Antinucci Francesco, La Scuola si è rotta, Perché cambiano i modi di
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Antinucci Francesco, La Scuola si è rotta, Perché cambiano i modi di
Antinucci Francesco, La Scuola si è rotta, Perché cambiano i modi di apprendere, Editori Laterza, Bari, 2001, pp.107 Recensione di Irith Davidzon – Ottobre 2007 Abstract La scuola, secondo Francesco Antinucci, è in crisi e appare spesso come un mondo fittizio che poco ha a che fare con quello reale: non è in rapporto alle esigenze della società, non è al passo con le sfide dei tempi che viviamo. Sotto il peso dell’imponente cambiamento tecnologico in corso è in crisi il pilastro centrale su cui si fonda la scuola: il tradizionale modo di apprendere. E’ questo che andrebbe cambiato. Tutte le riforme che si sono succedute nel tempo poco hanno intaccato l’organizzazione, la struttura, i contenuti della scuola. Con l’ausilio delle nuove tecnologie, l’autore auspica un cambiamento radicale del modo di apprendere che avrà come conseguenza una vera e propria “rivoluzione copernicana”. Recensione Francesco Antinucci analizza la crisi della scuola che, lungi dall’essere una peculiarità italiana, investe oggi tutti i paesi sviluppati sia perché la formazione che si riceve è inadeguata rispetto alle esigenze della società, sia perché l’offerta che la scuola fa non risponde alle aspirazioni, ai bisogni, agli interessi dei destinatari. Per superare questa crisi e rinnovare la scuola, per raggiungere standard di qualità, secondo l’autore, non serve effettuare una riformulazione dei programmi e dei contenuti delle materie oppure ridefinire competenze e saperi, né serve adottare interventi sanzionatori del comportamento degli studenti, quanto piuttosto c’è bisogno di cambiare il tradizionale modo di apprendere su cui si fonda la scuola. Concentrandosi su quest’ultimo aspetto, l’autore propone una soluzione originale che scardini tutti i punti fermi del sistema scolastico, dall’aula all’organizzazione delle classi e del tempo scuola, dalle materie al curriculum, ai libri di testo, dal sistema di valutazione al ruolo dell’insegnante. Con l’ausilio delle nuove tecnologie della comunicazione, Antinucci propone una vera e propria “rivoluzione copernicana” nella scuola. L’autore, per dare fondamento alle sue ipotesi di rinnovamento, comincia con l’indagare sui modi di apprendere, che riconduce a due, l’apprendimento ‘percettivo-motorio’ e l’apprendimento ‘simbolicoricostruttivo’ e analizza il rapporto di ciascuno con la comunicazione e le tecnologie della comunicazione a cui sono strettamente connessi. 1 Il primo avviene attraverso la percezione e l’azione motoria sulla realtà, produce “conoscenza per esperienza”, in larga misura è inconscio, partecipato, interessato, veloce, richiede poco sforzo. La conoscenza che ne deriva è facilmente riutilizzabile, è una conoscenza stabile. Il secondo, l’apprendimento ‘simbolico-riscostruttivo’, consiste nel decodificare simboli e ricostruire nella mente ciò a cui essi si riferiscono, in altri termini è l’interpretazione del linguaggio e la ricostruzione mentale, l’interpretazione del testo. Il suo processo avviene nella mente, senza scambio con l’esterno, con il solo input di simboli linguistici; esso è esplicito, lento e cosciente, richiede attenzione, concentrazione, sforzo e fatica. La conoscenza si manifesta verbalmente, si ha difficoltà a usarla in contesti concreti, è conoscenza più instabile e formale. Il primo modo di apprendere è antichissimo, naturale e spontaneo, il secondo è più recente, dipende dalla disponibilità di un testo con conoscenze da trasmettere, è di più facile accesso: ‘leggo, mi fermo, torno indietro’, è esteso ad un numero illimitato di persone, ha avuto grande incremento con l’invenzione della stampa e oggi con lo sviluppo delle tecnologie informatiche. L’apprendimento ‘percettivomotorio’ detiene il primato sull’apprendimento ‘simbolico-ricostruttivo’ sia sul piano filogenetico che su quello ontogenetico. Si basa sul passaggio di conoscenze per via esperienziale, esempio tipico è la bottega, ma è accessibile a un numero limitato di persone. Fatte queste premesse teoriche, l’autore