Stragi nazifasciste: cade l`ultimo velo. Da Marzabotto
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Stragi nazifasciste: cade l`ultimo velo. Da Marzabotto
Stragi nazifasciste: cade l’ultimo velo. Da Marzabotto alle Ardeatine: Priebke a parte pochi hanno pagato, come racconta un saggio di Giustolisi. La Commissione parlamentare toglie il segreto a sessanta fascicoli dell’"armadio della vergogna": le prove furono ignorate, da chi? Jacopo Iacoboni, La Stampa 08/04/2004 Per capire questa storia dovete accendere la televisione della memoria inserire il dvd e far scorrere le immagini di un filmone anche un po' impressionante con Gregory Peck e Laurence Olivier, I ragazzi venuti dal Brasile. È la storia di un mostro, una specie di Josef Mengele, e dei suoi amici nazisti che a guerra persa si rifugiano grazie a mille complicità in Paraguay e riescono, da laggiù, a truffare persino il Destino sognando l'impossibile rinascita per clonazione del nazismo. Al limite condannati in contumacia, in realtà paf, volatilizzati. Nuove vite, belle mogliettine, figlioli... praticamente hanno preso solo Priebke. Il massacratore delle Fosse Ardeatine ormai lo conoscono tutti ma Helmut Loos? E Albert Piepenschneider? E Franz Stockinger? La cronaca li ha dimenticati e persino la Storia fa la smemorata, peccato che questi tipi siano (o siano stati) tra i più sanguinari boia nazisti in attività nei mesi bui dell'occupazione tedesca in Italia, tra le vendette del post 8 settembre e una liberazione lontana ancora più di un anno e mezzo. Ecco: se quei tre l'hanno fatta franca, suona bene che ieri la Commissione parlamentare d'inchiesta sugli eccidi nazifascisti abbia deciso di "declassificare" sessanta fascicoli segreti della Procura militare di Roma, a suo tempo ignorati: forse i conti con il male che hai sparso in giro si pagano anche postumi, nella storia o semplicemente nella memoria di chi l'ha subito. Fa persino sperare che questo sia un primo passo: in tutto sono 695 i fascicoli dell'"armadio della vergogna", lo scaffale pieno di carte sui crimini nazifascisti scoperto nel '94 dal procuratore militare Antonino Intelisano e custodito tra gli stucchi cinquecenteschi di Palazzo Cesi, a Roma. E può essere un segnale incoraggiante che su tutti i procedimenti penali (archiviati "o perché non è stato possibile identificare l'autore dei fatti, o perché è intervenuta la prescrizione") siano chiamati a deporre uomini del calibro di Giulio Andreotti, nel '60 ministro della Difesa, che la Commissione avrebbe intenzione di sentire. Tutto bene, insomma, anche l'accordo bipartisan che vede procedere unanime una commissione presieduta da un Udc (Flavio Tanzilli) e sostenuta indifferentemente da forzisti (come Pierantonio Zanetti) e comunisti (come Giovanni Russo Spena). Ma di cosa parliamo quando parliamo di un archivio chiamato "l'armadio della vergogna"? Di solito già gli armadi, a parte gli scheletri, contengono poco altro se non vestiti che nessuno metterà mai e fotografie che non riescono a restituire il passato: ma gli armadi "della vergogna" sono spesso armi improprie, contengono rivelazioni di ieri da usare contro i nemici di oggi. La storia usata per la politica. Ora: non è questo il caso. Se volete una conferma aprite il bel libro che Franco Giustolisi, storico inviato del Giorno e oggi collaboratore dell'Espresso, ha chiamato appunto L'Armadio della vergogna (Nutrimenti). E ascoltate le spiegazioni che fornisce l'autore, le sue parole rivelano cose interessanti e semisconosciute. Chi era Looss? "Fu quello che ispirò l'assalto all'abbazia di Farneta conclusosi con l'assassinio di dodici certosini. Al processo tenutosi a Bologna nel 1951 contro Reder, fu dato per morto sul finire della guerra. Non era vero, morì indisturbato il 25 novembre del 1988 a Brema". Chi erano Piepenschneider e Stockinger? "Gli unici due rimasti vivi dei tre assassini di Marzabotto finora individuati, uno ha 78 anni, l'altro 80 anni". Quello morto, il simpatico Albert Meier, è anche noto per avere ricostruito con significativi accenni di pentimento il senso di quella strage: "Abbiamo solo eliminato i bacilli di sinistra". E a dispetto di questa sprezzante ferocia, occorre andare a prendere questi vecchietti ovunque siano, come fa Laurence Olivier nel film facendoci tifare tutti, in quella scena finale coi dobermann? La Commissione giura, non vogliamo istruire processi "ma il dato politico è che i crimini di guerra sono imprescrittibili". Giustolisi nel suo bel libro chiede "soltanto di sapere, per esempio chi diede l'ordine di ignorare i documenti dell'armadio della vergogna, e quale fu esattamente quell'ordine". Okay la pacificazione, dice, ma per la ricostruzione della "memoria condivisa degli italiani" prima bisogna raccontare la verità. Nel film il cattivo Gregory Peck muore, e pure soffrendo. Nella vita i cattivi sono morti, dei moribondi sfuggiti al Destino abbiate pietà senza dimenticare.