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Sicurezza: l’unione fa la forza OSSERVATORIO turismo in costante crescita Autorizzazione Tribunale di Roma n° 539 07/12/2001 - Poste Italiane SPA- Spedizione in abbonamento postale70% - DCB Roma - N° 22 Periodico dell’Ente Bilaterale per il Turismo di Roma e Lazio Per riqualificare la periferia il turismo non basta EDITORIALE E’ un rifiuto che viene dal più profondo delle viscere il rifiuto dell’orrore al quale il mondo è costretto ad assi- È stere ed è, insieme, il rifiuto di atteggiamenti spesso ipocri- Provincia di Roma Assessorato al Turismo Comune di Roma Assessorato al Turismo Ente Bilaterale Territoriale per il Turismo COMITATO SCIENTIFICO Attilio Celant - Giovanni Peroni Giuseppe Aiello - Guido Improta Franco Paloscia - Maurizio Fantaccione Antonio Calicchia Direttore responsabile: Pietro Licciardi Direttore: Giancarlo Mulas Coordinatore Editoriale: Orfeo Cecchini COMITATO DI REDAZIONE: Coordinatore: Bartolo Iozzia Giuseppe Aiello - Guido Improta Orfeo Cecchini - Caterina Saccaro Marcello Marzi - Giuseppe Zazzara Produzione: Impatto srl Stampa: Di Marcotullio finito di stampare: Agosto 2005 ti ai quali, da troppo tempo, siamo abituati ad assistere. G7, G8,WTO, ONU, KYOTO,G4….. Montagne di sigle e di documenti, con firme importanti che passeranno magari alla storia, ma che non hanno fermato la fame nel mondo, né le guerre, né i genocidi ai quali si assiste impassibili salvo poi il cercare di mettere a posto la coscienza mondiale con processi spettacolari. Si firmano impegni per difendere il Mondo e poi si continua come prima, impotenti davanti ad un Mondo che si scioglie come un gelato al sole. Ma contro gli assassini, ormai professionisti organizzati del terrore come dimostrano le azioni coordinate svolte a Londra, non basta certo una nuova sigla, né il documento che certamente ne sancirà la nascita. Occorre una capacità di azione preventiva da parte della magistratura e delle forze dell’ordine rapida, autonoma ed a tutto campo, sostanzialmente vincolata al rispetto delle leggi che i Paesi democratici riterranno di dover unanimemente adottare per fermare la lucida follia di chi vuole, attraverso il terrore, scatenare “la guerra santa” con la scusa assurda di voler evitare la contaminazione o, peggio, l’occidentalizzazione dell’Islam, creando ghetti e minoranze fondamentaliste, eccellente brodo di coltura per far crescere odio e terrore. Il terrore assassino trasformato in “guerra”. Nella nostra Costituzione è solennemente sancito il rifiuto della guerra come mezzo per risolvere i conflitti. Ma qui non ci sono conflitti da risolvere, non ci sono né guerre di civiltà né guerre di religione. Si vuole sconvolgere una pacifica e ordinata convivenza. Ti portano la guerra in casa anche se tu continui a rifiutarla in nome della tua storia, della tua civiltà e della tua Costituzione. Ti costringono a rinunciare anche in casa tua a pezzi importanti della tua libertà individuale e collettiva, pure esse garantite dalla storia, dalla civiltà e dalla Costituzione. Vogliono impedirti di muoverti per paura, per farti rinchiudere sempre più in te stesso e sentirti prigioniero di una frustrazione che, inevitabilmente, porta a reazioni violente e inconsulte, magari da parte di una sparuta minoranza. E sarebbero guai ancora maggiori perché una simile reazione potrebbe fungere da detonatore per una situazione socialmente esplosiva, come quella di Londra e Madrid o come quella che, continua a pag. 11 SOMMARIO INTERVISTA Sicurezza: l’unione fa la forza. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 Silvana Pedrini Allarme terrorismo. ............................................................................. 4 Le assicurazioni del vicesindaco Garavaglia OSSERVATORIO A maggio e giugno il turismo è in costante crescita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Giuseppe Aiello I Fiano Romano INTERVENTI Estate calda, anzi caldissima. I prezzi meno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 R.C. Dopo le bombe prevale il buon senso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Letizia Crescenzi Breve guida per comunicare con successo nel turismo . . . . . . . . . . 12 Angela Schito L’eccessiva sudorazione, un problema per molti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 Valter Degli Effetti Regioni primo atto: una conferenza sul turismo costiero . . . . . . . . 16 Franco Paloscia Per riqualificare la periferia il turismo non basta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 Filippo Celata Quando il menù è “tipico”? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 Alessandro Circiello Gioielli e moda per un turismo d’alto bordo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 Caterina Saccaro Rinasce l’Enalc Hotel, per una formazione di qualità . . . . . . . . . . . . . . . 22 Orfeo Cecchini NOTIZIARIO Fiavet Lazio chiede un “Ufficio turistico di crisi” ..................... L’Hotel Posta Vecchia, una favola moderna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Roma in cerca del suo mare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 24 26 Roberto Coramusi Global tourism management. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 Japanitaly news . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 L’Enit informa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 TRIBUNA DEL LAVORO Prescrizione dei contributi e agevolazioni per le nuove assunzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30 Maurizio Fantaccione Indennità di maternità per le libere professioniste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35 Lavoratori “parasubordinati”, subito gli interventi regionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 Alessandro Ortolani F iano Romano è un paese di poco più di novemila abitanti sulla via Tiberina, 36 chilometri a nord di Roma. Grazie alla posizione dominante sulla valle del Tevere, che fa per un buon tratto da confine con le terre della bassa Sabina, Fiano ebbe un proprio porto e un proprio traghetto, del quale usufruirono anche l’antipapa Onorino II quando mosse contro Roma, Pasquale II prigioniero di Enrico V, Lotario II e Pio II nel 1464. L’antico nucleo urbano - cui si accede da Porta Capena ( foto di copertina)- è dominato dal castello, al centro del quale si trova l’imponente torre rotonda, alta 30 metri e orlata di merlature. All’interno numerose sale mantengono l’aspetto originario. Nella piazza antistante il maniero si trova la chiesa di S.Stefano Nuovo, fatta costruire dagli Orsini di Pitigliano intorno alla seconda metà del Quattrocento. Nella parte di destra, c’è il sarcofago di Niccolò III, celebre e valoroso capitano della Repubblica di Venezia, morto a Lonigo nel 1510. Nella cappella a destra dell’ altare due angeli attribuiti al Pinturicchio, che lavorò a Roma nella Cappella Sistina alla fine del Quattrocento. A pochi chilometri da Fiano, sulla via Tiberina in direzione della capitale di fronte a Lucus Feroniae si trova la villa dei Volusii Saturnini, edificata intorno al 50 a.C. periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 4 / anno 4 - numero 22 INTERVISTA Sicurezza: l’unione fa la forza Silvana Pedrini D opo i nuovi attentati terroristici a Londra e Sharm el Sheikh è tornato a balenare lo spettro di un’altra Caporetto del turismo, dopo quella, durissima, dell’11 settembre 2001. Cosa si può fare per evitare un nuovo crollo dei viaggi? Senza dubbio molto dipenderà dal senso di sicurezza che le istituzioni (governo, ministero e le stesse amministrazioni locali) sapranno infondere con provvedimenti adeguati. Proprio di questo abbiamo palato con l’assessore alla sicurezza del Comune di Roma, Liliana Ferraro. Assessore, cosa fa il Campidoglio per proteggere i cittadini e i turisti dopo la nuova fiammata terroristica? «Il fenomeno terrorismo è un problema mondiale e nel suo piccolo ogni paese europeo a rischio di attentati deve fare qualcosa nell’ottica di una Anna Pasqualini protezione interna al territorio ma sempre prestando molta attenzione agli eventi internazionali. Guardare al di fuori della propria realtà serve a trovare soluzioni nel confronto. La parola magica è proprio questa: confronto. E all’interno del nostro Paese il confronto si realizza laddove esiste una vera e propria intersecazione di competenze. Ciò che è accaduto a Londra ha ampiamente dimostrato che non solo non si può abbassare il livello di guardia neppure per un attimo ma che occorre agire con fermezza e calma, anche se è molto difficile come dimostrato dal grave errore commesso dalla polizia inglese ai danni di una persona che non aveva altra colpa che il permesso di soggiorno scaduto. Il panico generalizzato e le gravi responsabilità che sono in mano alle forze dell’ordine vanno affrontati con la massima prudenza. Non è facile, l’ho già detto e lo ripeto. Per questo motivo credo che la soluzione ottimale, che il Comune sta cercando da tempo, sia quella di creare una forza compatta formata dall’azione di tutti gli organi preposti alla tutela del cittadino». Lei crede davvero alla possibi- Allarme terrorismo. Le assicurazioni del vicesindaco Garavaglia Le bombe a Londra e Sharm, oltre al susseguirsi di minacce di attentati ad altri Paesi europei tra cui il nostro, quali ripercussioni pensa che possano avere sul turismo? «Da tempo il turismo italiano deve confrontarsi con un problema in più rappresentato dal terrorismo. A parte questo, il quadro per il turismo italiano non appare di per sé particolarmente positivo. Ricordo, tuttavia, che la scorsa estate Roma ha rappresentato un’eccezione alla crisi che ha colpito il comparto turistico, ottenendo, unica fra le città d’arte, sostanziali incrementi rispetto al 2003. Ora naturalmente si è aggiunto un clima di pressante minaccia terroristica per l’Italia, inclusa Roma, ma se guardiamo ai dati del turismo nella Capitale negli ultimi mesi e alle stime di agosto notiamo che i dati rappresentano un costante miglioramento rispetto al 2004. Quindi Roma non solo fa fronte alla crisi, ma riesce anche a migliorare ancora i risultati in campo turistico». La sicurezza del turista è anche, anzi in primo luogo, la sicurezza del cittadino. «Certamente. Se consideriamo la sicurezza dal punto di vista dell’ordine pubblico, Roma, lo dicono le statistiche, è una delle città più sicure del mondo. Naturalmente, il terrorismo è un discorso diverso, poiché la minaccia che rappresenta non è convenzionale. Per questo, bisogna agire molto sulla prevenzione. D’accordo con il Prefetto della città, l’amministrazione comunale collabora attivamente a tutte le attività che sono state decise per tutelare la sicurezza dei cittadini e dei turisti». periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 5 INTERVISTA lità di evitare i soliti, rigidi criteri di separazione delle competenze, che nel nostro Paese pare abbiano sempre la meglio? «Non solo ci credo, ma si sta già agendo in questa direzione. Le forze di polizia, la prefettura, il comitato provinciale interagiscono in modo ottimale per tutelare il cittadino. Basta partire dall’assunto che siamo tutti cittadini e purtroppo, ora, tutti a rischio; basta guardare da dentro il problema ed affrontarlo con mezzi reali. La sinergia delle istituzioni è e deve essere una realtà per la soluzione di ogni problema: di questo sono sempre stata convinta. Da quattro anni sono assessore ma soprattutto mi sento un cittadino di questa bellissima nostra metropoli, tutta da difendere, valorizzare e mantenere intatta nell’immaginario collettivo del turista che non rinuncia a visitarla, ma soprattutto da rendere più che vivibile per chi la abita. Dobbiamo fare tutto, e tutti assieme, per Roma: la città lo merita. Si concertino, dunque, tutte le iniziative, si informino e si coinvolgano i cittadini nelle azioni di prevenzione: anche lo sguardo vigile e attento della gente che vive la città può aiutare le forze preposte alla sicurezza. L’isolamento non produce altro che debolezza». Cosa si aspetta dai media? «La comprensione dei nostri sforzi nell’attuazione delle sinergie di cui s’è parlato finora. E’ ovvio che il fenomeno terrorismo è un fatto che sta coinvolgendo il mondo, è ovvio che i media «La sinergia delle hanno il dovere istituzioni è di informare la e deve essere una gente su ciò che realtà per la soluzione accade. Ma ancor di ogni problema» più mi pare ovvio che delle citate sinergie i media debbono essere attivamente partecipi informando i cittadini su tutto ciò che le istituzioni stanno facendo per loro. Il cittadino ha bisogno d’un messaggio di impegno forte e di ricerca costante e continua. Solo così può avere la certezza di non essere solo. Lo ripeto, i media possono fare molto in questo senso e possono farlo con estrema facilità». al prefetto Serra e ai responsabili delle aziende di traspor to, un piano per il potenziamento della sicurezza nella metro. Esiste poi, ma già da prima delle ultime minacce, un costante e continuo collegamento con la Protezione civile per fare fronte a ogni eventuale emerVicesindaco, ritiene che il continuo tam tam della stampa genza. Infine, il sindaco di Roma è in costante contatto con e dei media - che peraltro riportano dichiarazioni dei poli- le autorità per garantire il contributo dell’amministrazione tici non sempre rassicuranti - sia utile a stabilire un clima comunale alle forze dell’ordine impegnate nel garantire la sicurezza alla città». di serenità, o meglio la coscienza di essere protetti? «È un momento difficile che va affrontato con grande responsabilità, ma anche con coraggio e fermezza. Non ho intravi- L’assessore alla sicurezza del Comune di Roma, Liliana Fersto nelle dichiarazioni dei politici questo intento non rassi- raro, sostiene che le istituzioni stanno realizzando sinercurante. Piuttosto, abbiamo registrato un falso allarme, quel- gie molto efficaci con tutte le forze che garantiscono una lo sull’acqua, a causa del quale, per voci messe in giro da irre- concreta difesa dal terrorismo. Lei è d’accordo su questo? Pensa anche che sarà possibile concretizzare «l’intersecasponsabili, si è creato qualche disagio». zione di competenze» di cui parla la signora Ferraro ed Quale ruolo hanno il Comune e la Provincia nel coordina- evitare il vizio nostrano di mettere ovunque rigide barmento delle forze di sicurezza che tutelano cittadini e turisti? riere di competenze? «Per quanto riguarda il Comune, è stato elaborato, insieme «Sono d’accordissimo con l’Assessore Ferraro». periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 6 / anno 4 - numero 22 OSSERVATORIO A maggio e giugno il turismo è in costante crescita Giuseppe Aiello I dati consuntivi sulla domanda turistica nel terzo bimestre dell’anno in corso confermano la tendenza al rafforzamento della crescita della domanda turistica in tutto il territorio di Roma e provincia. L’analisi dei dati sull’andamento della domanda turistica negli alberghi della provincia di Roma nel periodo indicato evidenzia infatti una chiusura complessivamente positiva sia sul fronte degli arrivi sia delle presenze, anche in presenza di potenziali fattori di crisi (le stime al ribasso nella crescita del PIL di diversi paesi, il rapporto euro/dollaro, andamento dei mercati finanziari, ecc.) che nel medio e lungo termine rappresentano tendenzialmente un freno alla ripresa della domanda turistica internazionale e interna. L’auspicio è che gli attentati di Londra non incidano negativamente sulla ritrovata propensione al viaggio. Nel periodo maggio-giugno 2005 negli alberghi della provincia di Roma sono stati registrati 1.562.316 arrivi e 3.822.852 presenze, con una crescita rispettivamente di +8,07% e di +10,88%: si tratta, come ben si può vedere, di una crescita decisamente superiore a quella rilevata nei mesi precedenti. Anche in questo bimestre la crescita ha riguardato sia la domanda italiana sia quella straniera, con una maggiore accentuazione per quest’ultima (tabelle 1 e 2). La domanda italiana è cresciuta infatti in misura decisamente apprezzabile in tutto il territorio provinciale facendo registrare negli alberghi dell’intera provincia 623.683 arrivi (+5,24%) e 1.310.873 presenze (+7,80%). La domanda estera si è attestata su 938.633 arrivi (+10,04%) e 2.511.979 presenze (+12,56%) (tabella 1 e 2). L’analisi della domanda per categoria di esercizi alberghieri evidenzia, anche in questo bimestre, una crescita della domanda in tutte le categorie di esercizi alberghieri, ad indicare una domanda turistica fortemente diversificata in aspettative e capacità di spesa. Sul fronte della domanda estera prosegue la continua ed apprezzabile crescita della domanda europea (+11,04% di arrivi e +13,93% di presenze), ed in particolare della domanda proveniente dalla Francia, dalla Germania, dal Regno Unito, dalla Spagna e dalla Russia. Ancora più apprezzabile l’incremento della domanda proveniente dagli U.S.A. (+7,41% di arrivi e +10,41% di presenze): questo segmento di mercato, che in passato è stato il più colpito dalla crisi, sta mostrando segni di ripresa che dovrebbero presto portarlo ai livelli di alcuni anni fa. Decisamente consistente anche la crescita della domanda proveniente dal Giappone (+13,11% di arrivi e +25,16% Tabella 1 - Provincia di Roma (Totale) - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005 Paesi 5 stelle Arrivi Presenze Totale 91.785 237.590 Italiani 24.222 42.707 Stranieri 67.563 194.883 4 stelle Arrivi Presenze 674.041 1.518.589 3 stelle Arrivi Presenze 2 stelle Arrivi Presenze 562.776 1.473.017 185.809 220.020 423.500 243.178 546.992 111.756 240.504 454.021 1.095.089 319.598 926.025 74.053 472.037 231.533 1 stella Arrivi Presenze 47.905 121.619 Totale Arrivi Presenze 1.562.316 3.822.852 24.507 57.170 623.683 1.310.873 23.398 64.449 938.633 2.511.979 Tabella 2 - Provincia di Roma (Totale) - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005 - Var. % su anno precedente Paesi 5 stelle 4 stelle 3 stelle Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Totale 7,51 11,53 9,48 11,09 6,72 Italiani 4,33 2,10 7,81 8,53 Stranieri 8,70 13,83 10,31 12,11 Presenze 2 stelle 1 stella Totale Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze 9,44 5,84 12,25 14,91 20,18 8,07 10,88 2,92 6,55 3,86 7,97 14,09 19,39 5,24 7,80 9,80 11,22 8,96 17,06 15,79 20,90 10,04 12,56 Tabella 3 - Roma - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005 Paesi 5 stelle Arrivi Presenze Totale 90.689 235.700 Italiani 23.758 42.001 Stranieri 66.931 193.699 4 stelle Arrivi Presenze 573.473 1.337.948 3 stelle Arrivi Presenze 447.807 1.196.322 2 stelle Arrivi 139.185 Presenze 372.215 1 stella Arrivi Presenze 37.009 95.973 Totale Arrivi Presenze 1.288.163 3.238.158 184.100 346.819 174.033 367.755 75.434 164.556 16.367 37.586 473.692 958.717 389.373 991.129 273.774 828.567 63.751 207.659 20.642 58.387 814.471 2.279.441 periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 7 OSSERVATORIO di presenze) e, in generale, da tutto il Sud Est asiatico (+24,71% di arrivi e +26,55% di presenze). Il terzo bimestre dell’anno in corso conferma quindi la crescita ed indica un suo ulteriore rafforzamento nei prossimi mesi, nel corso dei quali le quote di mercato di queste aree dovrebbero continuare a rafforzarsi. Perché ciò avvenga è naturalmente necessario da un lato che gli operatori pubblici e privati sappiano continuare ad affrontare adeguatamente le sfide di mercato che abbiamo indicato nei mesi scorsi (recuperare e potenziare le quote di mercato dei principali segmenti e aprirsi ai nuovi segmenti ad elevato potenziale di sviluppo) e che il quadro internazionale si mantenga perlomeno stabile.Vedremo a questo proposito cosa succederà nei prossimi mesi: gli attentati di Londra sono un fatto isolato o fanno parte di un disegno terroristico più ampio destinato ad attuarsi? Come appare dalle tabelle da 3 a 6, gli andamenti di Roma e del suo hinterland sono entrambi positivi ma diversificati: l’hinterland è cresciuto a ritmi più sostenuti. A Roma vi è stata una buona ripresa degli arrivi (+6,08%) e delle presenze complessive (+9,27%). La domanda straniera a Roma ha registrato un’apprezzabile crescita nel bimestre sia negli arrivi (+7,36%) sia nelle presenze (+10,73%), così come anche la domanda italiana con +3,94% negli arrivi e +5,96% nelle presenze. In entrambi i casi la crescita ha coinvolto tutte le categorie di hotel (tabelle 3 e 4). Prosegue con un buon ritmo la crescita della domanda italiana e straniera negli alberghi dell’hinterland (+18,48% di arrivi e + 20,64% di presenze). La domanda italiana è cresciuta del +9,27% negli arrivi e del +12,86% nelle pre- MUNICIPI DI ROMA Roma - Distribuzione degli arrivi e delle presenze negli alberghi per Municipi - GIUGNO 2005 Valori assoluti Municipi Arrivi Municipio 1 Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Municipio Totale 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 15 16 17 18 19 20 Composizione % Variazione % su stesso mese a.p. Arrivi Presenze Arrivi Presenze Presenze Permanenza media 300.329 744.270 36.193 89.909 14.022 34.940 7.524 18.572 6.651 16.362 779 1.931 1.858 4.447 14.694 36.138 3.595 8.914 6.090 14.725 5.693 14.705 33.336 83.799 13.782 34.259 10.426 25.852 27.025 66.797 32.831 81.602 51.244 127.592 20.314 49.921 12.834 31.009 599.220 1.485.744 2,48 50,12% 50,09% 2,48 6,04% 6,05% 2,49 2,34% 2,35% 2,47 1,26% 1,25% 2,46 1,11% 1,10% 2,48 0,13% 0,13% 2,39 0,31% 0,30% 2,46 2,45% 2,43% 2,48 0,60% 0,60% 2,42 1,02% 0,99% 2,58 0,95% 0,99% 2,51 5,56% 5,64% 2,49 2,30% 2,31% 2,48 1,74% 1,74% 2,47 4,51% 4,50% 2,49 5,48% 5,49% 2,49 8,55% 8,59% 2,46 3,39% 3,36% 2,42 2,14% 2,09% 2,48 100,00% 100,00% 