scheda di recupero sulla politica imperiale di Federico Barbarossa e
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scheda di recupero sulla politica imperiale di Federico Barbarossa e
Liceo Ginnasio Statale“Dettori” CAGLIARI Insegnante: Anna Floris Materia: Storia Classe: 1^G FEDERICO BARBAROSSA DINASTIA SVEVA Federico I di Svevia Federico Barbarossa sale al potere dopo una lunga lotta fra guelfi e ghibellini. Egli cerca di realizzare il progetto di restaurazione imperiale in Italia che trova un ostacolo nel movimento comunale, sviluppatosi durante la lotta per le investiture. La prima discesa di Federico I viene accolta dal papa, che richiede l’aiuto imperiale contro la ribellione del monaco Arnaldo da Brescia, la cui predicazione rimette in discussione il potere temporale del papa. Dopo le prime sconfitte e la distruzione di Milano, i Comuni lombardi si organizzano nella Lega Lombarda e sconfiggono l’imperatore nel 1176 nella battaglia di Legnano, grazie all’alleanza del papa Alessandro III. Lo scontro fra l’imperatore e i Comuni, alleati al Papato, si conclude con la pace di Costanza del 1183, la quale riconosce la concessione delle regalie ai Comuni, compresa la possibilità di fortificare le mura della città, in cambio del riconoscimento formale dell’autorità imperiale. Dopo questa vittoria il movimento comunale in Italia raggiunge uno sviluppo senza precedenti. Riscoperta del diritto romano Durante la lotta Federico Barbarossa e i Comuni italiani i glossatori bolognesi riscoprono il diritto romano, favorendo la rinascita della tradizione assolutistica. Il più grande dei glossatori bolognesi, Accursio, riprende la famosa massima di Ulpiano tolta dal Digesto, secondo la quale il principe è legibus solutus, sciolto dal potere della legge, cioè non è limitato dalla legge, ma è al di sopra della legge. Ispirandosi al diritto romano, Federico I convoca la dieta di Roncaglia, dove avanza la pretesa di restituzione delle cosiddette regalie (diritti regi) da parte dei Comuni e ordina l’insediamento di funzionari imperiali nei governi comunali. Federico Barbarossa e Federico II si rifanno al diritto romano per contestare l’autonomia politica dei Comuni italiani.