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Scarica il documento - Osservatorio Nazionale del Turismo
Sicurezza: l’unione
fa la forza
OSSERVATORIO
turismo in costante
crescita
Autorizzazione Tribunale di Roma n° 539 07/12/2001
-
Poste Italiane SPA- Spedizione in abbonamento postale70% - DCB Roma - N° 22
Periodico dell’Ente Bilaterale per il Turismo di Roma e Lazio
Per riqualificare
la periferia il turismo
non basta
EDITORIALE
E’ un rifiuto che viene
dal più profondo delle viscere
il rifiuto dell’orrore al quale il mondo è costretto ad assi-
È stere ed è, insieme, il rifiuto di atteggiamenti spesso ipocri-
Provincia di Roma
Assessorato al Turismo
Comune di Roma
Assessorato al Turismo
Ente Bilaterale Territoriale per il Turismo
COMITATO SCIENTIFICO
Attilio Celant - Giovanni Peroni
Giuseppe Aiello - Guido Improta
Franco Paloscia - Maurizio Fantaccione
Antonio Calicchia
Direttore responsabile: Pietro Licciardi
Direttore: Giancarlo Mulas
Coordinatore Editoriale: Orfeo Cecchini
COMITATO DI REDAZIONE:
Coordinatore: Bartolo Iozzia
Giuseppe Aiello - Guido Improta
Orfeo Cecchini - Caterina Saccaro
Marcello Marzi - Giuseppe Zazzara
Produzione: Impatto srl
Stampa: Di Marcotullio
finito di stampare: Agosto 2005
ti ai quali, da troppo tempo, siamo abituati ad assistere.
G7, G8,WTO, ONU, KYOTO,G4…..
Montagne di sigle e di documenti, con firme importanti che passeranno magari alla storia, ma che non hanno fermato la fame
nel mondo, né le guerre, né i genocidi ai quali si assiste impassibili salvo poi il cercare di mettere a posto la coscienza mondiale con processi spettacolari. Si firmano impegni per difendere il
Mondo e poi si continua come prima, impotenti davanti ad un
Mondo che si scioglie come un gelato al sole.
Ma contro gli assassini, ormai professionisti organizzati del terrore come dimostrano le azioni coordinate svolte a Londra,
non basta certo una nuova sigla, né il documento che certamente ne sancirà la nascita.
Occorre una capacità di azione preventiva da parte della magistratura e delle forze dell’ordine rapida, autonoma ed a tutto
campo, sostanzialmente vincolata al rispetto delle leggi che i
Paesi democratici riterranno di dover unanimemente adottare
per fermare la lucida follia di chi vuole, attraverso il terrore, scatenare “la guerra santa” con la scusa assurda di voler evitare la
contaminazione o, peggio, l’occidentalizzazione dell’Islam, creando ghetti e minoranze fondamentaliste, eccellente brodo di coltura per far crescere odio e terrore.
Il terrore assassino trasformato in “guerra”.
Nella nostra Costituzione è solennemente sancito il rifiuto
della guerra come mezzo per risolvere i conflitti. Ma qui non ci
sono conflitti da risolvere, non ci sono né guerre di civiltà né
guerre di religione. Si vuole sconvolgere una pacifica e ordinata
convivenza.
Ti portano la guerra in casa anche se tu continui a rifiutarla in
nome della tua storia, della tua civiltà e della tua Costituzione.
Ti costringono a rinunciare anche in casa tua a pezzi importanti della tua libertà individuale e collettiva, pure esse garantite
dalla storia, dalla civiltà e dalla Costituzione.
Vogliono impedirti di muoverti per paura, per farti rinchiudere
sempre più in te stesso e sentirti prigioniero di una frustrazione che, inevitabilmente, porta a reazioni violente e inconsulte,
magari da parte di una sparuta minoranza.
E sarebbero guai ancora maggiori perché una simile reazione
potrebbe fungere da detonatore per una situazione socialmente esplosiva, come quella di Londra e Madrid o come quella che,
continua a pag. 11
SOMMARIO
INTERVISTA
Sicurezza: l’unione fa la forza. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
Silvana Pedrini
Allarme terrorismo.
.............................................................................
4
Le assicurazioni del vicesindaco Garavaglia
OSSERVATORIO
A maggio e giugno il turismo
è in costante crescita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6
Giuseppe Aiello
I Fiano Romano
INTERVENTI
Estate calda, anzi caldissima. I prezzi meno . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
R.C.
Dopo le bombe prevale il buon senso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10
Letizia Crescenzi
Breve guida per comunicare con successo nel turismo . . . . . . . . . . 12
Angela Schito
L’eccessiva sudorazione, un problema per molti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
Valter Degli Effetti
Regioni primo atto: una conferenza sul turismo costiero . . . . . . . . 16
Franco Paloscia
Per riqualificare la periferia il turismo non basta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
Filippo Celata
Quando il menù è “tipico”? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20
Alessandro Circiello
Gioielli e moda per un turismo d’alto bordo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
Caterina Saccaro
Rinasce l’Enalc Hotel, per una formazione di qualità . . . . . . . . . . . . . . . 22
Orfeo Cecchini
NOTIZIARIO
Fiavet Lazio chiede un “Ufficio turistico di crisi”
.....................
L’Hotel Posta Vecchia, una favola moderna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Roma in cerca del suo mare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
23
24
26
Roberto Coramusi
Global tourism management. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
Japanitaly news . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
L’Enit informa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
TRIBUNA DEL LAVORO
Prescrizione dei contributi e
agevolazioni per le nuove assunzioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
Maurizio Fantaccione
Indennità di maternità per le libere professioniste . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
Lavoratori “parasubordinati”,
subito gli interventi regionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38
Alessandro Ortolani
F
iano Romano è un paese di poco più di
novemila abitanti sulla via Tiberina, 36 chilometri a nord di Roma. Grazie alla posizione
dominante sulla valle del Tevere, che fa per un
buon tratto da confine con le terre della bassa
Sabina, Fiano ebbe un proprio porto e un proprio traghetto, del quale usufruirono anche l’antipapa Onorino II quando mosse contro Roma,
Pasquale II prigioniero di Enrico V, Lotario II e
Pio II nel 1464.
L’antico nucleo urbano - cui si accede da Porta
Capena ( foto di copertina)- è dominato dal
castello, al centro del quale si trova l’imponente torre rotonda, alta 30 metri e orlata di merlature. All’interno numerose sale mantengono
l’aspetto originario.
Nella piazza antistante il maniero si trova la chiesa di S.Stefano Nuovo, fatta costruire dagli Orsini di Pitigliano intorno alla seconda metà del
Quattrocento. Nella parte di destra, c’è il sarcofago di Niccolò III, celebre e valoroso capitano della Repubblica di Venezia, morto a Lonigo
nel 1510. Nella cappella a destra dell’ altare due
angeli attribuiti al Pinturicchio, che lavorò a Roma
nella Cappella Sistina alla fine del Quattrocento.
A pochi chilometri da Fiano, sulla via Tiberina in
direzione della capitale di fronte a Lucus Feroniae si trova la villa dei Volusii Saturnini, edificata intorno al 50 a.C.
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
4 / anno 4 - numero 22
INTERVISTA
Sicurezza: l’unione fa la forza
Silvana Pedrini
D
opo i nuovi attentati terroristici a Londra e Sharm el
Sheikh è tornato a balenare
lo spettro di un’altra Caporetto del
turismo, dopo quella, durissima, dell’11
settembre 2001. Cosa si può fare per
evitare un nuovo crollo dei viaggi?
Senza dubbio molto dipenderà dal
senso di sicurezza che le istituzioni
(governo, ministero e le stesse amministrazioni locali) sapranno infondere con provvedimenti adeguati. Proprio di questo abbiamo palato con
l’assessore alla sicurezza del Comune di Roma, Liliana Ferraro.
Assessore, cosa fa il Campidoglio per proteggere i cittadini e i turisti dopo la nuova
fiammata terroristica?
«Il fenomeno terrorismo è un problema mondiale e nel suo piccolo ogni
paese europeo a rischio di attentati
deve fare qualcosa nell’ottica di una
Anna Pasqualini
protezione interna al territorio ma
sempre prestando molta attenzione
agli eventi internazionali. Guardare al
di fuori della propria realtà serve a
trovare soluzioni nel confronto. La
parola magica è proprio questa: confronto. E all’interno del nostro Paese
il confronto si realizza laddove esiste
una vera e propria intersecazione di
competenze. Ciò che è accaduto a
Londra ha ampiamente dimostrato
che non solo non si può abbassare il
livello di guardia neppure per un attimo ma che occorre agire con fermezza e calma, anche se è molto difficile come dimostrato dal grave errore commesso dalla polizia inglese ai
danni di una persona che non aveva
altra colpa che il permesso di soggiorno scaduto. Il panico generalizzato e le gravi responsabilità che sono
in mano alle forze dell’ordine vanno
affrontati con la massima prudenza.
Non è facile, l’ho già detto e lo ripeto. Per questo motivo credo che la
soluzione ottimale, che il Comune sta
cercando da tempo, sia quella di creare una forza compatta formata dall’azione di tutti gli organi preposti alla
tutela del cittadino».
Lei crede davvero alla possibi-
Allarme terrorismo.
Le assicurazioni
del vicesindaco Garavaglia
Le bombe a Londra e Sharm, oltre al susseguirsi di minacce di attentati ad altri Paesi europei tra cui il nostro, quali
ripercussioni pensa che possano avere sul turismo?
«Da tempo il turismo italiano deve confrontarsi con un problema in più rappresentato dal terrorismo. A parte questo,
il quadro per il turismo italiano non appare di per sé particolarmente positivo. Ricordo, tuttavia, che la scorsa estate
Roma ha rappresentato un’eccezione alla crisi che ha colpito il comparto turistico, ottenendo, unica fra le città d’arte,
sostanziali incrementi rispetto al 2003. Ora naturalmente si
è aggiunto un clima di pressante minaccia terroristica per l’Italia, inclusa Roma, ma se guardiamo ai dati del turismo nella
Capitale negli ultimi mesi e alle stime di agosto notiamo che
i dati rappresentano un costante miglioramento rispetto al
2004. Quindi Roma non solo fa fronte alla crisi, ma riesce
anche a migliorare ancora i risultati in campo turistico».
La sicurezza del turista è anche, anzi in primo luogo, la sicurezza del cittadino.
«Certamente. Se consideriamo la sicurezza dal punto di vista
dell’ordine pubblico, Roma, lo dicono le statistiche, è una
delle città più sicure del mondo. Naturalmente, il terrorismo
è un discorso diverso, poiché la minaccia che rappresenta
non è convenzionale. Per questo, bisogna agire molto sulla
prevenzione. D’accordo con il Prefetto della città, l’amministrazione comunale collabora attivamente a tutte le attività
che sono state decise per tutelare la sicurezza dei cittadini
e dei turisti».
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 5
INTERVISTA
lità di evitare i soliti, rigidi criteri di separazione delle competenze, che nel nostro Paese
pare abbiano sempre la meglio?
«Non solo ci credo, ma si sta già
agendo in questa direzione. Le forze
di polizia, la prefettura, il comitato
provinciale interagiscono in modo
ottimale per tutelare il cittadino. Basta
partire dall’assunto che siamo tutti
cittadini e purtroppo, ora, tutti a
rischio; basta guardare da dentro il
problema ed affrontarlo con mezzi
reali. La sinergia delle istituzioni è e
deve essere una realtà per la soluzione di ogni problema: di questo
sono sempre stata convinta. Da quattro anni sono assessore ma soprattutto mi sento un cittadino di questa
bellissima nostra metropoli, tutta da
difendere, valorizzare e mantenere
intatta nell’immaginario collettivo del
turista che non rinuncia a visitarla, ma
soprattutto da rendere più che vivibile per chi la abita. Dobbiamo fare
tutto, e tutti assieme, per Roma: la
città lo merita. Si concertino, dunque,
tutte le iniziative, si informino e si
coinvolgano i cittadini nelle azioni di
prevenzione: anche lo sguardo vigile
e attento della gente che vive la città
può aiutare le forze preposte alla
sicurezza. L’isolamento non produce
altro che debolezza».
Cosa si aspetta dai media?
«La comprensione dei nostri sforzi
nell’attuazione delle sinergie di cui s’è
parlato finora. E’ ovvio che il fenomeno terrorismo
è un fatto che sta
coinvolgendo il
mondo, è ovvio
che i media
«La sinergia delle
hanno il dovere
istituzioni è
di informare la
e deve essere una
gente su ciò che
realtà per la soluzione
accade. Ma ancor
di ogni problema»
più mi pare ovvio
che delle citate
sinergie i media
debbono essere
attivamente partecipi informando
i cittadini su tutto ciò che le istituzioni stanno facendo per loro. Il cittadino ha bisogno d’un messaggio di
impegno forte e di ricerca costante e
continua. Solo così può avere la certezza di non essere solo. Lo ripeto, i
media possono fare molto in questo
senso e possono farlo con estrema
facilità».
al prefetto Serra e ai responsabili delle
aziende di traspor to, un piano per il
potenziamento della sicurezza nella
metro. Esiste poi, ma già da prima delle
ultime minacce, un costante e continuo
collegamento con la Protezione civile
per fare fronte a ogni eventuale emerVicesindaco, ritiene che il continuo tam tam della stampa genza. Infine, il sindaco di Roma è in costante contatto con
e dei media - che peraltro riportano dichiarazioni dei poli- le autorità per garantire il contributo dell’amministrazione
tici non sempre rassicuranti - sia utile a stabilire un clima comunale alle forze dell’ordine impegnate nel garantire la
sicurezza alla città».
di serenità, o meglio la coscienza di essere protetti?
«È un momento difficile che va affrontato con grande responsabilità, ma anche con coraggio e fermezza. Non ho intravi- L’assessore alla sicurezza del Comune di Roma, Liliana Fersto nelle dichiarazioni dei politici questo intento non rassi- raro, sostiene che le istituzioni stanno realizzando sinercurante. Piuttosto, abbiamo registrato un falso allarme, quel- gie molto efficaci con tutte le forze che garantiscono una
lo sull’acqua, a causa del quale, per voci messe in giro da irre- concreta difesa dal terrorismo. Lei è d’accordo su questo?
Pensa anche che sarà possibile concretizzare «l’intersecasponsabili, si è creato qualche disagio».
zione di competenze» di cui parla la signora Ferraro ed
Quale ruolo hanno il Comune e la Provincia nel coordina- evitare il vizio nostrano di mettere ovunque rigide barmento delle forze di sicurezza che tutelano cittadini e turisti? riere di competenze?
«Per quanto riguarda il Comune, è stato elaborato, insieme «Sono d’accordissimo con l’Assessore Ferraro».
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
6 / anno 4 - numero 22
OSSERVATORIO
A maggio e giugno il turismo
è in costante crescita
Giuseppe Aiello
I
dati consuntivi sulla domanda turistica nel terzo bimestre dell’anno in corso confermano la tendenza al rafforzamento della crescita della domanda turistica in
tutto il territorio di Roma e provincia.
L’analisi dei dati sull’andamento della domanda turistica negli
alberghi della provincia di Roma nel periodo indicato evidenzia infatti una chiusura complessivamente positiva sia sul
fronte degli arrivi sia delle presenze, anche in presenza di
potenziali fattori di crisi (le stime al ribasso nella crescita del
PIL di diversi paesi, il rapporto euro/dollaro, andamento dei
mercati finanziari, ecc.) che nel medio e lungo termine rappresentano tendenzialmente un freno alla ripresa della
domanda turistica internazionale e interna. L’auspicio è che
gli attentati di Londra non incidano negativamente sulla
ritrovata propensione al viaggio. Nel periodo maggio-giugno
2005 negli alberghi della provincia di Roma sono stati registrati 1.562.316 arrivi e 3.822.852 presenze, con una
crescita rispettivamente di +8,07% e di +10,88%: si tratta,
come ben si può vedere, di una crescita decisamente superiore a quella rilevata nei mesi precedenti.
Anche in questo bimestre la crescita ha riguardato sia la
domanda italiana sia quella straniera, con una maggiore
accentuazione per quest’ultima (tabelle 1 e 2). La domanda italiana è cresciuta infatti in misura decisamente
apprezzabile in tutto il territorio provinciale facendo registrare negli alberghi dell’intera provincia 623.683 arrivi
(+5,24%) e 1.310.873 presenze (+7,80%). La domanda
estera si è attestata su 938.633 arrivi (+10,04%) e
2.511.979 presenze (+12,56%) (tabella 1 e 2).
L’analisi della domanda per categoria di esercizi alberghieri evidenzia, anche in questo bimestre, una crescita della
domanda in tutte le categorie di esercizi alberghieri, ad
indicare una domanda turistica fortemente diversificata in
aspettative e capacità di spesa.
Sul fronte della domanda estera prosegue la continua ed
apprezzabile crescita della domanda europea (+11,04%
di arrivi e +13,93% di presenze), ed in particolare della
domanda proveniente dalla Francia, dalla Germania, dal
Regno Unito, dalla Spagna e dalla Russia. Ancora più
apprezzabile l’incremento della domanda proveniente
dagli U.S.A. (+7,41% di arrivi e +10,41% di presenze):
questo segmento di mercato, che in passato è stato il più
colpito dalla crisi, sta mostrando segni di ripresa che
dovrebbero presto portarlo ai livelli di alcuni anni fa.
Decisamente consistente anche la crescita della domanda
proveniente dal Giappone (+13,11% di arrivi e +25,16%
Tabella 1 - Provincia di Roma (Totale) - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005
Paesi
5 stelle
Arrivi
Presenze
Totale
91.785
237.590
Italiani
24.222
42.707
Stranieri
67.563 194.883
4 stelle
Arrivi
Presenze
674.041 1.518.589
3 stelle
Arrivi
Presenze
2 stelle
Arrivi
Presenze
562.776 1.473.017
185.809
220.020 423.500
243.178 546.992
111.756 240.504
454.021 1.095.089
319.598 926.025
74.053
472.037
231.533
1 stella
Arrivi
Presenze
47.905
121.619
Totale
Arrivi
Presenze
1.562.316 3.822.852
24.507
57.170
623.683 1.310.873
23.398
64.449
938.633 2.511.979
Tabella 2 - Provincia di Roma (Totale) - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005 - Var. % su anno precedente
Paesi
5 stelle
4 stelle
3 stelle
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
Arrivi
Totale
7,51
11,53
9,48
11,09
6,72
Italiani
4,33
2,10
7,81
8,53
Stranieri
8,70
13,83
10,31
12,11
Presenze
2 stelle
1 stella
Totale
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
9,44
5,84
12,25
14,91
20,18
8,07
10,88
2,92
6,55
3,86
7,97
14,09
19,39
5,24
7,80
9,80
11,22
8,96
17,06
15,79
20,90
10,04
12,56
Tabella 3 - Roma - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005
Paesi
5 stelle
Arrivi
Presenze
Totale
90.689
235.700
Italiani
23.758
42.001
Stranieri
66.931 193.699
4 stelle
Arrivi
Presenze
573.473 1.337.948
3 stelle
Arrivi
Presenze
447.807 1.196.322
2 stelle
Arrivi
139.185
Presenze
372.215
1 stella
Arrivi
Presenze
37.009
95.973
Totale
Arrivi
Presenze
1.288.163 3.238.158
184.100 346.819
174.033 367.755
75.434
164.556
16.367
37.586
473.692 958.717
389.373 991.129
273.774 828.567
63.751
207.659
20.642
58.387
814.471 2.279.441
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 7
OSSERVATORIO
di presenze) e, in generale, da tutto il Sud Est asiatico
(+24,71% di arrivi e +26,55% di presenze).
Il terzo bimestre dell’anno in corso conferma quindi la crescita ed indica un suo ulteriore rafforzamento nei prossimi
mesi, nel corso dei quali le quote di mercato di queste aree
dovrebbero continuare a rafforzarsi. Perché ciò avvenga è
naturalmente necessario da un lato che gli operatori pubblici e privati sappiano continuare ad affrontare adeguatamente le sfide di mercato che abbiamo indicato nei mesi
scorsi (recuperare e potenziare le quote di mercato dei
principali segmenti e aprirsi ai nuovi segmenti ad elevato
potenziale di sviluppo) e che il quadro internazionale si
mantenga perlomeno stabile.Vedremo a questo proposito
cosa succederà nei prossimi mesi: gli attentati di Londra
sono un fatto isolato o fanno parte di un disegno terroristico più ampio destinato ad attuarsi?
Come appare dalle tabelle da 3 a 6, gli andamenti di Roma
e del suo hinterland sono entrambi positivi ma diversificati: l’hinterland è cresciuto a ritmi più sostenuti.
A Roma vi è stata una buona ripresa degli arrivi (+6,08%)
e delle presenze complessive (+9,27%). La domanda straniera a Roma ha registrato un’apprezzabile crescita nel
bimestre sia negli arrivi (+7,36%) sia nelle presenze
(+10,73%), così come anche la domanda italiana con
+3,94% negli arrivi e +5,96% nelle presenze. In entrambi i casi la crescita ha coinvolto tutte le categorie di hotel
(tabelle 3 e 4).
Prosegue con un buon ritmo la crescita della domanda italiana e straniera negli alberghi dell’hinterland (+18,48% di
arrivi e + 20,64% di presenze). La domanda italiana è cresciuta del +9,27% negli arrivi e del +12,86% nelle pre-
MUNICIPI DI ROMA
Roma - Distribuzione degli arrivi e delle presenze negli alberghi per Municipi - GIUGNO 2005
Valori assoluti
Municipi
Arrivi
Municipio 1
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Municipio
Totale
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
15
16
17
18
19
20
Composizione %
Variazione %
su stesso mese a.p.
