SAN PAOLO Testimone e Missionario

Transcript

SAN PAOLO Testimone e Missionario
SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO
PERCORSO DIDATTICO
CLASSI SECONDE
SAN PAOLO
Testimone e Missionario
a cura di
Leva Emanuela
IL PERSONAGGIO
Il più grande protagonista della Chiesa delle origini per l’annuncio del Vangelo ai gentili è
certamente San Paolo, il cui operato ci è descritto dagli Atti degli Apostoli e dalle sue Lettere.
Da nemico dei cristiani, perché fariseo intransigente, dopo il suo incontro con Gesù risorto, ne
diventa un testimone convinto e diviene il più grande missionario della Chiesa delle origini,
fondando numerose comunità cristiane.
(tratto da Stefano Pagazzi, “Dio, l’uomo, il mondo”, vol. 2, ed. LDC – Il Capitello)
LA PROPOSTA
Obiettivi:


Tramite la conoscenza della conversione e dell’operato di San Paolo comprendere
l’importanza ed il significato profondo della “missione” nella Chiesa delle origini e della
conseguente diffusione del cristianesimo. E’ inoltre importante aiutare gli alunni a
promuovere e favorire il dialogo con persone di diversa cultura;
Conoscere alcuni testimoni che nella vita hanno realizzato i valori in cui hanno
fermamente creduto a beneficio di tutta l’umanità e riflettere sulle ricchezze di cui
ognuno è portatore (spesso poco valorizzate e utilizzate, ma necessarie per rendere il
mondo migliore).
Tempo: 3-4 ore di lezione
Fasi di articolazione delle attività:
Durante la presentazione in Power Point (all. 1) è possibile aggiungere alcuni approfondimenti
e/o integrare con del materiale cartaceo qui allegati (vedi sotto):
 all. 2: lettura artistico-teologica del quadro Conversione di Saulo del Caravaggio
 all. 3: Paolo di Tarso
 all. 4: crucipuzzle Paolo di Tarso
 all. 5: cruciverba Paolo Apostolo
VERIFICA E VALUTAZIONE
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


Interesse: in base al coinvolgimento personale alle attività ed agli stimoli proposti;
Partecipazione: annotare sul registro con segno positivo (+) gli interventi pertinenti
che emergono durante le varie attività;
Impegno: verificare la conoscenza dei contenuti attraverso il Memo-quiz (all.6);
Relazione con gli altri: valutare le riflessioni pertinenti che emergono in classe
durante la conversazione.
ALLEGATI
Allegato 1
(Inserire presentazione San Paolo in power point)
Allegato 2
La conversione di Saulo: una lettura teologica e artistica
Autore articolo:
di Domenico Sguaitamatti | 28 aprile 2009
L’autore, storico dell’arte e responsabile di Arte e Catechesi presso l’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di
Milano, ci guida alla scoperta dei significati teologici e artistici della celeberrima “Conversione di Saulo”, il
capolavoro eseguito dal Caravaggio tra 1601 e 1604, ora esposto nella chiesa romana di Santa Maria del
Popolo.
«Conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi» (Gv 8,32): credo che questa espressione di Gesù possa essere
una tra le più belle sintesi a commento della grande opera di Caravaggio intitolata “Conversione di Saulo”. È
un’incisiva ed efficace verità, tratta da una serrata discussione accesasi tra il Maestro e alcuni Giudei che «pur
avevano creduto in Lui» (Gv 8,31), e che si conclude drammaticamente: «…raccolsero allora delle pietre per
scagliarle contro Gesù» (Gv 8,59).
Caravaggio dipinge questo capolavoro nel 1601 circa, su commissione di Tiberio Cerasi, tesoriere di papa
Clemente, unitamente all’altra tela che ha per tema la “Crocifissione di Pietro”. Entrambe le opere si possono
ammirare oggi, l’una di fronte all’altra, nella Cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo a Roma.
Sulla via di Damasco Saulo è disarcionato, pesantemente e irrimediabilmente “schienato” a terra da una forza
improvvisa e invincibile. Sovrastato, quasi minacciato, dallo zoccolo, a stento trattenuto, di quel cavallo che
sempre ha dominato e domato con altezzosa capacità ed indubbia maestria.
