DISASTER MANAGEMENT 4^ edizione

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DISASTER MANAGEMENT 4^ edizione
DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
SETTORE PROTEZIONE CIVILE
Corso in
DISASTER MANAGEMENT
4^ edizione
2005
TITOLO TESI
Il processo di acquisizione di una cultura di
protezione civile nelle scuole. Analisi dei criteri
della comunicazione nel linguaggio giovanile.
Informazione diretta e trasversale nella
prevenzione dell’emergenza. L’importanza di un
libretto di carattere informativo nel Comune e
nel C.O.M.
Autore
Giorgio BALLATORE
IN&OUT s.r.l.
learning & comunicazione
Corso in Disaster Management
Il processo di acquisizione di una cultura
di protezione civile nelle scuole. Analisi dei
criteri della comunicazione nel linguaggio
giovanile.
Informazione diretta e trasversale nella
prevenzione dell’emergenza. L’importanza di
un
libretto
di
carattere
informativo
nel
Comune e nel C.O.M.
Giorgio Ballatore
2005
II
Cultura dell’emergenza
Insieme delle idee, delle conoscenze e delle modalità di
percepire, di valutare e di agire sviluppate o da sviluppare
riguardo a situazioni di criticità che possono interessare la
nostra collettività, il nostro territorio, i nostri beni.
Generale Vito Bruno1
1
Vito Bruno, Generale dell’esercito, pilota. Docente nei corsi di formazione
di Disaster Management, ha ricevuto in materia l’attestato ad honorem
della Regione Piemonte. Esperto di Protezione Civile e autore di numerosi
testi.
III
Indice
Prefazione .............................................................................................................. V
Dal libro della Genesi ............................................................................................. 1
CAPITOLO 1
IL PROCESSO DI ACQUISIZIONE DI UNA CULTURA DI PROTEZIONE CIVILE ....... 2
1.1 La necessità dell’azione della Protezione Civile ......................................... 3
1.2 Storia della cultura della Protezione Civile ...............................................11
1.3 I concetti base della moderna Protezione Civile .......................................16
1.4 La comunicazione nel linguaggio giovanile: il punto di vista delle Istituzioni e
la formazione del docente...........................................................................18
CAPITOLO 2
ESPERIENZE NEL COMUNE DI RIVOLI ................................................................. 34
2.1 Formazione intesa come “comunicazione”...............................................35
2.2 Il Comitato Operativo Misto ...................................................................38
2.3 L’opuscolo del Comitato Operativo Misto.................................................40
2.4 Interazioni tra le scuole del Comune di Rivoli e la Protezione Civile: ..........44
2.4.1 Prove di evacuazione di scuole .......................................................44
2.4.2 Istituzioni nella scuola....................................................................47
2.4.3 Altri incontri con la scuola ..............................................................49
2.5 Risposte delle scuole di Rivoli agli input delle Istituzioni ...........................52
2.5.1 Introduzione e premesse organizzative ed istituzionali ......................52
2.5.2 Esercitazione pratica: analisi dei possibili rischi presenti nella vita
quotidiana.............................................................................................54
2.5.3 Esercitazione pratica: analisi dei possibili rischi presenti nel territorio
circostante la scuola, individuati grazie alla segnaletica presente................57
2.5.4 Feedback di un’insegnante .............................................................60
Conclusioni........................................................................................................... 62
Allegati ................................................................................................................. 63
1 Opuscolo del Comitato Operativo Misto di Rivoli.........................................63
2 Centro Coordinamento Fiat e i giovani.......................................................74
Bibliografia........................................................................................................... 81
Siti internet .......................................................................................................... 82
IV
Prefazione
Questo lavoro di Giorgio Ballatore mette in grande evidenza
l’importanza di puntare sui processi educativi e sul coinvolgimento
delle nuove generazioni, tramite la scuola e le famiglie, per formare e
far crescere negli alunni la cultura della Protezione Civile.
Come ben descrive la relazione, in questi anni la
collaborazione tra enti che si è sviluppata nel nostro territorio ha
dimostrato come sia possibile educare i bambini sin dalla scuola
materna a tenere il giusto comportamento nelle emergenze, e a
sviluppare i meccanismi difensivi e di autocontrollo delle emozioni.
Ma soprattutto è possibile educarli al rispetto dei valori collettivi, al
dovere dell’aiuto reciproco, del soccorso e della solidarietà: valori che
diventeranno un bene consolidato nell’età adulta e patrimonio
prezioso di tutta la comunità.
Fondamentale in questo percorso, iniziato nell’anno scolastico
97/98 e mai interrotto, è stata la volontà comune di condividere
obiettivi e attività, lavorando insieme fin dalla fase della
progettazione delle iniziative e ricercando mezzi e risorse.
Il cammino non è stato scevro di difficoltà e ostacoli ma
l’atteggiamento costruttivo e la disponibilità nel modificare
continuamente le tecniche didattiche e nel trovare le soluzioni
organizzative più opportune ha consentito di svolgere esperienze
significative ed arricchenti.
Per il Circolo che dirigo, ma anche per le altre scuole della
“rete”, l’Ufficio Protezione Civile del Comune di Rivoli, nella persona
di Giorgio Ballatore e di tutto il personale e dei volontari coinvolti, è
diventato un punto di riferimento importante per continuare nel
processo avviato, ma anche per sperimentare nuove opportunità: a
questo proposito ritengo veramente apprezzabile questo scritto, che
non è soltanto memoria e testimonianza di quanto fatto, ma
rappresenta un impegno per proseguire nella collaborazione e per
aprire nuove prospettive.
Il Dirigente Scolastico
Dott.ssa Antonietta Di Martino
V
La comunicazione e l’informazione sono aspetti fondamentali
dell’azione di Protezione Civile. Una corretta e completa azione
informativa e comunicativa permette di attuare un’efficace azione
preventiva e spesso può contribuire a ridurre significativamente gli
effetti dannosi di un evento.
L’informazione e la comunicazione sono tanto più incisive quanto più
centrano il targhet giusto e sono maggiormente efficaci se riescono a
farsi comprendere e a lasciare un segno nella memoria delle persone
e nei loro comportamenti. Per questi motivi l’informazione nelle
scuole assume un’importanza fondamentale, perché colpisce la
grande capacità percettiva dei giovani cittadini e insegna
comportamenti che, proprio perché appresi in giovane età,
difficilmente verranno dimenticati o cancellati del tutto.
La dimostrazione dell’importanza dell’insegnamento nelle scuole
l’abbiamo avuta venendo a sapere come una lezione sullo Tzunami
tenuta in Inghilterra abbia permesso ad una bambina, in vacanza
nel sud-est asiatico, di riconoscere il repentino ritirarsi del mare come
uno degli effetti indicatori del pericolo imminente, di lanciare
l’allarme e di salvare se stessa e le persone che gli stavano attorno.
L’azione informativa e comunicativa fatta nei riguardi di
soggetti ricettivi come i bambini e i ragazzi è però particolarmente
delicata. Gli adolescenti ed i bambini sono abituati a seguire lezioni
tenute da professionisti e sanno essere particolarmente critici nei
confronti dei loro insegnanti. Una lezione noiosa e appesantita da
nozionismo o informazioni inutili allontana l’attenzione degli studenti
e può essere causa di disinteresse per l’intera materia; può quindi
essere più dannosa che utile.
Perché sia efficace l’azione comunicativa diretta a giovani studenti
deve essere concertata con gli insegnanti, inserita nel programma
generale dell’anno e non può risolversi in un incontro estemporaneo.
La diffusione della cultura di Protezione Civile attraverso le scuole
contribuisce sicuramente a migliorare la percezione dei cittadini e va
incrementata per arrivare ad avere domani dei cittadini che siano
particolarmente sensibili al tema.
L’attività che Giorgio Ballatore descrive è articolata in momenti
diversi, proprio volti all’interessamento dei ragazzi e all’azione
studiata in sinergia con i loro discenti, per questo ha tutti gli elementi
per raggiungere l’obiettivo che si prefigge, quello di prevenire
attraverso la conoscenza.
Comandante del Corpo di Polizia Municipale di Rivoli
Disaster Manager Dtt. Franco Berera
VI
Dal libro della Genesi
Il Signore disse a Noè: "Entra nell`arca tu con tutta la tua famiglia
[…] D`ogni animale mondo prendine con te sette paia, il maschio e
la sua femmina; degli animali che non sono mondi un paio, il
maschio e la sua femmina[…] Perché tra sette giorni farò piovere
sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; sterminerò dalla
terra ogni essere che ho fatto". Noè fece quanto il Signore gli aveva
comandato.Noè aveva seicento anni, quando venne il diluvio, cioè le
acque sulla terra. […]Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono
sopra la terra;[…] proprio in quello stesso giorno, eruppero tutte le
sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. Cadde
la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. […] Il
diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e
sollevarono l`arca che si innalzò sulla terra. Le acque divennero
poderose e crebbero molto sopra la terra e l`arca galleggiava sulle
acque. Le acque si innalzarono sempre più sopra la terra e coprirono
tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. Le acque superarono
in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.[…]Così fu
sterminato ogni essere che era sulla terra: dagli uomini, agli animali
domestici, i rettili e gli uccelli del cielo; essi furono sterminati dalla
terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell`arca. Le acque
restarono alte sopra la terra centocinquanta giorni.
(Genesi 7,1 – 7,23)
1
Capitolo 1
IL PROCESSO DI ACQUISIZIONE DI UNA
CULTURA DI PROTEZIONE CIVILE
2
1.1
La
necessità
dell’azione
della
Protezione Civile
Da sempre l’uomo si è travato innanzi alla necessità di
confrontarsi con fenomeni naturali ed eventi artificiali pericolosi
e dannosi. Questi hanno reso necessaria la creazione di
organizzazioni di persone, pronte e capaci a far fronte alle
emergenze
dettate
da
alluvioni,
terremoti,
maremoti,
esondazioni, uragani, ma anche incendi, fughe di gas etc.
Oggi ancor di più, sembra che il progresso esasperato
non vada di pari passo con il raziocinio: paesi industrializzati e
paesi poveri, paesi informatizzati e paesi dove l’alfabetizzazione
è un miraggio, paesi dove si reclamizzano cibi per animali e
paesi dove bambini muoiono di fame ed altri ancora. L’esigenza
di intervenire tempestivamente, laddove si presenta un pericolo
potenziale o reale, impone agli stati moderni di destinare una
parte delle risorse umane ed economiche ad investimenti volti a
potenziare l’attività di prevenzione dai rischi e le attività di
pronto intervento in situazioni critiche.