Arrivi Presenze
Arrivi Presenze
Presenze Permanenza
media
300.329 744.270
36.193
89.909
14.022
34.940
7.524
18.572
6.651
16.362
779
1.931
1.858
4.447
14.694
36.138
3.595
8.914
6.090
14.725
5.693
14.705
33.336
83.799
13.782
34.259
10.426
25.852
27.025
66.797
32.831
81.602
51.244 127.592
20.314
49.921
12.834
31.009
599.220 1.485.744
2,48 50,12% 50,09%
2,48
6,04% 6,05%
2,49
2,34% 2,35%
2,47
1,26% 1,25%
2,46
1,11% 1,10%
2,48
0,13% 0,13%
2,39
0,31% 0,30%
2,46
2,45% 2,43%
2,48
0,60% 0,60%
2,42
1,02% 0,99%
2,58
0,95% 0,99%
2,51
5,56% 5,64%
2,49
2,30% 2,31%
2,48
1,74% 1,74%
2,47
4,51% 4,50%
2,49
5,48% 5,49%
2,49
8,55% 8,59%
2,46
3,39% 3,36%
2,42
2,14% 2,09%
2,48 100,00% 100,00%
7,15% 10,44%
4,58% 8,26%
14,12% 18,46%
6,24% 10,98%
7,45% 8,40%
-8,03% 16,82%
12,33% 14,70%
13,90% 17,44%
89,31% 100,13%
8,21% 11,33%
11,89% 14,95%
14,16% 17,34%
16,26% 19,70%
9,07% 12,58%
12,68% 16,25%
8,60% 10,82%
4,94% 8,17%
9,19% 13,43%
21,08% 26,77%
8,69% 12,08%
senze. La domanda proveniente dall’estero è cresciuta del
+31,92% negli arrivi e del +34,71% nelle presenze (tabelle 5 e 6). Anche in questo caso l’incremento è dovuto
all’accresciuta capacità di marketing degli operatori dell’hinterland rispetto al passato, ma anche (e soprattutto) alla
crescita del numero di operatori sul mercato e ai bassissimi numeri di partenza. La conferma in futuro di questi
tassi di crescita è fortemente auspicabile, soprattutto se si
tiene conto che essi non vanno a danno della capitale, ma
significano apporto di domanda aggiuntiva nel territorio.
Tabella 4 - Roma - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005 - Var. % su anno precedente
Paesi
5 stelle
4 stelle
Presenze
3 stelle
Arrivi
Presenze
Arrivi
Arrivi
Totale
7,52
11,57
6,89
9,45
4,22
Italiani
3,39
1,24
4,96
6,80
Stranieri
9,07
14,10
7,82
10,41
Presenze
2 stelle
1 stella
Totale
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
6,99
6,54
12,54
11,46
18,68
6,08
9,27
2,84
4,98
3,77
6,12
6,18
13,36
3,94
5,96
5,13
7,91
10,01
18,21
16,04
22,37
7,36
10,73
Tabella 5 - Hinterland di Roma - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005
Paesi
5 stelle
Arrivi
Presenze
1.890
4 stelle
Arrivi
Presenze
100.568 180.641
3 stelle
Arrivi
Presenze
114.969 276.695
2 stelle
Arrivi
46.624
Presenze
99.822
1 stella
Arrivi
Presenze
10.896
25.646
Totale
Arrivi
Presenze
Totale
1.096
274.153 584.694
Italiani
464
706
35.920
76.681
69.145
179.237
36.322
75.948
8.140
19.584
149.991 352.156
Stranieri
632
1184
64.648
103.960
45.824
97.458
10.302
23.874
2.756
6.062
124.162 232.538
Tabella 6 - Hinterland di Roma - Arrivi e presenze negli esercizi alberghieri: Maggio - Giugno 2005 - Var. % su anno precedente
Paesi
5 stelle
Arrivi
Presenze
4 stelle
Arrivi
Presenze
3 stelle
Arrivi
2 stelle
1 stella
Totale
Presenze
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
Totale
-6,32
-10,13
27,09
24,92
17,70
21,45
3,79
11,17
28,41
26,17
18,48
20,64
Italiani
-21,22
-35,64
25,27
17,10
3,14
9,92
4,06
12,23
34,19
32,94
9,27
12,86
8,78
17,69
28,12
31,39
49,54
50,45
2,87
7,92
13,93
8,37
31,92
34,71
Stranieri
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
8 / anno 4 - numero 22
INTERVENTI
Estate calda, anzi caldissima.
I prezzi meno
R.C.
Q
uanto costa l’estate sotto il solleone? La domanda,ai primi caldi
estivi,è diventata subito un vero
e proprio tormentone e anche sdraio,lettino, ombrellone, panino e bibita sono
diventati la cartina tornasole della situazione economica del Paese. Famiglie, giovani e anziani si sono riversati come ogni
anno sul litorale romano ma cercando di
farsi i conti in tasca, anche perché l’ormai
antica concezione della vacanza si è andata modificando ed è sempre più difficile villeggiare per lunghi periodi;non solo in riva
al mare.Il “mordi e fuggi” è così diventato
quasi una soluzione obbligata.
Ahinoi dire: «oggi
non è più come
una volta» per
quanto riguarda
Sul litorale romano
il turismo estivo
prezzi più contenuti
insomma non è
per ombrellone
più una frase
e lettino
fatta; sono i
numeri a parlare
chiaro. Del resto
una giornata al
mare, non parliamo di una intera
stagione, comincia ad essere una spesa
impegnativa da sostenere per un bel
po’ di famiglie. Ma quest’anno il litorale romano ha riservato una sorpresa. Gli aumenti sono risultati infatti più
contenuti, ad eccezione dei bagni
cosiddetti di lusso.
Secondo una recente ricerca promossa
dall’Adusbef (Associazione per la difesa degli utenti dei servizi bancari e
finanziari) la crescita maggiore l’hanno
registrata i prezzi per l’accesso alla
spiaggia, anche se compensati dal fatto
che gli italiani, romani in testa, preferiscono il lettino al posto della sdraio,
decisamente più cara. La media nazionale si attesta intorno al 6,3 %, mentre negli stabilimenti di livello superiore arriva addirittura al 22%. «Il cano-
ne di concessione è in media 1 euro
per metro quadrato di spiaggia», ha
spiegato il segretario dell’Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e dei
consumatori) Primo Mastrantoni, «e
in questi anni la cifra non è cresciuta;
quindi le maggiorazioni non sono giustificate. Inoltre, il volume di affari
medio di uno stabilimento è di 500
mila euro e il canone di concessione
è di circa 11 mila euro». Il segretario
punta piuttosto il dito contro i proprietari degli stabilimenti balneari:
«Responsabili sono anche i gestori dei
lidi balneari, che sono titolari di un
bene pubblico come la spiaggia. Gli
aumenti dovrebbero essere correlati
ad un innalzamento delle spese per la
gestione e per gli investimenti effettuati, ma chi lo ha verificato?».
I gestori laziali hanno comunque risposto per tempo, anticipando nello scorso maggio con un comunicato della SIB
Confcommercio, che questa estate i
prezzi dei servizi di spiaggia non sarebbero aumentati. «Ci attendiamo molto
dalla nuova Giunta regionale presieduta da Piero Marrazzo», ha affermato Fabrizio Fumagalli, presidente del
ramo regionale dell’associazione, «perché per il Lazio il litorale rappresenta
un’opportunità unica, in continua crescita ma ha la necessità di essere sempre più valorizzato.Troppo spesso gli
imprenditori sono stati lasciati soli ad
affrontare gravi problemi come l’erosione, l’aumento dei canoni demaniali
marittimi e la tutela ambientale».
«Non abbiamo mai smesso di investire nelle nostre aziende per migliorare
ed ampliare i servizi offerti », continua
Fumagalli, «sappiamo che è proprio nei
momenti di difficoltà che bisogna guardare al futuro con coraggio e contrastare l’avversa congiuntura con idee,
iniziative, servizi di qualità; senza ritoccare i prezzi ma anche senza compromettere gli equilibri economici delle
nostre aziende».
Anche se i propositi del SIB riguardo
il blocco degli aumenti sono stati recepiti solo in parte, considerate le cifre
che in qualche caso i bagnanti hanno
dovuto sborsare per concedersi una
giornata di relax , un dato però sembra assodato: la folle corsa ai rialzi che
ha coinvolto anche la nostra regione
in questo 2005 ha subito una brusca e
gradita frenata. In confronto agli
aumenti del 100% nel triennio 20012004, con un’impennata nel 2002,
quando l’euro è entrato a regime, i
prezzi rilevati questa estate non suscitano grande apprensione.
Per quanto riguarda la tipologia di servizi che le spiagge del litorale romano
mettono a disposizione – e che costituiscono una delle variabili di spesa per
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 9
INTERVENTI
i bagnanti - non c’è più grande differenza tra nord e sud (Fregene, Ostia
e Lavinio). Importante allora è scoprire quali sono i gusti e le preferenze
degli avventori.
«Di bagni ne ho girati tanti», dice ad
esempio Federica, 26 anni, che lavora
in una società di selezione del personale, «ma quello che preferisco è
l’“Onda Anomala” a Fregene, perché
è frequentato da giovani e si può rimanere fino a tardi con la musica e l’aperitivo. Quasi tutti i week-end scelgo
di andare lì anche perché non ho
riscontrato aumenti rispetto allo scorso anno; tranne, forse, per l’aperitivo».
All’“Onda Anomala” un lettino costa
6,50 euro, un ombrellone 5 euro e l’ingresso è free considerato che è un
chiosco e non un vero e proprio stabilimento. Ci sono tre punti doccia con
acqua fredda oltre ai servizi bar e
campo di beach volley. E’ prevista una
zona riservata con ombrellone, lettini
anatomici e materassini a 15 euro
l’uno, aperitivo compreso (altrimenti
birra a 5 euro e cocktail a 7 euro con
qualcosa da mangiare; sushi con 10
pezzi: 15 euro). Fabrizio, 45 anni, sposato con due figli piccoli, invece ha scelto Ostia, anche perché è sempre andato su quella spiaggia, dove si trova
bene: «Ho scelto il “Kursaal” perché è
facile da raggiungere, il parcheggio è
vicino e gratuito ed i bambini si trovano bene per i servizi che offrono.
Negli ultimi anni il mare è migliorato
ed è sicuramente più pulito». La sua
famiglia ha scelto l’abbonamento stagionale (3.250 euro compresa una
cabina, 10 ingressi, free entrance in piscina, ombrellone, due lettini e due
sdraio, più doccia calda), ma divide la
spesa con altri amici, anche per
ammortizzare un aumento del 5%
rispetto allo scorso anno.
Maurizio, 36 anni, ha optato per un’altra soluzione: «Ho scelto il “Trocadero”
a Lido dei Pini, vicino Lavinio, per stare
assieme alla mia famiglia. Il rapporto qualità-prezzo mi lascia soddisfatto. E’ uno
stabilimento tranquillo, frequentato da
famiglie. Rispetto alla scorsa stagione è
stata sospesa l’animazione sia per i grandi che per i bambini». In questo stabilimento i servizi, rispetto al “Kursaal”,
sono inferiori ma anche il costo dello
stagionale è decisamente più basso (640
euro più 80 euro al mese per usufruire
del parcheggio).
Come si vede il litorale è aperto a
tutte le tasche e, finalmente, anche a
tutti i gusti.
LA DOMANDA TURISTICA NEGLI ALBERGHI DELLA PROVINCIA DI ROMA - STIMA FERRAGOSTO 2005
Agosto, a Roma il turismo cresce
Nel periodo di Ferragosto 2005 la domanda turistica negli esercizi alberghieri della provincia di Roma cresce del 5,78%
sul fronte degli arrivi e del 6,92% su quello delle presenze (tab. 1). La crescita riguarda tutte le categorie alberghiere di
Roma e dell’hinterland, dove l’incremento risulta leggermente più contenuto.
A Roma, in particolare, la crescita di arrivi e presenze è rispettivamente del 5,45% e del 6,16% (tab. 2). Rilevante il ruolo
della domanda verso Roma, che cresce del +4,12% di arrivi e +5,44% di presenze, ed in particolare americani e giapponesi (tabella 2 bis). Nell’hinterland la crescita è del 7,27% negli arrivi e del 10,21% nelle presenze.
TAB. 1 PROVINCIA DI ROMA
Ferragosto 2005 - Arrivi e presenze per categoria
TAB. 2 ROMA
Ferragosto 2005 - Arrivi e presenze per categoria
dall’8/08/2005 al 21/08/2005 (Proiezione n. 1)
dall’8/08/2005 al 21/08/2005 (Proiezione n. 1)
TOTALE
VAR. %
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
Categoria
13.790
39.890
9,38%
10,53%
4 stelle
100.100 249.000
4,68%
3 stelle
92.000 253.000
2 stelle
42.800 107.700
1 stella
11.250
Categoria
5 stelle
Totale
TOTALE
VAR. %
Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
5 stelle
13.600
39.500
9,41%
10,57%
6,30%
4 stelle
85.000 220.000
4,12%
6,18%
4,52%
6,20%
3 stelle
76.000 201.000
4,37%
4,73%
8,61%
6,95%
2 stelle
30.000
72.600
9,11%
6,71%
32.300
11,80%
13,37%
1 stella
6.400
15.900
11,83%
11,20%
259.940 681.890
5,78%
6,92%
211.000 549.000
5,45%
6,16%
Totale
TAB. 2 BIS - ROMA
Arrivi e presenze straniere per area di provenienza
TAB. 3 HINTERLAND DI ROMA
Ferragosto 2004 - Arrivi e presenze per categoria
Ferragosto 2005 (dall’8/08/2005 al 21/082005) - Proiezione n. 1
dall’8/08/2005 al 21/08/2005 (Proiezione n. 1)
TOTALE
VAR. %
Categoria
Arrivi Presenze
Arrivi Presenze
5 stelle
190
390
7,05%
6,61%
4 stelle
15.100 29.000
7,93%
7,25%
3 stelle
16.000 52.000
5,25%
12,28%
2 stelle
12.800 35.100
7,44%
7,43%
1 stella
4.850 16.400
11,76%
15,55%
Totale
48.940 132.890
7,27%
10,21%
FERRAGOSTO 2005
VAR. %
Paesi (esluso Italia) Arrivi
Presenze
Arrivi
Presenze
Europa
71.000 205.000
4,29%
3,92%
USA
38.000 101.000
5,08%
8,37%
Giappone
15.000
37.000
3,25%
5,46%
Resto del mondo 33.500
86.100
3,10%
5,73%
157.500 429.100
4,12%
5,44%
Totale
FONTE: ROMA&PROVINCIA IN CIFRE
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
10 / anno 4 - numero 22
INTERVENTI
Dopo le bombe
prevale il buon senso
Letizia Crescenzi
fanatici che per conto di Al Qaeda e
in nome dell’Islam hanno scatenato
una guerra criminale all’Occidente e
allo stesso mondo musulmano non
sembrano disposti a fermarsi davanti a
niente. Dopo anni di attentati compiuti con modalità analoghe – a Bali: 202
morti nel 2002, Casablanca: 40 morti
nel 2003, Djerba: 21 morti nel 2002,
Istanbul:63 morti nel 2003 – il 23 luglio
è toccato a Sharm el Sheikh, meta di
numerosissimi turisti italiani. Pochi giorni prima erano esplose quattro bombe
a Londra, a poco più di un anno di
distanza da un tremendo attentato in
Spagna, che aveva per obiettivo treni
carichi di pendolari. Ormai pare ci si
debba rassegnare di fronte al fatto che
con il terrorismo dovremo convivere
a lungo. Resta da vedere quali conseguenze tutto ciò avrà su un settore così
delicato come il turismo, in particolare
per quello di casa nostra.
Roma in luglio è piena di stranieri che
camminano spediti sotto il sole caldo
dell’estate e anche a loro è giunta la
notizia delle stragi appena compiute e
delle minacce rivolte via internet al
nostro Paese. Il Forum di Termini è sempre affollatissimo di gente che va e che
viene, persone di ogni età che fanno
acquisti o che salgono sui treni ma in
questo periodo si notano soprattutto
gli stranieri, in arrivo o in partenza, curvi
sotto enormi zaini o intenti a spingere
carrelli ricolmi di borsoni e valige.Wang,
un giapponese di ventitré anni, consulta attentamente una cartina della città
con apparente tranquillità. «Vengo da
Yokohama», dice parlando un buon
inglese, «e ho intenzione di fermarmi
per un po’ in Italia; dopo andrò in Germania». Alla domanda se ha paura di
viaggiare in questi giorni si fa pensoso
e dopo essersi concentrato un attimo
per trovare le parole giuste risponde:
«Non ho paura del terrorismo. Non ho
rinunciato alle mie vacanze per l’esplo-
I
sione avvenuta a Londra e neppure lo
farei mai!», poi torna a studiare sulla sua
piantina il percorso migliore per visitare la nostra capitale.
Verso Fontana di Trevi, altra tappa obbligata per i turisti, una bella ragazza dai
capelli lunghi e castani è intenta a fotografare; si chiama Junjyeon e quando inizia la conversazione in inglese, sorridendo, dice di essere in Italia da ormai
tredici anni. Neppure Junjyeon è preoccupata per le bombe e analoga tranquillità manifesta la sua amica, ventidue
anni, nativa di una cittadina vicino Canton, la quale si fermerà in Italia per un
mese circa, cercando di visitare più posti
possibile.
Jeff lavora presso una ditta telefonica di
Bryton, in Inghilterra, e sta fotografando la celebre scalinata a Piazza di Spagna. Alla domanda se la paura per gli
attentati ha in qualche modo inciso sui
suoi progetti risponde: «No, perché può
succedere qualsiasi cosa, anche solo
camminando per strada».
Che progetti hai per le tue vacanze italiane? «Non lo so
ancora, non ho
deciso bene. Per
ora mi fermo a
Roma, poi deciderò. Di sicuro non
mi lascerò condizionare da quello
che è successo».
La tappa successiva del mini sondaggio tra i numerosi visitatori della
capitale è la
metropolitana.
Nella stazione di
San Giovanni c’è
anche Biljana, una
giovane impiegata
di banca, che è
intenta a scherzare con un amico
mentre aspetta
assieme ad una ventina di altre persone il convoglio arancione della metro.
Come tutti i romani che ancora non
sono partiti per le ferie sta facendo il
conto alla rovescia, sognando tranquillità e relax.
Dove pensi di andare in vacanza?
«Credo che tornerò a Sidney, perché è
lì che sono nata».
Non hai un po’ di paura a salire in
aereo? «Cerco di non pensarci, del
resto che posso fare? Andarci a nuoto
è un po’ lunga…». In questo caso in
effetti è abbastanza difficile, bombe o
non bombe, cambiare i propri piani. Ma
ostentano tranquillità anche Zeni, una
domestica giapponese e il suo partner,
Aghes, entrambi di passaggio a Roma
prima di arrivare a Ginevra, dove hanno
dei parenti e dove si fermeranno per
un paio di mesi.Tutti e due hanno letto
sui giornali dei morti, dei feriti e delle
minacce che sono state rivolte all’Europa, Italia compresa, ma non si sono
fatti intimidire e hanno voluto completare i loro piani, come del resto hanno
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 11
INTERVENTI
fatto anche alcuni amici comuni, che
sono partiti ugualmente per le vacanze già pianificate in anticipo.
Se il Giappone tutto sommato è lontano e non direttamente interessato dalla
minaccia terroristica altrettanto non si
può dire per gli europei. In particolare
per Jeremy e Shalyce, due giovani inglesi che passeggiano mano nella mano per
i viali di Villa Borghese.
Paura? «Beh, un po’ si, e come non averne?» Del resto, quando il discorso inevitabilmente si sofferma sugli attentati del
7 luglio, gli si legge negli occhi.Tuttavia
non cambieranno i loro piani. La prima
tappa del loro tour estivo è Roma, poi
Amsterdam e infine proprio Londra,
come da tabella di marcia; preparata con
cura durante questo l’inverno.
Girando per la città è evidente la vocazione cosmopolita della Urbe, da cui si
parte e in cui si arriva non soltanto per
diporto.
Questo è sicuramente il caso di Irene,
cinquantuno anni, una imponente signora della Costa d’Avorio intenta a fare
acquisti in un negozio del centro. La sua
amica, e interprete, dice che fra qualche giorno partirà per il paese d’origine. Non sarà evidentemente per turismo ma comunque è un segno evidente che col pericolo attentati in qualche modo si è già cominciato a convivere e forse non si ripeterà la quasi
paralisi dei viaggi che si è verificata
dopo l’11 settembre del 2001. Ma
ancor più significativo probabilmente
è il progetto della signora Giulia, una
insegnante italiana, che mentre si rinfresca con una granita al limone seduta ad un tavolo di Piazza Navona spiega che tra qualche settimana accompagnerà un gruppo di quindici ragazzi
proprio a Londra, per seguire un corso
di lingua inglese. Lei personalmente non
rimanderà il corso e non ha mai pensato di farlo. In ogni caso, al di là della
personale determinazione dell’insegnante, ci saranno altrettanti genitori
che manderanno i loro figli con lei in
viaggio, nonostante tutto.
Per fortuna a quanto pare la vita continua e la maggior parte delle persone
sembra intenzionata a non farsi condizionare dalla paura. Neppure Stefano,
EDITORIALE
segue da pag. 2
appunto, potrebbe maturare a Roma, cosciente di essere anch’essa
nel mirino del terrorismo assassino.
Contro il delirio assassino dell’uomo (o donna) della porta accanto
c’è solo da confidare in una efficace e puntigliosa azione di prevenzione e controllo, magari ricucendo alla svelta strappi e slabbrature
che si sono prodotte nel tessuto politico, sociale ed economico del
nostro Paese, e non solo, in nome di una solidarietà via via scaduta
in solidarismo di maniera e, con alterne fortune, utilizzate strumentalmente nel contesto di laceranti battaglie politiche.
I fatti dimostrano che agli esiti di queste battaglie i terroristi assassini non sono affatto interessati.Ad essi non interessa che i loro “fratelli islamici” siano accolti, rispettati ed assistiti come chiunque altro
in Occidente, a partire proprio dal nostro Paese che ha alzato, sì, il
livello di guardia ma senza fare due pesi e due misure, chiedendo a
tutti, indistintamente, di rinunciare ad un po’ di libertà a favore della
sicurezza. Lo Stato ha fatto, sta facendo ed ancora faccia di più, ma
noi, noi tutti, facciamo la nostra parte non cedendo a paure o ricatti o discriminando con sospetto il nostro vicino di casa, affermiamo
la nostra consapevolezza e la nostra serenità anche, ma direi soprattutto, nei momenti difficili.
E questo lo è.
A queste armi ed a tutte quelle che similmente verranno adottate
per battere il terrorismo omicida, non potrà mai mancare, come
massimo sostegno, una difesa strenua dei valori della nostra libertà
e della nostra civiltà.
Orfeo Cecchini
impiegato di trent’anni, cambierà i propri progetti di viaggio. «Dopo le bombe
a Londra e a Sharm non sono proprio
del tutto tranquillo, e come potrebbe
essere altrimenti? Comunque al mio
viaggio in Grecia non rinuncio».
E al lavoro, come ci vai? «Con i mezzi
pubblici, che prendo con la stessa frequenza di sempre».
