di Delia Pertici
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di Delia Pertici
COLLABORAZIONI CO O LL LL A A BB O O RR A A ZZ II O ON N II C TECNOLOGIA E RICERCA A PORTATA DI MANO di Delia Pertici Il Laboratorio di Tecnologie della Riproduzione (LTR) Ciz, a Cremona, in via Porcellasco, è uno dei laboratori di biotecnologia meglio attrezzati e gestiti d’Europa, dove lavora un équipe di veterinari e scienziati che molti all’estero ci invidiano. Scopriamo insieme quale è l’attività del laboratorio e quali sono i servizi che è in grado di offrire oggi, e in futuro, agli allevatori italiani. I l Laboratorio di Tecnologie della Riproduzione (LTR) ha iniziato la sua attività nei primi mesi del 1992 ed è il risultato di una collaborazione tra l’Aia ed il Ciz, in quanto la Associazione Italiana Allevatori è proprietaria delle strutture e delle attrezzature del laboratorio, mentre il Ciz si occupa della sua gestione e della attuazione dei programmi concordati insieme. Oggi l’LTR offre sistemi di riproduzione avanzata per gli allevatori che vogliono programmare la riproduzione dei loro animali. All’interno del laboratorio coesistono l’attività di ricerca e sviluppo, per migliorare e offrire nuovi servizi in sintonia con i traguardi più avanzati della ricerca scientifica, e l’attività commerciale di produzione di embrioni e servizi ad essi connessi. Grazie soprattutto alla presenza di professionisti altamente qualificati come il dottor Galli, la dottoressa Lazzari ed il dottor Duchi, in questi cinque anni di attività l’LTR si è guadagnato, a livello mondiale, la fama di uno dei laboratori meglio attrezzati e meglio gestiti, dove oggi vengono prodotti, con ottimi risultati, un gran numero di embrioni. La produzione di embrioni si basa sulla tecnica in vitro (maturazione e fecondazione in vitro degli ovociti prelevati dalle ovaie), e gli embrioni che si sviluppano possono essere congelati con un successo paragonabile a quello che si ha con quelli ottenuti con ET tradizionale. Questo è molto importante perché permette all’allevatore di impiantare gli embrioni sulle proprie riceventi solo quando sono nelle migliori condizioni, e consente inoltre di commercializzarli. «In effetti – spiega il dottor Galli – responsabile del laboratorio LTR, abbiamo iniziato lavorando con ovuli prelevati da animali macellati, ma da qualche anno produciamo anche embrioni da animali in vita con la tecnica dell’Ovum Pick Up (prelievo di ovociti per via trasvaginale). È una tecnica che si è molto affinata negli ultimi anni (vedere box, N.d.R.) e che dà ottimi risultati e offre anche notevoli vantaggi rispetto alla pratica dell’embryo transfer. Infatti, non solo è possibile avere ovuli anche da vacche che non rispondono bene alla super ovulazione, ma si possono ottenere molti più embrioni da una stessa vacca in quanto l’Ovum Pick Up può essere effettuato molto più spesso di un flushing, e permette quindi di avere fino a 150 embrioni in un anno. In più, la fecondazione in vitro consente di fecondare gli ovuli anche con tori diversi, offrendo un numero maggiore di combinazioni genetiche e distribuendo il rischio di fallimenti, dal punto di vista del valore genetico di un determinato toro. Dalle manze prepuberi si prelevano in media dagli 8 ai 10 ovuli, con cui si riescono ad ottenere da 1 a 2 embrioni, mentre, con lo stesso numero di ovuli prelevati da vacche, gli embrioni possono essere 2 o anche tre. I risultati sono buoni a partire dai 3 mesi di età fino al terzo mese di gravidanza». «Non ci sono controindicazioni o conseguenze sull’animale, quindi si possono fare due prelievi alla settimana per tutto il tempo che si vuole. Se la