7,15% 10,44% 4,58% 8,26% 14,12% 18,46% 6,24% 10,98% 7,45% 8,40% -8,03% 16,82% 12,33% 14,70% 13,90% 17,44% 89,31% 100,13% 8,21% 11,33% 11,89% 14,95% 14,16% 17,34% 16,26% 19,70% 9,07% 12,58% 12,68% 16,25% 8,60% 10,82% 4,94% 8,17% 9,19% 13,43% 21,08% 26,77% 8,69% 12,08% senze. La domanda proveniente dall’estero è cresciuta del +31,92% negli arrivi e del +34,71% nelle presenze (tabelle 5 e 6). Anche in questo caso l’incremento è dovuto all’accresciuta capacità di marketing degli operatori dell’hinterland rispetto al passato, ma anche (e soprattutto) alla crescita del numero di operatori sul mercato e ai bassissimi numeri di partenza. La conferma in futuro di questi tassi di crescita è fortemente auspicabile, soprattutto se si tiene conto che essi non vanno a danno della capitale, ma significano apporto di domanda aggiuntiva nel territorio. Tabella 4 - Roma - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005 - Var. % su anno precedente Paesi 5 stelle 4 stelle Presenze 3 stelle Arrivi Presenze Arrivi Arrivi Totale 7,52 11,57 6,89 9,45 4,22 Italiani 3,39 1,24 4,96 6,80 Stranieri 9,07 14,10 7,82 10,41 Presenze 2 stelle 1 stella Totale Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze 6,99 6,54 12,54 11,46 18,68 6,08 9,27 2,84 4,98 3,77 6,12 6,18 13,36 3,94 5,96 5,13 7,91 10,01 18,21 16,04 22,37 7,36 10,73 Tabella 5 - Hinterland di Roma - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005 Paesi 5 stelle Arrivi Presenze 1.890 4 stelle Arrivi Presenze 100.568 180.641 3 stelle Arrivi Presenze 114.969 276.695 2 stelle Arrivi 46.624 Presenze 99.822 1 stella Arrivi Presenze 10.896 25.646 Totale Arrivi Presenze Totale 1.096 274.153 584.694 Italiani 464 706 35.920 76.681 69.145 179.237 36.322 75.948 8.140 19.584 149.991 352.156 Stranieri 632 1184 64.648 103.960 45.824 97.458 10.302 23.874 2.756 6.062 124.162 232.538 Tabella 6 - Hinterland di Roma - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005 - Var. % su anno precedente Paesi 5 stelle Arrivi Presenze 4 stelle Arrivi Presenze 3 stelle Arrivi 2 stelle 1 stella Totale Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Totale -6,32 -10,13 27,09 24,92 17,70 21,45 3,79 11,17 28,41 26,17 18,48 20,64 Italiani -21,22 -35,64 25,27 17,10 3,14 9,92 4,06 12,23 34,19 32,94 9,27 12,86 8,78 17,69 28,12 31,39 49,54 50,45 2,87 7,92 13,93 8,37 31,92 34,71 Stranieri periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 8 / anno 4 - numero 22 INTERVENTI Estate calda, anzi caldissima. I prezzi meno R.C. Q uanto costa l’estate sotto il solleone? La domanda,ai primi caldi estivi,è diventata subito un vero e proprio tormentone e anche sdraio,lettino, ombrellone, panino e bibita sono diventati la cartina tornasole della situazione economica del Paese. Famiglie, giovani e anziani si sono riversati come ogni anno sul litorale romano ma cercando di farsi i conti in tasca, anche perché l’ormai antica concezione della vacanza si è andata modificando ed è sempre più difficile villeggiare per lunghi periodi;non solo in riva al mare.Il “mordi e fuggi” è così diventato quasi una soluzione obbligata. Ahinoi dire: «oggi non è più come una volta» per quanto riguarda Sul litorale romano il turismo estivo prezzi più contenuti insomma non è per ombrellone più una frase e lettino fatta; sono i numeri a parlare chiaro. Del resto una giornata al mare, non parliamo di una intera stagione, comincia ad essere una spesa impegnativa da sostenere per un bel po’ di famiglie. Ma quest’anno il litorale romano ha riservato una sorpresa. Gli aumenti sono risultati infatti più contenuti, ad eccezione dei bagni cosiddetti di lusso. Secondo una recente ricerca promossa dall’Adusbef (Associazione per la difesa degli utenti dei servizi bancari e finanziari) la crescita maggiore l’hanno registrata i prezzi per l’accesso alla spiaggia, anche se compensati dal fatto che gli italiani, romani in testa, preferiscono il lettino al posto della sdraio, decisamente più cara. La media nazionale si attesta intorno al 6,3 %, mentre negli stabilimenti di livello superiore arriva addirittura al 22%. «Il cano- ne di concessione è in media 1 euro per metro quadrato di spiaggia», ha spiegato il segretario dell’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori) Primo Mastrantoni, «e in questi anni la cifra non è cresciuta; quindi le maggiorazioni non sono giustificate. Inoltre, il volume di affari medio di uno stabilimento è di 500 mila euro e il canone di concessione è di circa 11 mila euro». Il segretario punta piuttosto il dito contro i proprietari degli stabilimenti balneari: «Responsabili sono anche i gestori dei lidi balneari, che sono titolari di un bene pubblico come la spiaggia. Gli aumenti dovrebbero essere correlati ad un innalzamento delle spese per la gestione e per gli investimenti effettuati, ma chi lo ha verificato?». I gestori laziali hanno comunque risposto per tempo, anticipando nello scorso maggio con un comunicato della SIB Confcommercio, che questa estate i prezzi dei servizi di spiaggia non sarebbero aumentati. «Ci attendiamo molto dalla nuova Giunta regionale presieduta da Piero Marrazzo», ha affermato Fabrizio Fumagalli, presidente del ramo regionale dell’associazione, «perché per il Lazio il litorale rappresenta un’opportunità unica, in continua crescita ma ha la necessità di essere sempre più valorizzato.Troppo spesso gli imprenditori sono stati lasciati soli ad affrontare gravi problemi come l’erosione, l’aumento dei canoni demaniali marittimi e la tutela ambientale». «Non abbiamo mai smesso di investire nelle nostre aziende per migliorare ed ampliare i servizi offerti », continua Fumagalli, «sappiamo che è proprio nei momenti di difficoltà che bisogna guardare al futuro con coraggio e contrastare l’avversa congiuntura con idee, iniziative, servizi di qualità; senza ritoccare i prezzi ma anche senza compromettere gli equilibri economici delle nostre aziende». Anche se i propositi del SIB riguardo il blocco degli aumenti sono stati recepiti solo in parte, considerate le cifre che in qualche caso i bagnanti hanno dovuto sborsare per concedersi una giornata di relax , un dato però sembra assodato: la folle corsa ai rialzi che ha coinvolto anche la nostra regione in questo 2005 ha subito una brusca e gradita frenata. In confronto agli aumenti del 100% nel triennio 20012004, con un’impennata nel 2002, quando l’euro è entrato a regime, i prezzi rilevati questa estate non suscitano grande apprensione. Per quanto riguarda la tipologia di servizi che le spiagge del litorale romano mettono a disposizione – e che costituiscono una delle variabili di spesa per periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 9 INTERVENTI i bagnanti - non c’è più grande differenza tra nord e sud (Fregene, Ostia e Lavinio). Importante allora è scoprire quali sono i gusti e le preferenze degli avventori. «Di bagni ne ho girati tanti», dice ad esempio Federica, 26 anni, che lavora in una società di selezione del personale, «ma quello che preferisco è l’“Onda Anomala” a Fregene, perché è frequentato da giovani e si può rimanere fino a tardi con la musica e l’aperitivo. Quasi tutti i week-end scelgo di andare lì anche perché non ho riscontrato aumenti rispetto allo scorso anno; tranne, forse, per l’aperitivo». All’“Onda Anomala” un lettino costa 6,50 euro, un ombrellone 5 euro e l’ingresso è free considerato che è un chiosco e non un vero e proprio stabilimento. Ci sono tre punti doccia con acqua fredda oltre ai servizi bar e campo di beach volley. E’ prevista una zona riservata con ombrellone, lettini anatomici e materassini a 15 euro l’uno, aperitivo compreso (altrimenti birra a 5 euro e cocktail a 7 euro con qualcosa da mangiare; sushi con 10 pezzi: 15 euro). Fabrizio, 45 anni, sposato con due figli piccoli, invece ha scelto Ostia, anche perché è sempre andato su quella spiaggia, dove si trova bene: «Ho scelto il “Kursaal” perché è facile da raggiungere, il parcheggio è vicino e gratuito ed i bambini si trovano bene per i servizi che offrono. Negli ultimi anni il mare è migliorato ed è sicuramente più pulito». La sua famiglia ha scelto l’abbonamento stagionale (3.250 euro compresa una cabina, 10 ingressi, free entrance in piscina, ombrellone, due lettini e due sdraio, più doccia calda), ma divide la spesa con altri amici, anche per ammortizzare un aumento del 5% rispetto allo scorso anno. Maurizio, 36 anni, ha optato per un’altra soluzione: «Ho scelto il “Trocadero” a Lido dei Pini, vicino Lavinio, per stare assieme alla mia famiglia. Il rapporto qualità-prezzo mi lascia soddisfatto. E’ uno stabilimento tranquillo, frequentato da famiglie. Rispetto alla scorsa stagione è stata sospesa l’animazione sia per i grandi che per i bambini». In questo stabilimento i servizi, rispetto al “Kursaal”, sono inferiori ma anche il costo dello stagionale è decisamente più basso (640 euro più 80 euro al mese per usufruire del parcheggio). Come si vede il litorale è aperto a tutte le tasche e, finalmente, anche a tutti i gusti. LA DOMANDA TURISTICA NEGLI ALBERGHI DELLA PROVINCIA DI ROMA - STIMA FERRAGOSTO 2005 Agosto, a Roma il turismo cresce Nel periodo di Ferragosto 2005 la domanda turistica negli esercizi alberghieri della provincia di Roma cresce del 5,78% sul fronte degli arrivi e del 6,92% su quello delle presenze (tab. 1). La crescita riguarda tutte le categorie alberghiere di Roma e dell’hinterland, dove l’incremento risulta leggermente più contenuto. A Roma, in particolare, la crescita di arrivi e presenze è rispettivamente del 5,45% e del 6,16% (tab. 2). Rilevante il ruolo della domanda verso Roma, che cresce del +4,12% di arrivi e +5,44% di presenze, ed in particolare americani e giapponesi (tabella 2 bis). Nell’hinterland la crescita è del 7,27% negli arrivi e del 10,21% nelle presenze. TAB. 1 PROVINCIA DI ROMA Ferragosto 2005 - Arrivi e presenze per categoria TAB. 2 ROMA Ferragosto 2005 - Arrivi e presenze per categoria dall’8/08/2005 al 21/08/2005 (Proiezione n. 1) dall’8/08/2005 al 21/08/2005 (Proiezione n. 1) TOTALE VAR. % Arrivi Presenze Arrivi Presenze Categoria 13.790 39.890 9,38% 10,53% 4 stelle 100.100 249.000 4,68% 3 stelle 92.000 253.000 2 stelle 42.800 107.700 1 stella 11.250 Categoria 5 stelle Totale TOTALE VAR. % Arrivi Presenze Arrivi Presenze 5 stelle 13.600 39.500 9,41% 10,57% 6,30% 4 stelle 85.000 220.000 4,12% 6,18% 4,52% 6,20% 3 stelle 76.000 201.000 4,37% 4,73% 8,61% 6,95% 2 stelle 30.000 72.600 9,11% 6,71% 32.300 11,80% 13,37% 1 stella 6.400 15.900 11,83% 11,20% 259.940 681.890 5,78% 6,92% 211.000 549.000 5,45% 6,16% Totale TAB. 2 BIS - ROMA Arrivi e presenze straniere per area di provenienza TAB. 3 HINTERLAND DI ROMA Ferragosto 2004 - Arrivi e presenze per categoria Ferragosto 2005 (dall’8/08/2005 al 21/082005) - Proiezione n. 1 dall’8/08/2005 al 21/08/2005 (Proiezione n. 1) TOTALE VAR. % Categoria Arrivi Presenze Arrivi Presenze 5 stelle 190 390 7,05% 6,61% 4 stelle 15.100 29.000 7,93% 7,25% 3 stelle 16.000 52.000 5,25% 12,28% 2 stelle 12.800 35.100 7,44% 7,43% 1 stella 4.850 16.400 11,76% 15,55% Totale 48.940 132.890 7,27% 10,21% FERRAGOSTO 2005 VAR. % Paesi (esluso Italia) Arrivi Presenze Arrivi Presenze Europa 71.000 205.000 4,29% 3,92% USA 38.000 101.000 5,08% 8,37% Giappone 15.000 37.000 3,25% 5,46% Resto del mondo 33.500 86.100 3,10% 5,73% 157.500 429.100 4,12% 5,44% Totale FONTE: ROMA&PROVINCIA IN CIFRE periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 10 / anno 4 - numero 22 INTERVENTI Dopo le bombe prevale il buon senso Letizia Crescenzi fanatici che per conto di Al Qaeda e in nome dell’Islam hanno scatenato una guerra criminale all’Occidente e allo stesso mondo musulmano non sembrano disposti a fermarsi davanti a niente. Dopo anni di attentati compiuti con modalità analoghe – a Bali: 202 morti nel 2002, Casablanca: 40 morti nel 2003, Djerba: 21 morti nel 2002, Istanbul:63 morti nel 2003 – il 23 luglio è toccato a Sharm el Sheikh, meta di numerosissimi turisti italiani. Pochi giorni prima erano esplose quattro bombe a Londra, a poco più di un anno di distanza da un tremendo attentato in Spagna, che aveva per obiettivo treni carichi di pendolari. Ormai pare ci si debba rassegnare di fronte al fatto che con il terrorismo dovremo convivere a lungo. Resta da vedere quali conseguenze tutto ciò avrà su un settore così delicato come il turismo, in particolare per quello di casa nostra. Roma in luglio è piena di stranieri che camminano spediti sotto il sole caldo dell’estate e anche a loro è giunta la notizia delle stragi appena compiute e delle minacce rivolte via internet al nostro Paese. Il Forum di Termini è sempre affollatissimo di gente che va e che viene, persone di ogni età che fanno acquisti o che salgono sui treni ma in questo periodo si notano soprattutto gli stranieri, in arrivo o in partenza, curvi sotto enormi zaini o intenti a spingere carrelli ricolmi di borsoni e valige.Wang, un giapponese di ventitré anni, consulta attentamente una cartina della città con apparente tranquillità. «Vengo da Yokohama», dice parlando un buon inglese, «e ho intenzione di fermarmi per un po’ in Italia; dopo andrò in Germania». Alla domanda se ha paura di viaggiare in questi giorni si fa pensoso e dopo essersi concentrato un attimo per trovare le parole giuste risponde: «Non ho paura del terrorismo. Non ho rinunciato alle mie vacanze per l’esplo- I sione avvenuta a Londra e neppure lo farei mai!», poi torna a studiare sulla sua piantina il percorso migliore per visitare la nostra capitale. Verso Fontana di Trevi, altra tappa obbligata per i turisti, una bella ragazza dai capelli lunghi e castani è intenta a fotografare; si chiama Junjyeon e quando inizia la conversazione in inglese, sorridendo, dice di essere in Italia da ormai tredici anni. Neppure Junjyeon è preoccupata per le bombe e analoga tranquillità manifesta la sua amica, ventidue anni, nativa di una cittadina vicino Canton, la quale si fermerà in Italia per un mese circa, cercando di visitare più posti possibile. Jeff lavora presso una ditta telefonica di Bryton, in Inghilterra, e sta fotografando la celebre scalinata a Piazza di Spagna. Alla domanda se la paura per gli attentati ha in qualche modo inciso sui suoi progetti risponde: «No, perché può succedere qualsiasi cosa, anche solo camminando per strada». Che progetti hai per le tue vacanze italiane? «Non lo so ancora, non ho deciso bene. Per ora mi fermo a Roma, poi deciderò. Di sicuro non mi lascerò condizionare da quello che è successo». La tappa successiva del mini sondaggio tra i numerosi visitatori della capitale è la metropolitana. Nella stazione di San Giovanni c’è anche Biljana, una giovane impiegata di banca, che è intenta a scherzare con un amico mentre aspetta assieme ad una ventina di altre persone il convoglio arancione della metro. Come tutti i romani che ancora non sono partiti per le ferie sta facendo il conto alla rovescia, sognando tranquillità e relax. Dove pensi di andare in vacanza? «Credo che tornerò a Sidney, perché è lì che sono nata». Non hai un po’ di paura a salire in aereo? «Cerco di non pensarci, del resto che posso fare? Andarci a nuoto è un po’ lunga…». In questo caso in effetti è abbastanza difficile, bombe o non bombe, cambiare i propri piani. Ma ostentano tranquillità anche Zeni, una domestica giapponese e il suo partner, Aghes, entrambi di passaggio a Roma prima di arrivare a Ginevra, dove hanno dei parenti e dove si fermeranno per un paio di mesi.Tutti e due hanno letto sui giornali dei morti, dei feriti e delle minacce che sono state rivolte all’Europa, Italia compresa, ma non si sono fatti intimidire e hanno voluto completare i loro piani, come del resto hanno periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 11 INTERVENTI fatto anche alcuni amici comuni, che sono partiti ugualmente per le vacanze già pianificate in anticipo. Se il Giappone tutto sommato è lontano e non direttamente interessato dalla minaccia terroristica altrettanto non si può dire per gli europei. In particolare per Jeremy e Shalyce, due giovani inglesi che passeggiano mano nella mano per i viali di Villa Borghese. Paura? «Beh, un po’ si, e come non averne?» Del resto, quando il discorso inevitabilmente si sofferma sugli attentati del 7 luglio, gli si legge negli occhi.Tuttavia non cambieranno i loro piani. La prima tappa del loro tour estivo è Roma, poi Amsterdam e infine proprio Londra, come da tabella di marcia; preparata con cura durante questo l’inverno. Girando per la città è evidente la vocazione cosmopolita della Urbe, da cui si parte e in cui si arriva non soltanto per diporto. Questo è sicuramente il caso di Irene, cinquantuno anni, una imponente signora della Costa d’Avorio intenta a fare acquisti in un negozio del centro. La sua amica, e interprete, dice che fra qualche giorno partirà per il paese d’origine. Non sarà evidentemente per turismo ma comunque è un segno evidente che col pericolo attentati in qualche modo si è già cominciato a convivere e forse non si ripeterà la quasi paralisi dei viaggi che si è verificata dopo l’11 settembre del 2001. Ma ancor più significativo probabilmente è il progetto della signora Giulia, una insegnante italiana, che mentre si rinfresca con una granita al limone seduta ad un tavolo di Piazza Navona spiega che tra qualche settimana accompagnerà un gruppo di quindici ragazzi proprio a Londra, per seguire un corso di lingua inglese. Lei personalmente non rimanderà il corso e non ha mai pensato di farlo. In ogni caso, al di là della personale determinazione dell’insegnante, ci saranno altrettanti genitori che manderanno i loro figli con lei in viaggio, nonostante tutto. Per fortuna a quanto pare la vita continua e la maggior parte delle persone sembra intenzionata a non farsi condizionare dalla paura. Neppure Stefano, EDITORIALE segue da pag. 2 appunto, potrebbe maturare a Roma, cosciente di essere anch’essa nel mirino del terrorismo assassino. Contro il delirio assassino dell’uomo (o donna) della porta accanto c’è solo da confidare in una efficace e puntigliosa azione di prevenzione e controllo, magari ricucendo alla svelta strappi e slabbrature che si sono prodotte nel tessuto politico, sociale ed economico del nostro Paese, e non solo, in nome di una solidarietà via via scaduta in solidarismo di maniera e, con alterne fortune, utilizzate strumentalmente nel contesto di laceranti battaglie politiche. I fatti dimostrano che agli esiti di queste battaglie i terroristi assassini non sono affatto interessati.Ad essi non interessa che i loro “fratelli islamici” siano accolti, rispettati ed assistiti come chiunque altro in Occidente, a partire proprio dal nostro Paese che ha alzato, sì, il livello di guardia ma senza fare due pesi e due misure, chiedendo a tutti, indistintamente, di rinunciare ad un po’ di libertà a favore della sicurezza. Lo Stato ha fatto, sta facendo ed ancora faccia di più, ma noi, noi tutti, facciamo la nostra parte non cedendo a paure o ricatti o discriminando con sospetto il nostro vicino di casa, affermiamo la nostra consapevolezza e la nostra serenità anche, ma direi soprattutto, nei momenti difficili. E questo lo è. A queste armi ed a tutte quelle che similmente verranno adottate per battere il terrorismo omicida, non potrà mai mancare, come massimo sostegno, una difesa strenua dei valori della nostra libertà e della nostra civiltà. Orfeo Cecchini impiegato di trent’anni, cambierà i propri progetti di viaggio. «Dopo le bombe a Londra e a Sharm non sono proprio del tutto tranquillo, e come potrebbe essere altrimenti? Comunque al mio viaggio in Grecia non rinuncio». E al lavoro, come ci vai? «Con i mezzi pubblici, che prendo con la stessa frequenza di sempre». Il nostro mini sondaggio è quasi terminato. Le persone, non soltanto turisti, che hanno accettato di farsi intervistare in una Roma immersa nella canicola estiva sono ovviamente quasi tutte scosse dalla ferocia di un odio cieco che colpisce nel mucchio, senza apparente ragione.Tuttavia il mondo non si è fermato, e non potrebbe essere altrimenti. Nonostante l’ansia sembra predominare alla fine un certo fatalismo e se c’è da prendere un aereo, un treno o la metropolitana, lo si prende; magari cercando di pensare ad altro. L’impressione è che se un assestamento nei flussi turistici ci sarà questo riguarderà più che altro le mete situate in paesi ritenuti potenzialmente ostili, come quelli mediorientali. Per quanto riguarda le capitali europee, compresa la nostra, e le altre città dove potrebbe soffermarsi l’odio omicida dei sedicenti fedeli di Allah, molto dipenderà dal senso di sicurezza che sapranno infondere le autorità, adottando le opportune misure. periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 12 / anno 4 - numero 22 INTERVENTI Breve guida per comunicare con successo nel turismo Angela Schito O gni impresa, di piccole o di grandi dimensioni, fonda la propria sopravvivenza all’interno del mercato di riferimento sull’attività di comunicazione e pubblicizzazione dei propri prodotti o servizi. Più precisamente, la comunicazione commerciale è quel processo attraverso il quale avviene un passaggio di informazioni dal produttore di un servizio ad un potenziale cliente. Lo scopo principale di questa attività è quello di convincere della bontà della propria proposta o, meglio ancora, della superiorità di questa rispetto all’offerta della concorrenza. Dunque, in questo caso, comunicare non implica soltanto “passare informazioni” o “produrre conoscenza” in qualcuno, ma soprattutto provocare delle reazioni nella persona cui ci si rivolge: questa reazione, chiaramente, ha come finalità principale l’acquisto di un bene o servizio. Quando ci riferiamo alla comunicazione