LA SICILIA 21-06-2006 pag. 39

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LA SICILIA 21-06-2006 pag. 39
MERCOLEDÌ 21 GIUGNO 2006
Catania .39
La legge sulla legittima difesa
Dopo la rapina a un
rappresentante di preziosi
costata la vita a un
malvivente, i commercianti
denunciano il loro disagio e
chiedono più presenza
delle forze dell’ordine
Nei casi di violazione di domicilio o di altra proprietà privata
(compreso il luogo di lavoro) chiunque sia "legittimamente presente"
nel luogo violato da estranei può usare un'arma o altro mezzo idoneo
al fine di difendere:
Un solo
articolo (Diritto
all’autotutela
in un privato
domicilio) che
riforma l'articolo
52 del Codice Penale
(Difesa legittima)
CINQUE OMICIDI IN DIECI GIORNI
DA DOMENICO FARINA A FILIPPO RIZZO
LA PROPRIA
O ALTRUI INCOLUMITÀ
I BENI PROPRI O ALTRUI,
CON QUESTI LIMITI
1
Non ci deve
essere desistenza
da parte dell'intruso
2
Deve esserci
pericolo
di aggressione
ANSA-CENTIMETRI
ALLARME
CRIMINALITÀ
LA SICILIA
Non ci sarà un’unica matrice, ma le cifre sono comunque
allarmanti. Cinque morti nel giro di pochi giorni
riportano alla memoria gli anni di piombo di cui a Catania
nessuno sente la mancanza. Si è cominciato venerdì 9
giugno con l’esecuzione a San Cristoforo di Domenico
Farina, fatto fuori probabilmente per uno sgarro negli
ambienti della criminalità organizzata. Due giorni dopo,
di domenica, l’agguato a Roberto Faro e Giuseppe Salvia
- col ferimento del figlioletto di quest’ultimo - rei di aver
rubato là dove non avrebbero dovuto. Sabato scorso,
ancora, l’assassinio di Salvatore Vaccalluzzo, il
commerciante di scarpe e articoli sportivi con piccole
denunce alle spalle per reati contro il patrimonio e usura.
Infine, lunedì pomeriggio, la sparatoria che è costata la
vita a Filippo Rizzo. Non ci sarà un’unica matrice, ma c’è
davvero di che allarmarsi....
Vita da gioielliere tra ansia e precauzioni
«L’estate è una stagione a rischio, il sabato pomeriggio non apriamo». «Da un mese è sparita la polizia di quartiere»
O IL PUNTO SULLE INDAGINI
CESARE LA MARCA
La telecamera a circuito chiuso trasmette l’immagine dell’ingresso del negozio, inquadra i passanti che procedono oltre e quelli che si fermano a osservare la vetrina. Fra questi, solo qualcuno entra all’interno e chiede informazioni sui prezzi, e qualche volta compra, prima di uscire con il suo sacchetto in mano. La stessa scena, nei negozi del centro come in quelli dei
quartieri, la stessa spesa da mettere in bilancio per un pizzico di sicurezza in più, la stessa sensazione di disagio, dai commercianti ai clienti, dalle commesse ai rappresentanti. Un mondo composito che è parte importante della realtà economica della città, ma è anche specchio del suo tessuto sociale, della vivibilità dei quartieri.
Un mondo vicino alla strada e alla gente, che percepisce subito un nuovo allarme, che lo vive direttamente, con un sorriso in meno e un timore
in più. Via Umberto, gioielleria Longobardo: cinquant’anni di
storia, nella stessa strada, e una dolorosa pagina di cronaca
che risale al 6 settembre del 1974, quando uno dei titolari
pagò il sacrificio più alto, nel corso di una rapina. «E’ un ricordo vivo e doloroso - dice Ugo Longobardo, fratello della vittima - che il tempo non scalfirà mai. Negli ultimi giorni abbiamo registrato dei preoccupanti campanelli d’allarme, e
d’altra parte come categoria siamo sempre costretti ad essere attenti, a misurare ogni spostamento, perché vendiamo
oggetti di valore, che spesso rappresentano il lavoro di una
vita, o anche di più generazioni. Ci limitiamo negli orari, nel
ricevere i rappresentanti, ed anche al di fuori del negozio
dobbiamo usare ogni precauzione». Come se non bastassero pericolosi rapinatori dovete guardarvi anche da insospettabili ladri. «E’ vero - conferma Ugo Longobardo - i furti
con destrezza di signore "per bene" per noi gioiellieri sono
Il punto in cui Rizzo
sempre da mettere in conto. L’allarme maggiore, però, scatsi è accasciato
ta sempre quando in orari inconsueti si presentano clienti
mai visti prima, magari con occhiali scuri a coprire il viso».