Quel cavallo, fedele compagno di frenetici ed estenuanti viaggi su mille polverosi e disagiati sentieri, nel tentativo
di scovare i tenaci seguaci di quel “Rabbì” da poco crocifisso e già annunciato “Risorto”, per imporre loro la legge
del più forte: rinnegare o subire la morte. «I testimoni deposero le loro vesti ai piedi di un giovane chiamato
Saulo. E lapidavano Stefano che pregava… E Saulo approvava l’uccisione di Stefano» (At 7,58-60; 8,1).
E colui che scovava è adesso “lo scovato”, colui che sorprendeva è adesso “il sorpreso”, colui che agiva nel buio e
nel nascondimento per catturare, adesso, da questa luce sconvolgente, improvvisa, invadente, è “catturato”:
«Strada facendo, mentre stava avvicinandosi a Damasco, d’improvviso una luce dal cielo gli sfolgorò d’intorno:
caduto a terra…». (At 9,3-4).
Scarno, sintetico, efficace, incisivo è il racconto scritto degli Atti. Essenziale, intenso, immediato, coinvolgente e
drammatico è il racconto dipinto da Caravaggio. Provocato, indispettito, deluso dal rifiuto della prima edizione
dell’opera da parte dei committenti della famiglia Cerasi, l’artista, in questa seconda edizione, fa appello a tutto il
suo genio creativo, alla sua folgorante intuizione, e ci consegna uno tra i massimi capolavori di sempre.
Inespressiva, eccessiva, manieristicamente sovraccarica, direi barocca, la prima tela (oggi di proprietà
Odescalchi); misurata, esteticamente e formalmente straordinaria questa seconda.
Plastica e potente nel suo luminoso e caldo cromatismo; forte, irruente e graffiante nella movimentata e concitata
lotta tra la luce e la tenebra, essa non solo ci racconta un evento, ma ci risucchia in esso, rendendoci protagonisti e
costringendoci a riflettere sulla misteriosa forza di questa “Luce” capace di abbattere e di rialzare. Pagina di diario
del suo quotidiano vivere, come gran parte della sua pittura, in questo dipinto Caravaggio ci fa participi di una
lotta inusuale e insolita, ma ugualmente feroce e decisiva, che ha come protagonista Saulo, ma che egli vede
riflessa in se stesso.
Lo dice la scelta iconografica, ridotta davvero all’essenziale, con la messa in risalto di tutto ciò che ricorda la
tumultuosa e violenta esperienza del protagonista: il cavallo con i suoi finimenti, il fedele palafreniere, l’elmo e le
armi tra cui l’affilata spada, fedele ed inseparabile compagna anche dell’artista stesso. Lo dice l’aspetto di Saulo:
giovane come non mai, lontano dall’anziano e barbuto Paolo di tutta l’iconografia precedente. Una figura che per
descrizione e corredo ricorda da vicino gli stessi feroci e spocchiosi “sbirri” che spadroneggiavano per la Roma di
allora, e con i quali l’artista, dato il suo carattere focoso e litigioso, spesso ha avuto a che fare.
Fondamentale è lo spazio che Caravaggio crea, non conquistandolo in profondità, secondo i canoni della
prospettiva rinascimentale, ma aprendolo in avanti, fuori dal quadro, rovesciandoci addosso gli stessi protagonisti
e costringendoci, quindi, a non rimanere unicamente indifferenti e distratti spettatori. Uno spazio ben delimitato, e
chiuso sul fondo dalla possente e imponente figura del cavallo, che fa quasi da muro invalicabile, ma ben aperto in
primo piano dalle allargate braccia di Saulo che sono un invito ad entrare.
Spazio che si rivela profondo quanto la misura del corpo del protagonista, mirabilmente e perfettamente dipinto di
scorcio. Uno spazio che diventa l’arena di questa insolita lotta. E la “Luce” vi irrompe con forza divina,
occupandolo tutto e diventando la prima, vera, assoluta, indiscussa protagonista, che origina, determina, conduce e
conclude l’evento.
Una luce abbagliante, tagliente, vivace, mai ferma, mai doma, che s’infrange sul corpo del cavallo come su
specchio, per rimbalzare più intensa su tutto il corpo di Saulo, per diffondersi “oltre”, incontenibile, lungo le sue
braccia, e raggiungere altri che da essa hanno il coraggio di farsi colpire. Un irrompere, questo della luce,
improvviso, repentino quanto inaspettato e insistente, che coglie di sorpresa un po’ tutti. Sorpreso è il cavallo: lo
si intuisce dall’immediato, convulso, irrefrenabile agitarsi dell’animale, che ne esalta le reali e bellissime forme, e
dal naturale ed elegante movimento col quale, contemporaneamente, abbassa la testa ed alza la gamba. Sorpreso è
anche il fido servitore, che a stento, e con manifesta fatica, tenta di frenare la nervosa irrequietezza del cavallo
impedendogli, per un soffio, di calpestare il disarcionato cavaliere e padrone. Un’azione scolpita nelle marcate e
profonde rughe della fronte in tensione dell’uomo e dal gonfiarsi oltre misura delle vene della sua gamba.
