ruggeri roberta

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ruggeri roberta
Roberta Ruggeri 5P, 27/10/2011, GERICAULT e DELACROIX, Pagina 1 di 4
Théodore
Géricault
La zattera della Medusa
Autore: Théodore Géricault
Data: 1819
Tecnica: olio su tela
Ubicazione: Parigi, Musée
Louvre
du
Il dipinto rappresenta gli avvenimenti
successivi al naufragio della nave
francese Méduse, avvenuto nel 1816
sulle coste dell'attuale Mauritania, a
causa di negligenze e decisioni
affrettate da parte di comandanti e
governanti. Delle 147 persone
imbarcate, soltanto 13 fecero ritorno a
casa, dopo episodi atroci di
cannibalismo. L'evento generò uno
scandalo internazionale, in parte
attribuito
all'incompetenza
del
capitano
dell'imbarcazione.
L'opinione pubblica si schierò anche contro il re Luigi XVIII, colpevole di aver nominato il capitano e di non
essere stato in grado di organizzare i soccorsi in modo immediato e adeguato. La rappresentazione della zattera ha,
quindi, anche un valore allegorico: simboleggia l’instabilità del governo francese, che, dopo l’accaduto, avrebbe
dovuto dimettersi.
Géricault scelse questo avvenimento come soggetto del suo primo grande lavoro, cioè una tragedia che stava
avendo risonanza internazionale, per ottenere l'interesse di un pubblico quanto più vasto possibile e per denunciare
un fatto di cronaca contemporanea.
La zattera della Medusa rappresenta il momento in cui, dopo tredici giorni alla deriva, i quindici sopravvissuti
scorgono la nave dei soccorsi, la Argus, giungere dall'orizzonte. Un ammasso di corpi occupa la parte inferiore del
dipinto, mentre gli altri si ergono in un graduale crescendo di emozioni che vanno dalla rassegnazione alla
speranza. Un giovane dalla pelle scura viene issato e si arrampica su una botte, sventolando freneticamente un
fazzoletto nel tentativo di attirare l'attenzione della nave. Il fatto che i sopravvissuti scelgano proprio lui per farsi
riconoscere mostra l’irrazionalità del momento, in quanto una persona scura di pelle è meno visibile rispetto agli
altri.
Nel complesso, il dipinto è dominato da una tonalità scura e tetra, affidata all'uso di colori tendenti al marrone,
efficaci nel suggerire il sentimento di dolore e tragedia. La composizione pittorica del quadro è costruita su una
struttura piramidale, uno schema caratteristico delle opere di Géricault, usato per accentuare la luce e le forme e per
mettere in risalto le figure.
Dal punto di vista stilistico, La zattera della Medusa contiene in sé svariate influenze, che Géricault acquisì nei
suoi numerosi viaggi in Italia e all'estero. L'illuminazione del quadro venne descritta come caravaggesca, mentre la
rappresentazione scultorea dei corpi costituisce un elemento classicista e di derivazione michelangiolesca. David
esercitò una forte ispirazione sui contenuti dell'opera: egli aveva dipinto un importante evento contemporaneo, La
morte di Marat, che aveva avuto un forte impatto politico durante la Rivoluzione Francese e Géricault lo imitò nel
dipingere un recente fatto storico.
La zattera della Medusa, nelle sue scelte formali (la teatralità e l'intesa emotività della scena) e di contenuto
(l'episodio vicino ai contemporanei dell'autore) rappresenta un punto di rottura con l'allora preponderante scuola
neoclassica, che perseguiva l'ideale di emotività contenuta e aveva come modello assoluto l'arte greca, e un'icona
del Romanticismo, arrivando ad influenzare i lavori di artisti come Eugène Delacroix.
Ritratti di alienati
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Durante la vita di Géricault, nell’artista si manifestò una forma depressiva che lo portò a rivolgersi ad un noto
alienista, il dottor Georget. Il loro rapporto andò oltre la semplice esigenza terapeutica e nacque un sincero rapporto
di reciproca stima, che portò Géricault a realizzare dal vivo 10 ritratti di alienati
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monomaniacali. Non sappiamo se l'idea di ritrarre i malati fosse di Géricault e il dottore gli abbia concesso i
permessi necessari per avvicinare questi soggetti e farli posare, oppure se l'idea fosse del dottore stesso, interessato
a mettere a profitto il talento del pittore per ottenere dei dipinti che testimoniassero i tratti tipici delle singole
manie. Le monomanie che ci restano documentate sono l'invidia, la mania del gioco, la cleptomania e l'assassinio, il
rapimento dei bambini e la mania del comando militare. Le espressioni sono colte con un'acutezza e una precisione
eccezionali, tanto da rendere possibile la diagnosi. Restano fra i ritratti più belli mai realizzati. La loro datazione
non è certa, ma dovrebbe essere compresa fra 1822 e 1823.
