Cattedrale riaperta alla città. Più bella dentro e fuori
Transcript
Cattedrale riaperta alla città. Più bella dentro e fuori
Notiziario N° 24 - Maggio 2014 per i soci Dal 1892 competenza e professionalità prestate in un rapporto umano Cattedrale riaperta alla città. Più bella dentro e fuori Duomo, finalmente pag. 4 pagine 26-27 Rifugio S. Martino PER CHI NON HA CASA Le scadenze che contano: 30 giugno per BOND E POS Nuovo dormitorio pubblico in città. Voluto dalla Caritas Giroletti: «Emergenza sociale» Bond territoriali: ultimi 1.188.000 euro per le Pmi. Pos obbligatori anche per professionisti e imprese Filo diretto Notiziario con i soci per i soci: una copia per casa Se hai qualche comunicazione da trasmettere alla banca, dei chiarimenti da chiedere, se hai bisogno di consigli o di risolvere dubbi, ora puoi scrivere o telefonare a Banca Cremasca. Sarai ascoltato e troverai una risposta. La lotta agli sprechi nasce anche da piccoli gesti. Infatti, può capitare che in una famiglia ci siano più soci a Banca Cremasca, a ognuno dei quali viene spedito il «Notiziario per i soci» della banca. Ma avere in casa più copie della stessa pubblicazione è sicuramente uno spreco. Per riceverne una sola, scrivi o telefona a Banca Cremasca. Sommario PAG.2 Le nostre filiali PAG.4 Dormitorio «Rifugio San Martino» per chi non ha casa PAG.6 Giroletti: «La nostra risposta all’emergenza sociale» PAG.7 Assemblea Federcasse: «Il nostro antidoto al pessimismo» PAG.9 Convention iDee 2013: la ragione contro la violenza PAG.10 Assicurazione: «Soci in salute» PAG.11 Talent Scout: i migliori studenti PAG.12 La riapertura del Duomo PAG.14 Moscazzano: alla scoperta della «Madonna dei Prati» PAG.15 Se hai un computer, scrivi a questa e-mail: [email protected] Se hai un computer, scrivi a questa e-mail: [email protected] L’Hospice si è raddoppiato PAG.16 Le nostre filiali: Pandino PAG18 Concerto di S. Stefano a teatro PAG.20 Carnevale di Crema: orgogliosi PAG.22 Il bel Carnevale di Montodine Se hai un telefono, chiama: Ufficio soci 0373-877136 Se hai un telefono, chiama Ufficio soci 0373-877136 PAG.23 Podisti Crema, i loro 40 anni PAG.24 Tre start-up, il coraggio PAG.26-27 NOTIZIARIO PER I SOCI Direttore responsabile: Sergio Cuti Coordinatore editoriale: Roberta Serina Comitato di redazione: Francesco Giroletti, Giuseppe Capellini, Marta Bolzani, Umberto Cabini, Lamberto Brambatti, Gianfranco Rossi. Testi di: Chiara Scuri, Gionata Agisti, Michele Scarpellini, e Tiziano Guerini Foto di: Angelo Peja 02 Editore: Banca Credito Credito Cooperativo soc.coop p.zza Garibaldi 29 CREMA Registrazione del Tribunale di Crema n.128 del 20.1.2003 Progetto Grafico: TRENTUNODIECI SAS Stampa: Grafica G.M. via degli Artigiani 8, Spino d‘Adda (provincia di Cremona) Associato all’USPI N° iscrizione ROC: 23074 Bond territoriali e Pos: le scadenze del 30 giugno PAG.28 Aldo Spoldi, di Crema, grande artista di fama mondiale PAG.30 Viaggi: Laos e Cambogia PAG.31 Ricette: risotto alla milanese Si ringraziano tutti coloro che hanno messo a disposizione le immagini presenti nel notiziario 03 La nostra solidarietà Un tetto e un letto per chi non ha casa Dall’8 dicembre scorso, Crema ha un nuovo dormitorio pubblico per evitare che qualcuno dorma d’inverno per strada. L’ha voluto la Diocesi, lo gestisce la Caritas. L’aiuto di Banca Cremasca. V oluto dalla Caritas, finanziato da Banca Cremasca con 20mila euro. L’apertura di un dormitorio in una piccola città come Crema, considerata il territorio più produttivo della provincia di Cremona, è il segnale che davvero la crisi ha raggiunto e forse oltrepassato la soglia di guardia. La struttura, ospitata nella centralissima via Civerchi, dispone di 20 posti letto (due dei quali sempre occupati da volontari della Caritas locale), di due bagni e di una cucina per il servizio di prima colazione. Si tratta di un appartamento riadattato che ha quattro stanze di cui tre grandi: qui ad accogliere i senzatetto ci sono i letti a castello, così come nella stan- Cinque dei 35 volontari che si alternano al «Rifugio San Martino» di via Civerchi. Il secondo da sinistra è Claudio Dagheti, responsabile sia del «Rifugio» che della Caritas cittadina. 04 zetta dei volontari. Questo aiuto dell’ente diocesano viene offerto alle persone che stanno affrontando un momento di difficoltà e che oggi, quindi, grazie a questa struttura, hanno un posto dove lavarsi, riscaldarsi, cambiarsi d’abito, dormire, ritrovare la dignità. Nei primi tempi, gli ospiti del dormitorio erano 12 uomini, poi è stata accolta anche la prima donna, ma per un brevissimo periodo perché per le donne la Caritas ha altre case di accoglienza. Oggi, tutti i letti sono occupati. «A causa di questo periodo di crisi, avevamo già una lista d’attesa di richieste che non riuscivamo a soddisfare con il normale strumento della Casa di accoglienza “Giovanni Paolo II” in via Toffetti, che dispone di 30 posti letto, sempre occupati, e di una dozzina di appartamenti in viale Europa» precisa il direttore della Caritas, don Francesco Gipponi. «Questo significa che, senza dormitorio, la decina di persone in attesa di avere un tetto sulla testa avrebbe dormito per strada o in qualche scantinato o garage, o in auto, e l’idea di poter trovare, prima o poi, una persona assiderata per le strade della nostra città era ed è per noi inaccettabile». E’ stato chiamato «Rifugio San Martino», in ricordo di san Martino di Tours che aveva condiviso il suo mantello, e quel poco che aveva, con un mendicante. All’inaugurazione di questa struttura erano presenti il vescovo della città, monsignor Oscar Cantoni, il presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti e il vice sindaco di Crema e assessore ai Servizi Sociali, Angela Beretta. Era l’8 dicembre dello scorso anno. Sono passati quasi cinque mesi da allora. Come è oggi la situazione? L’abbiamo chiesto a Claudio Dagheti, responsabile del «Rifugio» e della Caritas cittadina. «C’è il tutto esaurito. E questo mette una certa tristezza» risponde subito. Chi sono Un volontario prepara la colazione per gli ospiti. Sotto alcuni dei 20 letti a castello del dormitorio che, chiuso il 30 aprile scorso, riaprirà nei primi giorni di novembre. gli ospiti? «Stranieri che hanno lasciato la loro terra d’origine per cercare in Italia la possibilità di lavorare e quindi di aiutare i familiari, ma poi hanno visto naufragare i loro progetti; cremaschi che sono ancora schiavi dell’alcol, e uomini separati. Tutti senza un lavoro. Qui fanno colazione, poi consumano pranzo e cena nella Casa di accoglienza, e tornano a dormire in via Civerchi. È la risposta immediata all’emergenza». Ma l’obiettivo vostro qual è? «Far risalire loro la china, aiutarli a uscire da una situazione di pesante emarginazione. Con qualcuno siamo riusciti, con molti altri no, anche perché più uno si lascia andare, e più difficile è recuperarlo. Ma la speranza è l’ultima a morire». Per mantenere questa struttura servono aiuti; qual è la situazione? «Dal punto di vista economico, al momento stiamo usufruendo dei 20mila euro che ci ha donato Banca Cremasca e di qualche altra donazione e nella gestione possiamo contare sull’aiuto di tanti volontari. Ma al momento non abbiamo ancora il bilancio consuntivo di tutti i costi, che abbiamo stimato dai 20.000 ai 25.000 euro». Terrete aperta la struttura anche in primavera e in estate? «No. Il Rifugio resta chiuso dal 30 aprile fino, pensiamo, alla fine di ottobre. L’idea è quella di riaprirlo qualche giorno prima delle festività dei Santi e dei Morti. Il dormitorio è, quindi, un servizio solo invernale». I volontari, (35 in totale) sono presenti nel momento di apertura del dormitorio e durante la notte. «La loro» sostengono alla Caritas, «è una scelta strategica: avere l’occasione di donare il proprio tempo agli ultimi e ai sofferenti diventa occasione di incontrare il volto di Cristo». Un atto di carità, ma anche un insegnamento di vita. Infatti, viene sottolineato, «chi ha conosciuto da vicino queste situazioni ha scoperto che i senza fissa dimora (non intesi come i classici clochard, ma come persone che non hanno più un alloggio) non vengono da un altro pianeta, non sono distanti da noi, non hanno una diversità inscritta nel patrimonio genetico…la povertà non è una predestinazione. Al contrario, sono figli del nostro mondo, della nostra società, di questa città, di questa crisi economica, del dissolversi della famiglia, del diffondersi del disagio, dello smarrirsi». Un licenziamento, una lite familiare, una malattia, un momento di difficoltà, non sono più eventi eccezionali, e spesso portano le persone a trovarsi senza un tetto sulla testa, nell’impossibilità di pagare un affitto o una stanza. Si entra allora in una spirale di lotta per la sopravviven- za e per conservare la dignità. Mangiare, lavarsi, riscaldarsi, cambiarsi d’abito, diventano problemi assillanti. «Uscirne da soli e senza aiuti è pressoché impossibile» avverte Dagheti. «Crediamo fermamente che, come comunità cristiana, non si possa assistere passivamente a questa situazione, né di debba considerare “naturale” un certo tasso di povertà estrema». La diocesi di Crema ha dimostrato più volte e concretamente quanto considera importante e significativa questa struttura. L’ultimo gesto, in ordine di tempo, lo ha fatto il vescovo scegliendo il dormitorio di via Civerchi come tappa conclusiva della Via Crucis cittadina. È un ulteriore modo per dimostrare a chi si trova a trascorrere qui la notte che non viene lasciato solo, ed è stata una delle tante occasioni offerta ai fedeli cremaschi per conoscere da vicino una realtà caritatevole che è diventata un punto di riferimento per la città. Come si può giudicare l’esperienza del dormitorio? «E’ sicuramente positiva. Abbiamo dato una risposta a una dolorosa emergenza: c’è gente, infatti, che non ha alternativa al dormire in strada e al gelo. Ma questa esperienza - e lo voglio ancora rimarcare - è positiva anche per il movimento dei volontari che si è aggregato intorno al dormitorio. Avere, a turno, due persone che si fermano ogni notte e gestiscono la struttura è un altro bel risultato». LE PAROLE DEL VESCOVO «Il nostro impegno è la ricerca di Cristo che incontriamo nell’altro, nel servizio verso l’altro che è amore gratuito e generoso. Non vogliamo, quindi, sentirci dei benefattori perché quando noi diamo, riceviamo: questa nostra casa è mossa dall’amicizia fraterna». 05 Emergenza sociale: La voglia di tenere duro antidoto al pessimismo la nostra risposta Le nostre riflessioni Assemblea 2013 Federcasse Nell’offrire le risorse al «Rifugio San Martino», il pensiero è andato a quei sacerdoti che oltre un secolo fa hanno promosso il sorgere delle Casse rurali. P er offrire le ragioni del nostro contributo finanziario al «Rifugio San Martino», desidererei ricordare, in poche righe, qual è l’attività della nostra banca nei confronti dell’ambito sociale. C’è un’attività ordinaria, costante e ripetuta nel tempo che prevede, ogni anno, un intervento economico a sostegno di Associazioni, Onlus, Parrocchie e Oratori di Crema e di alcuni paesi del Cremasco dove la Banca ha costruito le proprie fondamenta. Poi c’è un’attività straordinaria, mirata, che ha visto interventi significativi a favore dell’Hospice, dell’Anffas, di alcune Chiese; nell’ultimo biennio è stata riservata particolare attenzione alla ristrutturazione della Cattedrale. Ma il Consiglio di amministrazione aveva determinato anche la volontà e il desiderio di essere d’aiuto ai problemi immediati, reali e concreti delle persone particolarmente schiacciate dal protrarsi della crisi economica. Ecco perché sostenere il “dormitorio pubblico” di via Civerchi, a Crema, ha significato dare una risposta urgente a un bisogno di emergenza sociale. Essendo l’iniziativa dell’accoglienza per i senzatetto promossa dalla Caritas diocesana, nella quale sono impegnati sacerdoti e laici, il pensiero nostro è andato a quei preti che tanto hanno fatto per promuovere il sorgere delle Casse rurali nel Cremasco in modo da realizzare i valori contenuti nella dottrina sociale della Chiesa dando corpo ad una economia dell’inclusione e dell’equità. Ho già avuto modo, in diverse occasioni, di ricordare che nel 2013 si è celebrata la ricorrenza dei 130 anni di fondazione della prima Cassa rurale italiana a Loreggia (Padova) per opera di Leone Wollemborg, su modello delle Raiffeisen tedesche. Dai documenti storici è stato rilevato che il giovane Wollemborg abbia messo in evidenza che il compito delle banche cooperative di credito fosse quello di «rialzare le misere sorti dei ceti deboli», che, ai suoi tempi, erano soprattutto i fittavoli, i piccoli proprietari terrieri, e in genere quelli che rappresentavano l’anello più debole della filiera agricola, 06 04 come si direbbe oggi. E se si vuole approfondire la nascita del credito cooperativo scopriamo che i suoi fondatori affondano le loro radici nel pensiero religioso e culturale occidentale: Federico Guglielmo Raiffeisen era un protestante, Leone Wollemborg un ebreo, e la Chiesa si ispira all’iniziativa di Loreggia quando, dopo l’emanazione dell’enciclica Rerum Novarum del 1891, inizia l’opera di diffusione delle Casse rurali cattoliche ad opera di sacerdoti illuminati e coraggiosi. Anche a capo delle prime Casse rurali cremasche, quelle di San Bernardino e di Santa Mariadel 1892, troviamo i parroci che custodivano le risorse economiche di queste banche nella casa parrocchiale, così come per le Casse Rurali di