PIOGGIA E LA SPOSA verifica SOMMaTiva NarraTiva
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PIOGGIA E LA SPOSA verifica SOMMaTiva NarraTiva
Narrativa e testi non letterari verifica SOMMATIVa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18 narrativa volume A sezione 2 unità 4 2.4 competenze di lettura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . cognome nome . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . classe ............................... data Beppe Fenoglio PIOGGIA E LA SPOSA I ventitré giorni della città di Alba, 1952 Nel racconto un narratore adulto ricorda un episodio della propria infanzia e traccia un ritratto dai contorni perfetti del mondo contadino e della sua realtà economica. Agli occhi del bambino quel lungo cammino sotto la pioggia, per andare con la zia a un pranzo di nozze, appare una tortura incomprensibile; una volta adulto però egli è in grado di leggere nell’episodio e nella determinazione della zia tutta la miseria della vita in campagna. Il racconto trova quindi il suo significato proprio nell’incontro tra questi due sguardi: quello del protagonista bambino e quello del narratore adulto. 10 20 Fu la peggior alzata di tutti i secoli della mia infanzia. Quando la zia salì alla mia camera sottotetto e mi svegliò, io mi sentivo come se avessi chiusi gli occhi solo un attimo prima, e non c’ è risveglio peggiore di questo per un bambino che non abbia davanti a sé una sua festa o un bel viaggio promesso. La pioggia scrosciava sul nostro tetto e sul fogliame degli alberi vicini, la mia stanza era scura come all’alba del giorno. Abbasso1, mio cugino stava abbottonandosi la tonaca sul buffo costume che i preti portano sotto la veste nera e la sua faccia era tale che ancor oggi è la prima cosa che mi viene in mente quando debbo pensare a nausea maligna. Mia zia, lei stava sull’uscio, con le mani sui fianchi, a guardar fuori, ora al cielo ora in terra. Andai semisvestito dietro di lei a guardar fuori anch’io e vidi, in terra, acqua bruna lambire2 il primo scalino della nostra porta e in cielo, dietro nubi nere e gonfie come dirigibili3 ormeggiati agli alberi sulla cresta della collina dirimpetto. Mi ritirai con le mani sulle spalle e la zia venne ad aiutarmi a vestirmi con movimenti decisi. Ricordo che non mi fece lavare la faccia. Adesso mio cugino prete stava girandosi tra le mani il suo cappello e dava fuori sguardate furtive4 , si sarebbe detto che non voleva che sua madre lo sorprendesse a guardar fuori in quella maniera. Ma lei ce lo sorprese e gli disse con la sua voce per me indimenticabile: «Mettiti pure il cappello in testa, ché andiamo. Credi che per un po’ d’acqua voglio perdere un pranzo di sposa?». «Madre, questo non è un po’ d’acqua, questo è tutta l’acqua che il cielo può versare in una volta. Non vorrei che l’acqua c’entrasse in casa con tutti i danni che può fare, mentre noi siamo seduti a un pranzo di sposa». Lei disse: «Chiuderò bene». «Non vale chiuder bene con l’acqua, o madre!». 1. Abbasso: al piano inferiore. 2. lambire: sfiorare. 3. dirigibili: aeromobili di forma affusolata che, come i palloni e le mongolfiere, son sollevati grazie a una miscela di idrogeno ed elio. 4. sguardate furtive: occhiate rapide date quasi di nascosto; il termine sguardata è oggi disusato.