commerciale, la prima cosa a cui pensiamo è la pubblicità, la quale, con vari codici e “vesti”, appare sui mezzi di comunicazione di massa coi quali, quotidianamente e instancabilmente, entriamo più volte in contatto. E’ ciò che comunemente viene definito l’anima del commercio. Ma perché la comunicazione pubblicitaria è così efficace e continua ad avere grande presa sul pubblico? Innanzitutto perché è attenta ai desideri (reali o presunti) dei clienti, riuscendone a trovare un’interpretazione efficace In secondo luogo perché utilizza un tipo di linguaggio immediato ed universale, avvalendosi soprattutto di immagini e di simboli forti che attraggono il pubblico, destando attenzione e interesse. Infine perché contiene in sé una proposta unica e sempre diversa dalle altre. Capire i meccanismi che si nascondono dietro la pubblicità oggi è sempre più importante, non solo per coloro che lavorano nel settore ma anche per chi si rivolge loro come committente. Ogni anno, nel turismo come in tutti gli altri settori della nostra economia, grandi somme di denaro sono destinate allo sviluppo della comunicazione, della quale la pubblicità costituisce solo una parte. L’agenzia pubblicitaria: un nuovo interlocutore Nello specifico, il ponte tra l’impresa turistica e i mezzi di comunicazione di massa è rappresentato dall’agenzia pubblicitaria. Storicamente il suo compito era quello di negoziare con i media per l’acquisto di spazi pubblicitari, svolgendo un ruolo prettamente commerciale. Oggi, invece, l’agenzia riunisce in se una funzione commerciale ed una creativa, caratterizzandosi sempre più come una realtà complessa, fatta di manager, copywriter, art director, account, e reparti media. Di qui l’importanza, per ogni azienda, di conoscere il proprio interlocutore, per capire perché rivolgersi ad esso e soprattutto cosa chiedergli. Tre sono le principali funzioni che un’impresa deve chiedere ad un’agenzia: ascoltare e comprendere bene la propria mission e le proprie esigenze per interpretarle in chiave strategica; tradurre la propria offerta in una comunicazione creativa e nuova; conoscere bene l’universo dei media e di acquistare gli spazi pubblicitari giusti. Affinché le istanze dell’impresa possano trovare una traduzione nel lavoro di agenzia, nella prassi si stabiliscono degli incontri preparatori tra azienda committente e agenzia: in essi l’azienda deve riuscire a trasferire tutte le conoscenze necessarie. Questa fase interlocutoria è molto importante e si fonda sulla presentazione, da parte dell’azienda richiedente, di un documento chiamato briefing. Il briefing, come suggerisce la stessa parola, deve essere breve ma incisivo. In esso, innanzitutto, bisogna descrivere con precisione il servizio che si vuole promuovere, sia nel suo aspetto essenziale che in quello più allargato (ad esempio, un’azienda agrituristica, oltre ad offrire il servizio standard di ristorazione, può associarvi degli elementi secondari che la caratterizzano rispetto alla concorrenza e la completano; come una convenzione con un centro benessere). Ogni dettaglio sull’offerta va ben definito poiché può rappresentare la chiave di un vantaggio competitivo. Ma ciò non basta; è necessario anche trasferire informazioni sull’arena competitiva: chi sono i concorrenti? Con chi vogliamo competere? Cosa vogliamo sottrargli? Il consumatore poi rappresenta il terzo punto da specificare: chi meglio dell’azienda conosce il proprio consumatore? Questa affermazione in realtà non è tanto ovvia e molto spesso le aziende, pur avendo conoscenze sul proprio pubblico di riferimento, non riescono a metterle a frutto. Non basta avere informazioni socioanagrafiche; è utile sondare nei bisogni e nelle aspettative dei clienti. Esistono molti modi per raccogliere queste informazioni: attraverso numeri verdi o linee telefoniche dedicate, attraverso l’utilizzo di questionari o altri sistemi personali di rilevazione della customer satisfaction (via telefono o via mail). Una volta raccolte, queste informazioni vanno lette e interpretate, in modo da costituire poi l’input per migliorare il proprio servizio. La strategia di comunicazione Questo in sostanza ciò che un’impresa deve poter raccontare all’agenzia periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 13 INTERVENTI che, da parte sua, tradurrà le informazioni ricevute in quella che, nel gergo, viene chiamata “strategia di comunicazione”, ovvero quel processo attraverso il quale le istanze dell’impresa vengono tradotte in chiave pubblicitaria. Questo processo, nella realtà, si traduce in un documento, redatto dall’agenzia, all’interno del quale l’impresa deve poter rintracciare immediatamente tre punti fondamentali: - che cosa dire nella comunicazione, - come dirlo, - a chi dirlo. Ma consideriamo nello specifico come si compone. Innanzitutto il primo elemento da analizzare è la definizione degli obiettivi di marketing. In realtà questo compito dovrebbe essere esclusivamente aziendale, essa cioè dovrebbe specificare gli obiettivi precisi che si intende raggiungere attraverso la campagna pubblicitaria, esplicitandoli quantitativamente (ad esempio aumentare del 50% la conoscenza del nostro servizio o aumentare la quota di mercato del 15%). Molto spesso però questo non avviene, poiché proprio l’azienda non ha le idee chiare sugli obiettivi da raggiungere. Qui entra in gioco il ruolo dell’account executive, quella figura che in agenzia rappresenta l’anello di congiunzione con il cliente, e con quest’ultimo cercherà di metterli a fuoco attraverso incontri e riunioni di approfondimento. Successivamente si passa alla definizione degli obiettivi della comunicazione. Anche qui è necessaria la massima precisione. Non bisogna dimenticare che la comunicazione commerciale deve servire a convincere e solo convincendo il pubblico sarà possibile influire sui suoi atteggiamenti e sulle sue decisioni di acquisto. La chiave di successo sta dunque nel poter rispondere a questa domanda: cosa vogliamo che pensi il consumatore dopo essere stato esposto alla comunicazione del nostro prodotto/servizio? Successivamente si passa alla definizione del prodotto/servizio: questo momento è fondamentale perché, sulla base delle informazioni fornite dall’azienda, il lavoro di agenzia dovrà essere quello di “immaginarlo” nuovamente. Ciò significa che esso non dovrà essere riportato come realmente è, ma principalmente come si vuole che venga percepito. Qui possono entrare in gioco argomentazioni sia di carattere razionale (risparmio, sconti stagionali), sia di carattere emotivo (relax, contatto con la natura), ma la cosa importante è che in ogni momento si tenga conto della concorrenza. Il confronto con essa permette di delineare i punti di forza e di debolezza del servizio, permettendo così di trovare il posizionamento giusto. Ogni comunicazione però ha senso in funzione del target a cui la riferiamo. Come sosteneva un maestro della pubblicità David Ogilvy tanti anni fa, a valle di ogni ragionamento raffinato è necessario sempre immaginare fisicamente il destinatario del messaggio, proprio come avviene ogni giorno nella nostra comunicazione interpersonale. Dunque una buona strategia deve contenere la definizione del target group, poiché è impensabile investire in una comunicazione che si rivolga ad una massa indistinta di individui. Il posizionamento, infatti, è un concetto che si costruisce su misura per il cliente; in altri termini, come voglio che il potenziale cliente percepisca il mio servizio? Che posto voglio che occupi la mia azienda nella testa del consumatore? Pensiamo alla testa del consumatore come ad uno spazio bidimensionale in cui si collocano diversi punti: ognuno di essi rappresenta un’azienda, un mio concorrente che occupa quel posto in funzione delle sue caratteristiche (qualità nel servizio, gentilezza del personale…). Riuscire ad occupare un posto preciso nella sua testa è lo scopo principale della comunicazione che, ovviamente, deve essere suffragata da un’azione altrettanto consapevole degli operatori turistici. Dopo aver stabilito cosa e a chi, si passa al cuore del messaggio pubblicitario, ovvero quella che viene definita “la promessa”. Ogni messaggio deve contenere una promessa al consumatore, la quale può essere costruita sia su basi razionali che su basi emotive. Queste ultime molto spesso giocano un ruolo da protagonista: pensiamo ad esempio alla campagna pubblicitaria di Costa Crociere che, giocando molto sull’affettività dei suoi clienti, aveva come promessa principale il fatto che essi non si sarebbero mai più voluti separare dall’esperienza della crociera. La promessa, anche la più originale ed innovativa, va sempre supportata da argomentazioni precise. Qui bisogna poter rispondere a questa domanda: è credibile quello che sto promettendo? Per quali ragioni il consumatore dovrebbe credere alle mie promesse? La promessa di un tour operator è sempre ed inevitabilmente quella di far vivere delle vacanze da sogno, indimenticabili. E fin qui niente di originale e distintivo. E’ necessario quindi spiegare il perché della promessa con delle evidenze: la spiaggia a pochi metri, il cibo di qualità, il servizio personalizzato, il contatto con la natura, ecc. Le evidenze devono essere precise e distintive, pena l’inconsistenza della comunicazione. In ultima analisi la strategia deve concludersi con l’idea creativa. Essa riassume un concetto, un pensiero semplice ma diretto che costituirà la base per il futuro lavoro dei creativi. Questo concetto, elaborato dall’agenzia, deve essere analizzato e successivamente condiviso dall’azienda cliente poiché su di esso poi si svilupperanno sia gli elementi verbali (headline, bodycopy, payoff) sia gli elementi visivi della campagna pubblicitaria. La comunicazione efficace infine si fonda sull’utilizzo di codici diversi (verbali e non) che si integrano e che rafforzano il concetto di partenza, così come una buona campagna pubblicitaria deve potersi basare sull’utilizzo integrato di mezzi di comunicazione (televisione, carta stampata, internet) e deve essere veicolata attraverso i canali giusti (attraverso azioni personalizzate come il direct mailing oppure la partecipazione ad eventi di carattere pubblico quali le fiere turistiche). periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 15 INTERVENTI L’eccessiva sudorazione, un problema per molti Valter Degli Effetti (chirurgo plastico-ricostruttivo, docente presso l’Università di Ancona) E d eccoci qua, di nuovo in estate; tempo di vacanze, di sole e cielo azzurro, con tanta voglia di riempire le proprie giornate con piacevoli momenti di incontro e di svago. Per farlo alleggeriamo volentieri gli indumenti ma, ahimè, in tutto questo c’è il rovescio della medaglia. Per alcuni di noi, e non sono così pochi, il sole e il caldo da stimolo di vitalità ed allegria si trasformano in ansia, insicurezza, paura, imbarazzo. È quello che accade a coloro che soffrono di eccessiva sudorazione; ovvero iperidrosi. L’iperidrosi, quella fastidiosa, eccessiva sudorazione La sudorazione è un fenomeno naturale, necessario per la regolazione della temperatura corporea e non solo di questa. La secrezione del sudore è mediata dal sistema nervoso vegetativo, il cosiddetto sistema nervoso simpatico, che ne regola la produzione in base alle necessità.Tuttavia in alcune persone questo sistema lavora ad un livello più elevato di quello necessario per adempiere alle sue funzioni. Questo disturbo viene definito appunto iperidrosi. Si parla di iperidrosi secondaria, quando il disturbo è conseguenza di uno stato quale: ipertiroidismo o altre disfunzioni del sistema endocrino. Si parla di iperidrosi essenziale o idiopatica quando non esistono cause specifiche. Questo disturbo è molto più frequente dell’ iperidrosi secondaria; generalmente inizia nell’ infanzia o nell’ adolescenza e si protrae per tutta la vita. Ansia e nervosismo possono aggravare o scatenare un attacco di sudorazione, ma soltanto raramente è presente una patologia vera e propria. Questo genere di persone spesso vengono definite emotive, ed in genere il fenomeno della sudorazione eccessiva, dell’imbarazzo e dell’ansia si alimentano a vicenda come in un circolo vizioso. L’iperidrosi tende ad aggravare l’ instabilità emotiva. Più si suda più ci si imbarazza, più ci si imbarazza più si suda. L’iperidrosi può interessare qualsiasi parte del corpo, tuttavia vi sono zone più frequentemente interessate. La sudorazione eccessiva alle mani è generalmente la condizione più fastidiosa tra tutte le forme di iperidrosi. Molte persone con questo disturbo sono addirittura condizionate in alcune scelte quotidiane. Il grado di sudorazione può variare da un moderato aumento, fino alla formazione di vere e proprie gocce. Poiché l’iperattività dei nervi che regolano la secrezione può creare anche disturbi a carico della microcircolazione, facendo contrarre i vasi, spesso le mani risultano fredde mentre sudano. L’ iperidrosi ascellare può creare imbarazzo per la formazione di chiazze bagnate sugli indumenti, qualche volta circondati da aloni bianchi per il contenuto salino.Anche l’iperidrosi plantare comporta disturbi e disagi facilmente immaginabili e di non trascurabile entità. L’ iperidrosi essenziale localizzata al tronco, alle cosce, al cuoio capelluto, al viso è meno frequente, tuttavia combinazioni ed associazioni di più sedi rappresentano la forma più comune. Indipendentemente dalla localizzazione, l’iperidrosi – anche se non sempre - si aggrava durante i mesi estivi e migliora in inverno, generalmente infatti è favorita dalla elevata temperatura ambientale, così come da stress emotivi.Tuttavia può presentarsi anche senza nessuna causa scatenante apparente. Come si cura? Nei casi di iperidrosi secondaria, la terapia, quando possibile, deve essere finalizzata a risolvere la condizione patologica causale. Se questo non è possibile, e nei casi di iperidrosi essenziale, le terapie sintomatiche finora a disposizione erano molte ma con risultati limitati: - antitraspiranti, - ionoforesi - farmaci (sedativi, anticolinergici), - psicoterapia, - chirurgia (asportazione delle ghiandole sudoripare o chirurgia del nervo simpatico). In seguito la possibilità di utilizzare la tossina botulinica ha costituito una svolta risolutiva. La tossina del batterio Clostridium botulinum è in grado di bloccare la secrezione del sudore, annullando l’impulso nervoso responsabile della stimolazione della ghiandola sudoripara. Solo dopo svariati mesi le terminazioni nervose riacquistano la capacità di rilasciare nuovamente il neurotrasmettitore con graduale ripresa della sudorazione. La terapia consiste nell’effettuare piccole iniezioni superficiali con minime quantità di farmaco e l’effetto inibitorio perdura per circa 6-8 mesi. In seguito la sudorazione si ripresenta, all’inizio in modo lieve, aumentando poi molto lentamente.Talvolta il temporaneo allontanamento del pensiero e della paura della sudorazione può risolvere il problema in modo definitivo. Esistono alcuni casi, per fortuna pochi, di resistenza alla tossina ma spesso si risolvono semplicemente aumentando il dosaggio impiegato. La gravidanza e l’allattamento rappresentano attualmente delle controindicazioni; tra i vantaggi invece c’è la quasi totale assenza di effetti collaterali. Eventuali effetti indesiderati sono comunque modesti e a carattere transitorio. La tossina botulinica, pertanto, grazie alla sua efficacia, alla mancanza di effetti indesiderati, ai modesti effetti collaterali, alla semplicità di utilizzo, rappresenta la terapia di elezione per il trattamento dell’iperidrosi e ha di fatto soppiantato tutte le altre terapie, sia chirurgiche che mediche, meno efficaci e più rischiose. periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 16 / anno 4 - numero 22 INTERVENTI Regioni primo atto: una conferenza sul turismo costiero Franco Paloscia L’ avvio della nuova legislatura regionale suggerisce un’attenta riflessione da parte dei nuovi amministratori sulla situazione che si è andata determinando nel turismo,“percepita” da più parti come una situazione di declino soprattutto per le aree a carattere balneare. Proprio in tali aree, per altro, incombe il previsto rincaro dei canoni demaniali che renderebbe difficilmente contenibile l’evoluzione dei prezzi dei servizi balneari. Il turismo costiero Il turismo costiechiama in causa ro è una risorsa politiche di governo primaria che coordinate: richiede una dalla protezione forte azione di ambientale, rilancio per conalla sicurezza sul trobattere una mare concorrenza aspra che ha i suoi punti di forza nel fattore novità e nella modernità delle strutture. Ma anche l’Italia ci mette del suo nell’indebolire questo prodotto, per la sua carente promozione e per l’usanza in vigore in alcune zone di obbligare un costo per l’accesso al mare. Tra ritardi e abusi, tra perduranti criticità dovute all’inquinamento marino e all’erosione delle spiagge, la maggiore risorsa per le vacanze rischia di non reggere alla sfida della concorrenza. La nuova legislatura dovrebbe porre al centro dell’impegno la tutela di questa risorsa, puntualizzando strategie interregionali efficaci e soprattutto convergenti: è possibile pervenire a criteri uniformi per la gestione delle spiagge, soprattutto in materia di servizi e di prezzi? E’il terreno ideale per un serio confronto tra le istituzioni pubbliche - regioni, province e comuni – e i potenti sindacati balneari, arti- colati in vari gruppi d’interesse. Cominciamo, dunque, ad affrontare in concreto i problemi del turismo “uno per uno”, uscendo fuori dall’abitudine di elaborare le “grandi carte dei principi”. Occorre una Conferenza nazionale sul turismo costiero, che coinvolge molti problemi non solo di spiagge ma di porti, di nautica, di crocieristica, di sport e tempo libero, di ambiente e collegamenti, di grandi e piccole isole. L’Italia, ad esempio, non dispone di un sistema integrato di trasporti tra coste peninsulari e dalle isole maggiori e minori. Si è più volte parlato di “autostrade del mare”, di “arcipelago Italia”, di coordinare il prodotto “isole minori”, di sviluppo della portualità turistica, di promozione della crocieristica, grande filone di sviluppo del turismo mondiale. Sia nel trasporto passeggeri e merci che nell’espansione di un’offerta di navigazione turistica c’è da fare per rendere l’Italia il paese ideale per chi ama il mare (dall’ombrellone alle grandi regate veliche). Abbiamo “tre mari”, con caratteri molto diversi, che potrebbero essere davvero i nostri grandi giacimenti “petroliferi”. Alcuni progetti interregionali previsti dallo speciale programma varato nei mesi scorsi prevedono piani d’intervento e di promozione di aree costiere. E’un metodo efficace poiché associa varie regioni nel conseguire comuni obiettivi turistici. Ma il problema generale del turismo costiero chiama in causa politiche di governo coordinate: dalla protezione delle aree naturalistiche sfregiate dagli incendi, che devastano ogni anno l’equivalente di intere province, alla prevenzione del dissesto idrogeologico, dalla tutela dei parchi e delle riserve marine alla sicurezza sul mare, anche da parte degli utenti. Per non parlare del problema delle variazioni climatiche che incombono anche sulla condizione ambientale delle regioni marittime. Un tema all’ordine del giorno di una Conferenza sul turismo costiero non può non essere quello della tutela “culturale” delle coste. La presenza di città d’arte, insediamenti archeologici, archeologia marina, musei e ambienti che tracciano il cammino della nostra civiltà del mare e la forte possibilità di animazione culturale mediante festival, rassegne, spettacoli, manifestazioni storiche civili e religiose, tradizioni della terra, dal folklore all’enogastronomia, può consentire alle regioni costiere di offrire un prodotto “integrato” mare-cultura unico al mondo. Si devono combinare, dunque, strategie di marketing territoriale, di marketing di destinazione e di prodotto, con una cabina di regia che funzioni come intelligence, come faro capace di illuminare il nostro mare segnando la rotta dei poteri pubblici e degli altri mille “poteri” presenti nella società come portatori di interessati molteplici e complementari allo sviluppo di una cultura e di un’economia del mare davvero degni della Terra da cui sono partiti via mare, navigatori, idee, impulsi di civilizzazione che hanno formato l’intera civiltà occidentale. periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 17 INTERVENTI Per riqualificare la periferia il turismo non basta Filippo Celata R oma è il Comune più esteso d’Europa ed ha di conseguenza una delle più ampie periferie. Sviluppatasi compatta e ad alta densità abitativa tra gli anni ’50 e ’70 la cinta suburbana si estende a macchia d’olio lungo gli assi viari in uscita dalla capitale mentre gli insediamenti più recenti sono invece più dispersi e a bassa densità. Il quadro generale è comunque frammentato e discontinuo, poiché borgate abusive e aree residenziali sorgono nei pressi di mega edifici dell’edilizia popolare e di quartieri ad altissima densità lungo le consolari.Tra queste vere e proprie microcittà si inseriscono aree industriali o artigianali, spazi agricoli ed enormi spazi vuoti che solo con un notevole sforzo di fantasia si possono definire parchi urbani. Ai margini continua a prosperare l’abusivismo, che da una parte si cerca di scoraggiare attraverso denuncie e demolizioni e dall’altra si continua quasi a legittimare con i condoni. La periferia romana non è comunque peggiore di altre e mancano per fortuna situazioni analoghe a quelle, drammatiche, del quartiere di