Montodine e Sergnano. Iniziò una grande lezione di economia, di cooperazione e di solidarietà sociale che continua ancora oggi. Questi principi li ho ricordati in altre occasioni e li voglio rimarcare oggi, in occasione dell’impegno di Banca Cremasca a favore del «Rifugio San Martino». Sono tutti contenuti nell’articolo 2 del nostro statuto che è stato approvato nel 2005 e modi- ficato negli anni successivi. Questo articolo illustra i principi ispiratori e le finalità della cooperazione del credito; sono gli stessi che hanno motivato il sorgere delle Casse rurali e quindi è in questa direzione che le Banche di Credito Cooperativo si devono muovere per vederli attuati nel contesto del territorio in cui operano. La dove l’Art. 2 recita che l’obiettivo è “il miglioramento delle condizioni morali, culturali ed economiche” delle persone e la costruzione del “bene comune”, si può riprendere quanto espresso da Papa Francesco nella Evangelii Gaudium: “ La dignità della persona umana e il bene comune sono questioni che dovrebbero strutturare tutta la politica economica, ma a volte sembrano appendici aggiunte dall’esterno per completare un discorso politico senza prospettive ne programmi di vero sviluppo integrale. Quante parole sono diventate scomode per questo sistema! Dà fastidio che si parli di etica, dà fastidio che si parli di solidarietà mondiale, dà fastidio che si parli di difendere il posto di lavoro, dà fastidio che si parli della dignità dei deboli, dà fastidio che si parli di un Dio che esige un impegno per la giustizia. Altre volte accade che queste parole diventino oggetto di una manipolazione opportunista che le disonora. La comoda indifferenza di fronte a queste questioni svuota la vita e le nostre parole di ogni significato. La vocazione di un imprenditore è un nobile lavoro, sempre che si lasci interrogare da un significato più ampio della vita; questo gli permette di servire veramente il bene comune, con il suo sforzo di moltiplicare e rendere più accessibile per tutti i beni di questo mondo”. Le parole di Papa Francesco aprono le nostre coscienze e ribadiscono come quella della cooperazione resti una sfida culturale oltre che economica. Il che significa che i cooperatori non sono per natura migliori di altri, ma che hanno liberamente scelto di privilegiare il «bene comune» rispetto all’interesse di pochi o di uno solo. Francesco Giroletti Le sfide che devono affrontare le Bcc. I quattro rischi aperti dal Testo Unico Bancario Europeo. Le cinque priorità del Piano strategico 2013-2015. Quali sono gli scenari di confronto «ineludibili» per il presidente Alessandro Azzi? Li ha elencati: non solo quelli che riguardano le regole europee, ma anche i temi che si riferiscono al welfare, all’equità intergenerazionale, a un Paese interculturale, alla questione ambientale e alle nuove tecnologie. I l messaggio di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, e le molte personalità presenti hanno trasformato in un evento l’assemblea 2013 di Federcasse, l’associazione nazionale delle Banche di credito cooperativo e Casse rurali italiane, svoltasi il 22 novembre scorso a Roma: hanno infatti partecipato ai lavori - aperti dal presidente Alessandro Azzi - Enrico Letta (a quei tempi presidente del Consiglio dei ministri), Antonio Tajani (vice presidente della Commissione europea), Andrea Enria (presidente di Eba, acronimo di European banking authority) e Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative. Il tema che ha legato, come un filo rosso, tutti i lavori dell’assemblea ha riguardato i «130 anni di Credito Cooperativo. Per un’Italia più fiduciosa e un’Europa più cooperativa». Affettuoso è stato il messaggio di Napolitano: «Anche nell’attuale difficile situazione economico-finanziaria, l’adesione al principio mutualistico e il radicamento territoriale hanno consentito alle Banche di credito coo- perativo di essere interpreti attente delle esigenze delle comunità nelle quali operano, con particolare riguardo alle famiglie ed alle piccole imprese, pur introducendo le necessarie innovazioni sul piano organizzativo ed operativo». Temi ripresi anche da Enrico Letta: «La mia presenza oggi è il segno di gratitudine del sistema Paese per il lavoro che svolgete ogni giorno, nel territorio e a favore delle imprese. Dovete esserne fieri, e il Paese deve essere riconoscente per la solidarietà diffusa che il vostro sistema di banche sa diffondere... Il vostro lavoro è legato al territorio ed è, per questo, prezioso per il Paese e per le piccole e medie imprese che in questi 5 anni hanno sofferto la crisi... La finanza come da voi concepita è sussidiaria al lavoro e al fare impresa e va nella direzione di abilitare i territori e creare le condizioni per la ripresa». Riconoscimenti importanti in un Paese che sta attraversando una fase storica ed economica molto complessa. Lo ha ricordato il presidente di Federcasse: «Il nostro Paese si è impoverito, i divari si sono ampliati, la pro- duzione è entrata in stallo, i mercati finanziari sono stati sottoposti a stress. Ma le situazioni positive non mancano. Le storie di reazione, le manifestazioni della voglia di tenere duro, la volontà di rimboccarsi le maniche - atteggiamento tipico anche del cooperatore - costituiscono fatti e antidoti a un pessimismo inconcludente». Di fronte al rischio concreto della rassegnazione e del ripiegamento, c’è, infatti, la voglia di reagire: «Sentiamo ancora più forte, come cittadini e come cooperatori, il dovere di contribuire a ricostruire nel nostro Paese il tessuto della fiducia, a rilanciare in avanti la speranza, a generare in mille modi il futuro». Anche 130 anni fa, la situazione era molto difficile. A Loreggia, in provincia di Padova, la gente viveva di stenti. La miseria e l’esclusione sociale erano la norma. «Fu allora» ha raccontato Azzi, «che un giovane di 24 anni, Leone Wollemborg, diede vita a un’impresa cooperativa che accomunava persone diverse per storia e per destino, che univa concretezza e idealità, con l’obiettivo di promuovere 07 Numerose le personalità che sono intervenute all’assemblea 2013 di Federcasse: Enrico Letta (allora presidente del Consiglio), Antonio Tajani (vice presidente della Commissione europea), Andrea Ernia (presidente di Eba), Maurizio Gardini (presidente di Confcooperative). Affettuoso è stato il messaggio inviato al mondo delle Bcc dal presidente Giorgio Napolitano. l’equità e favorire l’intrapresa. L’intuizione “rivoluzionaria” di questo giovane fu quella di puntare sull’inclusione come principio e sulla cooperazione come metodo. La Cassa Rurale, infatti, era un’impresa comune tra persone diverse per censo e classe sociale, che scommetteva sulle risorse e sulle energie dei singoli, ma unite insieme, spingendo a trovare in sé stessi, non nella beneficenza altrui, la forza del riscatto». I bisogni di ieri sono straordinariamente vicini a quelli di oggi, ha sottolineato il presidente Azzi. L’essersi messe sempre più al servizio dei territori nei quali operano, ha permesso alle Bcc un’ampia diffusione. «Dal 1993, anno di pubblicazione del Testo unico bancario, sono passati 20 anni, nei quali le Banche di credito cooperativo, competitive e solide, hanno rispettato la loro mission: cioè sostegno ai soci e alle economie locali». Oggi, invece, si è aperta una nuova fase con l’avvio dell’Unione Bancaria che ha aperto il fronte a un pericolo. «C’è il rischio» ha sottolineato Azzi, «che il Testo Unico Bancario Europeo non parta dalla stessa impostazione del Tub del 1993: ovvero riconoscere in modo esplicito il valore del pluralismo bancario». Da adesso in poi, infatti, «l’attività bancaria sarà presidiata, dall’ingresso nel mercato fino all’eventuale uscita, da apposite discipline progressivamente coordinate e sottoposte alla vigilanza di un meccanismo di Autorità centrali a livello europeo». E questo meccanismo potrebbe generare quattro rischi: «Il primo riguarda l’entrata in vigore del bail-in, cioè la chiamata in causa, in caso di liquidazione della banca, anche dei cittadini risparmiatori. Il secondo concerne i Fondi di garanzia dei depositanti: il rischio è che il previsto Meccanismo Unico per la Risoluzione delle crisi (SRM) non tenga conto delle positive esperienze maturate in alcuni Paesi» come il nostro, «e che si abbia un aggravio di costi derivante dall’introduzione di un Fondo europeo di risoluzione con obblighi contributivi anche per le piccole banche». Il terzo rischio: se la struttura dell’Unione 08 04 Bancaria è volta a prevenire il crearsi di crisi sistemiche, la preoccupazione è che guardi in modo uguale alle grandi realtà bancarie internazionali come a quelle piccole e locali. Il quarto: «La mole di regole e la definizione di troppo dettagliati standard tecnici potrebbe ingabbiare in un set normativo troppo rigido l’elasticità tipica dell’impresa bancaria». Da qui è nata la pressante richiesta di Federcasse, anche nell’interesse di milioni di cittadini e imprese, che è stata così espressa: «Il mercato unico dell’Unione Bancaria non può essere un mare adatto solo a corrazzate o portaerei. Né deve forzatamente condurre a fenomeni di concentrazione bancaria. Perché la vitalità del mercato unico dipende anche dalla vitalità delle economie locali, dove la cooperazione di credito a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata storicamente è stata, ed è, un seme fecondo di sviluppo». Nel frattempo è stato varato il Piano strategico di Federcasse 2013-2015 con cinque priorità: 1. Bisogna dotarsi di leve di prevenzione delle situazioni di difficoltà e portare a compimento il progetto del Fondo di Garanzia Istituzionale-FGI; 2. E’ necessario favorire una virtuosa evoluzione della filiera associativa e istituzionale, evitando le duplicazioni; 3. E’ vitale accrescere l’efficienza delle strutture imprenditoriali, chiamate a sviluppare le opzioni di mercato a favore delle Bcc-Cr; 4. E’ urgente investire nella qualità delle persone, in termini di competenza, professionalità, identità, senso di appartenenza; 5. Bisogna garantire la sostenibilità del modello di sviluppo delle Bcc, inteso come modello di business ed organizzativo. Le Bcc, insomma, si devono preparare a sfide «ineludibili»: il welfare, l’equità intergenerazionale, un Paese interculturale, la questione ambientale, le nuove tecnologie che incidono sul modo di lavorare, produrre, consumare, investire, risparmiare e perfino di accedere al credito, ma soprattutto influ- iscono sulle modalità di relazione interpersonali. Per concludere: nonostante la sensibile crescita delle Bcc negli ultimi 20 anni e il riconoscimento di essere davvero «le banche delle comunità, della democrazia e della partecipazione, al servizio dell’economia reale, locale e popolare», di non dare «stock options e dividendi oltre confine», di non speculare in derivati, e, infine, di essere un asset strategico del Paese», nonostante tutto questo, precisa il presidente Azzi «questi apprezzamenti faticano a tradursi in un riconoscimento più concreto del valore della presenza delle Bcc nel mercato e del valore del pluralismo all’interno dello stesso». Il presidente Azzi ha toccato così il nervo scoperto del sistema dell’Unione Bancaria. A questo proposito, Andrea Enria, presidente di Eba, ha voluto precisare che «il sistema delle regole uniche e la diversità degli operatori può essere conciliabile attraverso il meccanismo di proporzionalità. Su questo abbiamo già lavorato nella definizione di alcuni standard su capitali e sui reporting, che tengano conto dei differenti modelli tra banche». Antonio Tajani, vice presidente della Commissione europea, ha voluto sottolineare, a sua volta, che l’operazione dell’industry compact è credibile: «Crediamo nel ruolo che le banche di credito cooperativo possono giocare, soprattutto per far recuperare fiducia nelle capacità del sistema bancario». Il presidente di Abi (Associazione Bancaria Italiana), Antonio Patuelli, impossibilitato ad essere presente in assemblea, ha rivolto ai partecipanti un breve video messaggio nel quale ha sottolineato il valore dell’azionariato diffuso tipico delle banche cooperative e il loro contributo al sostegno dell’economia reale. E ancora, l’onorevole Peter Simon - negoziatore del Parlamento europeo sulla revisione della Direttiva relativa ai Sistemi di garanzia dei depositi (DGS) - ha sottolineato l’importanza, per la stabilità del settore bancario, del funzionamento dei sistemi di tutela istituzionale. Che già funzionano bene in Germania. E ancora, l’intervento del presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini, che ha toccato molti temi. Ma, soprattutto, ha ricordato che «le cooperative hanno in sé la possibilità di donare la vita a un progetto che dia al Paese una rinnovata voglia di protagonismo, di fiducia e di sviluppo. Non possiamo deludere le aspettative del nostro Paese». Infine, Giulio Magagni, presidente di Iccrea holding, il gruppo bancario che ha festeggiato i suoi primi 50 anni. «Si può essere buoni cooperatori» ha detto, «e allo stesso tempo anche buoni imprenditori al servizio del territorio, nella consapevolezza di poter contare sulla forza della rete del Credito cooperativo». Convention iDEE 2013: uno strategico corso di formazione Prevenire violenza e conflitti con la ragione e la parola L a Convention iDEE 2013, giunta alla 10° edizione, si è svolta a Roma dal 22 al 24 novembre scorsi, all’insegna della cultura e della formazione. A cominciare dal titolo dell’incontro («IrRagionevole