vitella ha meno di 4 mesi, gli ovuli vengono prelevati chirurgicamente, quindi l’intervento si fa una volta sola. In questo caso però la resa è più alta, dai 3 ai 4 embrioni per prelievo, perché vengono prelevati più ovuli direttamente dall’ovaio e quindi c’è la possibilità di avere più embrioni. Dai 6 mesi in poi il prelievo viene fatto per via transvaginale, con una sonda ecografica che guida il lungo ago con il quale si aspirano i follicoli presenti nell’ovaio. Come sono cambiate le cose rispetto al passato per l’utilizzo di vitelle di 2-3 mesi? «Un certo miglioramento c’è stato, in quanto riusciamo ad avere più Ovuli maturi circondati da cellule follicolari prima della fecondazione in vitro Embrioni pronti per essere congelati. All’LTR lavorano 7 persone: 3 veterinari, 3 tecnici di laboratorio (biologia) e un tecnico addetto agli animali Quanti prelievi si possono fare? 17 BIANCO NERO 2/98 K Y C M - p. 17 embrioni da più vitelle; ma diciamo che il problema della efficienza è nell’oocita e non nell’embrione. Infatti, si ottengono dalle vitelle embrioni che poi attecchiscono altrettanto bene di quelli prodotti dalle vacche, quindi il problema sta nella cellula uovo che viene utilizzata per produrre l’embrione, la quale, probabilmente, negli animali prepuberi, non ha ancora completato la fase di crescita e di stoccaggio di tutto quello che le serve per essere efficiente». Quindi avete deciso di elevare l’età della vitella a cui prelevare gli ovuli? «No, in realtà abbiamo visto che fino agli otto mesi si comportano tutte nello stesso modo. Cioè, prima della pubertà, che abbiano tre, quattro, cinque o otto mesi non ha importanza in termini di efficienza di produzione. Il cambiamento si nota solo dopo che l’animale ha iniziato a ciclare». Il dottor Cesare Galli, responsabile del LTR, e la dottoressa Giovanna Lazzari, non condividono solo il lavoro, ma anche la vita di tutti i giorni. Sono infatti sposati dal 1989 ed orgogliosissimi genitori di Francesca, di 2 anni. E le loro sembrano davvero due vite parallele... Cesare Galli viene da una famiglia di allevatori di vacche da latte di Merone, in provincia di Como. Dopo la maturità scientifica, si iscrive alla Facoltà di Medicina Veterinaria a Milano, dove si laurea nel 1986 presentando, con il professor Lauria, una tesi sperimentale sull’utilizzo di estratti ipofisari per la superovulazione della bovina. Dopo la abilitazione professionale, inizia a collaborare con il professor Polge, presso l’Animal Biotechnology Cambridge Ltd a Cambridge, in Inghilterra, come responsabile di progetto sullo sviluppo di tecniche per la produzione di embrioni bovini in vitro. Nel 1988, dopo aver raggiunto l’obiettivo con la nascita dei primi vitelli da embrioni fecondati con questa tecnica (allora molto innovativa), si trasferisce all’Institute of Animal Physiology and Genetic Research (Istituto di fisiologia animale e ricerca genetica), sempre a Cambridge, nel laboratorio del dottor R. M. Moor, lavorando sulla ricerca nell’area delle cellule embrionali staminali e del trapianto nucleare nella specie ovina. Rientra in Italia nel 1991, su proposta dell’Aia, con il compito di costruire ed attivare, in collaborazione con il Ciz, un nuovo laboratorio per sviluppare anche nel nostro paese le tecniche innovative nel campo della riproduzione animale. L’iter degli studi e delle attività di Giovanna Lazzari è incredibilmente simile a quello del marito: stesso tipo di liceo, quello scientifico, stessa Università e stessa laurea in Medicina veterinaria (solo un anno più tardi); stesse esperienze all’estero, naturalmente a Cambridge, dove però lei si occupa di cavalli, presso la Clinica