2
L’uragano Katrina2,
L’uragano Katrina si è abbattuto il 27 agosto 2005 sulle coste sud orientali
degli Stati Uniti. La NASA e la JAXA hanno reso disponibili delle immagini
che evidenziano il movimento del l’uragano Katrina. Nella pagina seguente,
la figura I. di sinistra mostra la situazione del 27 agosto 2005 alle ore 8:20,
ora locale, quella di destra la situazione di 2 giorni dopo alle ore 10:42.
3
Figura I. Evoluzione dell’uragano Katrina.
Figura II.
Figura III.
che ha sconvolto gli Stati Uniti, ha dimostrato che non sempre il
danaro è sufficiente a garantire previsione ed efficienza.
4
Figura II. e figura III. ritraggono la città di New Orleans; rese
disponibili dalla NASA, sono state effettuate con un telescopio
che si trova su un satellite in orbita introno alla terra: la prima
risale al 2000, mentre la seconda è del 13 settembre 2005. Si
nota che il livello delle acque è salito notevolmente arrivando a
coprire quasi tutta la zona, ricordando che è una zona
densamente popolata ci si rende immediatamente conto degli
effetti devastanti di questa calamità
Nella figura IV, del 31 agosto 2005, si può notare un esempio
più evidente dei danni che tale uragano ha provocato.
Figura IV.
Nella pagina seguente, la figura V. mostra una situazione simile
risalente al 26 agosto 2005, dei danni causati in Florida sempre
dallo stesso uragano.
5
Figura V.
La cultura di oggi, che ha profonde radici sulla
televisione, fa si che il fruitore, abituato a film che descrivono
eventi calamitosi, quando vengono presentati al telegiornale
situazioni come quelle create dagli uragani, tende a pensare
che sia un avvenimento assolutamente lontano dalla sua vita. E’
però un pensiero molto pericoloso perché porta a non prendere
precauzioni di nessun tipo e finisce per essere impreparato a
quelle situazioni che nel suo territorio possono capitare. Più
vicino alla nostra realtà, in Piemonte, le minacce di alluvione,
per fortuna con frequenza bassa, ma non per questo meno
pericolose, sono un ulteriore esempio di calamità. Si ricordi
quella del novembre 1994.
6
La figura VI. Ritrae il Comune di Nizza Monferrato il 4 e 5
novembre ‘94.
Figura VI.
Questi scenari apocalittici, vengono contrastati dal nascere di
una nuova scienza, nuovi studi e nuove materie. Studi sulla
difesa
dei
tesori
naturali,
quegli
stessi
che
spesso
contribuiscono alla sopravvivenza della razza umana.
Innovazioni tecnologiche e nuovi materiali consentono di
prevenire, studiare ed attenuare i rischi derivanti dai terremoti
ed altri eventi naturali .
Conferenze internazionali su temi comuni quali: deforestazione,
ozono, idrocarburi ed altro ancora, contribuiscono a creare una
coscienza dei pericoli.
L’analisi dei fenomeni e la pianificazione delle emergenze, così
come
la
gestione
dei
grandi
eventi,
l’informazione
e
l’approfondimento di tutte queste tematiche si possono
sintetizzare con solo due parole: Protezione Civile.
A proposito di prevenzione ricordiamo il grande lavoro
espletato di recente dalla Protezione Civile e dalle Istituzioni, a
Roma durante le esequie del Papa Giovanni Paolo II.
7
Figura VII.
Nella figura VII. è possibile vedere scorte di acqua preparate
dalla Protezione Civile in vista dell'enorme afflusso di fedeli in
Piazza San Pietro.
Gli stati moderni che si adoperano maggiormente per
diffondere nozioni di cultura civile ed ambientale sono
inevitabilmente quelli più ricchi, quelli cioè in grado di attuare
politiche
rispettose
dell’ambiente
e
dell’essere
umano,
destinando allo scopo parte della propria ricchezza.
Purtroppo in svariate parti del pianeta, come quelle occupate da
popolazioni povere e devastate da economie fortemente in
deficit, la diffusione della cultura civile ed ambientale non
rientra tra le priorità più cogenti, nonostante le calamità
ambientali e i danni arrecati dall’uomo alla natura e alla civiltà,
abbiano, proprio in queste zone, conseguenze devastanti anche
e soprattutto perché le popolazioni colpite non godono delle
risorse economiche per fronteggiarle.
È un auspicio unanimemente condivisibile che i Paesi cosiddetti
“ricchi” prendano atto che il progresso, verso il quale tendono e
8
che inseguono grazie ad investimenti di denaro e all’apporto
della scienza e della tecnologia, non può prescindere, anzi, deve
essere indissolubilmente legato al proposito di proteggere
l’ambiente e, con esso, l’uomo stesso. Soltanto immettendosi in
questa prospettiva, infatti, si potranno prevedere, con minor
approssimazione, catastrofi ambientali quali, il maremoto che
ha colpito le coste indonesiane e indiane o l’uragano che ha
dilaniato la costa nord orientale degli Stati Uniti. Eventi
catastrofici che sono stati ampiamente documentati e che
hanno tanto impressionato l’opinione pubblica.
Figura VIII.
La figura VIII. sono fotografie aeree con la vista
d’insieme della devastazione causata dalle onde dello Tsunami
che colpì i paesi dell’Oceano Indiano il 26 dicembre 2004. In
particolare nella foto di sinistra è visibile una colonia di
pescatori dell’India del sud, mentre a destra un altro
insediamento cittadino dell’India
9
.
Figura IX.
La figura IX. mostra “il prima e il dopo” del passaggio
dell’onda anomala. Le due immagini da satellite evidenziano
una stessa provincia indonesiana, ma a sinistra nel 2003 prima
dello Tsunami , mentre a destra tre giorni dopo il disastro. Si
nota come l’acqua abbia spogliato la terra dalla vegetazione
lavando via ogni cosa sul proprio cammino. Il numero delle
vittime umane sono state più di 140.000.
Anche nei paesi poveri è possibile organizzare una risposta
efficace di Protezione Civile, ma è in maggior parte un impegno
che devono assumere i paesi “ricchi”. Essi devono portare
soccorso, con metodi moderni e organizzati, usufruendo di
personale ben addestrato.
10
1.2 Storia della cultura della Protezione
Civile
L’esigenza di contrastare gli eventi calamitosi fu chiara
già agli antichi, che crearono delle squadre di uomini addetti a
intervenire in caso di incendio. L'istituzione delle prime milizie
organizzate per lo spegnimento degli stessi risale al 289 a.C.
Nel 22 a.C. Augusto3 istituì un corpo composto di 600 schiavi
preposti alla vigilanza notturna e all’estinzione degli incendi.
Figura X.
In quei gruppi organizzati risiede l’origine degli attuali Vigili del
Fuoco che a loro volta si possono considerare i precursori della
3
Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto (63 a.C-14 d.C.), primo imperatore
romano
11
Protezione Civile. Nell’epoca romana si consideravano degne di
attenzione solo le calamità che erano più frequenti, quali gli
incendi.
Per avere chiara l’importanza che doveva avere il problema
degli incendi, si pensi a due avvenimenti molto famosi proprio
degli anni intorno alla nascita di Cristo: l’incendio di Roma sotto
l’impero di Nerone4 e l’incendio della Biblioteca di Alessandria
d’Egitto durante le guerre civili dell’epoca di Giulio Cesare5.
Il primo incendio avvenne nel 47 a.C., durante la guerra civile
tra Cesare e Pompeo6; presso Alessandria d’Egitto, il fuoco
divorò il porto cittadino e si estese anche ad alcuni depositi
della biblioteca più famosa del mondo, distruggendo circa
40.000 volumi.
Il secondo incendio, iniziato nella notte del 18 luglio 64 d.C., si
sviluppò nei quartieri poveri e malsani della città. Il fuoco,
favorito anche dalla stagione calda, diventato inarrestabile, si
estese nei quartieri vicini; dopo tre giorni raggiunse i quartieri
della borghesia e dopo altri quattro le fiamme avvamparono su
tutta Roma. In 9 giorni il novanta per cento della città era
ridotta in cenere; solo 3 quartieri dei 14 esistenti ne furono
risparmiati.
Con il passare dei secoli, la tipologia delle calamità da
fronteggiare si è estesa e con essa è nata e si è evoluta, una
4
Lucio Domiziano Nerone (37 – 68 d.C.) imperatore Romano
5
Caio Giulio Cesare (100– 44 a.C.) condottiero, uomo politico romano e
scrittore
6
Gneo Pompeo Magno (107-48 a.C.) generale e uomo politico romano nel
60 forma il primo triunvirato insieme a Licinio Crasso e Cesare
12
scienza nuova, volta non solo più a contrastare ogni tipo di
disastro ma anche a prevenirlo.
Nella metà del secolo scorso gli Stati Uniti, sotto la
direzione del Ministero della Difesa e con l’apporto di tecnici
civili, hanno realizzato una strategia, a livello nazionale, allo
scopo di intervenire in caso di un attacco nucleare.
Negli stessi anni, una svolta determinante è avvenuta in
Svizzera, presso l’Università di Friburgo, dove sono nati i primi
studi di approfondimento sui temi del Disaster Management,
sulla scorta del ben conosciuto Piano Wahlen7 che garantì
sicurezza e indipendenza durante il secondo conflitto mondiale,
grazie ad uno staff di urbanistiche approfondirono gli argomenti
già schematizzi nel succitato piano.
In Inghilterra, il premio Nobel Patrik Blackett8, sfruttando
le metodologie di tattica e strategia militare, applicando le
teorie matematiche e statistiche che si utilizzano negli studi di
fisica, creò una nuova disciplina finalizzata ad analizzare ed
ottimizzare le procedure da attuare in situazioni d‘incertezza,
come per esempio le calamità naturali.
7
Il piano Wahlen nasce in Svizzera dall’esperienza della disciplina militare,
durante la seconda guerra mondiale, per far fronte alle possibili situazioni
di emergenza legate alla situazione contingente. Il piano ha avuto eco
grazie anche agli studi di Enrico Quarantelli, oggi direttore del Disaster
Research Center della Delaware University.