Nei Ritratti di alienati Géricault condusse, attraverso l’arte, un'indagine scientifica sulla follia. Attraverso la pittura
studiò a fondo l'individuo e la sua profondità mediante una visione rigorosa e quasi spietata della realtà. Alla
comprensione del mondo interiore, misterioso e irrazionale, si affianca il tema dell'infelicità e della sofferenza
umana. E' una denuncia contro l'emarginazione dei malati mentali contro la quale si battevano anche scienziati
come, appunto, Georget, che per primi considerarono questi malati come esseri umani bisognosi di cure.
Il forte realismo rende particolarmente espressivi ed inquietanti questi ritratti. Gli alienati incuriosiscono, e
colpiscono per le espressioni intense e molto particolari, ma, allo stesso tempo, profondamente umane.
Alienata con monomania del gioco
Alienato con monomania del furto
Eugène Delacroix
Eugène Delacroix fu un artista e pittore francese, considerato il caposcuola del Romanticismo nel suo paese.
Nacque a Charenton, nei pressi di Parigi, nel 1798, e ricevette una formazione liceale, avvicinandosi alle idee e ai
valori del classicismo. Di conseguenza, all’inizio del suo apprendistato, seguì lo stile neoclassico di Jacques-Luis
David, un genere da cui, però, si allontanò in modo sempre più deciso nel corso della sua maturazione artistica.
Delacroix, infatti, venne ben presto riconosciuto come il principale esponente del nuovo movimento romantico: il
rifiuto delle regole classiche tradizionali a favore di un’interpretazione più libera si ebbe soprattutto in seguito al
forte impatto esercitato sull’artista dallo stile sfarzoso e ricco di colori
del pittore fiammingo Rubens e dall’influenza dell’amico Théodore Géricault, le cui opere rappresentano l'esordio
del Romanticismo nel mondo dell'arte figurativa.
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Le opere della maturità di Delacroix furono caratterizzate, quindi, dalle tematiche romantiche, che lo spinsero a
visitare l’Africa in cerca di esotismo, invece di avvicinarsi ai modelli classici greci e romani. L'esotismo è un
fenomeno culturale che tende ad esaltare ed imitare, specie nell'arte, forme e suggestioni di
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paesi lontani: è caratterizzato da un fervido apprezzamento di luoghi, popoli e costumi stranieri, che talvolta vanno
di pari passo con il contemporaneo svilimento pessimistico del costume e delle tradizioni patrie. Nel 1832, l’artista
compì un viaggio in Marocco, con la speranza di conoscere le caratteristiche di una cultura più primitiva. Rimase
profondamente colpito dalla luce che permeava quei luoghi, così calda e intensa da riuscire a trasformare i colori
degli oggetti e dei paesaggi, dando loro sfumature e ombre molto particolari. È proprio questa l’atmosfera che
Delacroix cercò di ricreare, in seguito, nelle sue opere, accentuando la sua già spiccata sensibilità per i colori e per
gli effetti luminosi.
Eugène Delacroix morì a Parigi nel 1863 e venne sepolto nel cimitero di Père Lachaise.
La barca di Dante
Autore: Eugène Delacroix
Data: 1822
Tecnica: olio su tela
Ubicazione: Parigi, Musée du
Louvre
Delacroix aveva un rapporto di
amicizia con uno dei pittori che
rappresentarono il passaggio dal
Neoclassicismo al Romanticismo,
Théodore Géricault.
In
particolare,
rimase
profondamente impressionato da La
zattera della Medusa di Géricault e
fu proprio quest’opera a spingerlo a
realizzare il suo primo grande
dipinto, La barca di Dante,
accettato al Salon di Parigi, ma
deriso e denigrato dal pubblico e
dal mondo accademico. Il Salon era
un’esposizione periodica di pittura
e scultura che si svolgeva al Louvre e nella quale le opere dei nuovi artisti esordienti venivano mostrate agli
osservatori e giudicate da esperti d’arte. I critici che presiedevano a questa mostra erano ancora strettamente legati
alla cultura tradizionale accademica e i dipinti e le sculture non conformi agli ideali classici venivano spesso
rifiutati. Fu in quest’ambito che si iniziò ad applicare una censura dovuta non solamente ad esigenze di tipo
artistico, ma legata anche ad aspetti morali e politici: il significato delle opere doveva essere controllato per evitare
la propaganda di idee rivoluzionarie e contrarie al governo.