Equina del Centro di Fertilità Equina (Equine Fertility Unit), e partecipa ad un progetto di ricerca sul trattamento del seme equino ai fini della fecondazione in vitro . Nell’ottobre 1988, vinta una borsa di studio Cee, si trasferisce anche lei presso il laboratorio del dottor Moor per iniziare un progetto di ricerca sugli ovociti primordiali di animali neonati. Contribuisce in seguito anche ad altre linee di ricerca, in particolare sullo studio del ciclo cellulare e delle cellule embrionali staminali, fino al 1991, anno in cui rientra in Italia. Il dottor Galli attualmente è presidente della Associazione Europea di Embryo Transfer e membro di diverse Società Scientifiche. Ritardando il prelievo dopo gli otto mesi, di quanto si ritarderebbe il progresso genetico? «Questo bisognerebbe chiederlo ai genetisti, perché è il loro lavoro. Si tratterebbe probabilmente di un ritardo di circa sei mesi, e sarebbe comunque sempre un anticipo rispetto ai sistemi tradizionali. Anche con l’embryo transfer la prima super ovulazione si può fare un po’ prima dei dodici mesi, meglio ancora se attorno ai quattordici. Noi possiamo intervenire prima e senza traumi per l’animale, senza trattamento con farmaci, quindi con meno rischi di comprometterne la funzionalità riproduttiva». ri danno da mezzo a un embrione per prelievo, quelle tra gli 8 ed i 12 mesi, un embrione o un embrione e mezzo, quelle di 14 mesi, da 1 a 2,5 embrioni, come una vacca». È per questo che sono sempre di più gli allevatori che preferiscono l’Ovum Pick Up al flushing, anche se è più costoso? «Come ho già detto, i vantaggi ci sono e i costi, nonostante quello che si pensa, non sono poi così alti. Diciamo che i costi sono adeguati al tipo di intervento ed al numero di persone coinvolte. Forse potrebbero scendere un po’ i costi in termini di maggiore efficienza, ma non di molto. Se l’animale è in degenza da noi ogni prelievo di ovuli, comprensivo di mantenimento, costa 200.000 lire, se invece viene portato qui in giornata, costa 100.000 lire. Ogni embrione congelabile costa 350.000 lire, quelli non congelabili 200.000 lire, fino ad un tetto massimo di 6 embrioni. In genere, le manze prepube- È vero che siete in grado di sessare gli embrioni? «Il sessaggio degli embrioni non è una novità, solo che, fino a qualche anno fa non si potevano congelare i sessati. Ora invece è possibile, anche se la resa in attecchimento è leggermente inferiore a quella di embrioni congelati ma non sessati (circa 40%). Visto che dalle vacche riusciamo ad ottenere più embrioni che dalle manze, stiamo proponendo una specie di “pacchetto promozionale” per cui, chi è interessato ad avere solo embrioni femmine, per qualche mese potrà pagare solo gli embrioni femmina e non i maschi, che vengono gettati. Potrebbe essere interessante per chi ha una buona vacca che ha lasciato il segno in azienda, e vorrebbe averne più femmine in azienda». Che collegamenti avete con la comunità scientifica internazionale? «Si tratta di un rapporto di interesse comune, oltre che di necessità, perché, per accedere ai finanziamenti della Cee, devono essere coinvolti nella ricerca laboratori di diversi paesi. Insieme, ci si propone un tema di ricerca e poi, all’interno di questo tema, vengono assegnati degli obiettivi ripartiti tra i vari laboratori. Ovviamente la loro attività è complementare. Per esempio, alcuni (come nel nostro caso) sono in grado di produrre embrioni, altri invece li analizzano, alcuni producono solo embrioni in vivo, altri solo in vitro, c’è chi è esperto di DNA ...e così via. Come è logico, si tratta di un gruppo di scienziati multi disciplinare in quanto, dovendo lavorare con i