violenza, Ragionare per vincerla»), la ragione è stata protagonista, come base del superamento dei conflitti. E la parola come utile esercizio della ragione. Ragione e parola, dunque, per prevenire manifestazioni di violenza. La traccia dell’incontro prendeva spunto dalla giornata di mobilitazione generale contro la violenza di genere, organizzata lunedì 25 novembre, per ricordare come la violenza prenda, tra le altre, anche la forma di «femminicidio». Tanto è vero che i dati mostrano una realtà di violenze e violazione inopinabili: le stime, infatti, indicano che, nel nostro Paese, quasi 7 milioni di donne, tra i 16 e i 70 anni, sono vittime di abusi fisici o sessuali e circa 1 milione hanno subito stupri o tentati stupri. La risposta non può che essere altrettanto inopinabile: prestare aiuto psicologico e materiale alle vittime degli abusi e perseguire con rigore di legge i «femminicida», cioè chi uccide un essere umano di genere femminile. Nel contempo è, però, altrettanto necessario rafforzare l’attenzione sul piano culturale, utilizzare quegli elementi di analisi che hanno portato la nostra società a superare aberrazioni storicamente ancora nella nostra memoria: utilizzare la Ragione per traghettare l’indignazione, la sana pulsione avversa alla violenza, dalla sponda sterile della «condanna» alla parte fertile delle idee per non alimentarla e, così, estirpala. Per questo l’Associazione iDEE ha organizzato una convention improntata sui temi della cultura. L’avvio della tre giorni è stato accompagnato dal generoso intervento dell’autorevole linguista Tullio De Mauro, professore emerito di Linguistica generale presso la Facoltà di Scienze Umanistiche dell‘Università La Sapienza di Roma. Senza il linguaggio, senza le parole, non c’è comunicazione con l’altro e, ancor meno, ragionamento. In questo modo si è avviato un approfondimento sull’uso delle parole come principale modalità di relazione con l’altro e sulle caratteristiche che le parole assumono nella nostra facoltà di ragionare. Dalla quale facoltà deriva la nostra possibilità di agire per trasformare in azione efficace ciò che, attraverso la ragione, il nostro pensiero ha maturato. Sono stati questi i presupposti delle otto ore di aula offerte alle partecipanti ed ai partecipanti dell’incontro attraverso un corso di formazione - svoltosi nel palazzo della coo- perazione - condotto dalla Cegos e tratto dal libro redatto qualche anno fa da Stephen R. Covey dal titolo: «The Seven Habits of Highly Effective People» (che, tradotto in italiano, significa: «Le sette regole per avere successo»), testo giunto alla 32° ristampa nel 2013 e divenuto per questo un caso editoriale. iDEE ha progettato questo percorso formativo con l’obiettivo di sviluppare e potenziare le capacità di persone ed organizzazioni, al fine di facilitarne la trasformazione in performance. Con la formazione targata Covey, in aula si è lavorato molto sulla convinzione che i grandi risultati li raggiungono solo le persone che li vivono come principi di efficacia nel quotidiano, a casa come nel lavoro. Nella convinzione che l’efficacia della società (e delle comunità nella loro più ampia accezione o dell’ azienda) passa attraverso quella degli individui, si è ragionato sul principio guida di F. Covey: un’organizzazione efficace è il risultato dell’impegno efficace degli individui. La convention - nell’ambito della quale si è svolta anche l’assemblea annuale dell’Associazione - si è chiusa con un epilogo di eccellenza: la visita guidata alla Cappella Sistina per scoprire l’idea della Ragione inserita nel meraviglioso affresco della Creazione di Adamo (1510) di Michelangelo Buonarroti. Il premio «TraguardiDEE» a Ilaria Capua, virologa iDEE ha assegnato a Ilaria Capua, virologa e ricercatrice, il premio speciale «TraguardiDEE», riservato alle donne che - nei diversi campi della vita scientifica, economica e sociale - si sono distinte per l’impegno e la promozione delle pari opportunità. La consegna del premio è avvenuta a Roma nell’ambito dell’As- semblea annuale di Federcasse, svoltasi il 22 novembre scorso. Ilaria Capua e il suo staff di laboratorio, nel 2006, sono stati in grado di isolare e identificare la sequenza del virus dell’aviaria; una influenza che, in caso di pandemia, avrebbe potuto uccidere la metà delle persone colpite. 09 Talent Scout «Eccellenti per sempre» “I nostri soci sono il ritratto della salute” E’ la raccomandazione rivolta ai 25 migliori studenti scelti dopo una rigorosa selezione. Rev. 6/2012 www.interlaced.it S Socio In Salute Da sempre il risparmio è in cima ai pensieri delle famiglie. Risparmiare è importante per assicurarsi un futuro più sereno, tranquillo, ricco di progetti da realizzare, al riparo da incertezze che potrebbero destabilizzare l’esistenza. In un momento come quello attuale, però, riuscire ad accantonare una porzione più o meno grande di reddito si fa sempre più arduo e spesso capita di sentire dire “il denaro non è tutto, l’importante è la salute”. La salute, infatti, è più di un pensiero, più di un concetto astratto, poiché va ad interessare diverse sfere della vita delle persone, sia dal punto di vista fisico che dal lato emotivo. Essere in salute significa poter condurre una vita in totale serenità, limitando le conseguenze negative, anche dal punto di vista patrimoniale, rispetto a situazioni inattese. Per rispondere a questo bisogno di sicurezza, in esclusiva per i Soci del Credito Cooperativo, BCC Assicurazioni ha creato Socio In Salute, una polizza in grado di farsi carico di diverse gradazioni della protezione personale, limitando al massimo i costi economici ed emotivi. Socio In Salute permette, in un’unica soluzione, di usufruire di diverse garanzie rispetto a: - grandi interventi chirurgici in strutture scelte direttamente dal Socio, con cultura d’impresa e del lavoro e i relativi valori entrino sempre a maggiore titolo nel mondo della scuola» ha commentato il presidente della Camera di Commercio, Gian Domenico Auricchio, «è un obiettivo chiave per restituire ai giovani una prospettiva per il futuro e per meglio allineare l’offerta formativa alla domanda di lavoro. Tra questi valori non può certo mancare il merito. I 25 premiati di oggi si sono distinti per il loro valore, ma chi non è riuscito a classificarsi non si dia per vinto, anzi si senta stimolato a fare meglio». Soddisfazione per il successo dell’iniziativa è stata espressa anche dal presidente dei Giovani industriali, Stefano Allegri, dal direttore generale di Banca Cremasca, Cesare Cordani, e dal direttore generale di Banca Cremonese, Paolo Innocenti. «Quello di oggi è per la nostra associazione uno dei momenti più belli dell’anno» ha esordito Allegri, «perché è in questa occasione che abbiamo la sensazione di riuscire a trasmettere qualcosa di utile alle nuove generazioni. Oggi più che mai, in un mondo del lavoro caratterizzato da opportunità di occupazione sempre minori, ciò che con- www.bccassicurazioni.com il rimborso di rette di degenza, onorari di chirurghi ed equipe medica, diritti di sala, assistenza medico-infermieristica, cure e trattamenti fisioterapici, medicinali ed altre spese accessorie rispetto all’intervento; - tutela legale, in riferimento ad eventi legati all’ambito dei grandi interventi chirurgici, hai a tua disposizione un professionista esperto nelle richieste di risarcimento danni e cause contrattuali con case di cura ed ospedali; - responsabilità civile della vita privata, andando a risarcire i danni cagionati conseguentemente a fatti accidentali a terzi, persone o cose, per cui si deve rispondere civilmente. Questa polizza assicurativa, alla formula di sottoscrizione semplice e trasparente, affianca il vantaggio di un costo annuale minimo; dai 18 ai 34 anni ci si può assicurare per soli 160 Euro, dai 35 ai 59 anni a 186 Euro, mentre dai 60 ai 75 anni l’importo arriva ad un massimo di 262 Euro. Il valore aggiunto di Socio In Salute sta proprio nel fatto che, a fronte di una spesa decisamente irrisoria, riesce a proteggere gli interessi primari dei Soci, offrendo un beneficio impagabile: la tranquillità. Socio In Salute è solo una delle polizze di BCC Assicurazioni, Compagnia Danni nata per offrire a Clienti e Soci delle Banche di Credito Cooperativo la possibilità di accrescere la propria tranquillità di oggi e di domani, con prodotti sicuri ed affidabili. Messaggio pubblicitario. Prima della sottoscrizione leggere il Fascicolo Informativo disponibile su www.bccassicurazioni.com e presso i nostri sportelli. Crea il tuo ritratto della salute. Visita i nostri sportelli. i è conclusa il 20 febbraio, con la premiazione presso la Camera di Commercio dei migliori 25 studenti, l’11esima edizione di «Talent Scout», concorso nato dalla collaudata collaborazione fra Camera di Commercio, Gruppo Giovani Industriali, Banca Cremonese e Banca Cremasca. Il progetto - rivolto a un migliaio di studenti del quinto anno di diversi Istituti tecnici superiori di Cremona e Crema - è finalizzato ad avvicinare il mondo della scuola a quello del lavoro, incoraggiando momenti di collaborazione tra le componenti istituzionali, associative e scolastiche del territorio, per favorire così l’inserimento dei giovani nel mercato. I 25 studenti migliori sono stati selezionati al termine di un percorso a tappe che, dopo una prima fase formativa, finalizzata a fornire le indispensabili cognizioni in materia di cultura d’impresa e mondo del lavoro curata dalla società L-Gest, prevedeva una prova scritta su tematiche di stretta attualità economica e test tecnici. I 150 giovani selezionati sono stati ammessi alla fase successiva, comprensiva di test attitudinali e di orientamento tecnico, I 25 finalisti dell’11.a edizione del Concorso con gli organizzatori di «Talent scout» Cesare Cordani (il primo da sinistra) e Paolo Innocenti (l’ultimo a destra), rispettivamente direttori generali di Banca Cremasca e di Banca Cremonese con gli studenti che hanno vinto i due premi speciali: Virginia De Martis (Itis Crema) e Alberto Pagliarini (Vacchelli di Cremona). simulazione di colloqui di assunzione con esperti di aziende dei settori dell’industria, dei servizi, dell’artigianato e della cooperazione di Cremona e Crema e la realizzazione di focus group, per valutare i comportamenti in situazioni di stress o di interazione per raggiungere le finalità assegnate. «Fare in modo che la ta è una sana competizione. Uno dei messaggi che abbiamo voluto lanciare è quello di imparare a essere metodici e puntare al risultato». Una novità di quest’anno è stato il sondaggio tra gli studenti partecipanti, per capire quale fosse la loro idea in merito al mondo del lavoro. I risultati non sono stati sempre inco- raggianti: il 90% circa ha risposto di essere disponibile ad andare a lavorare all’estero ma, al contempo, il 50% di loro ha dichiarato di avere problemi linguistici notevoli. Praticamente il 99% ha poi sottolineato di non aver mai preso in considerazione la possibilità che, nella stessa Cremona, vi siano posti di lavoro in linea con il proprio profilo. Per questo e per la manifesta incapacità, riscontrata in alcuni casi, di redigere un curriculum accettabile, gli organizzatori stanno valutando, per la prossima edizione, la possibilità di sfruttare lo strumento «Cv Qui», messo a punto dall’Informagiovani cittadino, per guidare alla corretta stesura della carta d’identità professionale. «I nostri istituti di credito» ha sottolineato Innocenti, parlando di Banca Cremonese e Banca Cremasca, «hanno sempre voluto mettere al centro la persona e la comunità; e cosa c’è di più bello che investire sui giovani, perché possano creare un loro progetto per il futuro? È chiaro che tutti e mille i partecipanti hanno dei talenti, ma bisogna imparare a sfruttarli, riflettendo, impegnandosi e cogliendo le sfide che ci vengono offerte». «In questi anni di grande crisi» ha continuato Innocenti, «i giovani sono tra quelli che hanno sofferto maggiormente. In un prossimo futuro, sempre di più riuscirà chi si impegna, ma lo stesso impegno, voi giovani, dovete chiederlo alle istituzioni e alle imprese, perché vi mettano sempre a disposizione opportunità come questa». Cesare Cordani ha dispensato due raccomandazioni: «Non accontentatevi mai, puntate sempre all’eccellenza; e abbiate cura e attenzione ad ogni minimo dettaglio». Un suggerimento anche da Auricchio: «Non scegliete una strada solo sulla base delle possibilità di guadagno che associate a questo o quell’altro mestiere, perché partireste col piede sbagliato». Ai 25 premiati sono state donate delle carte ricaricabili da 150 euro, messe a disposizione da Banca Cremonese e Banca Cremasca. I due istituti di credito hanno anche assegnato due premi speciali - un trolley e un dispositivo per l’ascolto della musica - a Virginia De Martis, dell’Itis di Crema e ad Alberto Pagliarini, del Vacchelli di Cremona, selezionati attraverso i focus group. 