Cattedrale riaperta alla città. Più bella dentro e fuori

Transcript

Cattedrale riaperta alla città. Più bella dentro e fuori
Notiziario
N° 24 - Maggio 2014
per i
soci
Dal 1892 competenza e professionalità prestate in un rapporto umano
Cattedrale riaperta alla città. Più bella dentro e fuori
Duomo, finalmente
pag. 4
pagine 26-27
Rifugio S. Martino
PER CHI NON HA CASA
Le scadenze che contano:
30 giugno per BOND E POS
Nuovo dormitorio pubblico
in città. Voluto dalla Caritas
Giroletti: «Emergenza sociale»
Bond territoriali: ultimi 1.188.000
euro per le Pmi. Pos obbligatori
anche per professionisti e imprese
Filo diretto Notiziario
con i soci per i soci:
una copia
per casa
Se hai qualche comunicazione da trasmettere alla banca, dei chiarimenti da
chiedere, se hai bisogno di consigli o di
risolvere dubbi, ora puoi scrivere o telefonare a Banca Cremasca. Sarai ascoltato
e troverai una risposta.
La lotta agli sprechi nasce anche da piccoli gesti. Infatti, può capitare che in
una famiglia ci siano più soci a Banca
Cremasca, a ognuno dei quali viene
spedito il «Notiziario per i soci» della
banca. Ma avere in casa più copie della
stessa pubblicazione è sicuramente uno
spreco. Per riceverne una sola, scrivi o
telefona a Banca Cremasca.
Sommario
PAG.2
Le nostre filiali
PAG.4
Dormitorio «Rifugio San
Martino» per chi non ha casa
PAG.6
Giroletti: «La nostra risposta
all’emergenza sociale»
PAG.7
Assemblea Federcasse: «Il nostro
antidoto al pessimismo»
PAG.9
Convention iDee 2013:
la ragione contro la violenza
PAG.10
Assicurazione: «Soci in salute»
PAG.11
Talent Scout: i migliori studenti
PAG.12
La riapertura del Duomo
PAG.14
Moscazzano: alla scoperta
della «Madonna dei Prati»
PAG.15
Se hai un computer, scrivi a questa
e-mail: [email protected]
Se hai un computer, scrivi a questa
e-mail: [email protected]
L’Hospice si è raddoppiato
PAG.16
Le nostre filiali: Pandino
PAG18
Concerto di S. Stefano a teatro
PAG.20
Carnevale di Crema: orgogliosi
PAG.22
Il bel Carnevale di Montodine
Se hai un telefono, chiama:
Ufficio soci 0373-877136
Se hai un telefono, chiama
Ufficio soci 0373-877136
PAG.23
Podisti Crema, i loro 40 anni
PAG.24
Tre start-up, il coraggio
PAG.26-27
NOTIZIARIO PER I SOCI
Direttore responsabile:
Sergio Cuti
Coordinatore editoriale:
Roberta Serina
Comitato di redazione:
Francesco Giroletti, Giuseppe Capellini,
Marta Bolzani, Umberto Cabini,
Lamberto Brambatti, Gianfranco Rossi.
Testi di:
Chiara Scuri, Gionata Agisti, Michele Scarpellini,
e Tiziano Guerini
Foto di:
Angelo Peja
02
Editore: Banca Credito Credito Cooperativo soc.coop
p.zza Garibaldi 29 CREMA
Registrazione del Tribunale di Crema n.128
del 20.1.2003
Progetto Grafico: TRENTUNODIECI SAS
Stampa: Grafica G.M. via degli Artigiani 8,
Spino d‘Adda (provincia di Cremona)
Associato all’USPI
N° iscrizione ROC: 23074
Bond territoriali e Pos:
le scadenze del 30 giugno
PAG.28
Aldo Spoldi, di Crema, grande
artista di fama mondiale
PAG.30
Viaggi: Laos e Cambogia
PAG.31
Ricette: risotto alla milanese
Si ringraziano tutti coloro che hanno messo
a disposizione le immagini presenti nel notiziario
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La nostra solidarietà
Un tetto e un letto
per chi non ha casa
Dall’8 dicembre scorso, Crema ha un nuovo dormitorio pubblico
per evitare che qualcuno dorma d’inverno per strada. L’ha voluto
la Diocesi, lo gestisce la Caritas. L’aiuto di Banca Cremasca.
V
oluto dalla Caritas, finanziato
da Banca Cremasca con 20mila
euro. L’apertura di un dormitorio in una
piccola città come Crema, considerata il
territorio più produttivo della provincia di
Cremona, è il segnale che davvero la crisi
ha raggiunto e forse oltrepassato la soglia
di guardia. La struttura, ospitata nella
centralissima via Civerchi, dispone di 20
posti letto (due dei quali sempre occupati
da volontari della Caritas locale), di due
bagni e di una cucina per il servizio di prima colazione. Si tratta di un appartamento riadattato che ha quattro stanze di cui
tre grandi: qui ad accogliere i senzatetto ci
sono i letti a castello, così come nella stan-
Cinque dei 35 volontari che si alternano al «Rifugio San Martino» di via Civerchi. Il secondo
da sinistra è Claudio Dagheti, responsabile sia del «Rifugio» che della Caritas cittadina.
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zetta dei volontari. Questo aiuto dell’ente
diocesano viene offerto alle persone che
stanno affrontando un momento di difficoltà e che oggi, quindi, grazie a questa
struttura, hanno un posto dove lavarsi,
riscaldarsi, cambiarsi d’abito, dormire, ritrovare la dignità.
Nei primi tempi, gli ospiti del dormitorio erano 12 uomini, poi è stata accolta anche la prima donna, ma per un brevissimo
periodo perché per le donne la Caritas ha
altre case di accoglienza. Oggi, tutti i letti
sono occupati. «A causa di questo periodo
di crisi, avevamo già una lista d’attesa di
richieste che non riuscivamo a soddisfare
con il normale strumento della Casa di accoglienza “Giovanni Paolo II” in via Toffetti, che dispone di 30 posti letto, sempre
occupati, e di una dozzina di appartamenti
in viale Europa» precisa il direttore della
Caritas, don Francesco Gipponi. «Questo significa che, senza dormitorio, la decina di persone in attesa di avere un tetto
sulla testa avrebbe dormito per strada o in
qualche scantinato o garage, o in auto, e
l’idea di poter trovare, prima o poi, una
persona assiderata per le strade della nostra
città era ed è per noi inaccettabile».
E’ stato chiamato «Rifugio San Martino», in ricordo di san Martino di Tours
che aveva condiviso il suo mantello, e
quel poco che aveva, con un mendicante. All’inaugurazione di questa struttura
erano presenti il vescovo della città, monsignor Oscar Cantoni, il presidente di
Banca Cremasca, Francesco Giroletti e il
vice sindaco di Crema e assessore ai Servizi
Sociali, Angela Beretta.
Era l’8 dicembre dello scorso anno.
Sono passati quasi cinque mesi da allora. Come è oggi la situazione? L’abbiamo
chiesto a Claudio Dagheti, responsabile del «Rifugio» e della Caritas cittadina.
«C’è il tutto esaurito. E questo mette una
certa tristezza» risponde subito. Chi sono
Un volontario prepara la colazione per gli ospiti. Sotto alcuni dei 20 letti a castello
del dormitorio che, chiuso il 30 aprile scorso, riaprirà nei primi giorni di novembre.
gli ospiti? «Stranieri che hanno lasciato la
loro terra d’origine per cercare in Italia la
possibilità di lavorare e quindi di aiutare i
familiari, ma poi hanno visto naufragare i
loro progetti; cremaschi che sono ancora
schiavi dell’alcol, e uomini separati. Tutti senza un lavoro. Qui fanno colazione,
poi consumano pranzo e cena nella Casa
di accoglienza, e tornano a dormire in via
Civerchi. È la risposta immediata all’emergenza». Ma l’obiettivo vostro qual è? «Far
risalire loro la china, aiutarli a uscire da
una situazione di pesante emarginazione.
Con qualcuno siamo riusciti, con molti
altri no, anche perché più uno si lascia
andare, e più difficile è recuperarlo. Ma la
speranza è l’ultima a morire». Per mantenere questa struttura servono aiuti; qual
è la situazione? «Dal punto di vista economico, al momento stiamo usufruendo
dei 20mila euro che ci ha donato Banca
Cremasca e di qualche altra donazione e
nella gestione possiamo contare sull’aiuto
di tanti volontari. Ma al momento non
abbiamo ancora il bilancio consuntivo
di tutti i costi, che abbiamo stimato dai
20.000 ai 25.000 euro».
Terrete aperta la struttura anche in primavera e in estate? «No. Il Rifugio resta
chiuso dal 30 aprile fino, pensiamo, alla
fine di ottobre. L’idea è quella di riaprirlo qualche giorno prima delle festività dei
Santi e dei Morti. Il dormitorio è, quindi, un servizio solo invernale». I volontari,
(35 in totale) sono presenti nel momento
di apertura del dormitorio e durante la
notte. «La loro» sostengono alla Caritas,
«è una scelta strategica: avere l’occasione
di donare il proprio tempo agli ultimi e ai
sofferenti diventa occasione di incontrare
il volto di Cristo».
Un atto di carità, ma anche un insegnamento di vita. Infatti, viene sottolineato,
«chi ha conosciuto da vicino queste situazioni ha scoperto che i senza fissa dimora
(non intesi come i classici clochard, ma
come persone che non hanno più un alloggio) non vengono da un altro pianeta,
non sono distanti da noi, non hanno una
diversità inscritta nel patrimonio genetico…la povertà non è una predestinazione.
Al contrario, sono figli del nostro mondo,
della nostra società, di questa città, di questa crisi economica, del dissolversi della
famiglia, del diffondersi del disagio, dello
smarrirsi».
Un licenziamento, una lite familiare,
una malattia, un momento di difficoltà,
non sono più eventi eccezionali, e spesso
portano le persone a trovarsi senza un tetto sulla testa, nell’impossibilità di pagare
un affitto o una stanza. Si entra allora in
una spirale di lotta per la sopravviven-
za e per conservare la dignità. Mangiare,
lavarsi, riscaldarsi, cambiarsi d’abito, diventano problemi assillanti. «Uscirne da
soli e senza aiuti è pressoché impossibile»
avverte Dagheti. «Crediamo fermamente
che, come comunità cristiana, non si possa
assistere passivamente a questa situazione,
né di debba considerare “naturale” un certo tasso di povertà estrema».
La diocesi di Crema ha dimostrato più
volte e concretamente quanto considera
importante e significativa questa struttura.
L’ultimo gesto, in ordine di tempo, lo ha
fatto il vescovo scegliendo il dormitorio di
via Civerchi come tappa conclusiva della
Via Crucis cittadina. È un ulteriore modo
per dimostrare a chi si trova a trascorrere
qui la notte che non viene lasciato solo,
ed è stata una delle tante occasioni offerta
ai fedeli cremaschi per conoscere da vicino
una realtà caritatevole che è diventata un
punto di riferimento per la città.
Come si può giudicare l’esperienza del
dormitorio? «E’ sicuramente positiva. Abbiamo dato una risposta a una dolorosa
emergenza: c’è gente, infatti, che non ha
alternativa al dormire in strada e al gelo.
Ma questa esperienza - e lo voglio ancora
rimarcare - è positiva anche per il movimento dei volontari che si è aggregato intorno al dormitorio. Avere, a turno, due
persone che si fermano ogni notte e gestiscono la struttura è un altro bel risultato».
LE PAROLE DEL VESCOVO
«Il nostro impegno è la ricerca di
Cristo che incontriamo nell’altro, nel
servizio verso l’altro che è amore gratuito
e generoso. Non vogliamo, quindi,
sentirci dei benefattori perché quando
noi diamo, riceviamo: questa nostra
casa è mossa dall’amicizia fraterna».
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Emergenza sociale: La voglia di tenere duro
antidoto al pessimismo
la nostra risposta
Le nostre riflessioni
Assemblea 2013 Federcasse
Nell’offrire le risorse al «Rifugio San Martino», il pensiero è andato a quei
sacerdoti che oltre un secolo fa hanno promosso il sorgere delle Casse rurali.
P
er offrire le ragioni del nostro contributo finanziario al «Rifugio San
Martino», desidererei ricordare, in poche
righe, qual è l’attività della nostra banca nei
confronti dell’ambito sociale. C’è un’attività
ordinaria, costante e ripetuta nel tempo che
prevede, ogni anno, un intervento economico a sostegno di Associazioni, Onlus, Parrocchie e Oratori di Crema e di alcuni paesi
del Cremasco dove la Banca ha costruito le
proprie fondamenta. Poi c’è un’attività straordinaria, mirata, che ha visto interventi significativi a favore dell’Hospice, dell’Anffas,
di alcune Chiese; nell’ultimo biennio è stata
riservata particolare attenzione alla ristrutturazione della Cattedrale.
Ma il Consiglio di amministrazione aveva determinato anche la volontà e il desiderio di essere d’aiuto ai problemi immediati,
reali e concreti delle persone particolarmente schiacciate dal protrarsi della crisi economica. Ecco perché sostenere il “dormitorio
pubblico” di via Civerchi, a Crema, ha
significato dare una risposta urgente a un
bisogno di emergenza sociale. Essendo l’iniziativa dell’accoglienza per i senzatetto promossa dalla Caritas diocesana, nella quale
sono impegnati sacerdoti e laici, il pensiero
nostro è andato a quei preti che tanto hanno
fatto per promuovere il sorgere delle Casse
rurali nel Cremasco in modo da realizzare i
valori contenuti nella dottrina sociale della Chiesa dando corpo ad una economia
dell’inclusione e dell’equità.
Ho già avuto modo, in diverse occasioni,
di ricordare che nel 2013 si è celebrata la
ricorrenza dei 130 anni di fondazione della
prima Cassa rurale italiana a Loreggia (Padova) per opera di Leone Wollemborg, su
modello delle Raiffeisen tedesche. Dai documenti storici è stato rilevato che il giovane
Wollemborg abbia messo in evidenza che il
compito delle banche cooperative di credito
fosse quello di «rialzare le misere sorti dei
ceti deboli», che, ai suoi tempi, erano soprattutto i fittavoli, i piccoli proprietari terrieri, e in genere quelli che rappresentavano l’anello più debole della filiera agricola,
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come si direbbe oggi.
