Nota introduttiva per Pacifismo concreto. La guerra

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Nota introduttiva per Pacifismo concreto. La guerra
Nota introduttiva di Giulio Marcon Pacifismo concreto. La guerra in ex Jugoslavia, i conflitti
etnici, il ruolo dell'Europa di Alex Langer (Edizioni dell’Asino 2010)
Raccogliamo in questo quaderno alcuni scritti di Alex Langer molto diversi tra loro per
caratteristiche e tipologia (si tratta di articoli, interventi pubblici, diari di viaggio, relazioni,
eccetera), ma accomunati da una riflessione che si sviluppa su alcuni temi tra loro
profondamente intrecciati negli anni che vanno dal 1989 e il 1994: le pratiche e le proposte dei
pacifisti di fronte alla guerra in ex Jugoslavia, l'emersione delle tensioni e dei conflitti etnici
dopo il 1989, il ruolo di un'Europa nascente, ma ancora debole e contraddittoria.
Gli scritti raccolti in questo quaderno sono solo una parte degli interventi di Langer su questi
temi: si trattta di articoli ed interventi tra quelli meno conosciuti o non già pubblicati in altri
importanti volumi usciti in questi anni (come Il Viaggiatore leggero, La scelta della convivenza e
Fare la pace) cui rimandiamo per completezza e maggiore conoscenza del suo pensiero.
Alex Langer unì profondamente l'impegno politico (con i Verdi, nel Parlamento Europeo) alle
pratiche e alle attività pacifista sul campo. In quegli anni diede vita al Verona Forum per la pace
e la riconciliazione in Ex Jugoslavia, organizzò le iniziative per la pace a Tuzla (in Bosnia
Erzegovina) insieme al Forum dei cittadini per difendere una città che durante la guerra era
ancora un'isola “inter-etnica” dove convivevano musulmani, serbi e croati. Partecipò alle
carovane per la pace e alle altre iniziative e manifestazioni che furono organizzate in quegli anni
in Italia e in ex Jugoslavia. Fu tra i primi a parlare della necessità di sostenere “l'altra Bosnia”,
“l'altra Croazia”, “l'altra Serbia”: i pacifisti e gli obiettori di coscienza, le donne in nero, i
giornalisti indiependenti, i politici democratici ed antinazionalisti.
Langer si interrogò anche -insieme a molti pacifisti- se non fosse insufficiente un generico
appello alla nonviolenza di fronte alle stragi dei cecchini sugli abitanti di Sarajevo e alla pulizia
etnica che colpiva non solo la Bosnia Erzegovina, ma anche altre aree della ex Jugoslavia. Allora
si evocò -sperando che fossero le Nazioni Unite a farlo, ma queste erano impotenti, come
l'Europa d'altronde- l'uso della forza per porre fine alla guerra e venne messa in campo la
proposta (fu l'Associazione per la pace a farlo) di inviare 100mila caschi blu per rendere
impossibile i combattimenti sul campo. La storia -sappiamo- andò in tutt'altra direzione. E fu
anche questo il motivo della profonda angoscia degli ultimi mesi della sua vita -l'angoscia
dell'impotenza del pacifismo, della politica, dell'Europa di fronte al massacro della Bosnia- e a
cui dedicò il suo ultimo articolo, uscito per la Terra vista dalla luna nel luglio del 1994.
Nello stesso tempo -negli scritti che qui pubblichiamo- Langer rivendicava l'importante valore di
quel “pacifismo concreto” (cui si riferisce l'articolo con cui apriamo questo quaderno) che in
modo pragmatico e non ideologico -diversamente dal pacifismo dogmatico e dal pacifismo
tifoso- si occupa delle persone in carne ed ossa, ristabilisce e ricostruisce ponti tra le comunità,
sostiene le forze democratiche, si nutre di solidarietà e azioni sul campo, di meticolosa
tessitura (come aveva fatto lui con il Verona Forum) tra le forze democratiche e antinazionaliste.
Langer fu un attivista pacifista sempre pronto a sperimentare -in modo pragmatico- le
implicazioni concrete e pratiche del proprio impegno, tenendosi lontano sia dagli approcci
ideologici di un pacifismo solo “contro” che dagli approcci “accademici” di chi non riusciva a
mescolare la dottrina della nonviolenza con l'azione sociale sul campo. Ma era anche un
pacifista che cercava di tradurre in politica le buone pratiche: la proposta della creazione di un
“corpo civile di pace” dell'Unione Europea fu proprio il tentativo di istituzionalizzare in qualche
modo l'esperienza ed il significato della straordinaria esperienza dei pacifisti e volontari in ex
Jugoslavia.
Nelle riflessioni sul pacifismo di Langer si intrecciano infine altri due temi -connessi ovviamente
con la guerra in ex Jugoslavia- e che Alex conosceva assai bene: quello delle minoranze e della
convivenza multietnica e quello dell'Europa. L'ex Jugoslavia era composta da minoranze (come
la nostra Europa d'altronde) e proprio il faticoso e delicato lavoro di costruzione di una
convivenza possibile (come aveva potuto sperimentare in Sud Tirolo) era (ed è) la scommessa
sulla quale costruire la pace, in ex Jugoslavia come in Europa. Si tratta di temi di grandissima
attualità e che interrogano il futuro dell'Unione Europea e della convivenza civile e che se non
affrontati in modo adeguato possono produrre -come è già successo in molti paesi europeixenofobia, ascesa di una destra intollerante, discriminazione degli immigrati, divisioni tra
popoli. Le sue riflessioni, le sue proposte sono perciò ancora molto importanti e utili a chi si
impegna per ridare all'impegno per l'Europa e per la pace una prospettiva credibile.