11 I nostri monumenti Crema ritrova il suo Duomo più splendido, dentro e fuori La Cattedrale chiusa 1.235 giorni per i lavori di restauro La lunga attesa per un magnifico risultato. Che cosa è stato pregevolmente rivalutato E che cosa c’è di nuovo da vedere. L’inaugurazione il 10 giugno a San Pantaleone. « F inalmente, sabato 12 aprile», come ha scritto il vescovo, monsignor Oscar Cantoni, è stato riaperto il Duomo. Dopo tre anni e mezzo («1.235 giorni» ha calcolato «Il Nuovo Torrazzo») «finalmente» sono finiti i lavori di restauro. Che hanno richiesto un notevole impegno finanziario: 4 milioni e 47mila euro, mentre c’è ancora un debito provvisorio residuo di 921mila euro, escluse le ultime spese. E sabato 12 aprile - con una celebrazione liturgica presieduta dal vescovo e la partecipazione della quasi totalità dei sacerdoti cremaschi - la Cattedrale ha fatto il tutto esaurito: il principale tempio cittadino era gremito di fedeli che hanno ammirato i restauri, l’inedita illuminazione (150 i corpi illuminanti posizionati all’interno dell’edificio) e il nuovo presbite12 04 rio completato dall’«ambone per l’annuncio della Parola, di cui la Chiesa Cattedrale era priva, e la cattedra episcopale: sono le vere novità che hanno caratterizzato i lavori di questi anni» come ha spiegato monsignor Oscar Cantoni. Senza dimenticare il nuovo pavimento del presbiterio con una parte dei gradini arricchita da splendide sculture. Tutte opere di notevole valore artistico che sono state prodotte dalla creatività dello scultore Mario Toffetti, recentemente scomparso, e che già ai tempi del vescovo Carlo Manziana aveva scolpito l’altare. L’inaugurazione ufficiale avrà luogo il prossimo 10 giugno, giorno della solennità di San Pantaleone, patrono della Diocesi. In quest’occasione saranno presenti, tra gli altri, il cardinale Paul Poupard, cittadino onorario di Crema, e alcuni vescovi lombardi. «Sono stati lunghi anni di attesa operosa, soprattutto per quanti si sono impegnati a fondo e con passione per poter giungere a questo momento, utilizzando tutta la loro competenza professionale e i loro doni artistici» ha ricordato il vescovo nella sua omelia, sabato 12 aprile. «La cattedrale rinnovata è sì dono di Dio, ma insieme frutto del coraggioso impegno di quanti hanno sentito la gioia e l’onore di poter partecipare responsabilmente a questa impegnativa opera: vorrei ricordarli tutti questa sera con viva gratitudine, come quanti hanno contribuito economicamente alla realizzazione di questo ingente lavoro… E’ un’ora che a lungo abbiamo atteso, perché la cattedrale è un punto di riferimento comune, è la casa Foto sopra a sinistra: la processione del clero diocesano che entra nella Cattedrale per la celebrazione liturgica, presieduta dal vescovo. A destra, il Duomo visto dalla parte del prebiterio: da notare la nuova illuminazione, all’avanguardia anche dal punto di vista tecnologico, approvata dalla Sovrintendenza. Sotto, da sinistra: il Duomo gremito di folla, il vescovo davanti alla splendida cattedra episcopale, i gradini scolpiti dallo scultore Mario Toffetti che precedono l’ambone, luogo dove viene proclamata la parola di Dio. E’ realizzato nello stesso marmo e nello stesso stile dell’altare (sullo sfondo). di tutti». Una lunga attesa per un magnifico risultato. «Si è trattato soprattutto di un restauro conservativo sull’intero edificio della Cattedrale» è stato ribadito nella conferenza stampa indetta in episcopio dai maggiori responsabili della Curia. Ci è stata, infatti, ridata una Cattedrale pregevolmente rivalorizzata dentro e fuori. All’esterno è possibile ammirare, anche a occhio nudo, il rifacimento del tetto, la perfetta pulitura dei muri esterni, dei coppi, degli ornamenti decorativi in cotto, dei pinnacoli, degli elementi scultorei del portale, del rosone della facciata, delle finestre, delle 33 colonnine marmoree dell’ordine superiore. Per citare soltanto alcuni dei numerosi lavori eseguiti. All’interno del Duomo, il restauro con- servativo ha, invece, interessato tutti gli oggetti in legno (porte, portoni, bussole, confessionali, banchi e scranni), il pavimento in cocciopesto ammalorato (riparato in molte sue parti), le vetrate (ripulite e restituite così all’antica luce e alla loro originaria bellezza), il restauro delle piccole e grandi porzioni di affreschi sui muri di diversi stili ed epoche, la pulizia delle volte e delle colonne, i restauri dell’altare della Madonna e della Cappella del Crocefisso, la nuova sistemazione dei quadri, il riscaldamento interrato e, infine - come si diceva - il rifacimento del presbiterio con l’arretramento dell’altare, la nuova pavimentazione, la posa dell’ambone e della cattedra episcopale. Un cantiere lungo tre anni che - hanno rimarcato in Curia -, in un momento economico difficile, ha dato lavoro a oltre 50 persone. Sono state programmate numerose iniziative per far conoscere il Duomo rimesso a nuovo: esercizi spirituali, pellegrinaggi dai paesi e dalle parrocchie della città, la ripubblicazione del discorso dell’allora arcivescovo di Milano, Giovanni Battista Montini, futuro papa Paolo VI, pronunciato il 26 aprile 1959 a conclusione dei restauri voluti dal vescovo Manziana, un volume sulla cattedrale, pubblicazioni di guide, depliant e audiovisivi. E ancora, tre concerti in Duomo: il 4 maggio (coro Monteverdi), il 25 maggio (Coro Pregarcantando) e l’8 giugno (Polifonica Cavalli.). Infine: è stato preventivato un convegno sulla cattedrale, mentre all’inaugurazione ufficiale del 10 giugno sarà attivo un annullo postale. 13 Le nostre donazioni Maggio, mese mariano: viaggio alla scoperta della «Madonna dei Prati» M aggio è il mese mariano. E, allora, perché non inoltrarci tra il verde e il silenzio dei campi per raggiungere il santuario della «Madonna dei Prati», oasi di pace e di preghiera, che si trova a Moscazzano? Qui ci si può anche riposare sotto la rinfrescante ombra degli alberi. Ecco che cosa si vede all’esterno: un piccolo tempio dalla facciata a capanna, semplicemente composto da un portale sovrastato da un timpano circolare, il quale a sua volta è sormontato da una bifora con due finestre rettangolari; più in alto si scorge un altro piccolo timpano triangolare (come quello dei tempi greci e romani). Prima di entrare in chiesa, alcune note storiche e curiosità. Si sa che questo santuario è un antico luogo di culto mariano, dall’origine sconosciuta. Si dice che tutto iniziò quando, sulle rive dell’Adda, dopo un’esondazione del fiume, fu ritrovata tra il fango una statua della Madonna che, secondo alcune fonti, fu chiamata la «Madonna del fango». La sacra effigie venne collocata all’interno di un edificio che sorgeva proprio nelle stesso luogo dove si trova l’attuale santuario. Ma al di là delle voci tramandate dalla tradizione, un fatto è certo: nel 1483 esisteva, nelle campagne di Moscazzano, una piccola chiesa, vecchia e cadente, intitolata alla «Madonna dei Prati». Il vescovo di Cremona autorizzò i frati Domenicani a utilizzare i mattoni di questo tempio per 14 04 Il santuario è stato dedicato dal vescovo Oscar Cantoni alla speciale preghiera per la famiglia. Ogni terza domenica di luglio ricorre la sagra: pellegrinaggio, riti religiosi e festa popolare. La primavera sta sbocciando intorno al celebre santuario di Moscazzano. La facciata del tempio è molto semplice. Nella pagina accanto, il porticato a tre archi con annesso un piccolo edificio che fungeva da casa per un eremita. Sullo sfondo, ecco lo slanciato campanile. costruirne uno nuovo. Annesso al santuario c’è un piccolo edificio con accanto il porticato di tre archi, che un tempo fungeva da abitazione di un eremita. Si sa che nel 1755 era un fratello laico carmelitano, il milanese fra’ Carlo Antonio Liverta, che provvedeva ad accogliere i fedeli e a tenere in ordine il luogo sacro. Sul lato posteriore sinistro della chiesa, inglobato nella picco- la casa dell’eremita, si erge uno slanciato campanile a base quadrata. Aperta la porta del santuario, ci si trova davanti a un interno ad aula unica. Un tempo si poteva ammirare l’immagine della Madonna di Eugenio Giuseppe Conti (1842-1909), che è stata trafugata. Si può ammirare anche un’effigie molto antica, certamente quattrocentesca, forse risa- lente alla precedente chiesa, che raffigura sempre una Madonna col Bambino e due angeli che scostano i tendaggi. Grazie al restauro effettuato dal 1995 al 2000, sono venuti alla luce affreschi precedentemente imbiancati, tra cui un’altra bella Madonna con Bambino e santi sulla parete destra. Il santuario della «Madonna dei Prati» è diventato un importante luogo di culto per tutta la diocesi, come ha sottolineato il vescovo monsignor Oscar Cantoni: «Nel corso della visita pastorale ho annunciato ufficialmente che è mia intenzione destinare questo santuario alla speciale preghiera per la famiglia, in particolare per i fidanzati, per i giovani sposi, per i genitori, per le coppie in difficoltà. Au- Kennedy, ora 14 stanze. E la nuova cappella Hospice, il raddoppio tolate a Giovanni e Giulia Duse, al Lions Club Crema Host, ad Amalia Gabriella Cattaneo (contributo di Alberto Doldi), in ricordo di Davide Cecoro (dai suoi amici), a Maria Teresa Fornaroli con il contributo della sorella Orsola, e a Enrica Da sinistra: Franco Conz, Walter Donzelli e il dottor Diego Dolci. Tarenzi Ancorotti (grazie ai collaboratori dell’AncoL’Hospice ha aumentato i suoi spazi: da rotti Cosmetics Spa). Un mese prima, giorno dell’Epifania, 8 a 14 (sei, infatti, sono le nuove camere era stata consacrata la nuova cappella del per i malati in fase terminale seguiti dall’asKennedy dal vescovo Oscar Cantoni. Tra sociazione «Cure palliative Alfio Privitera»). i presenti anche Francesco Giroletti, preLa nuova ala di questa struttura - realizzata sidente di Banca Cremasca con il vice preal piano terra del Kennedy - è stata presensidente, Giuseppe Capellini. Il presidente tata nel febbraio scorso dal presidente della della Fondazione Benefattori Cremaschi, Fondazione Benefattori Cremaschi, WalWalter Donzelli, ha sottolineato che al ter Donzelli, con il vicepresidente Franluogo di culto non solo è stata data «una più opportuna collocazione e una più appropriata dignità», ma è stato «impreziosito dall’ambone, dall’altare e dall’affresco Maria salus infirmorum, oggi ancora in traccia, dovuti alla felice mano del cremasco professor Maurizio Zurla». E diventerà «il luogo di elezione per la riflessione, la preghiera e il culto di quanti, ospiti e visitatori, frequentano questa struttura». Scoperta la targa intitolata a Banca Cremasca. L’interno della «Madonna dei Prati». Grazie ai restauri sono venuti alla luce affreschi precedentemente imbiancati. Da ammirare l’immagine molto antica che raffigura la Madonna col bambino e due angeli. spico che questa scelta aiuti a trasformare il vostro piccolo santuario in un punto di riferimento diocesano, con momenti di preghiera e di riflessione animati dalla pastorale diocesana delle famiglie». Nella terza domenica di luglio, e per una settimana, si celebra la festa della «Madonna dei Prati» che prevede riti religiosi con pellegrinaggio, ma anche una festa popolare all’insegna della musica, del ballo e della buona cucina. I proventi della festa vanno in beneficenza. co Conz, il direttore generale Gianpaolo Foina e il direttore sanitario Diego Dolci. «Ora che il lavoro è terminato, possiamo offrire un servizio migliorato ai pazienti» ha sottolineato Donzelli. Che ha rimarcato come l’operazione sia stata possibile anche grazie ai benefattori. A partire dall’aiuto offerto da Banca Cremasca, in rappresentanza della quale era presente il direttore generale Cesare Cordani (prestito di 6,5 milioni a tasso di solidarietà per realizzare gli interventi di adeguamento strutturale del Kennedy, comprensivi dell’ampliamento dei nuovi 6 posti all’Hospice, oltre a 720 mila euro erogati dal 2004 ad oggi), dal sostegno dato da Antonio Schiavi e Olga Mauri (un milione di euro), e da Ernesto Patrini (che ha donato 900mila euro). A tutti questi benefattori, la Fondazione ha voluto dedicare delle singole targhe. Un grazie di cuore - ha specificato Donzelli - anche a chi ha finanziato l’arredo delle singole camere. Che sono state inti- L’affresco, ancora in traccia, della cappella. La nuova cappella, ha voluto ricordare il presidente Donzelli, «è la testimonianza profonda delle radici cristiane del popolo cremasco e del suo prezioso patrimonio di fede e di solidarietà». Il rito della consacrazione è stato accompagnato dal coro di Moscazzano, diretto dal maestro Luca Tommaseo. Il vescovo, rivolgendosi ai fedeli che assiepavano la nuova cappella, ha sottolineato che questo luogo sacro deve essere anche «un’occasione grande per metterci insieme e camminare incontro al Signore, senza distinzione di malati e sani». 15 Le nostre filiali «Così aumenterò i clienti della banca» Giorgio Imberti è il nuovo responsabile della filiale di Pandino Continuerà la collaborazione con le associazioni del paese La strategia per incrementare i conti correnti e le aziende-clienti. I n ordine di tempo, è l’ultimo istituto di credito arrivato a Pandino (nel giugno del 2009), ma è tra i più attivi in paese. Grazie anche allo staff di Banca Cremasca, che fin dall’apertura ha saputo affiancare importanti associazioni attive sul territorio, le famiglie e le imprese, nonostante la spietata concorrenza di altre nove banche presenti in questa comunità di 9.100 abitanti circa. Da inizio anno è stato chiamato a dirigere questa dinamica filiale Giorgio Imberti, che ha preso il posto di Aldo Maraboli, direttore dal 1° gennaio 2011 al 31 dicembre 2013. Imberti ha 44 anni ed è entrato in Banca Cremasca nel 1995. Ha iniziato la carriera come cassiere nelle filiali di San Bernardino e Trescore, quindi ha maturato esperienza di back-office a Pianengo e successivamente ha rivestito l’incarico di Vicedirettore a Trescore e a Montodine. A inizio 2007 è stato promosso Direttore della filiale di Trescore, e dopo 7 anni, è approdato a Pandino. Un’eredità importante quella ricevuta da Maraboli. Nel senso che, nei tre anni di attività in paese, l’ex direttore ha saputo coltivare i rapporti umani, e si è sempre reso disponibile ad aiutare le numerose organizzazioni di volontariato che sono fiorite nel territorio. In poche parole, con lui nel ruolo di capo-filiale, Banca Cremasca è riuscita a penetrare all’interno della comunità con la quale ha instaurato un forte legame. Tanti, infatti, sono i progetti a Pandino supportati dall’istituto di credito. Di questo ne è convinto lo stesso Imberti. La domanda, anche se è ovvia, interessa quindi i clienti della banca: lei continuerà a operare sulla strada aperta da Maraboli? «Certo. Ogni direttore cerca di dare la propria impronta alla filiale di cui è responsa- L’ex direttore Maraboli con i responsabili delle associazioni che ha sostenuto negli anni in cui è stato responsabile della filiale di Pandino. Da sinistra: Giorgio Valota, Enrico Bianchi, Maria Rosa Ghetti, Gian Paolo Alghisi, Aldo Maraboli, Alberto Mazzoleri, Enrico Stellardi (membro lions Club). 