report missione Nigeria da Alessandro Fornari e Francesco Picotti

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report missione Nigeria da Alessandro Fornari e Francesco Picotti
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Report missione Nigeria da Alessandro Fornari e Francesco Picotti
Francesco e Alessandro Questa, in breve, è stata la nostra esperienza. Il nostro augurio è
che con il completamento dei prossimi moduli del corso il progetto possa prendere via via
sempre più forma e consistenza, e che si possa giungere al più presto all’attivazione di un
programma di screening vero e proprio. Confidiamo, per questo, nelle capacità dei prossimi
docenti, nella volontà delle autorità locali e soprattutto nella motivazione dei “nostri” 8 studenti.
In tutto il percorso non è mai mancato il sostegno di Ralph (direttore del dipartimento di
istopatologia del FMC) e degli altri soggetti coinvolti nel progetto, compresa la Direttrice del
FMC. In particolare sono stati per noi preziosissimi l’aiuto di Callistus e quello di Queen, per
risolvere qualsiasi problema.
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Durante la nostra permanenza abbiamo anche installato nel laboratorio del dipartimento un
autostainer Leica, impostando un programma di colorazione con EE ed uno con PAP. Al
momento della nostra partenza la macchina era funzionante, anche se con un problema di
bassa pressione dell’acqua corrente, che Callistus si è impegnato a risolvere. Attualmente la
macchina non dovrebbe essere in uso, anche perché non c’è ancora un quantitativo di vetrini
tale da richiedere l’uso di un apparecchio automatico. Questo dovrebbe però risultare
preziosissimo una volta avviato il programma di screening vero e proprio.
Grazie all’ottima attrezzatura di cui abbiamo potuto usufruire (un microscopio per ciascuno degli
8 studenti e un microscopio principale collegato a 4 monitor per la visione collettiva dei casi,
oltre ad un laptop e ad un proiettore da utilizzare per le lesioni teoriche) crediamo di essere
riusciti a dare un’impostazione decisamente pratica e speriamo anche efficace alle lezioni. Per
quel che riguarda la lettura del vetrino abbiamo molto insistito sul metodo da utilizzare per la
lettura stessa e abbiamo dedicato molto tempo al riconoscimento dei diversi tipi di cellule nel
Pap test normale. Inoltre si è cercato di enfatizzare, soprattutto negli ultimi giorni, la differenza
fra ciò che è normale-infiammatorio e ciò che è atipico (mostrando qualche vetrino positivo) e di
insistere sull’approccio del Bethesda System 2001 alla diagnosi.
Per quel che riguarda il lavoro con gli studenti al Federal Medical Center (FMC) la nostra
giornata lavorativa è stata organizzata nel modo seguente: lezione dalle 9 alle 11 circa seguita
da una pausa di mezz’oretta in cui ci veniva offerto un piccolo breakfast; poi di nuovo lezione
fino alle 14,30, quando ci veniva finalmente servito il lunch, sempre sul posto. Per quanto
riguarda gli 8 allievi, possiamo dire che si sono dimostrati tutti interessati e motivati, anche se
con alcune sfumature: un paio di loro sono particolarmente attenti e capaci, un paio un po’ più
lenti o dispersivi, ma nel complesso una classe di ragazzi piacevoli, con cui abbiamo lavorato
decisamente bene. In due settimane abbiamo svolto i due moduli iniziali del corso, ovvero
quello teorico di introduzione sugli argomenti generali riguardanti in cervico-carcinoma e lo
screening (dai principi di biologia cellulare e di anatomia ed istologia normale dell’utero sino
all’eziopatogenesi del carcinoma del collo dell’utero, alla storia naturale delle lesioni
pre-invasive ed al sistema Bethesda 2001) e quello successivo sul Pap test normale e sulle
alterazioni cellulari reattive. Nel complesso il programma dei due moduli è stato quasi
interamente rispettato, anche se a causa di una scarsa conoscenza della biologia di base da
parte degli studenti abbiamo duvuto dedicare molto tempo agli argomenti teorici iniziali, e di
conseguenza abbiamo lasciato l’incombenza di svolgere una piccola parte del secondo modulo
(in particolare quella riguardante le alterazioni da IUD e da radioterapia) ai prossimi docenti.
Grazie alla presenza, in quel periodo, di una volontaria italiana presso il vicino villaggio di
Ngugo, la domenica abbiamo potuto fare un giro lì e conoscere una realtà più periferica, meno
cittadina e molto toccante. L’alternativa domenicale per conoscere un po’ meglio la realtà locale
può essere la messa presso la chiesa cattolica di S. Tommaso Moro, dove Madame Njouku è
stata ben felice di accompagnarci insieme alla sua famiglia la settimana successiva. La
funzione è stata di durata spropositata (ben più di 3 ore!) ma molto intensa e folkloristica,
soprattutto per quanto riguarda le musiche e i canti che ne rappresentano sicuramente
l’elemento più caratteristico. Per il resto dei momenti di inattività ci è stato utilissimo aver portato
libri da leggere e film da guardare sui nostri laptop, dal momento che uscire dal Lamonde e
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girare liberamente per la città non è molto consigliabile e tantomeno incentivato. Consigliamo
vivamente a tutti quelli che partiranno nei prossimi mesi di fare lo stesso!! In hotel è stato anche
possibile utilizzare una chiavetta per la connessione ad internet, che abbiamo lasciato in loco. A
questo proposito è disponibile anche una SIM locale, molto economica e facilmente ricaricabile
all’interno del FMC, che abbiamo utilizzato ampiamente nei nostri 15 giorni di permanenza per
comunicare con l’Italia.
La nostra avventura nigeriana è iniziata venerdì 30 novembre: volo diretto Roma-Lagos nel
primo pomeriggio, pernottamento a Lagos e poi la mattina seguente, all’alba, volo interno
Lagos-Owerri. Nel complesso il viaggio è stato un po’ impegnativo (lunghe attese e scarsa
puntualità! ) ma confortevole, e la mattina di sabato 1 dicembre siamo stati accolti molto
calorosamente da Madame Njouku (direttrice dell’ Imo Foundation), da Emily (ginecologa
responsabile locale del progetto di screening), da Queen (dell’ufficio relazioni con il pubblico
dell’FMC, nostra spalla e salvezza per tutto il tempo di permanenza ad Owerri) e dalla scorta
all’aeroporto di Owerri. Il resto della giornata è stato dedicato alla sistemazione ed al riposo:
l’albergo, il Lamonde Guest House, si è dimostrato di ottimo livello, anche se il ristorante, per
quanto riguarda la varietà del menù e i tempi di attesa, rispecchia la mentalità africana.
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