Entrambi, cavallo e palafreniere, sono comunque in piedi, mentre l’unico davvero “caduto a terra”, con le spalle
schiacciate al suolo, svuotato da ogni altezzosa e arrogante parvenza di forza, è il solo Saulo. Lui è il vero
obiettivo, il ricercato, il rincorso, il sedotto, il catturato, il conquistato da questa invincibile “Luce”. Una “Luce
che inonda” ponendosi subito in alternativa e in contrasto con la tenebra dipinta “oltre” il cavallo, quasi a
legittimare uno spazio leggibile, vero, verificabile, trasparente, a fronte di uno spazio oscuro, misterioso, nascosto,
minaccioso.
Metafora di un’esistenza nuova che per Saulo sta per iniziare sotto il segno di questa stessa “Luce”, dopo
un’esperienza avvolta nelle tenebre dove violenza, sospetto, tradimento, inganno e morte l’hanno fatta da padrone:
altra mirabile annotazione autobiografica, dipinta, della tormentata vita dell’artista stesso.
Una “Luce che indaga” e che, mentre rivela una realtà esteriore facilmente percepibile, mette a nudo, con la stessa
meticolosità, il “vero interiore”, che spesso difficilmente appare: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9,4).
E la coscienza, la parte più intima dell’ uomo, là dove si giocano con consapevolezza e libertà le proprie scelte, è
posta irrimediabilmente di fronte a se stessa per rendere ragione del proprio agire. Una “Luce” che, al vertice del
suo imporsi, si rivela come la “Verità”. «“Chi sei, o Signore?”. E quegli: “Io sono Gesù che tu perseguiti…”»
(At 9,5). Il passato è dichiarato e svelato, il presente è la presa di coscienza del proprio agire, il futuro sta nel
coraggio di non sottrarsi, vigliaccamente o per inettitudine e pusillanimità, a questa “Luce di Verità”.
Una Verità di fronte alla quale Saulo si lascia spogliare perché tutto sia indagato e liberato. Le sue braccia aperte
rivelano indubbiamente il primo umano smarrimento di fronte all’improvviso capovolgersi di un progetto voluto e
studiato fin nei minimi particolari: «Saulo intanto, che ancora spirava minacce e strage contro i discepoli del
Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, per essere autorizzato,
se avesse trovato dei seguaci della Via, uomini e donne, a condurli legati a Gerusalemme» (At 9,1-2). Allo stesso
modo, però, le medesime braccia già indicano “accoglienza”; molto di più, annunciano quell’atteso, decisivo e
definitivo “abbraccio” con questa “Luce” che lo ha disarcionato.
Ad essa offre, sedotto e sconfitto, tutto se stesso, alzando e tendendo le due mani a chiedere perdono e a sancire
una rigenerante e rivitalizzante condivisione. Quelle stesse mani, spesso chiuse ad impugnare armi per seminare
dolore e violenza, ora si consacrano a servire e ad amare nel nome di Colui che gli si è rivelato.
Una “Luce-Verità” che, paradossalmente, lo acceca: «Saulo si alzò da terra e, aperti gli occhi, non poteva vedere
nulla» (At 9,8). E Caravaggio dipinge gli occhi di Saulo bruciati da questa “Luce”. Chiusi dietro una patina gialla
senza pupilla e senza ombra di sguardo, immersi, anche fisicamente, in quel buio che, fino a questo inaspettato
appuntamento sulla via di Damasco aveva erroneamente creduto essere luce.
Privato di un “vedere”, che fino a questa rovinosa caduta, aveva armato il suo pensare e il suo agire contro la
“Verità” incontrata in tanti umili testimoni, come il diacono Stefano, ma subito, da lui, rifiutata e negata.
Prigioniero di una cecità interiore, che di fatto lo ha visto al servizio di una “legge” che, derubata della sua
originante presenza divina, era diventata maschera di se stessa, in balia di una religiosità puramente di facciata.