i desiderata, più controllo del territorio da parte delle for«Serve più Tra
ze dell’ordine, ma non solo: «Quello che chiediamo è anche
presidio del una giustizia più veloce, e quando è necessario più severa».
l’estate è ormai arrivata, e per molte gioiellerie queterritorio, Intanto
sto cambia qualcosa. «Anche quest’anno a luglio e agosto non
ma anche apriremo il sabato pomeriggio - spiega il gioielliere - troppa
e quasi nessun cliente, quindi un rischio in più
una giustizia confusione
che non vale la pena di correre, anche perché è nostro dovepiù veloce re pensare sempre all’incolumità di chi lavora con noi».
Via Monfalcone, uno dei poli commerciali della città, a poe severa»
che decine di metri da via Pola, dove lunedì la rapina a un
rappresentante di preziosi è costata la vita a un malvivente.
«Da un mese non vediamo più i poliziotti di quartiere - dice Gigi Tropea,
rappresentante dei commercianti della strada - e quindi chiediamo che
tornino sulla strada, anche perché questa presenza è stata utile, ha creato un unico fronte tra noi, i cittadini e le forze dell’ordine. Negli ultimi tempi i furti sono aumentati, e i costi per gli impianti di sicurezza gravano sempre più sulla nostra categoria, mentre i costi delle polizze assicurative per
proteggere la merce sono diventati proibitivi». Entra una cliente, chiede il
prezzo di una giacca, ma rimanda il suo acquisto. Più della crisi, però, mette timore la prossima serata «a rischio». «Quando gioca l’Italia e la città si
svuota - denuncia il commerciante - aumenta la possibilità di furti, l’ultima volta in questa zone ne abbiamo subiti almeno quattro».
Il rappresentante indagato per omicidio
Saranno l’autopsia e le perizie balistiche
a «stabilire» la gravità del reato.
I carabinieri a caccia del «secondo uomo»
CONCETTO MANNISI
Sarà chiamato a rispondere di omicidio volontario il rappresentante di
gioielli di venticinque anni che lunedì
pomeriggio ha ucciso a revolverate Filippo Rizzo, ventitré anni, il giovane
malfattore che, in compagnia di un
complice poi riuscito ad eclissarsi col
bottino, lo aveva appena rapinato di
una borsa contenente due chilogram-
mi di oro, per un valore di circa trentamila euro.
Lo ha rivelato il procuratore della
Repubblica Mario Busacca, che sta
coordinando il lavoro del sostituto procuratore Lina Tropea, ovvero il magistrato incaricato di seguire il caso.
Si tratta, è stato spiegato in Procura,
di un atto dovuto. Soprattutto per questioni procedurali. Il capo d’accusa, infatti, potrebbe variare in conseguenza
Nella foto di Orietta Scardino, gli investigatori al lavoro dinanzi ad «Orogallery»,
l’ingrosso di preziosi di via Pola in cui si è verificata la rapina poi conclusa in
tragedia: uno dei delinquenti, Filippo Rizzo, è stato ucciso a revolverate dalla
propria vittima designata
degli esiti dell’autopsia sul cadavere
del rapinatore, nonché dei risultati delle perizie balistiche.
Una cosa, insomma, sarebbe se l’agente di commercio avesse sparato
dall’alto verso il basso, per fermare la
fuga del malfattore, magari mirando
alle gambe; un’altra se l’omicida più o
meno volontario avesse fatto fuoco ad
altezza d’uomo, col chiaro intento di
bloccare il fuggitivo. E in qualsiasi modo.
