Riassunto della Tesi 21 02 2016

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Riassunto della Tesi 21 02 2016
Cognome e nome: Sose Alen
Matricola: 1014389
Corso di laurea: Laurea magistrale in Giurisprudenza
Titolo della tesi: Gli ordinamenti degli stati successori della ex Jugoslavia
Riassunto
Questa ricerca è stata intrapresa a seguito di una forte curiosità per l’evoluzione che ha avuto la Jugoslavia
nel XX secolo, in quanto è stato un territorio intrecciato di complesse questioni politiche, etniche,
geopolitiche, economiche, religiose e sociali.
Il lavoro è composto da una prima parte nella quali si descrivono le origini delle tensioni tra le diverse
etnie della Jugoslavia. Si parte da un’analisi storica in cui si ripercorre il passato remoto della penisola
balcanica, che è stata fortemente caratterizzata dai giochi di forza tra l’impero cristiano degli Asburgo e
quello islamico degli Ottomani. In particolare questi ultimi, imponendo a partire dalla seconda metà del XV
secolo un lunghissimo dominio, influenzarono in maniera determinante i popoli balcanici soprattutto in
Bosnia, dove maggiormente si diffuse la cultura e la religione islamica. Ad ostacolare la loro avanzata in
Occidente furono gli imperatori d’Asburgo che, difendendo i propri possedimenti e la cristianità dell’Europa,
non nascondevano il desiderio di espandersi a loro volta nei Balcani. Nei primi anni del 1800 iniziò la
decadenza dell’impero Ottomano; è in questo clima che tra gli intellettuali Serbi e Croati incomincia a
formarsi una sorta di “coscienza jugoslava”, che riteneva possibile unire i popoli balcanici in un unico stato
sovrano e indipendente.
L’elaborato prosegue esaminando la storia costituzionale della Jugoslavia, nella quale si sono individuati
alcuni punti delicati meritevoli di approfondimento. Punto di partenza è il periodo in cui nasce la Jugoslavia:
al termine della I guerra mondiale prende inizialmente il nome di “Regno dei Serbi, dei Croati e degli
Sloveni”. Successivamente al Congresso di Parigi del 1918 si costituisce il nuovo Regno di Jugoslavia, che
comprende i due Regni di Serbia e Montenegro con annessi vasti territori appartenuti all’ormai dissolto
Impero Austroungarico, tra cui la Slovenia, la Croazia, la Dalmazia e la Bosnia. E’ proprio in questo periodo
che verrà sancita la prima Costituzione Jugoslava contenente principi e valori politici di tipo occidentale.
Un secondo punto cruciale della storia costituzionale Jugoslava si ha in seguito alla seconda guerra
mondiale. Il 29 novembre 1945 venne abolita la monarchia e proclamato un nuovo stato basato su principi
federali e democratici: la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (RSFJ), fondata dal maresciallo Josif
Broz Tito. Essa era composta da sei Repubbliche: Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, Bosnia ed
Erzegovina, Macedonia, e due province autonome comprese all'interno della Serbia, la Vojvodina e il
Kosovo. Il 31 gennaio del 1946 Tito fece approvare la nuova costituzione della RSFJ composta da 138
articoli, e fortemente ispirata alla costituzione dell’Unione Sovietica del 1936. Dalla fine degli anni ‘60 la
Jugoslavia viene investita da una serie di avvenimenti che segneranno il futuro assetto della nazione. Primo
fra tutti, la lotta all’interno della Lega dei comunisti, divisi tra le tendenze liberali dei rappresentanti delle
Repubbliche più ricche ed il conservatorismo della repubblica serba. Infine un importante ruolo viene
assunto dall’ultima Costituzione Jugoslava approvata il 30 gennaio 1974. In quest’ultimo disegno
costituzionale aumenta in maniera determinante il ruolo delle singole Repubbliche e Province Autonome,
riducendo di fatto gli organi federali a luoghi di negoziazione di decisioni prese a livello regionale.