8
Patrick Maynard Stuart Blackett (1897-1974 ) fisico britannico. Premio
Nobel 1948. Nel 1940 coordinatore della Operations Research. Nel 1944
viene insignito dal Dipartimento della Guerra della medaglia al merito per il
servizio civile.
13
In Italia il primo corso di Disaster Management,
riconosciuto dal U N D R O9, si è tenuto presso l’Università di
Napoli nel 1986.
I primi studi sulla Protezione Civile sono la naturale evoluzione
della primaria disciplina militare nata come “Difesa Civile”.
La Protezione Civile, in Italia, è il complesso degli organi
incaricati della prevenzione di calamità pubbliche (disastri
naturali, episodi di grave inquinamento ambientale) e degli
interventi di urgenza da compiere quando si verificano. Il
servizio nazionale della Protezione Civile è stato istituito nel
1992 e fa capo alla Presidenza del Consiglio. Costituisce un
sistema di competenze cui concorrono le amministrazioni dello
Stato, le Regioni, le Province, i Comuni e gli altri enti locali, gli
enti pubblici, la comunità scientifica, il volontariato, gli ordini
professionali. Il decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999 ha
istituito l’Agenzia di Protezione Civile.10
Oggi il Disaster Management si occupa prevalentemente
di emergenze non intenzionalmente prodotte dall’uomo ed è
materia di insegnamento in molteplici università e istituti post
universitari del mondo.
Questi studi affrontano due diverse tematiche: da una parte
delineano scenari di rischio e possibili collassi di sistemi
9
United Nations Disaster Relief Office: l'organo di controllo europeo in
materia di emergenze, con sede a Ginevra.
10
Il Decreto Legislativo si inserisce nella riforma dell'organizzazione del
Governo, a norma dell'art. 11 della Legge n. 59 del 15 marzo 1997. Per
quanto riguarda la creazione delle Agenzie di protezione civile si vedano gli
articoli dal n. 79 al n. 87.
14
organizzati di ogni genere ( idrologici, tecnologici, sismologici
etc.); dall’altra hanno come obiettivo quello di sensibilizzare la
popolazione su tematiche quali la prevenzione e le tecniche di
soccorso.
La disciplina della Protezione Civile si è evoluta molto negli
ultimi anni: le materie che la compongono, nel corso del tempo,
si sono arricchite di contenuti che ne hanno migliorato la qualità
e lo “spessore”. Detto spessore non deriva soltanto dall’apporto
dato dalle leggi, dai regolamenti o dai protocolli, che codificano
la materia, ma, soprattutto, dal lavoro quotidiano e capillare di
persone qualificate che hanno come scopo primario la
formazione, l’informazione e la divulgazione di una cultura di
Protezione Civile nella società e hanno esperienze dirette da
trasmettere.
15
1.3
I
concetti
base
della
moderna
Protezione Civile
La Protezione Civile si occupa di prevedere e quindi
prevenire, potenziali rischi calamitosi. Nel caso non fosse
possibile annullare gli effetti nefasti del pericolo, essa si occupa
d’intervenire portando i soccorsi necessari ai cittadini coinvolti e
di attivare gli strumenti necessari diretti a superare la situazione
di emergenza.
Affinché tutte queste attività risultino efficaci, è necessario
collaborare in stretto legame con i cittadini, sensibilizzando la
comunità affinché conosca l’operato della Protezione Civile.
Perché il “concetto di sicurezza” sia radicato nelle persone, non
è sufficiente parlare astrattamente di terremoti, tsunami,
eruzioni vulcaniche ed altre calamità, ma si deve anche
insegnare ai cittadini ad autoproteggersi dai rischi quotidiani.
Creare questa mentalità sugli eventi più ricorrenti, ma anche
meno disastrosi e pericolosi, servirà come base per insegnare a
capire e prevenire pericoli più grandi.
Questi obiettivi ambiziosi potranno essere raggiunti se si riuscirà
a diffondere quella che si può definire “cultura della sicurezza”.
Il messaggio forte che deve giungere al cittadino e che
deve restare nel profondo della memoria, si può riassumere in
tre parole: “regole, solidarietà e volontariato“.
Il primo concetto, ossia le “regole”, sono alla base di una buona
convivenza e di una corretta forma di rispetto verso gli altri. Il
16
secondo
concetto,
“solidarietà”,
vuole
indicare
l’amicizia
profonda che normalmente lega gli esseri umani. Ultimo
concetto, non meno importante, è il “volontariato”. Infatti il
cittadino deve avere la consapevolezza che molta parte degli
aiuti che può ricevere in caso di calamità o incidente arriva da
altri cittadini come lui, che si sono offerti di essere di aiuto per
gli altri. Questo con lo scopo di incentivare una coscienza
collettiva di volontariato. La forza della Protezione Civile è
racchiusa proprio in questa formula di tre soli vocaboli.
17
1.4
La
comunicazione
nel
linguaggio
giovanile: il punto di vista delle Istituzioni
e la formazione del docente
Ormai da qualche anno a questa parte le Istituzioni dello
Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni hanno dato
segnali di sensibilità nei confronti delle materie ambientali e di
Protezione Civile.
Numerose sono le testimonianze, sul piano legislativo, di un
atteggiamento volto a creare nei cittadini una cultura di
prevenzione e attivazione degli strumenti che sono necessari in
caso di calamità o di pericoli intrinseci nella vita quotidiana.
Di seguito riportiamo alcuni esempi di stimoli che le
Istituzioni forniscono allo scopo di avvalorare i concetti di
trasmissione di una cultura di Protezione Civile nei cittadini di
domani. Cittadini che saranno gli imprenditori, gli operai, i
dirigenti pubblici del futuro.
Progettare per loro e soprattutto con loro, una città più sicura,
è l’impegno forte delle Istituzioni.
18
Nel 1992 nasce il Progetto Scuola Sicura11 con lo scopo di
inserire nella scuola dell’obbligo l’insegnamento della Protezione
Civile. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è stato individuato
come parte privilegiata del progetto, probabilmente perché,
anche per motivi storici, resta il primo referente del cittadino in
caso di calamità naturali. Il progetto tende a favorire
l’inserimento nella scuola dell’obbligo di un programma globale
di educazione incentrato sui rischi naturali, dell’ambiente
domestico
e
scolastico,
che
coinvolga
anche
l’aspetto
comportamentale ed avvicini i ragazzi alle realtà della
Protezione Civile.
Lo scopo dell’iniziativa, infatti, non è solo quello di dare utili
informazioni sulle norme di sicurezza da adottare in caso di
emergenza, ma anche di formare ed educare il giovane a
comportamenti
che
siano
improntati
alla
solidarietà,
collaborazione ed autocontrollo.
11
Programma
didattico
realizzato
dal
Ministero
dell’Interno
in
collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione e con il
Dipartimento della Protezione Civile. E’ stato creato un Comitato
Organizzatore Nazionale del Progetto Scuola Sicura , di cui fanno parte
rappresentanti del Ministero dell’Interno, del Ministero della Pubblica
Istruzione,
del
Dipartimento
della
Protezione
Civile,
del
Ministero
dell’Ambiente, del Corpo Forestale dello Stato, della Croce Rossa Italiana,
dell’A.g.e.s.c.i., dell’A.n.p.a.s., della Siemens e della Telecom.A livello locale
il Progetto è coordinato dalle Prefetture, attraverso un Comitato
Organizzatore Provinciale, cui partecipano oltre al Provveditorato agli studi
ed al locale Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, anche rappresentanti
degli enti locali, enti pubblici e privati, aziende di servizi, organizzazioni di
volontariato.
19
Un altro aspetto particolarmente interessante di questo
progetto è che sono stati previsti corsi di formazione per i
docenti
che
dovranno
portare
nella
scuola
la
materia
“Protezione Civile”.
Corsi che propongono incontri diretti tra la scuola e le
Istituzioni, come visite guidate nelle strutture locali della
Protezione Civile. In fine, un momento di particolare importanza
sono la redazione di un piano di evacuazione di un complesso
scolastico e le esercitazioni di verifica.
Il Ministero della Pubblica Istruzione con la Circolare n.
122
del
2000,
prendendo
come
riferimento
il
Decreto
Legislativo n. 626 del 1994, ribadisce l’importanza della
sicurezza
ed
il
ruolo
primario
della
scuola
per
la
sensibilizzazione e la formazione dei cittadini su tali argomenti.
I punti salienti di detta circolare recitano che“[…]Il rispetto della
personalità collettiva ed individuale ed il miglioramento delle
qualità della vita può essere più adeguatamente sostenuto con
l’apporto di nuove generazioni opportunamente sensibilizzate e
formate ad una cultura della sicurezza e della prevenzione,
nell’ambito di uno sviluppo che tenga conto anche della
salvaguardia dell’ambiente e della salute. Ed è la scuola il luogo
in cui si realizzano e trasmettono cultura, valori ed idee […] Tra
le varie iniziative finalizzate alla diffusione della cultura della
sicurezza e prevenzione, non si può prescindere, nell’ambito di
tutte le forze operative della scuola, da un adeguato
coinvolgimento anche e soprattutto degli alunni […] tramite
l’affermazione, la diffusione ed il convinto insegnamento, che
deve trovare il momento propulsivo e determinante proprio
all’interno della scuola medesima […]”
20
Mentre invece la Carta 2000 – Sicurezza sul Lavoro12
pone particolare attenzione alla necessità di creare una nuova
cultura della sicurezza nei lavoratori di domani (gli studenti di
oggi).
La salute e la sicurezza pubblica sono invece stati l’imperativo
che il Governo e le Istituzioni si sono date per l’anno 2000,
probabilmente partendo dal presupposto che l’Italia, nell’anno
precedente, è stato il paese con il primato negativo per il
numero degli infortuni e morti sul lavoro.
Questi esempi dimostrano che sono stati fatti degli sforzi da
parte delle Istituzioni, sono state emanate diverse leggi13, ma
da sole non bastano. Deve cambiare la cultura. La sicurezza
deve diventare materia scolastica, perché entri nella coscienza
profonda dei futuri lavoratori e dei futuri imprenditori.