Probabilmente ha rischiato tantissimo anche l’altro delinquente, che si trovava alla guida dello scooter utilizzato per la fuga. E’ diventato lui, adesso, il
principale obiettivo dei
militari dell’Arma. Innanzitutto perché è riuscito ad allontanarsi con
la valigia colma di preziosi, probabilmente perché ha portato con sé la
pistola utilizzata durante
la rapina (sempre che ne
sia stata utilizzata una,
anche se il rapporto di
parità di forze - due rapinatori, due
rappresentanti - indurrebbe a pensare
che un’arma i due delinquenti l’avessero), infine perché potrebbe contribuire a chiarire tutti gli aspetti oscuri di
questa vicenda.
I carabinieri del nucleo operativo
della compagnia di piazza Dante stanno scandagliando nelle amicizie di Filippo Rizzo, determinati a trovare il
dettaglio giusto che potrebbe portarli
ad identificare il secondo uomo di questo raid. Non è facile, è evidente, anche
perché c’è un morto di mezzo, eppure
i militari dell’Arma non stanno tralasciando il benché minimo particolare,
interrogando tutte le persone che potrebbero avere qualcosa da dire su
questo ennesimo fatto di sangue avvenuto negli ultimi giorni nel Catanese.
Ovviamente sono stati sentiti il tito-
lare e gli impiegati di «Orogallery», l’ingrosso di preziosi di via Pola davanti a
cui è avvenuta la sanguinosa rapina.
Poi gli abitanti degli stabili vicini, la
guardia giurata in servizio davanti alla
Banca Intesa di corso Italia (laddove Filippo Rizzo è praticamente morto) e
persino il vigile urbano in servizio nella garritta all’incrocio col viale Libertà.
Quest’ultimo, però, non avrebbe visto
alcunché e alla fine, lunedì pomeriggio, sarebbe risultato di grande aiuto
soprattutto per disciplinare il traffico,
presto impazzito, anche
a causa della curiosità
degli automobilisti che
cercavano di comprendere il perché di quella
confusione vicino alla
banca.
Non è la prima volta
che nella zona fra via Pola e viale Ionio si verificano episodi di questo genere. Nel recente passato
è capitato che, almeno in
un paio di circostanze,
rappresentanti di preziosi siano stati presi di mira, con alterne fortune (un colpo, nel
Duemila, fu sventato da un agente libero dal servizio: arrestati due rapinatori), da predoni che li avevano intercettati e seguiti all’uscita delle gioiellerie.
Altre grosse rapine, invece, sono state denunciate da agenti di commercio
nella zone di Lineri (sempre nel novembre del Duemila: cento milioni
delle vecchie lire il bottino), via Sangiuliano, dell’aeroporto di Fontanarossa (alcuni mesi fa: bottino centomila
euro).
Nel 2003 agenti della squadra mobile arrestarono tre persone specializzate in questo genere di reato. Ma pensare che in una città di Catania basta arrestare tre persone per evitare questo
genere di reato, ebbene, è davvero pura utopia.
LE REAZIONI
Lettera al prefetto: «Riaffermare il senso della sicurezza»
«Il caso del rapinatore ucciso nel corso di una rapina ai danni di un gioielliere rappresenta la punta di
un iceberg. Prima o poi, infatti, non poteva non finire con una tragedia, con un morto».
Comincia così la lettera aperta che Giovanni Saguto, coordinatore della Consulta del commercio di
Catania, Mario Giuffrida, presidente associazione
dettaglianti orafi di Catania (Ado), e Francesco Sorbello, funzionario della Confcomhanno inviato ieri al preConfcommercio mercio,
fetto, Anna Maria Cancellieri.