Il nostro mini sondaggio è quasi terminato. Le persone, non soltanto turisti, che hanno accettato di farsi intervistare in una Roma immersa nella
canicola estiva sono ovviamente quasi
tutte scosse dalla ferocia di un odio
cieco che colpisce nel mucchio, senza
apparente ragione.Tuttavia il mondo
non si è fermato, e non potrebbe
essere altrimenti. Nonostante l’ansia
sembra predominare alla fine un certo
fatalismo e se c’è da prendere un
aereo, un treno o la metropolitana, lo
si prende; magari cercando di pensare ad altro. L’impressione è che se un
assestamento nei flussi turistici ci sarà
questo riguarderà più che altro le
mete situate in paesi ritenuti potenzialmente ostili, come quelli mediorientali. Per quanto riguarda le capitali europee, compresa la nostra, e le
altre città dove potrebbe soffermarsi
l’odio omicida dei sedicenti fedeli di
Allah, molto dipenderà dal senso di
sicurezza che sapranno infondere le
autorità, adottando le opportune
misure.
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
12 / anno 4 - numero 22
INTERVENTI
Breve guida per comunicare
con successo nel turismo
Angela Schito
O
gni impresa, di piccole o di
grandi dimensioni, fonda la
propria sopravvivenza all’interno del mercato di riferimento sull’attività di comunicazione e pubblicizzazione dei propri prodotti o servizi. Più precisamente, la comunicazione commerciale è quel processo attraverso il quale avviene un passaggio di
informazioni dal produttore di un servizio ad un potenziale cliente.
Lo scopo principale di questa attività
è quello di convincere della bontà della
propria proposta o, meglio ancora,
della superiorità di questa rispetto
all’offerta della concorrenza.
Dunque, in questo caso, comunicare
non implica soltanto “passare informazioni” o “produrre conoscenza” in
qualcuno, ma soprattutto provocare
delle reazioni nella persona cui ci si
rivolge: questa reazione, chiaramente,
ha come finalità principale l’acquisto
di un bene o servizio.
Quando ci riferiamo alla comunicazione commerciale, la prima cosa a cui
pensiamo è la pubblicità, la quale, con
vari codici e “vesti”, appare sui mezzi
di comunicazione di massa coi quali,
quotidianamente e instancabilmente,
entriamo più volte in contatto. E’ ciò
che comunemente viene definito l’anima del commercio.
Ma perché la comunicazione pubblicitaria è così efficace e continua ad avere
grande presa sul pubblico?
Innanzitutto perché è attenta ai desideri (reali o presunti) dei clienti,
riuscendone a trovare un’interpretazione efficace
In secondo luogo perché utilizza un
tipo di linguaggio immediato ed universale, avvalendosi soprattutto di
immagini e di simboli forti che attraggono il pubblico, destando attenzione
e interesse.
Infine perché contiene in sé una proposta unica e sempre diversa dalle
altre. Capire i meccanismi che si
nascondono dietro la pubblicità oggi è
sempre più importante, non solo per
coloro che lavorano nel settore ma
anche per chi si rivolge loro come
committente.
Ogni anno, nel turismo come in tutti
gli altri settori della nostra economia,
grandi somme di denaro sono destinate allo sviluppo della comunicazione, della quale la pubblicità costituisce
solo una parte.
L’agenzia pubblicitaria:
un nuovo interlocutore
Nello specifico, il ponte tra l’impresa
turistica e i mezzi di comunicazione di
massa è rappresentato dall’agenzia
pubblicitaria. Storicamente il suo compito era quello di negoziare con i
media per l’acquisto di spazi pubblicitari, svolgendo un ruolo prettamente
commerciale. Oggi, invece, l’agenzia
riunisce in se una funzione commerciale ed una creativa, caratterizzandosi sempre più come una realtà complessa, fatta di manager, copywriter, art
director, account, e reparti media.
Di qui l’importanza, per ogni azienda,
di conoscere il proprio interlocutore,
per capire perché rivolgersi ad esso e
soprattutto cosa chiedergli.
Tre sono le principali funzioni che
un’impresa deve chiedere ad un’agenzia: ascoltare e comprendere bene la
propria mission e le proprie esigenze
per interpretarle in chiave strategica;
tradurre la propria offerta in una
comunicazione creativa e nuova; conoscere bene l’universo dei media e di
acquistare gli spazi pubblicitari giusti.
Affinché le istanze dell’impresa possano trovare una traduzione nel lavoro
di agenzia, nella prassi si stabiliscono
degli incontri preparatori tra azienda
committente e agenzia: in essi l’azienda deve riuscire a trasferire tutte le
conoscenze necessarie. Questa fase
interlocutoria è molto importante e
si fonda sulla presentazione, da parte
dell’azienda richiedente, di un documento chiamato briefing.
Il briefing, come suggerisce la stessa
parola, deve essere breve ma incisivo.
In esso, innanzitutto, bisogna descrivere con precisione il servizio che si
vuole promuovere, sia nel suo aspetto essenziale che in quello più allargato (ad esempio, un’azienda agrituristica, oltre ad offrire il servizio standard
di ristorazione, può associarvi degli
elementi secondari che la caratterizzano rispetto alla concorrenza e la
completano; come una convenzione
con un centro benessere). Ogni dettaglio sull’offerta va ben definito poiché può rappresentare la chiave di un
vantaggio competitivo. Ma ciò non
basta; è necessario anche trasferire
informazioni sull’arena competitiva: chi
sono i concorrenti? Con chi vogliamo
competere? Cosa vogliamo sottrargli?
Il consumatore poi rappresenta il
terzo punto da specificare: chi meglio
dell’azienda conosce il proprio consumatore? Questa affermazione in
realtà non è tanto ovvia e molto spesso le aziende, pur avendo conoscenze sul proprio pubblico di riferimento, non riescono a metterle a frutto.
Non basta avere informazioni socioanagrafiche; è utile sondare nei bisogni e nelle aspettative dei clienti. Esistono molti modi per raccogliere
queste informazioni: attraverso numeri verdi o linee telefoniche dedicate,
attraverso l’utilizzo di questionari o
altri sistemi personali di rilevazione
della customer satisfaction (via telefono o via mail). Una volta raccolte,
queste informazioni vanno lette e
interpretate, in modo da costituire
poi l’input per migliorare il proprio
servizio.
La strategia di comunicazione
Questo in sostanza ciò che un’impresa deve poter raccontare all’agenzia
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 13
INTERVENTI
che, da parte sua, tradurrà le informazioni ricevute in quella che, nel
gergo, viene chiamata “strategia di
comunicazione”, ovvero quel processo attraverso il quale le istanze dell’impresa vengono tradotte in chiave
pubblicitaria.
Questo processo, nella realtà, si traduce in un documento, redatto dall’agenzia, all’interno del quale l’impresa
deve poter rintracciare immediatamente tre punti fondamentali:
- che cosa dire nella comunicazione,
- come dirlo,
- a chi dirlo.
Ma consideriamo nello specifico come
si compone.
Innanzitutto il primo elemento da analizzare è la definizione degli obiettivi
di marketing. In realtà questo compito dovrebbe essere esclusivamente
aziendale, essa cioè dovrebbe specificare gli obiettivi precisi che si intende
raggiungere attraverso la campagna
pubblicitaria, esplicitandoli quantitativamente (ad esempio aumentare del
50% la conoscenza del nostro servizio
o aumentare la quota di mercato del
15%). Molto spesso però questo non
avviene, poiché proprio l’azienda non
ha le idee chiare sugli obiettivi da raggiungere. Qui entra in gioco il ruolo
dell’account executive, quella figura che
in agenzia rappresenta l’anello di congiunzione con il cliente, e con quest’ultimo cercherà di metterli a fuoco
attraverso incontri e riunioni di approfondimento.
Successivamente si passa alla definizione degli obiettivi della comunicazione. Anche qui è necessaria la massima precisione. Non bisogna dimenticare che la comunicazione commerciale deve servire a convincere e solo
convincendo il pubblico sarà possibile
influire sui suoi atteggiamenti e sulle
sue decisioni di acquisto. La chiave di
successo sta dunque nel poter rispondere a questa domanda: cosa vogliamo
che pensi il consumatore dopo essere stato esposto alla comunicazione
del nostro prodotto/servizio?
Successivamente si passa alla definizione del prodotto/servizio: questo
momento è fondamentale perché, sulla
base delle informazioni fornite dall’azienda, il lavoro di agenzia dovrà essere quello di “immaginarlo” nuovamente. Ciò significa che esso non dovrà
essere riportato come realmente è,
ma principalmente come si vuole che
venga percepito. Qui possono entrare in gioco argomentazioni sia di carattere razionale (risparmio, sconti stagionali), sia di carattere emotivo (relax,
contatto con la natura), ma la cosa
importante è che in ogni momento si
tenga conto della concorrenza. Il confronto con essa permette di delineare i punti di forza e di debolezza del
servizio, permettendo così di trovare
il posizionamento giusto.
Ogni comunicazione però ha senso in
funzione del target a cui la riferiamo.
Come sosteneva un maestro della
pubblicità David Ogilvy tanti anni fa, a
valle di ogni ragionamento raffinato è
necessario sempre immaginare fisicamente il destinatario del messaggio,
proprio come avviene ogni giorno nella
nostra comunicazione interpersonale.
Dunque una buona strategia deve contenere la definizione del target group,
poiché è impensabile investire in una
comunicazione che si rivolga ad una
massa indistinta di individui. Il posizionamento, infatti, è un concetto che si
costruisce su misura per il cliente; in
altri termini, come voglio che il potenziale cliente percepisca il mio servizio?
Che posto voglio che occupi la mia
azienda nella testa del consumatore?
Pensiamo alla testa del consumatore
come ad uno spazio bidimensionale in
cui si collocano diversi punti: ognuno
di essi rappresenta un’azienda, un mio
concorrente che occupa quel posto in
funzione delle sue caratteristiche (qualità nel servizio, gentilezza del personale…). Riuscire ad occupare un posto
preciso nella sua testa è lo scopo principale della comunicazione che, ovviamente, deve essere suffragata da un’azione altrettanto consapevole degli
operatori turistici.
Dopo aver stabilito cosa e a chi, si passa
al cuore del messaggio pubblicitario,
ovvero quella che viene definita “la promessa”. Ogni messaggio deve contenere una promessa al consumatore, la
quale può essere costruita sia su basi
razionali che su basi emotive. Queste
ultime molto spesso giocano un ruolo
da protagonista: pensiamo ad esempio
alla campagna pubblicitaria di Costa
Crociere che, giocando molto sull’affettività dei suoi clienti, aveva come promessa principale il fatto che essi non si
sarebbero mai più voluti separare dall’esperienza della crociera.
La promessa, anche la più originale ed
innovativa, va sempre supportata da
argomentazioni precise. Qui bisogna
poter rispondere a questa domanda:
è credibile quello che sto promettendo? Per quali ragioni il consumatore
dovrebbe credere alle mie promesse?
La promessa di un tour operator è
sempre ed inevitabilmente quella di far
vivere delle vacanze da sogno, indimenticabili. E fin qui niente di originale e distintivo. E’ necessario quindi spiegare il perché della promessa con delle
evidenze: la spiaggia a pochi metri, il
cibo di qualità, il servizio personalizzato, il contatto con la natura, ecc. Le
evidenze devono essere precise e
distintive, pena l’inconsistenza della
comunicazione.
In ultima analisi la strategia deve concludersi con l’idea creativa. Essa riassume un concetto, un pensiero semplice ma diretto che costituirà la base
per il futuro lavoro dei creativi. Questo concetto, elaborato dall’agenzia,
deve essere analizzato e successivamente condiviso dall’azienda cliente
poiché su di esso poi si svilupperanno
sia gli elementi verbali (headline, bodycopy, payoff) sia gli elementi visivi della
campagna pubblicitaria.
La comunicazione efficace infine si
fonda sull’utilizzo di codici diversi
(verbali e non) che si integrano e che
rafforzano il concetto di partenza,
così come una buona campagna pubblicitaria deve potersi basare sull’utilizzo integrato di mezzi di comunicazione (televisione, carta stampata,
internet) e deve essere veicolata
attraverso i canali giusti (attraverso
azioni personalizzate come il direct
mailing oppure la partecipazione ad
eventi di carattere pubblico quali le
fiere turistiche).
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 15
INTERVENTI
L’eccessiva sudorazione,
un problema per molti
Valter Degli Effetti
(chirurgo plastico-ricostruttivo,
docente presso l’Università di Ancona)
E
d eccoci qua, di nuovo in estate; tempo di vacanze, di sole e
cielo azzurro, con tanta voglia
di riempire le proprie giornate con piacevoli momenti di incontro e di svago.
Per farlo alleggeriamo volentieri gli indumenti ma, ahimè, in tutto questo c’è il
rovescio della medaglia. Per alcuni di
noi, e non sono così pochi, il sole e il
caldo da stimolo di vitalità ed allegria si
trasformano in ansia, insicurezza, paura,
imbarazzo. È quello che accade a coloro che soffrono di eccessiva sudorazione; ovvero iperidrosi.
L’iperidrosi, quella fastidiosa,
eccessiva sudorazione
La sudorazione è un fenomeno naturale, necessario per la regolazione della
temperatura corporea e non solo di
questa. La secrezione del sudore è
mediata dal sistema nervoso vegetativo, il cosiddetto sistema nervoso simpatico, che ne regola la produzione in
base alle necessità.Tuttavia in alcune persone questo sistema lavora ad un livello più elevato di quello necessario per
adempiere alle sue funzioni. Questo disturbo viene definito appunto iperidrosi.
Si parla di iperidrosi secondaria, quando
il disturbo è conseguenza di uno stato
quale: ipertiroidismo o altre disfunzioni
del sistema endocrino.
Si parla di iperidrosi essenziale o idiopatica quando non esistono cause specifiche. Questo disturbo è molto più frequente dell’ iperidrosi secondaria; generalmente inizia nell’ infanzia o nell’ adolescenza e si protrae per tutta la vita.
Ansia e nervosismo possono aggravare
o scatenare un attacco di sudorazione,
ma soltanto raramente è presente una
patologia vera e propria. Questo genere di persone spesso vengono definite
emotive, ed in genere il fenomeno della
sudorazione eccessiva, dell’imbarazzo e
dell’ansia si alimentano a vicenda come
in un circolo vizioso. L’iperidrosi tende
ad aggravare l’ instabilità emotiva. Più si
suda più ci si imbarazza, più ci si imbarazza più si suda.
L’iperidrosi può interessare qualsiasi
parte del corpo, tuttavia vi sono zone
più frequentemente interessate.
La sudorazione eccessiva alle mani è
generalmente la condizione più fastidiosa tra tutte le forme di iperidrosi.
Molte persone con questo disturbo
sono addirittura condizionate in alcune scelte quotidiane. Il grado di sudorazione può variare da un moderato
aumento, fino alla formazione di vere e
proprie gocce. Poiché l’iperattività dei
nervi che regolano la secrezione può
creare anche disturbi a carico della
microcircolazione, facendo contrarre i
vasi, spesso le mani risultano fredde
mentre sudano.
L’ iperidrosi ascellare può creare
imbarazzo per la formazione di chiazze bagnate sugli indumenti, qualche volta
circondati da aloni bianchi per il contenuto salino.Anche l’iperidrosi plantare comporta disturbi e disagi facilmente immaginabili e di non trascurabile entità.
L’ iperidrosi essenziale localizzata al
tronco, alle cosce, al cuoio capelluto, al viso è meno frequente, tuttavia
combinazioni ed associazioni di più sedi
rappresentano la forma più comune.
Indipendentemente dalla localizzazione, l’iperidrosi – anche se non sempre
- si aggrava durante i mesi estivi e
migliora in inverno, generalmente infatti è favorita dalla elevata temperatura
ambientale, così come da stress emotivi.Tuttavia può presentarsi anche senza
nessuna causa scatenante apparente.
Come si cura?
Nei casi di iperidrosi secondaria, la terapia, quando possibile, deve essere finalizzata a risolvere la condizione patologica causale. Se questo non è possibile, e nei casi di iperidrosi essenziale,
le terapie sintomatiche finora a disposizione erano molte ma con risultati limitati:
- antitraspiranti,
- ionoforesi
- farmaci (sedativi, anticolinergici),
- psicoterapia,
- chirurgia (asportazione delle ghiandole sudoripare o chirurgia del nervo
simpatico).
In seguito la possibilità di utilizzare la
tossina botulinica ha costituito una svolta risolutiva. La tossina del batterio Clostridium botulinum è in grado di bloccare la secrezione del sudore, annullando
l’impulso nervoso responsabile della stimolazione della ghiandola sudoripara.
Solo dopo svariati mesi le terminazioni
nervose riacquistano la capacità di rilasciare nuovamente il neurotrasmettitore con graduale ripresa della sudorazione. La terapia consiste nell’effettuare piccole iniezioni superficiali con minime quantità di farmaco e l’effetto inibitorio perdura per circa 6-8 mesi. In
seguito la sudorazione si ripresenta, all’inizio in modo lieve, aumentando poi
molto lentamente.Talvolta il temporaneo allontanamento del pensiero e della
paura della sudorazione può risolvere
il problema in modo definitivo. Esistono alcuni casi, per fortuna pochi, di resistenza alla tossina ma spesso si risolvono semplicemente aumentando il dosaggio impiegato. La gravidanza e l’allattamento rappresentano attualmente delle
controindicazioni; tra i vantaggi invece
c’è la quasi totale assenza di effetti collaterali. Eventuali effetti indesiderati sono
comunque modesti e a carattere transitorio. La tossina botulinica, pertanto,
grazie alla sua efficacia, alla mancanza di
effetti indesiderati, ai modesti effetti collaterali, alla semplicità di utilizzo, rappresenta la terapia di elezione per il trattamento dell’iperidrosi e ha di fatto soppiantato tutte le altre terapie, sia chirurgiche che mediche, meno efficaci e
più rischiose.
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
16 / anno 4 - numero 22
INTERVENTI
Regioni primo atto:
una conferenza sul turismo costiero
Franco Paloscia
L’
avvio della nuova legislatura
regionale suggerisce un’attenta riflessione da parte dei
nuovi amministratori sulla situazione
che si è andata determinando nel turismo,“percepita” da più parti come una
situazione di declino soprattutto per
le aree a carattere balneare.
Proprio in tali aree, per altro, incombe il previsto rincaro dei canoni demaniali che renderebbe difficilmente contenibile l’evoluzione dei prezzi
dei servizi balneari.
Il turismo costiero
Il turismo costiechiama in causa
ro è una risorsa
politiche di governo
primaria
che
coordinate:
richiede
una
dalla protezione
forte azione di
ambientale,
rilancio per conalla sicurezza sul
trobattere una
mare
concorrenza
aspra che ha i
suoi punti di
forza nel fattore
novità e nella modernità delle strutture.
Ma anche l’Italia ci mette del suo nell’indebolire questo prodotto, per la sua
carente promozione e per l’usanza in
vigore in alcune zone di obbligare un
costo per l’accesso al mare.
Tra ritardi e abusi, tra perduranti criticità dovute all’inquinamento marino
e all’erosione delle spiagge, la maggiore risorsa per le vacanze rischia di non
reggere alla sfida della concorrenza. La
nuova legislatura dovrebbe porre al
centro dell’impegno la tutela di questa risorsa, puntualizzando strategie
interregionali efficaci e soprattutto
convergenti: è possibile pervenire a criteri uniformi per la gestione delle
spiagge, soprattutto in materia di servizi e di prezzi? E’il terreno ideale per
un serio confronto tra le istituzioni
pubbliche - regioni, province e comuni – e i potenti sindacati balneari, arti-
colati in vari gruppi d’interesse.
Cominciamo, dunque, ad affrontare in
concreto i problemi del turismo “uno
per uno”, uscendo fuori dall’abitudine
di elaborare le “grandi carte dei principi”. Occorre una Conferenza nazionale sul turismo costiero, che coinvolge molti problemi non solo di spiagge
ma di porti, di nautica, di crocieristica,
di sport e tempo libero, di ambiente e
collegamenti, di grandi e piccole isole.
L’Italia, ad esempio, non dispone di un
sistema integrato di trasporti tra coste
peninsulari e dalle isole maggiori e
minori. Si è più volte parlato di “autostrade del mare”, di “arcipelago Italia”,
di coordinare il prodotto “isole minori”, di sviluppo della portualità turistica, di promozione della crocieristica,
grande filone di sviluppo del turismo
mondiale. Sia nel trasporto passeggeri e merci che nell’espansione di un’offerta di navigazione turistica c’è da fare
per rendere l’Italia il paese ideale per
chi ama il mare (dall’ombrellone alle
grandi regate veliche). Abbiamo “tre
mari”, con caratteri molto diversi, che
potrebbero essere davvero i nostri
grandi giacimenti “petroliferi”.
Alcuni progetti interregionali previsti
dallo speciale programma varato nei
mesi scorsi prevedono piani d’intervento e di promozione di aree costiere. E’un metodo efficace poiché associa varie regioni nel conseguire comuni obiettivi turistici. Ma il problema
generale del turismo costiero chiama
in causa politiche di governo coordinate: dalla protezione delle aree naturalistiche sfregiate dagli incendi, che
devastano ogni anno l’equivalente di
intere province, alla prevenzione del
dissesto idrogeologico, dalla tutela dei
parchi e delle riserve marine alla sicurezza sul mare, anche da parte degli
utenti. Per non parlare del problema
delle variazioni climatiche che incombono anche sulla condizione ambientale delle regioni marittime.
Un tema all’ordine del giorno di una
Conferenza sul turismo costiero non
può non essere quello della tutela “culturale” delle coste.
La presenza di città d’arte, insediamenti
archeologici, archeologia marina, musei
e ambienti che tracciano il cammino
della nostra civiltà del mare e la forte
possibilità di animazione culturale
mediante festival, rassegne, spettacoli,
manifestazioni storiche civili e religiose, tradizioni della terra, dal folklore
all’enogastronomia, può consentire alle
regioni costiere di offrire un prodotto “integrato” mare-cultura unico al
mondo.
Si devono combinare, dunque, strategie di marketing territoriale, di marketing di destinazione e di prodotto,
con una cabina di regia che funzioni
come intelligence, come faro capace
di illuminare il nostro mare segnando
la rotta dei poteri pubblici e degli altri
mille “poteri” presenti nella società
come portatori di interessati molteplici e complementari allo sviluppo di
una cultura e di un’economia del mare
davvero degni della Terra da cui sono
partiti via mare, navigatori, idee, impulsi di civilizzazione che hanno formato
l’intera civiltà occidentale.
