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“DEIWO”
ALESSANDRO GIAMPAOLI
A cura di Claudio Composti
INAUGURAZIONE MARTEDI’ 18 GENNAIO 2010
Ore 18.00
Viale Col di Lana 8 – 4°cortile
Tel/Fax +390287280910
[email protected]
www.mc2gallery.com
COMUNICATO STAMPA
“…PROPRIO MENTRE SI STAVA RECANDO IN QUESTA CITTÀ, FU AVVOLTO DA UNA LUCE ED UDÌ UNA VOCE CHE GLI DISSE
“SAULO, SAULO, PERCHÉ MI PERSEGUITI!”. LA VOCE ERA QUELLA DI GESÙ CHE SI DOMANDAVA IL PERCHÉ DI TANTO
ACCANIMENTO. SAULO SI ACCASCIÒ A TERRA QUANDO SI RIALZÒ ED APRÌ GLI OCCHI SI RESE CONTO DI ESSERE DIVENTATO
CIECO…”
(“CONVERSIONE DI PAOLO”, ATTI 9, 1-9)
DEIWO significa "emettere luce": è la radice indoeuropea e l’origine del
termine "divinità”. Alessandro Giampaoli (classe 1972) pone al centro di
questo suo delicato e, insieme, forte lavoro, l’Uomo e la sua atavica
aspirazione ad una perfezione "superiore", intesa come ricerca e prova
dell’Assoluto. Pensiamo, nell’Arte Barocca, alla splendida rappresentazione
fisica della Luce che ne ha dato il grande Gian Lorenzo Bernini (1598-1680)
nel gruppo marmoreo “Estasi di Santa Teresa d’Avila” (1647-52), per la
Cappella Cornaro, in Roma: un fascio di raggi, in bronzo dorato, scende sul
gruppo scultoreo illuminato da una fonte di luce che agisce dall'alto, una
finestra con i vetri gialli pensata per rimanere nascosta dal timpano dell'altare,
in modo da rafforzare la sensazione dell'evento in senso realistico. Si può
facilmente immaginare quanto tale effetto, nella penombra della chiesa,
dovesse apparire suggestivo. L'irradiazione diventa così simbolo della
liberazione dalla materia corporea e trasfigura la santa in “essere di luce”.
Nella serie Deiwo, Giampaoli usa un bianco abbagliante che annulla lo spazio
in cui i suoi “Saulo” si perdono, lottano, saltano come a cercare una via
d’uscita o, semplicemente, accettano quella magia della visione e
dell’apparizione che tocca i beati. Il bianco totale simboleggia il passaggio
verso qualcosa di nuovo, di mistico. E’ quasi tangibile la sensazione di
assistere ad un processo di purificazione, che implica inevitabilmente una
rinuncia: l'annullamento di sé, lo svuotamento e l'adesione ad una perfezione
totale ed uniformante. L’essere umano diventa piccolo piccolo di fronte a tanta
Luce che tutto avvolge, costringendoci ad un confronto prima interiore,con sé
stessi, per poi arrenderci al cospetto di qualcosa di Assoluto, che rimane
inspiegabile ma visibile, in un’evidente stato di candida purezza idealizzata.
Claudio Composti
PRESS RELEASE
DEIWO means "to beam": is the Indo-European root and the origin of the
word "deity". Alessandro Giampaoli (born 1972) puts at the center of this his
delicate and strong work, the Man and his atavistic desire for a Perfection
"superior", intended as research and testing of the Absolute. We think to, in
the Art Baroque, the wonderful physical representation of the Light that has
given the great Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) in the group of marble
"Ecstasy of St. Teresa of Avila (1647-52), for the Cornaro Chapel, in Rome: a
beam of light, in gilded bronze, lands on the sculptural group illuminated by a
light source that arrives from on high, a window with yellow glass designed to
remain hidden from the tympanum of the altar , in order to enhance the feeling
of the event in realistic sense. One can easily imagine how such an effect in
the shadow of the church, were to appear suggestive. The irradiation
becomes a symbol of liberation of the corporeal matter and transforms the
holy into a "being of light". In the series Deiwo, Giampaoli uses a dazzling
white that cancels the space where his "Saul" are lost, fight, jump as if looking
for a way out, or simply accept the magic of the apparition and of the vision
that touches the blessed. The total white symbolizes the transition to
something new, something mystical. It's almost tangible the feeling of
watching a purification process, which inevitably implies a renunciation: the
self-cancellation, the emptying and adherence to a total perfection. The
human being becomes little small compared to such all-encompassing light,
forcing us to a interior comparison with ourselves and then to surrender in the
presence of something absolute, which remains unexplained but visible, in an
obvious state of idealized purity.
Claudio Composti.