aspetti positivi per quanto riguarda l'occupazione, l'ambiente, il degrado
del territorio.
7
Nel Bilancio di Previsione 2015-17 della Regione Lombardia è previsto l'impegno per applicare i crediti forestali anche in
Lombardia, come già in Veneto e in Friuli Venezia Giulia.
Per approfondire l'argomento si segnala il documento curato da ing. Massimo Silvestri "I crediti forestali: cosa sono, a cosa
servono, vantaggi dall'utilizzo" disponibile nel sito di OrobieVive (http://www.orobievive.net/32_boschi/2014/).
8
Gli ultimi conti economici della STL spa, ora fallita, indicavano un risultato industriale negativo sempre superiore a
500.000 euro ogni anno; ma in questo disavanzo sono stati dimenticati gli ammortamenti degli impianti, delle strutture e dei
mezzi, gli interessi da pagare sui debiti accumulati, nonché il cospicuo contributo, ora messo sotto accusa dalla
magistratura, che ogni anno ripianava parte del disavanzo.