E se si vuole approfondire la nascita del
credito cooperativo scopriamo che i suoi
fondatori affondano le loro radici nel pensiero religioso e culturale occidentale: Federico Guglielmo Raiffeisen era un protestante, Leone Wollemborg un ebreo, e la Chiesa
si ispira all’iniziativa di Loreggia quando,
dopo l’emanazione dell’enciclica Rerum
Novarum del 1891, inizia l’opera di diffusione delle Casse rurali cattoliche ad opera
di sacerdoti illuminati e coraggiosi. Anche
a capo delle prime Casse rurali cremasche,
quelle di San Bernardino e di Santa Mariadel 1892, troviamo i parroci che custodivano le risorse economiche di queste banche
nella casa parrocchiale, così come per le Casse Rurali di Montodine e Sergnano. Iniziò
una grande lezione di economia, di cooperazione e di solidarietà sociale che continua
ancora oggi.
Questi principi li ho ricordati in altre
occasioni e li voglio rimarcare oggi, in occasione dell’impegno di Banca Cremasca
a favore del «Rifugio San Martino». Sono
tutti contenuti nell’articolo 2 del nostro statuto che è stato approvato nel 2005 e modi-
ficato negli anni successivi. Questo articolo
illustra i principi ispiratori e le finalità della
cooperazione del credito; sono gli stessi che
hanno motivato il sorgere delle Casse rurali
e quindi è in questa direzione che le Banche
di Credito Cooperativo si devono muovere
per vederli attuati nel contesto del territorio
in cui operano.
La dove l’Art. 2 recita che l’obiettivo è
“il miglioramento delle condizioni morali,
culturali ed economiche” delle persone e
la costruzione del “bene comune”, si può
riprendere quanto espresso da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “ La dignità
della persona umana e il bene comune sono
questioni che dovrebbero strutturare tutta
la politica economica, ma a volte sembrano
appendici aggiunte dall’esterno per completare un discorso politico senza prospettive
ne programmi di vero sviluppo integrale.
Quante parole sono diventate scomode per
questo sistema! Dà fastidio che si parli di
etica, dà fastidio che si parli di solidarietà
mondiale, dà fastidio che si parli di difendere il posto di lavoro, dà fastidio che si parli
della dignità dei deboli, dà fastidio che si
parli di un Dio che esige un impegno per la
giustizia. Altre volte accade che queste parole diventino oggetto di una manipolazione
opportunista che le disonora. La comoda
indifferenza di fronte a queste questioni
svuota la vita e le nostre parole di ogni significato. La vocazione di un imprenditore è un
nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare
da un significato più ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene
comune, con il suo sforzo di moltiplicare
e rendere più accessibile per tutti i beni di
questo mondo”.
Le parole di Papa Francesco aprono le
nostre coscienze e ribadiscono come quella
della cooperazione resti una sfida culturale
oltre che economica. Il che significa che i
cooperatori non sono per natura migliori
di altri, ma che hanno liberamente scelto di
privilegiare il «bene comune» rispetto all’interesse di pochi o di uno solo.
Francesco Giroletti
Le sfide che devono affrontare le Bcc. I quattro rischi aperti dal Testo Unico
Bancario Europeo. Le cinque priorità del Piano strategico 2013-2015.
Quali sono gli scenari di confronto «ineludibili» per il presidente Alessandro Azzi? Li ha elencati: non solo quelli che riguardano le regole europee, ma
anche i temi che si riferiscono al welfare, all’equità intergenerazionale, a un Paese interculturale, alla questione ambientale e alle nuove tecnologie.
I
l messaggio di Giorgio Napolitano,
presidente della Repubblica, e le molte personalità presenti hanno trasformato in
un evento l’assemblea 2013 di Federcasse,
l’associazione nazionale delle Banche di credito cooperativo e Casse rurali italiane, svoltasi il 22 novembre scorso a Roma: hanno
infatti partecipato ai lavori - aperti dal presidente Alessandro Azzi - Enrico Letta (a quei
tempi presidente del Consiglio dei ministri),
Antonio Tajani (vice presidente della Commissione europea), Andrea Enria (presidente
di Eba, acronimo di European banking authority) e Maurizio Gardini, presidente di
Confcooperative. Il tema che ha legato, come
un filo rosso, tutti i lavori dell’assemblea ha
riguardato i «130 anni di Credito Cooperativo. Per un’Italia più fiduciosa e un’Europa
più cooperativa».
Affettuoso è stato il messaggio di Napolitano: «Anche nell’attuale difficile situazione
economico-finanziaria, l’adesione al principio mutualistico e il radicamento territoriale
hanno consentito alle Banche di credito coo-
perativo di essere interpreti attente delle esigenze delle comunità nelle quali operano, con
particolare riguardo alle famiglie ed alle piccole imprese, pur introducendo le necessarie
innovazioni sul piano organizzativo ed operativo». Temi ripresi anche da Enrico Letta: «La
mia presenza oggi è il segno di gratitudine del
sistema Paese per il lavoro che svolgete ogni
giorno, nel territorio e a favore delle imprese.
Dovete esserne fieri, e il Paese deve essere riconoscente per la solidarietà diffusa che il vostro
sistema di banche sa diffondere... Il vostro
lavoro è legato al territorio ed è, per questo,
prezioso per il Paese e per le piccole e medie
imprese che in questi 5 anni hanno sofferto
la crisi... La finanza come da voi concepita è
sussidiaria al lavoro e al fare impresa e va nella
direzione di abilitare i territori e creare le condizioni per la ripresa».
Riconoscimenti importanti in un Paese
che sta attraversando una fase storica ed economica molto complessa. Lo ha ricordato il
presidente di Federcasse: «Il nostro Paese si è
impoverito, i divari si sono ampliati, la pro-
duzione è entrata in stallo, i mercati finanziari
sono stati sottoposti a stress. Ma le situazioni
positive non mancano. Le storie di reazione,
le manifestazioni della voglia di tenere duro,
la volontà di rimboccarsi le maniche - atteggiamento tipico anche del cooperatore - costituiscono fatti e antidoti a un pessimismo
inconcludente». Di fronte al rischio concreto
della rassegnazione e del ripiegamento, c’è,
infatti, la voglia di reagire: «Sentiamo ancora
più forte, come cittadini e come cooperatori,
il dovere di contribuire a ricostruire nel nostro Paese il tessuto della fiducia, a rilanciare
in avanti la speranza, a generare in mille modi
il futuro».
Anche 130 anni fa, la situazione era molto
difficile. A Loreggia, in provincia di Padova,
la gente viveva di stenti. La miseria e l’esclusione sociale erano la norma. «Fu allora» ha
raccontato Azzi, «che un giovane di 24 anni,
Leone Wollemborg, diede vita a un’impresa
cooperativa che accomunava persone diverse
per storia e per destino, che univa concretezza e idealità, con l’obiettivo di promuovere
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Numerose le personalità che sono intervenute all’assemblea 2013 di Federcasse: Enrico Letta
(allora presidente del Consiglio), Antonio Tajani (vice presidente della Commissione europea),
Andrea Ernia (presidente di Eba), Maurizio Gardini (presidente di Confcooperative). Affettuoso è
stato il messaggio inviato al mondo delle Bcc dal presidente Giorgio Napolitano.
l’equità e favorire l’intrapresa. L’intuizione
“rivoluzionaria” di questo giovane fu quella di
puntare sull’inclusione come principio e sulla
cooperazione come metodo. La Cassa Rurale,
infatti, era un’impresa comune tra persone
diverse per censo e classe sociale, che scommetteva sulle risorse e sulle energie dei singoli,
ma unite insieme, spingendo a trovare in sé
stessi, non nella beneficenza altrui, la forza del
riscatto». I bisogni di ieri sono straordinariamente vicini a quelli di oggi, ha sottolineato
il presidente Azzi. L’essersi messe sempre più
al servizio dei territori nei quali operano, ha
permesso alle Bcc un’ampia diffusione.
«Dal 1993, anno di pubblicazione del
Testo unico bancario, sono passati 20 anni,
nei quali le Banche di credito cooperativo,
competitive e solide, hanno rispettato la loro
mission: cioè sostegno ai soci e alle economie
locali». Oggi, invece, si è aperta una nuova
fase con l’avvio dell’Unione Bancaria che ha
aperto il fronte a un pericolo. «C’è il rischio»
ha sottolineato Azzi, «che il Testo Unico Bancario Europeo non parta dalla stessa impostazione del Tub del 1993: ovvero riconoscere in
modo esplicito il valore del pluralismo bancario». Da adesso in poi, infatti, «l’attività bancaria sarà presidiata, dall’ingresso nel mercato
fino all’eventuale uscita, da apposite discipline progressivamente coordinate e sottoposte
alla vigilanza di un meccanismo di Autorità
centrali a livello europeo».
E questo meccanismo potrebbe generare
quattro rischi: «Il primo riguarda l’entrata in
vigore del bail-in, cioè la chiamata in causa,
in caso di liquidazione della banca, anche dei
cittadini risparmiatori. Il secondo concerne i
Fondi di garanzia dei depositanti: il rischio è
che il previsto Meccanismo Unico per la Risoluzione delle crisi (SRM) non tenga conto
delle positive esperienze maturate in alcuni
Paesi» come il nostro, «e che si abbia un aggravio di costi derivante dall’introduzione di
un Fondo europeo di risoluzione con obblighi contributivi anche per le piccole banche».
Il terzo rischio: se la struttura dell’Unione
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Bancaria è volta a prevenire il crearsi di crisi
sistemiche, la preoccupazione è che guardi in
modo uguale alle grandi realtà bancarie internazionali come a quelle piccole e locali. Il
quarto: «La mole di regole e la definizione di
troppo dettagliati standard tecnici potrebbe
ingabbiare in un set normativo troppo rigido
l’elasticità tipica dell’impresa bancaria». Da
qui è nata la pressante richiesta di Federcasse,
anche nell’interesse di milioni di cittadini e
imprese, che è stata così espressa: «Il mercato
unico dell’Unione Bancaria non può essere
un mare adatto solo a corrazzate o portaerei.
Né deve forzatamente condurre a fenomeni
di concentrazione bancaria. Perché la vitalità
del mercato unico dipende anche dalla vitalità delle economie locali, dove la cooperazione
di credito a carattere di mutualità e senza fini
di speculazione privata storicamente è stata,
ed è, un seme fecondo di sviluppo».
Nel frattempo è stato varato il Piano strategico di Federcasse 2013-2015 con cinque
priorità:
1. Bisogna dotarsi di leve di prevenzione
delle situazioni di difficoltà e portare a compimento il progetto del Fondo di Garanzia
Istituzionale-FGI;
2. E’ necessario favorire una virtuosa evoluzione della filiera associativa e istituzionale,
evitando le duplicazioni;
3. E’ vitale accrescere l’efficienza delle strutture imprenditoriali, chiamate a sviluppare le
opzioni di mercato a favore delle Bcc-Cr;
4. E’ urgente investire nella qualità delle
persone, in termini di competenza, professionalità, identità, senso di appartenenza;
5. Bisogna garantire la sostenibilità del
modello di sviluppo delle Bcc, inteso come
modello di business ed organizzativo.
Le Bcc, insomma, si devono preparare
a sfide «ineludibili»: il welfare, l’equità intergenerazionale, un Paese interculturale, la
questione ambientale, le nuove tecnologie
che incidono sul modo di lavorare, produrre,
consumare, investire, risparmiare e perfino
di accedere al credito, ma soprattutto influ-
iscono sulle modalità di relazione interpersonali. Per concludere: nonostante la sensibile
crescita delle Bcc negli ultimi 20 anni e il
riconoscimento di essere davvero «le banche
delle comunità, della democrazia e della partecipazione, al servizio dell’economia reale,
locale e popolare», di non dare «stock options
e dividendi oltre confine», di non speculare in
derivati, e, infine, di essere un asset strategico
del Paese», nonostante tutto questo, precisa il
presidente Azzi «questi apprezzamenti faticano a tradursi in un riconoscimento più concreto del valore della presenza delle Bcc nel
mercato e del valore del pluralismo all’interno
dello stesso».
Il presidente Azzi ha toccato così il nervo
scoperto del sistema dell’Unione Bancaria. A
questo proposito, Andrea Enria, presidente
di Eba, ha voluto precisare che «il sistema delle regole uniche e la diversità degli operatori
può essere conciliabile attraverso il meccanismo di proporzionalità. Su questo abbiamo
già lavorato nella definizione di alcuni standard su capitali e sui reporting, che tengano
conto dei differenti modelli tra banche».
Antonio Tajani, vice presidente della
Commissione europea, ha voluto sottolineare, a sua volta, che l’operazione dell’industry
compact è credibile: «Crediamo nel ruolo
che le banche di credito cooperativo possono
giocare, soprattutto per far recuperare fiducia nelle capacità del sistema bancario». Il
presidente di Abi (Associazione Bancaria
Italiana), Antonio Patuelli, impossibilitato ad essere presente in assemblea, ha
rivolto ai partecipanti un breve video messaggio nel quale ha sottolineato il valore
dell’azionariato diffuso tipico delle banche
cooperative e il loro contributo al sostegno
dell’economia reale. E ancora, l’onorevole
Peter Simon - negoziatore del Parlamento europeo sulla revisione della Direttiva
relativa ai Sistemi di garanzia dei depositi
(DGS) - ha sottolineato l’importanza, per
la stabilità del settore bancario, del funzionamento dei sistemi di tutela istituzionale.
Che già funzionano bene in Germania.
E ancora, l’intervento del presidente di
Confcooperative, Maurizio Gardini, che
ha toccato molti temi. Ma, soprattutto, ha
ricordato che «le cooperative hanno in sé la
possibilità di donare la vita a un progetto che
dia al Paese una rinnovata voglia di protagonismo, di fiducia e di sviluppo. Non possiamo deludere le aspettative del nostro Paese».
Infine, Giulio Magagni, presidente di Iccrea
holding, il gruppo bancario che ha festeggiato i suoi primi 50 anni. «Si può essere buoni
cooperatori» ha detto, «e allo stesso tempo
anche buoni imprenditori al servizio del territorio, nella consapevolezza di poter contare
sulla forza della rete del Credito cooperativo».
Convention iDEE 2013: uno strategico corso di formazione
Prevenire violenza e conflitti
con la ragione e la parola
L
a Convention iDEE 2013, giunta
alla 10° edizione, si è svolta a Roma
dal 22 al 24 novembre scorsi, all’insegna della
cultura e della formazione. A cominciare dal
titolo dell’incontro («IrRagionevole violenza,
Ragionare per vincerla»), la ragione è stata
protagonista, come base del superamento dei
conflitti. E la parola come utile esercizio della
ragione. Ragione e parola, dunque, per prevenire manifestazioni di violenza.
