Relazione Prof.ssa M. Käßmann - Chiesa Evangelica Luterana in Italia

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Relazione Prof.ssa M. Käßmann - Chiesa Evangelica Luterana in Italia
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Riforma e politica
Roma, 18.10.14
Saluto
Nel 2017 si celebra il 500. anniversario della cosiddetta affissione delle tesi a Wittenberg.
Può essere motivo di festeggiamento? Storicamente nel frattempo risulta oltremodo incerto,
se Lutero abbia affisso realmente le sue 95 tesi al portale della chiesa del castello, se sia
stato qualcun altro o se siano state solo riprodotte in più copie. Inoltre l’inizio della Riforma
viene piuttosto fissato nel 1520 quando brucia la bolla papale, mentre nel 1517 Lutero, come
diremmo oggi, era un cattolico riformato. Le sue tesi sul mercato delle indulgenze le avrebbero potute sottoscrivere la maggior parte dei cattolici romani del 21. secolo.
Ma la celebrazione di un anniversario della Riforma è qualcosa di opportuno? Si può festeggiare una scissione? Inoltre siamo consapevoli dei lati negativi della Riforma, vediamo quanto l’antigiudaismo di Lutero abbia condotto la Chiesa che ha preso il suo nome a intraprendere una via sbagliata. Infine: una Chiesa che deve combattere contro il calo del numero dei
membri, che porta avanti dibattiti strutturali e sui tagli, può in generale festeggiare? Ci può
essere un “evento” laddove si registrano così tanti contraccolpi?
Queste sono quattro delle molte domande che continuano a pormi riguardo all’anniversario
della Riforma. Personalmente penso che ci siano molti motivi per festeggiare. Il 1517 è una
data simbolica e Martin Lutero è una figura simbolica. Ciò che è nato da quel movimento del
16. secolo ha modificato tutti. Le Chiese che erano entrate nel nuovo secolo divise, ma anche lo Stato, la cultura, il sistema educativo. Oggi possiamo festeggiare dato che abbiamo
superato la divisione ed è nato un movimento ecumenico, le guerre confessionali appartengono al passato e si può apprendere dalla storia della Riforma, soprattutto per quanto riguarda la relazione con gli ebrei.
Di seguito vorrei illustrare brevemente cosa è previsto lungo il percorso per il 2017 e nel
2017 stesso. Successivamente in quattro punti mi soffermerò sul rapporto fra Chiesa e Stato
e sui temi della pace e della giustizia.
1. L’anniversario
Nel 2008 è stato dato inizio al decennio. Il vescovo Huber nel suo discorso inaugurale per il
Decennio di Lutero il 21 settembre ha affermato: “Per quanto apprezziamo il contributo di
Lutero alla cultura tedesca, soprattutto per l’incisività con cui ha formato la lingua tedesca,
tanto poco vogliamo ripetere i gesti di superiorità per cui Martin Lutero è stato accomunato a
un presunto “carattere tedesco”. Appellandosi a Lutero i tedeschi sia in patria che all’estero
sono stati indotti per lungo tempo a confondere il patriottismo con il nazionalismo.“ Con questa nota di fondo è stato progettato un decennio che attraverso anni tematici sviluppa le priorità della Riforma.
Nel 2009 con il tema “Riforma e confessione di fede” l’attenzione è stata rivolta al riformatore
Giovanni Calvino.
Nel 2010 ci siamo dedicati al tema “Riforma e educazione”.
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L’anno tematico 2011 “Riforma e libertà” indagava sulle radici della libertà.
Nel 2012, anno dedicato a “Riforma e musica” è stato celebrato nella chiesa di San Tommaso a Lipsia l’800. anniversario della chiesa, del coro e della scuola, nel luogo in cui Johann
Sebastian Bach era stato cantore dal 1723 al 1750. La Riforma è stata riscoperta come movimento corale.
Nel 2013 il tema era “Riforma e tolleranza”. Molti singoli contributi e manifestazioni hanno
illustrato cosa significhi la tolleranza in considerazione dell’antigiudaismo di Martin Lutero
con le sue conseguenze disastrose per la Chiesa Luterana all’epoca dell’olocausto. La domanda è: dove risiede il fondamento della tolleranza, come possiamo passare dalla sopportazione al rispetto fino ad arrivare all’apprezzamento delle diverse confessioni e religioni?
