Imp.Osserv.n. 7/06 - Chiesa Cattolica Italiana

Transcript

Imp.Osserv.n. 7/06 - Chiesa Cattolica Italiana
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2006
SSERVATORI
O & O
COMUNICAZIONE CULTURA
Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali
Circ.ne Aurelia, 50 • 00165 Roma • Tel. 06.66398.209 • Fax 06.66398.239 - http://www.chiesacattolica.it • E-mail: [email protected]
Servizio nazionale per il progetto culturale
Circ.ne Aurelia, 50 • 00165 Roma • Tel. 06.66398.288 • Fax 06.66398.272 - http://www.progettoculturale.it • E-mail: [email protected]
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Editoriale
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Approfondimenti
Sessant’anni di cultura cinematografica
Dario Edoardo Viganò . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
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Media digitali e adolescenti:
una ricerca internazionale
Pier Cesare Rivoltella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
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La figura del prete oggi in Italia
Luca Bressan . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
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Dossier
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Comunicazioni
sociali
• Riunione degli incaricati regionali
delle comunicazioni sociali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• Incontro della Commissione episcopale
per la cultura e le comunicazioni sociali
• Ragazzi nella rete: corso Aiart a Como
• Concorso nazionale per cortometraggi
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Progetto culturale
• Cantiere aperto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• Beni culturali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• Laboratorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
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Infomedi@
• L’estate di SaT2000: la programmazione estiva
della “tv dell’incontro” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
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Economia dei media
• Rai: nuovo DG . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• La Emap France passa a Mondadori
• Le Monde: perdite dimezzate
• Pubblicità: investimenti in crescita
• Audiradio: dal 2007 crescerà il campione rilevato
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I fatti del mese
sulla stampa
• Il Papa in Polonia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag.
• Questioni etiche e scelte politiche
• Risanamento del debito
• Uno scandalo poco “regale”
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Segnalazioni
multimediali
• Formazione e Comunità Cristiana . . . . . . . . . . . . . . pag.
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• Navigando nella rete. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 25
• Notizie dalla rete. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 27
1. EDITORIALE
anni di
Sculturaessant’cinematografica
DARIO EDOARDO VIGANÒ*
Ente dello Spettacolo compie sessant’anni. Un traguardo importante, che EdS raggiunge coniugando
tradizione e innovazione. Nell’attuale contesto massmediale, in cui predominano interessi e logiche commerciali,
l’Ente prosegue e rinnova una strategia culturale tesa alla
promozione dei valori umani e profondamente spirituali,
quale territorio privilegiato di confronto e di dialogo. Sono
queste le linee guida dell’azione dei cattolici nel mondo del
cinema, di cui l’Ente dello Spettacolo costituisce oggi un
polo d’aggregazione imprescindibile. Un’azione che impiega a livelli d’eccellenza le attuali possibilità tecnologiche
nel campo delle comunicazioni di massa per veicolare contenuti connotati in senso cattolico, pur esulando da mere
aderenze confessionali. Una strategia multi-planare e
multi-prospettica, che vede l’Ente agire secondo il celebre
dettato paolino: nel mondo, ma non del mondo dei massmedia. Caso paradigmatico di questa strategia, che si svincola da esigenze commerciali per perseguire un’idea di cinema umana e umanistica, è l’approccio rigoroso e filologico
nei confronti del caso cinematografico dell’anno, Il Codice
Da Vinci di Ron Howard, adattamento del bestseller di
Dan Brown. Anziché partecipare al clamore mediatico che
prima ha anticipato e quindi accompagnato l’uscita in sala
del film, l’Ente dello Spettacolo, attraverso la Rivista del
Cinematografo e il sito Internet www.cinematografo.it, ha scelto una via scientifica, interpellando al riguardo il massimo storico medievalista italiano, il professore
Franco Cardini, che ha decrittato impietosamente i falsi
storici, acclarati da oltre trent’anni, su cui poggia l’impianto del Codice da Vinci. Accanto a questa operazione
di demistificazione culturale, nostra premura è stata
ricondurre la nebulosa mediatica Codice da Vinci al suo
habitat d’appartenenza, ovvero il cinema, il che ha permesso di evidenziarne le debolezze drammaturgiche, già
peculiari al romanzo di Dan Brown, e le involuzioni attoriali dei protagonisti Tom Hanks e Audrey Tautou. Come
L’
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abbiamo anticipato, questo disvelamento è stato attuato
sulla Rivista del Cinematografo, il più antico periodico
italiano di cinema nato nel 1928, sul portale www.cinematografo.it, sito leader nazionale, oggi rinnovato e
ampliato, che ospita la Banca Dati del Cinema, il più
grande archivio europeo del cinema mondiale che può vantare oltre 50 mila schede filmografiche complete di cast
and credits, trame e critiche, diecimila biografie e la programmazione quotidiana di 3700 sale cinematografiche in
Italia. Analogo processo di potenziamento ha investito
RdC: veste grafica e apparato iconografico accattivanti,
approfondite overview su protagonisti, tendenze ed eventi
del cinema mondiale e speciali monografici che rappresentano un unicum nel panorama dei periodici italiani. La
Rivista del Cinematografo non esaurisce l’impegno editoriale di EdS, che si è recentemente rafforzato con le collane
“Frames” (Pio XII e il cinema, Film & Mission, Primissimo Piano, tra i titoli più recenti); “Le Torri”, sedici
monografie sui grandi della settima arte destinate agli studenti delle scuole superiori e il progetto di una storia del
cinema popolare – la prima nel nostro Paese – in tre volumi, che coinvolge numerosi docenti ordinari di cinema
delle università italiane.
Veniamo agli eventi promossi da EdS, tra cui progressiva rilevanza ha assunto il premio Robert Bresson, che
viene assegnato ogni anno alla Mostra d’Arte
Cinematografica di Venezia “al regista che abbia dato una
testimonianza, significativa per sincerità e intensità, del
difficile cammino alla ricerca del significato spirituale
della nostra vita”. Nel corso delle sue sei edizioni, il prestigioso riconoscimento è stato attribuito a Manoel de
Oliveira, Giuseppe Tornatore, Theo Angelopoulos,
Krzysztof Zanussi, Wim Wenders e Jerzy Stuhr. Inoltre,
l’Ente, in collaborazione con i Pontifici Consigli della
Cultura e delle Comunicazioni Sociali, organizza il
Festival del cinema spirituale “erbio Millennio”, inaugurato da Papa Giovanni Paolo II nel 1997. Nel 2005 Tertio
Millennio ha istituito il primo concorso nazionale per cortometraggi a tema e aperto un’importante finestra a
Guadalajara in Messico, mentre quest’anno, in occasione
del decennale, ne aprirà una seconda a Lubiana in
Slovenia. Come ha affermato Sua Eminenza il Cardinale
Camillo Ruini, che ha presenziato al nostro sessantesimo,
“la prospettiva è quella evangelica dello stare dentro la
storia con amore e con una libertà che sappia essere sia
propositiva sia critica, valorizzando le grandi acquisizioni
dell’attuale civiltà e aiutandola a superare le molte contraddizioni che minacciano di arrestarne il cammino:
tutto ciò senza indebolire o mettere tra parentesi la nostra
identità cristiana, ma al contrario partendo da essa e operando in forza di essa”. Questa è oggi la missione dell’Ente
dello Spettacolo.
* Presidente Ente dello Spettacolo
2. APPROFONDIMENTI
edia digitali
Me adolescenti:
una ricerca
internazionale
PIER CESARE RIVOLTELLA*
con cui sono state condotte delle interviste in profondità. Il taglio della ricerca – che ha coinvolto 10 paesi
tra cui l’Italia, rappresentata dall’équipe di ricerca di
chi scrive presso l’Università Cattolica di Milano – è
stato decisamente pedagogico: questo significa che
obiettivo della ricerca non era certo quello di determinare delle medie statistiche riguardo ai comportamenti di consumo degli adolescenti, quanto piuttosto di
individuare dei profili d’uso che possano tornare utili
agli educatori nella progettazione delle loro strategie di
intervento.
A livello internazionale il dato più rilevante è che
Internet appartiene ormai alla vita delle giovani generazioni (più del 90% dichiara di farne uso abitualmente).
Per quanto riguarda gli usi tre rilievi si impongono:
– le attività di recupero dell’informazione sono molto
diffuse (9 adolescenti su 10 utilizzano motori di
ricerca; più del 60% scarica abitualmente materiali
da Internet), decisamente più delle attività di costruzione (come aprire un sito Internet o tenere un
blog);
– abbastanza diffuso è anche l’uso della posta elettronica (68%) e di MSN (7 adolescenti su 10 dichiarano di farne un uso frequente, anche se in Italia il
dato è sottorappresentato rispetto ad altri Paesi);
– l’ascolto/scambio di files musicali è una delle attività
più frequentate.
ono 50 milioni i giovani europei in Internet. Cosa
fanno? Cosa facciamo noi (genitori, educatori)?
Cosa fare in futuro perché la loro relazione con la Rete
sia adeguata, sicura, tale da liberare le potenzialità
positive della tecnologia?
S
È questo il dato e sono queste le domande da cui è
partita alla fine del 2004 la ricerca internazionale
MEDIAPPRO, un’indagine quali-quantitativa sull’uso,
la rappresentazione e l’appropriazione dei media digitali (Internet, cellulare, consolle videogames) da parte
degli adolescenti, tra i 14 e i 19 anni, che si è chiusa il
12-13 giugno scorsi a Bruxelles con la presentazione
ufficiale del rapporto finale alla Comunità Europea.
Gli strumenti utilizzati sono stati un questionario
di 63 domande, le stesse per tutti i Paesi, che ha consentito di costruire un campione di 7393 rispondenti;
tra questi sono stati scelti 25 soggetti per ogni Paese
Il luogo principale della connessione (80%) è la
casa; in scuola sono decisamente ridotte le attività
didattiche che prevedono l’uso di Internet e dall’indagine emerge un quadro abbastanza negativo sia in ordine alle competenze degli insegnanti al riguardo, sia in
relazione agli spazi di programmazione dedicati ai media e alle tecnologie.
Particolarmente interessante è la rappresentazione
dei rischi che vengono associati alla Rete. Gli adolescenti non sono sprovveduti al riguardo: dichiarano di
non parlare mai (47%) o raramente (22%) con persone non conosciute incontrate in chat; il 79% dimostra
di conoscere molto bene come funziona Internet; il
52% ritiene di essere sufficientemente capace di valutare l’appropriatezza di un’informazione reperita in
Rete. In sostanza la ricerca mette in evidenza che i giovani sono molto più consapevoli di quanto i discorsi
sociali circolanti non ritengano. La rappresentazione
del giovane come ingenuo ed esposto ai rischi della
Rete è appunto solo una rappresentazione, tanto è vero
3
2. APPROFONDIMENTI
che quando l’adolescente viene richiesto di restituire la
sua rappresentazione di tali rischi, finisce per riportare
i contenuti dei discorsi dei media o degli adulti (pornografia, pedofilia, ecc.), quando invece gli viene chiesto di raccontare la sua effettiva percezione del rischio
la identifica con i virus o con la possibilità di rimanere vittima di un attacco hacker.
Ma il dato più eclatante (vero marcatore differenziale tra i giovani europei e quelli canadesi che pure
erano inclusi nel campione e, tra quelli europei, tra gli
italiani e tutti gli altri) è relativo al possesso e all’uso
del telefono cellulare. Il 95% degli intervistati ha un
cellulare personale; il 79% ci gestisce soprattutto SMS.
Ci troviamo di fronte realmente a una “digit generation”, a una generazione del dito (o del pollice,
thumb, come qualcuno preferisce dire facendo riferimento al dito più utilizzato nella composizione degli
SMS ma, in generale, nell’uso delle interfaccia dei
telefoni mobili). Un dato che sottolinea come per questi giovani sia importante restare in contatto con i
coetanei, sentirsi parte del cerchio affettivo del gruppo; un bisogno questo che pare configurarsi come una
forma di horror vacui, la stessa che coglie noi adulti
ormai incapaci di silenzio e impegnati a riempire ogni
spazio/tempo libero della giornata “messaggiando” o
chiamando qualcuno.
4
Da ultimo è interessante il dato relativo all’uso dei
videogiochi, equamente diviso tra computer (52%) e
consolle come la Playstation (49%). Gli adolescenti in
genere non giocano on line, preferiscono giocare con
gli amici, quindi identificano l’attività ludica come
attività sociale.
Più in generale e in linea conclusiva l’immagine di
adolescente che la ricerca ci consegna è quella di un
utente consapevole ed esperto, che tende a fare un uso
specializzato dei diversi media in relazione ai loro possibili usi: il computer e Internet per cercare e trattare
informazioni; il cellulare per comunicare; la consolle
videogame per divertirsi.
Un risultato che se da una parte ci incoraggia a non
considerare la Rete e i nuovi media solo in termini
negativi e censori ma in relazione alle loro potenzialità
espressive, dall’altra chiede agli educatori – genitori ed
insegnanti innanzitutto – di sviluppare competenze
specifiche per essere in grado di accompagnare l’adolescente nella sua pratica mediale non tanto dal punto di
vista delle competenze tecniche, quanto piuttosto da
quello di un utilizzo sempre più critico e riflessivo.