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 17
INTERVENTI
Per riqualificare la periferia
il turismo non basta
Filippo Celata
R
oma è il Comune più esteso
d’Europa ed ha di conseguenza una delle più ampie periferie. Sviluppatasi compatta e ad alta
densità abitativa tra gli anni ’50 e ’70
la cinta suburbana si estende a macchia d’olio lungo gli assi viari in uscita
dalla capitale mentre gli insediamenti
più recenti sono invece più dispersi e
a bassa densità. Il quadro generale è
comunque frammentato e discontinuo,
poiché borgate abusive e aree residenziali sorgono nei pressi di mega
edifici dell’edilizia popolare e di quartieri ad altissima densità lungo le consolari.Tra queste vere e proprie microcittà si inseriscono aree industriali o
artigianali, spazi agricoli ed enormi
spazi vuoti che solo con un notevole
sforzo di fantasia si possono definire
parchi urbani. Ai margini continua a
prosperare l’abusivismo, che da una
parte si cerca di scoraggiare attraverso denuncie e demolizioni e dall’altra
si continua quasi a legittimare con i
condoni.
La periferia romana non è comunque
peggiore di altre e mancano per fortuna situazioni analoghe a quelle, drammatiche, del quartiere di Scampia a
Napoli o lo Zen di Palermo.Vi sono
tuttavia errori urbanistici (come Corviale) e cattive abitudini che caratterizzano – non solo a Roma ma un po’
in tutta Italia - la gestione degli spazi
urbani. Le singole aree di Roma sono
state infatti pensate e realizzate in
maniera del tutto indipendente, dove
la tradizionale e drammatica carenza
di capacità di gestione dei piani urbanistici si è unta in molti casi ad una cattiva pianificazione, sviluppatasi – quasi
come la città – in maniera poco organica e spontanea. Basti pensare che il
precedente piano regolatore risale
addirittura al 1962 e risulta per gran
parte inattuato. Le conseguenze non
sono solo di tipo estetico. Il degrado
urbano di alcuni quartieri periferici
attrae soggetti economicamente e
socialmente deboli, condannandoli a
condizioni di disagio e alzando il costo
di qualsiasi intervento di riqualificazione e recupero.
Negli ultimi anni ci sono stati diversi
programmi di riqualificazione urbana
e di sviluppo locale - Contratti di quartiere, programmi PRUSST e Urban dell’UE, Agenda 21, i programmi di riqualificazione o di recupero urbano, i laboratori territoriali e di quartiere, le iniziative della legge 266/97. Perfino un
Patto territoriale per le periferie – che
però hanno incontrato in molti casi
enormi difficoltà di attuazione. Anche
il nuovo piano regolatore finisce in
gran parte per riconoscere le trasformazioni avvenute, cercando di guidare
quelle già in corso spalmando la crescita degli spazi edificabili su tutti i
municipi periferici.
Dopo la saturazione di tutta la zona
est, la periurbanizzazione romana ha
subito un deciso riorientamento ad
ovest e verso il litorale. I Comuni di
Ladispoli e di Fiumicino sono rispetti-
vamente al sesto e al nono posto in
Italia per crescita in valore assoluto
della popolazione residente negli ultimi dieci anni e dinamiche analoghe si
sono registrate nelle aree di Ostia e
ad Acilia. In queste condizioni è inevitabile una minore cura degli spazi urbani pubblici e una vera e propria “individualizzazione” dello spazio collettivo: i marciapiedi sono ridotti oppure
non esistono, la maglia di strade ed edifici non presuppone piazze, giardini ma
parcheggi. I soli spazi di aggregazione
sociale diventano i centri commerciali. Questi spazi sono inoltre troppo
vasti per essere serviti efficientemente dal sistema di trasporto pubblico e
l’impossibilità di un servizio capillare
rafforza la predilezione per gli spostamenti in automobile.
Nel nuovo piano regolatore di Roma
sono previste una ventina di centralità periferiche, circa una per municipio,
dove concentrare attività commerciali e poco più. Attraverso queste cosiddette “nuove centralità” si propone il
superamento della monofunzionalità
che caratterizza molte delle nuove
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
18 / anno 4 - numero 22
INTERVENTI
periferie romane, diventate ben presto dei meri quartieri dormitorio. Sono
quindi previsti servizi di base e servizi avanzati, attività commerciali e
appunto strutture ricettive e turistiche. Esperienze passate indicano tuttavia che non è sufficiente prevedere
lo spazio per tali attività.
Dalla mancata realizzazione dell’asse
attrezzato successivamente ribattezzato SDO, alla drammatica carenza di
attività commerciali nei quartieri di
edilizia popolare, gli esempi fallimentari sono innumerevoli e clamorosi. Lo
sviluppo di un tessuto di servizi e di
opportunità economiche – oltre che
di strade, edifici e abitazioni – non è
affatto scontata. Da una parte deve
essere promosso attraverso grandi e
piccoli progetti di iniziativa pubblica (i
due esempi più virtuosi sono la localizzazione decentrata dei poli universitari di Tor Vergata e di RomaTre) e in
parte dipende dal mercato, che sembra avere una sete insaziabile di spazi
residenziali edificabili ma si comporta
in maniera più capricciosa quando si
tratta di localizzare le attività economiche e produttive.
Che ruolo può avere il turismo in queste aree? Lo sviluppo del sistema turistico è visto come un potente strumento per dare “centralità” alle periferie romane. Nel piano regolatore le
zone destinate alla ricettività turistica
vengono ricompresse nell’ambito più
generale di aree a prevalente finalità
per non meglio specificate “attività”,
che possono essere di tipo commerciale, servizi di diverso tipo oppure
strutture turistico-ricettive. Questa
ambiguità ha suscitato diverse perplessità: prevedere ad esempio una
certa metratura per tale uso non consente di capire se essa sarà interamente dedicata ad un unico albergo di
lusso, ad un centro commerciale oppure a servizi commerciali minuti o a servizi ed attrezzature pubbliche. E’ chiaro che si tratta di realizzazioni molto
differenti tra di loro. Emerge quindi il
ruolo dei Municipi, che innanzitutto
rilasciano le concessioni edilizie e poi
dovrebbero prevedere una pianifica-
zione più di dettaglio, nell’ambito di
una programmazione complessiva da
definirsi attraverso processi partecipativi e di coinvolgimento della popolazione residente.
Esiste già una periferia turistica? Innanzitutto la periferia romana ospita diverse attrattive e siti turistici. I benefici
diretti sono tuttavia molto bassi; basti
pensare che l’area archeologica di
Ostia Antica accoglie ogni anno più di
250 mila visitatori, per un incasso di
poco inferiore ai 500 mila euro. Questa cifra equivale al fatturato medio di
un albergo a tre o quattro stelle con
venti camere e una decina di lavoratori. Allo stesso tempo diverse aree
periferiche hanno visto rapidamente
crescere il numero degli alberghi e
delle strutture ricettive. Negli ultimi
trent’anni si nota lo sviluppo di una
cintura ricettiva esterna rispetto all’area storica di concentrazione turistica: il centro di Roma. Questa cintura
ricettiva si sviluppa ad ovest partendo
da Monte Mario passando per il Gianicolo, l’Eur e fino a Fiumicino. Sono
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periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 19
INTERVENTI
qui localizzati una serie di alberghi di
grandi dimensioni e di elevata qualità.
Questi alberghi si localizzano presso i
principali gateway di accesso alla capitale, potendo in questo modo attrarre sia chi intende visitare la capitale
che i flussi turistici di passaggio. Questo tipo di sviluppo è facilitato dal
miglioramento dei trasporti e dai
minori valori immobiliari ed è condizionato dalla capacità di sviluppare efficaci strategie di marketing – contro la
rendita di posizione di cui beneficiano
gli alberghi centrali - e soprattutto la
capacità di minimizzare i disagi dovuti
alla distanza dal centro.
I grandi alberghi possono più facilmente scegliere localizzazioni decentrate e gestire internamente problemi
come quelli relativi al trasporto dei
turisti nel centro. Anche per questo
attivano una domanda esterna di beni
e servizi molto contenuta.
In che modo le popolazioni locali
accolgono i progetti di costruzione di
nuove strutture ricettive? Prendiamo
ad esempio il quartiere del Pigneto,
dove è in progetto la costruzione di
un nuovo importante albergo. L’ex fabbrica farmaceutica Serono, di circa 30
mila metri quadrati di superficie, diventerà un albergo di lusso con annesso
centro congressi, parcheggi e servizi
commerciali. Il presidente del sesto
municipio, nel cui territorio sorge la
struttura, ha già dichiarato di vedere
con estremo favore il progetto, mentre il comitato di quartiere PignetoPrenestino ha espresso forti perplessità riguardo alla localizzazione nell’area di strutture turistiche ricettive e
in particolare la trasformazione dell’ex fabbrica, preferendo la realizzazione di servizi pubblici. Queste opposte visioni hanno caratterizzato anche
il dibattito pubblico e i workshop partecipativi organizzati in occasione dell’avvio del contratto di quartiere. Per
alcuni il progetto genera benefici e
opportunità per le attività economiche e tutta la popolazione dell’area.
Per altri – la maggior parte – è inutile
e incoerente con un’area tutto sommato residuale e problematica, che da
una parte continua ad ospitare immigrati, anziani e altre categorie deboli e
dall’altra ha visto enormemente crescere il prezzo degli affitti e il costo
della vita. La discussione ha tuttavia
consentito di trovare un compromesso: la Serono renderà più sostenibile
l’intervento e l’impresa multinazionale proprietaria dell’hotel contribuirà a
riqualificare l’area pedonale, cedendo
al Comune i locali per il laboratorio di
quartiere e altre aree per la creazione di una piazza. Ma in assenza di questi interventi aggiuntivi che possibilità
avrebbe l’area del Pigneto di beneficiare della localizzazione di un grande
albergo di lusso? La costruzione dell’albergo e gli altri interventi in cantiere (come la creazione di servizi culturali e ricreativi) apporteranno in ogni
caso benefici all’intero quartiere, nella
misura in cui questi nuovi poli di servizi non rimarranno isolati in sé stessi e l’area circostante sarà in grado di
offrire adeguate opportunità di spesa
e di svago. E’ previsto per questo
anche un programma di rilancio delle
attività commerciali locali le cui risorse sono però enormemente inferiori
ai finanziamenti mobilitati dai grandi
progetti di riconversione immobiliare.
Paradossalmente la riuscita del processo di sviluppo dell’area non potrà
che accelerare le tendenze in atto e la
crescita dei prezzi, mettendo in difficoltà molti degli attuali abitanti e contribuendo alla loro espulsione dal quartiere.
Accanto alla costruzione di grandi
alberghi sarebbe quindi necessario fare
in modo che alla domanda attivata da
queste strutture (domanda di lavoro
ma anche di beni e servizi) corrisponda localmente una offerta adeguata.
Bisognerebbe in generale recuperare
capacità di gestione dello sviluppo
urbano e superare una modalità di pianificazione che da una parte introduce sempre nuovi vincoli, regole e principi per tentare di tutelare il territorio bloccando qualsiasi trasformazione possibile e dall’altra legalizza, condona e sfrutta lo scempio del territorio con l’obiettivo di “fare cassa”.
All’interno di queste opposte tendenze manca la capacità di gestire la città
e le sue trasformazioni.Tra il massimalismo dei grandi progetti e il minimalismo della piccole scelte, fatte caso
per caso, manca insomma la capacità
di conoscere, controllare, guidare lo
sviluppo della città.
Al gioco minuto degli interessi particolari si può contrapporre soltanto il
coraggio delle scelte consapevoli.
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
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INTERVENTI
Quando il menù è “tipico”?
Alessandro Circiello
L
a buona tavola, la ricerca di
prodotti genuini e l’incontro
con le tradizioni gastronomiche locali sono ormai diventate un
buon motivo per viaggiare e non sono
pochi coloro che scelgono una regione piuttosto che un’altra non soltanto in base ai monumenti da visitare ma
anche per la cucina che offre. Si spiega anche così il fiorire dei cosiddetti
percorsi enogastronomici e la crescente attenzione alla promozione dei
prodotti tipici. Ma osterie, trattorie e
ristoranti sono “attrezzati” per rispondere ad una domanda sempre più esigente e raffinata?
Girando per borghi e città del Lazio,
che immancabilmente offrono “cucina
tipica”, purtroppo non sempre è possibile cogliere nei menù la grande
varietà di prodotti che questo territorio offre e che spaziano dai frutti del
mare a quelli, assai copiosi, della terra.
Basti pensare alla patata del Viterbese,
al fagiolo di Sutri, alla lenticchia di
Onano, al cece dal solco dritto di
Talentano, all’asparago del Canino;
senza tuttavia dimenticare l’aglio rosso
da taglio di Proceno, il pomodoro di
Bolsena, il carciofo di Cerveteri o il
finocchio del Viterbese,“passando” per
il farro di Acquapendente, le nocciole
ed i marroni dei monti Cimini, la ciliegia di Celleno, la cicoria romana “puntarelle”, la fragolina di Nemi, l’oliva di
Sezze e il guanciale.
A proposito di affettati e insaccati
come non menzionare poi la mortadella, la coppa, del Viterbese, che vanta
anche un eccellente pecorino e la
ricotta, o la porchetta di Ariccia? Tra i
prodotti ittici invece, spicca l’anguilla,
mentre sono di notevole struttura i
vini dei Castelli Romani. Ed è soltanto
una breve carrellata, un assaggio, di ciò
che la tradizione e la sapienza artigiana di questa regione ha in serbo per il
nostro palato.
Purtroppo di sovente difficilmente si
va oltre l’immancabile grigliata mista di
carne di pecora o agnello, in memoria
della prevalente attività agro-pastorale del Lazio, o la pasta fatta in casa.
Eppure basterebbe poco per valorizzare ciò che appartiene alla più genuina tradizione locale e che rappresenta
un unicum; anche rispetto a più blasonate (forse solo perché meglio valorizzate e pubblicizzate) tavole di altre
regioni della nostra Penisola.
Quando si mette in tavola una teglia di
verdure croccanti, condite semplicemente con un filo di olio eccellente proveniente dalle nostre zone, bisogna essere precisi e rispettare, la verità dei sapori. Ciò è possibile vivendo il territorio,
in tutti i sensi, e ricoprendo un po’ di
passione per il proprio lavoro e senso
dell’ospitalità. Un asparago ed un carciofo sono ottimi già per se stessi e per
esaltarne i sapori è sufficiente, una volta
mondati e affettati sottilmente, condir-
LA RICETTA
Saltimbocca di baccalà
su zabaione allo zafferano
Ingredienti
per il saltimbocca:
baccalà filetti g. 400
salvia g. 5
prosciutto crudo g. 120
olio extra vergine
d’oliva g. 20
per lo zabaione:
brodo di pesce g. 200
zafferano in fili g. 2
uova tuorlo g. 30
sale g. 2
per il decoro:
carota g. 200
peperoni rossi g. 80
pepe g. 2
PROCEDIMENTO
per il saltimbocca:
tagliare il filetto di baccalà in bocconcini, avvolgere ogni singolo pezzo di
pesce nella fettina di prosciutto, mettendovi all’interno una fogliolina di salvia. Rosolare in padella
con olio, quindi abbassare la fiamma e cuocere a
fuoco medio.
per lo zabaione:
ridurre sul fuoco il brodo
di pesce con lo zafferano,
aggiungervi i tuorli fuori
dal fuoco e montare con
una frusta, come un normale zabaione.
composizione:
mettere lo zabaione sul
fondo del piatto, adagiarvi sopra cinque saltimbocca.
per il decoro:
decorare con la julienne
di carote al centro e cubi
di peperone rosso.
(www.cuochilazio.it)
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 21
INTERVENTI
li a dovere. Il segreto è saperli scegliere, preferendo magari prodotti di cui è
nota la provenienza a quelli anonimi,
anche se più facilmente reperibili, del
mercato all’ingrosso, che ormai offre di
tutto e in qualsiasi stagione. Il successo
di un piatto (e alla lunga di un locale)
quindi comincia al momento della scelta ed è essenziale potervi dedicare il
tempo necessario. Gli ingredienti migliori devono essere cercati, scoperti; girando di porto in porto, di mercato in mercato, pronti ad assorbire la cultura del
posto, goderne i colori, gli odori; cercando di capire la gente, ascoltare le
loro conversazioni…
Ciò che rende “tipico” un menù è
dunque la qualità degli ingredienti, che
devono essere abbinati con armonia
e correttezza, ma anche le persone
hanno un ruolo importante. Chi cucina infatti ha il compito di conservare
tutti i sapori in versione originale,
seguendo una preparazione corretta
e ben sapendo che la delicatezza di
una pasta, il sapore di una farcia, la giusta riduzione e la giusta cottura sono
spesso questione di attimi. Ciò chiama evidentemente in causa una certa
formazione, che deve essere il più possibile “continua”, per poter seguire l’evoluzione del gusto e stare al passo
con una domanda non di rado più
informata e smaliziata di certi gestori
di trattorie e osterie. Del resto la cucina regionale, specialmente quella
romana, è una cucina popolare che
lascia spazio a prodotti di varia provenienze e come il resto della cucina
mediterranea si adatta alle esigenze
dei contemporanei.
Altro elemento da non sottovalutare
è il costante riferimento alle tradizioni e alla storia locale. La cucina del
Lazio è una cucina modesta, con preparazioni non elaborate ma che favorisce la convivialità, e saper cogliere
gli spunti, i sapori, gli atteggiamenti che
emergono dal secolare bakground
consente di acquisire quel “distintivo”
che da un lato evita di proporre menù
fotocopia, che ben poco mostrano
della varietà che caratterizza addirittura ciascuna provincia; dall’altro costituisce un potente elemento di promozione e di pubblicità.
Gioielli e moda per
un turismo d’alto bordo
Caterina Saccaro
R
oma si conferma un grande palcoscenico e una location d’eccezione per le sfilate; non soltanto di alta moda. A luglio
tutta la città è stata pervasa da una sorta di eccitazione, con automezzi che trasportavano in
lungo e in largo scenografie, addobbi, attrezzature, luci per fare dell’Urbe un enorme palcoscenico. Il complesso dell’Auditorium, la terrazza del Pincio , il Tempio di Adriano sono stati i
luoghi ove decine di splendidi giovani hanno
indossato i preziosi capi delle collezioni che in
autunno faranno girare la testa al pubblico di
tutto il mondo. Fra l’altro quest’anno la Piazza
del Campidoglio ha accolto i meravigliosi abiti di
Alberta Ferretti, premiata dal sindaco Veltroni
per la fulgida carriera.
Insomma ancora una volta si è consolidato quel
connubio che ha fatto della Capitale un interessante appuntamento per i romani e per
i turisti, oltre che per gli operatori del settore, che l’hanno ormai inclusa, con Parigi
e New York, tra gli appuntamenti cui non
è possibile mancare.
Ma Roma non è solo moda. Il 28 giugno a Castel Sant’Angelo si è svolta
la terza edizione di “Oro di Roma”,
che grazie a Confesercenti, ideatrice della manifestazione, è già diventata una ulteriore “perla” del già
ricco carnet delle offerte estive.
Fortemente voluta dal vicesindaco,
Mariapia Garavaglia, “Oro di
Roma” com’è ormai noto vuole
valorizzare e promuovere il contenuto artistico e culturale della
produzione artigiana di oreficeria,
che da noi vanta una lunga tradizione. La creatività e la raffinata
tecnica manuale degli orafi romani rende il gioiello lavorato un
pezzo di eccellenza per il mercato,
non solo italiano. A questo proposito la terza edizione della manifestazione varcherà l’Atlantico, per
portare i suoi piccoli e grandi
capolavori negli Stati Uniti
d’America. Dopo il
Medio Oriente un inte-
ro continente potrà così apprezzare il lavoro fatto
con passione, pazienza e cura dei nostri orafi; singolare esempio di quell’ingegno, fantasia e raffinatezza che caratterizza i maestri artigiani del
nostro Paese. La manifestazione quindi, oltre ad
essere una ideale passerella per confrontare la
produzione delle varie aziende del settore e proporre nuovi modelli, è diventata una sorta di campionario dell’imprenditoria locale.
Roma è particolarmente orgogliosa di farsi
rappresentare all’estero da un progetto nel
quale tutta l’amministrazione comunale si
è impegnata a fondo, forte anche dei successi ottenuti nelle precedenti edizioni.“Oro di Roma” si è ulteriormente e costantemente arricchita ed è
ormai pronta – come del resto
dimostra l’esperienza di questa
estate – per diventare un invincibile veicolo di promozione.
Dopo gli Stati Uniti toccherà
anche alla Cina ospitare sfilate di
moda, i cui abiti saranno accompagnati dai gioielli ideati e prodotti dalle
aziende romane. Questi sono infatti
due settori di punta capaci di catalizzare l’attenzione e suscitare l’interesse di un pubblico vasto e qualificato, con benefici facilmente
immaginabili non soltanto per l’economia del nostro Paese ma anche
per il nostro turismo, fatto di persone che arrivano sulle sponde del
Tevere attratte dalle bellezze artistiche e architettoniche della
Città Eterna ma anche dai suoi
atelier e show room che
raccolgono il meglio del
made in Italy.
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
22 / anno 4 - numero 22
INTERVENTI
Rinasce l’Enalc Hotel,
per una formazione di qualità
Orfeo Cecchini
È
L’Enalc Hotel
di Castel
Fusano in una
foto d’epoca
dall’ormai lontano 1992 che
l’Ente Bilaterale Territoriale
per il Turismo, d’intesa con le
Organizzazioni Sindacali, l’APRA (Federalberghi Roma) , e la Confcommercio Romana, chiesero alla Regione
Lazio di avviare una azione di recupero e ristrutturazione dell’ex Hotel
Enalc di Ostia.
In quel documento, quasi storico, visto
il tempo trascorso, tutte le componenti associative datoriali dichiaravano la loro concreta disponibilità a partecipare alla realizzazione del piano di
recupero, candidavano l’Ente Bilaterale alla organizzazione e realizzazione
dei percorsi formativi professionalizzanti.