La traccia dell’incontro prendeva spunto
dalla giornata di mobilitazione generale contro la violenza di genere, organizzata lunedì
25 novembre, per ricordare come la violenza
prenda, tra le altre, anche la forma di «femminicidio». Tanto è vero che i dati mostrano
una realtà di violenze e violazione inopinabili:
le stime, infatti, indicano che, nel nostro Paese, quasi 7 milioni di donne, tra i 16 e i 70
anni, sono vittime di abusi fisici o sessuali e
circa 1 milione hanno subito stupri o tentati
stupri. La risposta non può che essere altrettanto inopinabile: prestare aiuto psicologico e
materiale alle vittime degli abusi e perseguire
con rigore di legge i «femminicida», cioè chi
uccide un essere umano di genere femminile.
Nel contempo è, però, altrettanto necessario rafforzare l’attenzione sul piano culturale,
utilizzare quegli elementi di analisi che hanno
portato la nostra società a superare aberrazioni storicamente ancora nella nostra memoria:
utilizzare la Ragione per traghettare l’indignazione, la sana pulsione avversa alla violenza,
dalla sponda sterile della «condanna» alla parte fertile delle idee per non alimentarla e, così,
estirpala.
Per questo l’Associazione iDEE ha organizzato una convention improntata sui temi
della cultura. L’avvio della tre giorni è stato accompagnato dal generoso intervento dell’autorevole linguista Tullio De Mauro, professore emerito di Linguistica generale presso la
Facoltà di Scienze Umanistiche dell‘Università La Sapienza di Roma. Senza il linguaggio,
senza le parole, non c’è comunicazione con
l’altro e, ancor meno, ragionamento. In questo modo si è avviato un approfondimento
sull’uso delle parole come principale modalità
di relazione con l’altro e sulle caratteristiche
che le parole assumono nella nostra facoltà di
ragionare. Dalla quale facoltà deriva la nostra
possibilità di agire per trasformare in azione
efficace ciò che, attraverso la ragione, il nostro
pensiero ha maturato.
Sono stati questi i presupposti delle otto
ore di aula offerte alle partecipanti ed ai partecipanti dell’incontro attraverso un corso di
formazione - svoltosi nel palazzo della coo-
perazione - condotto dalla Cegos e tratto dal
libro redatto qualche anno fa da Stephen R.
Covey dal titolo: «The Seven Habits of Highly Effective People» (che, tradotto in italiano, significa: «Le sette regole per avere successo»), testo giunto alla 32° ristampa nel 2013 e
divenuto per questo un caso editoriale.
iDEE ha progettato questo percorso formativo con l’obiettivo di sviluppare e potenziare le capacità di persone ed organizzazioni,
al fine di facilitarne la trasformazione in performance. Con la formazione targata Covey,
in aula si è lavorato molto sulla convinzione
che i grandi risultati li raggiungono solo le
persone che li vivono come principi di efficacia nel quotidiano, a casa come nel lavoro.
Nella convinzione che l’efficacia della società (e delle comunità nella loro più ampia
accezione o dell’ azienda) passa attraverso
quella degli individui, si è ragionato sul principio guida di F. Covey: un’organizzazione efficace è il risultato dell’impegno efficace degli
individui.
La convention - nell’ambito della quale si è
svolta anche l’assemblea annuale dell’Associazione - si è chiusa con un epilogo di eccellenza: la visita guidata alla Cappella Sistina per
scoprire l’idea della Ragione inserita nel meraviglioso affresco della Creazione di Adamo
(1510) di Michelangelo Buonarroti.
Il premio «TraguardiDEE» a Ilaria Capua, virologa
iDEE ha assegnato a Ilaria Capua, virologa e ricercatrice, il premio speciale
«TraguardiDEE», riservato alle donne
che - nei diversi campi della vita scientifica, economica e sociale - si sono distinte
per l’impegno e la promozione delle pari
opportunità. La consegna del premio
è avvenuta a Roma nell’ambito dell’As-
semblea annuale di Federcasse, svoltasi
il 22 novembre scorso. Ilaria Capua e il
suo staff di laboratorio, nel 2006, sono
stati in grado di isolare e identificare la
sequenza del virus dell’aviaria; una influenza che, in caso di pandemia, avrebbe potuto uccidere la metà delle persone
colpite.
09
Talent Scout
«Eccellenti
per sempre»
“I nostri soci
sono il ritratto
della salute”
E’ la raccomandazione rivolta
ai 25 migliori studenti scelti
dopo una rigorosa selezione.
Rev. 6/2012
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S
Socio In Salute
Da sempre il risparmio è in cima ai pensieri delle famiglie.
Risparmiare è importante per assicurarsi un futuro più sereno, tranquillo,
ricco di progetti da realizzare, al riparo da incertezze che potrebbero
destabilizzare l’esistenza. In un momento come quello attuale, però,
riuscire ad accantonare una porzione più o meno grande di reddito si fa
sempre più arduo e spesso capita di sentire dire “il denaro non è tutto,
l’importante è la salute”.
La salute, infatti, è più di un pensiero, più di un concetto astratto, poiché va
ad interessare diverse sfere della vita delle persone, sia dal punto di vista
fisico che dal lato emotivo. Essere in salute significa poter condurre una
vita in totale serenità, limitando le conseguenze negative, anche dal punto
di vista patrimoniale, rispetto a situazioni inattese.
Per rispondere a questo bisogno di sicurezza, in esclusiva per i Soci del
Credito Cooperativo, BCC Assicurazioni ha creato Socio In Salute, una polizza
in grado di farsi carico di diverse gradazioni della protezione personale,
limitando al massimo i costi economici ed emotivi.
Socio In Salute permette, in un’unica soluzione, di usufruire di diverse
garanzie rispetto a:
- grandi interventi chirurgici in strutture scelte direttamente dal Socio, con
cultura d’impresa e del lavoro e i relativi valori
entrino sempre a maggiore titolo nel mondo
della scuola» ha commentato il presidente della Camera di Commercio, Gian Domenico
Auricchio, «è un obiettivo chiave per restituire ai giovani una prospettiva per il futuro
e per meglio allineare l’offerta formativa alla
domanda di lavoro. Tra questi valori non può
certo mancare il merito. I 25 premiati di oggi
si sono distinti per il loro valore, ma chi non
è riuscito a classificarsi non si dia per vinto,
anzi si senta stimolato a fare meglio». Soddisfazione per il successo dell’iniziativa è stata espressa anche dal presidente dei Giovani
industriali, Stefano Allegri, dal direttore generale di Banca Cremasca, Cesare Cordani,
e dal direttore generale di Banca Cremonese,
Paolo Innocenti. «Quello di oggi è per la nostra associazione uno dei momenti più belli
dell’anno» ha esordito Allegri, «perché è in
questa occasione che abbiamo la sensazione
di riuscire a trasmettere qualcosa di utile alle
nuove generazioni. Oggi più che mai, in un
mondo del lavoro caratterizzato da opportunità di occupazione sempre minori, ciò che con-
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il rimborso di rette di degenza, onorari di chirurghi ed equipe medica, diritti
di sala, assistenza medico-infermieristica, cure e trattamenti fisioterapici,
medicinali ed altre spese accessorie rispetto all’intervento;
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chirurgici, hai a tua disposizione un professionista esperto nelle richieste
di risarcimento danni e cause contrattuali con case di cura ed ospedali;
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cagionati conseguentemente a fatti accidentali a terzi, persone o cose,
per cui si deve rispondere civilmente.
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e trasparente, affianca il vantaggio di un costo annuale minimo; dai 18 ai 34
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mentre dai 60 ai 75 anni l’importo arriva ad un massimo di 262 Euro.
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spesa decisamente irrisoria, riesce a proteggere gli interessi primari dei Soci,
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i è conclusa il 20 febbraio, con la
premiazione presso la Camera di
Commercio dei migliori 25 studenti, l’11esima edizione di «Talent Scout», concorso nato
dalla collaudata collaborazione fra Camera
di Commercio, Gruppo Giovani Industriali,
Banca Cremonese e Banca Cremasca.
Il progetto - rivolto a un migliaio di studenti del quinto anno di diversi Istituti tecnici
superiori di Cremona e Crema - è finalizzato
ad avvicinare il mondo della scuola a quello
del lavoro, incoraggiando momenti di collaborazione tra le componenti istituzionali, associative e scolastiche del territorio, per favorire così l’inserimento dei giovani nel mercato.
I 25 studenti migliori sono stati selezionati al
termine di un percorso a tappe che, dopo una
prima fase formativa, finalizzata a fornire le
indispensabili cognizioni in materia di cultura d’impresa e mondo del lavoro curata dalla
società L-Gest, prevedeva una prova scritta
su tematiche di stretta attualità economica
e test tecnici. I 150 giovani selezionati sono
stati ammessi alla fase successiva, comprensiva
di test attitudinali e di orientamento tecnico,
I 25 finalisti dell’11.a edizione del Concorso con gli organizzatori di «Talent scout»
Cesare Cordani (il primo da sinistra) e Paolo Innocenti (l’ultimo a destra), rispettivamente direttori
generali di Banca Cremasca e di Banca Cremonese con gli studenti che hanno vinto i due premi speciali:
Virginia De Martis (Itis Crema) e Alberto Pagliarini (Vacchelli di Cremona).
simulazione di colloqui di assunzione con
esperti di aziende dei settori dell’industria, dei
servizi, dell’artigianato e della cooperazione di
Cremona e Crema e la realizzazione di focus
group, per valutare i comportamenti in situazioni di stress o di interazione per raggiungere le finalità assegnate. «Fare in modo che la
ta è una sana competizione. Uno dei messaggi
che abbiamo voluto lanciare è quello di imparare a essere metodici e puntare al risultato».
Una novità di quest’anno è stato il sondaggio tra gli studenti partecipanti, per capire
quale fosse la loro idea in merito al mondo del
lavoro. I risultati non sono stati sempre inco-
raggianti: il 90% circa ha risposto di essere disponibile ad andare a lavorare all’estero ma, al
contempo, il 50% di loro ha dichiarato di avere problemi linguistici notevoli. Praticamente
il 99% ha poi sottolineato di non aver mai
preso in considerazione la possibilità che, nella stessa Cremona, vi siano posti di lavoro in
linea con il proprio profilo. Per questo e per la
manifesta incapacità, riscontrata in alcuni casi,
di redigere un curriculum accettabile, gli organizzatori stanno valutando, per la prossima
edizione, la possibilità di sfruttare lo strumento «Cv Qui», messo a punto dall’Informagiovani cittadino, per guidare alla corretta stesura
della carta d’identità professionale. «I nostri
istituti di credito» ha sottolineato Innocenti,
parlando di Banca Cremonese e Banca Cremasca, «hanno sempre voluto mettere al centro la persona e la comunità; e cosa c’è di più
bello che investire sui giovani, perché possano
creare un loro progetto per il futuro? È chiaro
che tutti e mille i partecipanti hanno dei talenti, ma bisogna imparare a sfruttarli, riflettendo, impegnandosi e cogliendo le sfide che
ci vengono offerte». «In questi anni di grande
crisi» ha continuato Innocenti, «i giovani sono
tra quelli che hanno sofferto maggiormente.
In un prossimo futuro, sempre di più riuscirà chi si impegna, ma lo stesso impegno, voi
giovani, dovete chiederlo alle istituzioni e alle
imprese, perché vi mettano sempre a disposizione opportunità come questa».
Cesare Cordani ha dispensato due raccomandazioni: «Non accontentatevi mai,
puntate sempre all’eccellenza; e abbiate cura
e attenzione ad ogni minimo dettaglio». Un
suggerimento anche da Auricchio: «Non
scegliete una strada solo sulla base delle possibilità di guadagno che associate a questo o
quell’altro mestiere, perché partireste col piede
sbagliato».
Ai 25 premiati sono state donate delle carte
ricaricabili da 150 euro, messe a disposizione
da Banca Cremonese e Banca Cremasca. I due
istituti di credito hanno anche assegnato due
premi speciali - un trolley e un dispositivo per
l’ascolto della musica - a Virginia De Martis,
dell’Itis di Crema e ad Alberto Pagliarini, del
Vacchelli di Cremona, selezionati attraverso i
focus group.
11
I nostri monumenti
Crema ritrova il suo Duomo
più splendido, dentro e fuori
La Cattedrale chiusa 1.235 giorni per i lavori di restauro
La lunga attesa per un magnifico risultato. Che cosa è stato pregevolmente rivalutato
E che cosa c’è di nuovo da vedere. L’inaugurazione il 10 giugno a San Pantaleone.
«
F
inalmente, sabato 12 aprile», come
ha scritto il vescovo, monsignor
Oscar Cantoni, è stato riaperto il Duomo.
Dopo tre anni e mezzo («1.235 giorni» ha
calcolato «Il Nuovo Torrazzo») «finalmente»
sono finiti i lavori di restauro. Che hanno richiesto un notevole impegno finanziario: 4
milioni e 47mila euro, mentre c’è ancora un
debito provvisorio residuo di 921mila euro,
escluse le ultime spese. E sabato 12 aprile
- con una celebrazione liturgica presieduta
dal vescovo e la partecipazione della quasi
totalità dei sacerdoti cremaschi - la Cattedrale ha fatto il tutto esaurito: il principale
tempio cittadino era gremito di fedeli che
hanno ammirato i restauri, l’inedita illuminazione (150 i corpi illuminanti posizionati
all’interno dell’edificio) e il nuovo presbite12
04
rio completato dall’«ambone per l’annuncio
della Parola, di cui la Chiesa Cattedrale era
priva, e la cattedra episcopale: sono le vere
novità che hanno caratterizzato i lavori di
questi anni» come ha spiegato monsignor
Oscar Cantoni. Senza dimenticare il nuovo pavimento del presbiterio con una parte
dei gradini arricchita da splendide sculture. Tutte opere di notevole valore artistico
che sono state prodotte dalla creatività dello scultore Mario Toffetti, recentemente
scomparso, e che già ai tempi del vescovo
Carlo Manziana aveva scolpito l’altare.
L’inaugurazione ufficiale avrà luogo il
prossimo 10 giugno, giorno della solennità
di San Pantaleone, patrono della Diocesi.