* Università Cattolica del S. Cuore Milano
1. EDITORIALE
LoggiainfiguraItaliadel prete
LUCA BRESSAN*
a figura del prete sta cambiando. Dietro la superficie di apparente ovvietà, una simile affermazione
nasconde una grande questione per la Chiesa: vista la
simbiosi che sussiste tra la figura del prete e quella
della Chiesa, visto il ruolo che la figura presbiterale
gioca dentro le diverse istituzioni ecclesiali, il cambiamento promette di avere effetti e ripercussioni di lungo
periodo modificando in modo anche radicale la figura
di coloro che attualmente ne gestiscono il ritmo della
vita quotidiana. Mutando così anche l’immagine ecclesiale. Per di più, il cambiamento che si sta registrando
è frutto non soltanto di una riflessione, di un movimento sinergico del corpo ecclesiale stimolato dall’acquisizione di concetti e di significati nuovi – come ad
esempio può essere il caso per la recezione in atto del
concilio Vaticano II – ma conseguenza anche di fattori
non immediatamente prevedibili sia nel momento del
loro insorgere che nel loro percorso di sviluppo.
L
Questo clima d’incertezza sul futuro della figura
presbiterale ha attirato su di sè l’attenzione del mondo
ecclesiale, che ha cercato in più modi di venire a capo
dei mutamenti percepiti, sviluppando alcune inchieste
(Garelli 2000, Diotallevi 2003, Diotallevi–Bressan
2005), e impegnando lo stesso Episcopato, come dimostrano le Assemblee Generali del novembre del
2005 e dello scorso maggio, in una riflessione sull’i-
3. DOSSIER
dentità del prete, sulla sua formazione, sulle sue prospettive di futuro. Risulta perciò interessante tentare
una comprensione e una interpretazione delle trasformazioni in atto nella figura presbiterale. Partiremo cercando di illustrare in che modo cambiano le funzioni
legate al ruolo e alla figura del prete oggi, per poi osservare più da vicino i mutamenti anche forti nel modo di
pensare la sua identità.
Il parroco,
figura tipo del prete diocesano
La figura del parroco rimane la dominante nel
costruire la tipologia del prete diocesano italiano
attuale. La figura del parroco si conferma come la figura più equilibrata, meno portata al pessimismo e più
aperta nel leggere i cambiamenti. È anche quella che
segnala maggiore volontà di aggiornamento. I dati permettono di costruire una possibile tipologia di figure
del clero diocesano: il 33% è parroco e basta; il 35% è
parroco ma non solo; il 22% è viceparroco con anche
altri incarichi; il 10% dei preti ha incarichi ministeriali slegati dal territorio.
Si osservano tracce di due modelli di ingresso in
questa figura ministeriale: al Centro ed al Sud più del
40% dei sacerdoti è divenuto parroco entro i 35 anni
d’età, al Nord meno del 30%. La figura del parroco
esercita il suo influsso anche sull’intenzione di conclusione della vita ministeriale: la maggior parte del
clero si aspetta di concludere la sua vita vedendo magari ridotto il suo impegno pastorale diretto, ma senza
abbandonare questo contesto (sono poco segnalate
forme di “ritiro”).
La figura del parroco è anche un forte punto di
identificazione: a fronte della relativa povertà di relazioni orizzontali che i preti dichiarano, si intuiscono
parte dei contenuti che questa figura assume: la figura
del parroco funziona come fonte di identificazione
capace di dare un ruolo e una “consistenza” all’identità del singolo prete, anche in assenza di altre relazioni che la sostengano. Siamo così in presenza di un
“carisma di funzione” utilizzato come fonte di legittimazione e punto di appoggio della propria identità personale: il prete si sente ancora a casa sua in parrocchia,
come nel modello classico, evidenziando una maggiore
fiducia nella capacità di sostegno esercitata dalle strutture istituzionali e dal ruolo sacrale, più che lavorare
per la conquista di questo sostegno dentro lo spazio di
5
3. DOSSIER
relazioni paritetiche. Ai rischi di solitudine e alle fatiche nella costruzione di reti di relazioni significative
dentro le quali condividere la propria fede, si reagisce
sviluppando una identità fortemente ancorata al ruolo
che si è chiamati a rivestire. Con tutte le conseguenze
del caso.
La vita quotidiana dei preti
Sostanzialmente solo un prete su quattro vive la
situazione classica (prete con domestica o familiare); è
molto accentuato invece il fenomeno dei preti soli
(quasi il 40%). Per la gestione della casa e il vitto non
si ricorre però a forme di aiuto professionale e remunerate, si preferisce fare affidamento sul volontariato.
Il Centro Italia mostra una organizzazione ecclesiastica
sostanzialmente diversa e molto più articolata rispetto
al resto del paese. Emerge, anche se come fenomeno
minoritario, l’appello a forme di vita comune tra i
preti; un seminarista su tre invece vorrebbe vivere da
prete in una comunità sacerdotale.
Le condizioni quotidiane di vita decidono molto
dello stile del prete: il dove mangia e il con chi mangia influenzano in concreto anche altri momenti
della vita presbiterale e non possono quindi non avere
ricadute sul suo concetto di presbiterio, sulla vicinanza più o meno percepita del vescovo. Non è un
caso se i preti dichiarino che nel costruire le reti di
relazioni affettive di sostegno e di identificazione, c’è
poco spazio per la famiglia e per il vescovo. Il dato che
vede la maggior parte dei parroci abitare nella parrocchia in cui esercitano il loro ministero (il 72% vive
questa situazione) è invece ben fotografato: un prete
su tre si sente appoggiato e sostenuto dai propri parrocchiani.
La solitudine, l’indipendenza e l’autonomia in cui
un prete è lasciato nel momento in cui è chiamato ad
impostare e in seguito a gestire i ritmi della sua vita
personale, mostra poi una seconda conseguenza:
diviene il luogo in cui è possibile fotografare l’evoluzione in atto nel modo di intendere la propria vita
quotidiana, che sembra orientarsi sempre più verso il
modello della vita religiosa. Contano di meno i legami
con i parrocchiani (dal 38% si scende al 21%), raddoppiano i legami tra preti amici (dal 19% al 38%).
Seminaristi che chiedono la vita comune, preti che si
sentono sostenuti soltanto da altri preti amici, preti
che pensano di fare le vacanze tra preti: stiamo indirizzandoci verso una trasformazione del clero secolare
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in clero regolare? Come leggere queste trasformazioni
in riferimento al rapporto parroco–parrocchiani,
costitutivo del suo ruolo?
L’identità ministeriale dei preti
Chiamati a proiettare nel futuro il loro ministero, i
preti e i seminaristi mostrano in modo chiaro i punti
fondamentali della loro identità presbiterale: il loro
compito consiste nel mantenere un rapporto con la
gente, figura di un cristianesimo popolare, chiamato a
gestire anche con strumenti semplici anzitutto la
dimensione religiosa di questo popolo loro affidato.
È forte anche la certezza che il ruolo del parroco ha
molte possibilità di essere continuato. Anche lo spazio
per la carità è presente, in modo abbastanza significativo, mentre è decisamente sottovalutato il compito
istituzionale che al ruolo presbiterale è connesso.
Nell’immaginare il loro ruolo nel futuro, i preti hanno
anche un’altra certezza: sono sicuri che un’ eventuale
riduzione del loro ministero ad un ruolo solamente
liturgico-sacrale sia un impoverimento da evitare.
Sostanzialmente, pur con opportune variazioni, si continuerà ad essere parroci come oggi.
Nel leggere e valutare il loro ritmo di vita attuale i
preti danno del ministero presbiterale una descrizione
abbastanza armonica, che prevede momenti personali
– preghiera, preparazione della pastorale, e in modo
minore lo studio – momenti istituzionali - presidenza
della liturgia, catechesi, riunioni coi laici e coi preti, in
modo minore gestione organizzativa della parrocchia –
momenti dedicati alle relazioni brevi (colloqui coi parrocchiani, direzione spirituale). Desiderano vedere
aumentato il tempo dedicato alla preghiera personale,
allo studio, ai colloqui con la gente, e in modo minore
anche il tempo libero. Una prima lettura di questi dati
porta a vedere come il modello di riferimento dei preti
nell’esercizio del ministero sembra spostarsi più verso
uno stile carismatico, sganciato da forti legami istituzionali, più libero di giocarsi in relazioni brevi e secondo tempi decisi dal singolo.
Nel descrivere e nell’immaginare lo spazio di collaborazione coi laici, emerge un dato ambivalente: il
riconoscimento del ruolo teorico della collaborazione e
dell’ascolto – il valore del consiglio pastorale, ad esempio – poca valorizzazione nella pratica di forme di collaborazione. Si tende a condividere con i laici le attività
cui si attribuisce minore importanza. Sempre a livello
2. APPROFONDIMENTI
di collaborazione, i preti mostrano di vivere il presbiterio secondo canali affettivi: discutono e condividono
decisioni pastorali con i preti loro amici più che con il
presbiterio locale o diocesano.
La capacità di futuro dei preti
I preti elaborano una interpretazione del cambiamento in atto dentro la Chiesa secondo una linea della
continuità: sono convinti che il modello di Chiesa che
li ha generati continui nel tempo senza grossi scossoni.
Tre su quattro sono convinti che tra 30 anni ci saranno ancora le parrocchie come le conosciamo oggi,
anche se diminuite di numero; sono convinti che il
loro compito in parrocchia sia di sostenere e accompagnare tutti indistintamente, non selezionando, non
creando gruppi particolari. Dimostrano di avere della
parrocchia una idea territoriale e popolare (due preti
su tre).
I preti dimostrano una buone dose di autostima:
nove su dieci sono convinti che il loro ruolo sia ritenuto utile dalla gente, e la loro figura sia anche un
buono strumento di richiamo e di comunicazione del
volto di Dio agli altri. Nonostante le difficoltà, i preti
mostrano dunque un morale alto. Sono talmente convinti della loro identità ministeriale da vederla difficilmente comparabile con altre professioni o ruoli sociali. I preti sono però pessimisti quando si tratta di dare
una stima sul rispetto che la gente ha nei confronti
della loro figura. Questo pessimismo cresce di parecchio tra le leve più giovani.
I preti si dicono soddisfatti, perfino anche un po’
orgogliosi, della scelta vocazionale fatta, pur se hanno
conosciuto momenti di crisi (38%). Sono convinti che
la vocazione li ha fatti maturare (80%); non vivono in
modo tragico la loro scelta, non vi vedono rinunce o
obblighi insostenibili, la vedono impegnativa e difficile come altre scelte di vita. I seminaristi si dimostrano
al riguardo più prudenti: il 65% è convinto che fare il
prete oggi sia una scelta più impegnativa e pesante di
altre. I preti sono sicuri del loro futuro: non abbandoneranno mai la vita presbiterale (70%). Questa sicurezza però si indebolisce diminuendo l’età: si va
dall’80% dei sessantenni al 58% dei preti giovani e al
53% dei seminaristi. Mentre la convinzione che su
simili questioni non si possono fare previsioni passa
dal 7% dei sessantenni al 23% dei preti giovani, al 32%
dei seminaristi.
Da dove veniamo, dove siamo,
dove andiamo
Affermavamo introducendoci a questo discorso che
le trasformazioni che stanno interessando i preti sono
sì di tipo funzionale, ma in realtà ne stanno toccando
l’identità profonda. L’analisi ha confermato questa tesi
iniziale: ciò che è in discussione non sono soltanto i
compiti del prete, le sue azioni, ma più intrinsecamente e molto più profondamente l’identità che attraverso
questi compiti si vede istituita e confermata. Veniamo
da un passato in cui la figura della cura animarum era
assunta come principio regolatore del ministero e
quindi dell’identità del prete: vi è figura presbiterale
laddove una persona riceve l’incarico di garantire e
curare quel gregge che le è affidato, sull’esempio e sotto
l’autorità di Cristo pastore, e dentro la comunione
della Chiesa.
Questo passato è ancora fortemente radicato in noi,
come ha ben mostrato la prolusione del Card. Ruini
all’Assemblea della CEI lo scorso mese di maggio. Il
fondamento cristologico del ministero e dell’identità
del prete è un dato tradizionale che non soltanto è
molto diffuso tra il clero, ma è in grado di mostrare
ancora molti dei suoi benefici: uno stato di vista vissuto come vocazione, senza risparmio e senza calcoli,
inteso invece come una forma di spiritualità; l’attaccamento del prete alla sua gente; una dedizione che non
viene misurata su ritmi professionali ma è legata all’affetto con il quale ci si lega alla causa; l’obbedienza
come principale vincolo che ci lega a Cristo e alla
Chiesa.
Questa immagine tradizionale del prete, in seguito
anche ai cambiamenti che la stanno interessando, a
partire dalla questione numerica, mostra però anche le
sue fatiche e i suoi limiti: la dimensione ecclesiale della
figura presbiterale rimane eccessivamente in ombra (il
prete si interpreta sempre come un “io” e mai come un
“noi”, legato a quel corpo che è il presbiterio e dentro
la Chiesa locale); il fondamento della propria figura
sul solo vincolo dell’obbedienza genera figure direttive
e poco comunionali, creando eccessive dipendenze e
attaccamenti; fatica ad emergere l’immagine di una
Chiesa che è tutta insieme soggetto della sua azione e
del suo futuro; si corre il rischio di una fossilizzazione
della pastorale in azioni che hanno il loro senso più nel
peso della tradizione che le difende, che non piuttosto
nella loro capacità di svolgere nel presente quel compito e raggiungere quell’obiettivo per il quale erano state
pensate.
7
2. APPROFONDIMENTI
Più in generale, il cambiamento culturale in atto
sembra aver minato molto in profondità la figura tradizionale di prete, così come l’inchiesta ci ha permesso
di vedere, fin dal momento della sua formazione. In
questo contesto si corre il rischio che il modello tradizionale rischi di funzionare come una patina che si
sovrappone ad uno strato profondo della personalità
del singolo candidato, senza tuttavia riuscire a trasformarne la struttura e l’identità. A questo proposito si è
parlato di “conversione pastorale” da applicare e declinare anche nei confronti della figura del prete.