16 04 bile. Le esperienze fatte e che hanno dato risultati positivi verranno ripercorse e rinnovate. Per esempio, ho già incontrato tutte le persone che hanno avuto e continuano ad avere uno stretto legame con la banca. Si parte sempre dallo zoccolo duro e da una base solida per conquistare nuovi mercati, dal retail al corporate. In poche parole: non perdere i vecchi clienti, e farne di nuovi». Banca Cremasca, dunque, continuerà a collaborare, per esempio, con l’associazione «Ri-Tormo a vivere», presieduta da Gian Paolo Alghisi, un’associazione che ha finalità sia culturali che di difesa e valorizzazione dell’ambiente. «Banca Cremasca ci aiuta. Per esempio con i regali per i bambini. E questo per noi è importante» sostiene Alghisi. Così come non verrà a mancare il sostegno al Centro sociale «Incontro» presieduto da Antonio Invernizzi, e proseguirà anche con il gruppo Podisti Pandinesi, con a capo Alberto Mazzoleri, che conta 40-50 iscritti. Continuerà il supporto della banca al Lions Club «Il Castello». «La nostra associazione» dice la presidente, Maria Rosa Ghetti «in questo momento sta aiutando le persone in difficoltà per la crisi economica. I soldi che raccogliamo li mettiamo a disposizione della Caritas del territorio. E’ diventata questa, oggi, la grande emergenza. Quando chiamiamo, Banca Cremasca risponde sempre». Non sarà dimenticato il Corpo bandistico, composto da 52 membri, presieduto da Giorgio Valota che ha uno dei suoi punti di forza nella «Scuola di Musica» che conta 80 allievi e 14 insegnanti diplomati al Conservatorio. «Banca Cremasca ci è sempre stata vicina grazie anche al rapporto di stima e di amicizia che si è instaurato». Sarà portata avanti la collaborazione con il Moto Club di Pandino, presieduto da Enrico Bianchi. Il sodalizio - nato nel 1984 - conta 220 iscritti sia cremaschi che lodigiani e bergamaschi e fa del mototurismo la propria mission. Organizza due Lo staff della filiale di Pandino. Da sinistra: il direttore Giorgio Imberti, la cassiera Alba Vaglica e il vice direttore Raffaele Denti. Banca Cremasca, ultima ad arrivare nel paese, si sta dimostrando molto attiva. Infatti, sostiene Imberti: «Siamo competitivi perché offriamo ottime condizioni ai clienti e rispondiamo in modo veloce a imprese e famiglie che ci chiedono finanziamenti e mutui». manifestazioni importanti che si alternano ogni anno: il «Motogiro della Gera d’Adda» e il «Motoraduno nazionale Castello Visconteo», al quale partecipano Moto club sparsi in tutta Italia. Inoltre organizza 50 domeniche in moto ogni anno. Infine c’è il progetto ambizioso di concretizzare l’idea della «Motovia della Gera d’Adda tra i fiumi Adda e Oglio», un percorso mototuristico per promuovere il territorio. Il tutto in chiave Expo 2015. Infine, a breve dovrebbe svolgersi la terza edizione del memorial «Monti», trofeo di calcio amatoriale organizzato e promosso dalla filiale di Pandino per ricordare la scomparsa di Claudio Monti, morto a soli 18 anni: una sfida all’ultimo goal che ha visto impegnate le squadre di carabinieri, polizia, finanza e dell’oratorio. Imberti non ha, quindi, alcun dubbio: «Bisogna darsi da fare e seminare. Andando a cercarsi i clienti; per esempio, la consulenza su risparmi e finanziamenti sarà, sempre più, fornita a domicilio. Non ho particolari preoccupazioni su questo perché siamo una realtà conosciuta e apprezzata e riusciamo a essere competitivi. Per due motivi: Banca Cremasca offre ottime condizioni ai clienti, da banca primaria, e risponde in modo veloce a famiglie e imprese quando chiedono prestiti, mutui, finanziamenti: il nostro è un istituto che ha le idee molto chiare». Dove pensa, Imberti, di andare a seminare sperando di raccogliere i frutti nel minor tempo possibile? «Per quanto riguarda i conti correnti retail, sono ormai numerosi quelli online. E’ questo il futuro: lo dicono numerosi studi accreditati. Se, infatti, gli utenti preferiscono recarsi ancora in filiale per aprire un nuovo rapporto con la banca o richiedere una specifica consulenza su servizi complessi, è ormai assodato che per un correntista su due, l’Internet banking è il canale preferito per effettuare transazioni bancarie…» Mentre per quanto riguarda le imprese? «Operiamo con attenzione e prudenza, anche perché non siamo ancora usciti dal tunnel della crisi. Quindi, preferiamo fare tante operazioni per importi contenuti piuttosto che offrire pochi, ma ingenti finanziamenti, in modo da frazionare il rischio, intrinseco in ogni affidamento creditizio. Inoltre, guardiamo al merito: nessun problema a sostenere le aziende sane. Ma non è finita: per incrementare le masse da gestire, stiamo aprendo conti correnti agevolati per i dipendenti delle aziende nostre clienti. I clienti, come dicevo, oggi bisogna andarseli a cercare. Con idee vincenti». 17 I nostri eventi Si è dimostrato un concerto da... «Melodie Immortali» Ancora da standing ovation la lirica di S.Stefano 2013. Merito delle opere e della qualità artistica dei protagonisti sul palco del teatro San Domenico. A ncora una volta, il tradizionale Gran concerto di Santo Stefano, organizzato da Banca Cremasca al teatro San Domenico, si è rivelato un successo. Merito, con ogni probabilità, di una formula ben collaudata, della bravura di soprani, tenori, baritoni e cori che si avvicendano ogni anno, della scelta indovinata di opere liriche, melodie natalizie, colonne sonore celebri e motivi moderni che sembrano poesie, nonché dell’alta qualità artistica del Maestro Leonardo Marzagalia, pianista e compositore. Anche l’ultimo concerto lirico del 26 dicembre scorso è terminato con una standing ovation: il pubblico che gremiva il teatro si è alzato in piedi per ringraziare gli artisti con un lungo applauso. L’evento aveva come titolo: «Melodie immortali». Come lo sono quelle Verdiane. Il concerto, infatti, è stato, per la maggior parte, dedicato a Giuseppe Verdi di cui ricorreva il bicentenario della nascita. Protagonisti dell’evento la soprano Gladys Rossi, il tenore Antonio Corianò e il baritono Maurizio Leoni, ma anche due giovani promesse cinesi della lirica come la soprano Li Wei Wei e il tenore Wu Hao. Ha contribuito sicuramente al successo del Concerto il coro lirico «Simone Mayr» di Bergamo, diretto dal maestro Salvo Sgrò. 18 04 Hanno ricevuto calorosi applausi anche il gruppo corale di voci bianche «Vocalise» di Sergnano, diretto dal maestro Mauro Bolzoni, e Vera Delmiglio che ha cantato «Bésame Mucho». Ma anche colui che è diventato un “mito” dei Concerti di Santo Stefano di Banca Cremasca, sia per la sua levatura artistica di pianista e compositore di fama internazionale, sia per l’immensa simpatia: il maestro Leonardo Marzagalia, uno dei nostri ambasciatori della lirica in Cina. E proprio a Marzagalia ha regalato un quadro-ritratto il pittore cremasco Luciano Perolini, definito, nel 2001, in un articolo del «Corriere della Sera», «l’ex tuta blu che dipinge i grandi del mondo, dal Papa Buono a Madre Teresa di Calcutta, da Marilyn Monroe ad Ava Gardner, dal senatore Andreotti a Paolo VI, da Sofia Loren a Padre Pio, il più richiesto in assoluto». A lei, invece, oltre agli applausi, regalano ogni anno mazzi di fiori stupendi: è Luciana Stringo, la gradita presenza che introduce, con le parole giuste e commentate, cantanti, arie e cori. E ogni anno, il concerto di Santo Stefano è da sempre anche un’occasione per ribadire l’attenzione che Banca Cremasca riserva alla Fondazione Benefattori Cremaschi. Pure lo scorso 26 dicembre, infatti, Francesco Giroletti ha consegnato al pre- sidente Walter Donzelli, un assegno del valore di 15mila euro. Donzelli ha ringraziato l’istituto di credito sottolineando che è «sempre vicino alle nostre necessità». Centrale è stato il discorso del presidente Francesco Giroletti, il quale ha ricordato che 130 anni fa è stata fondata la prima Cassa rurale a Loreggia, in provincia di Padova, e 121 anni fa nascevano le prime due Casse rurali del territorio, ora Banca Cremasca. Mentre la banca veneta ha poi chiuso, «il nostro istituto continua a esistere». Giroletti ha ricordato, inoltre, che il fondatore della prima Cassa rurale in Italia è stato un giovane di 24 anni, Leone Wollemborg. Così come, nello stesso periodo, era un giovane di soli 20 anni Goffredo Mameli a scrivere l’inno nazionale. La morale? «Bisogna manifestare fiducia nelle qualità e nelle capacità dei giovani, sottolineando il potenziale che possono esprimere e valorizzando il contributo che possono e devono dare per superare insieme le difficoltà che viviamo e che loro vivono». Come è giudicata all’esterno, dati alla mano, Banca Cremasca? Un autorevole giornale finanziario - «Milano Finanza» - in due diversi momenti, ha stilato le classifiche delle banche italiane (590 istituti di credito classificati per dimensioni: grandi, medie, Gli artisti che hanno animato il concerto lirico del 26 dicembre 2013. Da sinistra: la soprano Li Wei Wei, il tenore Antonio Corianò, il Maestro Leonardo Marzagalia, la soprano Gladys Rossi, il baritono Maurizio Leoni. Sotto: Walter Donzelli alza l’assegno di 15mila euro offerto da Banca Cremasca, mentre il pittore Luciano Perolini regala il suo quadro-ritratto al Maestro Marzagalia. minori e piccole). Nella speciale graduatoria delle banche che hanno saputo «creare valore» - perché hanno migliorato stabilmente nell’ultimo triennio i mezzi amministrati, il margine di intermediazione, il risultato di gestione, l’utile ordinario e netto - nella fascia delle banche minori, Banca Cremasca è risultata al 24° posto e la prima delle Bcc in Lombardia. Un risultato eccelso. Che ha trovato conferma in una seconda analisi di «Milano Finanza» che ha stilato anche una superclassifica delle banche - divise sempre nei quattro gruppi sopra citati e giudicate secondo i parametri di solidità, redditività e produttività-: Banca Cremasca è risultata al 42° posto, mentre, in Lombardia, si è classificata al 5° posto dietro 4 Bcc che, dimensionalmente, appartengono a un’altra fascia, e al 1° posto nella fascia delle Bcc medie lombarde. Relativamente ai dati di bilancio il Presidente ha commentato: «L’andamento dell’esercizio 2013 è positivo, in linea con i risultati del 2012, e in controtendenza rispetto al nostro sistema. Sono questi i ri- sultati dell’essere una buona banca che ci hanno consentito di essere anche una buona cooperativa, continuando a sostenere parrocchie, oratori, onlus, associazioni di volontariato, associazioni sportive e culturali. Grazie ai risultati ottenuti abbiamo potuto supportare anche interventi di carattere straordinario, tra cui l’aiuto nell’acquisto di un pullmino all’Anfass, la costante attenzione alla Fondazione Benefattori Cremaschi e il sostegno all’iniziativa della Caritas diocesana chiamato “Rifugio S. Martino”». Dopo queste parole che hanno ricordato come le Bcc abbiano due mission (buone banche e buone cooperative), è partito il programma del Concerto lirico di Santo Stefano con le principali opere di Verdi: «Traviata», «La Forza del destino», «Rigoletto», «Nabucco», «Aida», a seguire «Elisir d’Amore» (G. Donizetti), «Boheme» (G. Puccini), e infine «Ti amo, o Cina», «Musica proibita», le melodie natalizie e «La Preghiera», brano eseguito da tutti i partecipanti, scritto, musicato e diretto da Leonardo Marzagalia. Orgogliosi del Carnevale: forte legame con la città Le nostre tradizioni Sono ormai 28 edizioni vissute con successo. Grazie al lavoro dei volantari (erano in 50 a preparare la manifestazione 2014) e al gradimento del pubblico: 20mila spettatori. Coinvolti bambini e scuole. Grande divertimento e passione. Chi ha vinto. Tra le le novità introdotte quest’anno, una in particolare: il Carnevale ha il suo Inno suonato al San Domenico. E se i carri mascherati sono la grande attrazione, hanno avuto un ruolo importante anche le bande musicali, i tanti gruppi folcloristici, le numerose manifestazioni collaterali. Come ogni anno, il “cuore” del Carnevale è la piazza Giovanni XXIII che è anche il “regno” degli sponsor i quali, con i pannelli pubblicitari esposti, contribuiscono a fornire le indispensabili risorse per la buona riuscita delle sfilate con i carri allegorici che durano quattro domeniche. Q uattro domeniche di Carnevale, 16 e 23 febbraio, 2 e 9 marzo, con tre sfilate: il bilancio è risultato, senza alcun dubbio, convincente. Oltre 20mila partecipanti, secondo gli organizzatori. «Senza dimenticare le migliaia di turisti che hanno visitato la città riempiendo bar e ristoranti» ha