In quest’occasione saranno presenti, tra gli
altri, il cardinale Paul Poupard, cittadino
onorario di Crema, e alcuni vescovi lombardi. «Sono stati lunghi anni di attesa operosa,
soprattutto per quanti si sono impegnati a
fondo e con passione per poter giungere a
questo momento, utilizzando tutta la loro
competenza professionale e i loro doni artistici» ha ricordato il vescovo nella sua
omelia, sabato 12 aprile. «La cattedrale rinnovata è sì dono di Dio, ma insieme frutto
del coraggioso impegno di quanti hanno
sentito la gioia e l’onore di poter partecipare responsabilmente a questa impegnativa
opera: vorrei ricordarli tutti questa sera con
viva gratitudine, come quanti hanno contribuito economicamente alla realizzazione
di questo ingente lavoro… E’ un’ora che a
lungo abbiamo atteso, perché la cattedrale è
un punto di riferimento comune, è la casa
Foto sopra a sinistra: la processione del clero diocesano che entra nella Cattedrale per la celebrazione liturgica, presieduta dal vescovo. A destra, il Duomo
visto dalla parte del prebiterio: da notare la nuova illuminazione, all’avanguardia anche dal punto di vista tecnologico, approvata dalla Sovrintendenza.
Sotto, da sinistra: il Duomo gremito di folla, il vescovo davanti alla splendida cattedra episcopale, i gradini scolpiti dallo scultore Mario Toffetti che
precedono l’ambone, luogo dove viene proclamata la parola di Dio. E’ realizzato nello stesso marmo e nello stesso stile dell’altare (sullo sfondo).
di tutti». Una lunga attesa per un magnifico
risultato.
«Si è trattato soprattutto di un restauro
conservativo sull’intero edificio della Cattedrale» è stato ribadito nella conferenza
stampa indetta in episcopio dai maggiori
responsabili della Curia. Ci è stata, infatti,
ridata una Cattedrale pregevolmente rivalorizzata dentro e fuori. All’esterno è possibile ammirare, anche a occhio nudo, il
rifacimento del tetto, la perfetta pulitura
dei muri esterni, dei coppi, degli ornamenti
decorativi in cotto, dei pinnacoli, degli elementi scultorei del portale, del rosone della
facciata, delle finestre, delle 33 colonnine
marmoree dell’ordine superiore. Per citare
soltanto alcuni dei numerosi lavori eseguiti.
All’interno del Duomo, il restauro con-
servativo ha, invece, interessato tutti gli oggetti in legno (porte, portoni, bussole, confessionali, banchi e scranni), il pavimento in
cocciopesto ammalorato (riparato in molte
sue parti), le vetrate (ripulite e restituite così
all’antica luce e alla loro originaria bellezza),
il restauro delle piccole e grandi porzioni
di affreschi sui muri di diversi stili ed epoche, la pulizia delle volte e delle colonne,
i restauri dell’altare della Madonna e della
Cappella del Crocefisso, la nuova sistemazione dei quadri, il riscaldamento interrato
e, infine - come si diceva - il rifacimento del
presbiterio con l’arretramento dell’altare, la
nuova pavimentazione, la posa dell’ambone
e della cattedra episcopale. Un cantiere lungo
tre anni che - hanno rimarcato in Curia -, in
un momento economico difficile, ha dato
lavoro a oltre 50 persone.
Sono state programmate numerose iniziative per far conoscere il Duomo rimesso
a nuovo: esercizi spirituali, pellegrinaggi dai
paesi e dalle parrocchie della città, la ripubblicazione del discorso dell’allora arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini,
futuro papa Paolo VI, pronunciato il 26
aprile 1959 a conclusione dei restauri voluti dal vescovo Manziana, un volume sulla
cattedrale, pubblicazioni di guide, depliant
e audiovisivi. E ancora, tre concerti in Duomo: il 4 maggio (coro Monteverdi), il 25
maggio (Coro Pregarcantando) e l’8 giugno
(Polifonica Cavalli.). Infine: è stato preventivato un convegno sulla cattedrale, mentre
all’inaugurazione ufficiale del 10 giugno
sarà attivo un annullo postale.
13
Le nostre donazioni
Maggio, mese
mariano: viaggio
alla scoperta
della «Madonna
dei Prati»
M
aggio è il mese mariano. E, allora,
perché non inoltrarci tra il verde e
il silenzio dei campi per raggiungere il santuario della «Madonna dei Prati», oasi di
pace e di preghiera, che si trova a Moscazzano? Qui ci si può anche riposare sotto la
rinfrescante ombra degli alberi. Ecco che
cosa si vede all’esterno: un piccolo tempio
dalla facciata a capanna, semplicemente
composto da un portale sovrastato da un
timpano circolare, il quale a sua volta è
sormontato da una bifora con due finestre
rettangolari; più in alto si scorge un altro
piccolo timpano triangolare (come quello
dei tempi greci e romani).
Prima di entrare in chiesa, alcune note
storiche e curiosità. Si sa che questo santuario è un antico luogo di culto mariano, dall’origine sconosciuta. Si dice che
tutto iniziò quando, sulle rive dell’Adda,
dopo un’esondazione del fiume, fu ritrovata tra il fango una statua della Madonna
che, secondo alcune fonti, fu chiamata la
«Madonna del fango». La sacra effigie venne collocata all’interno di un edificio che
sorgeva proprio nelle stesso luogo dove si
trova l’attuale santuario.
Ma al di là delle voci tramandate dalla
tradizione, un fatto è certo: nel 1483 esisteva, nelle campagne di Moscazzano, una
piccola chiesa, vecchia e cadente, intitolata alla «Madonna dei Prati». Il vescovo di
Cremona autorizzò i frati Domenicani a
utilizzare i mattoni di questo tempio per
14
04
Il santuario è stato dedicato
dal vescovo Oscar Cantoni
alla speciale preghiera
per la famiglia. Ogni terza
domenica di luglio ricorre
la sagra: pellegrinaggio, riti
religiosi e festa popolare.
La primavera sta sbocciando intorno al celebre santuario di Moscazzano. La facciata del
tempio è molto semplice. Nella pagina accanto, il porticato a tre archi con annesso un piccolo
edificio che fungeva da casa per un eremita. Sullo sfondo, ecco lo slanciato campanile.
costruirne uno nuovo. Annesso al santuario c’è un piccolo edificio con accanto il
porticato di tre archi, che un tempo fungeva da abitazione di un eremita. Si sa che
nel 1755 era un fratello laico carmelitano,
il milanese fra’ Carlo Antonio Liverta, che
provvedeva ad accogliere i fedeli e a tenere
in ordine il luogo sacro. Sul lato posteriore
sinistro della chiesa, inglobato nella picco-
la casa dell’eremita, si erge uno slanciato
campanile a base quadrata.
Aperta la porta del santuario, ci si trova davanti a un interno ad aula unica. Un
tempo si poteva ammirare l’immagine della Madonna di Eugenio Giuseppe Conti
(1842-1909), che è stata trafugata. Si può
ammirare anche un’effigie molto antica,
certamente quattrocentesca, forse risa-
lente alla precedente chiesa, che raffigura
sempre una Madonna col Bambino e due
angeli che scostano i tendaggi. Grazie al
restauro effettuato dal 1995 al 2000, sono
venuti alla luce affreschi precedentemente
imbiancati, tra cui un’altra bella Madonna
con Bambino e santi sulla parete destra.
Il santuario della «Madonna dei Prati» è
diventato un importante luogo di culto
per tutta la diocesi, come ha sottolineato il vescovo monsignor Oscar Cantoni:
«Nel corso della visita pastorale ho annunciato ufficialmente che è mia intenzione
destinare questo santuario alla speciale
preghiera per la famiglia, in particolare
per i fidanzati, per i giovani sposi, per i
genitori, per le coppie in difficoltà. Au-
Kennedy, ora 14 stanze. E la nuova cappella
Hospice, il raddoppio
tolate a Giovanni e Giulia Duse, al Lions Club
Crema Host, ad Amalia
Gabriella Cattaneo (contributo di Alberto Doldi), in ricordo di Davide
Cecoro (dai suoi amici),
a Maria Teresa Fornaroli con il contributo della
sorella Orsola, e a Enrica
Da sinistra: Franco Conz, Walter Donzelli e il dottor Diego Dolci. Tarenzi Ancorotti (grazie
ai collaboratori dell’AncoL’Hospice ha aumentato i suoi spazi: da
rotti Cosmetics Spa).
Un mese prima, giorno dell’Epifania,
8 a 14 (sei, infatti, sono le nuove camere
era stata consacrata la nuova cappella del
per i malati in fase terminale seguiti dall’asKennedy dal vescovo Oscar Cantoni. Tra
sociazione «Cure palliative Alfio Privitera»).
i presenti anche Francesco Giroletti, preLa nuova ala di questa struttura - realizzata
sidente di Banca Cremasca con il vice preal piano terra del Kennedy - è stata presensidente, Giuseppe Capellini. Il presidente
tata nel febbraio scorso dal presidente della
della Fondazione Benefattori Cremaschi,
Fondazione Benefattori Cremaschi, WalWalter Donzelli, ha sottolineato che al
ter Donzelli, con il vicepresidente Franluogo di culto non solo è stata data «una
più opportuna collocazione e una più appropriata dignità», ma è stato «impreziosito dall’ambone, dall’altare e dall’affresco
Maria salus infirmorum, oggi ancora in
traccia, dovuti alla felice mano del cremasco professor Maurizio Zurla». E diventerà «il luogo di elezione per la riflessione,
la preghiera e il culto di quanti, ospiti e
visitatori, frequentano questa struttura».
Scoperta la targa intitolata a Banca Cremasca.
L’interno della «Madonna dei Prati». Grazie ai restauri sono venuti alla luce affreschi precedentemente
imbiancati. Da ammirare l’immagine molto antica che raffigura la Madonna col bambino e due angeli.
spico che questa scelta aiuti a trasformare
il vostro piccolo santuario in un punto di
riferimento diocesano, con momenti di
preghiera e di riflessione animati dalla pastorale diocesana delle famiglie».
Nella terza domenica di luglio, e per
una settimana, si celebra la festa della
«Madonna dei Prati» che prevede riti religiosi con pellegrinaggio, ma anche una
festa popolare all’insegna della musica, del
ballo e della buona cucina. I proventi della
festa vanno in beneficenza.
co Conz, il direttore generale Gianpaolo
Foina e il direttore sanitario Diego Dolci.
«Ora che il lavoro è terminato, possiamo
offrire un servizio migliorato ai pazienti»
ha sottolineato Donzelli. Che ha rimarcato
come l’operazione sia stata possibile anche
grazie ai benefattori. A partire dall’aiuto
offerto da Banca Cremasca, in rappresentanza della quale era presente il direttore
generale Cesare Cordani (prestito di 6,5
milioni a tasso di solidarietà per realizzare
gli interventi di adeguamento strutturale
del Kennedy, comprensivi dell’ampliamento dei nuovi 6 posti all’Hospice, oltre a 720
mila euro erogati dal 2004 ad oggi), dal
sostegno dato da Antonio Schiavi e Olga
Mauri (un milione di euro), e da Ernesto
Patrini (che ha donato 900mila euro). A
tutti questi benefattori, la Fondazione ha
voluto dedicare delle singole targhe.
Un grazie di cuore - ha specificato Donzelli - anche a chi ha finanziato l’arredo
delle singole camere. Che sono state inti-
L’affresco, ancora in traccia, della cappella.
La nuova cappella, ha voluto ricordare
il presidente Donzelli, «è la testimonianza
profonda delle radici cristiane del popolo
cremasco e del suo prezioso patrimonio
di fede e di solidarietà». Il rito della consacrazione è stato accompagnato dal coro
di Moscazzano, diretto dal maestro Luca
Tommaseo. Il vescovo, rivolgendosi ai fedeli che assiepavano la nuova cappella, ha
sottolineato che questo luogo sacro deve
essere anche «un’occasione grande per metterci insieme e camminare incontro al Signore, senza distinzione di malati e sani».
15
Le nostre filiali
«Così aumenterò
i clienti della banca»
Giorgio Imberti è il nuovo responsabile della filiale di Pandino
Continuerà la collaborazione con le associazioni del paese
La strategia per incrementare i conti correnti e le aziende-clienti.
I
n ordine di tempo, è l’ultimo istituto di credito arrivato a Pandino
(nel giugno del 2009), ma è tra i più attivi
in paese. Grazie anche allo staff di Banca
Cremasca, che fin dall’apertura ha saputo affiancare importanti associazioni attive
sul territorio, le famiglie e le imprese, nonostante la spietata concorrenza di altre
nove banche presenti in questa comunità di
9.100 abitanti circa.
Da inizio anno è stato chiamato a dirigere questa dinamica filiale Giorgio Imberti,
che ha preso il posto di Aldo Maraboli,
direttore dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2013. Imberti ha 44 anni ed è entrato
in Banca Cremasca nel 1995. Ha iniziato
la carriera come cassiere nelle filiali di San
Bernardino e Trescore, quindi ha maturato
esperienza di back-office a Pianengo e successivamente ha rivestito l’incarico di Vicedirettore a Trescore e a Montodine. A inizio
2007 è stato promosso Direttore della filiale
di Trescore, e dopo 7 anni, è approdato a
Pandino.
Un’eredità importante quella ricevuta da
Maraboli. Nel senso che, nei tre anni di attività in paese, l’ex direttore ha saputo coltivare i rapporti umani, e si è sempre reso
disponibile ad aiutare le numerose organizzazioni di volontariato che sono fiorite nel
territorio. In poche parole, con lui nel ruolo
di capo-filiale, Banca Cremasca è riuscita a
penetrare all’interno della comunità con la
quale ha instaurato un forte legame. Tanti,
infatti, sono i progetti a Pandino supportati
dall’istituto di credito. Di questo ne è convinto lo stesso Imberti.
La domanda, anche se è ovvia, interessa
quindi i clienti della banca: lei continuerà
a operare sulla strada aperta da Maraboli?
«Certo. Ogni direttore cerca di dare la propria impronta alla filiale di cui è responsa-
L’ex direttore Maraboli con i responsabili delle associazioni che ha sostenuto negli anni in cui è stato
responsabile della filiale di Pandino. Da sinistra: Giorgio Valota, Enrico Bianchi, Maria Rosa Ghetti,
Gian Paolo Alghisi, Aldo Maraboli, Alberto Mazzoleri, Enrico Stellardi (membro lions Club).