contributi di tutti, la collaborazione è essenziale. Per questo, ci si incontra ogni sei mesi per aggiornarsi, visita19 BIANCO NERO 2/98 K Y C M - p. 19 re i vari laboratori, oppure scambiarsi del materiale per determinate analisi. Ossia, c’è uno scambio assoluto: di materiale, persone, ricerca (nel nostro caso sono principalmente embrioni) rendiconti economici, costi, e così via. Ogni progetto finanziato dalla CEE prevede la collaborazione di una SME (cioè, small and medium enterprise: piccola e media impresa) e noi rientriamo in questa categoria, mentre gli altri sono in genere laboratori di ricerca pura, soprattutto universitari». Che cosa si ricerca in generale? «Nel nostro caso si tratta soprattutto di ricerca applicata, cioè vengono sviluppate quelle linee che possono portare ad un miglioramento delle tecniche di produzione degli embrioni in vitro. Il nostro interesse si è concentrato fin dall’inizio sulla coltura in vitro degli embrioni. Ancora oggi, per motivi commerciali, noi “coltiviamo” gli embrioni negli ovidotti di pecora, in quanto i sistemi in vitro non sono ancora adeguati a sviluppare un prodotto congelabile, e che quindi non potrebbe essere commercializzato. Per questo la maggior parte dei nostri studi si stanno concentrando sulla ricerca di un miglioramento di questa tecnica di coltura in vitro. Dai risultati ottenuti, pensiamo che, probabilmente nel giro di qualche anno, potremo fare a meno delle pecore. Il programma finanziato attualmente (l’LTR è forse l’unico laboratorio in italia che riceve finanziamenti dalla Cee nell’ambito del programma “Biotechnology” per lo sviluppo delle bio-tecnologie) e per cui lavoriamo in collaborazione con altri sei laboratori europei (Francia, Olanda, Gran Bretagna, Germania), è lo sviluppo di embrioni da animali prepuberi, in quanto l’efficienza del metodo è ridotta rispetto ai risultati che si hanno su un animale adulto, ed COME AVVIENE LA PRODUZIONE DI EMBRIONI IN VITRO Con la tecnica in vitro si cerca di riprodurre artificialmente, in laboratorio, quei fenomeni che avvengono nell’ovaio e nell’utero della bovina durante il calore e nei 7 giorni successivi alla fecondazione dell’embrione. Le ovaie contengono gli ovociti (cellule germinali) e sono la materia prima necessaria alla produzione di embrioni. Gli ovociti possono essere prelevati sia da animali macellati che da animali vivi, con una tecnica che si chiama, appunto, Ovum Pick UP (prelievo degli ovuli). Si utilizza una sonda ecografica che permette di individuare i follicoli sulle ovaie e che serve anche da guida ad un ago sottilissimo con cui vengono aspirati i follicoli, per raccogliere gli ovociti. Gli ovociti contenuti dai follicoli, immaturi e completamente circondati dalle cellule follicolari, vengono selezionati e trasferiti in piastre petri contenenti una soluzione (medium) di coltura idonea per la loro maturazione, cui si aggiunge siero fetale bovino e gonadotropine (FSH e LH). Il tutto viene messo in incubazione a 38,5°C per 24 ore, periodo in cui gli ovociti completano la maturazione disperdendo parte delle cellule follicolari che li circondano e diventano così pronti per la fecondazione. Per la fecondazione in vitro si utilizza il seme normalmente destinato alla FA. Dopo lo scongelamento, il seme viene lavato per eliminare sia gli spermatozoi morti che il liquido di diluizione usato per congelarlo. Gli spermatozoi vivi vengono quindi contati e risospesi nella soluzione di fecondazione alla concentrazione desiderata. La sospensione di spermatozoi nel liquido di fecondazione viene poi ripartita in microgocce (50 microlitri) in piastre petri, che vengono completamente ricoperte con