Il Piemonte è, a livello locale da sempre, tra le regioni più
impegnate nelle attività di informazione e diffusione delle
tematiche di base di Protezione Civile e le istituzioni scolastiche
vengono considerate un contesto di fondamentale importanza a
cui destinare questi insegnamenti.
La
Regione
Piemonte
considera
necessarie
le
iniziative
formative nelle scuole che hanno lo scopo di informare quanti
sono soggetti a un pericolo o quanti devono “convivere” con
12
Carta 2000 – Sicurezza sul Lavoro è il manifesto programmatico del
Governo, Istituzioni, Amministrazioni locali e parti sociali per vincere la
battaglia in favore della salute e della sicurezza sul lavoro. Presentata
presso il porto antico di Genova il 3, il 4 e il 5 dicembre 1999
13
Tra le altre, il Decreto Legislativo n. 626 del 1994
21
particolari situazioni di rischio, illustrando quali possono essere i
comportamenti da tenere in caso di calamità.
Questi sono, infatti, gli elementi base della Cultura di Protezione
Civile, intesa anche come l’insieme delle idee, delle conoscenze
e delle modalità di percepire, di valutare e di agire, che sono
state sviluppate riguardo al problema dell’emergenza e dei
rischi.
Una prima attività della Regione è stata introdurre La
giornata della Protezione Civile istituita dal 1996. Essa è una
ricorrenza annuale, in cui il giorno cinque del mese di
novembre, si organizza una festa, come momento di sintesi
delle iniziative che coinvolgono le istituzioni scolastiche e non.
Tra le iniziative patrocinate dell’ente regionale, che riguardano
le scuole si può annoverare il concorso Amico Fiume, indirizzato
agli alunni delle scuole elementari e medie allo scopo di
sensibilizzare i più giovani alla “cultura di prevenzione”.
Figura XI.
Questa iniziativa prevedeva l'ideazione grafica e lo slogan della
campagna di Protezione Civile 2003 Amico Fiume. Il concorso è
stato vinto dagli undici alunni dalla pluriclasse quarta e quinta
dalla Scuola elementare Domenico Savio di Villareggia (TO) che
ha creato Gocciolone .
22
Figura XII. Gocciolone
Dalla primavera 2003 l'Assessorato alla Protezione Civile
della Regione Piemonte, utilizzando come simbolo Gocciolone
ha avviato la Campagna di pulizia dei fiumi del territorio
piemontese.
Ogni provincia "adotterà" uno o più corsi d'acqua e si occuperà
della messa in sicurezza degli stessi.
23
Figura XIII.
Figura XIV.
Esseoesse è invece il titolo di uno spettacolo di burattini
realizzati con materiali d'uso comune assemblati fra loro. In
esso si narra la giornata di un bambino soggetto a piccoli e
grandi rischi che riesce ad affrontare nel migliore dei modi.
Questo progetto, sempre della Regione, si rivolge a un pubblico
di bambini della scuola materna e primo ciclo elementare.
Dal
1998
ad
oggi
sono
state
realizzate
più
di
260
rappresentazioni.
Un’altra iniziativa della Regione è Fuori pericolo!,
spettacolo che affronta i comportamenti da tenere in caso di
calamità
naturali
o
derivanti
dall'intervento
dell'uomo,
evidenziando alcune piccole-grandi azioni che ciascuno può
eseguire
nell'attesa
dei
soccorsi
(nella
figura
n.XIV
la
locandina).
Questo progetto si rivolge ai ragazzi delle scuole elementari e
medie. Dal 1997 a oggi sono state realizzate più di 33 repliche
che hanno coinvolto circa 10.000 ragazzi.
24
Figura XV.
Acqua di Po è un’ulteriore iniziativa che integra e
prosegue il programma di attività educative avviate dallo
spettacolo Esseoesse. La scenografia dello spettacolo è
composta da un plastico animato, che rappresenta un tratto del
fiume Po lungo la Pianura Padana piemontese.
Alcune immagini delle più recenti alluvioni in Piemonte,
trasmesse direttamente sulla scena da un videoproiettore, si
sovrappongono drammaticamente allo spettacolo, nel momento
più emozionante, quello dell'alluvione.
Un’altra realizzazione molto interessante è il Diario di
Protezione Civile, che è un vero e proprio diario scolastico per
gli alunni delle scuole elementari.
Ha lo scopo di sensibilizzare i più giovani alle tematiche della
Protezione Civile. Un simpatico personaggio di nome Rischiotto
indica ai bambini come comportarsi in caso di piccole e grandi
emergenze, illustrando tutto ciò per mezzo di vignette e giochi.
Il diario è inteso come strumento didattico e la distribuzione
privilegia le scuole che intendono impostare un progetto
educativo relativo alle tematiche della Protezione Civile.
Si veda nella pagina seguente, in figura XVI. la copertina del
Diario di Protezione Civile.
25
Figura XVI.
Tutte queste iniziative ed attività della Regione Piemonte
sono finalizzati a sensibilizzare soprattutto i bambini e i ragazzi
ma con loro anche gli adulti. L’obiettivo è sempre quello di
riuscire a trasmettere una vera cultura di Protezione Civile, una
maggiore consapevolezza dei pericoli e delle azioni da
intraprendere nelle differenti situazioni.
Gli operatori del settore di Protezione Civile, che sono
stati coinvolti nelle iniziative volte a divulgare la cultura di
Protezione Civile nelle scuole, si sono trovati di fronte ad un
compito arduo. Hanno accettato, infatti, di portare a termine un
progetto ambizioso, che esula dalle proprie competenze
specifiche poiché, provenendo da un contesto diverso, prevede
un inserimento nel mondo della scuola. La parte più facile, ma
che assorbe comunque molto tempo, è preparare la lezione,
26
documentarsi, approfondire gli argomenti. Quella più difficile è
rendere efficace l’esposizione dei concetti che si intendono
passare agli ascoltatori. Una persona che si trova a dover
insegnare, non avendo una preparazione specifica, anche se
possiede un’ottima padronanza della materia, si trova spesso
nell’incapacità di rendere facilmente comprensibile il suo
insegnamento. Diventa quindi necessaria una preparazione
all’educazione per lo stesso educatore.
Su questi argomenti sono numerosi gli spunti e le riflessioni
degli esperti in materia di educazione.
Suor Rosanna Costantini14, per citare un esempio, in un suo
testo sulla visione psicologica dell’insegnamento effettua alcune
interessanti riflessioni. In primo luogo sostiene che si deve
tenere conto dell’allievo non solo in quanto individuo ma anche
come essere sociale e teologico; si devono inoltre inserire gli
insegnamenti nel contesto di vita quotidiana dell’allievo stesso.
La relazione educativa non deve più essere concepita come un
mero flusso informativo unidirezionale, ma deve essere basato
su una forte interattività fino a diventare un dialogo in cui si
tengano presenti le differenze tra i singoli allievi.
La relazione educativa, dal punto di vista psicologico, è
una situazione di convergenza che coinvolge processi di crescita
e di comunicazione, individuali e interpersonali, di gruppo e
istituzionale-organizzativi, che esigono il contributo di approcci
metodologici differenti.
14
Suora Rosanna Costantini, docente presso la Facoltà Auxilium
27
Franta15
Herbert
ha
scritto
diversi
libri
sulla
comunicazione e sull’insegnamento, sostenendo che chi deve
portare messaggi ai giovani, come un educatore o un
insegnante, è chiamato ad assumere una posizione guida. Egli
sostiene che sia quindi necessario creare un positivo contatto
socio-affettivo
manifestano
con
sotto
i
giovani;
forma
di
questi
comportamenti
rispetto,
calore
si
umano,
considerazione. Tali bisogni sono avvertiti in misura maggiore
dalle persone in crescita, in quanto si trovano in posizione di
inferiorità e di dipendenza di fronte agli adulti e non hanno
ancora sviluppato o consolidato un positivo concetto di se
stessi.
Ci sono degli importanti punti di sovrapposizione tra i due
sociologi cattolici dai quali si evince che l’educatore deve essere
una
guida
autorevole,
ragionevolezza
gli
capace
interventi
cioè
in
di
vista
organizzare
con
dell’autonomia
dell’educando, di orientare le attività in vista di un progetto di
vita.
L’educatore deve essere una guida, capace di rendere la
comunicazione trasparente e di facile comprensione. Deve
altresì interagire con il mondo giovanile, avvicinandosi ad esso,
tenendo ben presente l’età dei destinatari del suo messaggio.
Tutto ciò non basta, per Herbert Franta. La guida deve anche
essere “amorevole” cioè capace di accogliere e rispettare
l’alunno nella sua attuale situazione, di comprendere il suo
mondo così come lui lo vede, di incoraggiarlo attivando le sue
15
Herbert Franta , educatore salesiano tedesco.
28
risorse al fine di incrementare la fiducia e l’autostima, col
l’obbiettivo finale di stimolare le sue motivazioni ad agire come
individuo autonomo e responsabile.
Il Disaster Manager Franco Berera16, scrive nella sua tesi
che: “il termine comunicazione significa trasmissione di
informazioni
e
partecipazione,
notizie,
ma
condivisione
anche
e
messa
scambio
in
di
comune,
messaggi.
Condividere vuol dire scambiarsi, dare e ricevere messaggi,
informazioni e dati. La condivisione può avvenire tramite una
gestualità o una mimica socialmente riconosciute e accettate,
tramite suoni e parole, scritti o disegni e sistemi informatici.
Può essere diretta o mediata da strumenti quali la radio, la
televisione, i giornali o, più semplicemente, tramite altre
persone che riferiscono quello che hanno sentito e hanno
capito. Presupposto fondamentale perché la comunicazione sia
comprensibile dai soggetti attori è la condivisione dei linguaggi,
dei codici e dei gesti.“
Differenti studiosi sono giunti alla stessa conclusione,
pertanto il termine comunicazione significa in primo luogo
trasmissione di informazioni e notizie, ma anche messa in
comune, partecipazione, condivisione e scambio di messaggi.
La comunicazione teatrale può essere uno spunto molto
interessante per trovare un modo efficace di trasmettere dei
concetti all’uditore. Il teatro (nel senso di simulazione) può
essere considerato la prossima sfida per raggiungere lo scopo
16
Comandante del Corpo di Polizia Municipale di Rivoli, ha partecipato al
primo corso Disaster Management.