Una legge che, contrariamente a quella mosaica, mirava non più a liberare l’uomo, ma a schiavizzarlo con miriadi
di cavillosi precetti e pesanti fardelli, e contro la quale, più volte, lo stesso Cristo si era decisamente scagliato con
la forza della sua autorevole parola: «Sono venuto in questo mondo perché coloro che non vedono vedano e coloro
che vedono diventino ciechi. Alcuni farisei che erano lì con Lui dissero: “Siamo forse ciechi anche noi?”. Rispose
loro Gesù: “Se foste ciechi non avreste peccato. Siccome però dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane”» (Gv
9,39-41).
Una cecità, questa di Saulo, che dura tre giorni, tanti quanti quelli nei quali il buio della morte aveva tentato,
inutilmente, di spegnere la medesima “Luce” dentro la fredda roccia di una tomba, prima che la stessa “Luce” si
manifestasse in tutta la verità del suo splendore eterno nel mattino di Pasqua. «Allora, prendendolo per mano, lo
condussero a Damasco, dove stette tre giorni senza vedere: non mangiò né bevve» (At 9, 8-9). E dopo tre giorni
Saulo, riportato alla vista da Anania, rinasce come nuova creatura.
È la conversione: nasce Paolo, nasce l’apostolo delle genti, che «riempito di Spirito Santo… subito gli caddero
dagli occhi come scaglie, e riprese a vedere… subito si mise a predicare Gesù nelle sinagoghe proclamando:
Questi è il Figlio di Dio!» (At 9,18-20). Una conversione, questa di Saulo, che Caravaggio in una mirabile sintesi
di forze apparentemente contrarie, affida ancora una volta alle due possenti braccia aperte: esse raccontano il
pesante cadere dell’uomo vecchio, ma già annunciano l’indomito rialzarsi dell’uomo nuovo.
E nella luce della “Verità” che abbatte e rialza, Paolo rinasce “libero”. Una “Libertà” frutto della stessa “Verità”,
incontrata e finalmente accolta ed amata. Si sciolgono i legacci che tenevano ben strette le armi; l’elmo piumato,
adesso inutile e vuoto, è abbandonato nel buio; la spada non brilla più dei suoi sinistri bagliori e giace inoffensiva,
spenta ed inerte, addirittura schiacciata, vinta, dallo stesso corpo di Paolo.
Anche il fiammeggiante mantello, tante volte gonfiato dal vento nel frenetico cavalcare dentro illusorie certezze,
ora giace come svuotato, inutile cencio di un passato ormai cancellato. Vengono alla mente le bellissime
espressioni con le quali sant’Agostino, nelle sue Confessioni, descrive questa stessa Luce che, proprio come per
Paolo, lo ha raggiunto, sedotto, conquistato, amato: «Entrai e vidi con l’occhio dell’anima mia (…) una luce
inalterabile sopra il mio stesso sguardo interiore e sopra la mia intelligenza (…). Era un’altra luce, assai diversa
da tutte le luci del mondo creato (…). Era la luce che mi ha creato. E se mi trovavo sotto di essa, era perché ero
stato creato da essa. Chi conosce la verità, conosce questa luce (…). Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai
finalmente guarito la mia cecità». Agostino come Paolo, come avrebbe desiderato essere, e forse lo fu, lo stesso
Caravaggio, e come siamo chiamati ad essere noi, oggi.
Ancora una volta la grandezza di Caravaggio trapela dalla verità della sua pittura, che non è solo formale ed
estetica, ma originante e significante, perché l’artista non separa mai la sua vita dalla sua arte, ed ogni suo
capolavoro è una sublime pagina di un personalissimo, intimo e drammatico diario dipinto. È Caravaggio atterrato
e steso nel bagliore della luce dipinta. O meglio, forse, vorrebbe che così succedesse anche per lui,
quotidianamente dilaniato e conteso tra il desiderio di un’esistenza più trasparente, onesta e tranquilla, e
l’incapacità, invece, di liberarsi del suo focoso e turbolento carattere, che unito alla sua irrequieta e indomata
passionalità troppo spesso lo ha portato a contrasti e violenze: prima, dentro i più malfamati ambienti di Roma, e
poi, nei luoghi che lo videro nascondersi fuggiasco e braccato.