olio minerale. All’interno di queste microgocce vengono introdotti gli ovociti maturi, circa 10 per ogni microgoccia, che vengono poi incubati con gli spermatozoi per 18 - 22 ore. Dopo la fecondazione, gli ovociti vengono trasferiti in un sistema di coltura diverso, e dopo circa 24-28 ore iniziano le divisioni embrionali. Gli embrioni allo stadio da 4 a 8 cellule possono essere trasferiti nella tuba di un animale ricevente (nel caso dell’LTR, una pecora), oppure mantenuti in un sistema di coltura in vivo dove vengono riprodotte condizioni simili a quelle trovate dall’embrione trasferito nell’animale vivo. In entrambi i casi, gli embrioni rimangono in incubazione per un periodo di 5 giorni, fino al momento in cui possono essere recuperati (stadio di blastocisti; è anche lo stadio in cui l’embrione sopravvive meglio al congelamento) e impiantati nell’utero della bovina ricevente con un metodo molto simile a quello utilizzato per la fecondazione artificiale (anche se i tempi sono diversi), oppure, in alternativa, possono essere congelati. offre quindi ancora margini di miglioramento». Avete fatto, o fate, esperimenti sulla clonazione? «In Italia tutta la ricerca sulla clonazione è stata bloccata con un decreto ministeriale, in vigore fino al 31 gennaio 1998, poi non si sa. Quindi preferirei non parlarne, anche se è un’area di mio interesse, perché è quella su cui ho lavorato molto in passato all’estero». Possiamo invece parlarne un po’, almeno per capire se e chi potrebbe essere interessato? «Quelli più avanti nel campo della clonazione sono gli scozzesi, che hanno già pecore clonate che producono latte contenente uno speciale fattore che serve per curare gli emofiliaci. Prima che uscisse il decreto, noi abbiamo fatto del lavoro – tra l’altro finanziato dalla Comunità Europea – coordinato dal professor Wilmut (noto per aver prodotto la famosa Dolly!), e devo dire che le potenzialità ci sono. Il problema è che ora è tutto fermo... Comunque, gli aspetti della clonazione sono due: uno è quello di poter clonare da cellule somatiche (si chiama cellula somatica qualsiasi cellula dei tessuti), il che significa essere in grado di clonare un animale, e questo avrebbe dei risvolti davvero notevoli per l’allevamento, non tanto ai fini di selezionare nuovi caratteri, quanto per “moltiplicare” gli animali superiori che già esistono. È stato dimostrato che tra le vacche migliori e quelle nella media di allevamento c’è una differenza che equivale a circa 10 anni di selezione. Quindi, se si riuscissero a clonare le migliori vacche, si guadagnerebbero 10 anni di selezione. Certo, una volta raggiunto quel livello, si dovrebbe Il Laboratorio di Tecnologie della Riproduzione Ciz è il primo laboratorio al mondo ad aver fatto nascere bufali da ovuli prelevati e fecondati in vitro 20 BIANCO NERO 2/98 K Y C M - p. 20 Tabella 1 Trasferimenti embrionali effettuati in Europa* nel 1996 Totale embrioni trasferibili 137.047 Prodotti in vivo - donatrici superovulate - embrioni trasferibili - media embrioni x donatrice 24.133 129.095 5,35 7.952 5,8% Prodotti in vitro** - proporzione embrioni prodotti in vitro Totale embrioni trasferiti Prodotti in vivo Prodotti in vitro - proporzione embrioni prodotti in vitro - proporzione embrioni congelati e trasferiti 117.942 111.321 6.621 5,6% 47,30% Totale embrioni congelati e conservati 54.586 * Dati provenienti da 19 paesi. ** Dati provenienti solo da 6 paesi. Fonte : Y. Heyman, 1997, 13a riunione AETE (Associazione Europea Trapianti Embrionali) Lione, 12-13 settembre 1997. Tabella 2 L’embryo transfer bovino* nel mondo, attività 1996 Continente Africa Nord America Sud America Asia Europa Oceania