dallo scarabocchio al disegno

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dallo scarabocchio al disegno
DALLO SCARABOCCHIO
AL DISEGNO:
evoluzione grafica del
bambino
L’attività grafica consente al bambino di esprimere e
manifestare la sua personale rappresentazione dei vari
aspetti della realtà e di imitare il reale. Ciò porta
all’acquisizione dell’abilità rappresentativa e allo
sviluppo della creatività.
In questo senso, appare evidente l’importanza degli
stimoli ambientali ed educativi che dovrebbero favorire
e opportunamente attivare le potenzialità del bambino.
A otto mesi il bambino lascia e crea le prime tracce di
interazione con l’ambiente: sporca con la minestrina o la
pappa, lascia il segno con la macchinina, ecc.
A un anno e mezzo circa il bambino comincia ad esplorare
l’ambiente e le sue tracce si fanno più insistenti.
Troviamo traccia delle sue manine sui muri, lo vediamo
alla ricerca di oggetti scriventi. In questo periodo le
esperienze che il bambino fa non hanno ancora intento
rappresentativo, appaiono più che altro come
manipolazioni.
E’ a 18 mesi che si pone in genere l’inizio dell’attività
grafica. La penna, o qualsiasi strumento grafico, tenuto
forte con impugnatura a pugno, viene guidata in modo
casuale dalla mano. I primi scarabocchi sono creati da
gesti ampi e rapidi, senza controllo. La motricità non è
ancora sufficientemente controllata, dunque il bambino
fatica nel rimanere dentro i margini. E’ un’attività che per
il bambino è fonte di piacere sia a livello motorio sia
visivo.
E’ possibile distinguere due tipi di tracciato:
tracciato buono: morbido e curvo a segnalare
tranquillità e benessere.
tracciato cattivo: linee spezzate, sovrapposte,
fortemente calcate, a segnalare vissuti di rabbia,
frustrazione e collera.
Verso i due anni, due anni e mezzo, il bambino organizza
meglio la coordinazione occhio-mano: ora è l’occhio che
guida la mano verso la direzione voluta, il movimento
appare più controllato, i gesti si fanno più piccoli e meno
rapidi.
In una prima fase gli scarabocchi, come quelli riportati
sopra, appaiono:
-senza forme particolari, spesso ovali o ellissi; questo
perché scrive con tutto il braccio;
- diversi in base alla posizione adottata per produrli
(seduto, in piedi…)
- spesso monocromatici. Inoltre:
- tendono ad occupare tutto il foglio e spesso escono
dallo stesso;
- la produzione è continua, tanto che al bambino servono
diversi fogli.
In un secondo momento si passa dallo scarabocchio
motorio allo scarabocchio coordinato. Infatti i gesti
appaiono maggiormente controllati, il bambino scopre
che esiste una relazione tra il proprio gesto e
il segno lasciato e questo lo stimola a sperimentare
nuove forme e nuovi colori. La prensione è a tre dita, la
motricità si organizza, l’occhio guida la mano. Il bambino
articola le tracce grafiche senza sovrapposizioni e senza
superare i limiti del foglio, le forme di vario tipo
vengono comunque ancora prodotte casualmente, senza
intenzionalità.
Il bambino usa lo scarabocchio per sperimentare il
piacere liberatorio di affermare se stesso, le sue
emozioni e la sua vitalità. In uno scarabocchio, per
esempio, si possono distinguere punti marcati, dovuti a
una pressione eccessiva fino a strappi sul foglio e
annerimenti che sono espressione di ira e aggressività,
emozioni che compaiono spesso in corrispondenza della
nascita di un fratellino.
Partendo dall’originario gesto a spirale, nascono le prime
forme chiuse, prime rotonde, poi quadrangolari e
triangolari, le prime figure a raggi. Si noterà la tendenza
a ripetere le forme in seguito alla loro acquisizione, e
diviene sempre più sistematica la comparsa di singole
forme piccole (cerchiolini, gomitolini,ecc.), anche se
appaiono ancora rappresentate casualmente nel foglio,
poiché manca a bambino la capacità di gestire e
organizzare lo spazio.
Intorno ai tre anni si afferma lo scarabocchio coordinato.
