L`Europa tra diritti e crisi

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L`Europa tra diritti e crisi
8 Quadrante
L’ECO DI BERGAMO
LUNEDÌ 14 MARZO 2011
a
Algeri, dove la paura frena la rivolta
Viaggio nella capitale: non dilaga la protesta contro il presidente Bouteflika, al potere dal 1999
Ancora vivo il ricordo del ’92: centinaia di morti nelle manifestazioni contro la sospensione del voto
paura, ed è disposto a dare tutto, o almeno fa finta». Hassan si
a Di notte, Algeri la è fatto tutte le «piazze del sababianca offre un’immagine spet- to», quelle che il coordinamentrale. Il nero intenso dell’asfal- to per il cambiamento e la deto bagnato contrasta con il mocrazia, formato da spezzoni
bianco dei muri, il pallore dei di partiti e di associazioni, chialampioni e il vuoto assoluto del- ma ad invadere per manifestale strade. Moulud accosta la re. Gli faccio notare che in
macchina a lato della grande realtà si tratta di poche centipiazza dei Martiri, di giorno naia di persone, che puntualaffollatissima, ora terreno per mente vengono sopraffate da
una partita di calcio tra ragazzi- uno schieramento di poliziotti
ni. È un po’ che armeggia con dieci-venti volte superiore.
l’Mp3, e vuol farmi vedere qual- Hassan mi confida che anche
cosa, dopo un fiume di parole su lui in piazza non c’è mai stato,
quel pazzo, come qui tutti chia- non è riuscito ad entrarci. «Però
mano Gheddafi. Parte zenga- - mi dice - quello che giornali e
zenga (strada per
tv fanno vedere è
strada), il clip che sta
niente, la massa di
spopolando, scaricagente è nelle strade
«Dopo
lo
stato
to da «YouTube», covicine». Capisce la
struito sulle parole di emergenza mia perplessità e amdel pazzo che ha proche i falò accenulla è mette
messo di ripulire la
si un po’ ovunque
Libia casa per casa, cambiato: solo non hanno ancora
strada per strada dai
l’incendio:
promesse» generato
suoi oppositori. Più
«La gente ha paura».
in là un paio di poliLo ripetono tutti i
ziotti osservano la
miei interlocutori.
partita e la nostra macchina. Farida, i capelli raccolti a fare da
Moulud però stasera non ha ti- cornice al viso segnato da rughe,
more. Anzi sono tante notti che ha fatto l’88, la rivolta popolare
lui gira tranquillo. Fa il tassista, che ha costretto l’esercito a
clandestino perché non può mollare un po’ la presa e chiupermettersi di pagare la licen- dere l’epoca del partito unico.
za; ha sfasciato la vecchia macchina e deve pagare quella nuo- Il terrore del 1992
va. Ha la sua clientela che lo «L’abbiamo pagata cara, mi dichiama sul cellulare, gira solo di ce, almeno 800 morti» tra questi il marito che le ha lasciato
notte, e di giorno dorme.
quattro figli da tirare su. «AdesPaura della rivolta
so abbiamo paura - ammette
«Adesso nessun poliziotto mi anche lei - ma di un nuovo ’92».
fermerebbe per controllarmi, È l’anno in cui le prime elezioni
hanno paura che scoppi la rivol- libere furono sospese dai milita, come in Tunisia» dice con si- tari, con l’appoggio di una parte
curezza. I quotidiani, i più libe- della popolazione, per impediri di tutto il Nordafrica, sono un re ai fondamentalisti del Fis di
bollettino di guerra: scioperi prendere il potere. Sono seguipraticamente in tutti i settori, a ti invece dieci anni terribili, col
cominciare da licei e università, terrorismo che seminava more un rosario di richieste. «È il te ovunque. «Noi la rivoluzione
momento giusto per farsi senti- l’abbiamo già fatta allora, adesre - mi dice Hassan - il potere ha so vogliamo che le cose cambiANNA CONTESSINI
ALGERI
Algeri è la città con più antenne paraboliche del Nord Africa. Sopra, una manifestazione di protesta nel gennaio scorso
no veramente». Il potere intanto promette mari e monti, soprattutto ai giovani, incontrollabili e impulsivi. Non passa
giorno che i ministri non annuncino nuovi alloggi e aiuti di
tutti i tipi. Nessuno si illude:
quando le case o i prestiti promessi non arriveranno o saranno distribuiti col contagocce, la
protesta partirà sul serio.
Lo stato di emergenza
La fine dello stato di emergenza, che durava dal ’92, non ha
cambiato nulla. Sulle strade in
entrata ed in uscita dalla capitale, i blocchi di polizia sono
sempre al loro posto. La gente è
quasi contenta, teme che gli irriducibili ne possano approfittare. Ma alla televisione si vedono sempre le stesse facce, l’opposizione non c’è, e le marce rimangono non autorizzate. Il go-
verno aveva dichiarato sospese
solo quelle di Algeri, poi però ha
proibito anche quella di Orano
per timore di disordini e «per la
tranquillità dei cittadini».