Totale Flusing 2.321 1.601 6.375 11.482 24.133 2.398 88.310 Numero embrioni trapiantati Embrioni trasferibili Freschi Congelati Totale 17.732 228.242 37.922 53.364 129.095 11.520 477.875 6.418 94.887 36.309 12.268 58.666 4.346 212.894 3.722 7.431 13.552 51.851 52.655 4.008 200.102 10.140 169.201 49.861 64.119 111.321 8.354 412.996 % su 412.996 2,5% 41% 12% 15,5% 27% 2% * Bovini da carne e da latte. Questa tabella è stata pubblicata nel rapporto 1996 della International Embryo Transfer Society (IETS). continuare a selezionare con i sistemi tradizionali di selezione. Comunque sarebbe un guadagno notevole. Ma della clonazione da cellule somatiche si sa troppo poco, e non si capisce ancora quanto sia efficace (la pecora Dolly è l’unica che sia nata e pare che funzioni, per ora). Tutti gli altri animali, anche il vitello nato all’ABS (“Abbiamo Letto” su questo stesso numero a pag. 70, N.d.R.), come pure altri animali transgenici, sono stati clonati da cellule fetali, e questo è il secondo aspetto della clonazione. Dal punto di vista della zootecnia non ci sono vantaggi a clonare un feto perché del feto non si sa ancora niente, non si hanno informazioni genetiche certe. A quelli che invece utilizzano gli animali per produrre, per esempio, determinate proteine nel latte, non interessa che l’animale da cui si ricavano i cloni sia o no superiore alla media, ma solo che sia in grado di produrre quello che serve. Potrebbe essere, per esempio, un modo per diversificare la produzione: uno alleva le vacche per un’industria farmaceutica per produrre latte da cui si estraggono determinate proteine... sarebbe senza dubbio un discorso su scala limitata, ma che potrebbe anche avere delle ripercussioni sull’allevamento e sulla zootecnia». Se non ci fossero le restrizioni governative, quanto sarebbe effettivamente realizzabile da noi? Per esempio, se un allevatore decidesse di avere un allevamento di 200 vacche tutte uguali, lo potrebbe fare? «Difficile dire quanto il sistema sia efficiente, bisognerebbe provare. Ma penso che nel giro di 5-10 anni diventerà una realtà. Quindi, in teoria, sì, si potrebbe avere un allevamento di 200 vacche uguali. Che poi sia vantaggioso o meno, è da vedere. Forse converreb- Tabella 3 Totale trasferimenti di embrioni prodotti in vitro nel mondo nel 1996 Paese Freschi Congelati Totale ASIA Giappone 1.791 2.851 4.642 EUROPA Francia Ungheria Irlanda Italia Olanda Spagna 150 6 1.487 100 1.603 3 70 – 97 3.050 282 - 220 6 1.584 3.150 1.885 3 TOTALE 5.140 6.340 11.490 Fonte : dati AETE 1997. Questa tabella è stata pubblicata nel rapporto 1996 della International Embryo Transfer Society (IETS). be diversificare... Il problema è che, in effetti, bisogna ancora stabilire quanto siano identici questi animali, che probabilmente non sono identici come lo sono i gemelli monozigoti. Diciamo che ci potrebbero essere delle differenze, e questo è un aspetto che dovrebbe tranquillizzare quelli che si preoccupano della riduzione della variabilità genetica. L’evoluzione avviene spontaneamente, per mutazione casuale, quindi questi animali sarebbero comunque soggetti ad una mutazione casuale, e non è perciò detto che le nuove generazioni siano completamente uguali. Perciò, niente fotocopie, come qualcuno teme. Un aspetto negativo, invece, potrebbe essere che, avendo animali perfettamente identici, nel caso di particolare sensibilità ad una determinata malattia, si potrebbero perdere tutti... L’ideale sarebbe avere 10 copie delle 5 migliori vacche; questo permetterebbe anche di verificare l’impatto o l’influenza dell’ambiente sul genotipo e sulla manifestazione dei caratteri genotipici». Già all’epoca dei primi