Ecco quindi il contesto di comprensione della relazione di mons. Monari tenuta nell’Assemblea
Generale della Cei del maggio di quest’anno. In essa
si intravedono alcuni traguardi verso i quali indirizzare l’evoluzione dell’identità presbiterale, a partire dal
suo ministero: un ministero condiviso, esercitato
dentro il contesto del presbiterio; un ministero che
sostiene il singolo prete, introducendolo (e mantenendolo poi) in un cammino di maturazione umana
e in una dinamica di fede che lo prepara a diventare
testimone di quel Cristo che è chiamato ad annunciare; un ministero che esalta la dimensione relazionale della figura del prete, giocata e orientata verso
tre polarità costitutive (teologica, ecclesiologica,
antropologica). In un simile indirizzo sembra però
non ci sia posto per la figura tradizionale della cura
animarum, consegnata invece al passato come una
immagine gloriosa ma poco capace di rimotivare nel
presente l’identità presbiterale.
rale, appare più semplice e chiara, e più capace di fondare una identità certa in un’epoca di incertezza, in
un mondo che cambia, a fronte delle fatiche emerse
da parte del primo modello di motivare in modo stabile la figura presbiterale, rendendola comprensibile e
anche appetibile.
Non è sicuramente tra i compiti di questa riflessione prendere posizione in un simile dibattito, decidendo quale tra le due figure avrà il sopravvento sull’altra. È molto più onesto ricercare gli elementi che
non potranno mancare nella figura presbiterale.
Questi elementi potrebbero essere descritti così: i
preti dovranno saper esibire un rapporto maturo e
diretto con le fonti della loro fede e del loro ministero (la Tradizione, la Parola di Dio, l’Eucaristia);
dovranno raggiungere una maturità personale umana
e spirituale solida; dotarsi di sempre più raffinati
strumenti interpretativi del reale, ispirati dalla fede
che vivono, e allo stesso tempo raggiungere una disciplina di vita – ritmi e condizioni di preghiera, di lavoro, di riposo – equilibrata e in grado di sostenerli nel
ministero; dovranno ripensare il proprio rapporto
costitutivo con il popolo di Dio. Sono tutti elementi,
questi, che possono senza grandi difficoltà essere rinvenuti nella relazione di mons. Monari, citata in precedenza.
Il primato della relazione
Sequela e cura animarum
L’inchiesta e il contesto della sua recezione sembrano perciò rilanciare un dibattito che ha caratterizzato e
polarizzato in modo anche forte il clima post-conciliare in Italia, e non solo: la tensione, nel pensare l’immagine del prete, tra il modello della sequela e quello
della cura animarum.
Se i motivi che spingono a sostenere lo sbilanciato
della figura presbiterale verso il primo modello appartengono maggiormente all’ordine della logica (di
fronte ai cambiamenti anche forti che stanno interessando la Chiesa e la figura del prete, l’unica risposta
logica non può che essere quella di un ripensamento
radicale della identità presbiterale), i motivi che invece favoriscono il ritorno in auge della seconda sono
più di ordine affettivo: la seconda figura, quella pasto-
8
La figura del prete è sempre stata intesa come figura di relazione. È così da sempre, come mostra la definizione di prete ripresa recentemente anche dall’Assemblea CEI, che si rifà alla dottrina tradizionale della
cura pastoralis o cura animarum.
Una simile categoria è centrale anche nella riflessione di mons. Monari, che la vede ben strutturata
(questa relazione deve avere tre poli con i quali connettersi: Dio, la Chiesa – la comunità dei fratelli –, il
mondo degli uomini), e con uno scopo preciso: essere
il luogo in cui si trasmette l’esperienza con Gesù Cristo
risorto, attraverso il canale del racconto e della testimonianza, per generare e nutrire la fede dei fratelli.
Proprio questa categoria della relazione potrebbe
perciò essere il luogo in cui elaborare una reinterpretazione della cura animarum, favorendo così l’evoluzione
della figura presbiterale in atto nei termini di una tran-
2. APPROFONDIMENTI
sizione da un modo culturalmente molto determinato
di intendere la figura del prete, e come tale destinato al
tramonto, come l’esperienza prima ancora dell’inchiesta ci fa intuire, ad una identità presbiterale che si
lascia plasmare, prima ancora che dal mutamento culturale rilevato, dagli influssi di una riflessione magisteriale che sta ancora lavorando ad una recezione del
Vaticano II su questo tema.
Da qui due conseguenze significative: anzitutto
occorre favorire un serio lavoro di esegesi della figura
della cura animarum, per coglierne l’intenzione originaria, l’intenzione che sta alla base del suo sorgere, e
che può essere ravvisata in questa volontà di istituire
relazioni attraverso le quali rendere presente Cristo,
la sua parola e la sua salvezza, grazie ad una reinterpretazione assolutamente originale della figura del
potere e della responsabilità, come d’altronde ci ha
mostrato Papa Benedetto XVI, nell’omelia della messa
d’inizio del ministero petrino.
In secondo luogo occorre combattere ogni possibile deriva borghese nella ridisegnazione della figura
presbiterale, deriva che vorrebbe il prete pensato
come un semplice funzionario, senza relazioni che ne
condizionino l’identità e la figura. Una simile figura
di prete, confondendo lo stato di celibe con quello più
moderno e alla moda di single, intenderebbe l’affrancamento dalla categoria della cura animarum nei termini di pura e semplice liberazione della figura del
prete da ogni vincolo e relazione.
Mutamenti di funzione,
mutamenti di identità
I preti stanno cambiando; i preti vedono la loro
identità presbiterale in forte evoluzione. I preti dimostrano anche di avere energie per abitare con consapevolezza questa fase di cambiamento: sono in grado di
riconoscere il momento che stanno vivendo e sono in
grado, una volta aiutati a dare un nome ai problemi
con cui sono chiamati a confrontarsi, di guardare in
faccia tutte queste difficoltà riuscendo a mantenere la
capacità di dare il giusto peso alle cose. I preti dimostrano così di saper vivere questo momento di transizione della loro figura continuando a guardare verso il
futuro, più che cedere ad atteggiamenti di ripiegato
attaccamento al passato e, nel contempo, di saper
accettare le insoddisfazioni e le frustrazioni derivate
dalle tante modificazioni subite e di saperle trasformare in energia progettuale, in capacità di immaginare un
domani per il loro ministero e la loro identità.
L’insoddisfazione provata e manifestata sembra
dunque diventare nelle mani dei preti una sorta di
capitale simbolico, una moneta sonante capace di ridare loro ancora il fascino, la voglia di rischiare investimenti sul futuro. Un modo molto chiaro per mostrare
la speranza che li abita, e che li guida nell’attraversamento dei cambiamenti fotografati.
* Docente di Teologia Pastorale presso il Seminario Vescovile
di Milano e alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale
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Csocialiomunicazioni
Premiati i vincitori del I° Premio
Webmaster della Regione Siciliana
e della Diocesi di Palermo
Riunione degli incaricati regionali
delle comunicazioni sociali
Nell’occasione è stata celebrata, con una tavola
rotonda, la 40a giornata delle Comunicazioni sociali
che quest’anno ha avuto per tema: “I media: rete di
comunicazione, comunione e cooperazione”. Sono
intervenuti il vice direttore dell’Ufficio nazionale delle
Comunicazioni Sociali mons. Franco Mazza, la prof.
Gianna Cappello dell’Università di Palermo e la giornalista Fernanda Di Monte, responsabile del Centro
Cultura e Comunicazione Paoline.
Si è tenuta a Roma, l’1 giugno, la riunione degli
incaricati regionali per le comunicazioni sociali. Tra i
punti all’ordine del giorno: il contributo degli Uffici
diocesani per le comunicazioni sociali al percorso
pastorale per i giovani indicato dalla Cei per il prossimo triennio; un bilancio del Convegno nazionale svoltosi ad Ancona dal 9 all’11 marzo 2006 ed il cammino
di preparazione al 4° Convegno ecclesiale nazionale di
Verona.
Mario Macaluso, curatore del sito www.cattolici.net e Vincenzo Bozzo,
curatore del sito www.oramaux.diocesipa.it sono
rispettivamente i vincitori
del concorso regionale e
dell’Arcidiocesi di Palermo
della prima edizione del
“Premio webmaster”, organizzato dal Centro Pastorale per le Comunicazioni
Sociali della Conferenza Episcopale Siciliana, dal
Centro diocesano di Palermo e dalla Libreria Paoline.
La cerimonia di premiazione, si è svolta nella sala
“Beato Giacomo Alberione” della Libreria Paoline a
Palermo ed è stata presieduta dal cardinale Salvatore
De Giorni.
Ha coordinato il dibattito il diacono Pino Grasso,
direttore regionale del Centro Comunicazioni sociali
della C.E.Si.
Incontro della Commissione episcopale
per la cultura e le comunicazioni sociali
Ragazzi nella rete: corso Aiart a Como
La Commissione episcopale per la cultura e la
comunicazione si è incontrata a Roma il 5 giugno. Nel
corso della riunione una riflessione è stata dedicata
all’uso dei beni culturali e artistici nella Chiesa in considerazione delle recenti determinazioni giuridiche e
concordatarie.
La presidenza nazionale dell’AIART, in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni sociali della CEI e il patrocinio della Regione Lombardia, ha
organizzato a Capiago-Como per il 7, 8 e 9 Luglio
2006 un corso di formazione sul tema: “Ragazzi nella
Rete”.
Si è parlato, inoltre, dell’incontro della Commissione con i vescovi delegati regionali e gli incaricati
regionali delle comunicazioni sociali.
Il corso, che si svilupperà in tre giornate, vedrà vari
relatori sviluppare le problematiche adolescenziali
connesse con lo sviluppo travolgente delle tecnologie
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4. COMUNICAZIONI SOCIALI
mediatiche. In particolare si propone di riconoscere i
tratti fondamentali dell’adolescenza intercettati dai
media; mostrare le evidenze antropologiche, etiche,
sociali, culturali ed educative in gioco nel delicato rapporto tra ragazzi e media; far conoscere iniziative di
media education ed essere occasione per stimolare percorsi formativi sul tema da attuare nel territorio; individuare nell’associazionismo degli spettatori uno strumento valido sia per l’educazione ai media, sia per una
fruizione più consapevole e responsabile, sia come
strumento di pressione nei confronti della editoria
televisiva.
L’invito è rivolto a insegnanti ed educatori di giovani e adolescenti, a responsabili di pastorale familiare
parrocchiale, a coppie guida per corsi per fidanzati, a
studenti di Comunicazione Sociale, a catechisti, a
responsabili di progetti parrocchiali di cultura e comunicazione, a nuovi soci interessati ad entrare maggiormente in temi specifici.
L’AIART è accreditato presso il MIUR per corsi di
formazione rivolti agli insegnanti e dirigenti scolastici.
stesse della settima arte. Già nel 1896 Vittorio Calcina,
agente dei fratelli Lumiére, ottenne il permesso di
entrare in Vaticano per riprendere il Pontefice Leone
XIII…. Negli anni Cinquanta – ha ricordato ancora
Ruini – fu l’Ente dello Spettacolo il punto di riferimento per la presenza dei cattolici nel cinema italiano.
Successivamente il coinvolgimento dei cattolici fu
meno diretto, privilegiando una prospettiva critica e
consapevole nei confronti del cinema, inteso, come
richiamato da Giovanni Paolo II nel 1995, quale “veicolo di cultura e proposta di valori”». All’intervento
del cardinale è seguita la proiezione del cortometraggio, restaurato, “La città del Vaticano”, girato nel 1947
da Romolo Marcellini.
Concorso nazionale per cortometraggi
Si sono aperte le iscrizioni alla seconda edizione del
concorso nazionale per cortometraggi indetto dalla 10ª
edizione Festival del Cinema Spirituale “Tertio Millennio”, organizzato dall’Ente dello Spettacolo e in programma a Roma dal 14 al 19 novembre.
Ente dello Spettacolo:
60° compleanno in Vaticano
Il tema scelto per quest’anno è Gli invisibili. Storie
di emarginazione. Saranno ammessi cortometraggi realizzati da autori italiani, prodotti dopo l’1 ottobre del
2005 e di durata non superiore ai 30 minuti. Il vincitore sarà scelto da una giuria di esperti del settore e si
aggiudicherà un premio in 1000 euro.
In occasione del 60° anniversario di fondazione
dell’Ente dello spettacolo si è tenuto, il 20 giugno ai
Musei Vaticani, un incontro presieduto dal card.
Camillo Ruini. «Il legame tra Chiesa e arte cinematografica – ha detto il cardinale – affonda nelle origini
La premiazione avverrà nel corso della cerimonia di
consegna degli RdC Awards del Festival “Tertio Millennio”. Termine ultimo per l’iscrizione è il 10 ottobre
2006.
11
5. PROGETTO CULTURALE
Capertoantiere
Verona, che interviene sul tema “Ma quanto mi costi?
Indagine analitica sui costi del fare famiglia”;
Francesco Belletti, direttore del Centro Internazionale
Studi Famiglia di Milano, con il contributo “Politiche
familiari e interventi di sostegno alle famiglie in disagio socio-economico. Un’analisi a livello locale”;
Pierpaolo Donati, docente presso l’Università di
Bologna, con il contributo “Buone pratiche nelle politiche familiari”. Nel pomeriggio si apre poi la tavola
rotonda sul tema “Famiglia sei priorità: un confronto
aperto sulle politiche nazionali”.