E così, sotto il medesimo zoccolo e ugualmente “spalle a terra”, Caravaggio costringe anche noi con
la forza del suo genio artistico e della sua pittura, capaci, più che in ogni altro artista, di annullare
ogni distanza tra evento e osservatore. Anche noi “schienati”, folgorati dall’improvviso bagliore
della medesima “Luce”, che irrompendo diretta dalla tela ci viene a cercare, chiamare, catturare,
interrogare.
Allegato 3
PAOLO DI TARSO
Metti in successione cronologica gli episodi più importanti della vita di S. Paolo.
___ Saulo era nato in una cittadina chiamata Tarso, che si trovava in Asia Minore.
___ Paolo morì martire a Roma.
___ Saulo si lasciò conquistare dal Signore, la sua vita cambiò ed il suo nome venne
latinizzato in Paolo.
___ Egli perseguitava, minacciava e arrestava i cristiani.
___ all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra
___ Un giorno, mentre era in viaggio per Damasco,
___ udì una voce che gli diceva: “Io sono Gesù che tu perseguiti!”.
___ e quando si trovava lontano inviava loro delle lettere.
___ Fece diversi viaggi: andò in Asia Minore, Grecia e Roma.
___ In tutte le città egli fondava comunità di cristiani,
PAOLO DI TARSO
Metti in successione cronologica gli episodi più importanti della vita di S. Paolo.
___ Saulo era nato in una cittadina chiamata Tarso, che si trovava in Asia Minore.
___ Paolo morì martire a Roma.
___ Saulo si lasciò conquistare dal Signore, la sua vita cambiò ed il suo nome venne
latinizzato in Paolo.
___ Egli perseguitava, minacciava e arrestava i cristiani.
___ all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra
___ Un giorno, mentre era in viaggio per Damasco,
___ udì una voce che gli diceva: “Io sono Gesù che tu perseguiti!”.
___ e quando si trovava lontano inviava loro delle lettere.
___ Fece diversi viaggi: andò in Asia Minore, Grecia e Roma.
___ In tutte le città egli fondava comunità di cristiani,
PAOLO DI TARSO
Metti in successione cronologica gli episodi più importanti della vita di S. Paolo.
___ Saulo era nato in una cittadina chiamata Tarso, che si trovava in Asia Minore.
___ Paolo morì martire a Roma.
___ Saulo si lasciò conquistare dal Signore, la sua vita cambiò ed il suo nome venne
latinizzato in Paolo.
___ Egli perseguitava, minacciava e arrestava i cristiani.
___ all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra
___ Un giorno, mentre era in viaggio per Damasco,
___ udì una voce che gli diceva: “Io sono Gesù che tu perseguiti!”.
___ e quando si trovava lontano inviava loro delle lettere.
___ Fece diversi viaggi: andò in Asia Minore, Grecia e Roma.
___ In tutte le città egli fondava comunità di cristiani,
PAOLO DI TARSO
Metti in successione cronologica gli episodi più importanti della vita di S. Paolo.
___ Saulo era nato in una cittadina chiamata Tarso, che si trovava in Asia Minore.
___ Paolo morì martire a Roma.
___ Saulo si lasciò conquistare dal Signore, la sua vita cambiò ed il suo nome venne
latinizzato in Paolo.