Il 2014 si concentra sulla relazione fra “Riforma e politica”. Come viene vissuta attualmente
la tensione fra “l’essere sottomessi all’autorità” e “l’ubbidire più a Dio che agli uomini“? Le
Chiese possono parlare e agire politicamente? O forse devono farlo? Questi sono temi di
estrema attualità se pensiamo alla questione dei profughi che rappresenta una sfida soprattutto per l’Italia ma che è diventato un tema per l’Europa intera. Ed è attuale considerando le
guerre e le guerre civili di questo mondo dal nord dell’Iraq fino all’Ucraina.
Il 2015 in occasione del 500. anniversario della nascita di Lucas Cranach il Giovane si focalizzerà su “Riforma – arte e Bibbia”.
Il 2016 avrà come tema “Riforma e mondo”, quindi si chiederà cosa significhi la Riforma in un
mondo globalizzato e in un’epoca di ecumenismo mondiale.
Il decennio si concluderà con le celebrazioni principali, che prenderanno l’avvio nel giorno
della Riforma, il 31 ottobre 2016 e termineranno il 31 ottobre 2017, l’effettivo giorno della
ricorrenza dell’anniversario.
I giubilei della Riforma e le celebrazioni di Lutero in Germania sono sempre stati caratterizzati dalla loro epoca. Nel 1617 sono serviti all’autoaffermazione confessionale. Nel 1717 Lutero
venne rappresentato da una parte come l’uomo devoto dei pietisti, dall’altra come un preilluminista contro la superstizione medievale. Nel 1817 venne allestita una celebrazione religioso-nazionale in memoria della battaglia delle nazioni a Lipsia del 1813, Lutero divenne un
eroe nazionale tedesco. Il 400. anniversario della nascita nel 1883 promosse Lutero a padre
fondatore dell’Impero germanico e nel 1917 infine insieme a Hindenburg divenne il salvatore
dei tedeschi in epoche di grande bisogno. L’anno della presa di potere dei nazionalsocialisti,
il 1933, il 450. anniversario della sua nascita, circonda Lutero con l’aura del “Führer” inviato
da Dio o del suo precursore. Nel 1946, nel 400. anniversario della sua morte venne visto
come il consolatore dei tedeschi, in un momento in cui la consolazione era estremamente
necessaria. Nel 1983 per il 500. anniversario della sua nascita si svolse una specie di competizione per l’eredità di Lutero fra est e ovest. Nella RDT Lutero non era più un servo dei
principi, ma il rappresentante della rivoluzione paleo-borghese.
Una tale retrospettiva deve farci capire che gli anniversari della Riforma sono date scottanti.
Come ci giudicheranno le generazioni dopo di noi rispetto al 2017? Diranno che i protestanti
hanno voluto acquisire profilo a spese di altri? Diranno che abbiamo cercato di conquistare
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l’opinione pubblica alla fede cristiana? Oppure risulterà chiaro che ci siamo confrontati in
maniera critica e sistematica, quindi in modo veramente protestante, con la nostra eredità?
Sono convinto che non ci sarà un “culto di Lutero” come temono alcuni. Piuttosto nel 2017
risulterà chiaro: esiste una storia dell’apprendimento della Riforma. Ha cambiato tutto: le
Chiese, le confessioni, la società, la cultura. È una storia con un orizzonte globale, che amplia la misura della libertà e che ha finito con lo stimolare il pensiero critico.
Per questo anniversario sono per ora riconoscibili cinque pilastri:
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Il primo si realizza il 31.10.2016 con l’inaugurazione ufficiale dell’anno di celebrazioni.
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Questa giornata della Riforma diventa anche il punto di partenza di un secondo pilastro molto partecipativo e internazionale dell’anniversario, il cosiddetto percorso delle
stazioni. In molte città della Riforma in Germania e in Europa i ricordi della storia locale della Riforma si assoceranno a una rilettura che riflette l’importanza attuale del tema della Riforma.