Mantova • 13 maggio-18 giugno
Roma • 10 maggio e 12 maggio
“Metafisica e Bioteca” è il titolo del Seminario di
studio organizzato dalla Facoltà di Filosofia della
Pontificia Università Lateranense. Dopo il saluto del
Magnifico Rettore, S.E. Mons. Rino Fisichella, intervengono: Laura Palazzani, docente presso la Lumsa, su
“Il concetto di persona in bioetica”; Giovanni Fornero,
filosofo, su “Dio, natura e legge naturale come concetti filosofici irrinunciabili nella bioetica cattolica ufficiale”; Francesco D’Agostino, docente presso
l’Università di Roma “Tor Vergata”, su “Bios, zoé, psyché”; Horst Seidl, docente presso la Pontificia
Università Lateranense, su “Questioni sull’embrione
umano alla luce dell’antropologia aristotelico-tomista”. Nel pomeriggio segue una tavola rotonda moderata da Antonio Livi, decano della Facoltà di Filosofia,
e con gli ulteriori contributi di: Gianfranco Basti,
docente presso la Pontificia Università Lateranense, su
“Ontologia formale dell’ominizzazione”; Roberto Di
Ceglie, docente presso la Pontificia Università
Lateranense, su “Essenza della religione ed etica della
vita”; Stephan Kampowski, docente presso il Pontificio
Istituto Giovanni Paolo II, su “L’attualità della biologia
filosofica di Hans Jonas per il dibattito bioetico odierno”; Giorgia Salatiello, docente presso la Pontificia
Università Gregoriana, su “Metafisica del soggetto e
statuto dell’embrione”; Antonio Molinaro, docente
presso la Pontificia Università Lateranense, su “Perché
metafisica e bioetica?”.
Il 12 maggio, ancora, il Forum delle Associazioni
Familiari presenta presso la biblioteca del CNEL il convegno “Famiglia, quanto mi costi!?”. Le relazioni sono
affidate a Federico Perali, docente presso l’Università di
12
La Parrocchia di Sant’Erasmo di Castel Goffredo
organizza la mostra “D’oro e d’argento. Giovanni
Bellavite e gli argentieri mantovani del Settecento”. Ad
essere esposti, in gran parte, pissidi, calici, croci e reliquiari.
Milano • 13 maggio-7 giugno
Si svolge il 13 maggio, presso il Centro Palo VI, il
Convegno annuale dei Centri Culturali Cattolici della
Diocesi. Il tema scelto, “La Chiesa al di là del relativismo e del fondamentalismo”, viene trattato da Mons.
Balconi, Padre Bernard Ardura, Segretario del Pontificio
Consiglio della Cultura, Ettore Bernabei, giornalista, e
Padre Pizzaballa OFM, custode di Terra Santa.
Il 16 maggio e il 7 giugno, inoltre, Il Centro
Culturale di Milano, organizza due importanti presentazioni di altrettanti volumi. Il primo, “L’ardimento.
Racconto della vita di don Carlo Gnocchi”, di Stefano
Zurlo, viene introdotto dall’autore e commentato da
Mons. Angelo Bazzari, Presidente della Fondazione
Don Carlo Gnocchi, da Edoardo Bressan, docente di
Storia contemporanea presso l’Università di Macerata,
e da Eugenio Corti, scrittore. Il secondo libro,
“Benedetto, Padre di molti popoli” di Andrea
Pamparana e con la prefazione di Marcello Pera, è presentato, oltre che dall’autore, da Vittorio Messori, giornalista e scrittore, Onorato Grassi, docente di Filosofia
Medievale.
Benevento • 17 maggio e 5 giugno
“Culto e cultura, visite e sinodi orsiniani a
Benevento” è il titolo del convegno organizzato
dall’Arcidiocesi nel 320° anniversario dell’elezione del
5. PROGETTO CULTURALE
Cardinale Vincenzo Maria Orsini ad Arcivescovo della
città. Dopo l’introduzione di Pasquale Gallucci,
Presidente del Centro Culturare “R. Calabrìa”, relazionano i docenti: Mario Iadanza, Michele Miele, Elisa
Novi Chavarra, Angelo Michele De Spirito. Conclude
S.E. Mons. Serafino Sprovieri.
Il 5 giugno, inoltre presso il Centro di Cultura
“Raffaele Calabrìa”, si tiene la conferenza stampa di
presentazione del “Giugno dei Monumenti”, una delle
più significative manifestazioni del “Laboratorio di
ricerca sulla storia e sugli sviluppi del tessuto civile
della città”. Gruppi di allievi delle scuole sannite che si
sono dedicati per mesi in orario extrascolastico, e con
l’aiuto dei propri insegnanti, allo studio del ricco patrimonio culturale di Benevento, si mettono a disposizione di visitatori e turisti.
Bologna • 17 maggio
Il Centro Culturale San Domenico organizza l’incontro “Eutanasia e testamento biologico. Voler vivere,
voler morire”. Intervengono Paolo Cavana, docente di
Diritto Ecclesiastico presso la Lumsa di Palermo, Elena
Colombetti, docente di Filosofia Morale presso
l’Università Cattolica.
Agrigento • 23-28 maggio
Le potenzialità dei media, intesi come “Rete di
comunicazione, comunione e cooperazione”, sono
l’oggetto di riflessione della Settimana delle Comunicazioni sociali organizzata dalla Curia, dalla Libreria
Paoline, in collaborazione con l’Ucsi e l’Aiart.
Il primo incontro in programma è la tavola rotonda nella Chiesa di San Pietro sul tema “Il Codice
Decodificato” dedicato alla versione cinematografica
del romanzo di Dan Brown. Francesca Massara, docente di Archeologia Cristiana presso la Facoltà Teologica
di Sicilia e Vincenzo Lombino, docente di Patrologia,
offrono una lettura storico-critica del “Codice Da
Vinci” e delle sue tante incongruenze e imprecisioni. Il
26 maggio si prosegue con la giornalista Miriam
Castelli di Rai International, che traccia stimolanti
piste di riflessione sul Messaggio indirizzato da
Benedetto XVI alla Chiesa in occasione della Giornata
Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il 27, infine, la
Celebrazione Eucaristica conclusiva presieduta da Don
Carmelo Petrone, Direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della Diocesi agrigentina.
Milano • 23 maggio
La Fondazione “Giuseppe Lazzati” organizza il
dibattito sul volume di Angelo Mattioni “Società e
Istituzioni”. Ne discutono nella sede della Fondazione
Il Cardinale Attilio Nicora, Giorgio Pastori, docente
presso l’Università Cattolica di Milano, Mario
Bertolissi, docente nell’Università di Padova, e Alfredo
Canavero, docente nell’Università di Milano.
Verona • 23 maggio - 5 giugno
Il Movimento per la vita presenta una serie d’incontri. Si comincia con Francesco Agnoli, che interviene su “Libertà cattolica e dittatura del relativismo cristiano”, per proseguire poi il 30 maggio con Don
Andrea Gaino, direttore dell’Istituto Teologico San
Zeno, con la relazione “Valore e attualità
dell’Evangelium Vitae” e Piero Benciolini, Presidente del
Centro Diocesano “Aiuto Vita”. Infine, il 5 giugno,
Maria Luisa di Pietro, Presidente dell’Associazione
“Scienza e Vita”, interviene su “Obiezione di Coscienza
in Sanità”.
Trapani • 27 maggio
In occasione dell’apertura della nuova sala lettura
della biblioteca diocesana, viene presentato il volume
“Edizioni siciliane dei secoli XVI, XVII e XVIII possedute dalle biblioteche di Trapani” curato da Vincenzo
Fugaldi. Intervengono: S.E. Mons. Francesco Micciché,
Mauro Guerrini, docente di Biblioteconomia presso
l’Università di Firenze e Presidente dell’Associazione
italiana biblioteche, Gaetano Saporito, Presidente della
B.C.C. “G. Toniolo” di San Cataldo, P. Liborio
Palmieri, Rettore del seminario vescovile e direttore
della Biblioteca “G.B. Amico”, Domenico Ciccarello,
biblioteconomo responsabile della Biblioteca “G.B.
Amico”.
Carpi • 29 maggio
“Chiesa e migranti: quale dialogo?”, questo il titolo
dell’incontro organizzato dalla Diocesi e che si colloca
al termine di un percorso formativo rivolto ad
approfondire la questione immigrazione e il rapporto
tra la Chiesa e gli stranieri. A intervenire all’incontro
dopo il saluto di S. E. Mons. Elio Tinti, sarà il carpigiano Brunetto Salvarani, teologo e direttore della rivista
CEM-Mondialità. A seguire, una tavola rotonda che svi-
13
5. PROGETTO CULTURALE
luppa il tema dell’immigrazione a partire dall’attenzione ai giovani. Partecipano Valentino De Cesaris, della
Comunità di Sant’Egidio, l’insegnate di scuola superiore Valentina Bedin, ed Egidio Iotti, responsabile per la
Pastorale scolastica dell’Arcidiocesi di ModenaNonantola. A moderare, Nicola Marino, già Assesore
ai Servizi sociali del Comune, che ha curato nell’ultimo anno una ricerca sul rapporto tra Chiesa e stranieri per conto della Diocesi.
Siracusa • 30 maggio
L’Arcivesco S. E. Mons. Giuseppe Costanzo e la
Consulta diocesana dei laici, organizzano un Convegno di studio sul tema “I valori della Costituzione”,
riflessioni sul Referendum”. Intervengono i docenti
Marco Fatuzzo e Corrado Piccione.
Vicenza • 31 maggio
Per il secondo anno consecutivo la Diocesi di
Vicenza e il Centro Culturale San Paolo lanciano la
sfida del “Festival Biblico”. Il tema prescelto per quest’edizione è incentrato sui “Luoghi delle Scritture”,
mentre le singole sezioni del Festival vengono ancora
una volta ritmate da cinque percorsi legati ai sensi.
Attraverso conferenze, spettacoli, mostre e meditazioni, giochi e laboratori, viene così riproposta una rivisitazione dei luoghi biblici quali spazi non semplicemente di una terra dell’anima, ma singolari per concretezza e universali per significatività. A partire dalla conferenza introduttiva che è affidata a Enzo Bianchi, fondatore e priore della comunità monastica di Bose, questa nuova edizione vede l’intervento d’illustri biblisti e
studiosi delle Scritture. Tra gli altri, l’archeologo francescano P. Michele Piccirillo, Elman Salmann, docente
presso la Facoltà Teologica S. Anselmo di Roma, e il
biblista Antonio Pitta. La Parola proclamata e ascoltata è, invece, il cuore della serata in Piazza dei Signori,
dove Mons. Gianfranco Ravasi commenta alcuni testi
biblici interpretati dall’attrice Ottavia Piccolo. Spazio
anche alle arti con le iniziative legate al cinema, a concerti musicali – che vedono impegnati il coro
Melodema, cantautori italiani come Ron e formazioni
concertistiche di musica classica – e al teatro con due
rappresentazioni di spicco: “Getsemani” di Giancarlo
Marinelli e uno spettacolo di Moni Ovadia. Di grande
suggestione, infine, anche le mostre che arricchiscono
il Festival e hanno per temi i quadri delle chiese vicentine raffiguranti brani delle Scritture, le chiese palla-
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diane, la corona d’oro con il pettorale della Madonna
di Monte Berico e le opere di Jacopo da Bassano.
Loreto (MC) • 2-4 giugno
Tre giorni di interventi e dibattiti sul tema “La famiglia: una vocazione per tutte le vocazioni”. Questo il
programma del X Congresso Nazionale organizzato da
Serra International Italia, che prevede gli interventi di
Giorgio Campanini, sociologo, su “La famiglia nella
Chiesa e nella società oggi”; Mons. Luca Bonari, direttore del Centro Nazionale Vocazioni, su “Il volto vocazionale della famiglia in un mondo che cambia”; di
Mons. Lorenzo Lenzi, psicologo e psicoterapeuta, su
“La famiglia, il lavoro e il tempo libero”; di Andrea
Bobbio, su “La famiglia e la scuola”. L’iniziativa si conclude con la tavola rotonda “Famiglia, cultura e
società: quale impegno dei serrani per tutte le vocazioni?” a cui partecipano Luisa Santolini, Igor Man,
Maria Luisa Coppola, Cesare Gambardella. Modera il
giornalista Mario Agnes.
Alba • 3-11 giugno
In occasione del 60° anniversario della morte del
Canonico Francesco Chiesa, nella parrocchia di Montà
si svolgono alcune manifestazioni in ricordo di questa
importante figura di ecclesiastico. Tra queste, l’inaugurazione di una mostra a lui dedicata, diversi incontri di
preghiera e il Convegno “La diocesi e la società albese
tra Ottocento e Novecento: la figura del Canonico
Chiesa”, a cui partecipano: Sergio Soave, docente di
Storia Contemporanea presso l’Università di Torino,
Piero Reggio, responsabile della Pastorale sociale e del
lavoro della Diocesi, e Don Antonio Da Silva, postulatore della causa di beatificazione.
Firenze • 11 giugno e 16 giugno
A Pieve di San Leolino a Panzano, si tiene la VII
Giornata diocesana degli artisti con i due eventi “Nel
colore della musica”, mostra di pittura di Rolando
Benvenuti, e “Omaggio a Nicolaj Ghiaurov”, un concerto per voce e pianoforte. Al grande basso bulgaro,
straordinario interprete del repertorio lirico della tradizione italiana, viene dedicata l’esecuzione di celebri
arie di Verdi, Puccini, Mozart, Gounod. Gli artisti ospiti di questa edizione sono Tiziana Bellavista, Rolando
Benvenuti, Diego Fiorini, Atfeh Ziyan.