E’ quindi con grandissima soddisfazione che apprendiamo che l’Enalc Hotel,
la famosa scuola alberghiera di Castelfusano, tornerà a vivere; addirittura
entro la fine dell’anno. La promessa ma a sentire il presidente della Regione, Marrazzo, con alcuni assessori, il
sindaco di Roma,Valter Veltroni, e il
Presidente del XIII Municipio di Ostia,
Davide Bordoni, si tratta ormai di una
quasi certezza - è stata fatta nel corso
dell’incontro che si è svolto sul litorale romano il 22 luglio, per presentare
una serie di importanti progetti per il
rilancio della costa. La notizia non può
che suscitare entusiasmo tra gli operatori, che hanno ancora ben vivo il
ricordo di ciò che ha significato questa gloriosa struttura per il turismo
romano e non solo. All’Enalc si sono
infatti formate generazioni di maitre,
chef, direttori, che hanno poi fatto carriera nei migliori alberghi e ristoranti
del mondo, grazie ad una preparazione di prim’ordine, impartita in una
struttura da subito diventata un punto
di riferimento per una clientela vip e
un polo di sviluppo per tutto il litorale romano. Purtroppo scelte quanto
meno improvvide ne hanno decreta-
to nel 1975 la chiusura, togliendo agli
allievi l’opportunità di fare una ottima
“gavetta”, considerata la clientela
importante ed esigente che frequentava dal 1959 la scuola-albergo.
Finalmente la Regione e le amministrazioni locali hanno deciso di porvi
rimedio, dimostrando di essere sensibili alla necessità di puntare, se si vuol
davvero dare impulso e riqualificare il
turismo locale, sulla qualità non solo
delle strutture ma soprattutto di chi
dovrà lavorarci dentro.
Secondo quanto anticipato dall’assessore regionale alle attività produttive,
Raffaele Ranucci, sarà una fondazione
a capitale misto (la maggioranza del
quale sarà versato dalla Regione Lazio)
a gestire l’impianto. La parte alberghiera sarà probabilmente affidata ad
una impresa di alto livello, mentre sarà
la stessa fondazione a curare la scuola, la quale dovrà prevedere anche
stage formativi nella parte ricettiva.
Per Marrazzo il recupero dell’Enalc
Hotel costituisce un punto di partenza per tutto il Lazio, diventando la
testimonianza di una possibile «sinergia istituzionale di alto livello per risultati di peso non solo nazionale».Tale
affermazione non può che essere condivisa dagli operatori e le associazioni
di categoria, che da tempo chiedono
proprio la messa in campo di sinergie
fra istituzioni, impresa ed enti di formazione per dare alle nuove leve una
preparazione moderna, come richiede il mercato; capace di essere motore di qualificazione e sviluppo per il
turismo da un lato ed elemento di stabilità in un mondo del lavoro, caratterizzato da una mobilità che spesso
diventa precarietà.
Il nuovo Enalc sarà senza dubbio una
palestra per le future generazioni di
“manager” e non è difficile prevedere
futuri accordi con l’Università, che ha
già inserito il turismo tra le prospettive di occupazione per i laureati in
diverse discipline, alcune specifiche per
il settore turistico. Speriamo la «sinergia» si spinga fino ad aprire le porte
della scuola anche a tutta una serie di
figure professionali e di corsi non tradizionali ma assolutamente essenziali
per il mercato. Non dimentichiamoci
che di fronte alle innegabili difficoltà
dell’istruzione statale di rimanere al
passo con i tempi e con le richieste
delle imprese il turismo in questi anni
ha dovuto spesso fare da sé, mettendo in campo proprie risorse e competenze. I risultati ci sono stati e sono
sotto gli occhi di tutti; per questo
sarebbe bene, nel comune interesse,
poterne tener conto; specialmente nel-
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 23
NOTIZIARIO
l’interesse di quei giovani che una volta
diplomati vorrebbero poter raccogliere da subito i frutti dei loro sforzi
e del loro impegno.
L’Ente Bilaterale per il Turismo ha compiuto, in questi anni, grandi sforzi nella
formazione, allestendo o finanziando
con proprie risorse, centinaia di corsi
per neodiplomati o per operatori del
settore che necessitavano di un aggiornamento o di una riqualificazione professionale. Non va dimenticato peraltro che l’Ente è stato uno dei primi
promotori e finanziatori del Master
post laurea ad indirizzo turistico che
ancora oggi si realizza d’intesa con la
Facoltà di Economia e Commercio dell’Università La Sapienza.
Essendo l’ente un luogo di incontro tra
istituzioni, imprenditori e lavoratori ha
potuto anche cogliere per tempo e in
qualche caso anticipare gli orientamenti
del mercato, predisponendo adeguata
offerta formativa. Ci pare dunque un
interlocutore ideale per far diventare
il nuovo Enalc il simbolo di una formazione professionale in grado di affrontare e vincere la guerra continua tra il
mercato e lo spettro della disoccupazione. Come ben sanno gli operatori
alla teoria deve seguire un lungo e severo impegno sul campo, ma le continue
crisi del settore hanno spinto le aziende ad una corsa esasperata al contenimento dei costi. Purtroppo così anche
la formazione è diventata un costo da
tagliare, con la conseguenza che sono
sempre meno le aziende disposte ad
accogliere giovani per stage o inserimenti lavorativi.
In questa prospettiva sarebbe interessante poter aprire un dialogo, magari
su queste stesse pagine, con la Regione per far si che recuperi importanti
come la scuola-albergo di Castelfusano si trasformino in un reale investimento in formazione e la formazione
in occupazione… Con l’auspicio che
l’Enalc sia domani il centro di una rete
formativa che copra, con il coinvolgimento delle istanze locali, tutto il territorio regionale, magari recuperando
alla società civile, così come avvenuto
per Ostia, immobili o strutture importanti per questi scopi, ma abbandonati all’incuria ed al degrado.
Fiavet Lazio chiede un
“Ufficio turistico di crisi”
L
a Fiavet del Lazio ha incontrato il neo assessore regionale al
turismo, Raffaele Ranucci, per
confrontarsi sul futuro della politica
turistica regionale e sul testo unico
della Legge regionale.
L’assessore ha assicurato che la nuova
Agenzia del turismo del Lazio, della
Provincia e del Comune di Roma, che
si dovrà occupare della promozione
del territorio, sarà operativa dal prossimo novembre, mentre entro il 2005
la legge quadro per il turismo dovrà
essere approvata, dando finalmente
certezza normativa anche ad un settore fondamentale per l’economia del
Paese e della Regione.
Nel corso dell’incontro il presidente
della Fiavet Lazio, Cinzia Renzi, ha invitato l’assessorato a fornire un maggiore supporto alle agenzie, valutando
la possibilità di introdurre sgravi fiscali per sostenere l’attività degli operatori in momenti difficili come quello
attuale, ma soprattutto ha auspicato
l’avvio di un rapporto più costruttivo
tra la Regione Lazio e i tour operator
incoming, con l’obiettivo di lavorare
insieme sui mercati strategici e sui prodotti da promuovere durante le fiere
turistiche nazionali e internazionali.
Il colloquio ha preso in considerazione anche la grave situazione che si è
verificata all’indomani dell’attentato in
Egitto. «In seguito ai recenti eventi terroristici di Sharm El Sheik, ed altri
numerosi gravi episodi che mettono a
rischio l’incolumità dei viaggiatori», ha
sottolineato Cinzia Renzi, «suggerirei
la costituzione urgente di un ente o
unità di crisi formata dalle associazioni di categoria delle agenzie di viaggi e tour operator, associazione dei
consumatori e istituzioni, che possa
diventare un’interfaccia unica, rappresentante di tutte le categorie, in grado
di intervenire in momenti di crisi per
dare informazioni certe e uniformi ai
consumatori, evitando così dispersione di notizie o diffusione di false infor-
Cinzia Renzi
mazioni». La proposta di costituire un
ufficio turistico di crisi per il Lazio è
stata accolta dall’assessore Ranucci,
che ha dimostrato grande interesse
per il progetto e ha garantito l’appoggio istituzionale per la formazione di
questo nuovo organismo.
La presidente della Fiavet Lazio ha infine portato all’attenzione dell’assessorato i problemi derivanti dall’attuale
normativa sulla locazione per l’esercizio dell’attività di tour operator e di
agenzia di viaggio, che non permette di
svolgere entrambe le attività nella stessa postazione o ufficio.
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
24 / anno 4 - numero 22
NOTIZIARIO
L’Hotel Posta Vecchia,
una favola moderna
N
asce verso il 1200 come torre di
difesa, nel Settecento grazie agli
Odescalchi è uno dei più bei
castelli del litorale laziale e oggi è un
resort egregiamente gestito da una giovanissima manager, Barbara Panzera.
Parliamo dell’Hotel Posta Vecchia di Palo
Laziale,ex dimora di Ladislao Odescalchi
che, distrutta dalle guerre, venne acquistata negli anni Sessanta da Paul Getty e
riportata al suo antico splendore.Il miliardario americano riuscì infatti a recuperare non solo l’assetto architettonico del
maniero ma ne curò l’arredamento avvalendosi della consulenza di Federico Zeri
il quale scelse tutti pezzi splendidi, rigorosamente settecenteschi.
Non ci si meraviglia se Paul Getty –
novello Re Mida – durante gli scavi per
la costruzione di una piscina interna, la
cui stupenda collocazione va oltre il più
fertile immaginario, ebbe anche la fortuna di trovare una villa romana con
tanto di mosaici orientaleggianti (sicuramente era appartenuta a un ricco
mercante che aveva rapporti con l’Africa del nord), statue intatte e suppellettili preziose al punto da lasciare, oggi, un
piccolo museo. E non ci si può meravigliare neppure se l’attuale proprietario,
che per anni ha vissuto con la sua fami-
compitissimo cameriere serve un aperiglia nel castello, ha affidato la gestione
tivo da urlo, comprensivo di un piatto a
della Casa a mani espertissime che opebase di stuzzichini rigorosamente fatti in
rano al comando di una testa giovane,
casa che tenterebbero un anoressico.
giovane.
In questo albergo si respira aria di
Barbara Panzera dice che nel suo perEuropa. Sembra di stare a Londra
corso - evidentemente vittorioso se cono a Parigi. C’è il dinamismo tipico
sideriamo la tappa più recente - l’ostae naturale della più raffinata sciencolo più grande è stata l’età. Ha iniziato
za dell’ospitalità.
infatti l’attività a 19 anni e dopo tre era
«Questo è un gran bel complimento,
già sulla vetta; poi tanta esperienza all’enon perché in questo
stero – Dubai, l’AustraPaese ci sia qualcosa da
lia – e successivamente
invidiare al resto del
di nuovo in Italia a dirimondo: noi abbiamo
gere il Posta Vecchia.
tutto il bello possibile e
La giovanissima
immaginabile, e anche
età ha dunque
di più. Il problema è che
inciso sfavorevolspesso si confida un po’
mente sulla sua
troppo, e troppa
carriera?
responsabilità di scari«Beh, diciamo che è
ca sulle spalle del patristata lo zoccolo più
duro: in Italia non si è
Barbara Panzera monio culturale e artistico italiano. Intendo
abituati a dare la gestiodire che oggi l’ospite di un albergo di
ne di un hotel ad una persona tanto giolusso è cambiato, è molto più esigente
vane, a meno che non appartenga alla
e non si accontenta di sapere che fuori
famiglia del titolare. Ma anche in quel
le mura della casa c’è la splendida Roma
caso, ne ho fatto esperienza, i giovani
e dintorni che lo aspettano ma vuole
hanno poco spazio per “rischiare e metanche un soggiorno che sia all’altezza di
tersi in gioco” secondo le regole del
tanto splendore e, soprattutto, vuole un
cambiamento».
giusto rapporto qualità-prezzo».
Intanto un giovanissimo (anche lui) e
Insomma sono finiti i tempi delle
vacche grasse, come disse già
qualche anno fa, ormai, Giovanni Colombo, allora presidente
della Fiat.
«Indubbiamente sì. E da tanto tempo,
anche se non tutti se ne sono accorti.
Le tariffe degli alberghi romani sono
piuttosto alte e, detto brutalmente, proprio perché viviamo in una realtà culturale, storica e paesaggistica inimitabile,
ciò che un albergo “vende” deve essere addirittura superiore in qualità al
prezzo di vendita».
Quali sono le virtù che fanno la
differenza in un manager d’albergo?
«Determinazione, ambizione e costan-
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
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NOTIZIARIO
za. Le prime due se si è molto giovani
sono, direi, quasi scontate. La terza si
impara con l’esperienza ed è senz’altro
la più difficile da gestire soprattutto in
una realtà che ha paura dei cambiamenti.
La mia filosofia, è vero, viene molto dall’esperienza di Dubai, dove ho lavorato
con molte soddisfazioni e dove, essenzialmente, sono cresciuta professionalmente. Ma Dubai è Londra, è Parigi, è
Berlino, insomma è tutte le grandi
metropoli europee e potrebbe essere
anche Roma. Il problema sta nel non
saper guardare oltre certe antiche tradizioni dell’ospitalità che oggi sono
obsolete. Un esempio a caso: in questo
nostro albergo non ci sono gerarchie di
fatto che, invece, vivono e sopravvivono in altre Case, sia a scapito dell’armonia tra chi lavora che, conseguentemente, della clientela. Ogni mia decisione viene concertata con il personale,
che ha sì le sue specifiche responsabilità ma non deve agire solo nell’ottica del
suo piccolo “orticello”, poiché – e a questo credo fermamente – la cosa è fondamentale nel nostro settore è proprio
il lavoro di equipe. Occorre tanta sintonia tra chi lavora per raggiungere l’optimum in tutti i settori dell’hotel. In sintesi è come se fossimo tutti padroni di
casa. Che si fa se a casa arriva un ospite? Ci si movimenta tutti assieme per
metterlo a proprio agio. Giusto?»
Non fa una piega. Crede quindi
che per un manager sia molto
importante saper delegare?
«Assolutamente sì. Soprattutto in una
realtà come la nostra, che non può
certo essere rapportata ad un hotel di
Roma, si deve sentire che esiste, chiara
e connotata, un’anima collettiva. Ovviamente io cerco di scegliere le risorse
umane che più si avvicinano a questa
mia filosofia e i risultati si vedono laddove siamo riusciti a realizzare un meccanismo assolutamente irreversibile di
reciproca collaborazione. L’importante
è che siamo tutti d’accordo su questo
concetto dell’ospitalità: dare il meglio
di sé, uniti, porta a realizzare il meglio
per tutti. Il cliente ritornerà solo se
potrà conservare un bel ricordo della
nostra casa, e ciò sarà dipeso solo ed
esclusivamente dalla qualità del nostro
lavoro. Oltre tutto, il personale così
responsabilizzato è in grado di gestire
al meglio anche eventuali interscambi:
se un direttore d’albergo si ammala, ad
esempio, come è successo a me di
recente, non deve morire pensando che
tutto vada a rotoli perché, con la febbre
alta, è costretto anche lui come tutti gli
esseri umani a starsene a letto».
Il personale ha contratti a
tempo indeterminato?
«Assolutamente no. Io assumo con contratti a termine dei professionisti che
mettono a disposizione il loro know-how
ed hanno l’opportunità di accrescerlo
con le migliori gratificazioni da parte
mia, sia in termini economici che di qualità di vita. I miei collaboratori hanno
tutti una casa propria a disposizione,
completa di tutto ciò che occorre per
vivere al meglio. Non portano divise
canoniche e tutte uguali perché trovo
sciocco uniformare l’esteriorità e mi
sembra più utile mettere assieme tante
teste diverse che lavorano bene per un
obiettivo comune. Io scelgo per loro e
assieme a loro la tipologia di vestiario
che si differenzia da settore a settore
tenendo conto di una linea comune,
agile e moderna ma di gran classe, cosa
essenziale e doverosa all’antica tradizione della Casa».
Insomma, pare di capire che lei ama un
tipo di modernità che sia sempre miscelata al fascino della tradizione, vero?
«E’ così. Soprattutto questo posto e la
sua storia mi hanno convinto che il
benessere è espressione di vita e d’armonia: per farle un esempio, noi offriamo agli ospiti ogni sorta di comfort ma
non mettiamo mai fiori recisi
nei vasi; per guarnire gli
interni usiamo solo
le piante che
possono
tran-
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26 / anno 4 - numero 22
NOTIZIARIO
Roma in cerca del suo mare
Roberto Coramusi
È
nuovo amore tra Roma ed il
suo litorale. Come ogni relazione ultradecennale assieme
a veri e propri idilli questo rapporto
ha vissuto momenti difficili. Ora però
è necessaria una svolta; altrimenti c’è
il rischio che una costola del XIII
Municipio si stacchi dolorosamente
dal resto del corpo, come ha fatto Fiumicino negli anni Novanta.
Per la Capitale l’accesso al mare risulta senza dubbio strategico, specialmente se sostenuto da una serie di
interventi per sfruttare al meglio questa opportunità. Un viatico per il turismo e per il commercio prima di
tutto. Il progetto “Lido di Roma
2015”, presentato con una serie di iniziative dal 20 al 22 luglio scorso, si
prefigge proprio questo, come ha
tenuto a precisare lo stesso sindaco
di Roma Walter Veltroni, secondo il
quale «Tra le tante cose che rendono
eccezionale la nostra città ce n’è una
che spesso non abbiamo saputo valorizzare come merita: il mare.»
Le istituzioni comunali, con uno sforzo senza precedenti che ha visto la
partecipazione di quasi tutti gli assessorati, hanno dunque pianificato una
serie di azioni che, con il contributo
dei privati, hanno l’obiettivo dichiarato di far fare il definitivo salto di
qualità a Roma. La città eterna deve
seguire l’esempio di altre grandi capitali come Lisbona, Rio de Janeiro, Barcellona e Buenos Aires che hanno
fatto del mare la loro principale risorsa. «E’ per questo che occorre un
progetto che tenga insieme tutto il
territorio, il Lido e il suo entroterra,
per coniugare le ragioni dello sviluppo economico e quelle della coesione sociale, dei diritti dei cittadini, della
crescita culturale, del miglioramento
della qualità della vita. Riuscire nell’intento sarà tanto più alla nostra
portata quanto più sapremo coinvolgere cittadini e parti sociali, associa-
zioni e istituzioni in questa grande
sfida», ha detto ancora il primo cittadino di Roma.
La partenza appare solida, poiché si
punta da subito alla rinascita culturale del litorale, con l’apertura del
Teatro del Lido e di una delle più
grandi biblioteche comunali di Roma
e al rilancio degli scavi archeologici
di Ostia Antica. Seguiranno il risanamento idrico-sanitario e la depurazione delle acque, la nascita del porto
turistico, di Cineland, il miglioramento della viabilità inter-quartiere
dell’entroterra. Poco più in là si
aggiungeranno la trasformazione della
ferrovia Roma-Lido in metropolitana e il nuovo ponte sul Tevere di
Ponte Galeria-Dragona.Tuttavia ancora tanto lavoro bisogna fare per rendere Ostia ed i quartieri limitrofi
parte integrante della capitale e non
appendici abbandonate e se stesse.
Uno su tutti c’è da affrontare e risolvere il problema della criminalità che,
soprattutto durante il periodo invernale, sfigura il volto di questa parte
di città, rendendola insicura e molto
vulnerabile.
A questo proposito entro marzo, aprile 2006 saranno presentati i piani di
riqualificazione l’area verde circostante la Chiesa di S. Francesco, con indizione in giugno della gara di appalto
per la realizzazione di attività di socializzazione e sport. I piani riguarderanno anche i quartieri Infernetto e Dragoncello.Tutto questo per bonificare
le zone che più di altre si sono trasformate in un punto di ritrovo per le
bande dedite alla micro-criminalità.
Dando un’occhiata al progetto si nota
che gli interventi programmati hanno
una vasta gamma di operatività e toccano diversi settori. Per quanto riguarda le politiche per il turismo è in cantiere la riqualificazione del Borghetto
dei Pescatori e per questo si sta anche
studiando di valorizzare le attività di
pescaturismo, il recupero dello stabi-
le ex Colonia Vittorio Emanuele, da
adibire ad Ostello della gioventù, e la
realizzazione di una video-guida turistica del litorale indirizzata agli operatori e ai turisti stranieri. Sotto l’aspetto culturale si lavora per aprire
una biblioteca comunale a San Giorgio di Acilia, presso Parco Lilloni.
C’è anche l’intenzione di ristrutturare l’ex deposito Atac di Corso Duca
di Genova per realizzare un centro
espositivo d’arte moderna e contemporanea. L’iniziativa dovrebbe poter
contare su una procedura di project
financing, con la quale si dovrebbero
rendere operativi altri servizi e strutture ad uso culturale.
Sempre nell’ambito dei programmi di
riqualificazione urbana di Ostia Ponente e Acilia Dragona, a Dragona
dovrebbe sorgere il nuovo Palazzo
della Musica, disegnato da Portoghesi. Per le politiche della periferia e
dello sviluppo del territorio risulta
molto ambizioso il contratto di quartiere «Canale dei Pescatori», cofinanziato dalla Regione Lazio, sul quale
hanno scommesso molto le autorità
comunali. In programma c’è la pedonalizzazione della piazza del Borghetto dei Pescatori, la realizzazione del
percorso pedonale che colleghi il
borgo alla ferrovia di Ostia antica,
oltre alla costruzione di un centro
polivalente a Stagni di Ostia.
La via che l’assessorato competente
ha scelto per rendere più semplice e
veloce la realizzazione di questa complessa opera di rivalutazione è quella delle opere a scomputo e l’attuazione delle zone «O». L’autorecupero del territorio infatti permette ai
cittadini ex abusivi, organizzati in consorzi, di realizzare opere di urbanizzazione all’interno dei propri quartieri utilizzando gli importi che gli
stessi cittadini avrebbero dovuto
pagare come oneri di urbanizzazione per il rilascio delle concessioni
edilizie in sanatoria.
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 27
mento di gestione. Secondo quanto
risulta a F&M alcuni valutatori professionali si starebbero già muovendo tra
gli alberghi romani di Boscolo, mentre
Pirelli Re non sarebbe l’unica società
a “corteggiare” il gruppo. Secondo
indiscrezioni altri investitori istituzionali “del mattone” sarebbero interessati alla realizzazione di nuove soluzioni finanziarie ed immobiliari con
l’imprenditore padovano.
L’obiettivo è individuare sul
nascere condizioni di disagio
dei dipendenti
Si va diffondendo tra le imprese
dell’Emilia Romagna, a cominciare da
quelle della provincia di Bologna, la
creazione di “punti di ascolto” per il
personale aziendale, con l’obiettivo
di individuare sul nascere condizioni
di disagio dei dipendenti, capirne le
cause e intervenire per risolverle.
Tale disagio, infatti, se tempestivamente valutato e trattato, può essere
curato e rimosso, evitando che si
creino situazioni conflittuali e
contenziosi, con conseguente beneficio sia per il dipendente che per
l’azienda.