L’attesa di una scintilla
Il potere si muove con grande
prudenza, moltiplica gli annunci nella speranza di sedurre.
Hassan è convinto che il presidente Bouteflika, al potere dal
1999, non arriverà comunque a
fine anno anche se il suo mandato scade nel 2014. Ma è il primo ad ammettere di non avere
la più pallida idea di quando tutto ciò che spera accadrà veramente. «Da noi i grandi movimenti - si consola - si fanno a
primavera o a ottobre». Gli algerini vivono come sospesi, in
attesa di una scintilla, rassegnati ad aspettare chi farà la prima
mossa. ■
a
«Siamo fieri dell’Europa unita
Evitato il rischio nazionalismi»
a «L’Europa tra diritti e crisi»: questa la tematica oggetto di discussione dell’incontro organizzato
dall’Università degli Studi di Bergamo, inerente al progetto Idea (Intercultural dialogue on european awareness).
Obiettivo del progetto, giunto al
quarto anno: utilizzare il dialogo
multiculturale come strumento
per costruire la consapevolezza
di essere cittadini europei. «Non
dimentichiamoci che il nostro
punto di riferimento è l’Europa,
in un momento storico particolare dove Paesi arabi a noi vicini
chiedono più libertà e diritti - ha
detto il rettore Stefano Paleari
aprendo i lavori -. Un seme culturale che l’Europa ha gettato
anni fa. L’università ha un ruolo
importante nel vivere ed assecondare questi momenti». «La
parola crisi attraversa costantemente i nostri pensieri - ha spie-
gato Pia Locatelli, presidente della Fondazione Zaninoni - dandoci una sensazione di precarietà
ed incertezza. Una crisi che è stata anche positiva, perché ha costretto ad affrontare tematiche
di cui altrimenti non ci si sarebbe occupati».
Ripensare l’economia
La prova della crisi
Enrique Barón Crespo, presidente dell’European Foundation
for Information Society, ha ricordato come l’Unione Europea sia
nata a colpi di crisi: «Il processo
che ha portato all’Europa unita è
nato per avere valori comuni e
sorpassare il nazionalismo escludente, che avrebbe causato un
suicidio collettivo. Oggi l’Ue rappresenta la prima risposta politica alla globalizzazione, aprendo una nuova prospettiva sul piano mondiale: c’è da esserne fieri». Roberto Romano, dell’Uffi-
cio studi Cgil Lombardia, ha sottolineato come sia impossibile
parlare di diritti senza parlare di
crisi: «Lo sviluppo economico e i
diritti sono elementi biunivoci
che trovano la propria sintesi in
un terzo agente, il soggetto pubblico. In Europa manca questo
soggetto di mediazione: si cerca
di uscire dalla crisi con strategie
legate al debito, mentre l’unico
modo per far sì che l’economia
non stagni sarebbe la riprogettazione del Pil mondiale».
Bandiere davanti alla sede del Parlamento europeo a Strasburgo
Un’Europa quindi che non ha saputo cogliere la crisi fino in fondo, come ha sottolineato anche
Mario Mazzoleni, docente di
Economia aziendale all’Università di Brescia: «Si deve ripensare l’intero sistema economico e
sociale su un nuovo modello che
sia capace di rispondere alle nuove spinte sociali».
Durante il convegno è stato
inoltre proiettato il video «Mobile Berlin» della regista Floriana Chailly: un modo per riflettere su nuovi modelli di cittadinanza. Nel video la capitale tedesca
è mostrata da un punto di vista
teorico e d’esperienza, grazie al-
la guida di Gianluca Bocchi (Centro ricerca antropologia ed epistemologia della complessità) e
delle testimonianze di artisti immigrati nella città. Ma parlare
d’Europa significa parlare anche
di internazionalizzazione, come
ha ricordato Giuliano Bernini,
prorettore delegato alle relazioni internazionali: «L’Università
si sta muovendo proprio in questa direzione, con i corsi in inglese partiti quest’anno. L’obiettivo
è creare una palestra di multilinguismo e didattica: in futuro gli
studenti interagiranno sempre
più con persone di altre lingue e
culture». Un’europeizzazione
che tocca, con il Progetto Sportello Europa, anche il Comune di
Bergamo: «Creerà un ufficio che
si porrà come punto di riferimento per chi desidera informazioni sull’Europa: stage, volontariati, seminari». Il convegno si è
concluso con le testimonianze di
studenti Erasmus Placement,
che hanno svolto tirocini in Slovenia, Norvegia e Bretagna: esperienze che, a detta dei ragazzi,
han permesso loro di crescere
non solo in ambito lavorativo, ma
anche umano e culturale. ■
Giada Frana