5. PROGETTO CULTURALE
Il 16 giugno, ancora, la Facoltà Teologica dell’Italia
centrale presenta presso la chiesa di Santa Maria degli
Innocenti il volume “Spazi per la Chiesa. Progetti del
Master in Teologia e architettura di chiese 20032005”. L’evento sarà aperto dalla prolusione di
Crispino Valenziano, docente presso il Pontificio
Ateneo Sant’Anselmo di Roma, e accompagnato dallo
spettacolo “Costruttori di cattedrali di sogni” della
Compagnia del Teatrolux di Pisa.
B eni culturali
Parma • 19-22 giugno
Convegno Abei a Livorno
A settembre la presentazione del “polo”
delle biblioteche ecclesiastiche
“La Chiesa locale madre dei cristiani e speranza per
il mondo” è il titolo della 56ª Settimana nazionale di
aggiornamento pastorale organizzata dal Centro di
Orientamento Pastorale. Gli interventi della prima
giornata prevedono i contributi di: Gaetano Bonicelli,
Arcivescovo emerito di Siena, che presenta il DVD “Il
Concilio Vaticano II riscopre la Chiesa particolare”; di
Fortunato Ammendolia, su “Chiesa locale madre dei
cristiani e speranza per il mondo: la cattedrale di
Parma”; Marko Rupnik, teologo e artista, su “La cattedrale e i suoi segni per la vita di un popolo”. La giornata del 20 si apre con la riflessione di Giacomo
Canobbio, docente di Teologia Dogmatica presso lo
Studio teologico Paolo VI di Brescia, su “La Chiesa
genera la fede”, a cui segue un dibattito, la presentazione di cinque laboratori, e la serata dedicata alla presentazione della ricerca IARD-COP su “Religiosità giovanile in Italia” illustrata da S.E. Mons. Sigalini. Le
ultime due giornate sono invece contrassegnate dalle
relazioni di Luca Bressan, docente di Teologia Pastorale
presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, su
“La Chiesa locale casa e scuola di comunione”; e di S.E.
Mons. Angelo Comastri, Vicario del Papa per la Città
del Vaticano, su “Chiesa locale, speranza del mondo”.
L’Assemblea del Centro di Orientamento Pastorale
conclude l’evento.
Livorno • 20-21 giugno
Si apre il Convegno “I periodici nelle biblioteche
ecclesiastiche” organizzato dall’Istituto centrale per il
Catalogo unico delle biblioteche italiane e le informazioni bibliografiche, in collaborazione con il Comune e
la Diocesi.
“Identità, sussidiarietà e servizio sono i principi che
ci hanno portato alla definizione, difficile, dell’intero
progetto”. Lo ha detto don Stefano Russo, direttore
dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici
della Cei in riferimento al Progetto riguardante le
biblioteche ecclesiastiche. L’iniziativa è stata lanciata
in occasione del Convegno Abei (Associazione dei
bibliotecari ecclesiastici italiani) svoltosi a Livorno il
21 e 22 giugno scorso, alla presenza di Mons. Diego
Coletti, vescovo di Livorno, dal titolo “I periodici nelle
biblioteche ecclesiastiche”.
L’iniziativa è stata promossa in collaborazione con
la Diocesi di Livorno, il Comune di Livorno e l’Istituto
centrale per il catalogo delle biblioteche italiane e le
informazioni bibliografiche. Da alcuni anni, infatti,
l’Ufficio nazionale della Cei, ha intrapreso un’attenta
analisi delle diverse situazioni esistenti nel territorio
strutturando un gruppo di lavoro, presieduto dal Prof.
Paul Weston, che si è impegnato affinché il progetto
risultasse contemporaneamente utile alla crescita delle
singole biblioteche, necessario al perseguimento degli
intendimenti ecumenici, sostenibile da parte di tutte le
realtà ecclesiali. “Il progetto – ha sostenuto il direttore
Cei – vuole garantire il mantenimento e la valorizzazione dell’identità tipologica: il nostro fine è infatti
quello di creare le condizioni affinché tutte le biblioteche, anche le più piccole, siano in grado di entrare nel
circuito; di studiare un sistema di meta-comunicazione al fine di capitalizzare l’esistente”. Il “polo delle
biblioteche ecclesiastiche” sarà presentato ufficialmente il 14 settembre alla Pontificia università lateranense.
“Ciò porterà a una crescita sempre maggiore della
dimensione ecclesiale dell’esperienza nella prospettiva
del servizio pastorale che tutti noi ci troviamo a svolgere per la Chiesa” ha sottolineato don Russo. Sul tema
del convegno livornese si è soffermato fin dall’inizio
nel suo saluto il vescovo di Piazza Armerina Michele
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5. PROGETTO CULTURALE
Pennisi, presidente dell’Abei: “sono oltre tremila i
periodici italiani e circa 160 i settimanali cattolici
iscritti alla Fisc”, periodici dai quali si evince l’importante sfida intrapresa, ossia quella di comunicare la
cultura in un mondo mass mediatico difficile. «Il
periodico è lo specchio della storia: è molto simile al
quotidiano, anche se riflette in maniera più pacata
emozioni, sensazioni, ideologie, tensioni, eventi. Ed è
proprio per questo motivo che è importante la sua conservazione perché esso è il respiro della storia stessa».
Così monsignor Gianfranco Ravasi, prefetto della
Biblioteca ambrosiana e vice presidente dell’Abei,
l’Associazione bibliotecari ecclesiastici italiani, che ieri
a Livorno ha aperto il Convegno nazionale su «I periodici delle biblioteche ecclesiastiche». «Tra i tanti segni
che lasciano le generazioni – ha detto Pierluigi
Magnaschi, direttore dell’Ansa – quelli lasciati dai giornali sono forse i più significativi, non solo per le informazioni ma anche per ricostruire l’immagine dei tempi
che passano a beneficio delle generazioni future.
Viviamo in una società eccessiva, cacofonica, insonne.
Il bombardamento mediatico è incessante, si rischia la
bulimia informativa. Per questo mi sembra utile dare
un ordine a tutte queste informazioni».
Agrigento, tecnologia per l’arte
ventiduemila le opere schedate
nell’inventario informatizzato
Si è svolta il 16 giugno scorso presso l’arcivescovado di Agrigento la cerimonia di consegna dell’inventario informatizzato dei «beni mobili storico-artistici»
dell’intero territorio diocesano.
Un’iniziativa che si colloca nel più vasto progetto
di informatizzazione degli inventari promossa a livello
nazionale dall’Ufficio Cei per i beni culturali ecclesiastici. Alla cerimonia sono intervenuti l’arcivescovo
Carmelo Ferraro; Gabriella Costantino della Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Agrigento;
don Giovanni Mangiapane, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici; don Giovanni
Accolla, direttore dell’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza episcopale siciliana;
Gioacchino Vaccaio del Cricd (Centro regionale per
l’inventario, la catalogazione e la documentazione dei
beni culturali); monsignor Ugo Dovere dell’Ufficio
Cei per i beni culturali ecclesiastici; Maria Rita Sanzi
Di Mino dell’Iccd (Istituto centrale per il catalogo e la
documentazione); Maria Grazia Bianco della Scuola
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di specializzazione in Storia dell’arte medievale e
moderna della Facoltà di Lettere e Filosofia della
Lumsa di Palermo; Giuseppe Ingaglio, responsabile
scientifico del Progetto diocesano per l’inventariazione informatizzata dei beni mobili storico-artistici.
Modererà gli interventi don Mimmo Zambito.
«Abbiamo schedato oltre 22 mila beni – ha detto l’architetto Ingaglio –; di alcuni abbiamo già iniziato un
percorso di valorizzazione inserendoli nelle due
mostre che, nel 2000 e nel 2005, abbiamo realizzato
con l’arcidiocesi e con la Cooperativa Sanlorè che ha
gestito il progetto di inventario. È bello sapere – ha
proseguito Ingaglio – che l’impegno della Chiesa italiana è volto anche alla tutela del patrimonio storicoreligioso che narra la storia del cristianesimo in Italia.
Solo col contributo dell’8 per mille della Cei abbiamo
potuto portare a termine il progetto, senza dimenticare l’impegno sul territorio degli operatori e la disponibilità dei parroci che – alcuni con una certa diffidenza iniziale, altri con la consapevolezza della necessità
di una maggiore opera di tutela e valorizzazione dei
beni loro affidati – hanno sempre accolto le operazioni di rilievo con disponibilità e sollecitudine».
L aboratorio
Verso Verona
Si svolge ad aprile e maggio l’iniziativa dell’ACEC,
Associazione cattolica esercenti cinema, e del Servizio
nazionale per il progetto culturale Cittadini del mondo,
testimoni di speranza che coinvolge 52 sale della comunità sul significato della testimonianza cristiana attraverso la proiezione di mini-cicli di film o attività teatrali e musicali, a cui segue una tavola rotonda incentrata sul tema. Tra le pellicole proposte: “Cuore Sacro”,
“Dancer in the dark”, “La rosa bianca”, “La settima
stanza”, “Mary”, “Prima della pioggia”, “Cantando
dietro i paraventi”, “Le chiavi di casa”, “Il miracolo”,
“Romero”.
5. PROGETTO CULTURALE
Barletta
Si apre dal 26 al 30 maggio, nell’ambito dell’iniziativa ACEC sopra riportata, la serie di appuntamenti
curati dalla sala “S. Antonio” e dedicati al ricordo di
Padre Raffaele Di Bari e la Shoa. Oltre ad una tavola
rotonda con la partecipazione di giornalisti e di quanti conobbero il sacerdote, è prevista anche la messa in
scena del testo teatrale tratto dal dramma documentario di Peter Weiss sui crimini perpetrati nel campo di
concentramento di Auschwitz, e la mostra “Uomini e
paesaggi” realizzata dai ragazzi delle scuole primaria e
secondaria dei sette comuni presenti nell’Arcidiocesi.
Bitonto (BA)
La Fondazione “Opera Santi Medici Cosma e
Damiano” presenta l’appuntamento Un patto per una
nuova e positiva laicità. Credenti e non credenti insieme
per una società civile pluriforme. Si comincia il 30 maggio con la presentazione del libro “Liberi ma non
dispersi” di S.E. Mons. Gastone Simoni, Vescovo di
Prato, e si prosegue l’8 giugno con la relazione tenuta
dal teologo don Severino Dianich su “La Chiesa
Italiana, alla scuola del Concilio, in mezzo alla gente,
al servizio della Verità”. Il 20 giugno, poi, è in programma la discussione dell’Enciclica di Papa benedetto XVI Deus Caritas Est da parte di Costantino
Esposito e Franco Cassano, entrambi docenti presso
l’Università di Bari. Il tutto si conclude il 28 giugno
con la relazione di Mario Signore, docente di Filosofia
Morale presso l’Università di Lecce, su “I significati
della laicità oggi”.
Dalle Diocesi
Declinare il tema Felicità e infinito secondo una pluralità di linguaggi e strumenti espressivi, dall’arte al
cinema, dal teatro alla storia, dalla filosofia alla musica. È questa la proposta della seconda edizione della
Settimana Internazionale di Cultura di Tarcento
(Ud), il Festival del pensiero ideato e organizzato
dall’Associazione San Pietro e dall’Arcidiocesi di Udine
– Pieve e Vicariato Foraneo di Tarcento, che prenderà il
via il 25 giugno per concludersi domenica 2 luglio.
“La manifestazione – spiega monsignor Duilio
Corgnali, presidente dell’associazione San Pietro e
anima del progetto – intende esplorare il tema: Felicità
e infinito. Interrogativi aperti sull’orizzonte ultimo,
attraverso una pluralità di registri, capaci di toccare le
corde di ognuno. Gli appuntamenti in programma
andranno a scandagliare, infatti, i molteplici interrogativi che ruotano attorno a questo concetto, definendo che cos’è la felicità, ricercandone le ragioni e provando ad individuare i percorsi compiuti dall’uomo
per raggiungerla e conservarla. L’obiettivo è quello di
consentire alle persone di pensare e di pensarsi, di trovare o di irrobustire il senso della propria vita e di confrontarsi ad occhi aperti con la complessità della cultura attuale”.
L’evento, che ha ottenuto, fra gli altri, il patrocinio
della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del
Progetto Culturale della Conferenza Episcopale
Italiana, si aprirà domenica 25 giugno con l’inaugurazione della mostra d’arte contemporanea su “Felicità e
infinito”, cui parteciperanno 12 artisti provenienti dal
Friuli Venezia Giulia, dalla Slovenia e dalla Carinzia.
L’arte lascerà il posto alla riflessione filosofica il 26
giugno, con il dibattito: “Felicità a confronto” che
vedrà protagonisti i filosofi Salvatore Natoli e Carmelo
Vigna, mentre il 27 l’esperto cinematografico Umberto
Curi e il critico Federico Pontiggia, dibatteranno sul
tema “Secolarizzazione della felicità. Rapporto tra cinema e felicità”. Mercoledì 28 sarà poi la volta del confronto su “Felicità nell’Europa di oggi e di domani”, al
quale interverranno tre rappresentanti del mondo universitario provenienti dagli atenei di Trento, Lubiana e
Graz, mentre il 29 andrà in scena “The fever”, opera
teatrale scritta da Wallace Shawn, diretta e interpretata da Giuseppe Bevilacqua. La manifestazione proseguirà con l’appuntamento dedicato alla riflessione storica, che vedrà gli studiosi Remo Cacitti, Renato
Iacumin e Gabriele Pelizzari confrontarsi su “La via
infinita della felicità nei mosaici paleocristiani di
Aquileia e nel Cristianesimo aquileiese delle origini”. È
in programma per il 1° luglio, infine, la serata dedicata alla musica, nel corso della quale verranno eseguiti i
brani inediti creati da tre compositori su testi poetici di
Turoldo e Pasolini, mentre il 2 chiuderanno gli appuntamenti della Settimana la Messa solenne e il concerto
“Laudate Dominum” della Polifonica Benedetto
Marcello del Centro Culturale P.M. Kolbe di Mestre.