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In terzo luogo il percorso delle stazioni si conclude con un grande culto festivo che
verrà celebrato davanti alle porte di Wittenberg il 28 maggio 2017 al termine della
giornata della Chiesa di Berlino e delle giornate regionali della Chiesa che vengono
preparate come “Giornata della Chiesa nel percorso” in alcune città della Germania
centrale.
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Con questo culto inizia ufficialmente l’“Esposizione mondiale della Riforma“ a Wittenberg e nei dintorni, dove la città stessa di Lutero, Wittenberg, diventerà “terreno di
esposizione”. Per 105 giorni nell’estate del 2017 a Wittenberg e nei dintorni si potrà
vivere la molteplicità della Riforma in tutto il mondo. A mio avviso è questo il messaggio cruciale: non stiamo festeggiando in maniera nazional-tedesco-protestante, ma in
maniera ecumenica considerando anche le conseguenze globali non ecclesiastiche
della Riforma nella cultura e nella politica.
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Nell’ambito di questa esposizione mondiale si inserisce un campo giovanile, in cui
giovani di tutto il mondo possono scoprire insieme che significato attuale abbia per loro la Riforma. In questo modo si esclude un anniversario della Riforma puramente
storicizzato.
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Il 31 ottobre 2017 a livello nazionale e internazionale in molti luoghi importanti per la
Riforma si svolgeranno cerimonie ufficiali e pubbliche, che conferiscono a questa data simbolica il lustro e l’attenzione necessaria. In Germania questa giornata sarà una
festività ufficiale.
Inoltre ci saranno molte altre iniziative. Quest’anno ad esempio si aprirà un’esposizione nel
Museo storico di Berlino sulla storia della casa pastorale evangelica e un’esposizione sulle
donne della Riforma a Schloss Rochlitz. Ci sono biscotti di Lutero, tovaglioli di Lutero, miele
di Lutero, persino calzini di Lutero con la scritta “Qui sto e non posso fare altrimenti”, c’è sicuramente bisogno anche di humor luterano. A volte si crede che i protestanti non siano capaci di averlo, ma Lutero stesso diceva che il Vangelo può essere predicato solo con umorismo…
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2. Chiesa e Stato
La Riforma non ha soltanto un’importanza ecclesiastica ma anche statale. Per questo il Parlamento federale tedesco già nell’ottobre 2011 ha discusso sull’anniversario della Riforma
del 2017 e dopo un dibattito durato 90 minuti tutti i gruppi parlamentari hanno dichiarato che
il decennio di Lutero e l’anniversario della Riforma nell’anno 2017 sono un “evento di portata
mondiale” con un’eco europeo e mondiale. Tutti i deputati hanno sostenuto la mozione che
offre aspettative più ampie: “L’affissione delle tesi di Martin Lutero il 31 ottobre 1517 viene
considerata la molla che ha fatto scatenare la Riforma. Negli ultimi 500 anni ha avuto
un’influenza pregnante non solo nel nostro paese, ma anche a livello europeo e mondiale
sulla società, e sulla politica.“ Il Ministero degli Esteri fra l’altro ha commissionato
un’esposizione che riprenderà il tema a Chicago e a Seoul.
La cancelliera federale Merkel ha interpretato il 31 ottobre 1517 al Sinodo della EKD del
2012: “La decisione di Lutero di esprimere con parole i suoi pensieri e i suoi dubbi, di affiggerli pubblicamente ha letto nel pensiero di molte persone, come è risultato più tardi, dando
loro la forza di avere maggiore coraggio per esprimere i loro disagi e le loro questioni irrisolte.“ Ha aggiunto: “Lo dico molto apertamente: auspico, sempre se oggi si possa ancora dire,
che abbia una componente missionaria, che qualcosa dello spirito della Riforma raggiunga
nuovamente le persone che non hanno mai sentito parlare di questo spirito o che non ne
abbiano sentito parlare già da lungo tempo.“
Qual era questo spirito della Riforma? In prima istanza si trattava di questioni teologiche,
Lutero voleva riformare la sua Chiesa facendo riferimento alla Bibbia. Solo la scrittura, solo
la Bibbia, solo la fede, la concentrazione sull’essenziale era il suo obiettivo. Superò le paure
medievali delle pene dell’inferno per i peccati compiuti in vita che lo angosciavano come tutti
gli altri. Da questi nessuno può riscattarsi, riconobbe. Dio non è un Dio punitivo, ma il Dio
che si rivolge a te, che ti ha accordato il senso.