«Questi centri di ascolto», dice il
dottor Massimo Masotti, specialista
in Medicina del lavoro, psicoterapeuta che ha già introdotto l’iniziativa in
diverse aziende di Bologna e provincia, «permettono di scoprire e analizzare nascenti situazioni di difficoltà
ambientali o di disagio nelle relazioni
umane e professionali, sia tra i dipendenti che tra questi e le gerarchie
aziendali, consentendo agli esperti di
individuare i casi più significativi e, se
occorre, suggerire interventi correttivi».
Un’altra strada seguita oggi dalle
imprese dell’Emilia Romagna, in genere di dimensioni medio-grandi, è
quella di istituire – affidandoli a medici e psicologi specialisti – corsi di
formazione tarati sulle specifiche
esigenze aziendali e che riguardano
sia i rapporti interpersonali di
“comunicazione” tra i propri dipendenti, sia la mediazione e la gestione
dei conflitti. L’obiettivo principale –
sottolinea il dottor Masotti – è quello
di migliorare il clima all’interno delle
fabbriche e degli uffici e di favorire
così il senso di appartenenza, con
positive ripercussioni sulla motivazione e sulla produttività individuale.
Boscolo hotels
e Pirelli re, al
vaglio possibili
intese
nel turismo?
Secondo quanto risulta a
Finanza & Mercati avrebbero
aperto un tavolo di trattative
Pirelli Real Estate, possibile nuovo
alleato finanziario ed immobiliare
dell’albergatore Angelo Boscolo? E’
l’ipotesi che si legge su Finanza &
Mercati di sabato 9 luglio. Secondo il
quotidiano sarebbe stato aperto un
tavolo di trattative con l’imprenditore di Padova, un primo incontro
sembra sia già avvenuto a Milano. Al
vaglio dell’a.d. di Pirelli Re, “due
ipotesi di lavoro” con la catena. La
prima potrebbe essere relativa ai
nuovi investimenti che Boscolo
Hotels ha in cantiere, acquisizioni
per lo più all’estero nei prossimi 1224 mesi. L’obiettivo perseguito dal
gruppo alberghiero è quello di poter
dare visibilità internazionale alla catena. In quest’ottica si può spiegare una
possibile joint venture con Pirelli
Real Estate mirata ad operazioni di
sviluppo immobiliare.
La seconda ipotesi invece al vaglio
della società milanese è da ricondurre
ai progetti in cantiere della Bicocca
tra cui un fondo immobiliare ad
apporto, specializzato nel settore turistico. Come si legge sul quotidiano
una parte del portafoglio alberghiero
della famiglia Boscolo potrebbe
rappresentare un bacino da cui cogliere gli immobili da collocare nello stru-
Wttc, le previsioni per il turismo
a Londra nel 2005
Le bombe avranno un effetto
limitato nel tempo e nell’intensità, ma fino a tutto il 2006.
Secondo il World Travel & Tourism
Council Crisis Committee, l’impatto
degli attentati di Londra sul turismo,
leisure e business, dovrebbe essere
contenuto, sia nella durata che
nell’intensità, e circoscritto al solo
Regno Unito. Il Wttc Cris Event
Forecasting Model è stato per la
prima volta utilizzato dal momento
della sua creazione, a maggio di
quest’anno durante il summit di
New Delhi. Queste le previsioni per
il 2005: i visitatori potrebbero ridursi di 588mila unità rispetto alla
previsione formulata in precedenza
per il periodo in questione (30milioni 947mila368), per un –1,9%. I viaggi personali degli inglesi potrebbero
calare del 2,3% rispetto alla previsione, con la perdita di 2,3 mld di
sterline su un totale di spesa previsto di 102mld di sterline. Altrettanto, 2,3% la perdita dei viaggi business delle società inglesi (523 mln di
sterline le spese mancate su un
totale di 22,7 mld). Il Pil derivante
dall’industria di viaggi e turismo
potrebbe perdere due punti percentuali, vale a dire 927 mln di sterline,
dalle previsioni formulate in precedenza (46,8mld). L’influenza degli
attentanti, conclude il Wttc, dovrebbe farsi sentire anche nel 2006, per
poi svanire completamente nel
2007.
lette per noi da
Mobbing, punti
d’ascolto
contro i disagi
nelle aziende
Global tourism management
NOTIZIARIO
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
28 / anno 4 - numero 21
www. japanitalytravel .com
Japanitaly news
NOTIZIARIO
Sempre più in viaggio
con Internet
Il governo giapponese ha pubblicato il
Libro bianco sull’utilizzo di Internet, dal
quale risulta che alla fine del 2004 gli
utilizzatori della rete risultavano essere 79 milioni 480mila, con un aumento
di quasi il 3% rispetto all’anno precedente. Sono quindi il 62.3% i nipponici
che navigano sul web ma la cosa interessante è che per quanto riguarda la
pianificazione dei viaggi ben l’80% delle
informazioni proviene da Internet, contro il 50% delle pubblicazioni a stampa
e il 28.1% della televisione. Le più “cliccate” sono le carte geografiche del territorio che si intende visitare e le informazioni relative ai negozi (58.1%),
seguono gli articoli con informazioni
generali e le previsioni del tempo
(54.5%); le informazioni sui trasporti
pubblici e come arrivare a destinazione sono prese per il 53% dalla rete.
In Italia i cacciatori
di itinerari
della JATA
Nel corso del seminario che Japanitaly
ha tenuto a Ferrara il 28 maggio scorso in occasione della manifestazione
“Cento Città” la JATA (Japan Association of Travel Agency) ha comunicato
che invierà entro quest’anno una propria delegazione in visita in dodici paesi
per creare nuovi itinerari di viaggio che
tengano conto delle tendenze in atto
in Giappone, dove è in forte crescita il
turismo individuale, e per sviluppare
nuovi prodotti da proporre ai turisti
potenziali. L’obiettivo è di portare entro
il 2007 venti milioni di giapponesi all’estero (alla fine del 2004 sono stati sedici milioni e mezzo). I paesi scelti per la
visita sono stati classificati in tre categorie: «big destination», circa un milione di turisti giapponesi all’anno, in cui
sono stati inclusi Cina, Italia, e Germania; «second destination», circa mezzo
milione all’anno, in cui sono inclusi
Francia, Portogallo, Inghilterra,Australia e Taiwan; «new destination», per flussi ancora esigui: Vietnam, Messico,
Marocco, Nuova Zelanda.
Per il nostro paese essere tra i “big”,
specialmente in un momento così difficile, è senz’altro una buona notizia.
Adesso occorre non farsi trovare
impreparati e per questo è importante l’impegno sia delle amministrazioni
pubbliche che degli operatori privati.
Le prime devono far conoscere il loro
territorio, senza dimenticare un aspetto che può sembrare banale: come raggiungere una determinata area con i
mezzi pubblici. I giapponesi infatti difficilmente affittano un’ auto e prendono invece volentieri bus, pullman e
treni; come sono abituati a fare nel
loro Paese. Secondo un sondaggio
effettuato tra i turisti nipponici risulta
che essi desiderano innanzitutto avere
informazioni molto concrete e utili
mentre le immagini, anche se molto
belle, interessano decisamente meno.
Insomma l’opposto di quanto si vede
in molti dei siti internet di regioni, province e comuni.
I privati invece devono fare molta
attenzione al rapporto prezzo-qualità
che ha subito un evidente peggioramento negli ultimi anni. Altro elemento sostanziale è la cura del cliente, per la quale in passato gli italiani
erano famosi. Attenzione quindi ai particolari e alle richieste, molte volte inespresse, dei propri ospiti.
Stime in crescita
per i T.O.
giapponesi
Secondo il rapporto JTB 2005 sulla
previsione del mercato turistico giapponese all’estero anche il 2005 è da
considerarsi molto positivo. Il numero
dei viaggi all’estero dovrebbe infatti
attestarsi sulla cifra di 17 milioni 400
mila, avvicinandosi a quella record del
2000 di 17 milioni 820mila.Tale risultato si deve sia al recupero del desiderio di andare all’estero da parte della
fascia di età matura, sia alla migliore
congiuntura economica, derivata dalla
crescita per due anni consecutivi del
Pil. Ha contribuito inoltre l’ apertura
dell’aeroporto internazionale di Chubu,
provincia di Aichi.Tuttavia il rapporto
cita anche elementi negativi come l’aumento delle tariffe dei voli dovuto all’ascesa del prezzo del petrolio e il pericolo attentati, che potrebbero avere
qualche effetto sul computo finale.
Il documento della JTB fornisce invece
i dati definitivi del 2004, secondo i quali
sono stati 16 milioni 831mila i giapponesi che hanno lasciato l’arcipelago (più
28.6% rispetto all’anno precedente).
L’incremento è dovuto principalmente
all’attrazione per la Cina e per la Corea.
In particolare il numero dei viaggiatori
per la Cina è stato di 3 milioni 350 mila,
con un aumento del 48.1%.
L’altra tendenza nuova rilevata dalla JTB
riguarda le modalità di prenotazione
del viaggio, che nel 26.9% dei casi avviene via Internet. Il web è la forma preferita dalle donne single, dalle donne
sposate ma occupate e dagli uomini single,A scegliere la modalità tradizionale, lo sportello dell’agenzia di viaggio, è
ormai solo il 35.8%. L’uso di Internet
per pianificare il viaggio inoltre aumenta man mano che si acquisisce una
maggiore esperienza turistica.Tra le
persone con più di dieci esperienze di
viaggi all’estero, l’utilizzo di internet sale
infatti al 30%. Infine risulta che mentre
in passato il leading target del viaggio
all’estero era quello di donne del segmento di età 20-29 anni, adesso sono
le donne di età 30-39 anni e in particolare quelle di 50-59 anni le repeater,
in grado di trainare il mercato.
Occhio
alla concorrenza!
Nel turismo affidarsi alle posizioni di rendita non è saggio. La dimostrazione viene
dagli Stati Uniti, il cui governo ha stanziato cinque milioni di dollari per attirare in quel paese i turisti giapponesi. Si
tenga conto che gli Usa sono già la principale meta dei nipponici,preceduti come
numero soltanto dai “cugini” inglesi. Nel
2004 sono stati infatti 3 milioni 700 mila
i cittadini del Sol Levante che si sono
recati nel Paese a stelle e strisce, con un
incremento del 18% rispetto all’anno
precedente e spendendo in totale ben
12.4 miliardi di dollari.
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 29
Ecotur: rapporto su
“turismo e natura”
turistico regionale diversificato e di alta
qualità. Come lo scorso anno il territorio viene presentato in sezioni distinte per prodotto offerto: mare del Lazio,
città d’arte e cultura, enogastronomia,
ambiente e natura, congressuale. E’ prevista la presenza di 70 buyers selezionati, provenienti dai mercati turistici
nordeuropei specializzati nell’outgoing
e nell’organizzazione di soggiorni in Italia. Sul versante dell’offerta, sono previste oltre 200 aziende laziali.
Momento saliente della XV edizione
di Ecotur, che si è svolta dal 22 al 24
aprile a Montesilvano, è stato la presentazione del terzo Rapporto sul
Turismo-Natura.
Le vicende e le tensioni internazionali
hanno inciso anche sulla scelta delle
vacanze. Non potrebbe spiegarsi diversamente il significativo aumento, in termini di arrivi e di presenze, del turismo
0e0uealri4vtnalpteriasenlrT
id
eco-ambientale e di quanti decidono 2d
di trascorre una vacanza non consumistica, alternativa, nei territori naturalistici o nelle aree protette. Il termometro di questo crescente fenoNel 2004 il turismo congressuale ha
meno lo si è avuto nel corso della XV
fatto segnare oltre 22,5 miliardi di
edizione di Ecotur con la presentazioeuro, pari ad una quota-mercato del
ne del terzo Rapporto, secondo il quale
26% rispetto allo share del turismo
lo scorso anno i turisti che hanno scelbalneare, attestatosi al 23%. Il dato è
to una vacanza a contatto con la natuemerso nel corso della presentazione
ra sono stati 7,5 milioni dei quali 1,7
a Roma dell’Osservatorio congressuale
milioni stranieri (4,5% degli arrivi gloitaliano, promosso dal Convention
bali in Italia). La spesa complessiva è
Bureau della Riviera di Rimini e dalla
stata di 5,4 miliardi di euro, pari al 6,7%
rivista specializzata Meeting & Congressi,
dei complessivi 80 miliardi di euro di
della Ediman.
spesa per consumi turistici a livello
Nel corso dell’incontro, annuale appunnazionale, e l’occupazione fu di 102 mila
tamento per gli operatori del settore,
posti di lavoro.
sono stati presentati i dati del mercato: 109.000 incontri tra congressi e conm
eno
trbteseA
vegni, 17 milioni di congressisti (+10%)
e circa 12,6 milioni di pernottamenti),
e per la prima volta è stato anche reso
noto il conto economico del settore,
Il Buy Lazio torna in provincia di Roma
che contribuisce alla formazione del Pil
dal 15 al 18 settembre 2005. Secondo la
con circa 15 miliardi di euro.
formula di workshop turistico itineranSecondo il curatore dello studio, il prote in tutto il patrimonio turistico del
fessor Attilio Gardini, «Dati economiLazio. Protagonisti di questa ottava edici alla mano, si tratta, di un settore
zione sono i mercati dei paesi del Nord
sano, con imprese dinamiche e altaEuropa, in particolare i paesi scandinavi,
mente produttive, dove appare evii paesi baltici, il Regno Unito e l’Irlanda.
dente l’appeal per investimenti futuri.
Buy Lazio è un’iniziativa promossa da
Anche se purtroppo non va ignorato
Unioncamere Lazio, in collaborazione
il fatto che a fronte di un’offerta ben
con l’assessorato al Turismo della
articolata, si registra un insoddisfacente
Regione, l’Enit, l’Alitalia e con il sosteposizionamento sui mercati internagno operativo delle Camere di comzionali». Mercati, come ha aggiunto il
mercio del Lazio, delle associazioni di
presidente di Federcongressi, Adolfo
categoria del turismo (Confturismo,
Parodi, sui quali l’Italia si presenta
Assoturismo, Federturismo) e di tutti
«senza una strategia di competitività,
gli attori locali.
ma soprattutto senza aggregazioni di
Riproposta la strategia di marketing terqualità, come ad esempio i Convention
ritoriale “Dalla geografia al prodotto”,
Bureau che potrebbero sostenere le
finalizzata a promuovere un prodotto
Primato economico
per il turismo
congressuale
A settembre torna
Buy Lazio
candidature delle nostre sedi congressuali presso gli interlocutori esteri». Per il presidente di Italcongressi,
Massimo Fabio, occorre però anche il
supporto delle istituzioni, poichè «se
non siamo appetibili all’estero è anche
perché non coinvolgiamo le associazioni scientifiche, rendendole consapevoli dell’importanza di ospitare eventi internazionali. Dovremmo sollecitare la nuova Enit, recentemente trasformata in Agenzia di promozione, a
sensibilizzare la rete diplomatica italiana per supportare le promozioni
delle nostre offerte congressuali»
Trend in salita
per le entrate
valutarie del 2004
Il 2004 è stato un anno sostanzialmente positivo per il turismo internazionale in Italia, con un aumento
delle entrate pari a +3,8% rispetto al
2003 (da 27.605 a 28.665 milioni di
euro). La diminuzione delle uscite (da
18.193 a 16.515 milioni di euro, pari
al -9,4%) ha portato ad un conseguente miglioramento del saldo della
bilancia dei pagamenti turistica rispetto al 2003 (da 9.412 a 12.150 milioni
di euro, pari al +29,1%). Questo quadro è emerso nel corso della VI conferenza “L’Italia e il turismo internazionale nel 2004. Risultati e tendenze
per incoming ed outgoing” organizzata dal Ciset, Università Ca’ Foscari di
Venezia e Ufficio Italiano Cambi, svoltasi a Venezia.
In rapporto al Pil le entrate rappresentano il 2,1%. La destinazione con il
maggior apporto di valuta straniera si
è confermata la provincia di Roma
(3.732 milioni di euro), in aumento del
5,4% rispetto al 2003, come risulta dall’indagine campionaria alle frontiere
condotta dall’Uic. Per quanto riguarda i paesi d’origine, la Germania si è
confermata la nazione che alimenta le
maggiori entrate per turismo in Italia
(23% del totale, +260 milioni di euro
sul 2003) con flussi in aumento. Positivo anche l’andamento delle spese
dagli Stati Uniti (11,2%), dal Regno
Unito (8%), dall’Australia (2,1%).
L’Enit informa
NOTIZIARIO
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
30 / anno 4 - numero 22
TRIBUNA DEL LAVORO
Prescrizione dei contributi e
agevolazioni per le nuove assunzioni
Maurizio Fantaccione
C
on le circolari n.262 del 13
ottobre 1995 e n.18 del 22
gennaio 1996 l’INPS ha già
fornito indirizzi interpretativi in
materia di prescrizione dei crediti
contributivi previdenziali e assistenziali di cui all’articolo 3 commi 9 e 10
della legge n. 335/95. In materia, la
sentenza della Corte di Cassazione
n.2100 del 12 febbraio 2003, oggetto
del messaggio n.10 emesso dal Coordinamento Generale Legale l’8
maggio 2003, ha costituito l’unica
deroga agli indirizzi espressi nelle
circolari citate in quanto affermava
che i crediti contributivi maturati
prima del primo gennaio 1996 non
possono mai considerarsi prescrivibili
nel più breve termine dei cinque anni,
ritenendo che la durata del termine
di prescrizione si dovesse determinare in base al periodo di riferimento
del credito.
Successivamente la Suprema Corte
con le sentenze del 17 dicembre
2003 n.19334, 7 gennaio 2004 n.46 e
6 aprile 2004 n.6706 ha nuovamente
affermato e consolidato il precedente
orientamento. Si rende, pertanto,
indispensabile fornire una interpretazione corretta dei canoni essenziali
della prescrizione del diritto dell’ente
previdenziale ai contributi dovuti dai
lavoratori e dai datori di lavoro,
secondo le regole poste dall’art. 3,
commi 9 e 10 della legge 335/1995,
così come interpretate dalla giurisprudenza più recente.
1. Decorrenza della prescrizione ed efficacia degli atti
interruttivi.
Si rammenta in primo luogo che, in
materia di diversa durata della
prescrizione del credito contributivo,
la legge n. 335 del 1995 distingue tra
atti posti in essere ad iniziativa
dell’Ente ed atti posti in essere su
denuncia del lavoratore, principio che
non contrasta con quello generale
stabilito dall’art. 55 del R.d.l. 4 ottobre 1935 n.1827, secondo il quale
l’interruzione della prescrizione dei
contributi per l’ assicurazione obbligatoria si verifica solo per effetto
degli atti, indicati dall’art. 2943 Codice Civile, posti in essere dall’INPS,
titolare del relativo diritto di credito,
e non quando anche uno di tali atti
sia posto in essere dal lavoratore,
come nell’ipotesi di azione giudiziaria
da questi proposta nei confronti del
datore di lavoro.
In base alla disposizione in parola,
anche la denuncia del lavoratore o
dei suoi superstiti è idonea a determinare in dieci anni il termine della
prescrizione nei confronti dell’INPS o
degli altri Istituti previdenziali a
condizione che l’Ente emetta l’atto
interruttivo di propria competenza. Si
ricorda in proposito che la legge n.
335/95 è entrata in vigore il 17
agosto 1995 ed ha posto la data del 1
gennaio 1996 come decorrenza per
la riduzione della prescrizione a
cinque anni. Quindi gli atti interruttivi
notificati e le procedure intese al
recupero, iniziate prima del 17 agosto
1995, hanno efficacia interruttiva
della prescrizione diversa (per dieci o
cinque anni) a seconda del tipo di
contribuzione; tali periodi vanno poi
aumentati del periodo di sospensione
triennale di cui all’art. 2 della legge n.
638/83. Ne discende che attualmente
si possono configurare tre differenti
situazioni per calcolare con certezza
il decorso della prescrizione del
credito contributivo, a seconda del
momento dell’eventuale esercizio (o
mancato esercizio) di un atto interruttivo della prescrizione stessa:
- la prima per il periodo fino al
31dicembre 1995 trascorso senza
compimento di atti interruttivi;
- la seconda per il periodo dal 17
agosto 1995 e fino al 31 dicembre
1995 trascorso col compimento di
atti interruttivi;
- l’ultima per periodi dal primo
gennaio1996.
Di conseguenza, la possibilità di recuperare i contributi relativi ad anni
precedenti si tradurrà in atti concreti
in modo diverso anche a seconda
della data dell’ultimo atto interruttivo
dei termini (se posto in essere) se
l’atto è stato compiuto prima del 17
agosto 1995, possono essere recuperati i contributi IVS risalenti ai tredici
anni precedenti, in quanto gli stessi
restano assoggettati alla prescrizione
decennale ed alla sospensione triennale prevista dalla legge 11 novembre
1983 n. 638 (in questi termini sentenza Cassazione del 7 gennaio 2004
n.46). Se invece risulta essere stato
compiuto tra il 17 agosto 1995 ed il
31 dicembre 1995, il recupero dei
contributi potrà retroagire per soli
dieci anni. Ovviamente in tal caso, per
evitare la perdita del diritto per
prescrizione, il successivo atto interruttivo deve intervenire entro i dieci
anni dal precedente.
In ogni caso, ed ancorché si tratti di
contributi riferentesi a periodi
successivi al primo gennaio 1996, la
denuncia del mancato pagamento dei
contributi stessi da parte del lavoratore dipendente o a progetto o del
collaboratore coordinato e continuativo comporta che il termine prescrizionale sia decennale, sempre che
l’Istituto provveda ad emettere il
proprio atto avente efficacia interruttiva.
I contributi minori (DS,TBC, ENAOLI, SSN, etc .) si prescrivono in cinque
anni anche a seguito della legge n.
335/1995, in quanto nulla è cambiato
rispetto alle precedenti disposizioni.
È opportuno rammentare che hanno
efficacia interruttiva della prescrizione relativamente al residuo debito,
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 31
TRIBUNA DEL LAVORO
anche i pagamenti in acconto di un
debito già denunciato come, ad
esempio, la contribuzione denunciata
in occasione dei condoni. In considerazione di ciò e per evitare la prescrizione del debito residuo, le sedi sono
invitate a definire, con le relative
procedure, i condoni per i quali risultano interrotti i pagamenti per oltre
due rate e a diffidare i debitori. Per
l’area agricola, le diffide, relativamente
ai condoni, sono state emesse dalla
sede centrale.