Scampia a Napoli o lo Zen di Palermo.Vi sono tuttavia errori urbanistici (come Corviale) e cattive abitudini che caratterizzano – non solo a Roma ma un po’ in tutta Italia - la gestione degli spazi urbani. Le singole aree di Roma sono state infatti pensate e realizzate in maniera del tutto indipendente, dove la tradizionale e drammatica carenza di capacità di gestione dei piani urbanistici si è unta in molti casi ad una cattiva pianificazione, sviluppatasi – quasi come la città – in maniera poco organica e spontanea. Basti pensare che il precedente piano regolatore risale addirittura al 1962 e risulta per gran parte inattuato. Le conseguenze non sono solo di tipo estetico. Il degrado urbano di alcuni quartieri periferici attrae soggetti economicamente e socialmente deboli, condannandoli a condizioni di disagio e alzando il costo di qualsiasi intervento di riqualificazione e recupero. Negli ultimi anni ci sono stati diversi programmi di riqualificazione urbana e di sviluppo locale - Contratti di quartiere, programmi PRUSST e Urban dell’UE, Agenda 21, i programmi di riqualificazione o di recupero urbano, i laboratori territoriali e di quartiere, le iniziative della legge 266/97. Perfino un Patto territoriale per le periferie – che però hanno incontrato in molti casi enormi difficoltà di attuazione. Anche il nuovo piano regolatore finisce in gran parte per riconoscere le trasformazioni avvenute, cercando di guidare quelle già in corso spalmando la crescita degli spazi edificabili su tutti i municipi periferici. Dopo la saturazione di tutta la zona est, la periurbanizzazione romana ha subito un deciso riorientamento ad ovest e verso il litorale. I Comuni di Ladispoli e di Fiumicino sono rispetti- vamente al sesto e al nono posto in Italia per crescita in valore assoluto della popolazione residente negli ultimi dieci anni e dinamiche analoghe si sono registrate nelle aree di Ostia e ad Acilia. In queste condizioni è inevitabile una minore cura degli spazi urbani pubblici e una vera e propria “individualizzazione” dello spazio collettivo: i marciapiedi sono ridotti oppure non esistono, la maglia di strade ed edifici non presuppone piazze, giardini ma parcheggi. I soli spazi di aggregazione sociale diventano i centri commerciali. Questi spazi sono inoltre troppo vasti per essere serviti efficientemente dal sistema di trasporto pubblico e l’impossibilità di un servizio capillare rafforza la predilezione per gli spostamenti in automobile. Nel nuovo piano regolatore di Roma sono previste una ventina di centralità periferiche, circa una per municipio, dove concentrare attività commerciali e poco più. Attraverso queste cosiddette “nuove centralità” si propone il superamento della monofunzionalità che caratterizza molte delle nuove periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 18 / anno 4 - numero 22 INTERVENTI periferie romane, diventate ben presto dei meri quartieri dormitorio. Sono quindi previsti servizi di base e servizi avanzati, attività commerciali e appunto strutture ricettive e turistiche. Esperienze passate indicano tuttavia che non è sufficiente prevedere lo spazio per tali attività. Dalla mancata realizzazione dell’asse attrezzato successivamente ribattezzato SDO, alla drammatica carenza di attività commerciali nei quartieri di edilizia popolare, gli esempi fallimentari sono innumerevoli e clamorosi. Lo sviluppo di un tessuto di servizi e di opportunità economiche – oltre che di strade, edifici e abitazioni – non è affatto scontata. Da una parte deve essere promosso attraverso grandi e piccoli progetti di iniziativa pubblica (i due esempi più virtuosi sono la localizzazione decentrata dei poli universitari di Tor Vergata e di RomaTre) e in parte dipende dal mercato, che sembra avere una sete insaziabile di spazi residenziali edificabili ma si comporta in maniera più capricciosa quando si tratta di localizzare le attività economiche e produttive. Che ruolo può avere il turismo in queste aree? Lo sviluppo del sistema turistico è visto come un potente strumento per dare “centralità” alle periferie romane. Nel piano regolatore le zone destinate alla ricettività turistica vengono ricompresse nell’ambito più generale di aree a prevalente finalità per non meglio specificate “attività”, che possono essere di tipo commerciale, servizi di diverso tipo oppure strutture turistico-ricettive. Questa ambiguità ha suscitato diverse perplessità: prevedere ad esempio una certa metratura per tale uso non consente di capire se essa sarà interamente dedicata ad un unico albergo di lusso, ad un centro commerciale oppure a servizi commerciali minuti o a servizi ed attrezzature pubbliche. E’ chiaro che si tratta di realizzazioni molto differenti tra di loro. Emerge quindi il ruolo dei Municipi, che innanzitutto rilasciano le concessioni edilizie e poi dovrebbero prevedere una pianifica- zione più di dettaglio, nell’ambito di una programmazione complessiva da definirsi attraverso processi partecipativi e di coinvolgimento della popolazione residente. Esiste già una periferia turistica? Innanzitutto la periferia romana ospita diverse attrattive e siti turistici. I benefici diretti sono tuttavia molto bassi; basti pensare che l’area archeologica di Ostia Antica accoglie ogni anno più di 250 mila visitatori, per un incasso di poco inferiore ai 500 mila euro. Questa cifra equivale al fatturato medio di un albergo a tre o quattro stelle con venti camere e una decina di lavoratori. Allo stesso tempo diverse aree periferiche hanno visto rapidamente crescere il numero degli alberghi e delle strutture ricettive. Negli ultimi trent’anni si nota lo sviluppo di una cintura ricettiva esterna rispetto all’area storica di concentrazione turistica: il centro di Roma. Questa cintura ricettiva si sviluppa ad ovest partendo da Monte Mario passando per il Gianicolo, l’Eur e fino a Fiumicino. Sono V soluzioni, non semplici prodotti speciale reception “LA SOLUZIONE” contattaci dal 1989 V I SERVIZI: Fornitura apparecchiature • Noleggio apparecchiature • Contratti di assistenza tecnica • Supporto per la installazione di hardware e software • Materiali di consumo/supporto apparecchiature • Garanzie Xerox "Cliente soddisfatto" • Certificazioni • Xerox ISO9002 sulla qualità delle apparecchiature e del servizio di assistenza Automata 2 s.r.l. 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Anche per questo attivano una domanda esterna di beni e servizi molto contenuta. In che modo le popolazioni locali accolgono i progetti di costruzione di nuove strutture ricettive? Prendiamo ad esempio il quartiere del Pigneto, dove è in progetto la costruzione di un nuovo importante albergo. L’ex fabbrica farmaceutica Serono, di circa 30 mila metri quadrati di superficie, diventerà un albergo di lusso con annesso centro congressi, parcheggi e servizi commerciali. Il presidente del sesto municipio, nel cui territorio sorge la struttura, ha già dichiarato di vedere con estremo favore il progetto, mentre il comitato di quartiere PignetoPrenestino ha espresso forti perplessità riguardo alla localizzazione nell’area di strutture turistiche ricettive e in particolare la trasformazione dell’ex fabbrica, preferendo la realizzazione di servizi pubblici. Queste opposte visioni hanno caratterizzato anche il dibattito pubblico e i workshop partecipativi organizzati in occasione dell’avvio del contratto di quartiere. Per alcuni il progetto genera benefici e opportunità per le attività economiche e tutta la popolazione dell’area. Per altri – la maggior parte – è inutile e incoerente con un’area tutto sommato residuale e problematica, che da una parte continua ad ospitare immigrati, anziani e altre categorie deboli e dall’altra ha visto enormemente crescere il prezzo degli affitti e il costo della vita. La discussione ha tuttavia consentito di trovare un compromesso: la Serono renderà più sostenibile l’intervento e l’impresa multinazionale proprietaria dell’hotel contribuirà a riqualificare l’area pedonale, cedendo al Comune i locali per il laboratorio di quartiere e altre aree per la creazione di una piazza. Ma in assenza di questi interventi aggiuntivi che possibilità avrebbe l’area del Pigneto di beneficiare della localizzazione di un grande albergo di lusso? La costruzione dell’albergo e gli altri interventi in cantiere (come la creazione di servizi culturali e ricreativi) apporteranno in ogni caso benefici all’intero quartiere, nella misura in cui questi nuovi poli di servizi non rimarranno isolati in sé stessi e l’area circostante sarà in grado di offrire adeguate opportunità di spesa e di svago. E’ previsto per questo anche un programma di rilancio delle attività commerciali locali le cui risorse sono però enormemente inferiori ai finanziamenti mobilitati dai grandi progetti di riconversione immobiliare. Paradossalmente la riuscita del processo di sviluppo dell’area non potrà che accelerare le tendenze in atto e la crescita dei prezzi, mettendo in difficoltà molti degli attuali abitanti e contribuendo alla loro espulsione dal quartiere. Accanto alla costruzione di grandi alberghi sarebbe quindi necessario fare in modo che alla domanda attivata da queste strutture (domanda di lavoro ma anche di beni e servizi) corrisponda localmente una offerta adeguata. Bisognerebbe in generale recuperare capacità di gestione dello sviluppo urbano e superare una modalità di pianificazione che da una parte introduce sempre nuovi vincoli, regole e principi per tentare di tutelare il territorio bloccando qualsiasi trasformazione possibile e dall’altra legalizza, condona e sfrutta lo scempio del territorio con l’obiettivo di “fare cassa”. All’interno di queste opposte tendenze manca la capacità di gestire la città e le sue trasformazioni.Tra il massimalismo dei grandi progetti e il minimalismo della piccole scelte, fatte caso per caso, manca insomma la capacità di conoscere, controllare, guidare lo sviluppo della città. Al gioco minuto degli interessi particolari si può contrapporre soltanto il coraggio delle scelte consapevoli. periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 20 / anno 4 - numero 22 INTERVENTI Quando il menù è “tipico”? Alessandro Circiello L a buona tavola, la ricerca di prodotti genuini e l’incontro con le tradizioni gastronomiche locali sono ormai diventate un buon motivo per viaggiare e non sono pochi coloro che scelgono una regione piuttosto che un’altra non soltanto in base ai monumenti da visitare ma anche per la cucina che offre. Si spiega anche così il fiorire dei cosiddetti percorsi enogastronomici e la crescente attenzione alla promozione dei prodotti tipici. Ma osterie, trattorie e ristoranti sono “attrezzati” per rispondere ad una domanda sempre più esigente e raffinata? Girando per borghi e città del Lazio, che immancabilmente offrono “cucina tipica”, purtroppo non sempre è possibile cogliere nei menù la grande varietà di prodotti che questo territorio offre e che spaziano dai frutti del mare a quelli, assai copiosi, della terra. Basti pensare alla patata del Viterbese, al fagiolo di Sutri, alla lenticchia di Onano, al cece dal solco dritto di Talentano, all’asparago del Canino; senza tuttavia dimenticare l’aglio rosso da taglio di Proceno, il pomodoro di Bolsena, il carciofo di Cerveteri o il finocchio del Viterbese,“passando” per il farro di Acquapendente, le nocciole ed i marroni dei monti Cimini, la ciliegia di Celleno, la cicoria romana “puntarelle”, la fragolina di Nemi, l’oliva di Sezze e il guanciale. A proposito di affettati e insaccati come non menzionare poi la mortadella, la coppa, del Viterbese, che vanta anche un eccellente pecorino e la ricotta, o la porchetta di Ariccia? Tra i prodotti ittici invece, spicca l’anguilla, mentre sono di notevole struttura i vini dei Castelli Romani. Ed è soltanto una breve carrellata, un assaggio, di ciò che la tradizione e la sapienza artigiana di questa regione ha in serbo per il nostro palato. Purtroppo di sovente difficilmente si va oltre l’immancabile grigliata mista di carne di pecora o agnello, in memoria della prevalente attività agro-pastorale del Lazio, o la pasta fatta in casa. Eppure basterebbe poco per valorizzare ciò che appartiene alla più genuina tradizione locale e che rappresenta un unicum; anche rispetto a più blasonate (forse solo perché meglio valorizzate e pubblicizzate) tavole di altre regioni della nostra Penisola. Quando si mette in tavola una teglia di verdure croccanti, condite semplicemente con un filo di olio eccellente proveniente dalle nostre zone, bisogna essere precisi e rispettare, la verità dei sapori. Ciò è possibile vivendo il territorio, in tutti i sensi, e ricoprendo un po’ di passione per il proprio lavoro e senso dell’ospitalità. Un asparago ed un carciofo sono ottimi già per se stessi e per esaltarne i sapori è sufficiente, una volta mondati e affettati sottilmente, condir- LA RICETTA Saltimbocca di baccalà su zabaione allo zafferano Ingredienti per il saltimbocca: baccalà filetti g. 400 salvia g. 5 prosciutto crudo g. 120 olio extra vergine d’oliva g. 20 per lo zabaione: brodo di pesce g. 200 zafferano in fili g. 2 uova tuorlo g. 30 sale g. 2 per il decoro: carota g. 200 peperoni rossi g. 80 pepe g. 2 PROCEDIMENTO per il saltimbocca: tagliare il filetto di baccalà in bocconcini, avvolgere ogni singolo pezzo di pesce nella fettina di prosciutto, mettendovi all’interno una fogliolina di salvia. Rosolare in padella con olio, quindi abbassare la fiamma e cuocere a fuoco medio. per lo zabaione: ridurre sul fuoco il brodo di pesce con lo zafferano, aggiungervi i tuorli fuori dal fuoco e montare con una frusta, come un normale zabaione. composizione: mettere lo zabaione sul fondo del piatto, adagiarvi sopra cinque saltimbocca. per il decoro: decorare con la julienne di carote al centro e cubi di peperone rosso. (www.cuochilazio.it) periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 21 INTERVENTI li a dovere. Il segreto è saperli scegliere, preferendo magari prodotti di cui è nota la provenienza a quelli anonimi, anche se più facilmente reperibili, del mercato all’ingrosso, che ormai offre di tutto e in qualsiasi stagione. Il successo di un piatto (e alla lunga di un locale) quindi comincia al momento della scelta ed è essenziale potervi dedicare il tempo necessario. Gli ingredienti migliori devono essere cercati, scoperti; girando di porto in porto, di mercato in mercato, pronti ad assorbire la cultura del posto, goderne i colori, gli odori; cercando di capire la gente, ascoltare le loro conversazioni… Ciò che rende “tipico” un menù è dunque la qualità degli ingredienti, che devono essere abbinati con armonia e correttezza, ma anche le persone hanno un ruolo importante. Chi cucina infatti ha il compito di conservare tutti i sapori in versione originale, seguendo una preparazione corretta e ben sapendo che la delicatezza di una pasta, il sapore di una farcia, la giusta riduzione e la giusta cottura sono spesso questione di attimi. Ciò chiama evidentemente in causa una certa formazione, che deve essere il più possibile “continua”, per poter seguire l’evoluzione del gusto e stare al passo con una domanda non di rado più informata e smaliziata di certi gestori di trattorie e osterie. Del resto la cucina regionale, specialmente quella romana, è una cucina popolare che lascia spazio a prodotti di varia provenienze e come il resto della cucina mediterranea si adatta alle esigenze dei contemporanei. Altro elemento da non sottovalutare è il costante riferimento alle tradizioni e alla storia locale. La cucina del Lazio è una cucina modesta, con preparazioni non elaborate ma che favorisce la convivialità, e saper cogliere gli spunti, i sapori, gli atteggiamenti che emergono dal secolare bakground consente di acquisire quel “distintivo” che da un lato evita di proporre menù fotocopia, che ben poco mostrano della varietà che caratterizza addirittura ciascuna provincia; dall’altro costituisce un potente elemento di promozione e di pubblicità. Gioielli e moda per un turismo d’alto bordo Caterina Saccaro R oma si conferma un grande palcoscenico e una location d’eccezione per le sfilate; non soltanto di alta moda. A luglio tutta la città è stata pervasa da una sorta di eccitazione, con automezzi che trasportavano in lungo e in largo scenografie, addobbi, attrezzature, luci per fare dell’Urbe un enorme palcoscenico. Il complesso dell’Auditorium, la terrazza del Pincio , il Tempio di Adriano sono stati i luoghi ove decine di splendidi giovani hanno indossato i preziosi capi delle collezioni che in autunno faranno girare la testa al pubblico di tutto il mondo. Fra l’altro quest’anno la Piazza del Campidoglio ha accolto i meravigliosi abiti di Alberta Ferretti, premiata dal sindaco Veltroni per la fulgida carriera. Insomma ancora una volta si è consolidato quel connubio che ha fatto della Capitale un interessante appuntamento per i romani e per i turisti, oltre che per gli operatori del settore, che l’hanno ormai inclusa, con Parigi e New York, tra gli appuntamenti cui non è possibile mancare. Ma Roma non è solo moda. Il 28 giugno a Castel Sant’Angelo si è svolta la terza edizione di “Oro di Roma”, che grazie a Confesercenti, ideatrice della manifestazione, è già diventata una ulteriore “perla” del già ricco carnet delle offerte estive. Fortemente voluta dal vicesindaco, Mariapia Garavaglia, “Oro di Roma” com’è ormai noto vuole valorizzare e promuovere il contenuto artistico e culturale della produzione artigiana di oreficeria, che da noi vanta una lunga tradizione. La creatività e la raffinata tecnica manuale degli orafi romani rende il gioiello lavorato un pezzo di eccellenza per il mercato, non solo italiano. A questo proposito la terza edizione della manifestazione varcherà l’Atlantico, per portare i suoi piccoli e grandi capolavori negli Stati Uniti d’America. Dopo il Medio Oriente un inte- ro continente potrà così apprezzare il lavoro fatto con passione, pazienza e cura dei nostri orafi; singolare esempio di quell’ingegno, fantasia e raffinatezza che caratterizza i maestri artigiani del nostro Paese. La manifestazione quindi, oltre ad essere una ideale passerella per confrontare la produzione delle varie aziende del settore e proporre nuovi modelli, è diventata una sorta di campionario dell’imprenditoria locale. Roma è particolarmente orgogliosa di farsi rappresentare all’estero da un progetto nel quale tutta l’amministrazione comunale si è impegnata a fondo, forte anche dei successi ottenuti nelle precedenti edizioni.