Questo lo si nota dal fatto che le linee curve sono
interrotte e riprese nello stesso punto, talvolta anche
con un colore o uno strumento diverso dal primo. Le linee
potrebbero sembrare più incerte di prima, ma è dovuto al
fatto che è diminuita la velocità del gesto a causa del
maggior controllo da parte del bambino.
A questa età si può parlare, riprendendo Luquet, di
realismo fortuito.
LUQUET: IL CARATTERE REALISTA DEI
DISEGNI DEI BAMBINI
Nel corso dello sviluppo infantile, il realismo del
disegno passa attraverso varie fasi.
 REALISMO FORTUITO: c’è un’analogia vaga tra
il tracciato che sta disegnando e qualcosa di
reale.
 REALISMO MANCATO: in cui gli elemento sono
affiancati gli uni agli altri e non coordinati in un
tutto ( ad es. il cappello molto più su della testa o
i bottoni accanto al corpo).
o REALISMO INTELLETTUALE: nel disegno vengono
superate le difficoltà iniziali ma non c’è attenzione per la
prospettiva (ad es. si vedono due occhi pur avendo
disegnato il volto di profilo o un cavaliere disegnato di
profilo mostrerà, oltre alla gamba visibile in primo piano,
anche l’altra che si vedrà attraverso il cavallo come se
fosse trasparente).
o REALISMO VISIVO, che presenta due novità: le parti
nascoste degli oggetti rimangono invisibili e inoltre gli
oggetti in secondo piano, quelli più lontani, sono
gradualmente rimpiccioliti.
Quindi intorno ai 3 anni, il bambino una volta scoperto
“casualmente” che potrebbe esistere un’analogia tra le
sue rappresentazioni grafiche e gli oggetti del mondo
reale, prende l’abitudine di cercare nell’ambiente cose
simili a quelle da lui disegnate.
Come si è detto prima, al realismo fortuito segue il
realismo mancato.
ERRORI TIPICI DI QUESTA ETA’
oManca ancora il senso delle proporzioni, che è bene non
forzare, il bambino ci arriverà naturalmente, per il
momento è ancora guidato dal principio del piacere;
onon ha ancora il senso degli apporti reciproci tra i vari
oggetti;
odisegna ogni cosa separatamente.
Sempre a questa età inizia ad emergere lo scarabocchio
onomatopeico: il bambino è interessato agli oggetti in
quanto cose che si muovono, che fanno qualcosa, e che
facendolo producono un rumore (che lui imita).
Intorno ai 3 anni e mezzo, comincia a comparire il disegno
della figura umana, che presenta tre aspetti
fondamentali:
• può essere la rappresentazione che il bambino fa di sé
stesso, il suo autoritratto;
•può essere la proiezione di un suo ideale dell’Io, dei suoi
bisogni e desideri;
•può essere la rappresentazione di una persona per lui
significativa.
La rappresentazione della figura umana segue un
percorso evolutivo distinto in varie fasi:
• primi tracciati irriconoscibili, in cui il bambino spiega ciò
che ha disegnato ( circa 3 anni);
•fase dell’omino testone in cui lo schema umano è
caratterizzato da un cerchio da cui partono direttamente
le gambe (3-4 anni);
•fase in cui allo schema precedente vengono aggiunti il
tronco e altre caratteristiche (dai 3 anni e mezzo ai 4 e
mezzo);
•rappresentazione completa della figura umana in
posizione frontale con l’aggiunta di ulteriori particolari;
•fase in cui la figura umana viene rappresentata
contemporaneamente frontale e di profilo ( es. la testa di
profilo e il corpo frontale);
•figura di profilo rappresentata correttamente.
ELEMENTI GRAFICI DELLA FIGURA UMANA
TESTA: i bambini tendono ad accentuare la
circonferenza della testa;
 FACCIA: i tratti facciali non vengono quasi mai
omessi;
 BOCCA: di frequente tracciano una linea curva
rivolta in su;
 OCCHI: sono i primi elementi ad essere disegnati
nel cerchio della testa e spesso “privi di pupilla”;
ciò dimostra immaturità emotiva, egocentrismo,
normali nei bambini fino a 5/6 anni;
 COLLO: a volte è tralasciato ma i bambini che lo
tracciano dimostrano un maggior controllo degli
impulsi.