analizza il nostro sistema scolastico in cui domina la modalità di apprendimento ‘simbolicoricostruttivo’ e la tecnologia che lo supporta ovvero il libro di testo. In esso la conoscenza è organizzata in modo lineare, arbitraria, non corrispondente alla organizzazione della conoscenza che ha la mente che può essere variamente gerarchizzata, multimediale, reticolare. In tal modo, la scuola risulta essere un’organizzazione di supporto all’autoapprendimento fondato sui libri. La funzione del docente in una scuola così organizzata è quella di interpretare il testo oralmente, magari in forma dialogica con lo studente, e di fornire una costante motivazione esterna allo studio con verifiche e voti. Altra conseguenza negativa di questo modo di apprendere è la suddivisione in classi per età, la divisione e l’alternanza oraria delle materie, la separazione professionale degli insegnanti. Anche l’adozione di sussidi audiovisivi, largamente adottati nella scuola, come registratori, videocassette, televisione, computer, sono rimasti 2 mezzi marginali, di supporto al libro di testo; il computer stesso è usato prevalentemente per la videoscrittura e Internet, per scaricarestampare i testi. Al contrario, in un sistema scolastico dove prevale il modo di apprendere ‘empirico-percettivo’, come nella scuola statunitense o inglese oppure in Italia nelle materie specifiche degli istituti professionali, nei licei artistici, nei conservatori, si opera per lungo tempo su uno stesso soggetto, si finisce al termine dell’attività -“non c’è la mannaia della fine dell’ora di lezione!”- non c’è caduta di attenzione né difficoltà di apprendere, si opera non in classi di età ma per gruppi con capacità diverse che favoriscono il passaggio da un livello all’altro. Secondo l’autore, il rinnovamento totale della scuola di ogni ordine e grado si può realizzare soltanto con l’adozione del metodo di apprendimento ‘esperienziale’ che oggi è possibile attuare con l’ausilio delle tecnologie multimediali. Il computer, come macchina interattiva, capace di riprodurre la realtà, di ricostruirla attraverso modelli anche complessi, creerà ambienti di apprendimento esperienziale, ovviamente virtuale, senza quelle limitazioni di accesso che hanno spinto la diffusione del metodo ‘simbolico–ricostruttivo’. E’ ancora “utopia” ma, con l’imponente cambiamento tecnologico, i nuovi ambienti virtuali - le simulazioni - proporranno una vasta gamma di contesti situazionali che saranno fonte di apprendimento attraverso il metodo ‘percettivo-motorio’. Nozioni e competenze non saranno più veicolate e acquisite tramite testo scritto ma attraverso l’interazione diretta con il computer. Ciò comporterà la totale modifica di tutta l’organizzazione della scuola . L’autore propone un percorso scolastico completamente diverso da quello corrente. Nel primo ciclo, dai 3 fino agli 11 anni circa, verranno insegnate la lingua materna, la seconda lingua, la musica, il disegno e la pittura, la scultura, la matematica come “competenza d’uso”; queste materie saranno apprese o per via esperienziale sulla realtà effettiva, là dove sia possibile, o su modelli dinamici forniti dal computer. Il vantaggio, secondo l’autore, è che si acquisiranno grandi competenze in questi ambiti con naturalezza ed efficacia e si giungerà ad una vasta conoscenza anche di contenuti. Il secondo ciclo, dagli 11 ai 18 anni, sarà caratterizzato da un progressivo decremento delle attività del primo ciclo e un parallelo incremento delle nuove attività. In questa fase si opera su due ambiti conoscitivi; “Il primo è quello nel quale l’organizzazione fondamentale 3 è costituita da leggi o da comportamenti comunque regolati in modo sistematico; il secondo è quello in cui non vi è una forte strutturazione […]. Benché questa distinzione possa far pensare a quella tra settori scientifici ed umanistici, essa non è affatto di carattere disciplinare”. Le ‘discipline’ attraversano l’uno e l’altro ambito conoscitivo. In tutta questa seconda fase lo strumento essenziale per l’apprendimento “esperienziale” è il simulatore, molti ne esistono per la ricerca scientifica che potrebbero essere adattati. L’autore stesso, seppur con tecnologie non