Sahrawi: la retromarcia dal referendum
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Sahrawi: la retromarcia dal referendum
ettatori 2-3/02 75 Giulia Olmi Sahrawi: la retromarcia dal referendum D Da oltre 26 anni la crisi del Sahara Occidentale passa attraverso ombre e luci, secondo le emergenze dettate dai riflettori internazionali che, come è noto, spesso confondono priorità umanitarie con priorità politiche. In questo momento di grande orrore verso le capacità del terrorismo arabo-integralista, le aspettative di un popolo arabo-musulmano di circa 250.000 persone che crede profondamente nella soluzione pacifica e diplomatica di un conflitto, vengono drammaticamente ancora deluse. Nonostante le numerose dichiarazioni della Comunità Internazionale sull’unicità della via referendaria come giusta conclusione dell’ultimo processo di decolonizzazione africana ancora irrisolto, Kofi Annan, recentemente premiato per le capacità dell’ONU di diffondere la pace, sembra non trovare di meglio che proporre alla Repubblica Sahrawi di an- Foto: Giulia Olmi Il presente dei Sahrawi racchiude ancora una volta, amaramente, le dinamiche scolpite nella storia di questa popolazione. Le risoluzioni ONU, in sostanza, riflettono infatti una sola soluzione tra quelle prospettate: l’annientamento della Repubblica Sahrawi in un’autonomia regionale all’interno della monarchia marocchina. Campi Sahrawi Senza spe Senza spettatori nientarsi in una autonomia regionale all’interno dell’avversaria monarchia alauita. Ossia di scegliere per una delle opzioni che il referendum avrebbe dovuto porre, quella proposta dal Marocco, ma senza celebrarlo. È spesso inevitabile passare attraverso un excursus storico, anche se coinciso ed affrettato, quando si vuole scrivere qualcosa sulla situazione del Sahara Occidentale, magari solo allo scopo di aggiornare sugli ultimi avvenimenti. Ma è ancor più spesso necessario, con il passare degli anni e l’affievolirsi della memoria, il bisogno d’inchiodare nel presente la storia passata, racchiusa nei documenti sigillati da codici d’archivio, per cercare di trovare un nesso tra le prime risoluzioni ONU e le più recenti. La decolonizzazione dell’ex Sahara Spagnolo resta ancor oggi incompiuta, pur collocata sin dall’inizio sotto l’egida delle Nazioni Unite che le hanno dedicato numerose risoluzioni in cui fu ribadito il diritto all’autodeterminazione della popolazione. Ciò avvenne a partire dalla Risoluzione 2072 (XX) del 1965 e dalla Risoluzione 2229 (XXI) del 1966, arrivando fino alle ultime. Tra queste vanno segnalate in modo particolare le Risoluzioni 2711 (XXVII) del 1972, la 3162 (XXVIII) del 1973, dove la Spagna venne più volte invitata a prendere le misure utili e necessarie all’esercizio di tale diritto, e la Risoluzione 690/1991, dove è contenuto il Piano di pace basato sulla realizzazione del referendum tramite il quale la popolazione sahrawi dovrebbe scegliere tra integrazione al Regno del Marocco o far parte della Repubblica Araba Sahrawi Democratica, proclamata per iniziativa del Fronte Polisario il 27 febbraio 1976, e riconosciuto oggi • OCEANO ATLANTICO MAR MEDITERRANEO MAROCCO ALGERIA Sahrawi MA UR ITA NIA 2-3/02 76 MALI LIBIA NIGER CIAD EGITTO da 78 paesi. Già in piena colonizzazione spagnola, dunque, si parlava di referendum. Inoltre, date le note rivendicazioni territoriali del Marocco, l’Assemblea Generale votò, con la Risoluzione 3292 (XXIX) del 1974, di domandare un parere consultivo alla Corte Internazionale di Giustizia (16 ottobre 1975). Un mese dopo, il 15 novembre 1975, pareri consultivi e risoluzioni ONU a parte, fu firmato a Madrid un accordo tripartito tra Spagna, Marocco e Mauritania dove si spartì a tavolino il territorio. Via libera alla “marcia verde” delle truppe marocchine che da allora fin ad oggi