16
04
bile. Le esperienze fatte e che hanno dato
risultati positivi verranno ripercorse e rinnovate. Per esempio, ho già incontrato tutte
le persone che hanno avuto e continuano
ad avere uno stretto legame con la banca.
Si parte sempre dallo zoccolo duro e da una
base solida per conquistare nuovi mercati,
dal retail al corporate. In poche parole: non
perdere i vecchi clienti, e farne di nuovi».
Banca Cremasca, dunque, continuerà a
collaborare, per esempio, con l’associazione
«Ri-Tormo a vivere», presieduta da Gian
Paolo Alghisi, un’associazione che ha finalità sia culturali che di difesa e valorizzazione dell’ambiente. «Banca Cremasca ci aiuta.
Per esempio con i regali per i bambini. E
questo per noi è importante» sostiene Alghisi.
Così come non verrà a mancare il sostegno al
Centro sociale «Incontro» presieduto da Antonio Invernizzi, e proseguirà anche con il
gruppo Podisti Pandinesi, con a capo Alberto
Mazzoleri, che conta 40-50 iscritti.
Continuerà il supporto della banca al
Lions Club «Il Castello». «La nostra associazione» dice la presidente, Maria Rosa
Ghetti «in questo momento sta aiutando
le persone in difficoltà per la crisi economica. I soldi che raccogliamo li mettiamo a
disposizione della Caritas del territorio. E’
diventata questa, oggi, la grande emergenza. Quando chiamiamo, Banca Cremasca
risponde sempre». Non sarà dimenticato il
Corpo bandistico, composto da 52 membri, presieduto da Giorgio Valota che ha
uno dei suoi punti di forza nella «Scuola
di Musica» che conta 80 allievi e 14 insegnanti diplomati al Conservatorio. «Banca
Cremasca ci è sempre stata vicina grazie anche al rapporto di stima e di amicizia che si
è instaurato».
Sarà portata avanti la collaborazione
con il Moto Club di Pandino, presieduto
da Enrico Bianchi. Il sodalizio - nato nel
1984 - conta 220 iscritti sia cremaschi che
lodigiani e bergamaschi e fa del mototurismo la propria mission. Organizza due
Lo staff della filiale di Pandino. Da sinistra: il direttore Giorgio Imberti, la cassiera Alba Vaglica e il vice direttore Raffaele Denti.
Banca Cremasca, ultima ad arrivare nel paese, si sta dimostrando molto attiva. Infatti, sostiene Imberti: «Siamo competitivi perché
offriamo ottime condizioni ai clienti e rispondiamo in modo veloce a imprese e famiglie che ci chiedono finanziamenti e mutui».
manifestazioni importanti che si alternano
ogni anno: il «Motogiro della Gera d’Adda»
e il «Motoraduno nazionale Castello Visconteo», al quale partecipano Moto club
sparsi in tutta Italia. Inoltre organizza 50
domeniche in moto ogni anno. Infine c’è
il progetto ambizioso di concretizzare l’idea
della «Motovia della Gera d’Adda tra i fiumi Adda e Oglio», un percorso mototuristico per promuovere il territorio. Il tutto
in chiave Expo 2015.
Infine, a breve dovrebbe svolgersi la terza edizione del memorial «Monti», trofeo
di calcio amatoriale organizzato e promosso dalla filiale di Pandino per ricordare la
scomparsa di Claudio Monti, morto a soli
18 anni: una sfida all’ultimo goal che ha
visto impegnate le squadre di carabinieri,
polizia, finanza e dell’oratorio.
Imberti non ha, quindi, alcun dubbio:
«Bisogna darsi da fare e seminare. Andando
a cercarsi i clienti; per esempio, la consulenza su risparmi e finanziamenti sarà, sempre
più, fornita a domicilio. Non ho particolari
preoccupazioni su questo perché siamo una
realtà conosciuta e apprezzata e riusciamo
a essere competitivi. Per due motivi: Banca
Cremasca offre ottime condizioni ai clienti,
da banca primaria, e risponde in modo veloce a famiglie e imprese quando chiedono
prestiti, mutui, finanziamenti: il nostro è un
istituto che ha le idee molto chiare».
Dove pensa, Imberti, di andare a seminare sperando di raccogliere i frutti
nel minor tempo possibile? «Per quanto
riguarda i conti correnti retail, sono ormai
numerosi quelli online. E’ questo il futuro:
lo dicono numerosi studi accreditati. Se, infatti, gli utenti preferiscono recarsi ancora
in filiale per aprire un nuovo rapporto con
la banca o richiedere una specifica consulenza su servizi complessi, è ormai assodato che per un correntista su due, l’Internet
banking è il canale preferito per effettuare
transazioni bancarie…»
Mentre per quanto riguarda le imprese? «Operiamo con attenzione e prudenza, anche perché non siamo ancora usciti
dal tunnel della crisi. Quindi, preferiamo
fare tante operazioni per importi contenuti piuttosto che offrire pochi, ma ingenti
finanziamenti, in modo da frazionare il rischio, intrinseco in ogni affidamento creditizio. Inoltre, guardiamo al merito: nessun
problema a sostenere le aziende sane. Ma
non è finita: per incrementare le masse da
gestire, stiamo aprendo conti correnti agevolati per i dipendenti delle aziende nostre
clienti. I clienti, come dicevo, oggi bisogna
andarseli a cercare. Con idee vincenti».
17
I nostri eventi
Si è dimostrato
un concerto
da... «Melodie
Immortali»
Ancora da standing ovation la lirica di S.Stefano
2013. Merito delle opere e della qualità artistica
dei protagonisti sul palco del teatro San Domenico.
A
ncora una volta, il tradizionale
Gran concerto di Santo Stefano,
organizzato da Banca Cremasca al teatro
San Domenico, si è rivelato un successo.
Merito, con ogni probabilità, di una formula ben collaudata, della bravura di soprani,
tenori, baritoni e cori che si avvicendano
ogni anno, della scelta indovinata di opere
liriche, melodie natalizie, colonne sonore celebri e motivi moderni che sembrano
poesie, nonché dell’alta qualità artistica del
Maestro Leonardo Marzagalia, pianista e
compositore. Anche l’ultimo concerto lirico
del 26 dicembre scorso è terminato con una
standing ovation: il pubblico che gremiva il
teatro si è alzato in piedi per ringraziare gli
artisti con un lungo applauso.
L’evento aveva come titolo: «Melodie immortali». Come lo sono quelle Verdiane. Il
concerto, infatti, è stato, per la maggior parte, dedicato a Giuseppe Verdi di cui ricorreva il bicentenario della nascita. Protagonisti
dell’evento la soprano Gladys Rossi, il tenore Antonio Corianò e il baritono Maurizio Leoni, ma anche due giovani promesse
cinesi della lirica come la soprano Li Wei
Wei e il tenore Wu Hao. Ha contribuito
sicuramente al successo del Concerto il coro
lirico «Simone Mayr» di Bergamo, diretto
dal maestro Salvo Sgrò.
18
04
Hanno ricevuto calorosi applausi anche
il gruppo corale di voci bianche «Vocalise»
di Sergnano, diretto dal maestro Mauro
Bolzoni, e Vera Delmiglio che ha cantato «Bésame Mucho». Ma anche colui che è
diventato un “mito” dei Concerti di Santo
Stefano di Banca Cremasca, sia per la sua levatura artistica di pianista e compositore di
fama internazionale, sia per l’immensa simpatia: il maestro Leonardo Marzagalia, uno
dei nostri ambasciatori della lirica in Cina.
E proprio a Marzagalia ha regalato un
quadro-ritratto il pittore cremasco Luciano
Perolini, definito, nel 2001, in un articolo
del «Corriere della Sera», «l’ex tuta blu che
dipinge i grandi del mondo, dal Papa Buono a Madre Teresa di Calcutta, da Marilyn
Monroe ad Ava Gardner, dal senatore Andreotti a Paolo VI, da Sofia Loren a Padre
Pio, il più richiesto in assoluto». A lei, invece, oltre agli applausi, regalano ogni anno
mazzi di fiori stupendi: è Luciana Stringo,
la gradita presenza che introduce, con le
parole giuste e commentate, cantanti, arie
e cori. E ogni anno, il concerto di Santo
Stefano è da sempre anche un’occasione per
ribadire l’attenzione che Banca Cremasca
riserva alla Fondazione Benefattori Cremaschi. Pure lo scorso 26 dicembre, infatti,
Francesco Giroletti ha consegnato al pre-
sidente Walter Donzelli, un assegno del
valore di 15mila euro. Donzelli ha ringraziato l’istituto di credito sottolineando che è
«sempre vicino alle nostre necessità».
Centrale è stato il discorso del presidente Francesco Giroletti, il quale ha ricordato
che 130 anni fa è stata fondata la prima Cassa rurale a Loreggia, in provincia di Padova,
e 121 anni fa nascevano le prime due Casse
rurali del territorio, ora Banca Cremasca.
Mentre la banca veneta ha poi chiuso, «il
nostro istituto continua a esistere». Giroletti
ha ricordato, inoltre, che il fondatore della
prima Cassa rurale in Italia è stato un giovane di 24 anni, Leone Wollemborg. Così
come, nello stesso periodo, era un giovane
di soli 20 anni Goffredo Mameli a scrivere
l’inno nazionale. La morale? «Bisogna manifestare fiducia nelle qualità e nelle capacità
dei giovani, sottolineando il potenziale che
possono esprimere e valorizzando il contributo che possono e devono dare per superare insieme le difficoltà che viviamo e che
loro vivono».
Come è giudicata all’esterno, dati alla
mano, Banca Cremasca? Un autorevole
giornale finanziario - «Milano Finanza» - in
due diversi momenti, ha stilato le classifiche
delle banche italiane (590 istituti di credito
classificati per dimensioni: grandi, medie,
Gli artisti che hanno animato il concerto lirico del 26 dicembre 2013. Da sinistra: la soprano Li
Wei Wei, il tenore Antonio Corianò, il Maestro Leonardo Marzagalia, la soprano Gladys Rossi, il
baritono Maurizio Leoni. Sotto: Walter Donzelli alza l’assegno di 15mila euro offerto da Banca
Cremasca, mentre il pittore Luciano Perolini regala il suo quadro-ritratto al Maestro Marzagalia.
minori e piccole). Nella speciale graduatoria
delle banche che hanno saputo «creare valore» - perché hanno migliorato stabilmente
nell’ultimo triennio i mezzi amministrati, il
margine di intermediazione, il risultato di
gestione, l’utile ordinario e netto - nella fascia delle banche minori, Banca Cremasca è
risultata al 24° posto e la prima delle Bcc in
Lombardia.
Un risultato eccelso. Che ha trovato conferma in una seconda analisi di «Milano Finanza» che ha stilato anche una superclassifica delle banche - divise sempre nei quattro
gruppi sopra citati e giudicate secondo i parametri di solidità, redditività e produttività-: Banca Cremasca è risultata al 42° posto,
mentre, in Lombardia, si è classificata al 5°
posto dietro 4 Bcc che, dimensionalmente,
appartengono a un’altra fascia, e al 1° posto
nella fascia delle Bcc medie lombarde.
Relativamente ai dati di bilancio il Presidente ha commentato: «L’andamento
dell’esercizio 2013 è positivo, in linea con
i risultati del 2012, e in controtendenza
rispetto al nostro sistema. Sono questi i ri-
sultati dell’essere una buona banca che ci
hanno consentito di essere anche una buona
cooperativa, continuando a sostenere parrocchie, oratori, onlus, associazioni di volontariato, associazioni sportive e culturali.
Grazie ai risultati ottenuti abbiamo potuto
supportare anche interventi di carattere
straordinario, tra cui l’aiuto nell’acquisto di
un pullmino all’Anfass, la costante attenzione alla Fondazione Benefattori Cremaschi e
il sostegno all’iniziativa della Caritas diocesana chiamato “Rifugio S. Martino”».
Dopo queste parole che hanno ricordato come le Bcc abbiano due mission (buone banche e buone cooperative), è partito
il programma del Concerto lirico di Santo
Stefano con le principali opere di Verdi:
«Traviata», «La Forza del destino», «Rigoletto», «Nabucco», «Aida», a seguire «Elisir
d’Amore» (G. Donizetti), «Boheme» (G.
Puccini), e infine «Ti amo, o Cina», «Musica proibita», le melodie natalizie e «La Preghiera», brano eseguito da tutti i partecipanti, scritto, musicato e diretto da Leonardo
Marzagalia.
Orgogliosi del Carnevale:
forte legame con la città
Le nostre tradizioni
Sono ormai 28 edizioni vissute con successo. Grazie al lavoro dei volantari (erano
in 50 a preparare la manifestazione 2014) e al gradimento del pubblico: 20mila
spettatori. Coinvolti bambini e scuole. Grande divertimento e passione. Chi ha vinto.
Tra le le novità introdotte quest’anno, una in particolare: il Carnevale ha il suo Inno suonato al San Domenico. E se i carri mascherati sono la
grande attrazione, hanno avuto un ruolo importante anche le bande musicali, i tanti gruppi folcloristici, le numerose manifestazioni collaterali.
Come ogni anno, il “cuore” del Carnevale è la piazza Giovanni XXIII che è anche il “regno” degli sponsor i quali, con i pannelli pubblicitari
esposti, contribuiscono a fornire le indispensabili risorse per la buona riuscita delle sfilate con i carri allegorici che durano quattro domeniche.
Q
uattro domeniche di Carnevale,
16 e 23 febbraio, 2 e 9 marzo,
con tre sfilate: il bilancio è risultato, senza
alcun dubbio, convincente. Oltre 20mila
partecipanti, secondo gli organizzatori.
«Senza dimenticare le migliaia di turisti
che hanno visitato la città riempiendo bar
e ristoranti» ha sottolineato il presidente
Eugenio Pisati, presidente del Comitato Carnevale cremasco, un grande evento
preparato durante un anno di lavoro da 50
volontari (elettricisti, ingegneri, carpentieri, falegnami, pittori).
E’ stato il «Gran Carnevale Cremasco»,
20
04
edizione 28. E se i sei carri allegorici, lunghi 18 metri ognuno, l’hanno fatta da
padroni, nella kermesse hanno avuto un
ruolo importante anche le bande musicali,
l’«Isola dei bambini» con gli immancabili
clown, i gonfiabili, i truccabimbi e i palloncini colorati, i tradizionali mercatini in
piazza Duomo, le visite guidate alla Crema
dell’arte, dei palazzi e dei monumenti, il
raduno dei camperisti, l’ormai mitico «Trenino beniamino», la sfilata di motociclette
e auto d’epoca.