“Consentire alle persone di pensare e di
pensarsi, di trovare o di irrobustire il senso
della propria vita e di confrontarsi ad occhi
aperti con la complessità della cultura
attuale”.
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6. INFOMEDI@
Infomedi@
a interagire con il pubblico, una selezione dei momenti più significativi e interessanti trasmessi nella stagione televisiva che si è appena chiusa: in particolare l’attenzione del telespettatore è richiamata sulle puntate
più incisive di “Formato Famiglia”, il talk show dedicato ai temi della famiglia italiana, e di “1X1”, la fascia
pomeridiana per ragazzi, con giovani in studio collegati alle scuole di tutta la penisola, che discutono sugli
argomenti più diversi, insieme ai conduttori del pomeriggio radiofonico di inBlu.
L’estate di SaT2000:
la programmazione estiva
della “tv dell’incontro”
Programmi di qualità: è questa la linea editoriale
che da sempre caratterizza l’offerta televisiva di
SaT2000. Così, oltre alla presenza di numerose “fiction”, prodotte soprattutto da Rai e Lux Vide, la qualità
è garantita anche nei mesi di luglio e agosto dalle registrazioni già proposte di grandi concerti di musica classica e da eccellenti documentari sul mondo della natura e degli animali.
Anche quest’estate “non chiude per ferie” il palinsesto della tv dei cattolici, visibile via satellite, al canale 818 di Sky, sul digitale terrestre e attraverso numerose emittenti televisive locali presenti in tutta Italia.
Sono confermati la linea e lo stile principali che
hanno caratterizzato la programmazione dell’anno:
“un palinsesto casa”, aperto e accogliente, pronto a
ricevere e a dialogare sempre con il telespettatore che si
affaccia alla “tv dell’incontro”.
Per mantenere vivo il palinsesto, grazie alla trasmissione in diretta, nei mesi estivi altri cinque giovani,
diversi da quelli della precedente stagione, si avvicendano dalla mattina alla sera nella conduzione in diretta per legare tra loro i momenti più significativi della
programmazione, la cui dorsale resta l’informazione
curata dalla redazione giornalistica di News Press:
“Storie tra le righe”, la rassegna stampa del mattino, il
TG Flash di mezzogiorno e il consueto appuntamento
della sera, alle 19.40, del Tg2000.
“Detto tra noi-Estate” dunque, il format che fa da
fil-rouge tra le diverse produzioni, ha cinque nuovi
volti, che gestiscono spazi che hanno dignità di veri
e propri programmi con ospiti in studio e diverse
rubriche.
La novità di questi mesi è che al gruppo si aggiunge
anche la partecipazione straordinaria della faccia sorridente e inusuale per la televisione italiana di una
ragazza giapponese che conduce una rubrica di intrattenimento culturale sull’attualità internazionale.
I cinque ragazzi, alternandosi tra loro nel corso
della giornata, ripropongono in diretta, sempre pronti
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Altra caratteristica da sottolineare della programmazione estiva di SaT2000 è la costante attenzione
all’attività del Santo Padre, e quest’estate, in particolare, al quinto Incontro Mondiale con le famiglie a
Valencia, in Spagna, l’8 e il 9 luglio, terzo viaggio di
Papa Ratzinger all’estero e, come consuetudine durante l’anno, all’Angelus della domenica e al tradizionale
appuntamento con l’udienza del mercoledì da Piazza
San Pietro, in collaborazione con il CTV.
Quest’estate protagonisti sono anche gli “Speciali”
di SaT2000. Per citarne almeno due, già trasmessi a
giugno, quello dedicato all’attore romano Gigi Proietti ideato e realizzato da “Al Top Spettacoli” e un
reportage giornalistico prodotto in occasione del 30°
anniversario della tragedia che il 10 luglio del 1976
sconvolse la cittadina di Seveso, alle porte di Milano,
e i suoi abitanti, per l’emissione di diossina dall’Icmesa.
Proietti è stato incontrato sul palco del Brancaccio,
teatro di Roma di cui è direttore artistico, e per un’ora
ripercorre la lunga carriera, con filmati tratti dal suo
ultimo allestimento “L’amore mio non muore” e ai
suoi grandi successi come “A me gli occhi, please” che
compie quest’anno il 30° compleanno.
Così come sono trascorsi 30 anni dal “caso Icmesa”
a cui SaT2000 dedica un approfondito reportage giornalistico di un’ora, ripercorrendone la memoria, attraverso il racconto diretto dei testimoni di allora.
6. INFOMEDI@
Lo speciale s’intitola “La Fabbrica e il Bosco, Seveso
30 anni dopo”: davanti alle telecamere ci sono soprattutto le persone che vissero quel dramma, tra cui
Stefania Sanna, oggi trentaduenne, la cui foto scattata
da Mauro Galligani divenne l’icona di quel triste evento. La giovane racconta in esclusiva ai microfoni di SaT
2000 trent’anni di calvario, per il suo viso devastato
dalla cloracne, che ha subìto nel tempo ben quattro
interventi chirurgici.
Insieme alla sua, fra le altre, le testimonianze dell’allora sindaco di Seveso, Francesco Rocca, del medico
Ambrogio Bertoglio, motore dell’attività immediatamente predisposta dal decanato, nel tentativo di tenere insieme la comunità spaventata e dispersa e di una
madre che fra le polemiche e le discussioni che si riaccesero sull’aborto, scelse di dare ugualmente alla luce
la figlia che portava in grembo, sfidando i rischi che in
quei giorni venivano terroristicamente prospettati.
Voce narrante e conduttore che lega tra loro le storie personali e collettive un noto volto televisivo,
Marco Liorni, che ha accettato di confrontarsi con un
tema così delicato, malgrado sia ormai identificato dal
grande pubblico soprattutto come “inviato” tra i protagonisti delle diverse serie del reality show “Il Grande
Fratello”.
Altro importante appuntamento del periodo estivo
si conferma ad agosto il Meeting a Rimini di
Comunione e Liberazione. In quell’occasione presso la
Fiera sarà allestita un’ampia postazione, un grande
stand, insieme al quotidiano Avvenire e a inBlu Radio,
che consentirà collegamenti quotidiani in diretta con
la sede centrale di SaT2000 e la realizzazione di servizi
e interviste ai principali protagonisti dell’evento che
ogni anno coinvolge migliaia di giovani.
Infine un cenno anche alla programmazione di settembre che vedrà alcune nuove e originali produzioni:
diversi speciali del programma “42.12, nel Mediterraneo d’Europa” espressamente dedicati al mare e un
nuovo ciclo della fortunata serie dedicata alla musica
pop “Effetti sonori”, a cura di Paolo Prato.
A fine mese, con l’avvio della stagione televisiva
autunnale, sarà proposta la nuova serie de “Il Grande
Talk”, la fortunata e storica trasmissione di analisi del
medium più diffuso, condotta da Alessandro Zaccuri e
realizzata in collaborazione con professori e studenti
dell’Università Cattolica di Milano.
Quest’estate dunque, “la tv dell’incontro”, SaT2000,
“non chiude per ferie”, ma continua a incontrare e a
dialogare con il grande pubblico televisivo, come sempre, all’insegna della qualità e della freschezza.
(www.sat2000.it)
19
conomia
Edei media
versione francese di Closer, il nuovo settimanale lanciato a metà giugno con 1,2 milioni di copie omaggio
allegate a Tele Star oltre che distribuite in 70 punti di
vendita Morgan in tutta la Francia e dedicato al gossip.
Le Monde: perdite dimezzate
Il Gruppo francese Le Monde, che fa capo al quotidiano omonimo, ha chiuso il 2005 dimezzando le perdite ma con un “rosso” di 27,9 milioni di euro; il fatturato è rimasto stabile a 638 milioni di euro.
Pubblicità: investimenti in crescita
L’Osservatorio Fcp-Fieg ha reso noti i dati relativi
agli investimenti pubblicitari dei primi quattro mesi
dell’anno. I quotidiani hanno registrato un incremento degli spazi pubblicitari del 10,1% e del fatturato del
2,1%. I periodici sono cresciuti dell’8,4% negli spazi e
del 6,5% nel fatturato.
Rai: nuovo DG
Il Cda della Rai ha nominato all’unanimità Claudio
Cappon nuovo direttore generale. Cappon, che subentra al dimissionario Guido Meocci, ha già ricoperto
tale incarico per una anno, nel 2001-2002.
La Emap France passa a Mondatori
Mondadori ha acquisito Emap France. Il perfezionamento dell’operazione, subordinato alle competenti
autorità europee, è previsto entro il 30 settembre 2006.
Il gruppo editoriale controlla circa il 10% del mercato
francese, con testate che vanno da Sport Auto a Tele
Star, dal femminile Biba alle testate dedicate alla natura e al giardinaggio, da Modes et Travaux a Chasseur
Français, fino al maschile Max, a Science&Vie (periodico di divulgazione scientifica fino a pochi anni fa edito
in Italia da Rusconi, gruppo acquisito nel 1999 da
Hachette), fino ai periodici dedicati a hobby specifici
come Le Photographe o Golf Magazine.
In tutto si tratta di 43 testate (delle oltre 400 che
edita Emap in tutto il mondo) tra cui la recentissima
20
Onu: assegnate le “frequenze italiane”
La Conferenza dell’Itu (International Telecomunication Union, agenzia dell’Onu) ha assegnato 3.943
frequenze all’Italia. Lo ha reso noto il presidente
dell’Autorità per le garanzie della comunicazione,
Corrado Calabrò, che ha spiegato che a queste frequenze vanno aggiunte quelle che debbono essere contrattate attraverso accordi con gli Stati confinanti.
Attualmente le frequenze sono circa 10mila.
Audiradio:
dal 2007 crescerà il campione rilevato
Dall’ottobre 2007 ci saranno novità per quanto
riguarda l’Indagine Audiradio sugli ascolti. Come ha
spiegato il presidente, Felice Lioy ci sarà un’estensione
del 30% dell’attuale campione ed una frequenza maggiore nella pubblicazione dei dati di ascolto. Le interviste telefoniche saranno estese anche agli utenti dei cellulari che si aggiungeranno, così, ai possessori di
telefono fisso.
Isullafattistampadel mese
Il Papa in Polonia
“Le ingiuste critiche al
discorso del Papa.
Satana ad Auschwitz”
è il titolo dell’editoriale sul Corriere
della Sera (30/05)
di Ernesto Galli
della Loggia, che
riflette sulle parole
pronunciate da Benedetto XVI, durante
il suo storico viaggio
in Polonia, nel luogo
simbolo del male, il
campo di concentramento di Auschwitz.
“L’autenticità umana, l’originalità intellettuale e l’ispirazione dell’uomo di Dio, si sono intrecciate e confuse
davanti ai tetri edifici di Auschwitz in una meditazione
ampia e nervosa, dall’andamento quasi spezzato”. Galli
mette in evidenza che “molti hanno osservato che l’analisi di Ratzinger sull’ascesa del nazismo è stata troppo
indulgente verso i suoi compatrioti, quasi assolti di fronte alle responsabilità di un ‘gruppo di criminali’ che ad un
certo punto ne divennero i capi abbandonandosi, come il
Papa ha detto, ad una ‘smania di distruzione e di domi-
nio’”. Nel commento sul Corriere, Galli aggiunge poi
un pensiero che giustifica il titolo: “Il senso del richiamo del Pontefice al ruolo della leadership nazista sta nel
voler porre l’accento su un elemento troppo spesso cancellato quando si parla del nazionalsocialismo, e cioè il
nichilismo radicale, la smisuratezza antiumana, insomma il demoniaco che si stagliava dietro la croce uncinata
e che ne faceva il simbolo di un vero e proprio risorgente
paganesimo, spesso nelle forme ancora più agghiaccianti
di una disciplinata burocrazia”. La conclusione dell’editoriale è che, quello di Papa Ratzinger, è stato “un
discorso, forse, troppo teologicamente ispirato e troppo
poco politico, troppo lontano dalle convenienze del senso
comune. Forse. Ma solo evocando il male assoluto, solo
scorgendo tra i fumi infernali dei camini di Auschwitz il
volto di Satana, solo così acquista senso il grido supremo
della disperazione umana che Joseph Ratzinger ha rivolto
al cielo”.
Avvenire (30/05) ha scelto di commentare il discorso del Papa ad Auschwitz ponendo a confronto due
“editoriali”: il primo di Gad Lerner (“La delusione
ebraica ha le sue nette ragioni”) e il secondo, come
risposta, di Dino Boffo (“Critiche ingiustificate.
Ahimè, riflessi noti”). “Teologia e storia faticano a camminare insieme nel mondo contemporaneo – scrive Lerner
– Non ho esitazioni nel riconoscere che sul piano teologico
Benedetto XVI ha esplicitato come mai prima d’ora le
innovazioni conciliari sul rapporto fra cristianità ed ebraismo, già presenti nei gesti straordinari del suo predecessore”. Lerner sottolinea le parole del Papa circa il popolo
ebraico che “semplicemente con la sua esistenza, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all’uomo
e lo prende in carico”, aggiungendo: “l’incarico di
Abramo e il patto del Sinai, i cui criteri orientativi dell’umanità ‘restano validi in eterno’”. Tuttavia, secondo
Lerner, che riflette in quanto ebreo, “è parso minimizzante il riferimento al partito nazista come ‘un gruppo di
criminali’ che ha ‘usato e abusato’ del popolo tedesco dopo
aver raggiunto il potere ‘mediante promesse bugiarde’”. Ad
avviso di Lerner, “le colpe di Auschwitz non possono essere addossate solo a ‘un gruppo di criminali’. La cura di
attualissime ferite della storia reclama ancora il suo spazio, per accompagnare la buona teologia e favorire la comprensione reciproca”.