“Oro di Roma” si è ulteriormente e costantemente arricchita ed è ormai pronta – come del resto dimostra l’esperienza di questa estate – per diventare un invincibile veicolo di promozione. Dopo gli Stati Uniti toccherà anche alla Cina ospitare sfilate di moda, i cui abiti saranno accompagnati dai gioielli ideati e prodotti dalle aziende romane. Questi sono infatti due settori di punta capaci di catalizzare l’attenzione e suscitare l’interesse di un pubblico vasto e qualificato, con benefici facilmente immaginabili non soltanto per l’economia del nostro Paese ma anche per il nostro turismo, fatto di persone che arrivano sulle sponde del Tevere attratte dalle bellezze artistiche e architettoniche della Città Eterna ma anche dai suoi atelier e show room che raccolgono il meglio del made in Italy. periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 22 / anno 4 - numero 22 INTERVENTI Rinasce l’Enalc Hotel, per una formazione di qualità Orfeo Cecchini È L’Enalc Hotel di Castel Fusano in una foto d’epoca dall’ormai lontano 1992 che l’Ente Bilaterale Territoriale per il Turismo, d’intesa con le Organizzazioni Sindacali, l’APRA (Federalberghi Roma) , e la Confcommercio Romana, chiesero alla Regione Lazio di avviare una azione di recupero e ristrutturazione dell’ex Hotel Enalc di Ostia. In quel documento, quasi storico, visto il tempo trascorso, tutte le componenti associative datoriali dichiaravano la loro concreta disponibilità a partecipare alla realizzazione del piano di recupero, candidavano l’Ente Bilaterale alla organizzazione e realizzazione dei percorsi formativi professionalizzanti. E’ quindi con grandissima soddisfazione che apprendiamo che l’Enalc Hotel, la famosa scuola alberghiera di Castelfusano, tornerà a vivere; addirittura entro la fine dell’anno. La promessa ma a sentire il presidente della Regione, Marrazzo, con alcuni assessori, il sindaco di Roma,Valter Veltroni, e il Presidente del XIII Municipio di Ostia, Davide Bordoni, si tratta ormai di una quasi certezza - è stata fatta nel corso dell’incontro che si è svolto sul litorale romano il 22 luglio, per presentare una serie di importanti progetti per il rilancio della costa. La notizia non può che suscitare entusiasmo tra gli operatori, che hanno ancora ben vivo il ricordo di ciò che ha significato questa gloriosa struttura per il turismo romano e non solo. All’Enalc si sono infatti formate generazioni di maitre, chef, direttori, che hanno poi fatto carriera nei migliori alberghi e ristoranti del mondo, grazie ad una preparazione di prim’ordine, impartita in una struttura da subito diventata un punto di riferimento per una clientela vip e un polo di sviluppo per tutto il litorale romano. Purtroppo scelte quanto meno improvvide ne hanno decreta- to nel 1975 la chiusura, togliendo agli allievi l’opportunità di fare una ottima “gavetta”, considerata la clientela importante ed esigente che frequentava dal 1959 la scuola-albergo. Finalmente la Regione e le amministrazioni locali hanno deciso di porvi rimedio, dimostrando di essere sensibili alla necessità di puntare, se si vuol davvero dare impulso e riqualificare il turismo locale, sulla qualità non solo delle strutture ma soprattutto di chi dovrà lavorarci dentro. Secondo quanto anticipato dall’assessore regionale alle attività produttive, Raffaele Ranucci, sarà una fondazione a capitale misto (la maggioranza del quale sarà versato dalla Regione Lazio) a gestire l’impianto. La parte alberghiera sarà probabilmente affidata ad una impresa di alto livello, mentre sarà la stessa fondazione a curare la scuola, la quale dovrà prevedere anche stage formativi nella parte ricettiva. Per Marrazzo il recupero dell’Enalc Hotel costituisce un punto di partenza per tutto il Lazio, diventando la testimonianza di una possibile «sinergia istituzionale di alto livello per risultati di peso non solo nazionale».Tale affermazione non può che essere condivisa dagli operatori e le associazioni di categoria, che da tempo chiedono proprio la messa in campo di sinergie fra istituzioni, impresa ed enti di formazione per dare alle nuove leve una preparazione moderna, come richiede il mercato; capace di essere motore di qualificazione e sviluppo per il turismo da un lato ed elemento di stabilità in un mondo del lavoro, caratterizzato da una mobilità che spesso diventa precarietà. Il nuovo Enalc sarà senza dubbio una palestra per le future generazioni di “manager” e non è difficile prevedere futuri accordi con l’Università, che ha già inserito il turismo tra le prospettive di occupazione per i laureati in diverse discipline, alcune specifiche per il settore turistico. Speriamo la «sinergia» si spinga fino ad aprire le porte della scuola anche a tutta una serie di figure professionali e di corsi non tradizionali ma assolutamente essenziali per il mercato. Non dimentichiamoci che di fronte alle innegabili difficoltà dell’istruzione statale di rimanere al passo con i tempi e con le richieste delle imprese il turismo in questi anni ha dovuto spesso fare da sé, mettendo in campo proprie risorse e competenze. I risultati ci sono stati e sono sotto gli occhi di tutti; per questo sarebbe bene, nel comune interesse, poterne tener conto; specialmente nel- periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 23 NOTIZIARIO l’interesse di quei giovani che una volta diplomati vorrebbero poter raccogliere da subito i frutti dei loro sforzi e del loro impegno. L’Ente Bilaterale per il Turismo ha compiuto, in questi anni, grandi sforzi nella formazione, allestendo o finanziando con proprie risorse, centinaia di corsi per neodiplomati o per operatori del settore che necessitavano di un aggiornamento o di una riqualificazione professionale. Non va dimenticato peraltro che l’Ente è stato uno dei primi promotori e finanziatori del Master post laurea ad indirizzo turistico che ancora oggi si realizza d’intesa con la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università La Sapienza. Essendo l’ente un luogo di incontro tra istituzioni, imprenditori e lavoratori ha potuto anche cogliere per tempo e in qualche caso anticipare gli orientamenti del mercato, predisponendo adeguata offerta formativa. Ci pare dunque un interlocutore ideale per far diventare il nuovo Enalc il simbolo di una formazione professionale in grado di affrontare e vincere la guerra continua tra il mercato e lo spettro della disoccupazione. Come ben sanno gli operatori alla teoria deve seguire un lungo e severo impegno sul campo, ma le continue crisi del settore hanno spinto le aziende ad una corsa esasperata al contenimento dei costi. Purtroppo così anche la formazione è diventata un costo da tagliare, con la conseguenza che sono sempre meno le aziende disposte ad accogliere giovani per stage o inserimenti lavorativi. In questa prospettiva sarebbe interessante poter aprire un dialogo, magari su queste stesse pagine, con la Regione per far si che recuperi importanti come la scuola-albergo di Castelfusano si trasformino in un reale investimento in formazione e la formazione in occupazione… Con l’auspicio che l’Enalc sia domani il centro di una rete formativa che copra, con il coinvolgimento delle istanze locali, tutto il territorio regionale, magari recuperando alla società civile, così come avvenuto per Ostia, immobili o strutture importanti per questi scopi, ma abbandonati all’incuria ed al degrado. Fiavet Lazio chiede un “Ufficio turistico di crisi” L a Fiavet del Lazio ha incontrato il neo assessore regionale al turismo, Raffaele Ranucci, per confrontarsi sul futuro della politica turistica regionale e sul testo unico della Legge regionale. L’assessore ha assicurato che la nuova Agenzia del turismo del Lazio, della Provincia e del Comune di Roma, che si dovrà occupare della promozione del territorio, sarà operativa dal prossimo novembre, mentre entro il 2005 la legge quadro per il turismo dovrà essere approvata, dando finalmente certezza normativa anche ad un settore fondamentale per l’economia del Paese e della Regione. Nel corso dell’incontro il presidente della Fiavet Lazio, Cinzia Renzi, ha invitato l’assessorato a fornire un maggiore supporto alle agenzie, valutando la possibilità di introdurre sgravi fiscali per sostenere l’attività degli operatori in momenti difficili come quello attuale, ma soprattutto ha auspicato l’avvio di un rapporto più costruttivo tra la Regione Lazio e i tour operator incoming, con l’obiettivo di lavorare insieme sui mercati strategici e sui prodotti da promuovere durante le fiere turistiche nazionali e internazionali. Il colloquio ha preso in considerazione anche la grave situazione che si è verificata all’indomani dell’attentato in Egitto. «In seguito ai recenti eventi terroristici di Sharm El Sheik, ed altri numerosi gravi episodi che mettono a rischio l’incolumità dei viaggiatori», ha sottolineato Cinzia Renzi, «suggerirei la costituzione urgente di un ente o unità di crisi formata dalle associazioni di categoria delle agenzie di viaggi e tour operator, associazione dei consumatori e istituzioni, che possa diventare un’interfaccia unica, rappresentante di tutte le categorie, in grado di intervenire in momenti di crisi per dare informazioni certe e uniformi ai consumatori, evitando così dispersione di notizie o diffusione di false infor- Cinzia Renzi mazioni». La proposta di costituire un ufficio turistico di crisi per il Lazio è stata accolta dall’assessore Ranucci, che ha dimostrato grande interesse per il progetto e ha garantito l’appoggio istituzionale per la formazione di questo nuovo organismo. La presidente della Fiavet Lazio ha infine portato all’attenzione dell’assessorato i problemi derivanti dall’attuale normativa sulla locazione per l’esercizio dell’attività di tour operator e di agenzia di viaggio, che non permette di svolgere entrambe le attività nella stessa postazione o ufficio. periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 24 / anno 4 - numero 22 NOTIZIARIO L’Hotel Posta Vecchia, una favola moderna N asce verso il 1200 come torre di difesa, nel Settecento grazie agli Odescalchi è uno dei più bei castelli del litorale laziale e oggi è un resort egregiamente gestito da una giovanissima manager, Barbara Panzera. Parliamo dell’Hotel Posta Vecchia di Palo Laziale,ex dimora di Ladislao Odescalchi che, distrutta dalle guerre, venne acquistata negli anni Sessanta da Paul Getty e riportata al suo antico splendore.Il miliardario americano riuscì infatti a recuperare non solo l’assetto architettonico del maniero ma ne curò l’arredamento avvalendosi della consulenza di Federico Zeri il quale scelse tutti pezzi splendidi, rigorosamente settecenteschi. Non ci si meraviglia se Paul Getty – novello Re Mida – durante gli scavi per la costruzione di una piscina interna, la cui stupenda collocazione va oltre il più fertile immaginario, ebbe anche la fortuna di trovare una villa romana con tanto di mosaici orientaleggianti (sicuramente era appartenuta a un ricco mercante che aveva rapporti con l’Africa del nord), statue intatte e suppellettili preziose al punto da lasciare, oggi, un piccolo museo. E non ci si può meravigliare neppure se l’attuale proprietario, che per anni ha vissuto con la sua fami- compitissimo cameriere serve un aperiglia nel castello, ha affidato la gestione tivo da urlo, comprensivo di un piatto a della Casa a mani espertissime che opebase di stuzzichini rigorosamente fatti in rano al comando di una testa giovane, casa che tenterebbero un anoressico. giovane. In questo albergo si respira aria di Barbara Panzera dice che nel suo perEuropa. Sembra di stare a Londra corso - evidentemente vittorioso se cono a Parigi. C’è il dinamismo tipico sideriamo la tappa più recente - l’ostae naturale della più raffinata sciencolo più grande è stata l’età. Ha iniziato za dell’ospitalità. infatti l’attività a 19 anni e dopo tre era «Questo è un gran bel complimento, già sulla vetta; poi tanta esperienza all’enon perché in questo stero – Dubai, l’AustraPaese ci sia qualcosa da lia – e successivamente invidiare al resto del di nuovo in Italia a dirimondo: noi abbiamo gere il Posta Vecchia. tutto il bello possibile e La giovanissima immaginabile, e anche età ha dunque di più. Il problema è che inciso sfavorevolspesso si confida un po’ mente sulla sua troppo, e troppa carriera? responsabilità di scari«Beh, diciamo che è ca sulle spalle del patristata lo zoccolo più duro: in Italia non si è Barbara Panzera monio culturale e artistico italiano. Intendo abituati a dare la gestiodire che oggi l’ospite di un albergo di ne di un hotel ad una persona tanto giolusso è cambiato, è molto più esigente vane, a meno che non appartenga alla e non si accontenta di sapere che fuori famiglia del titolare. Ma anche in quel le mura della casa c’è la splendida Roma caso, ne ho fatto esperienza, i giovani e dintorni che lo aspettano ma vuole hanno poco spazio per “rischiare e metanche un soggiorno che sia all’altezza di tersi in gioco” secondo le regole del tanto splendore e, soprattutto, vuole un cambiamento». giusto rapporto qualità-prezzo». Intanto un giovanissimo (anche lui) e Insomma sono finiti i tempi delle vacche grasse, come disse già qualche anno fa, ormai, Giovanni Colombo, allora presidente della Fiat. «Indubbiamente sì. E da tanto tempo, anche se non tutti se ne sono accorti. Le tariffe degli alberghi romani sono piuttosto alte e, detto brutalmente, proprio perché viviamo in una realtà culturale, storica e paesaggistica inimitabile, ciò che un albergo “vende” deve essere addirittura superiore in qualità al prezzo di vendita». Quali sono le virtù che fanno la differenza in un manager d’albergo? «Determinazione, ambizione e costan- periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 25 NOTIZIARIO za. Le prime due se si è molto giovani sono, direi, quasi scontate. La terza si impara con l’esperienza ed è senz’altro la più difficile da gestire soprattutto in una realtà che ha paura dei cambiamenti. La mia filosofia, è vero, viene molto dall’esperienza di Dubai, dove ho lavorato con molte soddisfazioni e dove, essenzialmente, sono cresciuta professionalmente. Ma Dubai è Londra, è Parigi, è Berlino, insomma è tutte le grandi metropoli europee e potrebbe essere anche Roma. Il problema sta nel non saper guardare oltre certe antiche tradizioni dell’ospitalità che oggi sono obsolete. Un esempio a caso: in questo nostro albergo non ci sono gerarchie di fatto che, invece, vivono e sopravvivono in altre Case, sia a scapito dell’armonia tra chi lavora che, conseguentemente, della clientela. Ogni mia decisione viene concertata con il personale, che ha sì le sue specifiche responsabilità ma non deve agire solo nell’ottica del suo piccolo “orticello”, poiché – e a questo credo fermamente – la cosa è fondamentale nel nostro settore è proprio il lavoro di equipe. Occorre tanta sintonia tra chi lavora per raggiungere l’optimum in tutti i settori dell’hotel. In sintesi è come se fossimo tutti padroni di casa. Che si fa se a casa arriva un ospite? Ci si movimenta tutti assieme per metterlo a proprio agio. Giusto?» Non fa una piega. Crede quindi che per un manager sia molto importante saper delegare? «Assolutamente sì. Soprattutto in una realtà come la nostra, che non può certo essere rapportata ad un hotel di Roma, si deve sentire che esiste, chiara e connotata, un’anima collettiva. Ovviamente io cerco di scegliere le risorse umane che più si avvicinano a questa mia filosofia e i risultati si vedono laddove siamo riusciti a realizzare un meccanismo assolutamente irreversibile di reciproca collaborazione. L’importante è che siamo tutti d’accordo su questo concetto dell’ospitalità: dare il meglio di sé, uniti, porta a realizzare il meglio per tutti. Il cliente ritornerà solo se potrà conservare un bel ricordo della nostra casa, e ciò sarà dipeso solo ed esclusivamente dalla qualità del nostro lavoro. Oltre tutto, il personale così responsabilizzato è in grado di gestire al meglio anche eventuali interscambi: se un direttore d’albergo si ammala, ad esempio, come è successo a me di recente, non deve morire pensando che tutto vada a rotoli perché, con la febbre alta, è costretto anche lui come tutti gli esseri umani a starsene a letto». Il personale ha contratti a tempo indeterminato? «Assolutamente no. Io assumo con contratti a termine dei professionisti che mettono a disposizione il loro know-how ed hanno l’opportunità di accrescerlo con le migliori gratificazioni da parte mia, sia in termini economici che di qualità di vita. I miei collaboratori hanno tutti una casa propria a disposizione, completa di tutto ciò che occorre per vivere al meglio. Non portano divise canoniche e tutte uguali perché trovo sciocco uniformare l’esteriorità e mi sembra più utile mettere assieme tante teste diverse che lavorano bene per un obiettivo comune. Io scelgo per loro e assieme a loro la tipologia di vestiario che si differenzia da settore a settore tenendo conto di una linea comune, agile e moderna ma di gran classe, cosa essenziale e doverosa all’antica tradizione della Casa». Insomma, pare di capire che lei ama un tipo di modernità che sia sempre miscelata al fascino della tradizione, vero? «E’ così. Soprattutto questo posto e la sua storia mi hanno convinto che il benessere è espressione di vita e d’armonia: per farle un esempio, noi offriamo agli ospiti ogni sorta di comfort ma non mettiamo mai fiori recisi nei vasi; per guarnire gli interni usiamo solo le piante che possono tran- periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 26 / anno 4 - numero 22 NOTIZIARIO Roma in cerca del suo mare Roberto Coramusi È nuovo amore tra Roma ed il suo litorale. Come ogni relazione ultradecennale assieme a veri e propri idilli questo rapporto ha vissuto momenti difficili. Ora però è necessaria una svolta; altrimenti c’è il rischio che una costola del XIII Municipio si stacchi dolorosamente dal resto del corpo, come ha fatto Fiumicino negli anni Novanta. Per la Capitale l’accesso al mare risulta senza dubbio strategico, specialmente se sostenuto da una serie di interventi per sfruttare al meglio questa opportunità. Un viatico per il turismo e per il commercio prima di tutto. Il progetto “Lido di Roma 2015”, presentato con una serie di iniziative dal 20 al 22 luglio scorso, si prefigge proprio questo, come ha tenuto a precisare lo stesso sindaco di Roma Walter Veltroni, secondo il quale «Tra le tante cose che rendono eccezionale la nostra città ce n’è una che spesso non abbiamo saputo valorizzare come merita: il mare.» Le istituzioni comunali, con uno sforzo senza precedenti che ha visto la partecipazione di quasi tutti gli assessorati, hanno dunque pianificato una serie di azioni che, con il contributo dei privati, hanno l’obiettivo dichiarato di far fare il definitivo salto di qualità a Roma. La città eterna deve seguire l’esempio di altre grandi capitali come Lisbona, Rio de Janeiro, Barcellona e Buenos Aires che hanno fatto del mare la loro principale risorsa. «E’ per questo che occorre un progetto che tenga insieme tutto il territorio, il Lido e il suo entroterra, per coniugare le ragioni dello sviluppo economico e quelle della coesione sociale, dei diritti dei cittadini, della crescita culturale, del miglioramento della qualità della vita. Riuscire nell’intento sarà tanto più alla nostra portata quanto più sapremo coinvolgere cittadini e parti sociali, associa- zioni e istituzioni in questa grande sfida», ha detto ancora il primo cittadino di Roma. La partenza appare solida, poiché si punta da subito alla rinascita culturale del litorale, con l’apertura del Teatro del Lido e di una delle più grandi biblioteche comunali di Roma e al rilancio degli scavi archeologici di Ostia Antica. Seguiranno il risanamento idrico-sanitario e la depurazione delle acque, la nascita del porto turistico, di Cineland, il miglioramento della viabilità inter-quartiere dell’entroterra. Poco più in là si aggiungeranno la trasformazione della ferrovia Roma-Lido in metropolitana e il nuovo ponte sul Tevere di Ponte Galeria-Dragona.Tuttavia ancora tanto lavoro bisogna fare per rendere Ostia ed i quartieri limitrofi parte integrante della capitale e non appendici abbandonate e se stesse. Uno su tutti c’è da affrontare e risolvere il problema della criminalità che, soprattutto durante il periodo invernale, sfigura il volto di questa parte di città, rendendola insicura e molto vulnerabile. A questo proposito entro marzo, aprile 2006 saranno presentati i piani di riqualificazione l’area verde circostante la Chiesa di S. Francesco, con indizione in giugno della gara di appalto per la realizzazione di attività di socializzazione e sport. I piani riguarderanno anche i quartieri Infernetto e Dragoncello.Tutto questo per bonificare le zone che più di altre si sono trasformate in un punto di ritrovo per le bande dedite alla micro-criminalità. Dando un’occhiata al progetto si nota che gli interventi programmati hanno una vasta gamma di operatività e toccano diversi settori. Per quanto riguarda le politiche per il turismo è in cantiere la riqualificazione del Borghetto dei Pescatori e per questo si sta anche studiando di valorizzare le attività di pescaturismo, il recupero dello stabi- le ex Colonia Vittorio Emanuele, da adibire ad Ostello della gioventù, e la realizzazione di una video-guida turistica del litorale indirizzata agli operatori e ai turisti stranieri. Sotto l’aspetto culturale si lavora per aprire una biblioteca comunale a San Giorgio di Acilia, presso Parco Lilloni. C’è anche l’intenzione di ristrutturare l’ex deposito Atac di Corso Duca di Genova per realizzare un centro espositivo d’arte moderna e contemporanea. L’iniziativa dovrebbe poter contare su una procedura di project financing, con la quale si dovrebbero rendere operativi altri servizi e strutture ad uso culturale. Sempre nell’ambito dei programmi di riqualificazione urbana di Ostia Ponente e Acilia Dragona, a Dragona dovrebbe sorgere il nuovo Palazzo della Musica, disegnato da Portoghesi. Per le politiche della periferia e dello sviluppo del territorio risulta molto ambizioso il contratto di quartiere «Canale dei Pescatori», cofinanziato dalla Regione Lazio, sul quale hanno scommesso molto le autorità comunali. In programma c’è la pedonalizzazione della piazza del Borghetto dei Pescatori, la realizzazione del percorso pedonale che colleghi il borgo alla ferrovia di Ostia antica, oltre alla costruzione di un centro polivalente a Stagni di Ostia. La via che l’assessorato competente ha scelto per rendere più semplice e veloce la realizzazione di questa complessa opera di rivalutazione è quella delle opere a scomputo e l’attuazione delle zone «O». L’autorecupero del territorio infatti permette ai cittadini ex abusivi, organizzati in consorzi, di realizzare opere di urbanizzazione all’interno dei propri quartieri utilizzando gli importi che gli stessi cittadini avrebbero dovuto pagare come oneri di urbanizzazione per il rilascio delle concessioni edilizie in sanatoria. periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 27 mento di gestione. Secondo quanto risulta a F&M alcuni valutatori professionali si starebbero già muovendo tra gli alberghi romani di Boscolo, mentre Pirelli Re non sarebbe l’unica società a “corteggiare” il gruppo. Secondo indiscrezioni altri investitori istituzionali “del mattone” sarebbero interessati alla realizzazione di nuove soluzioni finanziarie ed immobiliari con l’imprenditore padovano. L’obiettivo è individuare sul nascere condizioni di disagio dei dipendenti Si va diffondendo tra le imprese dell’Emilia Romagna, a cominciare da quelle della provincia di Bologna, la creazione di “punti di ascolto” per il personale aziendale, con l’obiettivo di individuare sul nascere condizioni di disagio dei dipendenti, capirne le cause e intervenire per risolverle. Tale disagio, infatti, se tempestivamente valutato e trattato, può essere curato e rimosso, evitando che si creino situazioni conflittuali e contenziosi, con conseguente beneficio sia per il dipendente che per l’azienda. «Questi centri di ascolto», dice il dottor Massimo Masotti, specialista in Medicina del lavoro, psicoterapeuta che ha già introdotto l’iniziativa in diverse aziende di Bologna e provincia, «permettono di scoprire e analizzare nascenti situazioni di difficoltà ambientali o di disagio nelle relazioni umane e professionali, sia tra i dipendenti che tra questi e le gerarchie aziendali, consentendo agli esperti di individuare i casi più significativi e, se occorre, suggerire interventi correttivi». Un’altra strada seguita oggi dalle imprese dell’Emilia Romagna, in genere di dimensioni medio-grandi, è quella di istituire – affidandoli a medici e psicologi specialisti – corsi di formazione tarati sulle specifiche esigenze aziendali e che