hanno inviato nelle zone occupa- I riflettori internazionali, come è noto, spesso confondono priorità umanitarie con priorità politiche te del Sahara Occientale circa 300.000 coloni e stipulato con vari paesi, fuori da qualsiasi norma giuridica internazionale, accordi di pesca e di sfruttamento di fosfati e gas naturali. La “marcia verde” marocchina fu deplorata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e al Marocco fu richiesto un immediato ritiro (Risoluzione 380 del 1975). L’accordo di Madrid è certamente in contrasto con il principio dell’autodeterminazione ‘ È necessario, con il passare degli anni e l’affievolirsi della memoria, il bisogno d’inchiodare nel presente la storia passata, racchiusa nei documenti sigillati. dei popoli proclamato nella carta delle Nazioni Unite ed in particolare nella Risoluzione 1514 (XV) del 14 dicembre 1960, perché decide le sorti del popolo sahrawi senza che abbia avuto modo di pronunciarsi. Così come sono in contrasto i conseguenti accordi economici, stipulati per lo sfruttamento delle risorse naturali del Sahara Oc- Archivio CISP ‘ cidentale, secondo l’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli (Algeri 1976), secondo cui la nullità dei trattati internazionali che contraddicono il principio di autodeterminazione dei popoli si estende anche ai contratti conclusi con privati o fra privati. Ma saltiamo invece ai giorni nostri, al 15 novembre 2001, 26 anni dopo queste onorevoli e le ricchezze economiche nel Sahara Occidentale ettatori 2-3/02 77 Si tratta di un territorio di circa 266.000 kmq, che affaccia sull’Atlantico per un migliaio di km, ed è compreso tra il Marocco, l’Algeria e la Mauritania. È un territorio in gran parte desertico, ancorché ricchissimo di risorse: i 100 km di coste costituiscono uno dei maggiori bacini ittici del mondo secondo le stime della FAO. Si parla oggi di 630.000 tonnellate di pescato e di circa 10 milioni di tonnellate annue di fosfato che porterebbero questa zona del nord-ovest africano al quarto posto nella produzione mondiale. Il 20 ottobre 2001 è stato firmato un accordo fra la Total Fina Elf e l ‘ONAREP (Office National Marocain de Recherches et d’Exploitation Pétrolière) per effettuare le prospezioni al largo delle coste meridionali del Sahara Occidentale. Tale accordo fa seguito ad un altro contratto risalente al 4 settembre 2001 tra lo stesso ONAREP e la società americana Kerr Mc Gee per la parte settentrionale delle coste. I confini del Sahara Occidentale, tracciati dalle diplomazie europee alla conferenza di Berlino del 1884-85 furono oggetto di lunghe trattative tra la Francia e la Spagna e furono definitivamente stabiliti nella convenzione franco-spagnola del 1912. I confini per molto tempo furono ignorati dalle popolazioni che nomadizzavano nel territorio, ma nell’ultimo periodo della colonizzazione, a partire dagli inizi di questo secolo, divennero confini reali e attentamente sorvegliati, entrando a far parte del vissuto quotidiano della popolazione che si andava sedentarizzando. La popolazione autoctona appartiene al ceppo delle tribù sahrawi, nomadi fino a tempi recenti, organizzate da secoli in modo autonomo, con forme proprie di lingua, cultura e organizzazione sociale, presenti oggi con minoranze anche nel sud del Marocco, in Spagna (soprattutto nelle Isole Canarie) e in Algeria. Durante il XIX secolo, la popolazione che abitava questo territorio visse esperienze decisive che determinarono un orientamento autonomo rispetto alla popolazione marocchina. Rimase, infatti, sotto controllo spagnolo dal Congresso di Berlino (1884) fino alla metà degli anni settanta. Alla fine degli anni sessanta il popolo sahrawi appariva già largamente sedentarizzato e urbanizzato dotato di istituzioni ricalcate su quelle tradizionali su cui la Spagna