trapianti embrionali si era parlato della influenza della portatrice sul nascituro. Cosa si sa ora di questo? «Non c’è niente che può dimostrare che la portatrice di embrioni è in grado di influenzare il genotipo dell’animale. L’unica cosa che potrebbe fare sarebbe eventualmente influire sulle dimensioni del feto. Con la clonazione il problema potrebbe avere un diverso risvolto, nel 21 BIANCO NERO 2/98 K Y M - p. 21 senso che, quando si clona, si prende un nucleo e lo si mette nella cellula uovo di un’altra vacca, per cui, in realtà, il DNA mitocondriale non è lo stesso della donatrice, quindi c’è un DNA mitocondriale diverso. Il mitocondrio* serve solo come fonte di energia e l’informazione genetica presente nel nucleo è dominante; non c’è niente che possa far pensare che possa incidere, ma finché non si fa, non si può sapere. Per esempio, qualcuno dice che la linea materna ha la sua importanza e questo perché il DNA mitocondriale è ereditato per via materna. Con la clonazione questo non avverrebbe e ci potrebbe essere una speculazione in questo senso, in quanto il mitocondrio serve per produrre energia e ad una vacca che produce tanto latte serve tanta energia. Però sono solo illazioni e non c’è niente di provato che sostenga questa ipotesi». Quindi la clonazione annullerebbe l’importanza della madre? «No, non della madre, ma dell’effetto della linea materna, cioè di una parte dell’eredità genetica che viene dalla linea materna, quello sì. Con la clonazione, dalla femmina si prende solo il nucleo, ma tutto il “macchinario” – diciamo così – che serve a far sviluppare l’embrione, viene da un altro animale. Quindi ci potrebbe essere una differenza, ma nessuno lo ha ancora dimostrato». Come scienziato, che futuro hanno, secondo lei, queste attività, e come dovrebbero affrontare queste tecnologie gli allevatori? «Quello che potrebbero, e dovrebbero, fare gli allevatori è informarsi di più e cercare di essere aggiornati su quello che succede nel campo delle biotecnologie, perché questo non può essere che a loro vantaggio. D’altra parte, come nel nostro caso, sono gli allevatori che ci fanno lavorare (in questo momento non ci sono finanziamenti dallo Stato) e, se lavoriamo, ci sono anche i soldi per la ricerca e per possibili miglioramenti; altrimenti non si può fare più niente. Per quanto riguarda lo sviluppo di queste tecniche, penso che la storia parli da sola. Da quando uno concepisce un’idea a quando questa viene messa in pratica passa molto tempo, ma l’idea va avanti. Pensiamo alla fecondazione artificiale, o al congelamento del seme... sono passati 40 anni e ormai nessuno pensa di po- terne fare a meno. Se non si comincia, non si arriva mai da nessuna parte. Il progresso non si ferma. È probabile che, in un futuro neanche troppo lontano, metà delle vacche saranno sottoposte a Ovum Pick Up e metà saranno superovulate». In effetti, basta guardare le cifre degli ultimi rapporti dalla comunità internazionale (tabelle 1, 2, 3) per capire l’importanza che sta assumendo il prelievo ed il trapianto di embrioni in tutto il mondo. E, considerato il fatto che i numeri del Giappone si riferiscono soprattutto ad embrioni da carne, è chiaro che l’Italia occupa una posizione dominante nel panorama internazionale. Forse un successo di cui pochi sono stati fino ad ora a conoscenza, ma che senz’altro ci rende orgogliosi e grati per un lavoro ben fatto. * I mitocondri sono dei minuscoli organuli cellulari presenti nel citoplasma. Essi contengono dei sistemi multienzimatici la cui funzione principale è quella di fornire l’energia necessaria per le varie attività cellulari. 22 BIANCO NERO 2/98 K Y C M - p. K Y C - p. 22