29
educativo. Come si evince anche dagli studi sopra citati,
l’interazione e l’attenzione all’uditore è fondamentale per una
comunicazione efficace. D’altro canto questo è da sempre stato
l’imperativo del teatro. Se il fruitore dell’opera teatrale si annoia
non tornerà e farà una cattiva pubblicità allo spettacolo. Quindi
deve divertirsi ed essere stimolato dall’inizio alla fine. Nello
stesso modo chi viene formato se si annoia non presterà
attenzione e non ricorderà nulla.
Inutile dire che il teatro ha permeato la vita degli uomini,
infatti nasce da antichi riti ma forse anche dalla narrazione,
dalla imitazione delle voci e dei movimenti degli animali17.
Con
i
ragazzi
è
di
fondamentale
importanza
produrre
argomentazioni che abbiano riferimento al mondo in cui “loro”
vivono, ricordando che potrebbe non essere lo stesso mondo in
cui vive l’adulto.
Anche l’uso dell’improvvisazione organizzata, in questo
contesto, non assume una connotazione negativa, anzi stimola
il coinvolgimento del pubblico.
I testi sulla comunicazione sono concordi nel dire che un
relatore classico, di fronte ad un uditorio normale, riesce a
tenere alto il livello di attenzione per quindici o venti minuti.
Una scolaresca, invece, ha un tempo d’attenzione che può
essere ancora più breve, trascorso il quale i ragazzi iniziano a
dimostrare nervosismo e noia.
Nello stesso modo un
buon relatore che riesce a
percepire le esigenze degli ascoltatori, fa della improvvisazione
17
Oscar. G. Brockett, Storia del teatro, Venezia, Marsilio, 1988
30
il suo punto di forza. Trattare gli argomenti in modo teatrale,
interrompere la lezione con alcune digressioni dal tema,
concedendo loro momenti di pausa mentale, serve a suscitare e
mantenere l’attenzione degli studenti.
Quante volte si è sentito dire che un ottimo tecnico nella sua
materia spesso non sa trasmettere le sue conoscenze in modo
appropriato, non sa spiegare i concetti o non sa farsi ascoltare.
E’ importante inserire nell’insegnamento l’improvvisazione
come elemento teatrale. Si incoraggiano così gli spettatori ad
avere curiosità riguardo agli argomenti proposti. Pertanto, il
pubblico resta in attesa di quello che verrà spiegato e sarà, in
tal modo, impressionato dagli argomenti trattati. In questo
modo le informazioni e i concetti faranno breccia e matureranno
nelle loro coscienze.
La dott.ssa Amalia Vetromile18 su questo argomento
scrive:
“il
teatro può diventare uno strumento pratico
d’intervento, una tecnologia da utilizzarsi per finalità formative
e informative. Attraverso la drammatizzazione delle esperienze
il teatro assume i connotati di una tecnologia atta ad affrontare
e soddisfare le richieste della committenza.”
In definitiva spesso è necessario, parlando con i ragazzi,
condurli per mano in un viaggio semplice ma contornato da
cose colorate e brillanti, mantenendo così vive il loro interesse.
La spiegazione di regole e norme, può diventare facilmente un
argomento molto noioso, se non viene supportato da esempi,
che stimolino la fantasia dell’uditore, e se non si adottano
18
Cfr. la rivista Sviluppo e organizzazione n. 209 del 2005
31
tecniche comunicative prese in prestito del teatro. Se invece si
snocciolano solo una lunga lista di regole, mantenendo anche e
sempre lo stesso tono di voce monotono, si può essere certi
che molto presto buona parte dell’insegnamento appreso verrà
dimenticato.
Anche il mondo dell’imprenditoria ha recepito l’importanza
della divulgazione della “cultura della sicurezza”. Pertanto, nel
panorama dei progetti educativi e delle iniziative formative che
offrono risorse integrative al mondo della scuola si inserisce il
marchio Fiat e i giovani19. Esso rappresenta l'impegno
dell’Azienda a collaborare con le Istituzioni per la crescita
culturale delle nuove generazioni. Da undici anni, Fiat e i
giovani contribuisce, con spirito innovativo, all'educazione
stradale offrendo alle scuole, ai docenti, alle famiglie, ai
formatori degli enti locali e delle autoscuole, strumenti sempre
aggiornati
per
sensibilizzare
le
nuove
generazioni
alla
complessità della tematica sicurezza. Per l'anno scolastico 20032004 Fiat e i giovani ha messo a disposizione delle scuole un
nuovo percorso organico ed esclusivo di educazione stradale,
rivolto agli alunni dai 3 ai 18 anni.
Apparentemente estranea dalla sfera di competenza
della
Protezione Civile, questa iniziativa di Fiat, ha invece delle
similitudini molto importanti. Infatti è un’esperienza didattica su
materie extra scolastiche, rivolte al mondo giovanile e
incentrata su uno dei molteplici aspetti concernenti il “concetto
19
Cfr. Centro Coordinamento Fiat e i giovani / La Fabbrica, Via Mascheroni,
29 - 20145 Milano
32
sicurezza”. Dal progetto didattico Educare alla Strada20,
promosso da Fiat e i giovani si evince, pertanto, che il
comportamento del “docente Fiat”, impegnato a comunicare
con i giovani nelle scuole è simile, se non uguale, al
comportamento del “docente di Protezione Civile”.
Fiat ha individuato delle linee guida sul metodo di
insegnamento, che vengono di seguito riassunte, in quanto
interamente applicabili al contesto di diffusione della cultura di
Protezione Civile nelle scuole: 1. importante il colloquio
preliminare con gli insegnanti al fine di conoscere le
caratteristiche salienti della classe: livello di partecipazione; se
si tratta di classe prevalentemente da stimolare o da
“contenere”; che genere di “disturbo” possiamo aspettarci e
come è meglio affrontarlo e, in generale, quali comportamenti
si rivelano efficaci; 2. gli insegnanti devono preparare e poi
proseguire il lavoro del docente esterno, questo per evitare
l’effetto di momentaneo interessamento per diventare un
percorso concordato scuola/extra scuola; 3. la lezione deve
cominciare spiegando chi è il docente e per quale scopo si trova
lì: la presenza di un esperto, soprattutto se è in divisa, desta
sempre curiosità ed interesse. E’ bene approfittarne per far
capire l’importanza dell’argomento che si va a trattare, che non
è di sola competenza scolastica, ma è anche aperta al
contributo, fondamentale, di altri soggetti.
20
Cfr. C. Bruni, I. Maranesi, P. Villa, Educare alla Strada, Milano, La
Fabbrica, 2003
33
Capitolo 2
ESPERIENZE NEL COMUNE DI RIVOLI
34
2.1
Formazione
intesa
come
“comunicazione”
La formazione nel campo della Protezione Civile deve
essere intesa come “comunicazione”, ossia come punto di
incontro tra la “società”21 e la “prevenzione dei rischi”22.
In questi ultimi anni lo sforzo maggiore prodotto dagli organi
preposti23 alla Protezione Civile è stato indirizzato verso i
giovani, cittadini di domani.
Dal 1998 l’ufficio di Protezione Civile del Comune di Rivoli
si è impegnato a divulgare nelle scuole alcuni concetti di base
(quali l’informazione sui rischi e le procedure operative da
attuarsi in caso di pericolo), dando particolare attenzione allo
sviluppo delle tecniche di comunicazione, al fine di renderle
idonee ai destinatari del messaggio, che sono di volta in volta
interlocutori di età e scolarizzazione diversa. Uguali indirizzi
formativi hanno infatti raggiunto tutti i livelli scolastici presenti
sul territorio, partendo dagli asili, fino ad arrivare alle scuole
medie superiori.L’esperienza tratta ha concesso di ottimizzare
21
In questo contesto per “società” s’intendono varie tipologie di gruppi
umani organizzati, quali le scuole, le fabbriche, i condomini, le strade,
ovvero gli ambienti abitati.
22
Si definisce “prevenzione dei rischi" l’obiettivo principale cui tende
l’attività della Protezione Civile
23
Stato, Regioni, Province, Enti Locali
35
gli interventi, di studiare meglio gli approcci metodologici per
riuscire a creare negli interlocutori il necessario interesse verso
gli argomenti trattati.
I sistemi di comunicazione, infatti, hanno forti implicazioni
organizzative ed influenzano la creazione del valore aggiunto
del prodotto consegnato all’utente. In questo caso si è scelto
come metodo di comunicazione quello della “trasmissione degli
input” che consiste nell’insegnare concetti concisi, studiati e
selezionati con cura e facilmente assimilabili.
Si è partiti dallo studio dei processi della comunicazione,
passando poi allo studio del lavoro di gruppo al fine di
trasformare le parole in dialogo.
A tale proposito Benjamin Franklin24 disse: “parlami e io
dimenticherò, insegnami e io ricorderò, fammi partecipare e io
imparerò.”
Gli operatori del settore di Protezione Civile del Comune di
Rivoli hanno deciso di lavorare in accordo con il significato di
questa riflessione. Essi dovevano entrare in contatto con il
mondo
della
scuola,
non
comportandosi
come
semplici
insegnanti di materie extra scolastiche, ma cercando di dare
corpo al concetto di Protezione Civile con esempi pratici ed
utilizzando un nuovo metodo educativo.
A tal fine si è stabilito di affiancare all’Ufficio Protezione Civile il
Responsabile dei Vigili del Fuoco e il delegato del Servizio “118”
della Croce Verde, della Città di Rivoli. Questo lavoro di gruppo
24
Benjamin
Franklin
(1706-1790)
statunitense.
36
scrittore,
scienziato
e
politico
ha comportato sforzi di coordinamento ben ripagati dal
successo dell’iniziativa e dai riconoscimenti dei direttori didattici.
Per trasmettere una coscienza di Protezione Civile ai ragazzi
dovevano essere anche coinvolti i loro insegnanti, al fine di
aggiornare i docenti su questa recente disciplina.
L’insegnante ha anche il dovere di infondere giornalmente
sicurezza ai propri allievi, sia insegnando loro come evitare i
pericoli quotidiani, sia verificando i miglioramenti nelle prove di
evacuazione o portando a termine progetti con temi specifici sui
rischi così come suggerito dagli organi di Protezione Civile.
Il docente che è sempre presente in classe, può dare continuità
ai progetti, può dare corpo agli input che l’ufficio di Protezione
Civile del Comune di Rivoli ha lanciato come esca ai giovani.