riorganizzò la propria amministrazione diretta della colonia. Anna Bozzo, docente di Storia della Civiltà Arabo-Islamica dell’Università di Roma Tre e Alberto Castagnola, economista. Senza spe 2-3/02 78 Senza spettatori ‘ coraggiose prese di posizione delle Nazioni Unite, scritte nero su bianco, passate alla storia e nascoste negli archivi. Dal 1975 al 2001 sono passati sotto i ponti altri fiumi di risoluzioni, pareri, invasioni, deplorazioni, decisioni, accordi firmati, soldi spesi, vite bruciate nel deserto. Eppure sembra che la convinzione della Comunità Internazionale riguardo l’irrinunciabilità al diritto di autodeterminazione del popolo sahrawi, stia svanendo nell’aria facendo posto ad una determinata ed immediata volontà di concludere presto e senza irritare chi ha già un posto formale nella Comunità Internazionale e vantaggiosi accordi economici dalla parte del manico. Occorre ancora ricordare un altro pezzo di storia, il decennio 1991-1999 periodo di fervente lavoro dell’inviato speciale del Segretario Generale dell’ONU, James Baker III, ex segretario di Stato americano, che rivitalizzò il Piano di pace fermo da ben 6 anni con il successo degli accordi di Huston (settembre 1997). In quella sede si sciolsero clamorosamente i nodi della questione: il Marocco riconobbe il Fronte Polisario come interlocutore politico, si concordarono i criteri di eleggibilità dei votanti sui quali le Commissioni miste Durante la cosiddetta “marcia verde”, le truppe marocchine hanno inviato nelle zone occupate del Sahara Occidentale circa 300.000 coloni. ‘ Archivio CISP d’identificazione avrebbero selezionato i 220.000 postulanti e fu stabilita la data del referendum: il 7 dicembre 1998. Nei campi del deserto algerino, dove ancora vivono 170.000 rifugiati sahrawi dal 1975, l’esplosione euforica avvolse tutti in una nuvola d’illusione: chi cominciò a smontare le tende, chi a fare addirittura i bagagli, chi ad ammazzare le bestie più vecchie, perché non avrebbero resistito al lungo viaggio di ritorno. Non si festeggiava già l’indipendenza, ma i bagliori della via d’uscita da un oscuro esilio, che continua tuttoggi ad inaridire intere generazioni, grazie alla dovuta e tanto attesa mediazione della Comunità Internazionale che aveva allora ritrovato, con l’opportuna scossa americana, un impulso costruttivo. A dicembre del 1999, dopo 36 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, oltre 700 miliomi di dollari spesi dall’inizio del Piano di pace, 4 incontri diretti tra Marocco e Fronte Polisario, 12 centri di identificazione (4 nei campi, 4 nei territori occupati, 2 nel sud del Marocco e 2 in Mauritania), 220.000 persone identificate, le Nazioni Unite pubblicarono la lista degli aventi diritto al voto: 86.386, di cui buona parte costituita da sahrawi censiti dagli spagnoli poco prima del loro ritiro. Blocco del Piano di pace: il Regno del Marocco non accetta tale risultato perché non sono state riconosciute idonee dalle Commissioni almeno altre 130.000 persone. A marzo del 2000, Baker visita le regioni interessate e convoca una serie di riunioni per riprendere il Piano di pace: giugno a Londra, poi a Ginevra una riunione tecnica e a settembre a Berlino, dove il Marocco annuncia l’abbandono del Piano di pace e propone una terza via come risoluzione al referendum, ossia l’annessione al Marocco senza consultazione referendaria. L’inviato speciale, questa volta, pur di sbloccare la situazione, fa compiere una pericolosa inversione a “U” alla coerenza delle 36 Risoluzioni ONU e “dubita ettatori ‘ Sembra che la fortemente che il Piano di pace convinzione della possa essere applicato nella Comunità sua forma attuale”. Ogni aggiuInternazionale stamento del Piano, continua il riguardo pensiero di Baker, sarebbe vo- l’irrinunciabilità al tato ad una sconfitta