La risposta di Boffo parte dalla constatazione che
il Papa ha messo subito in luce “l’unicità di quell’
‘orrore che non ha confronti nella storia’”, ribadendo
“il concetto che sta dietro la Shoah, ossia l’orrida
volontà di ‘schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità, di eliminarlo dall’elenco dei popoli della terra’”. A
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8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA
proposito dell’ “antigiudaismo” della Chiesa “presente nei tempi andati”, Boffo aggiunge che “la Chiesa
stessa abbia fatto da decenni chiara ammenda. E proprio
la ribadita teologia sulle comuni radici tra ebrei e cristiani si pone come il rovesciamento più clamoroso di
quella dottrina aberrante. Papa Benedetto domenica era
apertamente su questa linea”.
Secondo il direttore di Avvenire, quindi, “ogni
valutazione, per passare dall’astratto al concreto, richiede una storicizzazione dell’evento in rapporto ai precedenti, ma anche al protagonista, alla sua storia personale e alle circostanze attuali”. “Proprio la sua lettura
della Shoah alla luce della teologia della storia è non solo
impeccabile, ma suggestiva e ricca di riferimenti”.
Società e promozione della persona
L’attenzione ai temi “etici” in agenda al nuovo
governo si è fatta più viva dopo “l’offensiva contro la
legge 40 del ministro Mussi”: lo annota Marco
Tarquinio su Avvenire (13/06) in un editoriale dal
titolo “Gli schieramenti prima della coscienza”. “Larghi
strati dell’opinione pubblica – anche tra coloro che sono
tutt’altro che inclini al girotondismo – si dimostrano sempre meno distratti e sempre più reattivi al cospetto di certe
manovre e di certi riti di palazzo”, prosegue il commentatore. “Vorremmo, insomma, ricordare a chi non riuscisse a comprenderlo che i ‘principi non negoziabili’ – rispetto della vita, sostegno della famiglia, libertà di educazione
– che il magistero del Papa ha affidato alla testimonianza
attiva dei cattolici, e che ha indicato a tutti come cruciale
campo di lavoro comune, sono altrettanti appassionati ‘sì’
all’idea di una società fondata sulla promozione integrale
della persona umana”.
“Fine di un’era” in Banca d’Italia?
“Un ruolo nuovo per il Governatore” è il titolo dell’editoriale su La Stampa (01/06) dedicato alla prima
“uscita” di Mario Draghi come responsabile della
Banca d’Italia, dove mercoledì 31 maggio ha letto le
tradizionali “Considerazioni finali”. “In un paese di
liberisti immaginari – scrive Luigi La Spina – finalmente l’Italia ne ha trovato uno vero. Certo un liberista
illuminato, forse lo si potrebbe pure definire un moderno
riformista, se anche questa parola non fosse, da noi, troppo usata e poco praticata”. “Mario Draghi – prosegue il
commento – ieri mattina ha annunciato, pur con il
garbo e il rispetto per una tradizione illustre, la fine di
un’era. L’epoca in cui la Banca di via Nazionale costituiva un potere o un contropotere rispetto alle altre istituzioni dello Stato. Oppure faceva da ‘grillo parlante’ del
governo in carica, impartendo ‘severi moniti’ e sottolineando, di volta in volta, il sostegno o il distacco dagli
indirizzi ministeriali prevalenti”. Secondo La Spina,
quindi, “la nuova Banca d’Italia ‘Draghi style’ sembra,
in effetti, poter costituire con il ministro dell’Economia
Tommaso Padoa Schioppa un tandem di collaborazione
perfettamente integrato”, anche se si sottolinea che non
si tratta di “alleanza organica” in quanto “Draghi è
apparso ieri così rigoroso nel definire il perimetro delle
competenze reciproche da escludere invasioni di campo,
confusioni di responsabilità”.
La Spina conclude annotando: “La somiglianza dei
linguaggi potrebbe aiutare a rafforzare e consolidare proprio quel polo riformista e liberista di cui l’Italia ha così
bisogno e di cui entrambi gli schieramenti politici sono così
prodighi di astratti elogi e avari di concreta accoglienza”.
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Questioni etiche e scelte politiche
Il Corriere della Sera (13/06) affida al sociologo
Renato Mannheimer un commento dal titolo “La
Chiesa ‘interventista’ piace agli italiani. Pesa sulle scelte,
dai valori alle riforme”, in cui si sostiene che, in questi
ultimi anni, “la Chiesa ha preso posizione esplicita su
specifici provvedimenti, specie (ma non solo) se toccano
questioni etiche. La fecondazione assistita o la pillola abortiva ...”. Questo atteggiamento è dovuto, secondo
Mannheimer “all’invasione da parte della politica di
tematiche, come la famiglia o la procreazione, ritenute per
molti anni di spettanza esclusiva della Chiesa. Ma, d’altro
canto, le stesse autorità ecclesiastiche si sono rese conto
che, malgrado la drastica diminuzione dei frequentanti alle
messe, esse hanno mantenuto un’estesa autorevolezza e
capacità di influenza”. La conclusione è che “l’area di
influenza della Chiesa e dei valori che essa propone resta
talmente estesa, da non potere non incidere sulla formazione delle decisioni politiche e di governo. Specie se sono le
stesse autorità ecclesiastiche a farsi promotrici di questa
azione di influenza”.
Sullo stesso tema, Michele Brambilla su Libero
(13/06) firma l’editoriale “Le ingerenze che piacciono
alla sinistra” in cui afferma che la sinistra, avendo
preso tutti i posti istituzionali che contano, “è riuscita
a inventarsi un nemico potente che rema contro le sorti
magnifiche e progressive: la Chiesa”. L’editorialista vede
una contraddizione anche nel fatto che “quando il
Papa condanna l’aborto e la fecondazione in provetta, a
8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA
sinistra gridano all’indebita ingerenza. Quando invece
l’intervento è per votare ‘no’ al referendum, a sinistra o
stanno zitti o plaudono riverenti”. “La verità – secondo
Brambilla – è un’altra. Il Papa, quando parla di vita e
famiglia, non fa politica. Non va a destra. Semmai è la
destra che è andata incontro alla Chiesa sui valori della
vita e della famiglia”.
Il quotidiano La Repubblica (13/06) affronta
l’argomento tra l’altro con un servizio dal titolo
“Rutelli frena i ‘ribelli’ cattolici ma la lobby non si scioglie”, in cui si fa un’analisi del comportamento dei
cattolici nei diversi partiti e gruppi del centrosinistra.
Annota Umberto Rosso che “la pattuglia anti-Mussi
si è convinta a ‘congelare’ per ora lo scontro, pronta però
a ricominciare se non arrivano le rassicurazioni richieste.
Niente soldi italiani per la ricerca europea. E naturalmente niente ricerca sugli embrioni nel nostro paese, come
da referendum”. Rosso parla così di “mina disinnescata”, anche se – aggiunge – “Piero Fassino non molla: il
segretario sta dalla parte del suo ministro, leader del correntone ds”.
Su L’Unità (13/06) si dà spazio a una lettera aperta al presidente del Consiglio Prodi da parte della
Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali (Isscr), in cui tra l’altro si afferma che è “giusta la
scelta del ministro Mussi di ritiro della dichiarazione etica
contro la ricerca sulle cellule staminali embrionali” perchè
essa “rimuove una significativa barriera alla libertà della
ricerca scientifica e all’avanzamento della medicina
nell’Unione Europea”.
Risanamento del debito
L’impegno del governo per risanare i conti pubblici
e le sorti del mondo del lavoro, alle prese con la “globalizzazione” sono oggetto dell’editoriale su Il Messaggero (13/06) a firma di Paolo Savona col titolo
“Una doppia sfida per governo e sindacati”. “Nei rapporti in corso tra governo e sindacati non si sa chi rischia di
più: di certo il governo si sottopone a un test importante
per la sua politica e quindi sul suo futuro, ma il sindacato gioca le sorti dei lavoratori” – scrive Savona, proseguendo: “I governi si possono cambiare, ma le sorti dei
lavoratori, una volta compromesse, risulta difficile cambiarle”. “Il problema – secondo il commentatore – consiste nel lasciarsi alle spalle ideali di giustizia sociale altamente rispettabili, ma inattuabili, e nel tirare fuori da una
dura realtà di dipendenza economica della nostra econo-
mia dall’estero ciò che di meglio può essere tratto a favore
dei lavoratori”. Paventando il rischio di un “ribasso
della qualifica del nostro debito pubblico ... che comporterebbe un aggravio dell’onere del debito e l’esaurimento degli
spazi di azione per realizzare le indispensabili infrastrutture e stimolare ricerca e innovazione”, Savona auspica in
conclusione “un mercato del lavoro la cui flessibilità è
ben congegnata” e “un sistema pensionistico calibrato sui
contributi e sulla vita media dei lavoratori”.
Uno scandalo poco “regale”
Dopo “calciopoli”, la stampa italiana in questi
giorni è invasa dai testi delle intercettazioni con relativi commenti sul nuovo scandalo che riguarda il principe di Savoia e i faccendieri delle sale da gioco.
“Il rumore delle inchieste” è il titolo dell’editoriale di
Angelo Panebianco sul Corriere della Sera (20/06)
che parla di quella “misteriosa manina” che fotocopia le
intercettazioni, “le mette dentro tante belle buste e le
invia alle redazioni dei principali quotidiani”. A quel
punto “i giornali non possono che pubblicare, visto che, in
un regime di concorrenza, se non pubblica l’uno pubblica
l’altro. Risultato: grande polverone, mostri sbattuti in
prima pagina e schizzi di fango contro chiunque”.
Panebianco sostiene che “siamo il Paese più intercettato
del mondo occidentale e questo ... non ha nulla a che fare
con la ‘trasparenza democratica’ ma con gli aspetti più illiberali (e disgustosi) della nostra vita pubblica”. Il commento conclusivo è il seguente: “Il tutto in un Paese in
cui si spendono tanti soldi per tenere in piedi una
Authority per la difesa della privacy della quale, però, non
si ricordano coraggiose battaglie contro l’eccesso di intercettazioni da parte dell’autorità giudiziaria”.
Anche su La Stampa (20/06) si dedica un editoriale (di Andrea Romano, titolo “Se la privacy è solo
dei politici”) allo scandalo che vede protagonista
Vittorio Emanuele di Savoia. “Le voci catturate nel
mondo del calcio sono state accolte con un livello di garantismo vicino allo zero, come se ci fossimo finalmente trovati di fronte al racconto di una storia conosciuta da sempre – scrive Romano -. Quelle che in questi giorni hanno
messo in croce un pezzo di politica italiana stanno invece
provocando una spettacolare reazione bipartisan, all’insegna dell’indignazione contro i poteri invasivi di magistratura e stampa ancora una volta unite nell’intento di rovinare famiglie e carriere”. Facendo un parallelo con l’analogo polverone dopo le intercettazioni sul caso Unipol-Ds dell’estate scorsa, Romano annota che “anche
23
8. I FATTI DEL MESE SULLA STAMPA
allora, invece di rispondere e argomentare nel merito, si
parlò di una magistratura che aveva ‘passato il segno’ e
che agiva d’intesa con la stampa per perseguire oscuri disegni di destabilizzazione”. La considerazione conclusiva è
che “tutto questo non può giustificare la frequenza con cui
chi esercita la responsabilità della politica ricorre al fantasma della persecuzione, per sottrarsi al dovere di rendere
conto di comportamenti che cessano di essere privati non
appena toccano la sfera della decisione pubblica”.
Anche Avvenire (20/06) dedica l’editoriale allo
scandalo Savoia, per la firma di Giuseppe Anzani e
col titolo “Inquieta questo clima di amoralità”. “Se non
ho il diritto di giudicare nessuno – scrive Anzani – è il
quadro d’insieme, invece, che ferisce ed inquieta ... è un
panorama ‘pubblico’ che man mano si accampa nel fuoco
dell’attenzione, mentre i personaggi scoloriscono. Sono i
legami d’amicizia affaristica, le strizzate d’occhio agli
uomini della pubblica amministrazione, il ‘traffico d’influenza’, lo scambio di favori e di mazzette, la corruzione,
il mercato delle licenze, la frode nel gioco d’azzardo, il
contorno di prostituzione”. Anzani annota che “questo
quadro mette sconforto, perchè i soggetti sembrano muoversi con totale indifferenza etica, senza un freno, un
dubbio, un timore, un soprassalto della coscienza”. “La
linea discriminante di una società civile rispetto a una
società in dissoluzione ... è il senso morale, è la fedeltà a
quella legge insita nello spirito umano che rivela il senso
della vita e la sua dignità con lo stesso stupore kantiano
di un cielo stellato”.
