Il tesoro dell`abate Sauniere

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Il tesoro dell`abate Sauniere
LIBRO
IN ASSAGGIO
IL TESORO
DELL’ABATE
SAUNIERE
DI JEAN-MICHEL THIBAUX
Couiza, 1° giugno 1885
Una mattina di primavera fresca e soleggiata, il prete aveva ricevuto una
lettera dal vescovado: monsignor Billard lo trasfeciva a Rennes-Ie-Château. E
così aveva radunato i suoi stracci, pregato un'ultima volta davanti ai suoi
allevatoci di pecore, fatto il giro del villaggio di Clat, e infine se ne era andato
senza tanti rimpianti. Come sempre, le donne al lavatoio avevano nascosto il
viso spaurito dietro i pestoni, mentre lui attraversava il ponte, e la più vecchia
aveva cantato:
Salimonde, Salimonde,
Porta l'ascia e la conca
Che qui c' è qualcosa a due teste.
Jeanne Rasigonde
Porta il coltello
E anche la conca
Che faremo scorrere il sangue.
Non aveva mai capito perché incutesse tanta paura a quelle donne dalla
carnagione scura, mezzo saracene e mezzo spagnole. Cosa aveva portato a
quei selvaggi? E loro, cosa gli avevano dato in cambio? Nei tre anni in cui era
rimasto lì, aveva imparato a cacciare, a pescare e a peccare. Tre anni passati
accanto a quei cattivi cristiani, quegli stregoni, quegli idioti, quei repubblicani
cari a Ferry e a Gambetta, che preferivano Marianna a Maria. Se il vescovo
non avesse preso quella saggia decisione, sarebbe diventato anche lui
stupido come quei paesani. Col tempo, forse sarebbe perfino arrivato ad
apprezzare le iniziative dello Stato laico.
"Che vadano al diavolo con la loro maledetta repubblica!" pensa il prete
scacciando dalla mente le immagini dei suoi persecutori, i Ferry, i WaldeckRousseau, i Buisson, gli Zévort, i Sée e altri nemici della Chiesa. Cammina
come un automa per la via principale di Couiza, reggendo senza fatica le due
borse rappezzate di pelle di pecora e spago. Sembra un lottatore da fiera. Gli
uomini gli indovinano la possente muscolatura sotto la tonaca e le ragazze lo
trovano così bello, così deciso e con occhi così neri, che devono mordersi la
lingua per non dire: "Stella, mia stella, fammi sognare colui che passa". Ma il
prete le ignora, cerca la sua strada in mezzo alle case, tra gli anditi e gli
androni pieni di ombre equivoche, di bisbigli e di risatine. Lo osservano,
parlano di lui e gli cuciono addosso dei sospetti, poi lo guardano sparire in un
silenzio carico di anticipazione. Non sanno che sta andando a raggiungere la
nuova parrocchia, in cima alla collina, la sua nuova prigione.
Gli torna in mente il ricordo vago di una mulattiera che soleva percorrere un
tempo. Felice ricordo, felice infanzia. Allora lui era il capobanda di una
squadra di ragazzini e guidava le teste calde di Montazel all'assalto della
montagna di Rennes, dove acquattati nella macchia, nascosti dietro i cespugli
di ginestre e stesi sotto i citisi, i ragazzi del paese nemico li aspettavano pronti
per la battaglia. Quanti colpi dati e ricevuti! Quante ore passate a mettere a
punto piani d'attacco! Quante trappole eluse! Eh, sì! Lui era fatto per
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l'esercito, la gloria, le donne. E i genitori lo avevano indirizzato verso la
Chiesa. Soldato di Dio arruolato nelle truppe di Leone XIII, ecco cos'è
diventato, con sua grande disperazione. Eppure ama Cristo e i santi, e
rimpiange di non poterli servire come dovrebbe. Come avrebbe dovuto. "Non
ho mai avuto la vocazione", si ripete per l'ennesima volta. Rivede tutta
l'adolescenza, sua madre che prega, i pellegrinaggi, le processioni e quel
modo che i vicini avevano di indicarlo come "la loro salvezza nell'altro
mondo". Ricorda le punizioni che gli infliggevano i superiori nel grande
seminario di Carcassonne e le orribili notti passate a mortificarsi, quando era
stato nominato prete ad Alet. Una vita da fallito, un futuro che già gli sembra
scialbo e insipido.
© Plon, 2004
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Titolo originale: Le secret de l'abbé Saunière
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