Una breve storiella illustra meglio di tante prolisse spiegazioni teologiche questo concetto: un
pastore ha un meraviglioso albero di mele. I bambini gli rubano continuamente le mele più
belle e allora pianta un cartello per terra con su scritto: “Dio vede tutto!” I bambini sotto scrivono: “Ma Dio non fa la spia!”. Questa è la fiducia in Dio che intendeva Lutero: sono responsabile davanti a Dio, ma Dio non mi condanna indicandomi invece le strade verso la vita.
È interessante che Lutero si aspetti dai principi che abbattano abusi ecclesiastici, se non lo
fa il Papa. Nella sua lettera all’aristocrazia cristiana della nazione tedesca elenca in maniera
dettagliata quali siano le riforme che ritiene necessarie, come ad esempio quella del sistema
feudale, esige l’abolizione del celibato e dichiara che il Papa non ha alcun potere
sull’imperatore. Esorta anche i principi a fondare scuole per ogni bambino, indipendentemente dal suo stato sociale o dal sesso. In questo penso risieda una chiave per la democrazia.
Lutero trae il coraggio di comparire davanti alla dieta imperiale a Worms dalla sua lettura
della Bibbia. Era convinto che non essendo confutato dalla Bibbia dovesse agire in questo
modo per motivi di coscienza. Era un rischio. E un modello. Voleva che tutti sapessero leggere per affinare la loro coscienza attraverso la Bibbia e giungere a un comportamento indipendente. Da un lato questo ha dato avvio al pensiero della giustizia dell’istruzione e della
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partecipazione all’istruzione. Dall’altro la libertà di coscienza intraprese la sua via anche se
sarebbe ancora durato a lungo finché non si fosse fatta strada nella realtà politica; in molti
paesi del mondo questa libertà non esiste ancora oggi.
Martin Lutero in tutto ciò era un politico dotato di capacità tattiche. Non lo vedo come qualcosa di negativo. Lo storico Heinz Schilling nella sua biografia di Lutero pubblicata l’anno scorso ha scritto che Lutero non prevedeva vescovi alla guida della Chiesa riformata, ma erano i
sovrani degli stati che assumevano una funzione chiave per la “comprensione delle realtà del
potere“.
In questo modo tuttavia Lutero non si fece solo degli amici. Thomas Müntzer rappresenta
simbolicamente un’altra opinione. I due uomini si sono combattuti con veemenza. Quando
Lutero definisce Müntzer il “Satana di Allstedt” e questi definisce Lutero il “gaudente di Wittenberg“ si tratta ancora di definizioni piuttosto amichevoli. Certamente Müntzer si aspettava
che il mondo di allora sarebbe presto crollato. Ma voleva anche giustizia subito. Nella Guerra
dei contadini si è posto chiaramente a fianco dei contadini schiavizzati e ha criticato apertamente l’autorità. Approvare allora un diritto alla resistenza contro i principi e l’autorità era una
lunga strada anche per Müntzer. Alla fine affermò che anche i principi dovevano essere servitori e rinunciare al dominio e ai privilegi. Dopo la disastrosa sconfitta dei contadini nella
battaglia di Mühlhausen Müntzer venne torturato e ucciso. Lutero non espresse nessuna
parola di partecipazione. Similmente a Calvino in occasione dell’esecuzione capitale di Serveto, perché questi negava la Trinità. No, la tolleranza come la intendiamo noi oggi i riformatori non la conoscevano…
Martin Lutero rimase fermo nella sua convinzione: è assolutamente necessario differenziare
fra il regime laico e quello ecclesiastico. L’affermazione di Paolo: “Perciò chi resiste
all’autorità si oppone all’ordine di Dio” può farci intraprendere anche una via sbagliata.
L’equilibrio fra il rispetto necessario nei confronti dell’autorità e la necessaria disobbedienza
rimane una sfida anche oggi.