riguardano sia i rapporti interpersonali di “comunicazione” tra i propri dipendenti, sia la mediazione e la gestione dei conflitti. L’obiettivo principale – sottolinea il dottor Masotti – è quello di migliorare il clima all’interno delle fabbriche e degli uffici e di favorire così il senso di appartenenza, con positive ripercussioni sulla motivazione e sulla produttività individuale. Boscolo hotels e Pirelli re, al vaglio possibili intese nel turismo? Secondo quanto risulta a Finanza & Mercati avrebbero aperto un tavolo di trattative Pirelli Real Estate, possibile nuovo alleato finanziario ed immobiliare dell’albergatore Angelo Boscolo? E’ l’ipotesi che si legge su Finanza & Mercati di sabato 9 luglio. Secondo il quotidiano sarebbe stato aperto un tavolo di trattative con l’imprenditore di Padova, un primo incontro sembra sia già avvenuto a Milano. Al vaglio dell’a.d. di Pirelli Re, “due ipotesi di lavoro” con la catena. La prima potrebbe essere relativa ai nuovi investimenti che Boscolo Hotels ha in cantiere, acquisizioni per lo più all’estero nei prossimi 1224 mesi. L’obiettivo perseguito dal gruppo alberghiero è quello di poter dare visibilità internazionale alla catena. In quest’ottica si può spiegare una possibile joint venture con Pirelli Real Estate mirata ad operazioni di sviluppo immobiliare. La seconda ipotesi invece al vaglio della società milanese è da ricondurre ai progetti in cantiere della Bicocca tra cui un fondo immobiliare ad apporto, specializzato nel settore turistico. Come si legge sul quotidiano una parte del portafoglio alberghiero della famiglia Boscolo potrebbe rappresentare un bacino da cui cogliere gli immobili da collocare nello stru- Wttc, le previsioni per il turismo a Londra nel 2005 Le bombe avranno un effetto limitato nel tempo e nell’intensità, ma fino a tutto il 2006. Secondo il World Travel & Tourism Council Crisis Committee, l’impatto degli attentati di Londra sul turismo, leisure e business, dovrebbe essere contenuto, sia nella durata che nell’intensità, e circoscritto al solo Regno Unito. Il Wttc Cris Event Forecasting Model è stato per la prima volta utilizzato dal momento della sua creazione, a maggio di quest’anno durante il summit di New Delhi. Queste le previsioni per il 2005: i visitatori potrebbero ridursi di 588mila unità rispetto alla previsione formulata in precedenza per il periodo in questione (30milioni 947mila368), per un –1,9%. I viaggi personali degli inglesi potrebbero calare del 2,3% rispetto alla previsione, con la perdita di 2,3 mld di sterline su un totale di spesa previsto di 102mld di sterline. Altrettanto, 2,3% la perdita dei viaggi business delle società inglesi (523 mln di sterline le spese mancate su un totale di 22,7 mld). Il Pil derivante dall’industria di viaggi e turismo potrebbe perdere due punti percentuali, vale a dire 927 mln di sterline, dalle previsioni formulate in precedenza (46,8mld). L’influenza degli attentanti, conclude il Wttc, dovrebbe farsi sentire anche nel 2006, per poi svanire completamente nel 2007. lette per noi da Mobbing, punti d’ascolto contro i disagi nelle aziende Global tourism management NOTIZIARIO periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 28 / anno 4 - numero 21 www. japanitalytravel .com Japanitaly news NOTIZIARIO Sempre più in viaggio con Internet Il governo giapponese ha pubblicato il Libro bianco sull’utilizzo di Internet, dal quale risulta che alla fine del 2004 gli utilizzatori della rete risultavano essere 79 milioni 480mila, con un aumento di quasi il 3% rispetto all’anno precedente. Sono quindi il 62.3% i nipponici che navigano sul web ma la cosa interessante è che per quanto riguarda la pianificazione dei viaggi ben l’80% delle informazioni proviene da Internet, contro il 50% delle pubblicazioni a stampa e il 28.1% della televisione. Le più “cliccate” sono le carte geografiche del territorio che si intende visitare e le informazioni relative ai negozi (58.1%), seguono gli articoli con informazioni generali e le previsioni del tempo (54.5%); le informazioni sui trasporti pubblici e come arrivare a destinazione sono prese per il 53% dalla rete. In Italia i cacciatori di itinerari della JATA Nel corso del seminario che Japanitaly ha tenuto a Ferrara il 28 maggio scorso in occasione della manifestazione “Cento Città” la JATA (Japan Association of Travel Agency) ha comunicato che invierà entro quest’anno una propria delegazione in visita in dodici paesi per creare nuovi itinerari di viaggio che tengano conto delle tendenze in atto in Giappone, dove è in forte crescita il turismo individuale, e per sviluppare nuovi prodotti da proporre ai turisti potenziali. L’obiettivo è di portare entro il 2007 venti milioni di giapponesi all’estero (alla fine del 2004 sono stati sedici milioni e mezzo). I paesi scelti per la visita sono stati classificati in tre categorie: «big destination», circa un milione di turisti giapponesi all’anno, in cui sono stati inclusi Cina, Italia, e Germania; «second destination», circa mezzo milione all’anno, in cui sono inclusi Francia, Portogallo, Inghilterra,Australia e Taiwan; «new destination», per flussi ancora esigui: Vietnam, Messico, Marocco, Nuova Zelanda. Per il nostro paese essere tra i “big”, specialmente in un momento così difficile, è senz’altro una buona notizia. Adesso occorre non farsi trovare impreparati e per questo è importante l’impegno sia delle amministrazioni pubbliche che degli operatori privati. Le prime devono far conoscere il loro territorio, senza dimenticare un aspetto che può sembrare banale: come raggiungere una determinata area con i mezzi pubblici. I giapponesi infatti difficilmente affittano un’ auto e prendono invece volentieri bus, pullman e treni; come sono abituati a fare nel loro Paese. Secondo un sondaggio effettuato tra i turisti nipponici risulta che essi desiderano innanzitutto avere informazioni molto concrete e utili mentre le immagini, anche se molto belle, interessano decisamente meno. Insomma l’opposto di quanto si vede in molti dei siti internet di regioni, province e comuni. I privati invece devono fare molta attenzione al rapporto prezzo-qualità che ha subito un evidente peggioramento negli ultimi anni. Altro elemento sostanziale è la cura del cliente, per la quale in passato gli italiani erano famosi. Attenzione quindi ai particolari e alle richieste, molte volte inespresse, dei propri ospiti. Stime in crescita per i T.O. giapponesi Secondo il rapporto JTB 2005 sulla previsione del mercato turistico giapponese all’estero anche il 2005 è da considerarsi molto positivo. Il numero dei viaggi all’estero dovrebbe infatti attestarsi sulla cifra di 17 milioni 400 mila, avvicinandosi a quella record del 2000 di 17 milioni 820mila.Tale risultato si deve sia al recupero del desiderio di andare all’estero da parte della fascia di età matura, sia alla migliore congiuntura economica, derivata dalla crescita per due anni consecutivi del Pil. Ha contribuito inoltre l’ apertura dell’aeroporto internazionale di Chubu, provincia di Aichi.Tuttavia il rapporto cita anche elementi negativi come l’aumento delle tariffe dei voli dovuto all’ascesa del prezzo del petrolio e il pericolo attentati, che potrebbero avere qualche effetto sul computo finale. Il documento della JTB fornisce invece i dati definitivi del 2004, secondo i quali sono stati 16 milioni 831mila i giapponesi che hanno lasciato l’arcipelago (più 28.6% rispetto all’anno precedente). L’incremento è dovuto principalmente all’attrazione per la Cina e per la Corea. In particolare il numero dei viaggiatori per la Cina è stato di 3 milioni 350 mila, con un aumento del 48.1%. L’altra tendenza nuova rilevata dalla JTB riguarda le modalità di prenotazione del viaggio, che nel 26.9% dei casi avviene via Internet. Il web è la forma preferita dalle donne single, dalle donne sposate ma occupate e dagli uomini single,A scegliere la modalità tradizionale, lo sportello dell’agenzia di viaggio, è ormai solo il 35.8%. L’uso di Internet per pianificare il viaggio inoltre aumenta man mano che si acquisisce una maggiore esperienza turistica.Tra le persone con più di dieci esperienze di viaggi all’estero, l’utilizzo di internet sale infatti al 30%. Infine risulta che mentre in passato il leading target del viaggio all’estero era quello di donne del segmento di età 20-29 anni, adesso sono le donne di età 30-39 anni e in particolare quelle di 50-59 anni le repeater, in grado di trainare il mercato. Occhio alla concorrenza! Nel turismo affidarsi alle posizioni di rendita non è saggio. La dimostrazione viene dagli Stati Uniti, il cui governo ha stanziato cinque milioni di dollari per attirare in quel paese i turisti giapponesi. Si tenga conto che gli Usa sono già la principale meta dei nipponici,preceduti come numero soltanto dai “cugini” inglesi. Nel 2004 sono stati infatti 3 milioni 700 mila i cittadini del Sol Levante che si sono recati nel Paese a stelle e strisce, con un incremento del 18% rispetto all’anno precedente e spendendo in totale ben 12.4 miliardi di dollari. periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 29 Ecotur: rapporto su “turismo e natura” turistico regionale diversificato e di alta qualità. Come lo scorso anno il territorio viene presentato in sezioni distinte per prodotto offerto: mare del Lazio, città d’arte e cultura, enogastronomia, ambiente e natura, congressuale. E’ prevista la presenza di 70 buyers selezionati, provenienti dai mercati turistici nordeuropei specializzati nell’outgoing e nell’organizzazione di soggiorni in Italia. Sul versante dell’offerta, sono previste oltre 200 aziende laziali. Momento saliente della XV edizione di Ecotur, che si è svolta dal 22 al 24 aprile a Montesilvano, è stato la presentazione del terzo Rapporto sul Turismo-Natura. Le vicende e le tensioni internazionali hanno inciso anche sulla scelta delle vacanze. Non potrebbe spiegarsi diversamente il significativo aumento, in termini di arrivi e di presenze, del turismo 0e0uealri4vtnalpteriasenlrT id eco-ambientale e di quanti decidono 2d di trascorre una vacanza non consumistica, alternativa, nei territori naturalistici o nelle aree protette. Il termometro di questo crescente fenoNel 2004 il turismo congressuale ha meno lo si è avuto nel corso della XV fatto segnare oltre 22,5 miliardi di edizione di Ecotur con la presentazioeuro, pari ad una quota-mercato del ne del terzo Rapporto, secondo il quale 26% rispetto allo share del turismo lo scorso anno i turisti che hanno scelbalneare, attestatosi al 23%. Il dato è to una vacanza a contatto con la natuemerso nel corso della presentazione ra sono stati 7,5 milioni dei quali 1,7 a Roma dell’Osservatorio congressuale milioni stranieri (4,5% degli arrivi gloitaliano, promosso dal Convention bali in Italia). La spesa complessiva è Bureau della Riviera di Rimini e dalla stata di 5,4 miliardi di euro, pari al 6,7% rivista specializzata Meeting & Congressi, dei complessivi 80 miliardi di euro di della Ediman. spesa per consumi turistici a livello Nel corso dell’incontro, annuale appunnazionale, e l’occupazione fu di 102 mila tamento per gli operatori del settore, posti di lavoro. sono stati presentati i dati del mercato: 109.000 incontri tra congressi e conm eno trbteseA vegni, 17 milioni di congressisti (+10%) e circa 12,6 milioni di pernottamenti), e per la prima volta è stato anche reso noto il conto economico del settore, Il Buy Lazio torna in provincia di Roma che contribuisce alla formazione del Pil dal 15 al 18 settembre 2005. Secondo la con circa 15 miliardi di euro. formula di workshop turistico itineranSecondo il curatore dello studio, il prote in tutto il patrimonio turistico del fessor Attilio Gardini, «Dati economiLazio. Protagonisti di questa ottava edici alla mano, si tratta, di un settore zione sono i mercati dei paesi del Nord sano, con imprese dinamiche e altaEuropa, in particolare i paesi scandinavi, mente produttive, dove appare evii paesi baltici, il Regno Unito e l’Irlanda. dente l’appeal per investimenti futuri. Buy Lazio è un’iniziativa promossa da Anche se purtroppo non va ignorato Unioncamere Lazio, in collaborazione il fatto che a fronte di un’offerta ben con l’assessorato al Turismo della articolata, si registra un insoddisfacente Regione, l’Enit, l’Alitalia e con il sosteposizionamento sui mercati internagno operativo delle Camere di comzionali». Mercati, come ha aggiunto il mercio del Lazio, delle associazioni di presidente di Federcongressi, Adolfo categoria del turismo (Confturismo, Parodi, sui quali l’Italia si presenta Assoturismo, Federturismo) e di tutti «senza una strategia di competitività, gli attori locali. ma soprattutto senza aggregazioni di Riproposta la strategia di marketing terqualità, come ad esempio i Convention ritoriale “Dalla geografia al prodotto”, Bureau che potrebbero sostenere le finalizzata a promuovere un prodotto Primato economico per il turismo congressuale A settembre torna Buy Lazio candidature delle nostre sedi congressuali presso gli interlocutori esteri». Per il presidente di Italcongressi, Massimo Fabio, occorre però anche il supporto delle istituzioni, poichè «se non siamo appetibili all’estero è anche perché non coinvolgiamo le associazioni scientifiche, rendendole consapevoli dell’importanza di ospitare eventi internazionali. Dovremmo sollecitare la nuova Enit, recentemente trasformata in Agenzia di promozione, a sensibilizzare la rete diplomatica italiana per supportare le promozioni delle nostre offerte congressuali» Trend in salita per le entrate valutarie del 2004 Il 2004 è stato un anno sostanzialmente positivo per il turismo internazionale in Italia, con un aumento delle entrate pari a +3,8% rispetto al 2003 (da 27.605 a 28.665 milioni di euro). La diminuzione delle uscite (da 18.193 a 16.515 milioni di euro, pari al -9,4%) ha portato ad un conseguente miglioramento del saldo della bilancia dei pagamenti turistica rispetto al 2003 (da 9.412 a 12.150 milioni di euro, pari al +29,1%). Questo quadro è emerso nel corso della VI conferenza “L’Italia e il turismo internazionale nel 2004. Risultati e tendenze per incoming ed outgoing” organizzata dal Ciset, Università Ca’ Foscari di Venezia e Ufficio Italiano Cambi, svoltasi a Venezia. In rapporto al Pil le entrate rappresentano il 2,1%. La destinazione con il maggior apporto di valuta straniera si è confermata la provincia di Roma (3.732 milioni di euro), in aumento del 5,4% rispetto al 2003, come risulta dall’indagine campionaria alle frontiere condotta dall’Uic. Per quanto riguarda i paesi d’origine, la Germania si è confermata la nazione che alimenta le maggiori entrate per turismo in Italia (23% del totale, +260 milioni di euro sul 2003) con flussi in aumento. Positivo anche l’andamento delle spese dagli Stati Uniti (11,2%), dal Regno Unito (8%), dall’Australia (2,1%). L’Enit informa NOTIZIARIO periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 30 / anno 4 - numero 22 TRIBUNA DEL LAVORO Prescrizione dei contributi e agevolazioni per le nuove assunzioni Maurizio Fantaccione C on le circolari n.262 del 13 ottobre 1995 e n.18 del 22 gennaio 1996 l’INPS ha già fornito indirizzi interpretativi in materia di prescrizione dei crediti contributivi previdenziali e assistenziali di cui all’articolo 3 commi 9 e 10 della legge n. 335/95. In materia, la sentenza della Corte di Cassazione n.2100 del 12 febbraio 2003, oggetto del messaggio n.10 emesso dal Coordinamento Generale Legale l’8 maggio 2003, ha costituito l’unica deroga agli indirizzi espressi nelle circolari citate in quanto affermava che i crediti contributivi maturati prima del primo gennaio 1996 non possono mai considerarsi prescrivibili nel più breve termine dei cinque anni, ritenendo che la durata del termine di prescrizione si dovesse determinare in base al periodo di riferimento del credito. Successivamente la Suprema Corte con le sentenze del 17 dicembre 2003 n.19334, 7 gennaio 2004 n.46 e 6 aprile 2004 n.6706 ha nuovamente affermato e consolidato il precedente orientamento. Si rende, pertanto, indispensabile fornire una interpretazione corretta dei canoni essenziali della prescrizione del diritto dell’ente previdenziale ai contributi dovuti dai lavoratori e dai datori di lavoro, secondo le regole poste dall’art. 3, commi 9 e 10 della legge 335/1995, così come interpretate dalla giurisprudenza più recente. 1. Decorrenza della prescrizione ed efficacia degli atti interruttivi. Si rammenta in primo luogo che, in materia di diversa durata della prescrizione del credito contributivo, la legge n. 335 del 1995 distingue tra atti posti in essere ad iniziativa dell’Ente ed atti posti in essere su denuncia del lavoratore, principio che non contrasta con quello generale stabilito dall’art. 55 del R.d.l. 4 ottobre 1935 n.1827, secondo il quale l’interruzione della prescrizione dei contributi per l’ assicurazione obbligatoria si verifica solo per effetto degli atti, indicati dall’art. 2943 Codice Civile, posti in essere dall’INPS, titolare del relativo diritto di credito, e non quando anche uno di tali atti sia posto in essere dal lavoratore, come nell’ipotesi di azione giudiziaria da questi proposta nei confronti del datore di lavoro. In base alla disposizione in parola, anche la denuncia del lavoratore o dei suoi superstiti è idonea a determinare in dieci anni il termine della prescrizione nei confronti dell’INPS o degli altri Istituti previdenziali a condizione che l’Ente emetta l’atto interruttivo di propria competenza. Si ricorda in proposito che la legge n. 335/95 è entrata in vigore il 17 agosto 1995 ed ha posto la data del 1 gennaio 1996 come decorrenza per la riduzione della prescrizione a cinque anni. Quindi gli atti interruttivi notificati e le procedure intese al recupero, iniziate prima del 17 agosto 1995, hanno efficacia interruttiva della prescrizione diversa (per dieci o cinque anni) a seconda del tipo di contribuzione; tali periodi vanno poi aumentati del periodo di sospensione triennale di cui all’art. 2 della legge n. 638/83. Ne discende che attualmente si possono configurare tre differenti situazioni per calcolare con certezza il decorso della prescrizione del credito contributivo, a seconda del momento dell’eventuale esercizio (o mancato esercizio) di un atto interruttivo della prescrizione stessa: - la prima per il periodo fino al 31dicembre 1995 trascorso senza compimento di atti interruttivi; - la seconda per il periodo dal 17 agosto 1995 e fino al 31 dicembre 1995 trascorso col compimento di atti interruttivi; - l’ultima per periodi dal primo gennaio1996. Di conseguenza, la possibilità di recuperare i contributi relativi ad anni precedenti si tradurrà in atti concreti in modo diverso anche a seconda della data dell’ultimo atto interruttivo dei termini (se posto in essere) se l’atto è stato compiuto prima del 17 agosto 1995, possono essere recuperati i contributi IVS risalenti ai tredici anni precedenti, in quanto gli stessi restano assoggettati alla prescrizione decennale ed alla sospensione triennale prevista dalla legge 11 novembre 1983 n. 638 (in questi termini sentenza Cassazione del 7 gennaio 2004 n.46). Se invece risulta essere stato compiuto tra il 17 agosto 1995 ed il 31 dicembre 1995, il recupero dei contributi potrà retroagire per soli dieci anni. Ovviamente in tal caso, per evitare la perdita del diritto per prescrizione, il successivo atto interruttivo deve intervenire entro i dieci anni dal precedente. In ogni caso, ed ancorché si tratti di contributi riferentesi a periodi successivi al primo gennaio 1996, la denuncia del mancato pagamento dei contributi stessi da parte del lavoratore dipendente o a progetto o del collaboratore coordinato e continuativo comporta che il termine prescrizionale sia decennale, sempre che l’Istituto provveda ad emettere il proprio atto avente efficacia interruttiva. I contributi minori (DS,TBC, ENAOLI, SSN, etc .) si prescrivono in cinque anni anche a seguito della legge n. 335/1995, in quanto nulla è cambiato rispetto alle precedenti disposizioni. È opportuno rammentare che hanno efficacia interruttiva della prescrizione relativamente al residuo debito, periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 31 TRIBUNA DEL LAVORO anche i pagamenti in acconto di un debito già denunciato come, ad esempio, la contribuzione denunciata in occasione dei condoni. In considerazione di ciò e per evitare la prescrizione del debito residuo, le sedi sono invitate a definire, con le relative procedure, i condoni per i quali risultano interrotti i pagamenti per oltre due rate e a diffidare i debitori. Per l’area agricola, le diffide, relativamente ai condoni, sono state emesse dalla sede centrale. 