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Musulmani tra integrazione e dialogo
Il quotidiano La Repubblica (20/06) dedica un
editoriale a firma di Khaled Fouad Allam a un tema
rimasto ultimamente un po’ ai margini: quello dell’integrazione dei cittadini di fede islamica nei paesi
occidentali. “Se l’islamico diventa ‘cittadino’” è il titolo in cui si rammenta che il diritto di cittadinanza
tradizionalmente viene concesso o per “lo ius sanguinis, attraverso la filiazione, o lo ius soli, attraverso la
nascita sul suolo nazionale”. “Ma – commenta Allam –
la complessità delle società odierne pone allo Stato nuovi
problemi, e richiede nuove soluzioni”. “Si commette spesso l’errore di considerare le deriva dell’Islam contemporaneo come campanelli d’allarme, invitando lo Stato e le
istituzioni a un’estrema cautela di fronte all’Islam della
diaspora e alle popolazioni immigrate di origine musulmana: cosicchè la paura svolge spesso una funzione ideologica”. Per il commentatore, tuttavia, “l’integrazione
ha bisogno di un riconoscimento e la cittadinanza ne è
espressione”. Il commento si chiude con un invito: “Le
odierne esperienze, di fronte alla complessità e alla molteplicità delle questioni e alla nostra difficoltà a intravedere nuovi orizzonti, dovrebbero spingerci a chiedere più
generosità alla politica. Perchè talvolta è proprio la generosità che crea nuova coesione sociale e culturale; generosità con cui l’Europa stessa è progredita, ad esempio con
il voto alle donne e l’invenzione delle ferie pagate. La
generosità è una buona consigliera, molto più di quanto
non lo sia la paura”.
Smultimediali
egnalazioni
Formazione e Comunità Cristiana
A cura di Luciano Medi
Edizioni Urbaniana University Press, pagine 277,
euro 20
Se è vero che il compito della catechesi oggi in Italia
si configura come momento specifico tra la pastorale
della Nuova Evangelizzazione e la missione ordinaria
delle comunità, è anche vero che quest’“impresa” non
può essere svolta separatamente dall’insieme delle
dimensioni dell’agire ecclesiale e quindi pastorale.
Da questo punto fermo prende le mosse il volume
“Formazione e Comunità Cristiana” che raccoglie gli
atti e alcune riflessioni preparatorie del Convegno
dell’AICA - Associazione Italiana dei Catecheti - che si
è svolto a Vitorchiano nel settembre del 2005. Una
riflessione che si dipana attraverso analisi e ipotesi
sulla condizione formativa, la formazione nella vita
della Chiesa, le nuove pratiche che si annunciano per
il futuro.
Partendo dalla reale densità del percorso d’iniziazione cristiana introdotto dal Concilio Vaticano II, e
riconoscendo i risultati dell’azione catechistica come
inadeguati alle esigenze della Chiesa italiana, vengono
affrontate in queste pagine le svolte pastorali necessarie per ridare alla Chiesa la possibilità di comunicare in
modo significativo il Vangelo alle nuove generazioni.
Di qui la valorizzazione della prospettiva missionaria, l’ipotesi di un’istituzione che faccia del momento
iniziale della formazione della vita cristiana il suo compito centrale, così come il rafforzamento dell’interazione tra catechesi e centri di ricerca teologica, agenzie,
università. Una prospettiva, quest’ultima, che richiede
maggiore capacità di comunicazione reciproca sugli
obiettivi e le scelte di metodo da perseguire; ovvero
l’urgenza di una pastorale davvero integrata e collaborativa.
Di grande importanza, poi, la preparazione degli
stessi catechisti affrontata nel significativo contributo
di Giuseppe Morante che, oltre a numerose sollecitazioni e interventi di carattere pratico per una riforma
metodologica dell’iniziazione cristiana, introduce un
cambio di mentalità di radicale importanza per gli operatori pastorali: i destinatari della catechesi non sono i
bambini con i loro genitori, ma le famiglie nel loro
insieme; ad esse va annunciato il Vangelo, ad esse
vanno offerte possibilità per sperimentare una partecipazione al Regno di Dio.
Un ripensamento in senso globale del momento
educativo che può significativamente orientare le scelte del futuro.
Navigando nella rete
Ordine dei Predicatori - Provincia
San Tommaso d’Aquino in Italia
www.domenicani.net
Entriamo nel sito della congregazione dei Domenicani dell’Italia Meridionale all’indirizzo www.domenicani.net che, soprattutto, nel suo complesso descrive
la motivazione della loro missione nel mondo. In par-
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9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
ticolare si punta sul coinvolgimento delle nuove generazione nella missione che Gesù chiede di compiere:
“carità cristiana che si esprime con l’amore verso il
prossimo nella ricerca della fede in lui”.
La prima parte del sito è dedicata alla presentazione
della vita del fondatore san Domenico di Guzman
(1170-1221): a partire da Caleruega, villaggio montano della Vecchia Castiglia dove nasce e dove cresce
nella fede in Dio e con la gioia che la carità cristiana
produce. Vi viene sottolineato lo spirito con cui San
Domenico opera la sua missione di “uomo al servizio
della Parola”.
Un’altra sezione raccoglie la spiritualità domenicana, con particolare accentuazione della dimensione
mariana e dello studio nella vita domenicana, che
viene trasmessa a chi segue il loro carisma e, in particolar modo, rivolgendosi al Movimento Giovanile Domenicano, che rappresenta una realtà molto rilevante
per l’orientamento dei giovani alla vita di fede consapevole nelle sfide culturali del mondo odierno.
Il sito è orientato in verticale, bisogna quindi scorrere verticalmente per passare da una sezione all’altra. Una scelta non molto funzionale. Una curiosità:
appena si entra nel sito parte una canzone di Bocelli
(!) senz’altro bella ma fuori tema e rallentante la
navigazione.
TeleAmore
Mario Girardello: “Mi auguro che durante il giorno i
navigatori internet si ritaglino un piccolo spazio da
dedicare alla visione di un filmato in modo da completare la visione di tutte le rubriche nell’arco della settimana. Inizialmente, infatti, queste saranno aggiornate
settimanalmente”.
Le rubriche interessano le famiglie, i giovani, il
mondo dell’handicap, gli anziani; ma sono in programma anche rubriche di viaggi, divertimento, cultura e sport.
“È il modo che noi abbiamo scelto per fare apostolato – precisa Girardello – chiediamo a tutti, secondo
la possibilità, di visionare questa opera, di utilizzarla e
di farla conoscere agli altri”.
Intanto, proprio come in tv, è possibile guardare ed
ascoltare il commento al vangelo della domenica. Un
servizio puntuale – oltre alle altre rubriche disponibili
– che da solo merita di far ripetere l’accesso dopo la
prima visita di curiosità.
www.teleamore.tv
Curato dall’Associazione Maria Immacolata onlus,
è approdato in Rete da qualche mese il sito internet
TeleAmore.tv Dietro tale denominazione si ritrova un
sito cattolico “on demand”, il primo nel suo genere,
che si presenta con la veste propria di un’emittente
televisiva. Le sue rubriche, infatti, non sono testi o
immagini ma sono esclusivamente dei filmati. Come
dichiarato nel sito TeleAmore intende portare avanti
quei valori cristiani che da sempre hanno contribuito
alla crescita della nostra civiltà, ora intaccati dai
modelli di vita fuorvianti e nocivi proposti dalla cultura dominante.
Quale sito internet, intende rivolgersi a tutti gli italiani, con un occhio di riguardo anche agli emigrati
all’estero. Il presidente dell’associazione promotrice è
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Il ponte d’oro
www.operemissionarie.it
Il mensile della POIM – Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria – in Italia “Il ponte d’oro” si presenta
ora con una nuova veste completamente rinnovata:
tante novità che riguardano sia la grafica che le varie
rubriche al suo interno.
Non ancora disponibile online nella sua interezza,
ma all’indirizzo www.operemissionarie.it/pom/poim_
9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
9.html si può trovare la presentazione della rivista, lo
staff che la cura e le modalità di abbonamento.
Tra le novità, in particolare la pagina dedicata
all’Infanzia Missionaria nel mondo, le news “a misura
di bambino”, le pagine intitolate “Non posso amare un
chi senza un dove” dedicate ad un Paese di missione, il
Vangelo che “diventa preghiera”, il fumetto, l’approfondimento di un progetto di solidarietà sostenuto
dalla POIM, una fiaba illustrata del Mozambico,
InfoPOIM racconti e foto di gruppi di Ragazzi
Missionari sparsi per l’Italia. Da sottolineare anche il
dossier, dedicato ad un messaggero di speranza: come
la figura di Benedetta Bianchi Porro, una bambina
testimone di gioia e speranza. Come in ogni giornale
per ragazzi non mancano giochi per divertirsi né bricolage da realizzare.
A pochi giorni dalla 40a Giornata Mondiale delle
Comunicazioni Sociali e alla luce del Messaggio rivolto dal Santo Padre agli operatori della comunicazione,
i webmaster dei siti cattolici italiani aderenti a WeCa
(Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani –
www.weca.it) si sono incontrati a Roma, nei giorni 56 giugno 2006, per discutere dei temi che più coinvolgono la missione pastorale di chi opera nel web e la
dimensione familiare di chi utilizza la rete.
Il Segretariato nazionale della Pontificia Opera
dell’Infanzia Missionaria ha anche realizzato “Il kit
del Ragazzo Missionario”, per educare bambini e
ragazzi a vivere la missionarietà nel quotidiano secondo le quattro direttrici classiche (Preghiera, annuncio,
condivisione-cooperazione, dialogo) in modo adatto
alla loro età.
Notizie dalla rete
III Assemblea Nazionale
dei Webmaster cattolici
In occasione, infatti, della III Assemblea dei Soci di
WeCa – la prima realtà europea a riunire in una associazione i webmaster cattolici – sono stati diffusi in
anteprima mondiale i risultati della ricerca “Uso e rappresentazione dei nuovi media” (www.mediappro.org),
commissionata dall’Unione Europea a 9 istituti di
ricerca universitaria e non, fra i quali l’Università
Cattolica del Sacro Cuore di Milano (www.unicatt.it),
l’Università Cattolica di Lovanio, per il Belgio
l’Institute of Education e la University of London.
L’indagine, i cui risultati sono stati diffusi ufficialmente a Bruxelles la settimana seguente all’Assemblea
dei Soci, ha verificato a livello europeo gli stili di uso,
rappresentazione e riappropriazione dei nuovi media
nei giovani fra i 14-19 anni. (È possibile leggere un’analisi dei risultati nella rubrica “Approfondimenti”, a
firma del curatore dell’indagine, il prof. Pier Cesare
Rivoltella, in questo stesso numero dell’Osservatorio).
La testimonianza di Maria Rosa Logozzo, responsabile ICT di Netone (http://www.netone.flars.net),
ha raccolto e rilanciato gli obiettivi e i risultati del
Vertice Mondiale sulla Società dell’Informazione (WSIS –
www.itu.int/wsis), istituito dall’ONU nel dicembre
2001 e che ha coinvolto 19.000 partecipanti, provenienti da 174 paesi sulla diffusione delle nuove tecno-
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9. SEGNALAZIONI MULTIMEDIALI
logie e in particolare di Internet nei paesi in via di sviluppo. Ai lavori dell’Assemblea si è aggiunto l’intervento di Mariano Benni, Direttore dell’agenzia MISNA
(www.misna.org) che ha affermato come “l’informazione e l’utilizzo di internet devono servire a migliorare il mondo. Non ha senso stare nei media senza un
giusto equilibrio tra cuore e mente, anima e passione”.
Con il contributo e l’adesione dei webmaster associati,
l’Associazione dei Webmaster Cattolici Italiani si farà
promotrice di un progetto concreto di solidarietà, sulla
scia dei progetti per l’accesso ad internet e alle nuove
tecnologie realizzati nel Congo e in Nigeria e presentati da don Ilario Rolle (www.davide.it) socio fondatore di WeCa. I testi delle relazioni, i documenti e degli
interventi che sono stati trasmessi in diretta online,
sono pubblicati sul sito www.weca.it.
“Eurovagando”
il nuovo concorso
dell’Unione Europea
Dal 1° giugno al 30 novembre
2006, la Commissione Europea
ha lanciato un nuovo concorso a
premi per i navigatori in Internet: “Eurovagando”.
Per partecipare basta collegarsi al sito www.eurovagando.eu e si potranno vincere un viaggio presso la
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sede di Strasburgo, buoni libro per i più giovani e gadget tecnologici. Il gioco consiste in un viaggio virtuale
attraverso l’Europa in otto tappe, da Milano fino a
Bruxelles. Ad ogni tappa il concorrente dovrà rispondere ad una domanda che riguarderà differenti argomenti, dal cinema allo sport, fino alle istituzioni europee. In caso di risposta esatta, il concorrente potrà scegliere la meta successiva, altrimenti dovrà terminare il
gioco. Per prendere parte all’estrazione dei premi,
basterà, comunque, aver risposto correttamente anche
solo ad una domanda.
Possono partecipare gratuitamente al concorso
tutte le persone che lo desiderino, a prescindere dall’età, anche se il premio principale, il viaggio a
Strasburgo, può essere usufruito solo da un maggiorenne.
L’assegnazione del premio sarà determinata casualmente e verrà comunicata al concorrente al termine
del gioco sulla schermata finale e tramite e-mail.
Bologna
la prima città Wireless d’Italia
È partito il 12 giugno a Bologna un nuovo progetto
che renderà la capitale emiliana una delle città pioniere in Europa sul fronte della connettività internet. Tale
iniziativa, fa parte del progetto Iperbole Wireless Project,
e premetterà a tutti gli abitanti del centro storico di
Bologna di usufruire di una libera connessione ad
Internet tramite tecnologia Wi-Fi.
Si ripete, così, grazie ai partner tecnologici e al contributo dell’Università il primato che questa città aveva
già ottenuto negli anni novanta, quando fu tra le
prime in Europa a diffondere Internet.