ELEMENTI GRAFICI DELLA FIGURA UMANA
BRACCIA e MANI: dopo i sei anni l’assenza di
braccia e mani indica il desiderio di ritirarsi da
un ambiente frustrante e quindi denota passività
e tristezza;
 GAMBE e PIEDI: la loro assenza dopo i 7/8 anni
rivela carenza di fiducia in sé stessi, mancanza di
stabilità;
 VESTITI: sono usati dai bambini in modo limitato
e servono sia per nascondere parti del corpo sia
per metterle in evidenza.

Intorno ai 3 anni e mezzo, oltre ai primi disegni della
figura umana, il bambino comincia ad avere conoscenza dei
colori, che però usa in modo personale e soggettivo: il viso
potrà per esempio essere rosso o blu, ciò che a lui importa
è il soddisfacimento dei suoi bisogni.
Per tutto il periodo dell’egocentrismo egli disegnerà senza
curarsi della logica delle cose ma seguendo i propri
affetti: il bambino si preoccuperà non di riprodurre la
realtà, bensì di esprimere pensieri e sentimenti.
Intorno ai 4/5 anni i bambini cominciano ad essere capaci
di realizzare disegni elaborati e complessi.
Verso i sei anni, quando il bambino comincia ad uscire dal
suo egocentrismo, il bambino si interessa anche al mondo
naturale e rappresenta sempre di più elementi del
paesaggio. Come per la figura umana anche per il
paesaggio c’è inizialmente la ripetizione della stessa
immagine, che in seguito si arricchirà di nuovi elementi.
Elementi che il bambino tende a riportare sono:
•la casa;
•l’albero.
Le prime case sono composte da un quadrato e da un
triangolo; solo successivamente si arricchiranno di nuovi
elementi come finestre, tende e maniglie.
Il disegno della casa ha un importante contenuto emotivo,
in quanto rappresenta il modo di vivere del bambino, i
rapporti con i genitori, il proprio ruolo all'interno del
contesto familiare e il proprio modo di approcciarsi al
mondo esterno.
La casa, molto ricorrente nei disegni infantili, è già
presente, benché irriconoscibile, nello scarabocchio. Fin
da piccolo, quindi, il bambino esprime il desiderio di
vivere sotto un "tetto sicuro", al riparo dai pericoli che
l'ambiente esterno può provocare.
In termini psicoanalitici, l'albero è il simbolo del Sé.
L'autore del disegno può essere un bambino piccolo, un
adolescente o, addirittura, un adulto: l'albero li
rappresenta tutti, ognuno con il proprio carattere, le
proprie emozioni e la propria personalità.
Quasi tutti i bambini, in questa fase dello sviluppo,
sono in grado di colorare dentro una forma dal
momento che hanno chiaro il concetto di linea come
elemento che definisce lo spazio.
AGGRESSIVITA’: COME SI ESPRIME NEL
DISEGNO?
Tutti i principali eventi e le diverse fasi
evolutive del bambino trovano riscontro nelle sue
rappresentazioni grafiche. La forza del tratto
può significare la presenza di forti pulsioni, di
violenza liberata a livello istintuale.
 Volendo circoscrivere il disegno alla figura umana
o all’ambito familiare, è possibile cogliere la
svalutazione che il bambino può manifestare nei
confronti di un soggetto.

Tale svalutazione si può manifestare in modi diversi:
• disegnando il soggetto più piccolo degli altri;
•mettendolo in ultimo al bordo del foglio;
•posizionandolo al di sotto degli altri;
•disegnandolo male ( ad es. con pochi particolari) rispetto
agli altri;
• disegnandolo senza nome quando tutti gli altri lo hanno;
•cancellandolo.
L’aggressività inoltre può essere rappresentata con altre
modalità:
•disegnando un animale, come il cane, il gatto , il lupo, il
leone, su cui viene scaricata l’aggressività, apprendendo,
da subito, a mascherare i sentimenti;
•disegnandosi come figlio unico, negando l’esistenza di un
fratello o di una sorella di cui si è gelosi;
•non disegnandosi, che rappresenta l’aggressività verso sé
stessi, quindi la forma più seria di disagio.