Dopo aver esposto gli aspetti organizzativi, si passa attraverso
la definizione dell’obbiettivo: in questo caso, la conoscenza dei
pericoli, il modo di affrontarli guardandoli magari da nuove
angolazioni, la spiegazione delle regole che consentono alla
società di funzionare.
Questo lavoro con gli insegnanti è stato un altro cardine
importante nella trasmissione del processo di acquisizione della
cultura di Protezione Civile.
Il progetto comunicativo raggiunge i suoi obiettivi, le Istituzioni
entrano nella scuola e si confrontano, portano idee e le
discutono con i ragazzi, lasciano un segno.
Si è, in tal modo, innescato un processo di sviluppo di una
cultura civile e ambientale i cui frutti si potranno raccogliere nel
tempo.
37
2.2 Il Comitato Operativo Misto
Con provvedimento del 15 settembre 1995 il Prefetto ha
stabilito che Rivoli fosse a capo del Centro Operativo Misto25
(qui di seguito denominato C.O.M.) per il coordinamento dei
Comuni di Collegno, Grugliasco, Rosta, Villarbasse e Alpignano.
Il C.O.M. instaura il collegamento con i suddetti Comuni
coordinando le forze disponibili sul territorio, mantenendo i
rapporti, per conto di tutti, con la Sala Operativa della
Prefettura di Torino e con gli altri organi istituzionali.
Il Sindaco è per la natura e la rilevanza sociale e
territoriale delle sue funzioni, il più immediato e rilevante
organo di Protezione Civile. Gli strumenti di cui si avvale, per
poter operare in situazioni di emergenza, sono di carattere
giuridico e di carattere organizzativo. Lo strumento giuridico
utilizzato è l’ordinanza contingibile ed urgente.
La Sala Operativa è la sede ove opera la struttura che consente
al Sindaco di gestire in prima persona le emergenze.
Quando la calamità naturale o l’evento non possono
essere fronteggiati con le risorse e i mezzi a disposizione del
Comune, ovvero quando l’evento interessa il territorio di altri
25
Il Centro Operativo Misto è un organo di coordinamento operante tra più
comuni, creato della Prefetture, la cui sede operativa è un interlocutore
unico verso la Prefettura, in caso di eventi calamitosi che interessino quei
territori.
38
comuni confinanti, il Sindaco chiede l’intervento al Prefetto e al
Presidente della Provincia, che provvedono ad attivare altre
“forze” e strutture di soccorso.
Il C.O.M. di Rivoli si riunisce mensilmente ed affronta di
volta in volta le problematiche emerse26, cercando di mantenere
un elevato standard di unità ed efficienza tra tutti i soggetti
coinvolti.
26
Per esempio vengono discusse le problematiche relative all’acquisto di
tecnologie comuni tra gli appartenenti al C.O.M. Vengono definiti dei
protocolli per la trasmissione delle informazioni.
39
2.3 L’opuscolo del Comitato Operativo
Misto.
Nel 2003 in una riunione del C.O.M. si è deciso di creare
un opuscolo informativo destinato ai cittadini. L’iniziativa rientra
nell’ambito di un progetto di più ampio respiro che ha lo scopo
di diffondere una cultura di Protezione Civile e costituisce un
vero e proprio ponte tra le Istituzioni e i cittadini destinatari del
messaggio, ossia le famiglie degli studenti e i docenti che
hanno ricevuto l’illustrato presso le proprie scuole.
L’illustato ha trovato la luce grazie alla sponsorizzazione della
Società Acque Metropolitane Torino27 e alla ditta Microner28 filtri
aria.
Il C.O.M. ha individuato i seguenti temi: consigli di autoprotezione di carattere generale; consigli specifici su come agire
in caso di pericolo (incendio, fuga di gas, alluvione, rilascio di
sostanze nocive, terremoto, evacuazione di edificio scolastico);
procedure operative per una reazione organizzata all’evento
calamitoso.
27
La S.M.A.T. si occupa anche del servizio emergenza di Protezione Civile,
garantendo alla popolazione la distribuzione dell’acqua in boccioni e
sacchetti.
28
La ditta Microner è fornitore ufficiale dei filtri auto per il parco macchine
della Polizia Municipale della Città di Rivoli e del Comune di Milano.
40
L’opuscolo contiene: due pagine
per ogni Comune
facente parte del C.O.M. con i numeri telefonici di emergenza di
Protezione Civile; la localizzazione dei vari gruppi di volontariato
operativi nel C.O.M. con numeri telefonici di riferimento; due
pagine alla Provincia di Torino, Ufficio di Protezione Civile con i
riferimenti tecnici urgenti.
Il libretto è stato arricchito con disegni, grazie all’impegno degli
scolari delle scuole di Rivoli, che hanno partecipato ad una
competizione “a colpi di matite colorate”. Sono stati premiati e
scelti i disegni più rappresentativi. I simpatici disegni hanno
fatto da cornice ai suggerimenti di auto-protezione dai rischi.
Figura XVII. - Rappresenta la copertina del Libretto di Protezione Civile del
C.O.M. di Rivoli.
41
Nel 2005 l’illustrato, frutto di esperienze interne alla
struttura di Protezione Civile veniva distribuita nelle scuole; la
collaborazione dei sindaci, degli insegnanti, degli esperti di
Protezione Civile e dei tecnici informatici ha permesso di portare
a termine un importante lavoro che ha così coinvolto tutti i
comuni
del
C.O.M.,
numerosi
assessorati
e
le
scuole
appartenenti alla “Rete”29.
Questo impegno ha consentito di far entrare nelle famiglie un
opuscolo salvavita, che regala informazioni sui comportamenti
da adottare in caso di eventi calamitosi e nel contempo fornisce
l’opportunità di potersi avvalere di contatti diretti verso gli
addetti alla Protezione Civile del C.O.M.
E’ inoltre apprezzabile avere creato un prodotto uguale per
tutti: stesse informazioni per gli abitanti di cinque differenti
comuni in cui sono descritte le medesime procedure ed i
rispettivi recapiti.
L’opuscolo potrà diventare anche momento di interesse
didattico se le insegnanti lo sapranno adoperare come spunto
per l’educazione alla sicurezza ed alla prevenzione durante
l’anno scolastico.
Un’altro grande punto di forza è la possibilità di aggiornamento,
infatti è possibile: effettuare il cambio dei numeri telefonici di
riferimento;
sostituire
i
nominativi
dei
responsabili
da
contattare; aggiungere notizie; inserire nuovi enti o gruppi di
29
Accordi per la creazione di protocolli di lavoro sul tema della sicurezza,
che uniscono più scuole anche appartenenti a comuni diversi così da creare
un sistema detto di “Rete”.
42
volontariato; sostituire o integrare il materiale fotografico o gli
eventuali disegni, anche per renderlo più innovativo ed
accattivante.
Tutto ciò rende il materiale vivo ed aggiornato e costringe il
C.O.M. ad un continuo confronto con i cittadini.
43
2.4 Interazioni tra le scuole del Comune di
Rivoli e la Protezione Civile:
2.4.1 Prove di evacuazione di scuole
Le prove sono un momento topico della preparazione degli
allievi e dell’insegnamento.
Infatti
evacuare
un’intera
scuola,
prevede
una
grossa
preparazione e uno sforzo non indifferente da parte sia dei
ragazzi che di tutti gli adulti presenti, siano essi corpo docente e
non.
L’evacuazione è un punto di forza della Protezione Civile:
costituisce il momento più importante della comunicazione tra
la Protezione Civile e la scuola, perché gli allievi possono
mettere in pratica gli insegnamenti appresi.
Le
prove
organizzate
da
ogni
singolo
complesso
scolastico, coinvolgono l’intera struttura, con queste modalità: il
personale non docente30, dato l’allarme di evacuazione si
preoccupa di disattivare tutti i contatori e verificare la presenza
di alunni in luoghi non usuali alla didattica; i ragazzi devono
lasciare tutte le loro cose, interrompere immediatamente ogni
attività e predisporsi ad uscire come previsto31 con un apri-fila e
30
Operatori scolastici, addetti alle pulizie ecc.
31
Percorsi predefiniti dai consulenti alla sicurezza, così come previsto dalla
legge.
44
un chiudi-fila; gli insegnanti, raccolto il registro presenze, e
verificato che non manchi nessuno, accompagnano i ragazzi
fuori dall’aula seguendo i percorsi assegnati32; gli addetti ai
controlli33 verificano che tutto si svolga in modo efficace ed
efficiente.
Durante le prove di evacuazione sono presenti la Croce Verde, i
Vigili del Fuoco, i rappresentanti dell’ufficio Comunale di
Protezione Civile.
Le prove di evacuazione sono il momento migliore per mettere
alla prova la cultura e i mezzi della Protezione Civile. Tutti gli
elementi
costitutivi
sono
presenti.
Ci
sono
infatti
i
rappresentanti delle Istituzioni, le cartine poste nelle aule e nei
corridoi. In questa particolare circostanza è possibile verificare
l’efficacia della didattica, valutando i comportamenti tenuti dagli
allievi e dagli insegnanti, esaminare l’assimilazione del concetto
di solidarietà, che dovrebbe trovare applicazione nel momento
in cui i ragazzi affrontano un potenziale pericolo.
Dal riscontro di eventuali anomalie o errori, nasce
l’esigenza di apportare eventuali correzioni. La modifica dei
protocolli sulla sicurezza diventa un momento di importante.
Da questi presupposti, ogni anno scolastico, a partile da quello
1997-1998,
le
scuole
della
“Rete”34
hanno
richiesto
la
consulenza dell’Ufficio di Protezione Civile Comunale e la
32
Cfr.nota precedente.
33
Personale docente incaricato dalla scuola, così come previsto nel piano
della sicurezza interna; consulente, o funzionari dell’Ufficio Comunale di
Protezione Civile.
34
Cfr nota 29.
45
presenza
di
tecnici
sia
nelle
aule,
come
momento
di
preparazione e di verifica, che nelle prove di evacuazione.
Figura XVIII.
Nella figura XIX. è riportata pagina 17 del libretto del C.O.M.
di Rivoli, in cui si vede un disegno fatto da un allievo di una
scuola elementare che raffigura il concetto di solidarietà
durante l’evacuazione.