perché “in diritto di fin dei conti ci sarebbe sempre autodeterminazione del un vincitore e un vinto”. Conpopolo sahrawi, vinto da questa profonda costia svanendo. statazione, nel suo rapporto S/2001/613 del 20.06.01 al Consiglio di Sicurezza, Kofi Annan propone un “Accordo Quadro” che accolga, da una parte, le aspettative di autonomia regionale sostenute da Marocco, Francia e Stati Uniti, e dall'altra, continui a studiare le forme per la realizzazione del referendum, obiettivo che sembra ormai appartenere solo al Fronte Polisario e all’Algeria. Il progetto di Accordo Quadro propone un immediato periodo di transizione, in attesa che si ridefiniscano di nuovo i connotati referendari, in cui la popolazione sahrawi rifugiata in Algeria si ricongiunga a quella già residente nei territori occupati del Sahara Occidentale in un’autonomia regionale amministrata da una tanto oculata quanto preoccupante spartizione di competenze e poteri (si veda riquadro). Dopo lunghe e difficili discussioni il Consiglio di Sicurezza riconferma all’unanimità (Risoluzione S/RES 1359 - 2001) il mandato di Baker incentrato principalmente sull’applicazione del Piano di pace e la ricerca di altre soluzioni politiche solo se formulate con il parere favorevole di entrambe le parti. Molti paesi europei, anche a rischio di crisi diplomatiche con il Marocco, come nel recente caso della Spagna, si sono uniti nel confermare la linea del Consiglio di Sicurezza, sebbene la Francia non sembri per ora volersi allontanare dall’idea dell’Accordo Quadro. Il mandato della Minurso è stato prolungato fino al 31 gennaio 2002 per stato permettere a James Baker di compiere le consultazioni con le due parti. ! ‘ L’ “Accordo Quadro” di Kofi Annan 2-3/02 79 Il Sahara Occidentale sarà dotato di: Organo Esecutivo: eletto per 4 anni dalle 86.386 persone il cui nome figura nelle liste provvisorie dell’ONU di elettori stabilite il 30 dicembre 1999. L’Esecutivo nominerà degli amministratori con un mandato di 4 anni. Organo Legislativo: eletto sia dalle persone che avranno risieduto in maniera continuativa nel territorio a partire dal 31 ottobre 1998, che da quelle che figurano nelle liste di rimpatrio del 31 ottobre 2000. Ha un mandato di 4 anni. Organo Giudiziario: i giudici, scelti tra i membri dell’Istituto Nazionale di Studi Giudiziari, dovranno essere originari del Sahara Occidentale. Questi tribunali costituiranno l’autorità in materia di diritto territoriale. Ogni legge promulgata dall’Assemblea e ogni decisione dei Tribunali dovranno essere conformi alla Costituzione del Regno del Marocco e rispettare le disposizioni vigenti in particolare per quel che riguarda la protezione delle libertà pubbliche. Un referendum sullo statuto del Sahara Occidentale sarà organizzato entro 5 anni successivi alla sua data di applicazione. L’elettore deve aver risieduto permanentemente nel Sahara Occidentale durante tutto l’anno precedente. Gli Organi esecutivi, legislativi e giudiziari del Sahara Occidentale avranno competenza esclusiva su: Amministrazione governativa locale – Budget e imposte territoriali – Mantenimento dell’ordine – Sicurezza interna – Protezione sociale – Cultura – Educazione – Commercio – Trasporti – Agricoltura – Mine – Pesca e industria – Politica ambientale – Alloggi e sviluppo urbano – Acqua ed elettricità – Strade e altre infrastrutture di base. Il Regno del Marocco eserciterà la sua competenza esclusiva su: Relazioni esterne – Sicurezza e difesa nazionale – Ogni questione relativa alla produzione, la vendita, la proprietà e l’uso di armi e/o esplosivi – Il preservamento dell’integrità territoriale – Bandiera – Moneta – Servizi doganali – Sistemi postali e comunicazioni. Per l’esercizio di tutte queste funzioni, il Marocco può nominare dei rappresentanti nel Sahara Occidentale.