2. Prescrizione dei contributi dovuti dagli artigiani, dagli esercenti attività commerciali e dai lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata. I criteri di applicazione dell’istituto della prescrizione in materia di contributi dovuti dagli artigiani, dai commercianti e dai lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata (cosiddetti professionisti non iscritti ad altre casse), nei termini introdotti dalla citata legge n. 335/1995, sono stati illustrati dalla circolare n. 104 del 16 maggio 1996. Con detta circolare, in riferimento agli artigiani ed ai commercianti, veniva ribadito il principio, già espresso in precedenti disposizioni, secondo il quale per la contribuzione dovuta sulla quota di reddito eccedente il minimale imponibile di cui alla legge n.233/1990, la prescrizione inizia a decorrere dalla data in cui l’Amministrazione finanziaria dello Stato comunica all’Istituto il reddito prodotto dal soggetto tenuto al pagamento della relativa contribuzione previdenziale. E ciò in considerazione dell’insussistenza di norme che impongano al contribuente di comunicare all’Istituto il proprio reddito e della disposizione contenuta nell’art. 2935 del Codice Civile, in base al quale la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere. Si fa presente, a tal riguardo, che tale orientamento è stato recentemente censurato da numerose sentenze di merito che hanno evidenziato l’insussistenza, nella fattispecie, di un’impos- sibilità giuridica di riscuotere, ben potendo l’Istituto chiedere la denuncia dei redditi agli interessati o all’Amministrazione finanziaria. Alla luce del citato orientamento giurisprudenziale, anche al fine di evitare la condanna dell’Istituto al pagamento delle spese legali, si è giunti nella determinazione di applicare, in riferimento ai contributi dovuti sulla quota di reddito eccedente il minimale imponibile, gli stessi criteri in atto per i contributi dovuti sul predetto minimale. Conseguentemente il termine prescrizionale decorre dal giorno in cui i contributi in argomento dovevano essere corrisposti secondo la normativa vigente e, quindi, dal giorno in cui doveva essere versato il saldo risultante dalla dichiarazione dei redditi dell’anno di riferimento. Il nuovo indirizzo sarà applicato a tutte le situazioni non definite alla data di emanazione della presente circolare, ivi comprese quelle relative ai lavoratori autonomi di cui all’art. 50 del TUIR. I contributi iscritti a ruolo e prescritti saranno sgravati d’ufficio, mentre i ricorsi amministrativi giacenti riguardanti l’argomento saranno restituiti alle rispettive strutture che, verificata l’assenza di atti interruttivi, adotteranno i conseguenti provvedimenti di annullamento dell’imposizione. Non appare superfluo evidenziare, a tal riguardo, che le modalità di riscossione dei contributi introdotte dal decreto legislativo 18 dicembre 1997, n. 462, con la conseguente attribuzione di competenze all’Amministrazione finanziaria dello Stato, sono pienamente compatibili con il criterio di computo dei termini prescrizionali sin qui descritto. L’attuale ripartizione delle attribuzioni tra l’INPS e l’Agenzia delle entrate limita, peraltro, l’intervento dell’Istituto in materia alle sole fattispecie non coinvolte dall’azione di recupero dell’Amministrazione finanziaria. Assunzioni agevolate ex lege n. 407/1990 e obbligo di riassunzione ex art. 6, c.4 del D.lgs n. 297/2002 L’articolo 8, c.9 della legge n. 407/1990, come noto, prevede la concessione di taluni incentivi in favore di tutti i privati datori di lavoro e degli enti pubblici economici, in caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato di lavoratori disoccupati da almeno ventiquattro mesi ovvero sospesi dal lavoro e beneficiari del trattamento straordinario di integrazione salariale da un periodo uguale a quello suddetto. Ai fini dell’accesso alle agevolazioni contributive il legislatore, ha previsto due ordini di requisiti, che devono essere posseduti rispettivamente dai lavoratori e dai datori di lavoro. I lavoratori devono essere disoccupati da almeno 24 mesi o sospesi dal lavoro e beneficiari di trattamento di cassa integrazione dallo stesso periodo. I datori di lavoro non devono assumere in sostituzione di lavoratori per qualsiasi causa licenziati o sospesi. Fra questi ultimi non sono compresi quelli che si dimettono e quelli assunti a termine, i cui contratti si risolvono alla prevista scadenza. La norma non precisa quale sia l’arco temporale di riferimento ai fini dell’eventuale sostituzione. D’intesa con il Ministero del Lavoro si era, quindi, ritenuto che esso dovesse essere rapportato ai dodici mesi immediatamente precedenti, in considerazione, anche, delle disposizioni in materia di riduzioni o sospensioni di personale di cui all’articolo 15, c. 6 della legge n.264/1949.Tale ultima disposizione, tuttavia, è stata successivamente modificata dall’articolo 6, c.4 del D.lgs. n.297/2002, che ha provveduto a dimezzare il termine annuale. Conseguentemente, il Ministero del Lavoro ha di recente manifestato il proprio orientamento di rivedere il criterio sinora seguito nella prassi amministrativa, adeguandolo al vigente termine di sei mesi, previsto in materia di riduzione del personale successivamente all’entrata in vigore del D.lgs n.297/2002. In conformità, quindi, con gli indirizzi ministeriali, si ritiene possibile periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 32 / anno 4 - numero 22 TRIBUNA DEL LAVORO ammettere alle agevolazioni contributive in argomento i datori di lavoro che procedano alle relative assunzioni di personale entro i sei mesi successivi alla cessazione dei precedenti rapporti di lavoro. Resta confermato, ovviamente, il rispetto delle altre condizioni di accesso.Al riguardo appare utile ribadire che, in base alla lettera della norma, l’assunzione deve essere a tempo indeterminato (anche part time) sin dall’origine. Come peraltro già affermato nel messaggio n.19018 del 7 dicembre 1999, la fattispecie dell’assunzione con contratto a tempo determinato e successiva trasformazione a tempo indeterminato del rapporto, infatti, mentre trova espressa disciplina nella legge n.223/1991, non è contemplata dalla legge n. 407/1990. 0 MASSIMARIO DEL DIRITTO TRIBUTARIO Sent. n. 3082 del 21 ottobre 2003 (dep. il 17 febbraio 2004) della Corte Cass., Sez. tributaria - Pres.Altieri, Rel. Botta Imposte sui redditi - Reddito di lavoro dipendente - Indennità a titolo di risarcimento del danno da «dequalificazione professionale» percepita da un dipendente a seguito di transazione relativa alla risoluzione consensuale del rapporto di lavoro - Onere della prova Imponibilità Massime - Il «demansionamento» del lavoratore da parte del datore di lavoro costituisce inadempimento contrattuale e determina, oltre all’obbligo di corrispondere le retribuzioni dovute, l’obbligo del risarcimento del cosiddetto «danno da dequalificazione professionale».Tale danno può assumere aspetti diversi in quanto può consistere sia nel danno patrimoniale, derivante dall’impoverimento della capacità professionale acquisita dal lavoratore e dalla mancata acquisizione di una maggiore capacità, sia nel pregiudizio subìto per perdita di chance ossia di ulteriori possibilità di guadagno, sia in una lesione del diritto del lavoratore all’integrità fisica o, più in generale, alla salute ovvero all’immagine o alla vita di relazione. Ci si trova, quindi, di fronte ad un danno composito, le cui componenti non è detto che sussistano tutte in una stessa fattispecie e delle quali, per ciascuna, deve essere data una specifica prova circa il nesso di causalità. In assenza di elementi probatori che ne consentano una diversa qualificazione, l’indennità percepita da un lavoratore a seguito di transazione avente ad oggetto la risoluzione del rapporto di lavoro, a titolo di risarcimento del danno da dequalificazione professionale, deve ritenersi diretta a risarcire la perdita di redditi cagionata al lavoratore dal comportamento illegittimo del datore di lavoro. Fatto - con ricorso presentato il 23 ottobre 1997, il sig. F. impugnava, innanzi alla Commissione tributaria provinciale di Milano, il silenzio rifiuto opposto dall’Amministrazione finanziaria all’istanza di rimborso delle ritenute alla fonte subita dal contribuente per l’importo di lire 624.375.000, sull’imposto lordo complessivo di lire 1.865.000.000, corrisposto al contribuente medesimo dal proprio datore di lavoro a (supposto) titolo di risarcimento danni alla professionalità e per danno biologico, a seguito di un verbale di conciliazione sottoscritto in data 14 ottobre 1996. Sosteneva il contribuente, che il proprio datore di lavoro, la società P. S.p.A. presso la quale era stato assunto con mansioni «manageriali» il 30 maggio 1984, verso la fine dell’anno 1992, dopo che egli era stato promosso del 1989 direttore delle iniziative editoriali, aveva cominciato a sottrargli progressivamente mansioni, fino a lasciarlo sostanzialmente privo di attività da svolgere. Tale situazione aveva indotto nel contribuente un profondo stato di frustrazione e di stress, che trovava il suo momento apicale in un infarto cardiaco il 26 marzo 1993, dal quale sarebbe derivata al lavoratore un’invalidità nella misura del 55 per cento. Il 14 ottobre 1996 il F. aveva convenuto, a seguito di ricorso ex art.414 del codice di procedura civile, avanti al Pretore di Milano il proprio datore di lavoro, rivendicando differenze retributive, nonché il risarcimento del danno alla professionalità e del danno biologico, danni che attribuiva all’illegittimo comportamento posto in essere dal convenuto. In pari data veniva sottoscritto il ricordato verbale di conciliazione, nel quale veniva concordata la risoluzione del rapporto di lavoro e il datore di lavoro si impegnava, in via transativa, a riconoscere al lavoratore, tra l’altro, anche la somma di lire 1.865.000.000 per tutte le voci di danno rivendicate: ma su tale somma il datore di lavoro riteneva di dover operare la ritenuta fiscale. Di qui l’istanza di rimborso da parte del lavoratore, il silenzio rifiuto dell’Amministrazione finanziaria ed il ricorso al giudice tributario che ha dato origine al presente giudizio. La Commissione adita, con sentenza n.348/45/98 del 20 ottobre 1998, depositata il 3 febbraio 1999, rigettava il ricorso e la decisione veniva confermata dalla Commissione tributaria regionale di Milano, la quale, con la sentenza in epigrafe, rigettava l’appello del contribuente. Avverso tale sentenza, il sig. F., con atto notificato il 20 dicembre 2000, propone ricorso per cassazione con unico articolato motivo, che illustra anche con memoria ex art. 378 del codice di procedura civile. Resiste il Ministero delle finanze con controricorso notificato il 22 febbraio 2001. Diritto - Con l’unico complesso motivo di ricorso, il ricorrente denunciava violazione e falsa applicazione degli artt. 6 e 16 del D.pr n.917/1986, quest’ultimo come modificato dall’art. 32 del Dl. n.41/1995, convertito con modificazioni dalla periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 33 TRIBUNA DEL LAVORO legge. n.85/1995, nonché omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione circa un punto decisivo della controversia, rilevabile d’ufficio e comunque eccepito dalla parte. Ad avviso del ricorrente, avrebbe errato il giudice di merito nel ritenere che la disposizione di cui al comma 2 dell’art. 6 del Tuir, nella parte in cui esclude «dalla tassazione soltanto le indennità dipendenti da invalidità permanente o da morte», comportasse il rigetto della domanda. Sarebbe fondata su questo presupposto, l’affermazione della sentenza impugnata, secondo la quale non esiste «agli atti una sentenza del Tribunale che certifichi l’intervenuta incapacità lavorativa, né tanto meno la transazione proposta dalla società ed accettata dal ricorrente ha contribuito a risolvere la tematica se la somma sia stata versata a copertura del danno alla professionalità, all’immagine, o alla personalità oppure del danno biologico e in che percentuale», né dalla prodotta documentazione clinica emerge una qualsiasi prova che «la patologia dichiarata sia in stretta dipendenza del rapporto di lavoro»: sicché «le indennità percepite a vario titolo dal ricorrente non possono che essere considerate come reddito assimilato a quello di lavoro dipendente assoggettate a tassazione». La decisione adottata dal giudice di merito è censurabile, ad avviso del ricorrente, perché sarebbe stata omessa «la necessaria qualificazione delle somme percepite dal ricorrente, individuandone il “titolo” sulla base del distinguo danno emergente/lucro cessante; individuazione, peraltro, semplicemente ricavabile sia dalla natura delle somme erogate (indubitabile quantomeno per il danno biologico), sia dal verbale di conciliazione giudiziale». Il motivo oltre a presentare profili di inammissibilità, è infondato. Se si considera, infatti, quale sia la ratio decidendi della sentenza impugnata è abbastanza agevole verificare che essa non è sostanzialmente investita dalle censure articolate nel ricorso. Orbene, dalla lettura della sentenza impugnata emerge che la ratio decidendi è radicata in un accertamento di fatto, anzi in una pluralità di accertamenti di fatto che possono così individuarsi: a) assenza di una prova certa ed affidabile circa la (dedotta) incapacità lavorativa. Il giudice di merito, in proposito, parla della inesistenza «agli atti di una sentenza del Tribunale che certifichi l’intervenuta incapacità lavorativa»; b) insufficienza dell’atto transativo stipulato tra le parti a chiarire la natura delle somme erogate dal datore di lavoro al lavoratore. L’atto in questione darebbe a tali somme una qualificazione, ad avviso del giudice di merito, generica, non essendo possibile ricostruire se esse siano versate «a copertura del danno alla professionalità, all’immagine o alla personalità oppure del danno biologico e in che percentuale»; c) assenza di una prova certa ed affidabile circa la «stretta dipendenza» della «patologia dichiarata» dal rapporto di lavoro: in altre parole il difetto di prova sul nesso di causalità. In questo quadro, il nucleo centrale dell’accertamento compiuto dal giudice di merito appare indubitabilmente costituito dall’interpretazione della volontà delle parti consacrata nell’atto transattivo con il quale è stato consensualmente risolto il rapporto di lavoro e che ha costituito la causa di legittimazione dell’erogazione da parte del datore di lavoro al lavoratore della somma sulla quale è stata operata la contestata ritenuta Irpef. Se, quindi, alla base del convincimento raggiunto dal giudice di merito vi è l’interpretazione della volontà delle parti, come consacrata nell’accordo che ha regolato la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, ci si trova di fronte ad un accerta- mento di fatto incensurabile in sede di legittimità se la motivazione è immune da vizi logici e giuridici (Cass. n.5110/2003; n.10290/2001; n.7242/2001; n.1054/2001). È appena il caso di evidenziare che il ricorrente non ha sostanzialmente proposto alcuna censura il punto di motivazione della sentenza impugnata, essendosi egli, in concreto, limitato alla sola enunciazione, nella rubrica del motivo di ricorso, di una denuncia (poi non sviluppata con adeguate argomentazioni) di «omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione circa un punto decisivo della controversia, rilevabile d’ufficio e comunque eccepito dalla parte»: si tratta di una denuncia assolutamente generica, come rileva la circostanza che la «rubrica» del motivo del ricorso riproduce, praticamente alla lettera, il dettato di cui all’art. 360, n.5), del codice di procedura civile, omettendone uno specifico collegamento con la fattispecie discussa. Eppure, poiché l’essenza della decisione impugnata si risolveva (come pur lo stesso ricorrente sembra ammettere) in questa (da lui contestata) esegesi dell’atto transattivo, il ricorso avrebbe dovuto sviluppare una critica, che facesse emergere la violazione dei canoni legali di ermeneutica contrattuale (trattandosi nel caso di specie dell’interpretazione di un atto di autonomia privata) e i vizi di motivazione. Inoltre, poiché le censure in questione non possono risolversi nella mera contrapposizione di una interpretazione diversa da quella criticata, occorreva che, nel denunciare la violazione delle regole di ermeneutica ed il vizio di motivazione, fosse specificamente indicato il nodo attraverso il quale si fosse realizzata l’anzidetta violazione e le ragioni della obiettiva deficienza e contraddittorietà del ragionamento del giudice di merito (cfr. Cass. n.9950/2001; n. 11053/2000; n.4222/2000, n.8057/1999). In altri termine, di fronte all’interpretazione che il giudice di merito aveva dato dell’accordo transattivo consa- periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 34 / anno 4 - numero 22 TRIBUNA DEL LAVORO crato nel verbale di conciliazione, era di fondamentale importanza che l’apparato critico del ricorso fosse costruito con la specificità adeguata a consentire a questa Corte la verifica della (supposta) erroneità dell’esegesi assunta a base del convincimento espresso nella sentenza impugnata. E proprio perché si trattava di una (supposta) erronea interpretazione di un atto di autonomia privata, il ricorrente avrebbe dovuto: a) riprodurre integralmente nel ricorso, nel rispetto del principio di autosufficienza, l’accordo de quo (o, almeno, la parte in contestazione) - non potendo la Suprema Corte, per i limiti propri della funzione ad essa attribuita, procedere alla ricerca e all’esame del contenuto dei fascicoli di parte (cfr. Cass. n.4948/2003; n.4905/2003) -; b) precisare quali norme ermeneutiche fossero state in concreto inosservate: c) specificare in quale modo e con quali considerazioni il giudice di merito se ne fosse discostato. Nulla, di tutto questo, e riscontrabile nel ricorso: il ricorrente, in verità, sembra piuttosto voler contrapporre, all’esegesi del giudice di merito, la propria interpretazione; ma questa si risolve, peraltro, in affermazioni - «le somme percepite dal ricorrente (hanno) natura risarcitoria in quanto costituenti ristoro del cosiddetto “danno emergente”» -, che rimangono indimostrate e che, nell’idea del ricorrente, dovrebbero trovare forza nella (ritenuta) impossibilità, per il giudice di merito, di disattendere la qualificazione delle somme erogate operata dalle parti nel verbale di conciliazione. Senonché è proprio la qualificazione data dalle parti alle somme de quibus ad essere dal giudice di merito, non disattesa, ma giudicata insufficiente a dar conto della natura delle somme medesime ed in particolare a chiarire se esse siano imputabili, per restare nella prospettiva interpretativa che il ricorrente predilige, a «danno emergente» o a «lucro cessante» (o quale parte o percentuale delle stesse sia, all’una e all’altra categoria di danno, ascrivibile): in buona sostanza, il giudice di merito ritiene che la qualificazione, data nel verbale di conciliazione alle somme erogate al lavoratore, sia priva di decisività, perché genericamente riferita ad ogni pretesa di danno che il lavoratore aveva avanzato o avrebbe potuto avanzare. Su questo punto - che è senza dubbio «il» punto attorno al quale finisce per ruotare l’intera decisione impugnata - il ricorrente non muove censure specifiche e non spiega in cosa sia consistito l’errore compiuto dal giudice di merito - sotto il duplice profilo della logicità della motivazione e del rispetto delle regole sull’ermeneutica contrattuale - in questa sua valutazione dell’atto transattivo. D’altro canto, almeno a quanto è dato comprendere dalla narrativa dei fatti esposti dal ricorrente, l’azione di quest’ultimo atteneva ad una pretesa di risarcimento danni da «dequalificazione professionale», risarcimento che copre sia le perdite di retribuzione (superiore) eventualmente subite a causa delle diverse (e minori) mansioni attribuite al lavoratore, sia i mancati guadagni conseguenti alla cosiddetta perdita di chanches lavorative, sia il danno biologico per disturbi psicogeni legati allo «stress da dequalificazione» o il danno alla professionalità sotto l’aspetto di danno alla vita di relazione. In proposito questa Suprema Corte, ha evidenziato che il «demansionamento» del lavoratore da parte del datore di lavoro costituisce inadempimento contrattuale e determina, oltre all’obbligo di corrispondere le retribuzioni dovute, l’obbligo del risarcimento del danno da dequalificazione professionale.Tale danno (detto anche danno professionale) può assumere aspetti diversi in quanto può consistere sia nel danno patrimoniale derivante dall’impoverimento della capacità professionale acquisita dal lavoratore e dalla mancata acquisizione di una maggiore capacità, sia nel pregiudizio subito per perdita di chanche ossia di ulteriori possibilità di guadagno, sia in una lesione del diritto del lavoratore all’integrità fisica o, più in generale, alla salute ovvero all’immagine o alla vita di relazione. È compito del giudice del merito - le cui valutazioni, se sorrette da congrua motivazione, sono incensurabili in sede di legittimità - accertare se in concreto in suddetto danno sussista, individuarne la specie e determinarne l’ammontare eventualmente procedendo anche ad una liquidazione in via equitativa (Cass. n.14199/2001; sulla natura contrattuale della responsabilità del datore di lavoro cfr. Cass. n.931/1993). Ci si trova, quindi, di fronte ad un danno composito, le cui componenti non è detto che sussistono tutte in una stessa fattispecie e delle quali, per ciascuna, deve essere data una specifica prova circa il nesso di causalità: un danno nel quale possono essere compresenti, in proporzioni variabili caso per caso, una componente a titolo di «danno emergente» e una componente a titolo di «lucro cessante»: Sicché, mentre, da un lato, è da escludere che si possa affermare, come il ricorrente mostra di ritenere, che il danno in questione sia qualificabile, astrattamente, (solo) come «danno emergente», dall’altro, si fa ancora più evidente la necessità di una specificazione delle diverse componenti del danno, sulla quale il ricorrente avrebbe dovuto adeguatamente argomentare, evidenziando l’errore che, a suo avviso, avrebbe commesso il giudice di merito nel non trovare risolta quella specificazione nell’atto transattivo esaminato. Peraltro, si deve rilevare che l’indirizzo di recente assunto da questa Suprema Corte, circa l’interpretazione degli artt. 6 e 16, del Dpr. n.917/1986, limita la tassabilità delle indennità corrisposte al lavoratore