46
2.4.2 Istituzioni nella scuola
Al fine di consolidare il concetto di coscienza di Protezione
Civile e la cultura della sicurezza, nascono alcune iniziative
fortemente volute dalla Dott.ssa Di Martino35 e dal’Ufficio di
Protezione Civile del C.O.M. di Rivoli.
Con l’Insegnante Adriana Raschi36 prende il via il percorso
Istituzioni nella scuola: alcune ore di dialogo con la Polizia, i
Carabinieri, i Vigili del Fuoco, la Croce Rossa, la Polizia
Municipale, le Associazioni di Volontariato, dove gli allievi iscritti
nelle classi delle scuole aderenti alla “Rete”37 e i loro insegnanti,
si confrontano ed imparano a conoscere e a familiarizzare con
le “divise” presenti nella città.
Poiché la scuola ha quasi totalmente eliminato lo studio
dell’ Educazione Civica, si è reso ancora più necessario spiegare
il ruolo e le responsabilità dall’operatore che indossa una
differente divisa.
Al termine di questo percorso le idee di tutti sono più chiare ed
emerge un nuovo punto di vista e, soprattutto, un maggiore
35
Dott.ssa Antonietta Di Martino, Dirigente Scolastico del Primo Circolo
Didattico di Rivoli. Svolge anche il ruolo di tutor per la formazione sulla
sicurezza dei dirigenti scolastici, su incarico dell’Ufficio Scolastico Regionale
Piemontese. Collabora, inoltre, con il Ministero dell’Istruzione, sempre in
materia di sicurezza.
36
Insegnante della scuola “Don Dilani”, Responsabile della sicurezza.
37
Cfr nota 29.
47
rispetto verso “gli uomini in divisa” che non sono più identificati,
come spesso accade, solamente come organo di controllo e
repressione, ma come persone intente ad aiutare e soccorrere il
cittadino.
L’adulto di domani riesce così anche a distinguere meglio
le diverse figure istituzionali presenti sul territorio; comprende
appieno le mansioni, capisce l’importanza del volontariato e
spesso sfata le proprie errate convinzioni.
Formulando domande, i ragazzi scoprono che le “divise”
presenti in classe sono parte integrante della Protezione Civile.
48
2.4.3 Altri incontri con la scuola
La dottrina di Protezione Civile, trova un momento di
interessante connubio nella scuola mediante la messa in campo
di convegni educativi su materie specifiche di interesse per gli
insegnanti e le famiglie.
Citiamo ad esempio i due convegni: Dolce Boccone e Che
acqua scorre, che aria tira.
Il primo, svoltosi nel 2004, aveva per argomento
l’educazione alimentare (vedi figura XIX); partendo dai rischi
nelle mense scolastiche, passando per quelli legati alla
dislocazione delle stesse, per finire ai rischi nella distribuzione e
al primo soccorso nei casi di infortuni a tavola.
Figura XIX.
49
Questo convegno ha coinvolto tutte le insegnanti della “Rete”,
l’A.S.L. 5 e alcuni consulenti esterni sulla sicurezza.
Si può considerare come ottimo risultato anche il fatto che
siano intervenuti oltre duecento partecipanti qualificati, in due
giorni.
Mentre il secondo Che acqua scorre, che aria tira,
convegno patrocinato dal Comune di Rivoli ed organizzato dal
Primo Circolo Didattico di Rivoli38 si è svolto nel maggio 2005 e
l’argomento era l’acqua che entra nelle nostre case e l’aria che
siamo costretti a respirare (vedi figura XX).
Figura XX.
Alla presenza di funzionari della
S.M.A.T. (acquedotto), di
rappresentanti della ditta Microner (filtri per l’aria), dell’A.S.L. 5,
e di due pneumologi dell’Ospedale Molinette di Torino, si è
38
In particolare nelle persone della Dirigente Dott.ssa Di Martino e
dell’insegnante Dott.ssa. Ferrari.
50
aperto nella Sala Consiliare del Comune di Rivoli un discorso
sull’acqua che beviamo e sull’aria che respiriamo.
La Protezione Civile è intervenuta per verificare le potenziali
risorse in caso di calamità naturali o di carattere antropico.
Il dr. Cappuccio, responsabile della Protezione Civile del Servizio
Acque Metropolitane Torino, si è soffermato sui rischi terroristici
e atti di vandalismo, e sui sistemi di sicurezza messi in essere
dal suo ufficio al fine di contrastare tali fenomeni.
Tutte queste attività, sempre in continuo studio evolutivo
sono finalizzate a mantenere alto il profilo della comunicazione
di Protezione Civile, cosicché lo slancio iniziale non abbia a far
cadere quella buona tensione che deve far parte del progetto “
Cultura di Protezione Civile”.
51
2.5 Risposte delle scuole di Rivoli agli input
delle Istituzioni
2.5.1 Introduzione e premesse organizzative ed
istituzionali
La scelta del metodo per condurre i giovani a capire
l’importanza della sicurezza è stato un altro argomento di
discussione e di studio.
La scuola ha assunto un ruolo fondamentale come veicolo di
trasmissione
di
concetti
di
auto-protezione
che
devono
raggiungere le famiglie e di conseguenze la società civile.
I risultati del percorso scelto hanno portato a risultati in alcuni
casi rilevanti e in altri addirittura sorprendenti.
L’ufficio di Protezione Civile del Comune di Rivoli ha
collaborato con il Dirigente Scolatico, Dott.ssa Antonietta Di
Martino,39 trovando porte aperte per la creazione di una nuova
cultura di Protezione Civile nella scuola ed anche la possibilità di
creare laboratori per gli studenti e gli insegnanti.
La Dott.ssa Di Martino in ottemperanza alle norme40 è
riuscita a portare a termine un accordo di “Rete”41 tra le
39
Cfr nota 35.
40
Decreto Legislativo n. 626 del 1994, Decreto Ministeriale n. 382 del 1988
e Decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999.
41
Cfr 29.
52
istituzioni scolastiche, per gli adempimenti in materia di
sicurezza. I primi ad essere coinvolti sono stati i circoli didattici
della Città e in seguito, quelli dei Comuni confinanti di Collegno
e Alpignano.
Questo ha consentito all’ufficio di Protezione Civile del C.O.M. di
Rivoli di avviare incontri con insegnanti ed alunni e di creare
progetti ad ampio respiro, consolidando il rapporto con la
scuola.
Lo stesso ufficio sin dall’anno scolastico 1997/98 è presente
nelle scuole con tre obiettivi: proporre la Protezione Civile come
nuovo elemento didattico; creare una nuova coscienza di
Protezione Civile; incentivare le “prove di evacuazione”.
53
2.5.2 Esercitazione pratica: analisi dei possibili rischi
presenti nella vita quotidiana
Durante
l’anno
scolastico
2003-2004,
una
classe42
elementare del Comune di Rivoli, ha iniziato un percorso di
lavoro che ha preso spunto dalla visitazione degli ambienti
frequentati normalmente dai bambini, come la casa, la scuola, i
parchi ecc…I luoghi prescelti sono stati divisi in sotto sezioni e,
in particolare, la casa e la scuola sono state suddivise per
ambienti, individuando i punti dove risultano più frequenti le
occasioni di incidenti. Guidati progressivamente dalla loro
insegnante,43 i bambini si sono inoltrati nella fase del
brainstorming44 in cui si sono confrontati, misurando le proprie
esperienze e conoscenze, e ragionando sui fatti verificati di
persona o raccontati da altri. Si sono poi divisi in gruppi, e ad
ogni gruppo è stato dato il compito di disegnare uno degli
ambienti individuati. Successivamente, vicino ad ogni pericolo
che si voleva evidenziare, è stato posto un numero.
42
Classe quinta “A” della Scuola Elementare Don Dilani di Rivoli, facente
parte del Primo Circolo Didattico.
43
Insegnante Paola Limone, docente incaricata dei progetti Funzione e
Coordinamento nuove tecnologie della Scuola Don Dilani di Rivoli.
44
Tecnica di ricerca di gruppo per stimolare la produzione di idee creative.
Un gruppo di persone esprime le proprie idee sul tema trattato ed ognuno
mette a disposizione la propria l’intelligenza e la propria creatività. Tutte le
persone che vi partecipano risultano molto coinvolte nell’attività.
54
Il lavoro è quindi proseguito nel laboratorio informatico: gli
alunni hanno effettuato la scansione45dei disegni, poi li hanno
salvati
sul
computer
e,
successivamente,
con
l’aiuto
dell’insegnante, li hanno inseriti in pagine aventi un formato
visibile su internet. Le immagini sono state rese interattive: ogni
pericolo è stato numerato e ad ogni numero è stata collegata
una frase spiritosa che spiegasse in sintesi la natura del
possibile pericolo.
Nelle figure XXI. e XXII., nella pagina seguente, mostrano un
esempio tratto dallo spazio web del Primo Circolo Didattico di
Rivoli.
45
Processo informatico tramite il quale è possibile trasformare una figura
da supporto cartaceo a quello informatico.
55
Figura XXI.
Figura XXII.
56
2.5.3 Esercitazione pratica: analisi dei possibili rischi
presenti
nel
territorio
circostante
la
scuola,
individuati grazie alla segnaletica presente.
La stessa classe, durante l’anno scolastico 2003-2004, sotto
la guida della medesima insegnante46 ha affrontato il tema
“Educazione alla sicurezza” mediante un progetto che in fase
iniziale prevedeva una ricognizione sul territorio, sia circostante
la scuola, sia effettuata al suo stesso interno. Successivamente,
dai risultati della ricognizione è stato possibile la creazione di
segnali “simbolo di pericolo” o “segnalazioni generiche”.
I bambini hanno, in seguito, effettuato una ricerca su internet
per trovare le immagini di questi segnali, che sono state salvate
su computer ed utilizzate per creare un gioco-quiz.
Con il materiale selezionato dai bambini è stato ideato un sito
internet in materia di sicurezza, in cui si trovano i segnali
individuati dai bambini. Accanto ad ogni segnale compaiono tre
definizioni dello stesso, di cui una soltanto è corretta.
46
Paola Limone, cfr nota 43.
57
Figura XXIII. Mostra la parte iniziale della pagina tratta dallo
spazio web del Primo Circolo Didattico di Rivoli
Cliccando sulle singole risposte appare di volta in volta un
personaggio dei cartoni animati della serie “I Simpson”, che
gioisce ed assegna dieci punti in caso di risposta corretta, o, in
caso di risposta errata, non attribuisce punteggio e deride il
perdente, come si può vedere dalla figura XXIV.