___ Egli perseguitava, minacciava e arrestava i cristiani.
___ all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e cadendo a terra
___ Un giorno, mentre era in viaggio per Damasco,
___ udì una voce che gli diceva: “Io sono Gesù che tu perseguiti!”.
___ e quando si trovava lontano inviava loro delle lettere.
___ Fece diversi viaggi: andò in Asia Minore, Grecia e Roma.
___ In tutte le città egli fondava comunità di cristiani,
Allegato 4
CRUCIPUZZLE “PAOLO DI TARSO”
( per l’educatore)
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Ricerca le parole che ci aiutano a descrivere la conversione di San Paolo Apostolo (Atti 9,1-20) e con le
lettere rimaste trova la frase chiave (composta da 5, 8, 5, 5, 9, 1 , 5, 3, 2, 8, 5, 5, 4, 2, 4, 6, 5, 1, 7) :
PAOLO,
APOSTOLO DELLE GENTI, ANNUNCIAVA A TUTTI CHE LA SALVEZZA VIENE DALLA FEDE IN GESÙ
CRISTO,
MORTO E
RISORTO
ANANIA
CECITÀ
ELETTO
GIUDA
SACERDOTI
TARSO
AUTORIZZAZIONE
CIBO
FEDELI
IMPOSIZIONE
SAULO
TERRA
BATTESIMO
CIELO
FIGLIO
LETTERE
SIGNORE
TRE
BEVANDA
CITTÀ
FORZE
LUCE
SINAGOGHE
UOMINI
CAMMINO
DAMASCO
GERUSALEMME
MANI
SPIRITO SANTO
VIA
CASA
DIO
GESÙ
OCCHI
SQUAME
VIAGGIO
CATENE
DIRITTA
GIORNI
PREDICAZIONE
STRADA
VISTA
STRUMENTO
VOCE
CRUCIPUZZLE “PAOLO DI TARSO”
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Ricerca le parole che ci aiutano a descrivere la conversione di San Paolo Apostolo (Atti 9,1-20) e con le
lettere rimaste trova la frase chiave (composta da 5, 8, 5, 5, 9, 1 , 5, 3, 2, 8, 5, 5, 4, 2, 4, 6, 5, 1, 7):
…………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
ANANIA
CECITÀ
ELETTO
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SACERDOTI
TARSO
AUTORIZZAZIONE
CIBO
FEDELI
IMPOSIZIONE
SAULO
TERRA
BATTESIMO
CIELO
FIGLIO
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SIGNORE
TRE
BEVANDA
CITTÀ
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SINAGOGHE
UOMINI
CAMMINO
DAMASCO
GERUSALEMME
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SPIRITO SANTO
VIA
CASA
DIO
GESÙ
OCCHI
SQUAME
VIAGGIO
CATENE
DIRITTA
GIORNI
PREDICAZIONE
STRADA
VISTA
STRUMENTO
VOCE
Allegato 5
SAN PAOLO APOSTOLO
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Orizzontali:
Verticali:
1- Paolo alloggiò nella sua casa, dopo la visione
2- La cittadina nei pressi della quale avvenne la
conversione di Paolo
3- Paolo è scelto dal Signore come.... eletto
4- Il numero dei giorni in cui Paolo rimase senza cibo né
bevanda prima del Battesimo
5- Città dove morì
6- L'attività svolta da Paolo dopo la sua conversione
7- Malattia fisica temporanea di Paolo dopo la visione
7- In ogni città raggiunta, durante i suoi viaggi, Paolo ne
fondava una …
10- Erano oggetto, inizialmente, della persecuzione di Paolo
8- Gesto delle mani con il quale Anania fece recuperare la
vista a Paolo
11- Il nome semitico di San Paolo
9- Il segno dal cielo che precedette la caduta a terra di
Paolo
12- Paolo lo ricevette da Anania
13- La città natale di san Paolo
15- Il discepolo incaricato dal Signore per andare da Paolo
14- Caddero dagli occhi di Paolo
17- Oggetto della predicazione incessante di Paolo
16- Il nome dell'imperatore che decretò la persecuzione
in cui morì Paolo
18- Mezzi di comunicazione con le varie comunità fondate
19- Tipo di morte subita da Paolo
SAN PAOLO APOSTOLO
SOLUZIONI
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Allegato 6
MEMO – QUIZ
Domande:
1. Dove nasce san Paolo?
Efeso
Damasco
Tarso
2. In che epoca nasce san Paolo?
5 – 10 d.C.
1 - 5 d.C.
5 – 10 a. C.
3. Chi ha guarito e battezzato san Paolo?
Pietro
Tito
Anania
4. San Paolo scrive delle lettere alle comunità cristiane che fonda?
si, ad esempio ai Corinzi
si, ad esempio ai Betlemmiti
no
5. Dimmi alcuni nomi di compagni di viaggio di san Paolo?
Tito e Timoteo
Aquila e Piscilla
Barnaba e Marco
6. San Paolo ha conosciuto Gesù prima della morte in Croce?
si, un giorno a Tarso
no, fu san Pietro a raccontargli tutto
no, ha udito la sua voce sulla via di Damasco
7. Dove muore san Paolo?
Pozzuoli
Roma
Antiochia
8. L’ultimo viaggio di san Paolo?
Gerusalemme, Malta, Siracusa, Reggio Calabria, Pozzuoli, Roma
Gerusalemme, Malta, Messina, Catanzaro, Pozzuoli, Roma
Gerusalemme, Atene, Bari, Sibari, Pozzuoli, Roma
9. Quale è il significato della spada di san Paolo?
morte e parola
militare e hobby
morte e guerra
10. San Paolo è uno dei 12 apostoli?
si
no, ma è un apostolo
no, non è un apostolo
……… ogni risposta vale 10 punti!!!!