È il momento per una copertura sanitaria universale
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È il momento per una copertura sanitaria universale
È il momento per una copertura sanitaria universale di Barack Obama N Necessità di una copertura sanitaria universale A più di sessant’anni dal giorno in cui il presidente Truman avanzò per primo la richiesta di un’assicurazione medica nazionale, gli Stati Uniti si trovano in un momento storico per la sanità. Dal Maine alla California, dalle imprese ai sindacati, dai democratici ai repubblicani, l’emergere di nuove e coraggiose proposte lungo tutto lo spettro delle posizioni ha chiuso efficacemente il dibattito sull’opportunità per questo Paese di avere o meno un servizio sanitario universale. I programmi che cercano rimedi e le misure a metà strada appartengono al passato. L’ultima proposta del presidente Bush, che fa poco per abbassare i costi o per garantire la copertura sanitaria, fa parte di questa categoria. Nella campagna per la Casa Bianca del 2008, il problema non sarà se realizzare o meno una copertura sanitaria conveniente e universale, ma come attuarla. Abbiamo le idee e le risorse, dobbiamo solo trovare la volontà di approvare un piano entro il prossimo mandato presidenziale. So che circola scetticismo sul fatto che questo possa realmente accadere, e non senza ragione. Ogni quattro anni in campagna elettorale ci vengono presentati piani di riforma sanitaria con grande enfasi e promesse, ma una volta finita la campagna, i programmi crollano sotto il peso delle politiche di Washington, lasciando il resto dell’America a lottare contro i prezzi che schizzano alle stelle. Per troppo tempo il dibattito è stato ritardato da quelle che io chiamo le piccolezze della nostra politica: l’idea che non ci sia molto che possiamo fare o su cui possiamo metterci d’accordo per affrontare le sfide più importanti che si presentano al nostro Paese. Quando poi qualcuno prova a proporre qualcosa di coraggioso, i gruppi di interesse usano la paura, le discordie e altri trucchi per far passare le loro posizioni, anche se in questo modo si finisce per rinunciare alla soluzione dei problemi. Nel 2008 non ci possiamo permettere un’altra deludente sciarada. Non è solo stancante, è sbagliato. È sbagliato quando un’azienda deve licenziare un lavoratore perché non si può assumere la copertura sanitaria di un terzo, quando un genitore non può portare dal dot- BARACK OBAMA È SENATORE DELL’ILLINOIS E CANDIDATO ALLE PRIMARIE PRESIDENZIALI PER I DEMOCRATICI. 109 È il momento per una copertura sanitaria universale di Barack Obama tore il figlio malato perché non può permettersi di pagare la parcella medica, ed è sbagliato che quarantasei milioni di americani non abbiano alcuna copertura sanitaria. In un Paese che spende nella sanità più di ogni altra nazione al mondo, è puramente e semplicemente sbagliato. Un problema non solo morale, ma anche economico Tuttavia, negli ultimi anni, ciò che ha attirato l’attenzione di chi non è sempre stato in favore della riforma è stata la presa di coscienza che questa crisi non offende solo la morale, ma è economicamente insostenibile. Per anni, quelli del “non si può fare” hanno impaurito gli americani facendo loro credere che l’assistenza sanitaria per tutti avrebbe voluto dire medicina statalizzata e tasse pesanti, e che quindi avremmo dovuto evitarla, attuando solo correzioni marginali al sistema esistente. Le statistiche sono note: i premi assicurativi pagati dalle famiglie sono aumentati di quasi l’87% negli ultimi cinque anni, crescendo a una velocità cinque volte superiore a quella degli stipendi dei lavoratori; i costi deducibili sono aumentati del 50%; i contributi per l’assistenza e per le ricette mediche sono alle stelle. Lo scorso anno, quasi undici milioni di americani già assicurati hanno speso più di un quarto del loro stipendio in servizi sanitari. Più della metà delle famiglie che vanno in bancarotta indicano come causa principale i conti medici. Quasi la metà delle piccole imprese non offre più copertura sanitaria ai loro dipendenti e tanti altri hanno risposto ai costi che continuano ad aumentare licenziando lavoratori o chiudendo i battenti. Alcune delle più grandi società americane, giganti industriali come GM e Ford, si vedono accerchiati da concorrenti stranieri che hanno sede in Paesi con un sistema sanitario universale: così un’automobile della GM sopporta costi sanitari doppi di quelli di un’auto giapponese. Eppure c’è ancora chi sostiene che cambiare sia troppo rischioso. Ci dicono che è troppo caro assicurare chi non lo è, ma non dicono che ogni volta che un americano senza assicurazione entra in un pronto soccorso paghiamo perfino di più. I premi pagati dalle nostre famiglie sono più alti di 922 dollari, dovendo provvedere anche al costo dell’assistenza per i non assicurati. Paghiamo quindici miliardi di dollari di tasse in più a causa del costo sanitario dei non assicurati, intrappolandoci in un circolo vizioso: l’aumento dei lavoratori non assicurati causa l’aumento dei premi assicurativi, quindi i datori di lavoro cessano di fornire l’assicurazione, ma più datori di lavoro lasciano cadere la copertura assicurativa, più persone perdono l’assicurazione, facendo così aumentare ulteriormente i premi. 