Il dipinto in questione rappresenta un episodio tratto dall’VIII canto dell’inferno dantesco e raffigura Dante e
Virgilio, traghettati oltre il lago dell'Inferno, mentre nel fango della palude infernale le anime immerse dei dannati
cercano di assalire la barca mordendosi a vicenda. L’imbarcazione è pilotata da Flegias, il demone nocchiero. I
protagonisti della Divina Commedia stanno compiendo la traversata che li porterà nell’infuocata città di Dite e,
durante il tragitto lungo il fiume infernale Stige, Dante incontra l’anima di Filippo Argenti, un iroso fiorentino che
intende rovesciare la barca. L’ambiente in cui si trovano i personaggi è tenebroso e dal fondo emergono fuoco e
nuvole di fumo. Ogni corpo è, comunque, modellato dalla luce: Flegias è intento a remare e Dante, impaurito, cerca
riparo presso Virgilio. Il volume e le proporzioni dei corpi richiamano quelli Michelangioleschi. È importante
sottolineare che le goccioline d’acqua sul ventre della donna dannata sono formate da colori puri e giustapposti.
Questa tecnica caratteristica dell’artista, che preferiva definire i particolari attraverso l’utilizzo dei colori puri
invece che con la linea del disegno, influenzerà profondamente l'opera degli impressionisti.
Notevole è, inoltre, la ripresa di Géricault per la struttura: il tutto è, infatti, giocato su una costruzione piramidale,
che dà all’osservatore l’impressione che i personaggi si muovano verso di lui e lo rende parte della composizione.
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La Libertà che guida il popolo
Autore: Eugène Delacroix
Data: 1830
Tecnica: olio su tela
Ubicazione: Parigi, Musée du
Louvre
Delacroix realizza la sua opera più
importante dipingendo La Libertà
che guida il popolo, che, sia per la
scelta del soggetto che per la
tecnica esibita, mette in evidenza le
differenze tra l'approccio all'arte
romantica e lo stile neoclassico. Si
tratta probabilmente del suo dipinto
più famoso e rappresenta gli
abitanti di Parigi che si sono
sollevati in armi e marciano
insieme sotto la bandiera tricolore
francese. Quest'opera è stata
definita
da
un
critico
contemporaneo, Giulio Argan, il
primo quadro politico. Infatti, fu
realizzata nel 1830 per ricordare la lotta dei parigini contro la politica reazionaria di Carlo X di Francia. A seguito
di alcune concessioni liberali, nella paura di perdere potere, il sovrano aveva emanato le cosiddette Ordinanze di
Saint-Cloud, che prevedevano lo scioglimento delle camere, una nuova legge elettorale e l'inasprimento della
censura. La loro pubblicazione scatenò una sollevazione popolare a Parigi: con le Tre Gloriose Giornate (27, 28 e
29 luglio 1830), il Re fu costretto ad abdicare a favore del nipote Enrico d'Artois.
Nel dipinto, quindi, è rappresentata la lotta per la libertà di varie classi sociali, incitate e guidate da una figura
femminile che incarna la Libertà. Ella indossa il berretto frigio, simbolo di libertà, stringe nella mano destra la
bandiera repubblicana francese e nella sinistra un fucile. Il personaggio della libertà costituisce il primo tentativo di
riprodurre un nudo femminile in abiti contemporanei: fino ad allora i nudi venivano solitamente accettati dal
pubblico filtrati attraverso rappresentazioni di carattere mitologico o di storia antica. Delacroix riuscì a superare il
problema delle eventuali critiche e opposizioni a questa scelta attribuendo alla fanciulla la funzione allegorica della
Libertà.
Benché la rivolta del 1830 sia nota per essere stata una rivoluzione prettamente borghese, l'autore inserisce nel
dipinto tutte le classi sociali: il borghese, il proletario, il soldato, il bambino, tutti uniti a difendere lo stesso ideale.
In particolare, si pensa che il borghese con il cappello a cilindro sia l’artista stesso, che avrebbe, quindi, inserito un
proprio autoritratto all’interno dell’opera. Così, si può osservare come Delacroix abbia cercato di raggiungere, nella
rappresentazione di tutti gli altri personaggi, una bellezza ideale. Inoltre, la conoscenza della situazione storica, a
lui contemporanea, è evidente nell’abilità di rappresentare gli abiti dei cittadini, ricchi di particolari.
Sullo sfondo, abbiamo una situazione ambientale ben definita: sulla destra si intravedono le torri della Cattedrale di
Notre Dame e il tutto è avvolto da una grande nube di polvere bianca prodotta dagli spari e dai combattimenti.
Abbiamo nuovamente la ripresa di Géricault attraverso uno schema piramidale; inoltre, i corpi ricordano certe
posizioni de La zattera della Medusa e, per come si sviluppa la composizione, potrebbe anche esserci una citazione
de La strage degli innocenti di Guido Reni.
Siamo di fronte a un misto tra romantico e classico: al di là della struttura piramidale tipica dell’arte tradizionale,
abbiamo un’opera caratterizzata da un movimento crescente, la cui vitalità riesce a coinvolgere l’osservatore.
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