sottolineato il presidente Eugenio Pisati, presidente del Comitato Carnevale cremasco, un grande evento preparato durante un anno di lavoro da 50 volontari (elettricisti, ingegneri, carpentieri, falegnami, pittori). E’ stato il «Gran Carnevale Cremasco», 20 04 edizione 28. E se i sei carri allegorici, lunghi 18 metri ognuno, l’hanno fatta da padroni, nella kermesse hanno avuto un ruolo importante anche le bande musicali, l’«Isola dei bambini» con gli immancabili clown, i gonfiabili, i truccabimbi e i palloncini colorati, i tradizionali mercatini in piazza Duomo, le visite guidate alla Crema dell’arte, dei palazzi e dei monumenti, il raduno dei camperisti, l’ormai mitico «Trenino beniamino», la sfilata di motociclette e auto d’epoca. Molte sono state le novità: l’«Inno al Carnevale», innanzitutto, suonato per la prima volta dall’orchestra «Il Trillo» al teatro San Domenico; l’interessamento delle scuole, dagli alunni delle elementari «che abbiamo coinvolto in laboratori, spettacoli e concorsi, agli studenti dell’Istituto Marazzi che hanno realizzato i costumi per il carro di Pinocchio, a quelli dello Sraffa che hanno seguito corsi di scenografia e ristrutturato il trenino Beniamino dedicandolo ai monumenti di Crema» racconta sempre il presidente Pisati. Altra innovazione: il palco, che è stato rinnovato e abbassato. Commosso, infine, è stato il ricordo di Pietro Vailati, storico collaboratore della manifestazione, venuto a mancare alcune settimane prima dell’evento: in sua memoria è stato liberato un gruppo di palloncini bianchi con la scritta «Ciao Piero» durante la prima sfilata. Che non è stata, purtroppo, tra le più travolgenti. Tutta colpa di un tempo bizzarro. Le previsioni, infatti, promettevano una domenica di acqua a go-go. Invece, qualche schiarita ha spinto gli organizzatori ad azzardare il «pronti, via!». Una decisione azzeccata, ma per la paura dei tuoni e dei fulmini molta gente è rimasta tappata in casa. La seconda sfilata, quella del 23 febbraio, invece, ha fatto il pienone, complice, stavolta, una meravigliosa domenica di sole: di sera c’erano ancora turisti in giro per la città. La terza sfilata è stata sospesa per rischio di pioggia. Quindi, per precauzione, i carri sono rimasti chiusi nei capannoni. Ma il «Gran Carnevale» si è rifatto nell’ultima domenica: una giornata calda e soleggiata ha fatto affluire in città moltissime persone; è stata una grande festa, con un alto tasso di partecipazione. Sulla gente accorsa per ammirare i carri, è scesa un’ininterrotta cascata di coriandoli e di stelle filanti. I Barabet hanno vinto sia il primo premio con «Lo sceicco bianco» (1.056 voti), animato dai ragazzi dell’Accademia di danza di Denny Lodi, sia il secondo piazzamento con il carro «Sua maestà re Carnevale», con 1.034 punti. Al terzo posto il carro «Magico teatrino» costruito dal gruppo de- gli Amici e animato dai ragazzi dell’istituto Marazzi, con 999 voti. Al quarto posto il carro «Misterioso mondo del bosco» del Comitato carnevale animato dal gruppo delle Quade, con 967 punti. Quinto classificato il carro «Siamo alla frutta» dei Pantelù, con 869 punti. Il bilancio delle quattro domeniche di una manifestazione che, ogni anno, è attesissima dai cremaschi, lo ha tirato il presidente Pisati che ha indirizzato una lettera ai «cari volontari, cari amici del Carnevale Cremasco» ricordando subito che questa manifestazione vive proprio grazie ai volontari, «composti da artigiani che realizzano i carri a mano e a diverso titolo danno il loro contributo professionale, operativo e creativo alla manifestazione. Volontari che lavorano un anno intero, regalando ore libere la sera, il week-end e tanti giorni di ferie. In tutto oltre 1.000 ore di impegno ogni anno. Sono profondamente orgoglioso di ciò che abbiamo creato con passione e costanza da ben 28 edizioni. Un regalo per la nostra città e per i bambini che vi abitano. Insieme agli studenti sono loro i veri protagonisti del Carnevale». Uno sforzo che non è mai stato inutile in questi 28 anni. «Con forza di volontà» ha sottolineato Pisati, «abbiamo dato vita a un carnevale famoso in tutta Italia. Quotidiani e tv nazionali ne parlano abbinandolo alle principali manifestazioni carnevalesche nazionali». E venendo alle risorse che servono per oliare gli ingranaggi di uno spettacolo tanto gradito al pubblico, il presidente avverte: «Rendere l’ingresso alla sfilata gratuito è il nostro sogno più grande, da sempre, ma non sarà possibile finché non riusciremo a raccogliere contributi economici in altri modi. Siamo noi i primi a pagarne il prezzo. Con il lavoro di volontariato, ma anche con i soldi che ognuno di noi anticipa per coprire le spese sostenute durante l’anno». Ma di tutto questo se ne riparlerà nel 2015. Adesso è il momento degli applausi rivolti a chi è stato capace di produrre ancora tante emozioni e di far conoscere Crema a centinaia di turisti. 21 Corrono da 40 anni e non sono stanchi I nostri sport E’ il gruppo «Gs Podisti Crema» (104 tesserati Fiasp). In occasione del Carnevale, ha organizzato il «40° Festival nazionale del podista», manifestazione sostenuta da anni da Banca Cremasca. Maria Zanenga racconta la storia di questo sodalizio. Bernardino in via XI Febbraio, con un percorso che ha toccato il lungo Serio, i paesi di Ricengo, Casaletto di Sopra e Offanengo. Ma ecco la curiosità, raccontata dalla tesoriera di Fiasp Cremona: «Per la verità, gli anni del Gs Podisti Crema sarebbero 41 perché per iscriversi alla federazione serviva un anno di prova, cioè di gare». E lei c’era 40 anni fa quanto è stato fondato questo gruppo? «Certo. Eravamo Carnevale di Montodine, tanta la voglia di divertirsi Un successo di partecipanti venuti anche da Torino, Brescia, Bergamo, Mantova, Pavia. Tutti gli appuntamenti: tour dell’Isola d’Elba, Marostica e Riccione: ci sono almeno 10/12 cremaschi a rappresentare la nostra città. E’ l’evento mascherato più antico del Cremasco. Molti protagonisti arrivano da Moscazzano e Grumello. Un intero pollaio sul carro. « E ’ stato un bel Carnevale. La gente si è divertita. Come ogni anno». Racconta Donata Cavalli che fa parte della Pro Loco locale, l’associazione che, insieme all’amministrazione comunale, organizza la kermesse mascherata che richiama cremaschi, cremonesi e lodigiani. Ogni anno il carnevale coinvolge tutta la comunità: grande la partecipazione dei bambini delle scuole materne ed elementari, dell’oratorio del paese e di tanti montodinesi in maschera. Non potevano poi mancare la banda locale e le majorettes. Come “forestieri”, erano presenti i ragazzi dell’oratorio di Moscazzano e molti Grumellesi perché questo paese del Cremonese, Grumello, 1.800 abitanti circa, ha in forte simpatia il Carnevale di Montodine e non manca un appuntamento con questa manifestazione. Due i carri presenti. Quello più grande rappresentava il «pollaio», strapieno di galli, galline e tanti pulcini, mentre l’altro, un po’ più piccolo, era intitolato «Il bosco incantato». Il fulcro della manifestazione, come ogni anno, è stata la principale piazza del paese, dominata dalla chiesa parrocchiale. La festa è 22 04 I Il alto, il carro più grande arriva in piazza della Chiesa e inonda gli spettatori di stelle filanti e coriandoli. Qui sopra, il gruppo delle majorettes. Presente anche la banda locale. iniziata alle 14,30 ed è terminata intorno alle 17,30. Quanto tempo è necessario per organizzare questo Carnevale? «La nostra fortuna è avere contatti che si sono costruiti negli anni» spiega Donata Cavalli. «Circa due mesi prima della sfilata, contattiamo la gente e sentiamo le disponibilità. Nel frattempo, c’è già chi si sta organizzando per allestire i carri. Altri cominciano a pensare ai costumi. Si formano i gruppi mascherati. Insomma, ci arrangiamo con la nostra fantasia e con la nostra voglia di divertirci. È una tradizione che vogliamo onorare, anche perché il Carnevale di Montodine è quello più antico del Cremasco». Siete stati fortunati perché il 2 marzo non è piovuto. Ma in caso di pioggia, che cosa succede? Rinviate il Carnevale? «No, lo sospendiamo. Si aspetta l’anno dopo». stato Gianni Ghisetti, un dipendente del Municipio di Crema che ci ha fatto avere n occasione del Carnevale, domenica 23 febbraio, si è corso il «40° Festival nazionale del podista», manifestazione ludico-motoria non competitiva di 8-15-21-39 km, sostenuta da anni anche da Banca Cremasca. L’evento viene organizzato ogni anno dal «Gs Podisti Crema» che conta a Crema 104 tesserati Fiasp (Federazione italiana amatori sport per tutti), sui 1.400 tesserati in tutto il Cremonese. «La corsa di Crema si svolge sempre in febbraio» ci spiega Maria Zanenga, tesoriera di Fiasp Cremona e commissario nelle gare che si svolgono nella nostra provincia. «E quest’anno ha visto 2.329 partecipanti, venuti a Crema anche da Torino, Brescia, Bergamo, Mantova, Pavia. Sono 40 anni che noi andiamo a gareggiare da loro. E che loro vengono da noi». Partenza e traguardo: l’oratorio di San in 7 amatori di questo sport stupendo e ci trovavamo nell’allora bar Isa che si trovava tra le vie Cadorna e Cremona e che adesso non c’è più. Il primo presidente è lo stemma ufficiale del Comune, tuttora presente nel nostro logo». Chi c’era oltre al presidente Ghisetti nel Gs Podisti Crema? «Mi ricordo i fratelli Daniele e Valore Vailati, Tino Girelli e Francesco Bianchessi». Il secondo presidente? «Luciano Ruffo che oggi è il presidente del Comitato marce di Roma. Con lui, arrivammo a 70/80 tesserati, poi c’è stata ancora un’ulteriore crescita fino al centinaio di oggi». Attualmente chi è il vostro presidente? «Luigi Ambrosini». Prossimi appuntamenti? «A maggio saremo impegnati nel tour dell’Isola d’Elba, a giugno saremo presenti a Marostica e a settembre parteciperemo alla corsa di Riccione. Crema è sempre rappresentata da 10-12 persone. E nell’ambiente la nostra città è conosciuta e stimata». 23 Start-up, il coraggio di fare un’impresa Il nostro futuro La storia di tre aziende, costruite da giovani che avevano una loro idea in testa e sono riusciti a realizzarla. Storie esemplari di successo - e di difficoltà superate - nate o sviluppate nell’incubatore di Crema Ricerche. Maxwell Industries Srl, Dakos Srl e Sensure Srl: hanno accettato la sfida dei mercati e si sono messe al servizio delle imprese manifatturiere sviluppando, in alcuni casi, nuovi prodotti utili all’industria. La storia di questi ragazzi che si sono messi in proprio, il loro settore di attività e anche i clienti importanti per i quali hanno cominciato a lavorare. Tiziana Miccoli, uno dei due soci fondatori di Dakos Srl. Oltre al core business (sviluppo di software e servizi informatici), l’azienda gestisce un portale del Cremasco al cui interno si trovano tutte le informazioni utili riferite alle aziende e agli eventi del territorio. rappresentato dalla gestione documentale e dalla conservazione sostitutiva dei documenti. «C’è stata un’evoluzione nel 2013» ci spiega Tiziana Miccoli: «Da oltre un anno abbiamo deciso di ampliarci, dando vita a un’esperienza del tutto diversa: un progetto che interessa specificamente il Cremasco. Si tratta di un portale Internet per lo sviluppo del territorio che si può trovare all’indirizzo: www.girandando.it». Tiziana Miccoli approfondisce: «In questo sito sono inserite tutte le aziende operative a Crema e nel comprensorio e al suo interno vi facciamo confluire tutte le informazioni utili, così che l’utente fi- N onostante in Italia sia difficile fare impresa rispetto ad altri Paesi europei, c’è ancora chi ha il coraggio di cominciare. Sono le famose start-up che accettano la sfida e si mettono al servizio delle imprese manifatturiere che resistono dentro e fuori il nostro territorio. Sono queste le tre storie che vogliamo raccontarvi e che hanno sede nell’incubatore di Crema Ricerche in via Di Vittorio. La Maxwell Industries srl è nata nel 2010. E’ gestita da tre soci: Nadia Giuliani, Massimiliano Bellino e Fabiano Panzera. L’impresa è legata al gruppo industriale trentino BM Group Spa e opera in diversi settori dell’impiantistica, dell’energia, dell’automazione industriale e della produzione di software. «Iniziare non è semplice e poter contare su un cliente strategico che faccia da traino è sicuramente d’aiuto» ammette Nadia Giuliani, addetta alla comunicazione: «La difficoltà sta nel farsi conoscere ma, a questo scopo, il lavoro di Crema Ricerche 24 04 Soci e collaboratori di Maxwell Industries. Da sinistra: Fabiano Panzera, Nadia Giuliani, Massimiliano Bellino, Gianfranco Meneghetti, Saverio Riboli, Francesco Bellino. è stato fondamentale per permettere un contatto diretto con le aziende che, altrimenti, non avrebbero preso in considerazione degli sconosciuti quali eravamo noi all’inizio». Che cosa ha di particolare questa start -up? Ecco la migliore definizione: la tecnologia al servizio della sicurezza sul lavoro. Una filosofia creativa concretizzata in «Active Crane» e in generale in tutti i prodotti Maxwell Industries. «Active Crane», infatti, è il nuovo sistema per la movimentazione con carroponte, utilizzabile ovunque si debbano trasportare carichi pesanti e ingombranti, comprese le industrie siderurgiche, prevenendo i rischi sul lavoro e ottimizzando tempi e risultati del processo di produzione. Finora i quattro impianti installati si trovano in Spagna e in Francia. La Dakos srl ha due soci: Tiziana Miccoli e Mirko Rozzi. E’ una società di sviluppo software e di servizi informatici che propone soluzioni flessibili