«E’ da circa tre anni - si legge
e Ado: «Non è
nella missiva - che il fenomeno
più possibile della microcriminalità o della critemporeggiare». minalità istintiva o della criminanon organizzata o meno orgaA breve riunione lità
nizzata, non sappiamo come defidel comitato per nirlo, si è appesantito nella nostra provincia. Lo dimostrano i
la sicurezza
fatti di cronaca che, nei giornali
locali, quotidianamente, riportano rapine effettuate ai danni anche di piccoli esercizi commerciali. Oltre alle gioiellerie, particolarmente aggredite ultimamente, tabaccherie, benzinai, supermercati, abitazioni private e, perfino,
utenti che prelevano denaro in banca o alla posta,
risultano essere presi di mira giornalmente. Siamo
veramente di fronte a una "emergenza criminalità".
Non è una questione che riguarda solo la città di Catania, ma che coinvolge tutto l’hinterland».
«Negli scorsi anni - continua la lettera - grazie all’attività e ai successi delle forze dell’ordine, ad un
certo punto, abbiamo avvertito un maggiore senso
di sicurezza rispetto al passato. Questa sensazione,
anzi certezza, non solo non deve essere dispersa ma
deve essere difesa e potenziata. La criminalità "spicciola o non organizzata" deve essere affrontata
senza indugio. Non è più possibile, Sua Eccellenza,
temporeggiare, occorre adottare iniziative di prevenzione che partano da un maggiore presidio del
territorio, tali da permettere ai cittadini e alle imprese di vivere e lavorare in un contesto territoriale sicuro. Per quanto detto, Le chiediamo di voler
convocare, con carattere d’urgenza, un incontro, al
fine di valutare la situazione e stabilire un quadro di
iniziative, anche con il contributo delle forze sociali, che riaffermi il senso della sicurezza nella nostra
comunità».
Il vicesindaco Giuseppe Arena, dopo aver riportato alta l’attenzione su via Crociferi, che non può
essere ulteriormente abbandonata al suo destino,
ha incontrato ieri il prefetto Anna Maria Cancellieri, per affrontare la questione dell’ordine pubblico
in centro storico. «Abbiamo concordato una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza - dice il
vicesindaco - che si svolgerà subito dopo il referen-
dum. Prima del comitato - aggiunge - riuniremo un
tavolo del Comune con gli assessori alla Solidarietà
sociale e all’Immigrazione, per fronteggiare il fenomeno dell’abusivismo commerciale degli extracomunitari, tenendo presente il principio di solidarietà ma anche l’esigenza di legalità da garantire ai
cittadini».
Dal canto loro, i consiglieri comunali di Alleanza
Nazionale, Puccio La Rosa, Franco Siciliano e Giuseppe Calabrese, con un’interrogazione al sindaco
Scapagnini hanno sollecitato la convocazione di
un tavolo tecnico-politico che si occupi della questione sicurezza nella nostra città.
«La nostra iniziativa - commentano i tre consiglieri - nasce, oltre che dagli ultimi episodi di criminalità verificatisi in città, dalle continue sollecitazioni pervenuteci da tantissimi nostri concittadini.
Le associazioni culturali "La Contea" e "Idee e Azione", in particolare, ci hanno sottoposto una petizione popolare, ad oggi sottoscritta da oltre 500 cittadini, nella quale si evidenzia la richiesta di più sicurezza, più legalità e maggiore presenza delle forze
dell’ordine nel centro storico, nell’area compresa fra
il mercato di piazza Carlo Alberto e San Berillo
Vecchio e nei rioni periferici della nostra città. Contestualmente, abbiamo chiesto al sindaco Scapagnini di sollecitare prefettura e comandi provinciali
della polizia di Stato, carabinieri e Guardia di Finan-
za a rivedere l’attuale piano di copertura del territorio da parte delle forze dell’ordine, che al momento appare non in grado di offrire la completa
copertura del territorio cittadino. Così come riteniamo fondamentale il coinvolgimento delle direzioni servizi sociali, politiche scolastiche, commercio, vigili urbani del Comune e della prefettura,
per affrontare con efficacia i problemi di devianza
minorile, dispersione scolastica e di abusivismi di
ogni genere che da qualche tempo "incatenano" la
nostra città».
Poliziotti di
quartiere in città.
Associazioni dei
commercianti e
istituzioni
sollecitano un
maggior presidio
del territorio