Molte sono state le novità: l’«Inno al
Carnevale», innanzitutto, suonato per la
prima volta dall’orchestra «Il Trillo» al teatro San Domenico; l’interessamento delle
scuole, dagli alunni delle elementari «che
abbiamo coinvolto in laboratori, spettacoli
e concorsi, agli studenti dell’Istituto Marazzi che hanno realizzato i costumi per il
carro di Pinocchio, a quelli dello Sraffa che
hanno seguito corsi di scenografia e ristrutturato il trenino Beniamino dedicandolo
ai monumenti di Crema» racconta sempre
il presidente Pisati. Altra innovazione: il
palco, che è stato rinnovato e abbassato.
Commosso, infine, è stato il ricordo di
Pietro Vailati, storico collaboratore della
manifestazione, venuto a mancare alcune
settimane prima dell’evento: in sua memoria è stato liberato un gruppo di palloncini
bianchi con la scritta «Ciao Piero» durante
la prima sfilata.
Che non è stata, purtroppo, tra le più
travolgenti. Tutta colpa di un tempo bizzarro. Le previsioni, infatti, promettevano
una domenica di acqua a go-go. Invece,
qualche schiarita ha spinto gli organizzatori ad azzardare il «pronti, via!». Una decisione azzeccata, ma per la paura dei tuoni
e dei fulmini molta gente è rimasta tappata
in casa. La seconda sfilata, quella del 23
febbraio, invece, ha fatto il pienone, complice, stavolta, una meravigliosa domenica
di sole: di sera c’erano ancora turisti in giro
per la città.
La terza sfilata è stata sospesa per rischio
di pioggia. Quindi, per precauzione, i carri
sono rimasti chiusi nei capannoni. Ma il
«Gran Carnevale» si è rifatto nell’ultima
domenica: una giornata calda e soleggiata
ha fatto affluire in città moltissime persone; è stata una grande festa, con un alto
tasso di partecipazione. Sulla gente accorsa
per ammirare i carri, è scesa un’ininterrotta
cascata di coriandoli e di stelle filanti.
I Barabet hanno vinto sia il primo premio con «Lo sceicco bianco» (1.056 voti),
animato dai ragazzi dell’Accademia di danza di Denny Lodi, sia il secondo piazzamento con il carro «Sua maestà re Carnevale», con 1.034 punti. Al terzo posto il carro
«Magico teatrino» costruito dal gruppo de-
gli Amici e animato dai ragazzi dell’istituto
Marazzi, con 999 voti. Al quarto posto il
carro «Misterioso mondo del bosco» del
Comitato carnevale animato dal gruppo
delle Quade, con 967 punti. Quinto classificato il carro «Siamo alla frutta» dei Pantelù, con 869 punti.
Il bilancio delle quattro domeniche di
una manifestazione che, ogni anno, è attesissima dai cremaschi, lo ha tirato il presidente Pisati che ha indirizzato una lettera
ai «cari volontari, cari amici del Carnevale
Cremasco» ricordando subito che questa
manifestazione vive proprio grazie ai volontari, «composti da artigiani che realizzano i carri a mano e a diverso titolo danno
il loro contributo professionale, operativo
e creativo alla manifestazione. Volontari
che lavorano un anno intero, regalando ore
libere la sera, il week-end e tanti giorni di
ferie. In tutto oltre 1.000 ore di impegno
ogni anno. Sono profondamente orgoglioso di ciò che abbiamo creato con passione
e costanza da ben 28 edizioni. Un regalo
per la nostra città e per i bambini che vi
abitano. Insieme agli studenti sono loro i
veri protagonisti del Carnevale».
Uno sforzo che non è mai stato inutile
in questi 28 anni. «Con forza di volontà»
ha sottolineato Pisati, «abbiamo dato vita
a un carnevale famoso in tutta Italia. Quotidiani e tv nazionali ne parlano abbinandolo alle principali manifestazioni carnevalesche nazionali». E venendo alle risorse
che servono per oliare gli ingranaggi di
uno spettacolo tanto gradito al pubblico, il
presidente avverte: «Rendere l’ingresso alla
sfilata gratuito è il nostro sogno più grande, da sempre, ma non sarà possibile finché non riusciremo a raccogliere contributi
economici in altri modi. Siamo noi i primi
a pagarne il prezzo. Con il lavoro di volontariato, ma anche con i soldi che ognuno di
noi anticipa per coprire le spese sostenute
durante l’anno». Ma di tutto questo se ne
riparlerà nel 2015. Adesso è il momento
degli applausi rivolti a chi è stato capace
di produrre ancora tante emozioni e di far
conoscere Crema a centinaia di turisti.
21
Corrono da 40 anni
e non sono stanchi
I nostri sport
E’ il gruppo «Gs Podisti Crema» (104 tesserati Fiasp). In occasione del Carnevale,
ha organizzato il «40° Festival nazionale del podista», manifestazione sostenuta da
anni da Banca Cremasca. Maria Zanenga racconta la storia di questo sodalizio.
Bernardino in via XI Febbraio, con un
percorso che ha toccato il lungo Serio, i
paesi di Ricengo, Casaletto di Sopra e Offanengo. Ma ecco la curiosità, raccontata
dalla tesoriera di Fiasp Cremona: «Per la
verità, gli anni del Gs Podisti Crema sarebbero 41 perché per iscriversi alla federazione serviva un anno di prova, cioè di
gare». E lei c’era 40 anni fa quanto è stato
fondato questo gruppo? «Certo. Eravamo
Carnevale di Montodine,
tanta la voglia di divertirsi
Un successo di partecipanti
venuti anche da Torino, Brescia,
Bergamo, Mantova, Pavia. Tutti
gli appuntamenti: tour dell’Isola
d’Elba, Marostica e Riccione: ci
sono almeno 10/12 cremaschi
a rappresentare la nostra città.
E’ l’evento mascherato più antico del Cremasco. Molti protagonisti
arrivano da Moscazzano e Grumello. Un intero pollaio sul carro.
«
E
’ stato un bel Carnevale. La gente
si è divertita. Come ogni anno».
Racconta Donata Cavalli che fa parte
della Pro Loco locale, l’associazione che,
insieme all’amministrazione comunale,
organizza la kermesse mascherata che richiama cremaschi, cremonesi e lodigiani.
Ogni anno il carnevale coinvolge tutta la
comunità: grande la partecipazione dei
bambini delle scuole materne ed elementari, dell’oratorio del paese e di tanti montodinesi in maschera.
Non potevano poi mancare la banda
locale e le majorettes. Come “forestieri”,
erano presenti i ragazzi dell’oratorio di
Moscazzano e molti Grumellesi perché
questo paese del Cremonese, Grumello,
1.800 abitanti circa, ha in forte simpatia il
Carnevale di Montodine e non manca un
appuntamento con questa manifestazione.
Due i carri presenti.
Quello più grande rappresentava il
«pollaio», strapieno di galli, galline e tanti
pulcini, mentre l’altro, un po’ più piccolo,
era intitolato «Il bosco incantato». Il fulcro della manifestazione, come ogni anno,
è stata la principale piazza del paese, dominata dalla chiesa parrocchiale. La festa è
22
04
I
Il alto, il carro più grande arriva in piazza della Chiesa e inonda gli spettatori di stelle filanti
e coriandoli. Qui sopra, il gruppo delle majorettes. Presente anche la banda locale.
iniziata alle 14,30 ed è terminata intorno
alle 17,30.
Quanto tempo è necessario per organizzare questo Carnevale? «La nostra fortuna
è avere contatti che si sono costruiti negli
anni» spiega Donata Cavalli. «Circa due
mesi prima della sfilata, contattiamo la
gente e sentiamo le disponibilità. Nel frattempo, c’è già chi si sta organizzando per
allestire i carri. Altri cominciano a pensare
ai costumi. Si formano i gruppi mascherati. Insomma, ci arrangiamo con la nostra
fantasia e con la nostra voglia di divertirci.
È una tradizione che vogliamo onorare,
anche perché il Carnevale di Montodine
è quello più antico del Cremasco». Siete
stati fortunati perché il 2 marzo non è
piovuto. Ma in caso di pioggia, che cosa
succede? Rinviate il Carnevale? «No, lo sospendiamo. Si aspetta l’anno dopo».
stato Gianni Ghisetti, un dipendente del
Municipio di Crema che ci ha fatto avere
n occasione del Carnevale, domenica 23 febbraio, si è corso il «40°
Festival nazionale del podista», manifestazione ludico-motoria non competitiva
di 8-15-21-39 km, sostenuta da anni anche da Banca Cremasca.
L’evento viene organizzato ogni anno
dal «Gs Podisti Crema» che conta a Crema 104 tesserati Fiasp (Federazione italiana amatori sport per tutti), sui 1.400
tesserati in tutto il Cremonese. «La corsa
di Crema si svolge sempre in febbraio»
ci spiega Maria Zanenga, tesoriera di
Fiasp Cremona e commissario nelle gare
che si svolgono nella nostra provincia. «E
quest’anno ha visto 2.329 partecipanti,
venuti a Crema anche da Torino, Brescia,
Bergamo, Mantova, Pavia. Sono 40 anni
che noi andiamo a gareggiare da loro. E
che loro vengono da noi».
Partenza e traguardo: l’oratorio di San
in 7 amatori di questo sport stupendo e
ci trovavamo nell’allora bar Isa che si trovava tra le vie Cadorna e Cremona e che
adesso non c’è più. Il primo presidente è
lo stemma ufficiale del Comune, tuttora
presente nel nostro logo».
Chi c’era oltre al presidente Ghisetti
nel Gs Podisti Crema? «Mi ricordo i fratelli Daniele e Valore Vailati, Tino Girelli e Francesco Bianchessi». Il secondo
presidente? «Luciano Ruffo che oggi è il
presidente del Comitato marce di Roma.
Con lui, arrivammo a 70/80 tesserati, poi
c’è stata ancora un’ulteriore crescita fino
al centinaio di oggi». Attualmente chi è
il vostro presidente? «Luigi Ambrosini».
Prossimi appuntamenti? «A maggio saremo impegnati nel tour dell’Isola d’Elba, a giugno saremo presenti a Marostica
e a settembre parteciperemo alla corsa di
Riccione. Crema è sempre rappresentata
da 10-12 persone. E nell’ambiente la nostra città è conosciuta e stimata».
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Start-up, il coraggio
di fare un’impresa
Il nostro futuro
La storia di tre aziende, costruite da giovani che avevano una loro idea
in testa e sono riusciti a realizzarla. Storie esemplari di successo - e di
difficoltà superate - nate o sviluppate nell’incubatore di Crema Ricerche.
Maxwell Industries Srl, Dakos Srl
e Sensure Srl: hanno accettato
la sfida dei mercati e si sono
messe al servizio delle imprese
manifatturiere sviluppando,
in alcuni casi, nuovi prodotti
utili all’industria. La storia
di questi ragazzi che si sono
messi in proprio, il loro settore
di attività e anche i clienti
importanti per i quali hanno
cominciato a lavorare.
Tiziana Miccoli, uno dei due soci fondatori di Dakos Srl. Oltre al core business (sviluppo
di software e servizi informatici), l’azienda gestisce un portale del Cremasco al cui interno
si trovano tutte le informazioni utili riferite alle aziende e agli eventi del territorio.
rappresentato dalla gestione documentale e dalla conservazione sostitutiva dei
documenti. «C’è stata un’evoluzione nel
2013» ci spiega Tiziana Miccoli: «Da oltre un anno abbiamo deciso di ampliarci,
dando vita a un’esperienza del tutto diversa: un progetto che interessa specificamente il Cremasco. Si tratta di un portale
Internet per lo sviluppo del territorio che
si può trovare all’indirizzo: www.girandando.it».
Tiziana Miccoli approfondisce: «In
questo sito sono inserite tutte le aziende
operative a Crema e nel comprensorio e
al suo interno vi facciamo confluire tutte
le informazioni utili, così che l’utente fi-
N
onostante in Italia sia difficile
fare impresa rispetto ad altri Paesi europei, c’è ancora chi ha il coraggio di
cominciare. Sono le famose start-up che
accettano la sfida e si mettono al servizio
delle imprese manifatturiere che resistono
dentro e fuori il nostro territorio. Sono
queste le tre storie che vogliamo raccontarvi e che hanno sede nell’incubatore di
Crema Ricerche in via Di Vittorio.
La Maxwell Industries srl è nata nel
2010. E’ gestita da tre soci: Nadia Giuliani, Massimiliano Bellino e Fabiano
Panzera. L’impresa è legata al gruppo
industriale trentino BM Group Spa e
opera in diversi settori dell’impiantistica,
dell’energia, dell’automazione industriale e della produzione di software. «Iniziare non è semplice e poter contare su
un cliente strategico che faccia da traino
è sicuramente d’aiuto» ammette Nadia
Giuliani, addetta alla comunicazione: «La
difficoltà sta nel farsi conoscere ma, a
questo scopo, il lavoro di Crema Ricerche
24
04
Soci e collaboratori di Maxwell Industries. Da sinistra: Fabiano Panzera, Nadia Giuliani,
Massimiliano Bellino, Gianfranco Meneghetti, Saverio Riboli, Francesco Bellino.
è stato fondamentale per permettere un
contatto diretto con le aziende che, altrimenti, non avrebbero preso in considerazione degli sconosciuti quali eravamo noi
all’inizio».
Che cosa ha di particolare questa start
-up? Ecco la migliore definizione: la tecnologia al servizio della sicurezza sul lavoro. Una filosofia creativa concretizzata
in «Active Crane» e in generale in tutti
i prodotti Maxwell Industries. «Active
Crane», infatti, è il nuovo sistema per
la movimentazione con carroponte, utilizzabile ovunque si debbano trasportare
carichi pesanti e ingombranti, comprese
le industrie siderurgiche, prevenendo i rischi sul lavoro e ottimizzando tempi e risultati del processo di produzione. Finora
i quattro impianti installati si trovano in
Spagna e in Francia.