2. Prescrizione dei contributi
dovuti dagli artigiani, dagli
esercenti attività commerciali
e dai lavoratori autonomi
iscritti alla Gestione separata.
I criteri di applicazione dell’istituto
della prescrizione in materia di
contributi dovuti dagli artigiani, dai
commercianti e dai lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata
(cosiddetti professionisti non iscritti
ad altre casse), nei termini introdotti
dalla citata legge n. 335/1995, sono
stati illustrati dalla circolare n. 104 del
16 maggio 1996. Con detta circolare,
in riferimento agli artigiani ed ai
commercianti, veniva ribadito il principio, già espresso in precedenti
disposizioni, secondo il quale per la
contribuzione dovuta sulla quota di
reddito eccedente il minimale imponibile di cui alla legge n.233/1990, la
prescrizione inizia a decorrere dalla
data in cui l’Amministrazione finanziaria dello Stato comunica all’Istituto
il reddito prodotto dal soggetto
tenuto al pagamento della relativa
contribuzione previdenziale. E ciò in
considerazione dell’insussistenza di
norme che impongano al contribuente di comunicare all’Istituto il proprio
reddito e della disposizione contenuta nell’art. 2935 del Codice Civile, in
base al quale la prescrizione comincia
a decorrere dal giorno in cui il diritto
può essere fatto valere.
Si fa presente, a tal riguardo, che tale
orientamento è stato recentemente
censurato da numerose sentenze di
merito che hanno evidenziato l’insussistenza, nella fattispecie, di un’impos-
sibilità giuridica di riscuotere, ben
potendo l’Istituto chiedere la denuncia
dei redditi agli interessati o all’Amministrazione finanziaria. Alla luce del
citato orientamento giurisprudenziale,
anche al fine di evitare la condanna
dell’Istituto al pagamento delle spese
legali, si è giunti nella determinazione
di applicare, in riferimento ai contributi dovuti sulla quota di reddito eccedente il minimale imponibile, gli stessi
criteri in atto per i contributi dovuti
sul predetto minimale. Conseguentemente il termine prescrizionale decorre dal giorno in cui i contributi in
argomento dovevano essere corrisposti secondo la normativa vigente e,
quindi, dal giorno in cui doveva essere
versato il saldo risultante dalla dichiarazione dei redditi dell’anno di riferimento.
Il nuovo indirizzo sarà applicato a
tutte le situazioni non definite alla
data di emanazione della presente
circolare, ivi comprese quelle relative
ai lavoratori autonomi di cui all’art.
50 del TUIR. I contributi iscritti a
ruolo e prescritti saranno sgravati
d’ufficio, mentre i ricorsi amministrativi giacenti riguardanti l’argomento
saranno restituiti alle rispettive strutture che, verificata l’assenza di atti
interruttivi, adotteranno i conseguenti provvedimenti di annullamento
dell’imposizione.
Non appare superfluo evidenziare, a
tal riguardo, che le modalità di riscossione dei contributi introdotte dal
decreto legislativo 18 dicembre 1997,
n. 462, con la conseguente attribuzione di competenze all’Amministrazione finanziaria dello Stato, sono pienamente compatibili con il criterio di
computo dei termini prescrizionali
sin qui descritto. L’attuale ripartizione
delle attribuzioni tra l’INPS e l’Agenzia delle entrate limita, peraltro, l’intervento dell’Istituto in materia alle
sole fattispecie non coinvolte dall’azione di recupero dell’Amministrazione finanziaria.
Assunzioni agevolate ex lege
n. 407/1990 e obbligo di riassunzione ex art. 6, c.4 del
D.lgs n. 297/2002
L’articolo 8, c.9 della legge n.
407/1990, come noto, prevede la
concessione di taluni incentivi in favore di tutti i privati datori di lavoro e
degli enti pubblici economici, in caso
di assunzione con contratto a tempo
indeterminato di lavoratori disoccupati da almeno ventiquattro mesi
ovvero sospesi dal lavoro e beneficiari del trattamento straordinario di
integrazione salariale da un periodo
uguale a quello suddetto.
Ai fini dell’accesso alle agevolazioni
contributive il legislatore, ha previsto
due ordini di requisiti, che devono
essere posseduti rispettivamente dai
lavoratori e dai datori di lavoro. I
lavoratori devono essere disoccupati
da almeno 24 mesi o sospesi dal lavoro e beneficiari di trattamento di
cassa integrazione dallo stesso periodo. I datori di lavoro non devono
assumere in sostituzione di lavoratori
per qualsiasi causa licenziati o sospesi. Fra questi ultimi non sono
compresi quelli che si dimettono e
quelli assunti a termine, i cui contratti
si risolvono alla prevista scadenza.
La norma non precisa quale sia l’arco
temporale di riferimento ai fini dell’eventuale sostituzione. D’intesa con il
Ministero del Lavoro si era, quindi,
ritenuto che esso dovesse essere
rapportato ai dodici mesi immediatamente precedenti, in considerazione,
anche, delle disposizioni in materia di
riduzioni o sospensioni di personale
di cui all’articolo 15, c. 6 della legge
n.264/1949.Tale ultima disposizione,
tuttavia, è stata successivamente
modificata dall’articolo 6, c.4 del
D.lgs. n.297/2002, che ha provveduto
a dimezzare il termine annuale.
Conseguentemente, il Ministero del
Lavoro ha di recente manifestato il
proprio orientamento di rivedere il
criterio sinora seguito nella prassi
amministrativa, adeguandolo al vigente termine di sei mesi, previsto in
materia di riduzione del personale
successivamente all’entrata in vigore
del D.lgs n.297/2002.
In conformità, quindi, con gli indirizzi
ministeriali, si ritiene possibile
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
32 / anno 4 - numero 22
TRIBUNA DEL LAVORO
ammettere alle agevolazioni contributive in argomento i datori di lavoro
che procedano alle relative assunzioni di personale entro i sei mesi
successivi alla cessazione dei precedenti rapporti di lavoro. Resta confermato, ovviamente, il rispetto delle
altre condizioni di accesso.Al riguardo appare utile ribadire che, in base
alla lettera della norma, l’assunzione
deve essere a tempo indeterminato
(anche part time) sin dall’origine.
Come peraltro già affermato nel
messaggio n.19018 del 7 dicembre
1999, la fattispecie dell’assunzione
con contratto a tempo determinato
e successiva trasformazione a tempo
indeterminato del rapporto, infatti,
mentre trova espressa disciplina nella
legge n.223/1991, non è contemplata
dalla legge n. 407/1990.
0
MASSIMARIO DEL DIRITTO
TRIBUTARIO
Sent. n. 3082 del 21 ottobre 2003 (dep.
il 17 febbraio 2004) della Corte Cass.,
Sez. tributaria - Pres.Altieri, Rel. Botta
Imposte sui redditi - Reddito di
lavoro dipendente - Indennità
a titolo di risarcimento del
danno da «dequalificazione
professionale» percepita da un
dipendente a seguito di transazione relativa alla risoluzione
consensuale del rapporto di
lavoro - Onere della prova Imponibilità
Massime - Il «demansionamento»
del lavoratore da parte del datore di
lavoro costituisce inadempimento
contrattuale e determina, oltre
all’obbligo di corrispondere le retribuzioni dovute, l’obbligo del risarcimento del cosiddetto «danno da
dequalificazione professionale».Tale
danno può assumere aspetti diversi
in quanto può consistere sia nel
danno
patrimoniale, derivante
dall’impoverimento della capacità
professionale acquisita dal lavoratore
e dalla mancata acquisizione di una
maggiore capacità, sia nel pregiudizio
subìto per perdita di chance ossia di
ulteriori possibilità di guadagno, sia in
una lesione del diritto del lavoratore
all’integrità fisica o, più in generale,
alla salute ovvero all’immagine o alla
vita di relazione. Ci si trova, quindi, di
fronte ad un danno composito, le cui
componenti non è detto che sussistano tutte in una stessa fattispecie e
delle quali, per ciascuna, deve essere
data una specifica prova circa il nesso
di causalità.
In assenza di elementi probatori che
ne consentano una diversa qualificazione, l’indennità percepita da un
lavoratore a seguito di transazione
avente ad oggetto la risoluzione del
rapporto di lavoro, a titolo di risarcimento del danno da dequalificazione
professionale, deve ritenersi diretta a
risarcire la perdita di redditi cagionata al lavoratore dal comportamento
illegittimo del datore di lavoro.
Fatto - con ricorso presentato il 23
ottobre 1997, il sig. F. impugnava,
innanzi alla Commissione tributaria
provinciale di Milano, il silenzio rifiuto
opposto dall’Amministrazione finanziaria all’istanza di rimborso delle
ritenute alla fonte subita dal contribuente per l’importo di lire
624.375.000, sull’imposto lordo
complessivo di lire 1.865.000.000,
corrisposto al contribuente medesimo dal proprio datore di lavoro a
(supposto) titolo di risarcimento
danni alla professionalità e per danno
biologico, a seguito di un verbale di
conciliazione sottoscritto in data 14
ottobre 1996.
Sosteneva il contribuente, che il
proprio datore di lavoro, la società P.
S.p.A. presso la quale era stato assunto con mansioni «manageriali» il 30
maggio 1984, verso la fine dell’anno
1992, dopo che egli era stato
promosso del 1989 direttore delle
iniziative editoriali, aveva cominciato
a
sottrargli
progressivamente
mansioni, fino a lasciarlo sostanzialmente privo di attività da svolgere.
Tale situazione aveva indotto nel
contribuente un profondo stato di
frustrazione e di stress, che trovava il
suo momento apicale in un infarto
cardiaco il 26 marzo 1993, dal quale
sarebbe derivata al lavoratore un’invalidità nella misura del 55 per cento.
Il 14 ottobre 1996 il F. aveva convenuto, a seguito di ricorso ex art.414 del
codice di procedura civile, avanti al
Pretore di Milano il proprio datore di
lavoro, rivendicando differenze retributive, nonché il risarcimento del
danno alla professionalità e del danno
biologico, danni che attribuiva all’illegittimo comportamento posto in
essere dal convenuto. In pari data
veniva sottoscritto il ricordato verbale di conciliazione, nel quale veniva
concordata la risoluzione del rapporto di lavoro e il datore di lavoro si
impegnava, in via transativa, a riconoscere al lavoratore, tra l’altro, anche
la somma di lire 1.865.000.000 per
tutte le voci di danno rivendicate: ma
su tale somma il datore di lavoro
riteneva di dover operare la ritenuta
fiscale.
Di qui l’istanza di rimborso da parte
del lavoratore, il silenzio rifiuto
dell’Amministrazione finanziaria ed il
ricorso al giudice tributario che ha
dato origine al presente giudizio.
La Commissione adita, con sentenza
n.348/45/98 del 20 ottobre 1998,
depositata il 3 febbraio 1999, rigettava il ricorso e la decisione veniva
confermata dalla Commissione tributaria regionale di Milano, la quale, con
la sentenza in epigrafe, rigettava l’appello del contribuente.
Avverso tale sentenza, il sig. F., con
atto notificato il 20 dicembre 2000,
propone ricorso per cassazione con
unico articolato motivo, che illustra
anche con memoria ex art. 378 del
codice di procedura civile. Resiste il
Ministero delle finanze con controricorso notificato il 22 febbraio 2001.
Diritto - Con l’unico complesso
motivo di ricorso, il ricorrente
denunciava violazione e falsa applicazione degli artt. 6 e 16 del D.pr
n.917/1986, quest’ultimo come modificato dall’art. 32 del Dl. n.41/1995,
convertito con modificazioni dalla
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 33
TRIBUNA DEL LAVORO
legge. n.85/1995, nonché omessa,
insufficiente e contraddittoria motivazione circa un punto decisivo della
controversia, rilevabile d’ufficio e
comunque eccepito dalla parte.
Ad avviso del ricorrente, avrebbe
errato il giudice di merito nel ritenere
che la disposizione di cui al comma 2
dell’art. 6 del Tuir, nella parte in cui
esclude «dalla tassazione soltanto le
indennità dipendenti da invalidità
permanente o da morte», comportasse il rigetto della domanda.
Sarebbe fondata su questo presupposto, l’affermazione della sentenza
impugnata, secondo la quale non
esiste «agli atti una sentenza del
Tribunale che certifichi l’intervenuta
incapacità lavorativa, né tanto meno
la transazione proposta dalla società
ed accettata dal ricorrente ha contribuito a risolvere la tematica se la
somma sia stata versata a copertura
del danno alla professionalità, all’immagine, o alla personalità oppure del
danno biologico e in che percentuale», né dalla prodotta documentazione clinica emerge una qualsiasi prova
che «la patologia dichiarata sia in
stretta dipendenza del rapporto di
lavoro»: sicché «le indennità percepite a vario titolo dal ricorrente non
possono che essere considerate
come reddito assimilato a quello di
lavoro dipendente assoggettate a
tassazione».
La decisione adottata dal giudice di
merito è censurabile, ad avviso del
ricorrente, perché sarebbe stata
omessa «la necessaria qualificazione
delle somme percepite dal ricorrente, individuandone il “titolo” sulla
base del distinguo danno emergente/lucro cessante; individuazione,
peraltro, semplicemente ricavabile sia
dalla natura delle somme erogate
(indubitabile quantomeno per il
danno biologico), sia dal verbale di
conciliazione giudiziale».
Il motivo oltre a presentare profili di
inammissibilità, è infondato. Se si
considera, infatti, quale sia la ratio
decidendi della sentenza impugnata è
abbastanza agevole verificare che
essa non è sostanzialmente investita
dalle censure articolate nel ricorso.
Orbene, dalla lettura della sentenza
impugnata emerge che la ratio decidendi è radicata in un accertamento
di fatto, anzi in una pluralità di accertamenti di fatto che possono così
individuarsi:
a) assenza di una prova certa ed affidabile circa la (dedotta) incapacità
lavorativa. Il giudice di merito, in
proposito, parla della inesistenza
«agli atti di una sentenza del Tribunale che certifichi l’intervenuta
incapacità lavorativa»;
b) insufficienza dell’atto transativo
stipulato tra le parti a chiarire la
natura delle somme erogate dal
datore di lavoro al lavoratore.
L’atto in questione darebbe a tali
somme una qualificazione, ad avviso del giudice di merito, generica,
non essendo possibile ricostruire
se esse siano versate «a copertura
del danno alla professionalità,
all’immagine o alla personalità
oppure del danno biologico e in
che percentuale»;
c) assenza di una prova certa ed affidabile circa la «stretta dipendenza» della «patologia dichiarata»
dal rapporto di lavoro: in altre
parole il difetto di prova sul nesso
di causalità.
In questo quadro, il nucleo centrale
dell’accertamento compiuto dal
giudice di merito appare indubitabilmente costituito dall’interpretazione
della volontà delle parti consacrata
nell’atto transattivo con il quale è
stato consensualmente risolto il
rapporto di lavoro e che ha costituito la causa di legittimazione dell’erogazione da parte del datore di lavoro
al lavoratore della somma sulla quale
è stata operata la contestata ritenuta
Irpef.
Se, quindi, alla base del convincimento raggiunto dal giudice di merito vi
è l’interpretazione della volontà delle
parti, come consacrata nell’accordo
che ha regolato la risoluzione
consensuale del rapporto di lavoro,
ci si trova di fronte ad un accerta-
mento di fatto incensurabile in sede
di legittimità se la motivazione è
immune da vizi logici e giuridici
(Cass. n.5110/2003; n.10290/2001;
n.7242/2001; n.1054/2001).
È appena il caso di evidenziare che il
ricorrente non ha sostanzialmente
proposto alcuna censura il punto di
motivazione della sentenza impugnata, essendosi egli, in concreto, limitato alla sola enunciazione, nella rubrica del motivo di ricorso, di una
denuncia (poi non sviluppata con
adeguate argomentazioni) di «omessa, insufficiente e contraddittoria
motivazione circa un punto decisivo
della controversia, rilevabile d’ufficio
e comunque eccepito dalla parte»: si
tratta di una denuncia assolutamente
generica, come rileva la circostanza
che la «rubrica» del motivo del
ricorso riproduce, praticamente alla
lettera, il dettato di cui all’art. 360,
n.5), del codice di procedura civile,
omettendone uno specifico collegamento con la fattispecie discussa.
Eppure, poiché l’essenza della decisione impugnata si risolveva (come
pur lo stesso ricorrente sembra
ammettere) in questa (da lui contestata) esegesi dell’atto transattivo, il
ricorso avrebbe dovuto sviluppare
una critica, che facesse emergere la
violazione dei canoni legali di ermeneutica contrattuale (trattandosi nel
caso di specie dell’interpretazione di
un atto di autonomia privata) e i vizi
di motivazione.
Inoltre, poiché le censure in questione
non possono risolversi nella mera
contrapposizione di una interpretazione diversa da quella criticata,
occorreva che, nel denunciare la
violazione delle regole di ermeneutica
ed il vizio di motivazione, fosse specificamente indicato il nodo attraverso
il quale si fosse realizzata l’anzidetta
violazione e le ragioni della obiettiva
deficienza e contraddittorietà del
ragionamento del giudice di merito
(cfr. Cass. n.9950/2001; n. 11053/2000;
n.4222/2000, n.8057/1999).
In altri termine, di fronte all’interpretazione che il giudice di merito aveva
dato dell’accordo transattivo consa-
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
34 / anno 4 - numero 22
TRIBUNA DEL LAVORO
crato nel verbale di conciliazione, era
di fondamentale importanza che l’apparato critico del ricorso fosse
costruito con la specificità adeguata
a consentire a questa Corte la verifica della (supposta) erroneità dell’esegesi assunta a base del convincimento espresso nella sentenza impugnata. E proprio perché si trattava di
una (supposta) erronea interpretazione di un atto di autonomia privata, il ricorrente avrebbe dovuto: a)
riprodurre integralmente nel ricorso,
nel rispetto del principio di autosufficienza, l’accordo de quo (o, almeno, la
parte in contestazione) - non potendo la Suprema Corte, per i limiti
propri della funzione ad essa attribuita, procedere alla ricerca e all’esame
del contenuto dei fascicoli di parte
(cfr. Cass. n.4948/2003; n.4905/2003)
-; b) precisare quali norme ermeneutiche fossero state in concreto inosservate: c) specificare in quale modo
e con quali considerazioni il giudice
di merito se ne fosse discostato.
Nulla, di tutto questo, e riscontrabile
nel ricorso: il ricorrente, in verità,
sembra piuttosto voler contrapporre, all’esegesi del giudice di merito, la
propria interpretazione; ma questa si
risolve, peraltro, in affermazioni - «le
somme percepite dal ricorrente
(hanno) natura risarcitoria in quanto
costituenti ristoro del cosiddetto
“danno emergente”» -, che rimangono indimostrate e che, nell’idea del
ricorrente, dovrebbero trovare forza
nella (ritenuta) impossibilità, per il
giudice di merito, di disattendere la
qualificazione delle somme erogate
operata dalle parti nel verbale di
conciliazione.
Senonché è proprio la qualificazione
data dalle parti alle somme de quibus
ad essere dal giudice di merito, non
disattesa, ma giudicata insufficiente a
dar conto della natura delle somme
medesime ed in particolare a chiarire
se esse siano imputabili, per restare
nella prospettiva interpretativa che il
ricorrente predilige, a «danno emergente» o a «lucro cessante» (o quale
parte o percentuale delle stesse sia,
all’una e all’altra categoria di danno,
ascrivibile): in buona sostanza, il
giudice di merito ritiene che la qualificazione, data nel verbale di conciliazione alle somme erogate al lavoratore, sia priva di decisività, perché
genericamente riferita ad ogni pretesa di danno che il lavoratore aveva
avanzato o avrebbe potuto avanzare.
Su questo punto - che è senza
dubbio «il» punto attorno al quale
finisce per ruotare l’intera decisione
impugnata - il ricorrente non muove
censure specifiche e non spiega in
cosa sia consistito l’errore compiuto
dal giudice di merito - sotto il duplice profilo della logicità della motivazione e del rispetto delle regole
sull’ermeneutica contrattuale - in
questa sua valutazione dell’atto
transattivo.
D’altro canto, almeno a quanto è
dato comprendere dalla narrativa dei
fatti esposti dal ricorrente, l’azione di
quest’ultimo atteneva ad una pretesa
di risarcimento danni da «dequalificazione professionale», risarcimento
che copre sia le perdite di retribuzione (superiore) eventualmente
subite a causa delle diverse (e minori) mansioni attribuite al lavoratore,
sia i mancati guadagni conseguenti
alla cosiddetta perdita di chanches
lavorative, sia il danno biologico per
disturbi psicogeni legati allo «stress
da dequalificazione» o il danno alla
professionalità sotto l’aspetto di
danno alla vita di relazione.
In proposito questa Suprema Corte,
ha evidenziato che il «demansionamento» del lavoratore da parte del
datore di lavoro costituisce inadempimento contrattuale e determina, oltre
all’obbligo di corrispondere le retribuzioni dovute, l’obbligo del risarcimento del danno da dequalificazione
professionale.Tale danno (detto anche
danno professionale) può assumere
aspetti diversi in quanto può consistere sia nel danno patrimoniale derivante dall’impoverimento della capacità
professionale acquisita dal lavoratore
e dalla mancata acquisizione di una
maggiore capacità, sia nel pregiudizio
subito per perdita di chanche ossia di
ulteriori possibilità di guadagno, sia in
una lesione del diritto del lavoratore
all’integrità fisica o, più in generale, alla
salute ovvero all’immagine o alla vita
di relazione. È compito del giudice del
merito - le cui valutazioni, se sorrette
da congrua motivazione, sono incensurabili in sede di legittimità - accertare se in concreto in suddetto danno
sussista, individuarne la specie e
determinarne l’ammontare eventualmente procedendo anche ad una
liquidazione in via equitativa (Cass.
n.14199/2001; sulla natura contrattuale della responsabilità del datore di
lavoro cfr. Cass. n.931/1993).
Ci si trova, quindi, di fronte ad un
danno composito, le cui componenti
non è detto che sussistono tutte in
una stessa fattispecie e delle quali,
per ciascuna, deve essere data una
specifica prova circa il nesso di
causalità: un danno nel quale possono essere compresenti, in proporzioni variabili caso per caso, una componente a titolo di «danno emergente»
e una componente a titolo di «lucro
cessante»: Sicché, mentre, da un lato,
è da escludere che si possa affermare, come il ricorrente mostra di ritenere, che il danno in questione sia
qualificabile, astrattamente, (solo)
come «danno emergente», dall’altro,
si fa ancora più evidente la necessità
di una specificazione delle diverse
componenti del danno, sulla quale il
ricorrente avrebbe dovuto adeguatamente argomentare, evidenziando
l’errore che, a suo avviso, avrebbe
commesso il giudice di merito nel
non trovare risolta quella specificazione nell’atto transattivo esaminato.