110 È il momento per una copertura sanitaria universale di Barack Obama Una riforma troppo costosa? Gli scettici tuttavia affermano che la riforma è troppo costosa, troppo rischiosa, assolutamente impossibile per l’America. Sembra che costoro vivano altrove, perché se si guarda a ciò che la crisi del sistema sanitario sta causando alle nostre famiglie, alla nostra economia, al nostro Paese, ci si rende conto che costoso è il mantenimento dello status quo e che rischioso è il non agire. Non è possibile, parlando di sanità in America, non fare niente. È tempo di agire e non è un problema di fondi, ma di volontà, di mancanza di leadership. In questo Paese spendiamo già 2,2 trilioni di dollari all’anno per l’assistenza sanitaria. Il senatore Ron Wyden, che ha sviluppato di recente un ambizioso programma sanitario, afferma che, con i soldi spesi dagli americani per la sanità, avremmo potuto assumere medici esperti, pagare ciascuno di loro 200.000 dollari per occuparsi solo di sette famiglie, e garantire a ogni americano un’assistenza sanitaria a buon prezzo e di buona qualità. Ma dove vanno invece tutti quei soldi? Sappiamo che il 25% degli investimenti nella sanità viene speso per costi non connessi alle prestazioni, come per esempio fatturazioni e lavori d’ufficio. Sappiamo anche che tale spesa potrebbe essere evitata, visto che quasi la metà delle aziende nel mondo ha spostato queste funzioni su internet, risparmiando miliardi sui costi amministrativi. Ogni operazione che oggi facciamo attraverso le banche costa loro meno di un penny. Perfino alla Veterans Administration1, dove avere la propria cartella medica costava nove dollari, le nuove tecnologie permettono ora di ottenerla on line praticamente a costo zero. Ma, poiché non abbiamo aggiornato le tecnologie nel resto dell’industria sanitaria, ogni transazione costa ancora fino a venticinque dollari, di cui neppure un centesimo viene impiegato per aumentare la qualità dell’assistenza. Tutto questo è ingiustificabile e se noi portassimo l’intero sistema sanitario on line, come molti, da Ted Kennedy a Newt Gingrich, pensano che dovremmo fare, risparmieremmo più di 600.000 dollari all’anno in costi sanitari. Il governo federale dovrebbe porsi come guida di questo processo che, secondo gli esperti, è del tutto possibile. Un altro aspetto da considerare, più controverso, è quanto della nostra spesa sanitaria stia andando a favore dei profitti record dell’industria farmaceutica e della salute. È perfettamente comprensibile che una società cerchi di realizzare profitti, ma quando questi salgono vertiginosamente ogni anno mentre milioni di americani perdono la loro copertura assicurativa e i premi raggiungono cifre da capogiro allora abbiamo la responsabilità di chiederci il perché. La via più costosa è quella del non agire In un momento in cui le imprese stanno affrontando una crescente concorrenza e i lavoratori raramente restano nella stessa azienda per tutta la vita, dobbiamo anche domandarci se un sistema di assistenza sanitaria basato sui datori di lavoro sia ancora il migliore per fornire 111 È il momento per una copertura sanitaria universale di Barack Obama una copertura assicurativa agli americani. Dobbiamo chiederci cosa fare per garantire a più americani una maggiore prevenzione, che significherebbe meno visite dai dottori e quindi meno costi nel corso degli anni. Dovremmo accertarci che ogni singolo bambino che ne ha diritto sia realmente iscritto al programma di assicurazione sanitaria e il governo federale dovrebbe verificare che i nostri stati abbiano a disposizione i fondi necessari. E dobbiamo cominciare a prendere in considerazione alcune delle proposte interessanti su una riforma globale che vengono da stati come il Maine, l’Illinois e la California, per vedere quali elementi siano riproponibili su scala nazionale, e cosa ci può far muovere verso l’obiettivo della copertura universale. A prescindere da quale combinazione di politiche e proposte ci farà raggiungere questo obiettivo, noi dobbiamo agire coraggiosamente. Come qualcuno ha recentemente affermato: «La