Heron Parigi. Eccellenza dimenticata? Parliamone di Domenica

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Da Saverio Zenidomenica 3 Apr 20160 Commenti
Heron Parigi. Eccellenza dimenticata? Parliamone
di Domenica
Questa settimana diamo spazio ad un giovane architetto, Pietro Pini, che ci racconta come l’azienda
borghigiana Heron Parigi abbia lasciato un segno indelebile nel settore del design industriale a livello
mondiale. Heron Parigi è sinonimo di Paolo Parigi (1936/2012) tra i pochissimi vincitori del Compasso d’Oro
ADI. Il talento, l’amore per il metallo – materiale riciclabile al 99% come amava sottolineare – ed il rigore
tecnologico profuso negli anni da questo rivoluzionario creatore di sedute da ufficio, tavoli da disegno e
tecnigrafi ha garantito alla Heron Parigi una leadership indiscussa nel settore dell’arredamento di design per
l’ufficio e per la casa. Basti pensare che i prodotti Heron Parigi si trovano in alcuni musei e che, presentati in
mostre italiane ed estere, hanno conseguito prestigiosi riconoscimenti. Fra i clienti vanta inoltre importanti
compagnie nazionali ed internazionali come Microsoft USA, Sony Inc. USA, Poste Italiane Ufficio Storico
Piazza S. Silvestro – Roma, Dyson UK.
A.90 Premio Compasso d’Oro 1979
Fondata a Borgo S. Lorenzo nel 1966 per merito di Paolo e Giovanni Parigi, la Heron Parigi è stata
un’azienda leader nel Mugello per molti anni, fino alla chiusura nel 2014. Nata come azienda
produttrice di tavoli da disegno è diventata nel tempo simbolo dell’eccellenza toscana e non solo.
Si è affermata grazie al design funzionale, rigoroso e al tempo stesso pieno di carattere di Paolo
Parigi, raggiungendo l’apice con il progetto del celebre tecnigrafo A.90.
TECNIGRAFO A.90 (1978 – 1988) – Premio Compasso d’Oro 1979
La progettazione del tecnigrafo A.90 avviene negli anni ’70 (1978), periodo in cui per qualsiasi
progettista il tecnigrafo è uno strumento essenziale. L’idea di riprogettare un oggetto tecnico e
“anonimo” come questo nasce in Paolo Parigi dalla necessità di avere un tavolo da disegno più
appropriato per il suo lavoro.
L’A.90 rivoluziona l’idea del tecnigrafo, che viene percepito come qualcosa di ingombrante e
pesante, dando origine invece a qualcosa di snello, fresco e innovativo. Con i suoi colori verde e
bianco e l’esclusiva qualità dei suoi dettagli anticipa i materiali, le scelte formali e produttive
contemporanee. Questo tecnigrafo non nasconde nulla di sé, ogni pezzo importante è in vista e si
può facilmente controllare e toccare. Risulta inoltre di facile utilizzo e molto versatile in tutti i suoi
formati. L’intero progetto è caratterizzato dal segno asciutto e rigoroso ma allo stesso tempo
contenente un’anima. Queste caratteristiche lo faranno diventare il segno di riconoscimento della
Heron Parigi nel mondo. L’ A.90 viene venduto in migliaia di unità e acquistato dai più importanti
studi di architettura in Italia e all’estero. All’epoca costava circa 1.500.000 di Lire (circa 3.900€
rivalutati ad oggi), mentre ora il prezzo dell’usato è di circa 150€. La sua produzione termina solo
agli inizi degli anni ‘90 quando la nascita dei primi plotter e dei primi sistemi operativi accessibili
agli studi di progettazione mette fine all’era dei tecnigrafi.
L’intuizione di Parigi, di dare anima e corposità ad un oggetto come il tecnigrafo, lo ha inserito
nell’universo dell’industrial design, contribuendo con il suo A.90 a soddisfare le esigenze di tutti i
professionisti soliti usare il tavolo da disegno e che arriveranno a considerare il tecnigrafo A.90
“l’iPhone” dei tecnigrafi: pulito, bello e funzionale. Tanto che il progetto dell’A.90 giunge a
meritarsi nel 1979 il riconoscimento più autorevole ed ambito nel campo del design: il Compasso
d’Oro, un premio considerato come un “nobel per il design”.
Questa onorificenza ha proiettato Paolo Parigi nella sfera dei migliori designer italiani, tra i pochi
in toscana ad aver vinto il Compasso d’Oro. Il riconoscimento internazionale di Parigi è
nell’omaggio che il designer britannico James Dyson (celebre per l’azienda omonima di
elettrodomestici) rende lui in un libro dedicato a «Le icone del design contemporaneo» (Absolute
Press, 1999) dove, a fianco di progettisti del calibro dei coniugi Eames, riconosce al design
dell’A.90 le virtù «di un’apparente semplicità, di un utilizzo minimo delle parti e d’orgoglio
nutrito nella lavorazione di precisione»; tutte caratteristiche del design di Parigi. Lo stesso Dyson
decise di liberarsi di tutti i computer del suo ufficio tecnico sostituendoli con il tavolo di Parigi,
realizzando la più grossa fornitura della Heron Parigi in Inghilterra.
Nonostante la fama acquisita, Paolo si è sempre mostrato un uomo umile e disponibile alla
collaborazione, definito da chiunque lo conoscesse esuberante, brillante, sempre pieno di idee e
soluzioni per qualsiasi necessità. Designer per passione, non si muoveva mai senza la sua matita.
Così afferma Maurizio Vitta: “Dal segno asciutto e rigoroso il design di Parigi ha incarnato il
modello di una filosofia progettuale radicata nel severo razionalismo del Novecento, ma già
proiettata verso un mutamento di cui egli ha intuito la portata, senza però cedere alla tentazione di
anticiparlo con rotture clamorose”.
La grandezza di Parigi sta nell’elevare oggetti di vita quotidiana ad una perfezione estetica,
formale e funzionale, così da trasformare questi in opere d’arte di cui fruire quotidianamente. Arch. Pietro Pini
Studio di Architettura
Via Roma, 136
50038 – Scarperia, Firenze
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Pubblicato in: Parliamone di Domenica
Motomondiale,
ha vinto il
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Omoboni vuole
chiarezza.