l , Torre quadrata 2. Cisterna del casale 3. S. Giovanni 4. Ospedale

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l , Torre quadrata 2. Cisterna del casale 3. S. Giovanni 4. Ospedale
Antonio Chionna
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l , Torre quadrata
2. Cisterna del casale
3. S. Giovanni
4. Ospedale
5. Tempio antico
6. Chiesa nuova
7. Annunziata
8. S. M. delle Grazie
9. Fosse o fogge
Una ricostruzione della planimetria del Casale di San Vito nel I 600 (geom. Angelo Catamerò).
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Il casale di San Vito degli Schiavi all'epoca della prima e seconda redazione dello Status Animarwn
Dal rilievo planimetrico ricostruito è facile osservare che i primi insediamenti si ebbero nelle vicinanze della torre quadrata (la zona segnata con "A"), poi con la costruzione della prima chiesa parrocchiale, il casale si estese verso levante (la zona segnata con "B"), alla fine del 1500
la costruzione della chiesa dell'Annunziata con l'annesso convento dei
domenicani, fece allargare il casale verso nord con quattro strade abbastanza lunghe (dell'ensite, Juvara, Palagana, Aere) che poi si congiungeranno con la "via nuova" (la zona segnata con "C"); infine la costruzione della chiesa nuova spingerà sempre più a levante il casale (la zona segnata con "D"). L'altro convento con la chiesa di Santa Maria delle Grazie, in cui officiavano i francescani minori, resterà per lungo tempo isolato ma molto frequentato dai fedeli.
Dalle diverse Platee in possesso del Capitolo e delle Confraternite si
hanno notizie certe sul territorio rurale del Casale, in cui predomina la
coltivazione dell'olivo, della vite e anche del mandorlo. Non mancano i
terreni destinati al pascolo per gli animali che venivano allevati nelle numerose masserie.
Dalla lettura dello Status Animarum si può riscontrare che, tolti i numerosi sacerdoti, i notai, i medici, i possidenti, e alcuni maestri artigiani, il resto della popolazione era dedita al lavoro dei campi, spesso alle
dipendenze dei padroni.
Il Capitolo andava sempre più impinguando i propri possedimenti e
di conseguenza anno per anno aumentava sempre più il numero di quelli che sceglievano la carriera ecclesiastica. Nel 1670, nel corso della visita pastorale di Mons. Carlo Personè, a San Vito si contavano 52 preti,
due diaconi, due suddiaconi e ben 33 chierici
Due ultime annotazioni: le sepolture e i cognomi degli abitanti del
Casale di San Vito.
I morti venivano seppelliti nelle chiese. Inizialmente nella cappella di
S. Giovanni, dove nel corso delle visite pastorali è stata riscontrata la
presenza di sepolture. C'è da tener presente che fino al 1400 era limitato il numero degli abitanti e le poche sepolture della piccola cappella erano sufficienti per quel centinaio di persone. Poi con la costruzione della
Chiesa di S. Maria degli Angeli i morti venivano seppelliti nella nuova
chiesa parrocchiale. Alla fine del 1500 con la nuova chiesa grande e con
le chiese dei due conventi i morti trovarono sepoltura soprattutto in queste tre chiese. Un discorso a parte merita la sepoltura esistente nella cappella dell'Ospedale. In essa trovavano posto i forestieri, quelli deceduti
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nell'Ospedale, quelli che erano deceduti per morte violenta. E' da notare che non sempre le sepolture nelle varie chiese erano tenute in ordine
e nel pieno rispetto delle norme igieniche. Ne fanno testimonianza gli atti delle visite pastorali, per cui il vescovo visitatore deve emanare qualche decreto con la minaccia di pene severe perché le lastre di chiusura,
spesso rotte, vengano sostituite. In qualche caso vengono utilizzate alcune tavole dei letti dell'Ospedale, come è dato riscontrare nel corso della
visita pastorale di Mons. Melingi nel 1613 31 .
Per quanto riguarda i cognomi, alcuni sono di derivazione slava e poi
modificati nel corso dei secoli, come Scrascia e Chionna; altri indicano
l'origine di alcune famiglie, come Greco, Albanese, Saracino; altri indicano o una dipendenza o un rapporto di parentela, come Conte, dello
Prencipe, poi divenuto Loprencipe, Palagana, Prete o Preite o de Presbytero; altri ancora sono presi dall'ambiente rurale, o da animali, o dall'attività esercitata, come Pagliara, Canone, Carrera, Gatto, Cavallo, Cavaliere, Pecoraro, Massaro; altri dal paese di origine come Francavilla, Tarantina, di Locorotondo, Calabrese, d'Oria, di Stigliano, la maggior parte dal nome del padre, come di Matteo, di Leonardo, di Nardiello, di mastro Donato, di Beneditto, di Masiello, di Luca, di Leo, di Netto, di Ruggiero. Cognomi esistenti almeno dal 1500 sono anche Pifano o Epifani,
Piccigallo, Valente, Carella, Santoro, Semeraro, Catamarò, Barretta,
Miccoli, Gaeta, Mengolla, Affarana, Ignone, Galasso, Parisi, Sardelli,
Recchia, Pinto, Pigna, Bruno. Alcuni nel tempo sono scomparsi, come
Marrisco, dell'Imbrici, del Verme, Scodalupi, di Pippa, Susca, Pasanisi
ed altri.
Sarebbe opportuno proseguire questa ricerca negli anni successivi attingendo preziose notizie dall'Archivio Vescovile di Ostuni, dall'Archivio parrocchiale di Santa Maria della Vittoria, dalle diverse Platee del
Capitolo e delle Confraternite. Si avrà modo di ricostruire alcuni momenti della storia di un Casale che si è andato sempre popolando fino a
raggiungere nella prima metà dell' 800 circa cinquemila abitanti e poi nel
`900 superare i ventimila abitanti. Ora pare che da un decennio a questa
parte sia cominciata la fase calante: i giovani vanno via altrove in cerca
Avo, Atti S. Visita Mons. Vincenzo Melingi, Cart. IV, fase. I f. 12 v.: «Mancano
tre tavole delle cinque lettere; una delli quali dissero che si fece l'ustio alla cisterna ed un'altra si fece il coperchio alla sepoltura dell'ospitale e l'altra si è rotta e sta in diversi pezzi».
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di lavoro, ma la cosa che più preoccupa è la fuga dei cervelli, per cui col
tempo si avrà una classe dirigente scarsamente adeguata alle aspettative
di una cittadina che non riesce più a trarre il necessario per vivere da una
agricoltura che non è riuscita a rinnovarsi.
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