via più costosa è quella del non agire». Non è stato un democratico liberal o il leader di un sindacato a esprimersi in questi termini, ma il presidente di quell’associazione di imprese attive nella sanità che finanziò la famosa campagna pubblicitaria Harry and Louise2, progettata per far fallire il progetto di riforma sanitaria Clinton negli anni Novanta. In questo Paese, il dibattito sulla riforma sanitaria è cambiato. Il sostegno per una riforma integrale, su cui organizzazioni come Families Usa3 hanno lavorato così duramente, si è ora diffuso, e ne dimostra il successo la partecipazione alla Health Care Coverage Coalition4 di un composito gruppo di interessi dell’industria della salute. Quindi Washington non ha più scuse. I leader non hanno più motivi per essere timidi e l’America non si può più permettere di non agire. Questo non corrisponde a ciò che siamo e alla storia del sorprendente progresso del nostro Paese. È in nostro potere dare forma alla storia Mezzo secolo fa l’America si è trovata nel mezzo di un’altra crisi del sistema sanitario. Per milioni di anziani la maggiore causa di povertà e stenti erano i tremendi costi sanitari e la mancanza di un’assicurazione a prezzi ragionevoli. Due anziani su tre avevano un reddito annuale inferiore ai mille dollari e solo uno su otto aveva una copertura sanitaria. Con il continuo aumentare dei costi sanitari e ospedalieri, un numero sempre maggiore di assicurazioni private si rifiutavano di provvedere alle copertura dei nostri anziani, ritenendo il rischio troppo elevato. La resistenza all’azione fu feroce e i sostenitori della riforma sanitaria erano contrastati da gruppi d’interesse finanziariamente forti e con buone relazioni, che non badavano a spese per dire agli americani che quegli sforzi erano pericolosi, antiamericani, rivoluzionari e persino fatali. Nonostante questo i riformatori andarono avanti, portarono prove al Congresso, presentarono il caso al Paese e proposero dozzine di differenti soluzioni, ma rimasero sempre fermi nel loro obiettivo di fornire la copertura sanitaria per ogni anziano americano. Finalmente, dopo anni di negoziazioni e discussioni e molti passi indietro, il presidente 112 È il momento per una copertura sanitaria universale di Barack Obama Lyndon Johnson dichiarò il Medicare legge il 30 luglio del 1965. La cerimonia di firma della legge si tenne nel Missouri, in una città chiamata Independence, alla presenza del primo uomo che ha avuto il coraggio di chiedere l’assistenza sanitaria per tutti, il presidente Harry Truman. Mentre con Truman al suo fianco firmava quello che sarebbe diventato il programma di governo di maggior successo nella storia, un programma che era sembrato impossibile per così tanto tempo, il presidente Johnson guardò la folla e disse: «La storia forma gli uomini, ma un leader deve credere nella capacità degli uomini di aiutare a fare la storia». Non dobbiamo mai dimenticare che è in nostro potere dare forma alla storia di questo Paese. Non è nel nostro carattere starcene seduti senza far niente, come vittime del caso e delle circostanze, perché noi siamo un popolo di azioni e innovazioni, che si spinge sempre oltre le barriere del possibile. Ora è il momento di spingersi ancora una volta oltre quei confini. Siamo arrivati fino a qui nel dibattito sulla sanità in questo Paese, ma ora dobbiamo rispondere alla richiesta fatta da Truman per primo, portata avanti da Johnson e per la quale hanno combattuto tanti leader e cittadini americani durante il secolo scorso. È arrivato il momento di un’assistenza sanitaria universale in America, e sono ansioso di lavorare per affrontare questa sfida nelle settimane e nei mesi futuri. Note e indicazioni bibliografiche 1 Si tratta di un dipartimento di gabinetto del governo americano, responsabile della gestione di programmi di benefits per i veterani di guerra, le loro famiglie e i sopravvissuti. 2 Harry and Louise è il nome di una campagna pubblicitaria, lanciata nel 1993, della Health Insurance Association of America (associazione nazionale delle compagnie assicuratrici nel campo sanitario) contro la riforma sanitaria proposta dall’allora presidente Clinton. Negli spot, una coppia della classe media, interpretata dagli attori Harry Johnson e Louise Claire Clark, si lamentava della presunta burocraticità della riforma, invitando gli spettatori a contattare i loro rappresentanti al Congresso. 3 Organizzazione non profit apolitica che ha come obiettivo il raggiungimento di un sistema sanitario di alta qualità per tutti i cittadini americani. 4 Insieme di diverse associazioni che propongono l’estensione della copertura sanitaria per tutti i cittadini non assicu- rati. 113