Vorrei descriverlo in tre punti:
3. L’asservimento all’autorità come storia della colpa
L’apostolo Paolo ha scritto nella Lettera ai romani: “Ogni persona stia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è autorità se non da Dio, e quelle che esistono sono stabilite da
Dio”. (13,1) Questo ha fatto desistere molti cristiane e cristiani dall‘opporre resistenza. Ma
negli Atti degli Apostoli si legge: “Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini.” (5,29) – e questo ha incoraggiato molte cristiane e cristiani ad opporre resistenza.
Certamente l’apostolo Paolo non scriveva una dissertazione sulla relazione dei cristiani nei
confronti del potere o sui limiti del potere. Non discuteva di questioni riguardanti l’abuso di
potere tollerato o persino promosso dallo Stato, ma si opponeva a un entusiasmo, che si
vedeva talmente trasognato e celestiale da non interessarsi alla Chiesa, al mondo e nemmeno ai loro ordinamenti. Al contrario si batte in favore di un riconoscimento del potere statale, che serve a vivere in pace e in comunione.
Martin Lutero rifacendosi a Paolo era convinto: bisogna differenziare fra il regime laico e
quello ecclesiastico. Questo è riscontrabile in molte cose, tuttavia ha indotto a volte la Chiesa
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che ha preso il suo nome a restare acritica nei confronti di situazioni di ingiustizia. La cosiddetta dottrina dei “due Regni” o anche dei “due Regimi” è sembrata a alcuni teologi luterani e
a alcuni dirigenti ecclesiastici come una legittimazione a non chiamare con il loro nome gli
errori assoluti degli anni 1933-1945, nemmeno dopo il 1945. A volte il protestantesimo si
collega a uno spirito di sottomissione, chi di voi ha visto il film “Il nastro bianco” lo può capire.
Un’educazione all’obbedienza nei confronti dell’autorità sia che si tratti di genitori, insegnanti
o pastori ha permesso di sviluppare poco spirito di resistenza.
Tuttavia ci sono stati dei singoli coraggiosi. Come esempio nel secolo scorso a rappresentanza dell’epoca del nazionalsocialismo voglio citare Elisabeth Schmitz, un’insegnante che a
Berlino si accorse presto dove portava l’ideologia del nazionalsocialismo. Nel 1935 (!) in un
memorandum redatto prima della Notte dei cristalli descrive la situazione dei bambini: “Ma
almeno in generale i bambini secondo la sensibilità più elementare delle persone hanno diritto a essere protetti. E qui? Nelle grandi città attualmente i bambini ebrei vanno in gran numero nelle scuole ebraiche. Oppure i genitori li mandano nelle scuole cattoliche, in cui secondo
l’opinione generale sono più protetti che in quelle evangeliche. E i bambini evangelici non
ariani? E i bambini ebrei nelle città piccole dove non ci sono scuole ebraiche, e in campagna? In una città piccola ai bambini ebrei gli altri bambini rompono sempre i quaderni, viene
loro rubata la merenda e buttata nella sporcizia! Sono bambini cristiani che lo fanno e genitori, insegnanti e parroci cristiani che permettano che ciò accada!”
E: “Perché bisogna sempre sentire dalle fila dei cristiani non ariani che si sentono abbandonati dalla Chiesa e dall’ecumene? … Perché Bodelschwingh nelle riviste mediche cerca un
praticante medico ‘ariano’? … Perché la Chiesa non fa nulla? Perché lascia che accada
quest’ingiustizia inaudita?”
Chi voleva vedere poteva vedere e chi voleva sapere poteva sapere. Ma troppi hanno distolto lo sguardo, anche i protestanti, a cui non era piaciuta la Repubblica di Weimar.
Penso anche alle persone che vivevano nella RDT. C’erano persone coraggiose come Christian Führer o Reinhard Höppner, che hanno aperto le Chiese alle domande e al malumore
politico delle persone. Questo veniva totalmente contestato nella Chiesa. Le questioni ambientali di Bitterfeld rientrano nella Chiesa? Risulta sensato fare entrare in chiesa uno come
Stephan Krawczyk, che non è nemmeno cristiano? È giusto discutere della questione degli
armamenti nella chiesa della Croce? Non è tutto troppo politico? Alla fine lo slogan “Nessuna
violenza” dalle chiese di Lipsia, Dresda e di Berlino est venne portato in strada contribuendo
molto alla prima rivoluzione non violenta in Germania che mise in ginocchio una dittatura.