Peraltro, si deve rilevare che l’indirizzo di recente assunto da questa
Suprema Corte, circa l’interpretazione degli artt. 6 e 16, del Dpr.
n.917/1986, limita la tassabilità delle
indennità corrisposte al lavoratore a
titolo di risarcimento danno, alla
situazione vigente prima dell’entrata
in vigore dell’art. 32, comma 1, lettera
a), del Dl n.41/1995, convertito in
legge n.85/1995 norma che ha previsto l’assoggettamento ad Irpef, a
tassazione separata, di ogni «somma e
(…) valore comunque percepii
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 35
TRIBUNA DEL LAVORO
(...)anche se a titolo risarcitorio (...) a
seguito di provvedimenti dell’autorità
giudiziaria o di transazioni relativi alla
risoluzione del rapporto di lavoro»
(cfr. Cass. n.11687/2002; n.1467/2001;
n.14241/2001; n.14008/1999: in tema di
indennità supplementare corrisposta
sulla base della contrattazione collettiva ai dirigenti d’azienda illegittimamente licenziati: Cass. n.12798/2002,
in tema di somma corrisposta al
dipendente per il pregiudizio, costituente danno emergente, all’immagine professionale in conseguenza
dell’anticipata risoluzione del rapporto di lavoro; Cass. n.9893/1997, in
tema di atto di transazione che
preveda il versamento di somme al
lavoratore «a titolo di saldo, stralcio,
transazione e risarcimento danni (...)
in aggiunta alle spettanze contrattuali
di fine rapporto», a seguito dell’accettazione del licenziamento a suo
tempo intimato). In questa prospettiva, poiché nel caso di specie ci si
trova in una fattispecie di risoluzione
anticipata del rapporto di lavoro su
base consensuale, che costituisce la
base di legittimazione per l’erogazione al lavoratore di determinate
somme, alcune delle quali a titolo
risarcitorio (genericamente definito,
senza specificare l’entità delle
somme attribuite ad ogni voce di
danno), e poichè la risoluzione
consensuale del rapporto e l’erogazione delle somme de quibus si sono
entrambe realizzate (il verbale di
conciliazione è del 14 ottobre 1996)
nella vigenza dell’art. 32, comma 1,
lettera a), del Dl n.41/1995, convertito in legge n.85/1995, si deve ritenere che in ogni caso le somme erogate erano tassabili. Pertanto il ricorso
deve essere rigettato. Sussistono
giusti motivi per compensare tra le
parti le spese della presente fase di
giudizio.
P.Q.M. - La Corte Suprema di
Cassazione rigetta il ricorso e
compensa le spese.
Indennità di maternità per
le libere professioniste
Daniela Carbone
(avvocato)
Cassazione Sezione lavoro 10 giugno
2005 n. 12260.
La diversità ontologica tra lavoro dipendente e lavoro autonomo esclude che i
diversi criteri previsti dall’art. 1 legge
379/90 per la liquidazione dell’indennità di maternità alle libere professioniste,
rispetto a quanto previsto per le lavoratrici dipendenti, violi il precetto di uguaglianza di cui all’art 3 della Costituzione. L’indennità di maternità spettante
alla libera professionista, previsto dal
citato articolo della legge 379/90 ( oggi
trafuso nell’art. 70.2 D.lgs 151/01), va
computata soltanto sui redditi derivanti
dall’esercizio di attività libero professionale, con esclusione di quelli derivanti
dall’esercizio dell’ impresa commerciale.
Ne consegue che per la farmacista titolare di farmacia la suddetta indennità
non può essere computata sui redditi
rivenienti dall’esercizio dell’impresa.
Con la pronuncia di cui in epigrafe, la
Cassazione ha avuto modo di tornare sui suoi passi in tema di indennità
di maternità per le libere professioniste, estendendo il criterio di
commisurazione introdotto dalla
legge 289703, anche alle indennità liquidate prima dell’emanazione di quest’ultimo provvedimento. Il caso di specie riguarda una dottoressa, titolare di
farmacia, che chiedeva ed otteneva dal giudice del merito la
condanna dell’ente previdenziale di categoria alla
corresponsione dell’indennità di maternità,
computata non solo sui
redditi professionali, ma
anche su quelli derivanti dall’esercizio della farmacia. Il giudice
di primo grado osservava, in
particolare, che la pretesa
dell’ente convenuto di corrispon-
dere alla dottoressa B. l’indennità
nella misura prevista dall’art. 1.3
della legge 379/90 era infondata.
Con sentenza del 2002 la Corte di
appello di Milano rigettava l’appello
dell’Enpaf: contro tale sentenza, l’istituto ricorreva in Cassazione. La
suprema Corte cassava la decisione
sostenendo che i redditi d’impresa
non possono essere posti a base del
calcolo dell’indennità di maternità
per le libere professioniste.
L’Ente ricorrente, con una prima
doglianza, deduceva che la Corte di
appello, in violazione e falsa applicazione dell’art. 1.2 e 3 della legge
379790, nonché con insufficiente e
contraddittoria motivazione, avrebbe
condiviso l’orientamento della
Suprema Corte, secondo cui il citato
art. 1 non farebbe differenze tra libere professioniste titolari di azienda e
non titolari , in quanto avrebbe
previsto per la
quantificazione
dell’indennità
un criterio
unico.
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
36 / anno 4 - numero 22
TRIBUNA DEL LAVORO
Con la seconda doglianza l’Ente
deduceva che - poiché l’art.2238 del
Codice Civile. assoggetta il professionista alla stessa disciplina dell’impresa considerandolo un vero e
proprio imprenditore – l’unico criterio applicabile sarebbe quello che
prevede un’indennità non inferiore a
cinque mensilità di retribuzione,
calcolata nella misura dell’80 per
cento del salario minimo giornaliero:
in tal modo il giudice di appello
avrebbe dovuto scindere il reddito
percepito dalla professionista - per
lo svolgimento dell’attività propria da quello derivante da partecipazioni
a imprese.
In ultimo, ma non per importanza,
l’ente previdenziale, eccepiva l’incostituzionalità del citato articolo 1,
per contrasto con gli articoli 3 e 38
della Costituzione, per evidente
disparità di trattamento ontologico
tra lavoratore autonomo e lavoratore subordinato. In proposito la Corte
di Cassazione riteneva non fondata la
questione di legittimità, facendo rilevare che «il diverso sistema di autogestione dell’attività consente alle
donne professioniste di scegliere
liberamente modalità di lavoro
professionali con il prevalente interesse del figlio»; del resto, ha continuato la Suprema Corte, sarebbe
difficile, per le libere professioniste,
esigere e verificare l’osservanza
dell’obbligo di astensione dal lavoro
nel periodo precedente e successivo
al parto. Del resto – per quanto ribadito dalla Corte – l’obiettivo della
detta indennità è quello di tutelare la
salute della madre e del nascituro, e
nel contempo di evitare che alla
maternità si colleghi uno stato di
bisogno, o una diminuzione del tenore di vita.
Parimenti infondata è la questione di
incostituzionalità dell’art. 38 Cost. per lo squilibrio tra erogazioni previdenziali e contributi - considerato
che l’art. 5 legge 389/90 consente
l’eventuale aumento con decreto
ministeriale del contributo annuale in
misura fissa.
Per gli altri motivi di ricorso, la
Corte ha avuto modo di rispondere
sostenendo che – avuto riguardo alle
mancate ulteriori specificazioni da
parte del legislatore e alla realtà
sociale costituita dalla gestione delle
farmacie – il criterio di determinazione dell’indennità basato sul riferimento al reddito percepito e denunciato dal professionista, trova applicazione a prescindere dalla forma in
cui sia concretamente esercitata l’attività professionale.
La Suprema Corte ha dovuto però
maggiormente soffermarsi su altro
motivo di ricorso, articolato dall’Enpaf, che insisteva sull’interpretazione
secondo cui ai fini della quantificazione del reddito previsto dal citato art.
1 della citata legge, dovrebbe essere
tenuto presente soltanto il reddito
percepito dalla professionista come
tale; al proposito, ed a sostegno delle
proprie ragioni, l’ente si rifaceva ai
lavori preparatori della proposta di
legge 2631 presentata dall’onorevole
Mantini nel 2001 - di modifica
dell’art. 70 Tu di cui al D. lgs 151/01
in materia di indennità per le libere
professioniste e da cui si evince che
il reddito da prendere in considerazione è solo quello professionale – e
quindi successivo all’orientamento
della Cassazione.
Tale proposta è stata recentemente
approvata con legge 289/03, la quale
ha stabilito che l’art 70 del Tu 151/01
va modificato nell’espressione «del
reddito percepito e denunciato ai fini
fiscali» con la seguente «del solo
reddito percepito e denunciato ai fini
fiscali come reddito da lavoro autonomo».
Secondo l’originaria formulazione
dell’art. 1 della legge 379/90, l’indennità avrebbe dovuto essere commisurata all’80 per cento di cinque
dodicesimi del reddito percepito e
denunciato ai fini fiscali dalla professionista nel secondo anno precedente a quello della domanda.
La giurisprudenza di legittimità si era
orientata in modo univoco, ammettendo che ai fini della quantificazione
dell’indennità rilevassero non solo i
redditi derivanti dallo svolgimento di
attività professionale in senso
proprio, ma anche quelli provenienti
dallo svolgimento dell’attività professionale in forma di impresa.
Veniva in tal modo respinta, la diversa lettura proposta dagli enti previdenziali, secondo i quali l’unica tipologia reddituale da considerare
avrebbe dovuto essere individuata
nei soli redditi prodotti dall’effettivo
esercizio dell’attività professionale, in
mancanza del quale si sarebbe dovuto ricorrere al criterio suppletivo e
minimale previsto al comma 3
dell’art.1, parametrato sui minimali di
retribuzione ai fini contributivi.
Accogliendo
l’interpretazione
contraria, invece, l’assimilazione di
redditi ulteriori ed eterogenei ai fini
della quantificazione delle prestazioni
avrebbe potuto determinare vistose
sperequazioni tra i trattamenti di
maternità liquidati sulla base dei soli
redditi di lavoro autonomo e quelli
calcolati sui redditi delle attività svolte in forma di impresa.
Su queste problematiche, per togliere ogni dubbio, la Cassazione aveva
respinto le eccezioni di incostituzionalità dell’interpretazione più ampia
della base reddituale di computo per
contrasto con gli art. 3 e 38 della
Costituzione, replicando come il
legislatore avesse assegnato all’indennità lo scopo di favorire la conservazione del normale tenore di vita
della lavoratrice autonoma, anche
durante il periodo di maternità.
La legge 289/03 ha modificato l’assetto, definendo un tetto massimo
dell’indennità ( nuovo comma 3 bis
art. 70); è stato individuato un
criterio temporale più stabile per
l’individuazione del reddito di riferimento, che è quello del secondo
anno precedente al momento
dell’evento e non più al momento
di presentazione della domanda –
considerato che può presentarsi
entro l’arco di tempo di nove mesi.
Infine la legge da ultimo citata
prevede che l’indennità debba essere calcolata sul solo reddito professionale; il che costituisce chiarificazione del testo originario.
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
anno 4 - numero 22 / 37
TRIBUNA DEL LAVORO
0
Garante per la protezione dei dati
personali - Newsletter 1 maggio
2005 n. 253
dei propri dati personali e deve
poter esprimere un consenso libero
e non condizionato. Lo segnala il
Garante della privacy accogliendo il
ricorso di un utente che si lamentava
della scarsa chiarezza dei modelli on
line che aveva compilato per registrarsi sul portale di una società di
servizi sulla grande rete e del continuo invio di e-mail indesiderate. Si
tratta di una società che fornisce
anche servizi gratuiti come l’accesso
in rete, la casella di posta elettronica
e lo spazio web per un sito personale. La società dovrà riformulare la
modulistica adeguandola al Codice
della privacy e sospendere l’invio di
posta indesiderata. In attesa della
sottoscrizione della nuova modulistica la società non potrà trattare i dati
del ricorrente per finalità commerciali, né utilizzarli per finalità promozionali o di marketing. Il Garante ha
anche contestato il consenso omnibus dal quale la società faceva in realtà dipendere la fornitura di servizi,
accertando che le informative
presenti sul web non consentivano di
esprimere scelte libere e consapevoli. L’Authority ha anche precisato che
è illegittimo chiedere l’autorizzazione del cliente per un’eventuale
trasmissione dei dati all’autorità
giudiziaria, che è, invece, doverosa nei
casi previsti dalla legge, a prescindere
dalla volontà del cliente. Ingiustificato
anche chiedere il consenso per la
fatturazione commerciale se le utenze fornite sono gratuite. In pratica la
società, con un’unica sottoscrizione,
chiedeva anche l’autorizzazione a
definire il profilo commerciale del
cliente, utilizzandolo per finalità
promozionali e di marketing.
Dall’accesso ai dati alla
videosorveglianza: la sintesi
dei chiarimenti del Garante
della privacy
Ministero del lavoro - direzione generale
attività ispettiva - interpello 24 maggio
2005 n. prot. 659
MASSIMARIO DEL DIRITTO
DEL LAVORO
Corte di cassazione 4 aprile 2005,n.6957
Obbligo di fedeltà – Principi
generali di correttezza e
buona fede – Portata –
Comportamenti anche solo
potenzialmente lesivi – Violazione dell’obbligo di fedeltà –
Configurabilità.
Dal collegamento dell’obbligo di
fedeltà, di cui all’art.2105 c.c., con i
principi generali di correttezza e
buona fede ex artt.1175 e 1375
Codice Civile. deriva che il lavoratore deve astenersi non solo dai
comportamenti
espressamente
vietati dal suddetto art.2105, ma
anche da qualsiasi altra condotta che,
per la natura e per le sue possibili
conseguenze, risulti in contrasto con
i doveri connessi all’inserimento del
lavoratore nella struttura e nell’organizzazione dell’impresa o crei situazioni di conflitto con le finalità e gli
interessi della medesima o sia
comunque idonea a ledere irrimediabilmente il presupposto fiduciario del
rapporto. (Fattispecie relativa a lavoratore che aveva omesso di comunicare al datore di lavoro che i lavori
sottoposti al suo controllo, quale
supervisore, erano svolti da società
partecipate da propri familiari).
OGGETTO: Internet - Informative chiare
e consenso libero.
Il cittadino, quando compila un’informativa su carta od on line, deve essere informato dell’uso che verrà fatto
In base al principio di non discriminazione aspettativa sindacale
anche a chi è in part time
Rispondendo all’istanza di interpello
posta dall’Unione industriali di Asti,
il ministero del Lavoro fornisce, con
la nota 24 maggio 2005 n. prot. 659,
alcune precisazioni in ordine ai
diritti del lavoratore part time. In
particolare, il ministero chiarisce
che l’esercizio dell’attività sindacale
rientra nel “principio di non discriminazione”, garantito dall’articolo 4,
commi 1 e 2, lettera a), del Dlgs
61/2000, che sancisce il diritto del
lavoratore a tempo parziale a beneficiare dei medesimi diritti di un
lavoratore a tempo pieno “comparabile”, fra cui i diritti sindacali
(compresi quelli di cui al titolo III
della legge 20 maggio 1970 n. 300 e
successive modificazioni). Anche il
lavoratore con rapporto di lavoro a
tempo parziale può, perciò, usufruire dell’aspettativa sindacale di cui
all’articolo 31 della richiamata legge
300/1970 che dispone il diritto dei
lavoratori, chiamati a ricoprire cariche sindacali provinciali e nazionale,
di essere collocati in aspettativa non
retribuita per tutta la durata del
loro mandato. L’aspettativa sospende il rapporto di lavoro e non singole giornate o periodi della giornata,
pertanto la stessa può riguardare
esclusivamente i periodi in cui l’attività lavorativa deve essere resa
secondo le modalità stabilite dal
contratto di lavoro part time. Ne
deriva che il lavoratore (o il datore
di lavoro) non possono variare
unilateralmente le singole giornate
di assenza, così come le tutele
previdenziali disposte dai commi 3 e
4 Rispondendo all’istanza di interpello posta dall’Unione industriali di
Asti, il ministero del Lavoro fornisce, con la nota 24 maggio 2005 n.
prot. 659, alcune precisazioni in
ordine ai diritti del lavoratore part
time. In particolare, il ministero
chiarisce che l’esercizio dell’attività
sindacale rientra nel “principio di
non discriminazione”, garantito
dall’articolo 4, commi 1 e 2, lettera
a), del Dlgs 61/2000, che sancisce il
diritto del lavoratore a tempo
parziale a beneficiare dei medesimi
diritti di un lavoratore a tempo
periodico dell’EBT sull’andamento del turismo a Roma e provincia
38 / anno 4 - numero 22
TRIBUNA DEL LAVORO
pieno “comparabile”, fra cui i diritti
sindacali (compresi quelli di cui al
titolo III della legge 20 maggio 1970
n. 300 e successive modificazioni).
Anche il lavoratore con rapporto di
lavoro a tempo parziale può, perciò,
usufruire dell’aspettativa sindacale
di cui all’articolo 31 della richiamata
legge 300/1970 che dispone il diritto dei lavoratori, chiamati a ricoprire cariche sindacali provinciali e
nazionale, di essere collocati in
aspettativa non retribuita per tutta
la durata del loro mandato. L’aspettativa sospende il rapporto di lavoro
e non singole giornate o periodi
della giornata, pertanto la stessa
può riguardare esclusivamente i
periodi in cui l’attività lavorativa
deve essere resa secondo le modalità stabilite dal contratto di lavoro
part time. Ne deriva che il lavoratore (o il datore di lavoro) non possono variare unilateralmente le singole
giornate di assenza, così come le
tutele previdenziali disposte dai
commi 3 e 4 dell’articolo 31 della
legge 300/1970 opereranno esclusivamente per le ore o le giornate
indicate, nel contratto, come lavorative. Il ministero del Lavoro precisa,
inoltre, che è demandato alla
contrattazione collettiva stabilire i
limiti, le causali per la richiesta di
lavoro supplementare, le condizioni
e modalità per l’apposizione di clausole elastiche e flessibili, tuttavia, in
mancanza di detta contrattazione, la
possibilità di variare la collocazione
temporale della prestazione o
aumentarne la quantità può essere
concordata fra le parti, esclusivamente per iscritto. Il lavoro supplementare può essere richiesto dal
datore anche senza il consenso del
lavoratore, solo in quanto previsto
dalla contrattazione collettiva, in
carenza della quale è necessario il
previo consenso del lavoratore, non
necessariamente in forma scritta. Il
lavoratore non può pretendere la
trasformazione del contratto di
lavoro da tempo parziale a tempo
pieno o viceversa, come non può
imporla unilateralmente il datore di
lavoro.
Lavoratori “parasubordinati”,
subito gli interventi regionali
Alessandro Ortolani
Q
ualcuno li definisce «atipici» o «parasubordinati».
Altri, con espressione più
enfatica, «il popolo del diciotto per
cento», dalla percentuale dei contributi versati alla gestione separata
dell’Inps.
Quel che è certo è che questi lavoratori rappresentano un tertium
genus, un mondo a sé, che dista anni
luce sia dalla grinta ambiziosa di tanti
liberi professionisti sia dal mondo
protetto e garantito dei lavoratori
dipendenti. In questa condizione
indefinita, nonostante gli interventi
previsti dalla recente riforma del
mercato del lavoro, vivono ormai
oltre un milione di lavoratori in Italia, la cui crescita impetuosa sconvolge i tradizionali e consolidati schematismi del diritto del lavoro.
Tra i cosiddetti “parasubordinati” c’è
un po’ di tutto: dai nuovi lavori figli
della rivoluzione di Internet ai lavori subordinati di sempre, come il
commesso, la cassiera del grande
magazzino o la donna delle pulizie
cui il condominio ha chiesto di aprire la partita IVA per non pagarle i
contributi. Ed è in questa schizofrenia il punto critico di un fenomeno
in crescita.
Da un lato ci sono quelli che si
“godono” la libertà concessa dal
superamento del lavoro tradizionale e dall’altro i finti nuovi, che non
potendo avere un’assunzione vera
accettano rapporti di dipendenza
camuffati da consulenze, collaborazioni e quant’altro. Perché altrimenti, rischiano di doversene restare a
casa.
La Regione Lazio, in attesa che si faccia un po’ di chiarezza nell’ambito
delle sue competenze in materia di
politiche attive del lavoro, ha inteso
promuovere, attraverso la legge
regionale 27/2003, una serie di significativi interventi a favore dei lavoratori parasubordinati al fine di
migliorare e consolidare la loro posizione sul mercato del lavoro.
Attraverso tale misura infatti si prevede l’attivazione di concreti interventi di sostegno professionale consistenti in incentivi economici diretti a favorire l’acquisto o la locazione
finanziaria di attrezzature, strumentazioni, materiali, pacchetti di programmi informatici.
Sono inoltre previste agevolazioni
per la realizzazione o la ristrutturazione di immobili destinati allo svolgimento dell’attività lavorativa, l’acquisto di servizi e di abbonamenti a
riviste specializzate, l’accesso a banche dati e siti web, la formazione e
l’aggiornamento professionale.
Il menzionato provvedimento di
legge prevede inoltre interventi di
sostegno al reddito dei lavoratori
parasubordinati quali: interventi
mutualistici a tutela della salute,
interventi finalizzati alla copertura
delle spese relative ai versamenti
volontari del fondo Inps, l’attivazione di procedure agevolate di accesso al credito, l’istituzione, presso i
servizi per l’impiego regionali, di
sportelli informativi dedicati al lavoro parasubordinato.
In definitiva si può ritenere che dopo
i molti tentativi, andati a vuoto, di
razionalizzare il problema e di dare
risposte concrete al mondo dei così
detti “precari” ci sia, finalmente, sul
piatto uno strumento legislativo che
possa realmente contribuire a risolvere, almeno in parte, il problema.
Per non far rimanere lettera morta
tale iniziativa legislativa occorre tuttavia che il governo regionale avvii
un tavolo tecnico con le organizzazioni sindacali e datoriali di categoria per definire, quanto prima, il programma operativo per l’anno 2005,
finalizzato a dare concreta ed immediata attuazione agli interventi sopra
menzionati.
I “lavoratori” interessati ci possono
sperare?
Serietà
e competenza
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