La politica, la paura, l`ALPE In prossimità del Congresso e in qualità

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La politica, la paura, l`ALPE In prossimità del Congresso e in qualità
La politica, la paura, l'ALPE
In prossimità del Congresso e in qualità di vostra ex-candidata e di esprit libre,
(condizione esistenziale che dovreste apprezzare), mi permetto di aprire un fronte
critico, secondo me salutare, per la discussione che verrà.
Fra le parole d'ordine che hanno ispirato la precedente campagna elettorale
dell'Alpe, troviamo spesso l'aggettivo "nuovo".
Adesso vi chiedo: cosa in Alpe si può definire nuovo? (Vi pregherei di porvi la
stessa domanda al Congresso). Non mi pare che la burocrazia che governa il partito
sia una grande novità e neppure incuriosisce la politica dell'interpellanza. Dunque?
Io nel "nuovo modo di fare politica" ci ho creduto per davvero e ci ho messo la
faccia e le energie, ma mi sono resa conto di essere stata un'imperdonabile ingenua.
A cinquant'anni credere ancora alle favole? Si può, se si ha bisogno di confidare in
un cambiamento di rotta. Ma non è bello giocare su questo sogno, se non si è
all'altezza di poterlo realizzare.
Di nuovo, l'Alpe ha la sede, ma le dinamiche al suo interno sono le stesse di ogni
altro partito e la politica sul territorio non si è ancora vista.
Non stupitevi dunque dell'apatia e della rassegnazione che ne conseguono e
assumetevi le vostre responsabilità. Solo con un atto di autocritica verso voi stessi,
potrete trovare una nuova via per consegnare, a una parte della collettività, la
speranza o l'illusione di un'alternativa.
Fuori dalla meschinità dei personalismi, dai forzati arroccamenti dei soliti, dal
provincialismo che taglia le gambe e sì, anche dalla paura di osare. Non si fa
politica, se si ha paura. Se si ha paura si sta a casa! Quello che avete disperso in
termini di affezione, in questi mesi, è molto, ma forse potrete recuperarlo e sarebbe
cosa buona, perché di un partito abbiamo bisogno, ma ci devono essere dei segnali
forti e chiari.
Un esempio concreto di buona volontà? Che i Consiglieri regionali lascino all'Alpe
la metà del loro stipendio (quello che rimane loro equivale allo stipendio di un
dirigente) e non l'attuale miserrimo 20%. Che i quindicimila euro così recuperati,
vengano investiti in informazione e diffusione delle idee.
Inoltre ci deve essere il coraggio di qualcuno di farsi indietro e di qualcun altro di
farsi avanti. E poi riconferire alla parola partecipazione che non è da intendere solo
nella organizzazione di commissioni, coordinamenti, riunioni dove spesso si
mastica aria, il suo vero significato.
Auguri per un buon lavoro.
Patrizia Nuvolari