a titolo di risarcimento danno, alla situazione vigente prima dell’entrata in vigore dell’art. 32, comma 1, lettera a), del Dl n.41/1995, convertito in legge n.85/1995 norma che ha previsto l’assoggettamento ad Irpef, a tassazione separata, di ogni «somma e (…) valore comunque percepii periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 35 TRIBUNA DEL LAVORO (...)anche se a titolo risarcitorio (...) a seguito di provvedimenti dell’autorità giudiziaria o di transazioni relativi alla risoluzione del rapporto di lavoro» (cfr. Cass. n.11687/2002; n.1467/2001; n.14241/2001; n.14008/1999: in tema di indennità supplementare corrisposta sulla base della contrattazione collettiva ai dirigenti d’azienda illegittimamente licenziati: Cass. n.12798/2002, in tema di somma corrisposta al dipendente per il pregiudizio, costituente danno emergente, all’immagine professionale in conseguenza dell’anticipata risoluzione del rapporto di lavoro; Cass. n.9893/1997, in tema di atto di transazione che preveda il versamento di somme al lavoratore «a titolo di saldo, stralcio, transazione e risarcimento danni (...) in aggiunta alle spettanze contrattuali di fine rapporto», a seguito dell’accettazione del licenziamento a suo tempo intimato). In questa prospettiva, poiché nel caso di specie ci si trova in una fattispecie di risoluzione anticipata del rapporto di lavoro su base consensuale, che costituisce la base di legittimazione per l’erogazione al lavoratore di determinate somme, alcune delle quali a titolo risarcitorio (genericamente definito, senza specificare l’entità delle somme attribuite ad ogni voce di danno), e poichè la risoluzione consensuale del rapporto e l’erogazione delle somme de quibus si sono entrambe realizzate (il verbale di conciliazione è del 14 ottobre 1996) nella vigenza dell’art. 32, comma 1, lettera a), del Dl n.41/1995, convertito in legge n.85/1995, si deve ritenere che in ogni caso le somme erogate erano tassabili. Pertanto il ricorso deve essere rigettato. Sussistono giusti motivi per compensare tra le parti le spese della presente fase di giudizio. P.Q.M. - La Corte Suprema di Cassazione rigetta il ricorso e compensa le spese. Indennità di maternità per le libere professioniste Daniela Carbone (avvocato) Cassazione Sezione lavoro 10 giugno 2005 n. 12260. La diversità ontologica tra lavoro dipendente e lavoro autonomo esclude che i diversi criteri previsti dall’art. 1 legge 379/90 per la liquidazione dell’indennità di maternità alle libere professioniste, rispetto a quanto previsto per le lavoratrici dipendenti, violi il precetto di uguaglianza di cui all’art 3 della Costituzione. L’indennità di maternità spettante alla libera professionista, previsto dal citato articolo della legge 379/90 ( oggi trafuso nell’art. 70.2 D.lgs 151/01), va computata soltanto sui redditi derivanti dall’esercizio di attività libero professionale, con esclusione di quelli derivanti dall’esercizio dell’ impresa commerciale. Ne consegue che per la farmacista titolare di farmacia la suddetta indennità non può essere computata sui redditi rivenienti dall’esercizio dell’impresa. Con la pronuncia di cui in epigrafe, la Cassazione ha avuto modo di tornare sui suoi passi in tema di indennità di maternità per le libere professioniste, estendendo il criterio di commisurazione introdotto dalla legge 289703, anche alle indennità liquidate prima dell’emanazione di quest’ultimo provvedimento. Il caso di specie riguarda una dottoressa, titolare di farmacia, che chiedeva ed otteneva dal giudice del merito la condanna dell’ente previdenziale di categoria alla corresponsione dell’indennità di maternità, computata non solo sui redditi professionali, ma anche su quelli derivanti dall’esercizio della farmacia. Il giudice di primo grado osservava, in particolare, che la pretesa dell’ente convenuto di corrispon- dere alla dottoressa B. l’indennità nella misura prevista dall’art. 1.3 della legge 379/90 era infondata. Con sentenza del 2002 la Corte di appello di Milano rigettava l’appello dell’Enpaf: contro tale sentenza, l’istituto ricorreva in Cassazione. La suprema Corte cassava la decisione sostenendo che i redditi d’impresa non possono essere posti a base del calcolo dell’indennità di maternità per le libere professioniste. L’Ente ricorrente, con una prima doglianza, deduceva che la Corte di appello, in violazione e falsa applicazione dell’art. 1.2 e 3 della legge 379790, nonché con insufficiente e contraddittoria motivazione, avrebbe condiviso l’orientamento della Suprema Corte, secondo cui il citato art. 1 non farebbe differenze tra libere professioniste titolari di azienda e non titolari , in quanto avrebbe previsto per la quantificazione dell’indennità un criterio unico. periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 36 / anno 4 - numero 22 TRIBUNA DEL LAVORO Con la seconda doglianza l’Ente deduceva che - poiché l’art.2238 del Codice Civile. assoggetta il professionista alla stessa disciplina dell’impresa considerandolo un vero e proprio imprenditore – l’unico criterio applicabile sarebbe quello che prevede un’indennità non inferiore a cinque mensilità di retribuzione, calcolata nella misura dell’80 per cento del salario minimo giornaliero: in tal modo il giudice di appello avrebbe dovuto scindere il reddito percepito dalla professionista - per lo svolgimento dell’attività propria da quello derivante da partecipazioni a imprese. In ultimo, ma non per importanza, l’ente previdenziale, eccepiva l’incostituzionalità del citato articolo 1, per contrasto con gli articoli 3 e 38 della Costituzione, per evidente disparità di trattamento ontologico tra lavoratore autonomo e lavoratore subordinato. In proposito la Corte di Cassazione riteneva non fondata la questione di legittimità, facendo rilevare che «il diverso sistema di autogestione dell’attività consente alle donne professioniste di scegliere liberamente modalità di lavoro professionali con il prevalente interesse del figlio»; del resto, ha continuato la Suprema Corte, sarebbe difficile, per le libere professioniste, esigere e verificare l’osservanza dell’obbligo di astensione dal lavoro nel periodo precedente e successivo al parto. Del resto – per quanto ribadito dalla Corte – l’obiettivo della detta indennità è quello di tutelare la salute della madre e del nascituro, e nel contempo di evitare che alla maternità si colleghi uno stato di bisogno, o una diminuzione del tenore di vita. Parimenti infondata è la questione di incostituzionalità dell’art. 38 Cost. per lo squilibrio tra erogazioni previdenziali e contributi - considerato che l’art. 5 legge 389/90 consente l’eventuale aumento con decreto ministeriale del contributo annuale in misura fissa. Per gli altri motivi di ricorso, la Corte ha avuto modo di rispondere sostenendo che – avuto riguardo alle mancate ulteriori specificazioni da parte del legislatore e alla realtà sociale costituita dalla gestione delle farmacie – il criterio di determinazione dell’indennità basato sul riferimento al reddito percepito e denunciato dal professionista, trova applicazione a prescindere dalla forma in cui sia concretamente esercitata l’attività professionale. La Suprema Corte ha dovuto però maggiormente soffermarsi su altro motivo di ricorso, articolato dall’Enpaf, che insisteva sull’interpretazione secondo cui ai fini della quantificazione del reddito previsto dal citato art. 1 della citata legge, dovrebbe essere tenuto presente soltanto il reddito percepito dalla professionista come tale; al proposito, ed a sostegno delle proprie ragioni, l’ente si rifaceva ai lavori preparatori della proposta di legge 2631 presentata dall’onorevole Mantini nel 2001 - di modifica dell’art. 70 Tu di cui al D. lgs 151/01 in materia di indennità per le libere professioniste e da cui si evince che il reddito da prendere in considerazione è solo quello professionale – e quindi successivo all’orientamento della Cassazione. Tale proposta è stata recentemente approvata con legge 289/03, la quale ha stabilito che l’art 70 del Tu 151/01 va modificato nell’espressione «del reddito percepito e denunciato ai fini fiscali» con la seguente «del solo reddito percepito e denunciato ai fini fiscali come reddito da lavoro autonomo». Secondo l’originaria formulazione dell’art. 1 della legge 379/90, l’indennità avrebbe dovuto essere commisurata all’80 per cento di cinque dodicesimi del reddito percepito e denunciato ai fini fiscali dalla professionista nel secondo anno precedente a quello della domanda. La giurisprudenza di legittimità si era orientata in modo univoco, ammettendo che ai fini della quantificazione dell’indennità rilevassero non solo i redditi derivanti dallo svolgimento di attività professionale in senso proprio, ma anche quelli provenienti dallo svolgimento dell’attività professionale in forma di impresa. Veniva in tal modo respinta, la diversa lettura proposta dagli enti previdenziali, secondo i quali l’unica tipologia reddituale da considerare avrebbe dovuto essere individuata nei soli redditi prodotti dall’effettivo esercizio dell’attività professionale, in mancanza del quale si sarebbe dovuto ricorrere al criterio suppletivo e minimale previsto al comma 3 dell’art.1, parametrato sui minimali di retribuzione ai fini contributivi. Accogliendo l’interpretazione contraria, invece, l’assimilazione di redditi ulteriori ed eterogenei ai fini della quantificazione delle prestazioni avrebbe potuto determinare vistose sperequazioni tra i trattamenti di maternità liquidati sulla base dei soli redditi di lavoro autonomo e quelli calcolati sui redditi delle attività svolte in forma di impresa. Su queste problematiche, per togliere ogni dubbio, la Cassazione aveva respinto le eccezioni di incostituzionalità dell’interpretazione più ampia della base reddituale di computo per contrasto con gli art. 3 e 38 della Costituzione, replicando come il legislatore avesse assegnato all’indennità lo scopo di favorire la conservazione del normale tenore di vita della lavoratrice autonoma, anche durante il periodo di maternità. La legge 289/03 ha modificato l’assetto, definendo un tetto massimo dell’indennità ( nuovo comma 3 bis art. 70); è stato individuato un criterio temporale più stabile per l’individuazione del reddito di riferimento, che è quello del secondo anno precedente al momento dell’evento e non più al momento di presentazione della domanda – considerato che può presentarsi entro l’arco di tempo di nove mesi. Infine la legge da ultimo citata prevede che l’indennità debba essere calcolata sul solo reddito professionale; il che costituisce chiarificazione del testo originario. periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia anno 4 - numero 22 / 37 TRIBUNA DEL LAVORO 0 Garante per la protezione dei dati personali - Newsletter 1 maggio 2005 n. 253 dei propri dati personali e deve poter esprimere un consenso libero e non condizionato. Lo segnala il Garante della privacy accogliendo il ricorso di un utente che si lamentava della scarsa chiarezza dei modelli on line che aveva compilato per registrarsi sul portale di una società di servizi sulla grande rete e del continuo invio di e-mail indesiderate. Si tratta di una società che fornisce anche servizi gratuiti come l’accesso in rete, la casella di posta elettronica e lo spazio web per un sito personale. La società dovrà riformulare la modulistica adeguandola al Codice della privacy e sospendere l’invio di posta indesiderata. In attesa della sottoscrizione della nuova modulistica la società non potrà trattare i dati del ricorrente per finalità commerciali, né utilizzarli per finalità promozionali o di marketing. Il Garante ha anche contestato il consenso omnibus dal quale la società faceva in realtà dipendere la fornitura di servizi, accertando che le informative presenti sul web non consentivano di esprimere scelte libere e consapevoli. L’Authority ha anche precisato che è illegittimo chiedere l’autorizzazione del cliente per un’eventuale trasmissione dei dati all’autorità giudiziaria, che è, invece, doverosa nei casi previsti dalla legge, a prescindere dalla volontà del cliente. Ingiustificato anche chiedere il consenso per la fatturazione commerciale se le utenze fornite sono gratuite. In pratica la società, con un’unica sottoscrizione, chiedeva anche l’autorizzazione a definire il profilo commerciale del cliente, utilizzandolo per finalità promozionali e di marketing. Dall’accesso ai dati alla videosorveglianza: la sintesi dei chiarimenti del Garante della privacy Ministero del lavoro - direzione generale attività ispettiva - interpello 24 maggio 2005 n. prot. 659 MASSIMARIO DEL DIRITTO DEL LAVORO Corte di cassazione 4 aprile 2005,n.6957 Obbligo di fedeltà – Principi generali di correttezza e buona fede – Portata – Comportamenti anche solo potenzialmente lesivi – Violazione dell’obbligo di fedeltà – Configurabilità. Dal collegamento dell’obbligo di fedeltà, di cui all’art.2105 c.c., con i principi generali di correttezza e buona fede ex artt.1175 e 1375 Codice Civile. deriva che il lavoratore deve astenersi non solo dai comportamenti espressamente vietati dal suddetto art.2105, ma anche da qualsiasi altra condotta che, per la natura e per le sue possibili conseguenze, risulti in contrasto con i doveri connessi all’inserimento del lavoratore nella struttura e nell’organizzazione dell’impresa o crei situazioni di conflitto con le finalità e gli interessi della medesima o sia comunque idonea a ledere irrimediabilmente il presupposto fiduciario del rapporto. (Fattispecie relativa a lavoratore che aveva omesso di comunicare al datore di lavoro che i lavori sottoposti al suo controllo, quale supervisore, erano svolti da società partecipate da propri familiari). OGGETTO: Internet - Informative chiare e consenso libero. Il cittadino, quando compila un’informativa su carta od on line, deve essere informato dell’uso che verrà fatto In base al principio di non discriminazione aspettativa sindacale anche a chi è in part time Rispondendo all’istanza di interpello posta dall’Unione industriali di Asti, il ministero del Lavoro fornisce, con la nota 24 maggio 2005 n. prot. 659, alcune precisazioni in ordine ai diritti del lavoratore part time. In particolare, il ministero chiarisce che l’esercizio dell’attività sindacale rientra nel “principio di non discriminazione”, garantito dall’articolo 4, commi 1 e 2, lettera a), del Dlgs 61/2000, che sancisce il diritto del lavoratore a tempo parziale a beneficiare dei medesimi diritti di un lavoratore a tempo pieno “comparabile”, fra cui i diritti sindacali (compresi quelli di cui al titolo III della legge 20 maggio 1970 n. 300 e successive modificazioni). Anche il lavoratore con rapporto di lavoro a tempo parziale può, perciò, usufruire dell’aspettativa sindacale di cui all’articolo 31 della richiamata legge 300/1970 che dispone il diritto dei lavoratori, chiamati a ricoprire cariche sindacali provinciali e nazionale, di essere collocati in aspettativa non retribuita per tutta la durata del loro mandato. L’aspettativa sospende il rapporto di lavoro e non singole giornate o periodi della giornata, pertanto la stessa può riguardare esclusivamente i periodi in cui l’attività lavorativa deve essere resa secondo le modalità stabilite dal contratto di lavoro part time. Ne deriva che il lavoratore (o il datore di lavoro) non possono variare unilateralmente le singole giornate di assenza, così come le tutele previdenziali disposte dai commi 3 e 4 Rispondendo all’istanza di interpello posta dall’Unione industriali di Asti, il ministero del Lavoro fornisce, con la nota 24 maggio 2005 n. prot. 659, alcune precisazioni in ordine ai diritti del lavoratore part time. In particolare, il ministero chiarisce che l’esercizio dell’attività sindacale rientra nel “principio di non discriminazione”, garantito dall’articolo 4, commi 1 e 2, lettera a), del Dlgs 61/2000, che sancisce il diritto del lavoratore a tempo parziale a beneficiare dei medesimi diritti di un lavoratore a tempo periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia 38 / anno 4 - numero 22 TRIBUNA DEL LAVORO pieno “comparabile”, fra cui i diritti sindacali (compresi quelli di cui al titolo III della legge 20 maggio 1970 n. 300 e successive modificazioni). Anche il lavoratore con rapporto di lavoro a tempo parziale può, perciò, usufruire dell’aspettativa sindacale di cui all’articolo 31 della richiamata legge 300/1970 che dispone il diritto dei lavoratori, chiamati a ricoprire cariche sindacali provinciali e nazionale, di essere collocati in aspettativa non retribuita per tutta la durata del loro mandato. L’aspettativa sospende il rapporto di lavoro e non singole giornate o periodi della giornata, pertanto la stessa può riguardare esclusivamente i periodi in cui l’attività lavorativa deve essere resa secondo le modalità stabilite dal contratto di lavoro part time. Ne deriva che il lavoratore (o il datore di lavoro) non possono variare unilateralmente le singole giornate di assenza, così come le tutele previdenziali disposte dai commi 3 e 4 dell’articolo 31 della legge 300/1970 opereranno esclusivamente per le ore o le giornate indicate, nel contratto, come lavorative. Il ministero del Lavoro precisa, inoltre, che è demandato alla contrattazione collettiva stabilire i limiti, le causali per la richiesta di lavoro supplementare, le condizioni e modalità per l’apposizione di clausole elastiche e flessibili, tuttavia, in mancanza di detta contrattazione, la possibilità di variare la collocazione temporale della prestazione o aumentarne la quantità può essere concordata fra le parti, esclusivamente per iscritto. Il lavoro supplementare può essere richiesto dal datore anche senza il consenso del lavoratore, solo in quanto previsto dalla contrattazione collettiva, in carenza della quale è necessario il previo consenso del lavoratore, non necessariamente in forma scritta. Il lavoratore non può pretendere la trasformazione del contratto di lavoro da tempo parziale a tempo pieno o viceversa, come non può imporla unilateralmente il datore di lavoro. Lavoratori “parasubordinati”, subito gli interventi regionali Alessandro Ortolani Q ualcuno li definisce «atipici» o «parasubordinati». Altri, con espressione più enfatica, «il popolo del diciotto per cento», dalla percentuale dei contributi versati alla gestione separata dell’Inps. Quel che è certo è che questi lavoratori rappresentano un tertium genus, un mondo a sé, che dista anni luce sia dalla grinta ambiziosa di tanti liberi professionisti sia dal mondo protetto e garantito dei lavoratori dipendenti. In questa condizione indefinita, nonostante gli interventi previsti dalla recente riforma del mercato del lavoro, vivono ormai oltre un milione di lavoratori in Italia, la cui crescita impetuosa sconvolge i tradizionali e consolidati schematismi del diritto del lavoro. Tra i cosiddetti “parasubordinati” c’è un po’ di tutto: dai nuovi lavori figli della rivoluzione di Internet ai lavori subordinati di sempre, come il commesso, la cassiera del grande magazzino o la donna delle pulizie cui il condominio ha chiesto di aprire la partita IVA per non pagarle i contributi. Ed è in questa schizofrenia il punto critico di un fenomeno in crescita. Da un lato ci sono quelli che si “godono” la libertà concessa dal superamento del lavoro tradizionale e dall’altro i finti nuovi, che non potendo avere un’assunzione vera accettano rapporti di dipendenza camuffati da consulenze, collaborazioni e quant’altro. Perché altrimenti, rischiano di doversene restare a casa. La Regione Lazio, in attesa che si faccia un po’ di chiarezza nell’ambito delle sue competenze in materia di politiche attive del lavoro, ha inteso promuovere, attraverso la legge regionale 27/2003, una serie di significativi interventi a favore dei lavoratori parasubordinati al fine di migliorare e consolidare la loro posizione sul mercato del lavoro. Attraverso tale misura infatti si prevede l’attivazione di concreti interventi di sostegno professionale consistenti in incentivi economici diretti a favorire l’acquisto o la locazione finanziaria di attrezzature, strumentazioni, materiali, pacchetti di programmi informatici. Sono inoltre previste agevolazioni per la realizzazione o la ristrutturazione di immobili destinati allo svolgimento dell’attività lavorativa, l’acquisto di servizi e di abbonamenti a riviste specializzate, l’accesso a banche dati e siti web, la formazione e l’aggiornamento professionale. Il menzionato provvedimento di legge prevede inoltre interventi di sostegno al reddito dei lavoratori parasubordinati quali: interventi mutualistici a tutela della salute, interventi finalizzati alla copertura delle spese relative ai versamenti volontari del fondo Inps, l’attivazione di procedure agevolate di accesso al credito, l’istituzione, presso i servizi per l’impiego regionali, di sportelli informativi dedicati al lavoro parasubordinato. In definitiva si può ritenere che dopo i molti tentativi, andati a vuoto, di razionalizzare il problema e di dare risposte concrete al mondo dei così detti “precari” ci sia, finalmente, sul piatto uno strumento legislativo che possa realmente contribuire a risolvere, almeno in parte, il problema. Per non far rimanere lettera morta tale iniziativa legislativa occorre tuttavia che il governo regionale avvii un tavolo tecnico con le organizzazioni sindacali e datoriali di categoria per definire, quanto prima, il programma operativo per l’anno 2005, finalizzato a dare concreta ed immediata attuazione agli interventi sopra menzionati. I “lavoratori” interessati ci possono sperare? 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