per la gestione documentale, progettando e realizzando prodotti ad hoc per le varie tipologie d’impresa e per le pubbliche amministrazioni. Il suo core business è Mario Gamassi, presidente e amministratore delegato di Sensure Srl, azienda che sviluppa sistemi di visione che, grazie alle telecamere, controllano la qualità del prodotto. «L’aggiunta dell’intelligenza artificiale fa la differenza tra noi e i nostri competitor». nale possa trovare ciò che cerca, partendo proprio dal nostro portale. È sostanzialmente un punto di informazione nato per colmare un vuoto: c’eravamo accorti, infatti, che mancava qualcosa del genere e abbiamo voluto rimediare alla lacuna». Il futuro? «Rendere sempre più ricco questo portale e riprodurlo fuori provincia con la ricerca di nuovi partner». L’attività della Sensure srl è iniziata nel 2007, come spin-off dell’università degli Studi di Milano, grazie al lavoro di un gruppo di soci, giovani ricercatori dell’ateneo, tra cui Marco Gamassi, presidente e amministratore delegato dell’azienda. Il core business dell’impresa consiste nello sviluppo di sistemi di visione che, mediante l’utilizzo di telecamere, controllano la qualità del prodotto. «Quello che ci differenzia dalla concorrenza è l’aggiunta dell’intelligenza artificiale» spiega Gamassi. Cioè? «Abbiamo sviluppato un algoritmo di autoapprendimento, in base al quale la tecnologia è in grado di controllare automaticamente le caratteristiche principali del prodotto da visionare e di verificare artificialmente le soglie di tolleranza entro le quali i prodotti possono essere gestiti, in modo da non scartare quelli poco difformi dallo standard di qualità, ma solo quelli che se ne discostano in modo significativo». La Sensure lavora molto nel campo alimentare e uno dei suoi grossi clienti è nientemeno che la Barilla. Grazie al metodo introdotto dalla Sensure sul mercato, la storica industria è riuscita a migliorare all’incirca di dieci volte i suoi processi produttivi. Oggi sta sviluppando un progetto importante per aziende che operano nel settore della ceramica. Ma anche Sensure ha conosciuto, all’inizio, le difficoltà che ogni start-up incontra sul suo cammino per diventare un’azienda a tutti gli effetti. «Il problema principale è stato quello di riuscire a raggiungere le imprese potenziali clienti. I soldi erano pochi ed era difficile farsi pubblicità, tanto che, per i primi mesi, abbiamo lavorato gratis con il nostro primo cliente, che ha potuto toccare con mano la novità e la qualità del nostro prodotto». «Non è stato semplice nemmeno far comprendere l’utilità del nostro sistema a un mercato abituato a tarare a mano le soglie di tolleranza dei prodotti» spiega Gamassi. «Abbiamo condotto a nostre spese un meticoloso lavoro di marketing, facendocene carico un poco alla volta. Tuttora, rimaniamo fedeli alla nostra politica dei ‘piccoli passi’». 25 Da conservare in agenda Sono rimasti 1.188.000 euro a tassi di favore. Scadenza: 30 giugno Bond territoriali per le aziende A chi tocca avere il Pos Da conservare in agenda Il «Point of sale» obbligatorio per esercenti, professionisti e imprese dopo il 30 giugno per pagamenti superiori a 30 euro. I Riuniti nella sede degli Industriali di Cremona, ecco i protagonisti (tra cui il presidente di Banca Cremasca, Francesco Giroletti) dell’iniziativa «Insieme per il territorio II edizione» a favore dei piccoli e medi imprenditori della nostra provincia. I n Banca Cremasca ci sono ancora 1.188.000 euro di «bond territoriali» che possono essere richiesti dalle Pmi a tassi di favore entro il 30 giugno 2014. Il plafond complessivo, che in origine era di 15 milioni di euro, è frutto dell’iniziativa «Insieme per il territorio, II edizione», promossa dall’Associazione Industriali di Cremona, con la collaborazione delle BCC della provincia allo scopo di sostenere le piccole e medie imprese manifatturiere con finanziamenti agevolati. Il progetto, messo in moto un anno fa circa, si articolava in due fasi. La prima prevedeva la raccolta delle risorse attraverso la sottoscrizione di bond territoriali garantiti messi a disposizione delle banche di Credito cooperativo. La seconda fase consisteva nell’impiego delle risorse raccolte, aumentate del 50%, per finanziare le Pmi. In che modo? Attraverso l’erogazione di mutui chirografari a tasso fisso di favore che potevano (e possono ancora) essere richiesti dalle imprese per esigenze di liquidità e per nuovi investimenti. Nel dettaglio, a sostegno della liquidità aziendale, è previsto un tasso fisso del 5% (4,75% in caso della garanzia di un confidi), una durata di 3 anni e un importo massimo finanziabile di 200mila euro. Per i nuovi investimenti, invece, il tasso fisso previsto è del 4,9% (sempre del 4,75%, in caso di garanzia da parte di un confidi), la durata è di 5 anni e l’importo di 300mila euro. I rimborsi, in entrambi i casi, sono composti di rate mensili e le spese di istruttoria di 500 euro. I finanziamenti possono essere richiesti presso una qualsiasi delle filiali delle Bcc interessate, che si riservano la valutazione dei requisiti dell’azienda richiedente. Il Credito Cooperativo anticipa le riforme del Testo Unico Bancario Europeo La qualità della governance, argomento ampiamente discusso nell’ambito del nuovo TUBE, è senza dubbio un interesse delle banche. Sulla qualità della governance, Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse, ha ricordato che «l’adozione di corretti assetti di governance degli istituti di credito rappresenta un principio di rilievo anche per il sistema delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali italiane. Lo riprova il fatto che già nel 2011 la Fede- 26 04 razione nazionale delle Bcc aveva avviato e concluso una profonda riforma dello statuto tipo delle BCC. Questa riforma prevedeva, in anticipo rispetto alla discussione in atto e anche al green paper della Commissione europea, l’introduzione volontaria di una serie di strumenti per contrastare possibili fenomeni di cattivo governo di impresa, quali ad esempio: una stringente disciplina delle operazioni con parti correlate; misure incisive per prevenire il rischio di conflitto di interesse; l’incompatibilità tra la figura di amministratore e un qualsiasi incarico pubblico elettivo; un limite massimo di fido concedibile; il rispetto di regole di turnazione della composizione dei consigli di amministrazione, con percorsi formativi strutturati rivolti agli amministratori e ai componenti il collegio sindacale. Si è trattato, nei fatti, di una «autoriforma volontaria», disegnata e realizzata tre anni prima rispetto al dibattito oggi in corso». l “d-day” scatta il prossimo primo luglio. A partire da questa data, tutti gli esercenti fornitori di beni o servizi saranno obbligati ad accettare pagamenti con moneta elettronica per importi a partire da 30 euro. La scadenza è stata fissata dal decreto “Milleproroghe” che aveva inizialmente previsto una fase di sperimentazione. Questo vincolo infatti è già in vigore per chi ha fatturati superiori a 200mila euro, mentre, con un altro decreto, che dovrebbe essere emanato entro il 26 giugno, saranno stabiliti nuove soglie e nuovi limiti minimi di fatturato, con la possibilità che vengano inseriti altri strumenti di pagamento elettronico. A chi tocca. Il decreto ministeriale che introduce il pos obbligatorio stabilisce che questo debba essere utilizzato da ogni «impresa o professionista» che benefici di un pagamento. Il regolamento attuativo prevede al momento che il pagamento con moneta elettronica (carta di credito o bancomat) debba essere accettato soltanto nei «locali destinati allo svolgimento dell’attività di vendita o di prestazione di servizio... per evitare di complicare le prestazioni al domicilio effettuate dai professionisti ed altre situazioni in cui avere un pos implica anche i costi e le complicazioni di un collegamento mobile». “Bonus” commissioni. Gli “acquirer”, cioè i gestori dei servizi di pagamento, dovranno distinguere le commissioni da applicare a ciascuna tipologia di carta di pagamento (di debito, di credito, prepagate) e ai diversi volumi delle transazioni. Per promuovere l’uso della moneta elettronica, il decreto ministeriale prevede un’ulteriore riduzione delle commissioni per i pagamenti sotto i 30 euro. I gestori dei servizi di pagamento dovranno comunicare con chiarezza le informazioni sulle commissioni applicate e rivederne periodicamente i livelli. L’obiettivo è quello di ridurre sempre di più l’uso del denaro contante, incentivando i metodi di pagamento “tracciabili”. La storia: l’obbligo arriva da lontano. L’imposizione del Pos a esercenti, professionisti e imprese era stata prevista addirittura dal decreto legge 179 del 18 ottobre 2012, convertito, poi, dalla legge n. 221 del 17 dicembre 2012. Partendo proprio da questa disposizione, il ministero dello Sviluppo Economico, di concerto con il ministero dell’Economia e delle Finanze, ha emesso il decreto interministeriale del 24 gennaio 2014 che contiene le disposizioni operative sopra citate. Glossario: Carta di debito: solo chi possiede questa carta, emessa da un istituto di credito, è in grado di pagare in tempo reale l’esercente, il professionista e l’impresa. Circuito. Il pagamento con moneta elettronica è possibile solo grazie a una piattaforma informatica che lo consente. Consumatore o utente. E’ da intendersi una persona fisica che paga per un acquisto o una prestazione professionale senza avere alcun legame d’affari con l’imprenditore, il commerciante, l’artigiano o il professionista di cui si è servita. Esercente. E’, in termini generali, il beneficiario di un pagamento ed è abilitato ad accettare carte di debito attraverso canali telematici. Pos. E’ un terminale evoluto che consente di accettare strumenti di pagamento tramite diverse tecnologie, in aggiunta a quella «a banda magnetica» o a «microchip». Un’ampia gamma di possibilità: Banca Cremasca offre ai propri clienti una vasta gamma di pos che, partendo dal classico pos da tavolo arrivano fino al più innovativo m-payments che permette di ricevere pagamenti in mobilità collegandosi a smartphone e tablet. Più di 30 euro. Il comma 1 dell’art. 2 recita che «l’obbligo di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito… si applica a tutti i pagamenti di importo superiore a 30 euro» disposti da esercente, impresa o professionista «per l’acquisto di prodotti o la prestazione di servizi». Più di 200mila euro. Il comma 2 dell’articolo 2 stabilisce che «in sede di prima applicazione, e fino al 30 giugno 2014, l’obbligo» del Pos per importi superiori ai 30 euro, è vincolante per coloro il cui «fatturato dell’anno precedente a quello nel corso del quale è effettuato il pagamento sia superiore a 200mila euro». Altri limiti e regole. Il comma 1 dell’articolo 3 recita: «Con successivo decreto, da emanarsi entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto possono essere individuate nuove soglie e nuovi limiti minimi di fatturato rispetto a quelli individuati ai sensi dell’articolo 2 del presente decreto». Il comma 2: «Con il medesimo decreto di cui al comma 1 può essere disposta l’estensione degli obblighi ad ulteriori strumenti di pagamento elettronici anche con tecnologie mobili». 27 «Questa mia città ha bisogno di riscoprire la sua essenza» I nostri talenti Aldo Spoldi, un grande artista. Conosciuto nel mondo. Che cosa pensa dell’arte di oggi. Il sogno? «Un’autobiografia delle persone che mi hanno arricchito culturalmente e spiritualmente». A ldo Spoldi è uno degli artisti fra i più conosciuti e apprezzati fra i pittori cremaschi. Definirlo pittore è sicuramente riduttivo rispetto allo spettro dei suoi interessi e delle sue proposte culturali: docente da anni di Pittura e Illustrazione presso l’Accademia Brera di Milano, Spoldi è in grado di misurare il tempo passato attraverso i cambiamenti delle manifestazioni artistiche, ma soprattutto attraverso una particolare visione del mondo, che è cambiato vorticosamente soprattutto in questi ultimi anni. 28 «Tutto il mondo» dice, «è diventato come un collegio, dove domina l’omologazione; ci sono più artisti che spettatori appassionati e veramente competenti con cui poter aprire un dialogo che non sia fatto di luoghi comuni». La mancanza di un vero dialogo rende l’arte autoreferente, e quindi ripetitiva, quando invece dovrebbe essere lo specchio del mondo che cambia, per individuarne gli aspetti belli e decisivi: la vita della natura - piante ed animali nella loro spontaneità - più forte della volontà antropocentrica dell’uomo moderno tutto economia e consumismo. «Bisognerebbe fermare questo gioco assurdo della competitività…al ribasso!». Eppure Aldo Spoldi con la sua arte è del tutto dentro i momenti più “luccicanti” della vita ricca e sfarzosa dell’occidente: tanti suoi grandi quadri abbelliscono le navi da crociera che solcano tutti i mari del mondo, o vengono esposti nelle gallerie d’arte più esclusive, come sarà prossimamente alla Galleria Marconi di Milano per una sua grande opera che lo stesso Spoldi considera riassuntiva di tutta la sua vita d’artista. «Ma il mio sogno» confessa, «sarebbe quello di scrivere un’autobiografia, senza fare l’elenco delle mostre allestite (ce ne sono già fin troppe…) ma piuttosto quello delle persone che mi hanno arricchito culturalmente e spiritualmente». In questa volontà di tornare all’essenziale, quale è stato il rapporto – chiediamo – con la tua terra e la tua città? «Ricordo Crema quando ero bambino, quando