Il SAC, lettera di presentazione
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Il SAC, lettera di presentazione
Il SAC, lettera di presentazione 1° Giugno 2015 Stare nella scuola, stare in una in un’istituzione pubblica e statale così complessa, espone a riflessioni e contraddizioni che hanno bisogno di essere condivise. L’elaborazione culturale e politica delle esperienze scolastiche non è qualcosa di distinto dall’elaborazione professionale e cooperativa di tecniche didattiche. Ogni volta che pensiamo a cosa insegnare e come farlo, pensiamo a una situazione concretissima e specifica, ma altrettanto a un quadro di riferimenti culturali personali che aspirano a una condivisione e a un valore riconoscibili. Tra la minuta concretezza materiale e quotidiana in cui si è prese (delle aule, dei contesti, dei regolamenti, dei corpi, delle routine) e la riflessione sui simboli e sui quadri di cultura che elaboriamo all’interno di visioni del mondo e della società, si crea un equilibrio solo quando riusciamo condividere consapevolmente con altre e altri la messa a punto di tecniche e pratiche didattiche. Un’istituzione è una organizzazione sociale e politica che ha storia e ruolo sociali e che è fatta tanto di aspetti materiali e concreti quanto di aspetti invisibili e impalpabili fatti di leggi, regolamenti, abitudini, credenze, supposizioni, relazioni di potere. Nella scuola noi giochiamo e siamo giocate da un dispositivo che ci fa essere assieme a studenti (studentesse / colleghe / dirigenti / genitori) in un certo modo. Solo pensando assieme e facendo assieme, organizzate in certi modi, si influisce su cosa la scuola è. Si prende parola e si fanno gesti di cui riconosciamo più facilmente ragioni, effetti, scopi, possibilità. Da questi presupposti, e dalla necessità di ricerca e di formazione dell'area che fa riferimento alla rivista “Gli Asini" (gliasinirivista.org), ha origine la proposta di avviare un seminario permanente di ricerca sulle azioni didattiche e culturali organizzate e cooperative nella scuola del primo ciclo. Crediamo che l’esperienza docente esista nei racconti che ci scambiamo e che da quei racconti nascano delle teorie in grado di mettere in moto pratiche e tecniche le quali, messe in atto nelle esperienze singole e concrete, potranno poi tornare ai luoghi di riflessione condivisa. Il seminario presuppone che incontrandosi più volte all’anno sia possibile sostenersi nella messa a punto di riflessioni e di azioni che rendano meno solitarie e più efficaci le nostre ricerche nella scuola. Crediamo che nell’agire di una minoranza nella scuola si possano creare contaminazioni e formazioni anche per le altre colleghe e colleghi che magari senza saperlo sono alla ricerca e in attesa di modi migliori di stare nella scuola. Crediamo che valga la pena stare in un’istituzione con tanti aspetti negativi (e per la quale passano tutte e tutti i giovani) lottando per sostenere ciò che SAC, lettera di presentazione verifichiamo e crediamo positivo. Inoltre esiste un patrimonio di esperienze, idee e tecniche messe a punto nel passato da scoprire, riattualizzare e ripraticare assieme, oppure che già sono rinnovate e agite in altre scuole e luoghi. La relazione continua tra teoria e pratica, tra parola e azione, tra questi due poli che sono sempre in tensione e sempre differenti pur modificandosi a vicenda è al centro della strutturazione del seminario che proponiamo. Il tema con cui apriamo questo percorso di ricerca e di autoformazione all’azione culturale nella scuola è “Che cosa imparare a scuola?”. Ci è sembrata la questione più radicale e urgente per cominciare a scovare le domande della ricerca che vorremmo avviare assieme per elaborare azioni e teorie condivise. I racconti che ci scambieremo e che assieme smonteremo per ri-costruire una nostra conoscenza legata alla pratica partiranno da questa questione: cosa mi è chiesto di insegnare a scuola? Cosa vorrei che potessimo imparare? Cosa credo di potere o di sapere insegnare? Abbiamo bisogno di pensare assieme cosa insegnare a scuola, cioè cosa vale la pena di sapere e come arrivare a saperlo, visto che le due cose sono sempre collegate. Abbiamo bisogno di farlo in un momento in cui, per via della penuria e della paura che ci