sofisticate, ha sperimentato positivamente in una scuola media una “ipermappa” e un simulatore di un campo elettromagnetico. In questo secondo ciclo si realizza una conoscenza non lineare, che si espande in molteplici direzioni, che spesso si intersecano generando una struttura a rete, che tende ad essere una organizzazione cognitiva aperta e flessibile. Non ha più importanza da quale contesto gli studenti partono, prima o poi i percorsi si intrecceranno e gli allievi “inciamperanno fatalmente nelle cose importanti”. Cambia anche il ruolo dell’insegnante; egli cessa di essere “il dispensatore di conoscenze ex-cathedra”, diventa l’aiuto alla costruzione di conoscenza auto-diretta dall’allievo, il suo lavoro di tutoraggio richiederà competenze profonde ed estese e collaborazione con gli altri insegnanti. Sarà una vera e propria “rivoluzione copernicana: gli insegnanti ‘girano’ attorno alla postazione dell’allievo e non gli allievi attorno alla cattedra”. Il cambiamento proposto dall’autore è totale: sul piano cognitivo come appena illustrato; sul piano strutturale e logistico con il superamento dell’aula–classe tradizionale in favore di postazioni decentrate; su quello curriculare con percorsi flessibili e individualizzati e acquisizione di conoscenze ‘a rete’; sul piano interpersonale con la promozione di un atteggiamento collaborativo ‘studente–studente’ e ‘studente–docente’. Nella proposta ci sono molti aspetti che destano perplessità come l’equiparazione del metodo di apprendimento ‘percettivo-motorio’ nella vita reale e in quella virtuale. Non convince il blocco di materie del primo ciclo mentre è interessante il superamento dell’attuale assetto delle discipline nel secondo ciclo in cui tutto il curriculum scolastico si concentrerebbe attorno a progetti individuali, liberi e personalizzati a discrezione dello studente. 4 Vi sono anche alcuni aspetti non condivisibili come la pretesa di relegare l’apprendimento esclusivamente ad un grande laboratorio sperimentale virtuale, le simulazioni, che toglierebbe allo studente ogni possibilità di contatto con la mondo ‘fisico’ e lo vedrebbe immerso completamente in un mondo virtuale. E’ proprio possibile, inoltre, realizzare modelli interattivi, simulatori, per tutte le conoscenze? Non convince, infine, la posizione dell’autore di escludere una possibile convivenza fra apprendimento ‘simbolico ricostruttivo’ e apprendimento ‘percettivo motorio’, fra riflessività e interattività, fra libro e multimedialità. Saprà la scuola raccogliere una sfida così radicale che, tra l’altro, richiederebbe grandi investimenti, o resterà un’ “utopia” ? Indice Introduzione 1.Apprendimento, tecnologia e storia 2. La scuola 3. Le ragioni della crisi 4.Utopia Autore Francesco Antinucci dirige la sezione Processi Cognitivi e Nuove Tecnologie Dell’Istituto di Psicologia del CNR. Ha insegnato Psicolinguistica all’Università di Roma “La Sapienza” e “Teoria e Tecnica dei nuovi media” al Politecnico di Milano. E’ stato affiliato al Dipartimento di Psicologia dell’Università di California a Berkeley e al Palo Alto Research Center (Parc) della Xerox. Ha diretto e tuttora dirige numerosi progetti per l’applicazione delle nuove tecnologie nel settore dei beni culturali e della scuola, è membro della Commissione nazionale del Ministero della Pubblica Istruzione per la riforma del curriculum nella nuova scuola dell’0bbligo. Da più di trent’anni Antinucci è impegnato in ricerche sul linguaggio, il pensiero e il loro sviluppo nei bambini e negli esseri umani. Si occupa dei processi di elaborazione, comunicazione e apprendimento delle conoscenze in relazione all’utilizzo delle nuove tecnologie interattive. 5 Bibliografia essenziale dell’autore F.Antinucci- V.Volterra Lo sviluppo della negazione nel linguaggio infantile: uno studio pragmatico, Il Mulino, 1975 F.Antinucci, C.Castelfranchi, Psicolinguistica: percezione,memoria e apprendimento del linguaggio, Il Mulino, 1976 F. Antinucci, Fondamenti di una teoria tipologica del linguaggio, Il Mulino, 1977 F. Antinucci, Computer per un figlio: giocare, apprendere, creare, Laterza, 1999 F.Antinucci La scuola si è rotta. Perché cambiano i modi di apprendere, Laterza 2001 6