con mio padre andavo a visitare i quadri delle nostre chiese e dei nostri pittori - Civerchi, Barbelli, Lucini … - e cercavo di imitarli, copiandoli: Crema era stupenda perché diversa ad ogni angolo di strada, per le persone autentiche e diverse tra loro, perché mostrava senza finzioni la propria natura. Ora tutto mi sembra di plastica, tutto è chiuso o sta per essere chiuso; un paesaggio cittadino che a me pare orribile fatto di vecchi palazzi ormai chiusi o riadattati ad abitazioni normali, è il trionfo della piccola proprietà privata, del pensiero astratto dal contesto della realtà effettuale. Non credo si possa andare avanti molto così, dimenticando la varietà e la positiva complicazione del mondo reale, fatto - ripeto - di una natura che dovrebbe essere rispettata nella sua varietà e non piegata alla semplice, convenzionale ed immediata utilità». Tornare alla spontaneità della natura, anche e soprattutto quella umana, alla semplicità del gioco (i giochi dei bambini, ad esempio, spesso soggetti dei suoi dipinti) sembra essere il motivo dominante del pensiero di Aldo Spoldi. «Il mio ultimo lavoro? Allestire un piccolo parco con alcune mie sculture ma soprattutto con erbe e cespugli spontanei davanti al mio grande atelier a Bagnolo. Il luogo ha un nome bellissimo “Vascavolano” e sarà attrezzato in modo permanente dalla “Accademia dello Scivolo” i cui progetti delle sculture e del parco verranno posti in visione al Centro Culturale di Bagnolo con una mostra-installazione a cura di Eleonora Petrò dal 1° maggio e per i successivi due giorni, venerdì e sabato 2 e 3 maggio, dalle 17 alle 19». Significativo, per esaltare il movimento del viaggio nello spazio e nel tempo e l’importanza di essere in mezzo al cambiamento con consapevolezza, l’installazione con illustrazioni pittoriche di un “camper” fatta da Aldo Spoldi qualche anno fa e tutt’ora agibile ed efficiente: «Permette di dialogare con il mondo senza essere servili, ma in piena autonomia e libertà». Perfetto per una seduzione intellettuale affascinante e per nulla sofisticata! Nasce a Crema nel 1950. Alla fine degli anni Sessanta intraprende l’attività artistica realizzando in luoghi pubblici le prime performance di ascendenza teatrale (Il Naso, 1968). Dopo essersi dedicato alla pittura concettuale, ritorna alla figurazione naif, che fin dagli esordi lo spinge a varcare il confine della cornice. Nel 1978 tiene le prime mostre personali alla Galleria Diagramma/Luciano Inga Pin di Milano e allo Studio d’Arte Cannaviello di Roma. Nel 1979 partecipa alla collettiva «Il nuovo contesto» presso lo studio Marconi di Milano. La sua pittura, animata da una sottile ironia, è ricca di riferimenti letterari, trattati con tono giocoso e infantile. Nel 1980 è invitato da Renato Barilli, Roberto Daolio e Francesca Alinovi alla mostra «Dieci anni dopo: i Nuovi-Nuovi» organizzata presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Bologna. Nell’opera degli artisti presenti prevalgono le citazioni d’arte, gli interventi fumettistici e cartellonistici; lo stile postmoderno si fonde con la cultura liberty creando uno stile vagamente kitsch. Nello stesso anno Flavio Caroli lo chiama nella collettiva «Nuova immagine» al Palazzo della Triennale di Milano, che segna l’atto di nascita del movimento del «Magico Primario». Tale corrente propone l’abbandono dell’avanguardia in favore di un ritorno alle esperienze figurative del ventesimo secolo. Riceve il Premio Bolaffi 1981. Nel 1982 partecipa alla XL Biennale d’Arte di Venezia. Nel 1983 tiene la prima personale newyorchese alla Holly Solomon Gallery. Partecipa alla collettiva «Una generazione postmoderna» ospitata a Palazzo delle esposizioni a Roma. Nel 1984 realizza la prima scultura «Pierino porcospino» in ceramica. Nel corso degli anni Ottanta scrive testi teatrali, ne compone le musiche e ne realizza le scenografie. Dimostra uno spiccato interesse per le marionette, ispirate agli eroi dell’infanzia, che gli suggeriscono la messa in scena di «Enrico il verde», opera lirica rappresentata alla Rotonda di via Besana a Milano (1987), e di «Capitan Fracassa» per il Museo Luigi Pecci di Prato. È presente in importanti mostre collettive: «Nuovi Argomenti», PAC, Milano; «Anniottanta», Galleria Civica d’Arte Moderna, Bologna (1985); «Le icone del Postmoderno», itinerante in Canada; XI Qua- driennale d’ Arte di Roma (1986). Nel 1993 mette in scena il balletto «Circo» alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano. Nel 1996 è invitato alla XIII Quadriennale d’Arte di Roma. Nel 2000 si dedica alla stesura del libro «Lezioni di educazione estetica», primo volume della trilogia di scritti filosofico-estetici completata da Cristina Show. «Frammenti di vita» (2001) e «Andrea Bortolon». «Lezioni di filosofia morale». «L’ arte di diventare diavoli» (2003). Nel 2005 è invitato alla mostra «La Scultura italiana del XX secolo» organizzata dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano. Nel 2007 realizza la serie di tredici tele a olio «Cristina show» per la nave Costa Serena. Nel 2009 la galleria Frittelli Arte Contemporanea ospita la collettiva «Siamo sempre Nuovi-nuovi», che presenta tutti gli artisti dello storico gruppo. In occasione del Carnevale 2010 l’Officina delle Arti di Reggio Emilia organizza la mostra «Aldo Spoldi /Wal - L’arte mascherata». È docente di Illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Vive a Crema, ha il suo atelier a Bagnolo Cremasco. 29 Le nostre ricette Il risotto alla milanese, il più amato dai cremaschi Cambogia e Laos, tra templi, fiumi e ragni fritti I l tour Laos e Cambogia, organizzato per Banca Cremasca da Expert Travel, è stato uno dei viaggi più avvincenti e interessanti secondo i soci e clienti che l’hanno vissuto. Tra le emozioni - oltre alla possibilità di visitare i più bei templi di queste due nazioni e di navigare sul fiume Mekong - anche quella di gustare alcuni piatti tipici locali, composti da serpenti, cavallette, grilli e ragni fritti. Di seguito riportiamo un breve racconto di questa bella avventura. Partiti da Malpensa sabato 16 novembre scorso, il gruppo è arrivato il giorno dopo a Bangkok, da dove è ripartito per Luang Prabang, città del Laos famosa per essere stata, un tempo, la capitale religiosa di questa nazione. Ancora oggi è un territorio ricco di templi, che sono oltre un centinaio, tra i quali spicca Vat Visoun, il più antico della «Al risott giald», allo zafferano. I nostri antenati, invece, mangiavano solo riso in bianco. città e unico nel suo stile. A Luang Prabang i nostri viaggiatori si sono svegliati all’alba per ammirare i monaci, dall’abito zafferano, uscire dai templi, in processione silenziosa, per cercare le offerte dei credenti; poi sono saliti al Monte Phousi per godere la vista panoramica della città con i suoi edifici sacri, gioielli dell’arte laotiana, e il Palazzo reale. Memorabili sono state anche la navigazione sul lungo fiume Mekong, con visita alle sacre grotte di Pak Ou, l’escursione alla cascata di Khouang Sy dove si può fare il bagno, e la conoscenza ravvicinata dei villaggi laotiani, circondati da estensioni di campi di riso. E’ un’esperienza unica, infatti, camminare in queste campagne tra risaie e vegetazione lussureggiante. Altra grande emozione è stata quella di visitare il villaggio galleggiante di Kompong Ecco i soci e i clienti di Banca Cremasca immortalati davanti a due dei templi più antichi e suggestivi incontrati nel loro tour tra il Laos e la Cambogia. 30 04 Khleang, una località da cui si può ammirare l’impressionante altezza e la dimensione delle case su palafitta. Qui abita una famiglia che alleva coccodrilli e c’è un tempio famoso - Beng Mealea - immerso completamente nella natura. Intere giornate sono trascorse visitando i più bei templi del Laos: Angkor Thom, ultima città fortificata del regno khmer, Bayon, enorme tempio buddista con 1.200 metri di bassorilievi, Mebon tempio indù, Neak Poan, tempio buddista con una grande piscina centrale, Prea Kan, detto anche tempio della spada sacra e l’Angkor Wat, il tempio più bello e conosciuto con le sue altissime torri e gli incantevoli bassorilievi. Altra caratteristica importante di questo lungo viaggio è stato il ravvicinato contatto con la gente: nel villaggio galleggiante di Kompong Khleang, a Siem Reap dove si lavora ancora la seta secondo il metodo tradizionale e dove «gli scultori di pietra» si riuniscono a creare, sulla strada di Battambang che attraversa villaggi nei quali si può assistere alla fabbricazione di wafer di riso, a Kompong Chnang: qui si incontra un villaggio delle ceramiche. Nel frattempo si attraversano non solo risaie, ma anche campi di aranci e di papaia. Ultima tappa viaggiando su una strada immersa nella campagna cambogiana che porta a Phnom Penh, capitale della Cambogia, città caotica percorsa da milioni di motorini. Qui vivono anche numerose scimmie. Istruttive le visite al Palazzo Reale, alla Pagoda d’argento, al Musée Genocidiario di Tuol Slèng, una vecchia scuola trasformata in centro di detenzione sotto i khmers rossi. Infine l’indimenticabile cena a bordo di una giunca al tramonto. Questo numero del «Notiziario dei soci» ci accompagnerà fino al prossimo, che uscirà in autunno. Nel frattempo, quindi, avremo sicuramente fatto scorpacciate di angurie, un frutto che, gustato fra amici, ci farà compagnia per tutta l’estate e che, per il suo aspetto colorato, continuirà a suscitarci allegria. Per sognare già da oggi quelle fette di un rosso acceso, ecco la poesia di Fausta Donati de Conti intitolata: «La melunera» Vediem la melunera da luntà da là dala sucada ’n so ’l stradù, le ingürie sota ’l sul a marüdà e trat pèr trat na fila da melù. Il risotto? «Crema a tavola ieri e oggi», del Gruppo Antropologico cremasco, lo descrive in pochissime righe: «Il risotto veniva cotto nel brodo di carne in un tegame di rame, consumato bianco o condito con salsa di pomodoro o colorato con lo zafferano. Oppure veniva bollito, scolato e condito a piacere». Amen. Infatti, dai ricettari del 1300 fino a quelli del 1700 sappiamo che il riso conosce una sola tecnica di cottura: la lessatura in acqua. In poche parole, i nostri antenati cremaschi mangiavano sempre “riso in bianco”. E’ soltanto a partire dai libri di cucina del 1800 che compaiono le prime ricette del prelibato e gustoso «risotto alla milanese» o, come lo chiamavano i cremaschi di una volta: «al risott giald». Due righe di storia solo per ricordare che, importato dai Mori e dai Saraceni con il loro arrivo in Europa, il riso compare in Italia nel secolo XIII. Coltivato inizialmente in Sicilia, si diffonde nel Napoletano e poi, grazie ai contatti tra gli Aragonesi e gli Sforza e alla presenza di terreni acquitrinosi, si espande nel Vercellese e in quella parte di Pianura Padana appartenente al Ducato di Milano. Un fatto è certo: nel Cremasco, il risotto allo zafferano è sicuramente il più diffuso e preferito da giovani e buongustai, in quanto semplice da preparare, gustoso, leggero e colorato. Ma bisogna aspettare la fine del ‘700 e l’inizio dell’’800 per arrivare al piatto di risotto come lo conosciamo oggi. Ed ecco la ricetta per ottenere un ottimo risotto alla milanese. Tumates, fazuline da melgòt che rampègaa e ’n vesta ’l melunér, dentre ’n da l’umbra frèsca dal cazòt, do banche e sura ’l taol an quai bicér. Che piazér, setas zo, tastàn na fèta, catà fora l’ingüria, supezala, cuntratà con ‘ste zent da lingua s’cèta e vudà la sacòcia per comprala. Sensa sachéla la portaem isé, la ma brüs’ciàa dal fianc a töc i pas, isè gréa, la pasaem da me a te, la ma strepàa zo ’l còl ’ndù gh’era i sas. Alura sa fermàem sö qualche ria, dentre e fora ’l tasèl urmai sgagnat, finalmént la casina sa vedia, pèr l’ura da merenda siem riàt. L’ingüria l’era rosa cumè ’l foch, le fète ’n giro còn an mès al cor, staem lé a spetala pèr mangiàn an tòch bèl duls e farinùs, pròpe sö ’l fiòr. E faem anturne ’na bèla taulata, anche se ’n pansa sa casàa zo niént, l’era töt aqua dòpo ’na sgagnada, ma da stà töc anséma siem cuntent. LA RICETTA Per preparare il risotto allo zafferano cominciate tritando finemente la cipolla, poi fate sciogliere, a fuoco lento, 80 grammi di burro facendo attenzione che non frigga, quindi aggiungete la cipolla tritata finemente e farla imbiondire mescolando continuamente con un cucchiaio di legno. Unite il riso e fatelo tostare facendogli assorbire bene il burro, dopo di ché alzate il fuoco e bagnate il riso prima con il vino, che lascerete evaporare, e poi con 2 mestoli di brodo bollente; mescolate sempre e, quando questo sarà quasi assorbito, aggiungetene altri 2 mestoli. Questa operazione dovrà essere ripetuta fino alla completa cottura. Negli ultimi 5 minuti di cottura, sciogliete lo zafferano in poco brodo e versatelo nel riso facendolo amalgamare bene. Una volta che il riso ha raggiunto la cottura desiderata, va tolto dal fuoco e mantecato con il grana grattugiato e con il resto del burro. A questo punto assaggiate il riso e aggiustatelo eventualmente di sale: consigliamo di effettuare questa operazione poco prima del termine della cottura, in quanto il riso viene bagnato con il brodo che è già salato di per se, quindi è meglio controllare il grado di sapidità al termine, per evitare brutte sorprese. Prima di servirlo, è meglio lasciare riposare il risotto allo zafferano per qualche istante, in modo che possa insaporirsi ulteriormente. Spargete i pistilli di zafferano sul risotto per decorare i piatti di portata. 31