La Dakos srl ha due soci: Tiziana
Miccoli e Mirko Rozzi. E’ una società
di sviluppo software e di servizi informatici che propone soluzioni flessibili per
la gestione documentale, progettando e
realizzando prodotti ad hoc per le varie
tipologie d’impresa e per le pubbliche
amministrazioni. Il suo core business è
Mario Gamassi, presidente e amministratore delegato di Sensure Srl, azienda che sviluppa
sistemi di visione che, grazie alle telecamere, controllano la qualità del prodotto. «L’aggiunta
dell’intelligenza artificiale fa la differenza tra noi e i nostri competitor».
nale possa trovare ciò che cerca, partendo
proprio dal nostro portale. È sostanzialmente un punto di informazione nato
per colmare un vuoto: c’eravamo accorti,
infatti, che mancava qualcosa del genere e
abbiamo voluto rimediare alla lacuna». Il
futuro? «Rendere sempre più ricco questo
portale e riprodurlo fuori provincia con la
ricerca di nuovi partner».
L’attività della Sensure srl è iniziata
nel 2007, come spin-off dell’università
degli Studi di Milano, grazie al lavoro
di un gruppo di soci, giovani ricercatori dell’ateneo, tra cui Marco Gamassi,
presidente e amministratore delegato
dell’azienda. Il core business dell’impresa consiste nello sviluppo di sistemi di
visione che, mediante l’utilizzo di telecamere, controllano la qualità del prodotto.
«Quello che ci differenzia dalla concorrenza è l’aggiunta dell’intelligenza artificiale» spiega Gamassi.
Cioè? «Abbiamo sviluppato un algoritmo di autoapprendimento, in base al quale la tecnologia è in grado di controllare
automaticamente le caratteristiche principali del prodotto da visionare e di verificare artificialmente le soglie di tolleranza
entro le quali i prodotti possono essere
gestiti, in modo da non scartare quelli
poco difformi dallo standard di qualità,
ma solo quelli che se ne discostano in
modo significativo».
La Sensure lavora molto nel campo
alimentare e uno dei suoi grossi clienti è
nientemeno che la Barilla. Grazie al metodo introdotto dalla Sensure sul mercato,
la storica industria è riuscita a migliorare all’incirca di dieci volte i suoi processi
produttivi. Oggi sta sviluppando un progetto importante per aziende che operano nel settore della ceramica. Ma anche
Sensure ha conosciuto, all’inizio, le difficoltà che ogni start-up incontra sul suo
cammino per diventare un’azienda a tutti
gli effetti. «Il problema principale è stato
quello di riuscire a raggiungere le imprese potenziali clienti. I soldi erano pochi
ed era difficile farsi pubblicità, tanto che,
per i primi mesi, abbiamo lavorato gratis
con il nostro primo cliente, che ha potuto
toccare con mano la novità e la qualità
del nostro prodotto». «Non è stato semplice nemmeno far comprendere l’utilità
del nostro sistema a un mercato abituato a tarare a mano le soglie di tolleranza
dei prodotti» spiega Gamassi. «Abbiamo
condotto a nostre spese un meticoloso lavoro di marketing, facendocene carico un
poco alla volta. Tuttora, rimaniamo fedeli
alla nostra politica dei ‘piccoli passi’».
25
Da conservare in agenda
Sono rimasti 1.188.000 euro a tassi di favore. Scadenza: 30 giugno
Bond territoriali per le aziende
A chi tocca
avere il Pos
Da conservare in agenda
Il «Point of sale» obbligatorio per esercenti, professionisti
e imprese dopo il 30 giugno per pagamenti superiori
a 30 euro.
I
Riuniti nella sede degli Industriali di Cremona, ecco i protagonisti (tra cui il presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti)
dell’iniziativa «Insieme per il territorio II edizione» a favore dei piccoli e medi imprenditori della nostra provincia.
I
n Banca Cremasca ci sono ancora
1.188.000 euro di «bond territoriali» che possono essere richiesti dalle
Pmi a tassi di favore entro il 30 giugno
2014. Il plafond complessivo, che in origine era di 15 milioni di euro, è frutto
dell’iniziativa «Insieme per il territorio,
II edizione», promossa dall’Associazione
Industriali di Cremona, con la collaborazione delle BCC della provincia allo scopo di sostenere le piccole e medie imprese
manifatturiere con finanziamenti agevolati. Il progetto, messo in moto un anno
fa circa, si articolava in due fasi.
La prima prevedeva la raccolta delle risorse attraverso la sottoscrizione di bond
territoriali garantiti messi a disposizione
delle banche di Credito cooperativo. La
seconda fase consisteva nell’impiego delle
risorse raccolte, aumentate del 50%, per
finanziare le Pmi. In che modo? Attraverso l’erogazione di mutui chirografari
a tasso fisso di favore che potevano (e
possono ancora) essere richiesti dalle imprese per esigenze di liquidità e per nuovi
investimenti. Nel dettaglio, a sostegno
della liquidità aziendale, è previsto un
tasso fisso del 5% (4,75% in caso della
garanzia di un confidi), una durata di 3
anni e un importo massimo finanziabile
di 200mila euro.
Per i nuovi investimenti, invece, il tasso fisso previsto è del 4,9% (sempre del
4,75%, in caso di garanzia da parte di un
confidi), la durata è di 5 anni e l’importo
di 300mila euro. I rimborsi, in entrambi
i casi, sono composti di rate mensili e le
spese di istruttoria di 500 euro. I finanziamenti possono essere richiesti presso
una qualsiasi delle filiali delle Bcc interessate, che si riservano la valutazione dei
requisiti dell’azienda richiedente.
Il Credito Cooperativo anticipa le riforme del Testo Unico Bancario Europeo
La qualità della governance, argomento ampiamente discusso nell’ambito del
nuovo TUBE, è senza dubbio un interesse
delle banche. Sulla qualità della governance, Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse, ha ricordato che «l’adozione di
corretti assetti di governance degli istituti
di credito rappresenta un principio di rilievo anche per il sistema delle Banche di
Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane.
Lo riprova il fatto che già nel 2011 la Fede-
26
04
razione nazionale delle Bcc aveva avviato e
concluso una profonda riforma dello statuto
tipo delle BCC. Questa riforma prevedeva,
in anticipo rispetto alla discussione in atto
e anche al green paper della Commissione
europea, l’introduzione volontaria di una
serie di strumenti per contrastare possibili fenomeni di cattivo governo di impresa,
quali ad esempio: una stringente disciplina
delle operazioni con parti correlate; misure
incisive per prevenire il rischio di conflitto
di interesse; l’incompatibilità tra la figura
di amministratore e un qualsiasi incarico
pubblico elettivo; un limite massimo di fido
concedibile; il rispetto di regole di turnazione della composizione dei consigli di amministrazione, con percorsi formativi strutturati rivolti agli amministratori e ai componenti
il collegio sindacale. Si è trattato, nei fatti,
di una «autoriforma volontaria», disegnata e
realizzata tre anni prima rispetto al dibattito
oggi in corso».
l “d-day” scatta il prossimo primo
luglio. A partire da questa data, tutti
gli esercenti fornitori di beni o servizi saranno obbligati ad accettare pagamenti con
moneta elettronica per importi a partire
da 30 euro. La scadenza è stata fissata dal
decreto “Milleproroghe” che aveva inizialmente previsto una fase di sperimentazione. Questo vincolo infatti è già in vigore
per chi ha fatturati superiori a 200mila
euro, mentre, con un altro decreto, che dovrebbe essere emanato entro il 26 giugno,
saranno stabiliti nuove soglie e nuovi limiti minimi di fatturato, con la possibilità che vengano inseriti altri strumenti di
pagamento elettronico.
A chi tocca. Il decreto ministeriale
che introduce il pos obbligatorio stabilisce
che questo debba essere utilizzato da ogni
«impresa o professionista» che benefici di
un pagamento. Il regolamento attuativo
prevede al momento che il pagamento con
moneta elettronica (carta di credito o bancomat) debba essere accettato soltanto nei
«locali destinati allo svolgimento dell’attività di vendita o di prestazione di servizio...
per evitare di complicare le prestazioni al
domicilio effettuate dai professionisti ed
altre situazioni in cui avere un pos implica
anche i costi e le complicazioni di un collegamento mobile».
“Bonus” commissioni. Gli “acquirer”, cioè i gestori dei servizi di pagamento, dovranno distinguere le commissioni da applicare a ciascuna tipologia di
carta di pagamento (di debito, di credito,
prepagate) e ai diversi volumi delle transazioni. Per promuovere l’uso della moneta
elettronica, il decreto ministeriale prevede
un’ulteriore riduzione delle commissioni
per i pagamenti sotto i 30 euro. I gestori
dei servizi di pagamento dovranno comunicare con chiarezza le informazioni sulle
commissioni applicate e rivederne periodicamente i livelli. L’obiettivo è quello di
ridurre sempre di più l’uso del denaro contante, incentivando i metodi di pagamento
“tracciabili”.
La storia: l’obbligo arriva
da lontano. L’imposizione del Pos a
esercenti, professionisti e imprese era stata prevista addirittura dal decreto legge
179 del 18 ottobre 2012, convertito, poi,
dalla legge n. 221 del 17 dicembre 2012.
Partendo proprio da questa disposizione,
il ministero dello Sviluppo Economico, di
concerto con il ministero dell’Economia e
delle Finanze, ha emesso il decreto interministeriale del 24 gennaio 2014 che contiene
le disposizioni operative sopra citate.
Glossario:
Carta di debito: solo chi possiede
questa carta, emessa da un istituto di credito, è in grado di pagare in tempo reale
l’esercente, il professionista e l’impresa.
Circuito. Il pagamento con moneta elettronica è possibile solo grazie a una
piattaforma informatica che lo consente.
Consumatore o utente. E’ da
intendersi una persona fisica che paga per
un acquisto o una prestazione professionale
senza avere alcun legame d’affari con l’imprenditore, il commerciante, l’artigiano o il
professionista di cui si è servita.
Esercente. E’, in termini generali, il
beneficiario di un pagamento ed è abilitato
ad accettare carte di debito attraverso canali
telematici.
Pos. E’ un terminale evoluto che consente di accettare strumenti di pagamento
tramite diverse tecnologie, in aggiunta a
quella «a banda magnetica» o a «microchip».
Un’ampia gamma di possibilità:
Banca Cremasca offre ai propri
clienti una vasta gamma di pos
che, partendo dal classico pos
da tavolo arrivano fino al più
innovativo m-payments che
permette di ricevere pagamenti
in mobilità collegandosi a smartphone e tablet.
Più di 30 euro. Il comma 1 dell’art.
2 recita che «l’obbligo di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito…
si applica a tutti i pagamenti di importo
superiore a 30 euro» disposti da esercente,
impresa o professionista «per l’acquisto di
prodotti o la prestazione di servizi».
Più di 200mila euro. Il comma 2
dell’articolo 2 stabilisce che «in sede di prima applicazione, e fino al 30 giugno 2014,
l’obbligo» del Pos per importi superiori
ai 30 euro, è vincolante per coloro il cui
«fatturato dell’anno precedente a quello nel
corso del quale è effettuato il pagamento sia
superiore a 200mila euro».
Altri limiti e regole. Il comma 1 dell’articolo 3 recita: «Con successivo
decreto, da emanarsi entro novanta giorni
dalla data di entrata in vigore del presente
decreto possono essere individuate nuove
soglie e nuovi limiti minimi di fatturato
rispetto a quelli individuati ai sensi dell’articolo 2 del presente decreto». Il comma 2:
«Con il medesimo decreto di cui al comma
1 può essere disposta l’estensione degli obblighi ad ulteriori strumenti di pagamento
elettronici anche con tecnologie mobili».
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«Questa mia città ha bisogno
di riscoprire la sua essenza»
I nostri talenti
Aldo Spoldi, un grande artista. Conosciuto nel mondo. Che cosa
pensa dell’arte di oggi. Il sogno? «Un’autobiografia delle persone
che mi hanno arricchito culturalmente e spiritualmente».
A
ldo Spoldi è uno degli artisti fra
i più conosciuti e apprezzati fra i
pittori cremaschi. Definirlo pittore è sicuramente riduttivo rispetto allo spettro dei
suoi interessi e delle sue proposte culturali:
docente da anni di Pittura e Illustrazione
presso l’Accademia Brera di Milano, Spoldi
è in grado di misurare il tempo passato attraverso i cambiamenti delle manifestazioni artistiche, ma soprattutto attraverso una
particolare visione del mondo, che è cambiato vorticosamente soprattutto in questi
ultimi anni.
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«Tutto il mondo» dice, «è diventato
come un collegio, dove domina l’omologazione; ci sono più artisti che spettatori
appassionati e veramente competenti con
cui poter aprire un dialogo che non sia fatto di luoghi comuni». La mancanza di un
vero dialogo rende l’arte autoreferente, e
quindi ripetitiva, quando invece dovrebbe
essere lo specchio del mondo che cambia,
per individuarne gli aspetti belli e decisivi:
la vita della natura - piante ed animali nella
loro spontaneità - più forte della volontà
antropocentrica dell’uomo moderno tutto
economia e consumismo. «Bisognerebbe
fermare questo gioco assurdo della competitività…al ribasso!».
Eppure Aldo Spoldi con la sua arte è del
tutto dentro i momenti più “luccicanti”
della vita ricca e sfarzosa dell’occidente:
tanti suoi grandi quadri abbelliscono le
navi da crociera che solcano tutti i mari
del mondo, o vengono esposti nelle gallerie d’arte più esclusive, come sarà prossimamente alla Galleria Marconi di Milano per una sua grande opera che lo stesso
Spoldi considera riassuntiva di tutta la sua
vita d’artista. «Ma il mio sogno» confessa,
«sarebbe quello di scrivere un’autobiografia, senza fare l’elenco delle mostre allestite
(ce ne sono già fin troppe…) ma piuttosto
quello delle persone che mi hanno arricchito culturalmente e spiritualmente».
In questa volontà di tornare all’essenziale, quale è stato il rapporto – chiediamo
– con la tua terra e la tua città? «Ricordo
Crema quando ero bambino, quando con
mio padre andavo a visitare i quadri delle
nostre chiese e dei nostri pittori - Civerchi,
Barbelli, Lucini … - e cercavo di imitarli, copiandoli: Crema era stupenda perché
diversa ad ogni angolo di strada, per le persone autentiche e diverse tra loro, perché
mostrava senza finzioni la propria natura.