4. Sfide attuali
E oggi? Sento dire continuamente che la Chiesa deve concentrarsi sull’”intrinseco“ intendendo con questo una nicchia privata del religioso. Chi ha presente ciò che è stato descritto come la società di contrasto nel discorso della montagna, cioè che i misericordiosi, i poveri,
quelli che ricercano la giustizia e la pace vengono considerati “beati”, chi è cosciente del fatto che dobbiamo essere il sale della terra e la luce del mondo si muove in maniera diversa,
ha dei parametri particolari consolidati da una lunga tradizione che lo guidano. Non si tratta
in primo luogo di assicurazione, crescita, maggioranze, ma di solidarietà, di prendere in considerazione i deboli e di ricercare opportunità per il futuro dei giovani.
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Che significa esortare cristiane e cristiani, soprattutto ecclesiastici, a restare dietro i muri
delle chiese? La fede non si può esplicare stando in disparte. Il nostro essere cristiani viene
messo alla prova da come viviamo nella quotidianità, in famiglia, con i vicini, al posto di lavoro e nella società. Ci sentiamo esortati a diventare portavoce di coloro che vengono spinti ai
margini, la cui dignità viene messa in discussione e ad impegnarci per la giustizia, la libertà,
il mantenimento del creato. Per questo la Chiesa non può nemmeno essere uno spazio isolato dalla quotidianità, in cui si tratta apparentemente dell’“intrinseco”. L’intrinseco è la vita
delle persone che la vivono e di cui sono responsabili attraverso la fede. Per farlo traggono
la forza dalla lettura della Bibbia, dal culto e dalla preghiera, ma tutto si svolge nel bel mezzo
del mondo.
A questo riguardo vorrei fornire nuovamente due esempi:
La Bibbia intende la giustizia come un comportamento che Dio si aspetta dagli uomini e la
vede in prima istanza come una questione di relazione. Dal punto di vista della Bibbia quando si tratta di giustizia non si tratta semplicemente della distribuzione di beni e denaro, ma
deve essere permesso agli uomini di partecipare, di esserci, di collaborare e di non venire
esclusi, indipendentemente dalla loro efficienza.
La migrazione è una sfida globale. Tuttavia contrariamente ai timori che sono stati nuovamente fomentati negli ultimi giorni non concerne solo la Germania o l’Europa ma è un fenomeno mondiale. Dovremmo sempre tener presente la proporzionalità: nei paesi dell’Europa
occidentale vivono in media dall’8 al 12 percento di migranti, in altri stati sono l’80 percento!
Ciò significa che l’Europa in fin dei conti accoglie solo un minimo dei profughi del mondo.
Questo dovrebbe essere comunicato chiaramente. Un controllo restrittivo dell’immigrazione
non è un mezzo adeguato per affrontare questa sfida come società. Più del 50 percento dei
fondi dell’UE per la gestione della migrazione vanno ai settori della difesa dei confini, del
rimpatrio o anche all’Agenzia Frontex…
La migrazione a volte è irritazione, ma è anche sempre un’opportunità: ricchezza di culture,
imparare dagli altri, festeggiare insieme e gioire della vita. Rendere possibili degli incontri,
creare dei fori che facilitino e non complichino la vita transnazionale. Una keniana durante
una tavola rotonda in occasione della giornata mondiale del rifugiato a Berlino ha affermato:
“Dovreste capire che quelli che si mettono in cammino sono i creativi, che anelano alla libertà e la vogliono realizzare con voi in Germania!“
La Bibbia è piena di storie di migrazioni iniziando dai rifugiati per motivi economici Abramo e
Sara fino al bambino profugo Gesù che fugge in Egitto con la sua famiglia. Gesù dirà egli
stesso più tardi che accogliendo gli stranieri accogliamo lui.