circondano, immaginare di agire davvero e altrimenti sembra sempre più complicato. Ci vogliono occasioni in cui ci si conosce attraverso i racconti, e in cui si sperimentano attivamente modi da agire nelle classi; in cui si creano riferimenti culturali e di immaginario comune in modo da potersi intendere a distanza e da supportarsi nella concretezza delle routine. Questi desideri animano la proposta di un soggiorno “partigiano” di ricerca sull’azione didattica cooperativa con cui inaugurare un seminario permanente di ricerca sulla tecniche e le politiche didattiche. Non si può trattare cultura senza avere una prospettiva sulla politica, ossia sull’educazione. Educare è condurre ad alimentarsi al banchetto del sapere per essere liberi/e in un modo o nell’altro: il dilemma tra educare o istruire acceca se non è posto nei giusti termini. È un equilibrio complesso, difficile ma necessario. Perché non pensare che la scuola possa essere un luogo delle differenze, della fecondità del confronto tra le differenze culturali, un conflitto di prospettive che è padre di tutte le idee personali e vocazioni individuali, da vivere nella scuola in modo protetto ed esemplare, grazie all’incontro con adulti e coetanei, differenti eppure in relazione? Perché non credere che dialogando e ricercando assieme non si trovino tecniche, tattiche e strategie, in modo che incida nella classe ma anche nelle immagini di cultura e di relazioni formative? Troviamoci assieme per vedere che margine di azione abbiamo, che “gioco” sia possibile fare, assieme, dentro le aule in cui siamo “incastrate/i”. Dire seminario suppone un anno in cui ci si tiene in corrispondenza e ci si ritrova periodicamente per crescere nelle sperimentazioni, l’analisi, la conoscenza comuni. Azioni 2 SAC, lettera di presentazione semplici ma sperimentali, come una corrispondenza di classe o un tema di studio sviluppato in collaborazione e confronto tra docenti in luoghi lontani, saranno proposte alla fine dell’incontro. La proposta SAC prevede di soggiornare assieme perché vi sia il tempo di dire, pensare e fare assieme. Perché sia più facile ritrovarsi, a distanza e da vicino. Perché il tempo formativo è sempre tempo lungo: nulla si imprime senza durata. I tre aspetti che vorremmo ogni volta comprendere sono: 1) la condivisione dialogica e riflessiva delle pratiche, cioè ascoltare i racconti e discuterne assieme interpretandoli, per vedere cosa assieme riusciamo a capire e sapere in più 2) la descrizione, la sperimentazione, la messa a punto di tecniche e di pratiche didattiche che non siano separate dalla riflessione sulle esperienze né su di esse appiattite. Che traggano ragione e direzione dalla pratica, ma che abbiano il respiro teorico e politico che riusciamo a focalizzare assieme. Insomma parlare e agire assieme, come accade sempre nell’insegnamento che rispetta le differenze. Quindi momenti di studio su testi e momenti di attività laboratoriale. 3) la cultura dell’immaginario, l’insieme di riferimenti narrativi e immaginifici che ispirano e nutrono esteticamente, che sollecitano sensualmente le nostre immaginazioni e racconti e illusioni. Quali libri e quali film ci fanno sentire meglio le possibilità e gli “altrimenti” della realtà. Il SAC vuole essere un tentativo, una proposta di studio e ricerca attiva rivolta inizialmente a un piccolo gruppo che possa verificare l’utilità in termini di crescita, di forza, di incidenza di una simile pratica. Mira a trascorrere un anno di scuola arricchito da una pratica in rete di autoformazione che porti a una crescita delle nostre competenze pedagogiche per fare un’altra scuola nella scuola che c’è e che siamo noi. La preparazione delle/dei organizzatori e delle/dei formatori garantisce che vi sarà una conduzione discreta ma solida. Le attitudini a lavorare senza giudicare le altre/i; la rinuncia ad avere inutile pudicizia nel discutere idee, pratiche e posizioni nel mestiere; la consapevolezza che si sta facendo ricerca non su di sé e le altre/i ma sull’azione nella scuola, e che molto del sapere costruito non sarà trasmesso ma realizzato assieme, fanno parte del patto formativo che stringeremo assieme. Un programma dettagliato dei tre giorni verrà inoltrato a breve, le iscrizioni si raccolgono da adesso. 3