Terzo punto cruciale della storia costituzionale Jugoslava si ha nel 1980, anno in cui muore il maresciallo
Josif Broz Tito. Senza la forte e carismatica guida di Tito l’idea della Federazione Jugoslava unita inizierà a
disgregarsi. Negli anni ’80 una serie di avvenimenti contribuirà a creare le basi e le ragioni per lo scoppio
della guerra.
Nella seconda parte di questo elaborato, vengono analizzati i nuovi sistemi costituzionali degli “stati
indipendenti” sorti successivamente alla disgregazione della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
In particolare, dopo brevi scontri con l’esercito federale, la Slovenia, lo stato più occidentalizzato e più
avanzato nel settore terziario, proclama la propria indipendenza dal resto della Jugoslavia. L’elaborato
prosegue analizzando il processo istituzionale e la nuova costituzione slovena adottata nel dicembre 1991.
Dopo pochi mesi anche la Croazia, nazione quasi totalmente cattolica, guidata dal nazionalista Tudjman,
affronta il processo di transizione che la porterà all’indipendenza dalla Jugoslavia. Tale processo non è stato
semplice come nel caso della Slovenia, in quanto la Serbia, che era la patria del governo centrale, inviò
subito molte truppe armate federali per evitare l’indipendenza o raggiungere almeno la salvaguardia delle
poche regioni a prevalenza serba in Croazia.
L’elaborato prosegue analizzando il nuovo assetto socio-politico e la nuova costituzione adottata dalla
Croazia. Successivamente viene descritto il nuovo regime politico e il sistema costituzionale della Serbia e
del Montenegro, approfondendo le relative costituzioni adottate. Infine viene affrontato il tema della
scissione del Montenegro dalla Serbia avvenuta nel 2006 e l’indipendenza ufficiale del Kosovo proclamata
nel 2008.
Nella terza parte di questo elaborato, viene illustrata la dura e difficile transizione che ha dovuto
affrontare la Bosnia ed Erzegovina per riuscire ad ottenere l’indipendenza dalla Repubblica Socialista
Federale di Jugoslavia.
A differenza della Slovenia e della Croazia, la Bosnia era uno Stato multi-etnico e multi-religioso, per via
dalla compresenza di tre comunità diversificate dall'appartenenza religiosa: bosgnacchi musulmani, croati
cattolici e serbi ortodossi. La Bosnia ed Erzegovina si trovava contesa tra bosgnacchi e croati da un lato, che
reclamavano la proclamazione della sovranità e dell'indipendenza dello Stato multietnico della Bosnia ed
Erzegovina, e serbi dall'altro, che reclamavano l'unione con il resto della Jugoslavia. La guerra nella exJugoslavia scoppiò nel momento in cui Belgrado, ex capitale della RSFJ, non volle riconoscerne
l’autonomia. La disgregazione della Jugoslavia passò attraverso gravissime violazioni dei diritti umani a
danno di popolazioni inermi: odio razziale, genocidio, persecuzioni, barbarie da secolo buio, ferocia tra
concittadini che fino al giorno prima convivevano pacificamente. Intere città furono distrutte, fu bombardato
anche il celebre ponte di Mostar, simbolo di pacifica convivenza tra popolazioni diverse.
Infine l’elaborato prosegue analizzando l’accordo di pace stipulato 21 novembre 1995 presso la base militare
di Dayton che mise finalmente fine a tre anni e mezzo di guerra in Bosnia. Alle trattative parteciparono le
delegazioni delle tre parti in lotta, guidate da Milosevic, Tudjman e Izetbegovic. La Bosnia Erzegovina
venne riconosciuta come repubblica sovrana e autonoma e divisa in due entità ciascuna dotata di un proprio
parlamento e governo: la Federazione croato-musulmana e la Repubblica Serba.