Secondo esempio: guerra e pace. Nell’anno tematico “Riforma e politica” cade il 100. anniversario dell’inizio della Prima e il 75. anniversario dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale.
Motivo sufficiente per chiedersi come oggi le Chiese devono far sentire la propria voce. Nel
1914 e nel 1939 in Germania e in tutta Europa sono state benedette le armi e approvate le
guerre. Oggi dobbiamo chiederci: siamo incapaci di imparare la pace? Le Chiese del mondo
nel 1948 hanno dichiarato: “La volontà di Dio è che non ci sia la guerra”. Ma oggi parliamo
continuamente della guerra come “ultima ratio” e non della “prima ratio” della pace e di ciò
che significherebbe.
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Sono convinta che possiamo dare un contributo decisivo per la pace, discutendo in primo
luogo sulla produzione delle armi e sulle esportazioni di armamenti. Perché far salire un paese come la Germania con una tale pesante esperienza di guerra a un inglorioso terzo posto
fra i paesi esportatori di armi? Sì, lo so, si argomenta con il fattore economico, ma si tratta
dello 0,2 per cento del prodotto interno lordo. E si dice che le armi tedesche siano così fantastiche dal punto di vista tecnologico, tuttavia chi vorrebbe brillare per questo in tutto il mondo?
Auspico che le Chiese siano politiche come durante l’Assemblea mondiale delle Chiese per
la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato a Seoul nel 1990, quando le Chiese del
mondo dichiararono: “Noi ci impegniamo a praticare la nonviolenza in tutte le nostre relazioni
personali, a lavorare per bandire la guerra come mezzo riconosciuto legalmente per risolvere
i conflitti e ad esercitare pressioni sui governi perché si arrivi a stabilire un ordine legale internazionale che promuova la pace.”
In tutte le guerre di questo mondo constatiamo che chi ci guadagna è l’industria degli armamenti. Le due grandi Chiese cristiane hanno sempre criticato duramente l’esportazione delle
armi. Penso che questo sia il loro compito. Come è scritto nel discorso della montagna: beati gli operatori di pace.
Signore e signori,
potrei continuare allegramente a riprendere anche altri temi. Come vedete sono convinta che
la Chiesa abbia un compito, naturalmente in primo luogo di predicazione e di cura delle anime. Ma questo non si può separare dalla realtà del mondo in cui viviamo. Inoltre in Germania
le Chiese sono fra le maggiori datrici di lavoro spesso proprio in quei campi in cui vengono
assistite le persone al margine: assistenza, strutture per l’infanzia, ospizi, istituti per anziani e
istituti per disabili. Lottano anche internamente con la sfida che tutto diventa mercato, di
questo ne sono consapevole. Ma proprio per questo sanno di cosa stanno parlando. La teologia non resta mai solo una disciplina umanistica all’università, di cui fa certamente parte,
ma deve continuamente essere messa in pratica nel nostro mondo quotidiano.
Si tratta di non esimersi ma di portare qualcosa, di chiedere, di dare avvio anche a una discussione controversa. Lutero ci ha insegnato a vivere con un atteggiamento di libera coscienza e di impegnarci in questioni di attualità. Questo nella società democratica vale per i
credenti di tutte le confessioni e religioni e anche per chi non è legato alla religione. Solo se
lo facciamo, se osiamo portare avanti una disputa aperta e rispettosa per intraprendere la via
giusta abbiamo delle prospettive per il futuro e non ci estenuiamo nelle banalità del quotidiano. Personalmente la mia fede mi incoraggia continuamente a ragionare, a discutere con gli
altri, a imparare e anche a litigare. Questo penso che sia un’eredità della Riforma che voglio
riprendere e portare volentieri avanti con gli altri.
Lutero aveva difetti, come tutti. Ma era profondamente radicato nella sua fede. Ed era un
inimitabile virtuoso della lingua. La sua traduzione della Bibbia ha dato vita per la prima volta
a una lingua tedesca comune. In questo sapeva essere spiritoso, brillante, profondo e
estremamente pratico. Un consiglio a un relatore dice: “presentati con sicurezza, apri la bocca e finisci presto” e a questo voglio attenermi.
Vi ringrazio dell’attenzione.