Ora tutto mi sembra di plastica, tutto è
chiuso o sta per essere chiuso; un paesaggio cittadino che a me pare orribile fatto di
vecchi palazzi ormai chiusi o riadattati ad
abitazioni normali, è il trionfo della piccola
proprietà privata, del pensiero astratto dal
contesto della realtà effettuale. Non credo
si possa andare avanti molto così, dimenticando la varietà e la positiva complicazione
del mondo reale, fatto - ripeto - di una natura che dovrebbe essere rispettata nella sua
varietà e non piegata alla semplice, convenzionale ed immediata utilità».
Tornare alla spontaneità della natura, anche e soprattutto quella umana, alla semplicità del gioco (i giochi dei bambini, ad
esempio, spesso soggetti dei suoi dipinti)
sembra essere il motivo dominante del pensiero di Aldo Spoldi. «Il mio ultimo lavoro?
Allestire un piccolo parco con alcune mie
sculture ma soprattutto con erbe e cespugli
spontanei davanti al mio grande atelier a
Bagnolo. Il luogo ha un nome bellissimo
“Vascavolano” e sarà attrezzato in modo
permanente dalla “Accademia dello Scivolo” i cui progetti delle sculture e del parco
verranno posti in visione al Centro Culturale di Bagnolo con una mostra-installazione a cura di Eleonora Petrò dal 1° maggio e
per i successivi due giorni, venerdì e sabato
2 e 3 maggio, dalle 17 alle 19».
Significativo, per esaltare il movimento
del viaggio nello spazio e nel tempo e l’importanza di essere in mezzo al cambiamento con consapevolezza, l’installazione con
illustrazioni pittoriche di un “camper” fatta
da Aldo Spoldi qualche anno fa e tutt’ora
agibile ed efficiente: «Permette di dialogare
con il mondo senza essere servili, ma in piena autonomia e libertà». Perfetto per una
seduzione intellettuale affascinante e per
nulla sofisticata!
Nasce a Crema nel 1950. Alla fine degli anni Sessanta intraprende l’attività artistica realizzando in
luoghi pubblici le prime performance di ascendenza
teatrale (Il Naso, 1968). Dopo essersi dedicato alla
pittura concettuale, ritorna alla figurazione naif, che
fin dagli esordi lo spinge a varcare il confine della cornice. Nel 1978 tiene le prime mostre personali alla
Galleria Diagramma/Luciano Inga Pin di Milano e
allo Studio d’Arte Cannaviello di Roma. Nel 1979
partecipa alla collettiva «Il nuovo contesto» presso lo
studio Marconi di Milano. La sua pittura, animata
da una sottile ironia, è ricca di riferimenti letterari,
trattati con tono giocoso e infantile.
Nel 1980 è invitato da Renato Barilli, Roberto
Daolio e Francesca Alinovi alla mostra «Dieci anni
dopo: i Nuovi-Nuovi» organizzata presso la Galleria
Nazionale d’Arte Moderna di Bologna. Nell’opera
degli artisti presenti prevalgono le citazioni d’arte, gli
interventi fumettistici e cartellonistici; lo stile postmoderno si fonde con la cultura liberty creando uno stile
vagamente kitsch. Nello stesso anno Flavio Caroli lo
chiama nella collettiva «Nuova immagine» al Palazzo
della Triennale di Milano, che segna l’atto di nascita
del movimento del «Magico Primario». Tale corrente
propone l’abbandono dell’avanguardia in favore di un
ritorno alle esperienze figurative del ventesimo secolo.
Riceve il Premio Bolaffi 1981. Nel 1982 partecipa
alla XL Biennale d’Arte di Venezia. Nel 1983 tiene
la prima personale newyorchese alla Holly Solomon
Gallery. Partecipa alla collettiva «Una generazione
postmoderna» ospitata a Palazzo delle esposizioni a
Roma. Nel 1984 realizza la prima scultura «Pierino
porcospino» in ceramica. Nel corso degli anni Ottanta
scrive testi teatrali, ne compone le musiche e ne realizza le scenografie. Dimostra uno spiccato interesse per
le marionette, ispirate agli eroi dell’infanzia, che gli
suggeriscono la messa in scena di «Enrico il verde»,
opera lirica rappresentata alla Rotonda di via Besana
a Milano (1987), e di «Capitan Fracassa» per il Museo Luigi Pecci di Prato.
È presente in importanti mostre collettive: «Nuovi
Argomenti», PAC, Milano; «Anniottanta», Galleria
Civica d’Arte Moderna, Bologna (1985); «Le icone
del Postmoderno», itinerante in Canada; XI Qua-
driennale d’ Arte di Roma (1986). Nel 1993 mette
in scena il balletto «Circo» alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano. Nel 1996 è invitato
alla XIII Quadriennale d’Arte di Roma. Nel 2000
si dedica alla stesura del libro «Lezioni di educazione
estetica», primo volume della trilogia di scritti filosofico-estetici completata da Cristina Show. «Frammenti
di vita» (2001) e «Andrea Bortolon». «Lezioni di filosofia morale». «L’ arte di diventare diavoli» (2003).
Nel 2005 è invitato alla mostra «La Scultura
italiana del XX secolo» organizzata dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. Nel 2007 realizza la serie di tredici tele a olio «Cristina show» per
la nave Costa Serena. Nel 2009 la galleria Frittelli
Arte Contemporanea ospita la collettiva «Siamo sempre Nuovi-nuovi», che presenta tutti gli artisti dello
storico gruppo. In occasione del Carnevale 2010 l’Officina delle Arti di Reggio Emilia organizza la mostra
«Aldo Spoldi /Wal - L’arte mascherata». È docente di
Illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Brera
a Milano. Vive a Crema, ha il suo atelier a Bagnolo
Cremasco.
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Le nostre ricette
Il risotto alla milanese,
il più amato dai cremaschi
Cambogia
e Laos, tra
templi, fiumi
e ragni fritti
I
l tour Laos e Cambogia, organizzato
per Banca Cremasca da Expert Travel, è stato uno dei viaggi più avvincenti e
interessanti secondo i soci e clienti che l’hanno vissuto. Tra le emozioni - oltre alla possibilità di visitare i più bei templi di queste
due nazioni e di navigare sul fiume Mekong
- anche quella di gustare alcuni piatti tipici
locali, composti da serpenti, cavallette, grilli
e ragni fritti. Di seguito riportiamo un breve
racconto di questa bella avventura.
Partiti da Malpensa sabato 16 novembre
scorso, il gruppo è arrivato il giorno dopo
a Bangkok, da dove è ripartito per Luang
Prabang, città del Laos famosa per essere stata, un tempo, la capitale religiosa di questa
nazione. Ancora oggi è un territorio ricco
di templi, che sono oltre un centinaio, tra
i quali spicca Vat Visoun, il più antico della
«Al risott giald», allo zafferano. I nostri antenati, invece, mangiavano solo riso in bianco.
città e unico nel suo stile. A Luang Prabang
i nostri viaggiatori si sono svegliati all’alba
per ammirare i monaci, dall’abito zafferano,
uscire dai templi, in processione silenziosa,
per cercare le offerte dei credenti; poi sono
saliti al Monte Phousi per godere la vista panoramica della città con i suoi edifici sacri,
gioielli dell’arte laotiana, e il Palazzo reale.
Memorabili sono state anche la navigazione sul lungo fiume Mekong, con visita
alle sacre grotte di Pak Ou, l’escursione alla
cascata di Khouang Sy dove si può fare il bagno, e la conoscenza ravvicinata dei villaggi
laotiani, circondati da estensioni di campi di
riso. E’ un’esperienza unica, infatti, camminare in queste campagne tra risaie e vegetazione lussureggiante.
Altra grande emozione è stata quella di
visitare il villaggio galleggiante di Kompong
Ecco i soci e i clienti di Banca Cremasca immortalati davanti a due dei templi più
antichi e suggestivi incontrati nel loro tour tra il Laos e la Cambogia.
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04
Khleang, una località da cui si può ammirare l’impressionante altezza e la dimensione
delle case su palafitta. Qui abita una famiglia
che alleva coccodrilli e c’è un tempio famoso - Beng Mealea - immerso completamente
nella natura.
Intere giornate sono trascorse visitando i
più bei templi del Laos: Angkor Thom, ultima città fortificata del regno khmer, Bayon,
enorme tempio buddista con 1.200 metri
di bassorilievi, Mebon tempio indù, Neak
Poan, tempio buddista con una grande piscina centrale, Prea Kan, detto anche tempio
della spada sacra e l’Angkor Wat, il tempio
più bello e conosciuto con le sue altissime
torri e gli incantevoli bassorilievi.
Altra caratteristica importante di questo
lungo viaggio è stato il ravvicinato contatto con la gente: nel villaggio galleggiante
di Kompong Khleang, a Siem Reap dove
si lavora ancora la seta secondo il metodo
tradizionale e dove «gli scultori di pietra» si
riuniscono a creare, sulla strada di Battambang che attraversa villaggi nei quali si può
assistere alla fabbricazione di wafer di riso, a
Kompong Chnang: qui si incontra un villaggio delle ceramiche. Nel frattempo si attraversano non solo risaie, ma anche campi
di aranci e di papaia.
Ultima tappa viaggiando su una strada
immersa nella campagna cambogiana che
porta a Phnom Penh, capitale della Cambogia, città caotica percorsa da milioni di motorini. Qui vivono anche numerose scimmie. Istruttive le visite al Palazzo Reale, alla
Pagoda d’argento, al Musée Genocidiario di
Tuol Slèng, una vecchia scuola trasformata
in centro di detenzione sotto i khmers rossi.
Infine l’indimenticabile cena a bordo di una
giunca al tramonto.
Questo numero del «Notiziario dei
soci» ci accompagnerà fino al prossimo,
che uscirà in autunno. Nel frattempo,
quindi, avremo sicuramente fatto scorpacciate di angurie, un frutto che, gustato fra amici, ci farà compagnia per
tutta l’estate e che, per il suo aspetto colorato, continuirà a suscitarci allegria.
Per sognare già da oggi quelle fette di
un rosso acceso, ecco la poesia di Fausta
Donati de Conti intitolata:
«La melunera»
Vediem la melunera da luntà
da là dala sucada ’n so ’l stradù,
le ingürie sota ’l sul a marüdà
e trat pèr trat na fila da melù.
Il risotto? «Crema a tavola ieri e oggi»,
del Gruppo Antropologico cremasco, lo
descrive in pochissime righe: «Il risotto veniva cotto nel brodo di carne in un tegame
di rame, consumato bianco o condito con
salsa di pomodoro o colorato con lo zafferano. Oppure veniva bollito, scolato e condito a piacere». Amen. Infatti, dai ricettari del
1300 fino a quelli del 1700 sappiamo che
il riso conosce una sola tecnica di cottura:
la lessatura in acqua. In poche parole, i nostri antenati cremaschi mangiavano sempre
“riso in bianco”. E’ soltanto a partire dai
libri di cucina del 1800 che compaiono le
prime ricette del prelibato e gustoso «risotto alla milanese» o, come lo chiamavano i
cremaschi di una volta: «al risott giald».
Due righe di storia solo per ricordare
che, importato dai Mori e dai Saraceni con
il loro arrivo in Europa, il riso compare in
Italia nel secolo XIII. Coltivato inizialmente in Sicilia, si diffonde nel Napoletano e
poi, grazie ai contatti tra gli Aragonesi e gli
Sforza e alla presenza di terreni acquitrinosi, si espande nel Vercellese e in quella parte
di Pianura Padana appartenente al Ducato
di Milano.
Un fatto è certo: nel Cremasco, il risotto
allo zafferano è sicuramente il più diffuso e
preferito da giovani e buongustai, in quanto semplice da preparare, gustoso, leggero
e colorato. Ma bisogna aspettare la fine del
‘700 e l’inizio dell’’800 per arrivare al piatto di risotto come lo conosciamo oggi. Ed
ecco la ricetta per ottenere un ottimo risotto alla milanese.
Tumates, fazuline da melgòt
che rampègaa e ’n vesta ’l melunér,
dentre ’n da l’umbra frèsca dal cazòt,
do banche e sura ’l taol an quai bicér.
Che piazér, setas zo, tastàn na fèta,
catà fora l’ingüria, supezala,
cuntratà con ‘ste zent da lingua s’cèta
e vudà la sacòcia per comprala.
Sensa sachéla la portaem isé,
la ma brüs’ciàa dal fianc a töc i pas,
isè gréa, la pasaem da me a te,
la ma strepàa zo ’l còl ’ndù gh’era i sas.
Alura sa fermàem sö qualche ria,
dentre e fora ’l tasèl urmai sgagnat,
finalmént la casina sa vedia,
pèr l’ura da merenda siem riàt.
L’ingüria l’era rosa cumè ’l foch,
le fète ’n giro còn an mès al cor,
staem lé a spetala pèr mangiàn an tòch
bèl duls e farinùs, pròpe sö ’l fiòr.
E faem anturne ’na bèla taulata,
anche se ’n pansa sa casàa zo niént,
l’era töt aqua dòpo ’na sgagnada,
ma da stà töc anséma siem cuntent.
LA RICETTA
Per preparare il risotto allo zafferano cominciate tritando finemente la cipolla, poi fate sciogliere, a fuoco lento, 80 grammi di burro facendo
attenzione che non frigga, quindi aggiungete
la cipolla tritata finemente e farla imbiondire
mescolando continuamente con un cucchiaio di
legno. Unite il riso e fatelo tostare facendogli assorbire bene il burro, dopo di ché alzate il fuoco
e bagnate il riso prima con il vino, che lascerete
evaporare, e poi con 2 mestoli di brodo bollente;
mescolate sempre e, quando questo sarà quasi assorbito, aggiungetene altri 2 mestoli.
Questa operazione dovrà essere ripetuta fino
alla completa cottura. Negli ultimi 5 minuti
di cottura, sciogliete lo zafferano in poco brodo
e versatelo nel riso facendolo amalgamare bene.
Una volta che il riso ha raggiunto la cottura desiderata, va tolto dal fuoco e mantecato con il grana grattugiato e con il resto del burro.
A questo punto assaggiate il riso e aggiustatelo
eventualmente di sale: consigliamo di effettuare
questa operazione poco prima del termine della cottura, in quanto il riso viene bagnato con
il brodo che è già salato di per se, quindi è meglio controllare il grado di sapidità al termine,
per evitare brutte sorprese. Prima di servirlo, è
meglio lasciare riposare il risotto allo zafferano
per qualche istante, in modo che possa insaporirsi
ulteriormente. Spargete i pistilli di zafferano sul
risotto per decorare i piatti di portata.
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