Figura XXIV.
58
Al termine del gioco, e fatto il conteggio dei punti acquisiti, si
accede all’apposita casella per il controllo del risultato. A
seconda dell’esito dl test, si possono raggiungere tre livelli, che
sono: esperto, bravo, scarso.
Figura XXV.
Queste attività hanno entusiasmato gli alunni, che si sono
sentiti molto gratificati nel vedere il frutto del loro lavoro
pubblicato su internet. Il progetto realizzato ha, inoltre,
partecipato al concorso nazionale Studiamo la Sicurezza
47
,
conseguendo il primo posto.
La sollecitazione data dal C.O.M. di Rivoli alla scuola elementare
ha permesso ai bambini, sotto la guida della loro insegnante, di
fare un’ottima esperienza formativa, nell’ambito della più ampia
attività di diffusione della cultura di Protezione Civile, dal titolo
Coscienza di Protezione Civile è coscienza sulla sicurezza.
47
Si tratta di un concorso su scala nazionale, giunto alla settima edizione,
organizzato dalla Polistudio di Rovigo dedicato a Roberto Sambin.
59
2.5.4 Feedback di un’insegnante
L’insegnante Paola Limone48 ha tracciato per il C.O.M. di
Rivoli alcune linee guida che confermano e sostengono le scelte
educative da esso adottate. Ecco una parte della relazione da
lei consegnata al suddetto C.O.M.:“Il lavoro svolto in classe non
è altro che l’approfondimento delle tematiche affrontate negli
incontri con la Protezione Civile.
Qualunque processo educativo deve partire dal bambino; in lui
sono già presenti delle tracce oppure interi concetti, magari
erronei, i quali vanno comunque ripresi e valorizzati e, solo a
questo punto, si lavora sulla correzione o sull’ampliamento delle
conoscenze del bambino. Correzione che si avvia mediante
percorsi, nei quali è il bambino stesso a comprendere e
correggere: prova, sbaglia e si corregge. Meglio chiedere quali
errori commette la mamma alla guida, domanda a cui loro
risponderanno in modo puntuale, piuttosto che spiegare cosa
vieta la norma. Mai dimenticare che i bambini sono severi
giudici del comportamento degli adulti.
L’insegnante deve essere una mera guida agli argomenti da
trattare, al fine di evitare dispersioni, lasciando comunque
spazio alla discussione. Ogni volta è necessario che si metta in
gioco e si faccia coinvolgere. Avendo in questo modo instaurato
un clima di “laboratorio” tutti sono pronti a dare e a ricevere: la
48
Cfr nota 43.
60
partecipazione diviene totale. In particolare, partecipazione
significa far parlare i ragazzi (esperienze, incidenti, vita
vissuta…).
Dopo aver instaurato a scuola un clima di “laboratorio”, si
prosegue facendo pervenire ai genitori il questionario Come
affrontare i pericoli, recante domande inerenti agli argomenti
trattati con i bambini (per lo più temi riguardanti i pericoli sul
luogo di lavoro, in casa, in auto, in caso di alluvione, terremoto
ecc…). I questionari compilati dalle famiglie vengono raccolti e,
successivamente, diventano oggetto di approfondimento e
dibattito a scuola, dove ogni idea esposta trova un appropriato
commento.
Dal dialogo al gioco. Dialogo come coinvolgimento,
purché ogni espressione sia formulata in un linguaggio che sia
congeniale ai giovani e pronto a rinnovarsi continuamente.
Al fine di portare a compimento la costruzione del gioco sulla
sicurezza, l’insegnante si deve limitare a creare relazioni tra i
vari concetti, guidando poi i ragazzi tra le immagini per dare un
senso grafico alle idee scaturite nei dibattiti in classe.
Con queste idee - conclude Paola Limone - abbiamo
ottenuto grossi risultati sia tecnici che pedagogici.”
61
Conclusioni
La tesi sostenuta in questo elaborato non è altro che il
riassunto delle esperienze maturate in questi anni dallo
scrivente. E’ stata anche l’occasione per rivedere con occhio
critico il percorso comunicativo scelto per portare nelle scuole la
Cultura di Protezione Civile.
Visti i risultati ottenuti, sono convinto della bontà delle scelte
operate.
In questo lungo viaggio, iniziato nel 1996, diverse
persone mi hanno fatto buona compagnia, sostenuto, aiutato e
incoraggiato. Da loro ho anche imparato molto e tratto spunti
per nuove iniziative; poiché non è possibile citarle tutte, penso
sia doveroso ringraziare tutti quelli che, in questi dieci anni,
hanno, a vario titolo, collaborato con me a portare una nuova
Cultura di Protezione Civile nelle scuole.
62
Allegati
1 Opuscolo del Comitato Operativo Misto di
Rivoli.
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
2 Centro Coordinamento Fiat e i giovani.
L’approccio del docente extrascolastico nei differenti
ordini di scuola.
I bambini delle scuole elementari
il bambino a partire da sei anni fino alla fine delle elementari, si
sente abbastanza sicuro del suo legame con i genitori e può
allontanarsi da loro per esplorazioni sempre più lunghe in
sintonia con la grande curiosità che lo accompagna da quando
è venuto al mondo. Può anche instaurare buoni legami con
figure diverse di mamma e papà.Ogni bambino si ispirerà ai
maestri che ha ascoltato, agli eroi di cui ha sentito parlare nei
racconti, nei fumetti nei film, ai calciatori, ai cantanti, agli attori
che avrà ammirato, alle varie figure adulte che avrà incontrato,
per trasformarsi in quell’adulto unico e irripetibile che sarà.
E più in carne e ossa saranno questi personaggi più il bambino
potrà interagire dal vivo con loro, più l’interiorizzazione di alcuni
loro aspetti sarà vitale ed arricchente.
Dalla viva voce di chi vive socialmente e professionalmente altre
realtà, il bambino potrà più facilmente apprendere informazioni
colorandole affettivamente.
74
Suggerimenti sul metodo di insegnamento ai bambini
elementari
Perché non farli sedere in cerchio per terra, rompendo l’assetto
strettamente scolastico delle sedie e dei banchi, al fine di creare
un clima più favorevole all’ascolto reciproco: ci si guarda in
faccia e si fanno circolare le idee.
Non più le solite dinamiche dove l’adulto parla in cattedra. Ora
è seduto anche lui nel cerchio e il suo ruolo è soprattutto quello
di facilitare la comunicazione e la riflessione. Tutto quello che
disturba o che non c’entra lasciamolo fuori dal cerchio. Chi
gioca in prima persona stà nel cerchio.
Quest’ultimo si può allargare o restringere a piacere.
I ragazzini delle medie
Preadolescenza, momento di passaggio.
Considerando la famiglia un cerchio al cui interno vi sono i suoi
membri, il preadolescente si colloca sulla circonferenza, al
confine tra il dentro e il fuori.
Mentre il bambino è dentro il ragazzino è sulla soglia; difficile
chiuderlo dentro perché è ancora piccolo così come chiuderlo
fuori perché è già grande: meglio pensare di lasciare una porta
socchiusa che gli permetta di amdare e venire.
La
ricerca
di
nuove
esperienze,
contesti,persone
è
fondamentale in questa fase della crescita. Il preadolescente è
in grado di separarsi dalla figura dei genitori per far posto ad
altre immagini ed altri modelli.
75
Ragionare sulle emozioni
E’ stato chiamato “effetto vaccinazione” quel fenomeno per cui
le persone che ricevono un alto dosaggio di informazioni su
certi
fenomeni
sociali,
magari
con
toni
particolarmente
allarmistici, possono sentirsi immunizzate da ogni pericolo. E’
come se la saturazione indotta dalle notizie dei mass media le
esonerassero dal modificare i loro eventuali comportamenti a
rischio.
In questa particolare età i ragazzi sono anche capaci di
allontanare
da
dimenticassero,
se,
come
se
informazioni
non
che
le
capissero
suonino
per
o
le
loro
particolarmente minacciose o dolorose.
Non è dunque valida l’equazione “informare = modificare” per
intervenire sugli atteggiamenti e sui comportamenti.
Lavorando solo sul piano del sapere, dell’aumento delle
conoscenze e agendo solo a livello razionale sarà difficile
mettere in atto un nuovo sentire e quindi, un diverso fare.
Per far diventare “competenza affettiva” le “informazioni
cognitive” si può tentare di stimolare una riflessione sul proprio
modo di sentire e di muoversi nella realtà partendo dalle
suggestioni proposte:
Cosa ti viene in mente di fronte a questa storia ?
Cosa le diresti ?
Come risolveresti questo problema ?
76
Tentando di offrire una occasione di ragionamento sulle loro
emozioni per costruire delle scelte personali piuttosto che
regalare raccomandazioni precostituite e prescrittive.
Aiutare i ragazzi a scoprire ciò che sentono, ciò che pensano, di
cui sono magari poco consapevoli, e dare significato a ciò che
fanno,
può
essere
un
modo
per
aiutarli
ad
adottare
comportamenti che non li espongano a situazioni “a rischio”.
Un gruppo classe, in un certo senso artificiale e di solito
misto, è una risorsa indispensabile per elaborare un pensiero
collettivo, per apprendere dagli altri e con gli altri anche
attraverso un confronto tra maschi e femmine.
Suggerimenti sul metodo di insegnamento ai ragazzini
delle medie
Nella solita classe, con banchi e sedie, si sviluppano , giorno
dopo giorno, le solite dinamiche.
C’è il ragazzo che parla sempre, quello che tace timido e
insicuro, quello che deve farsi notare ad ogni costo, quello a cui
sembra non interessare nulla. Può essere utile spezzarle,
segnalando che si farà un gioco nuovo, nuovi discorsi con
nuove persone.
Il punto d’incontro è la scuola ma si parla del fuori.
Meglio mettere le sedie in cerchio e sedersi tra loro; si lavora
infatti con loro e per loro.
Il discorso si crea o si disfa con il loro continuo contributo,
arricchito dall’apporto dell’esperto esterno che deve però
mostrarsi più curioso che sapiente.
77
I ragazzi delle superiori
L’adolescente alle scuole superiori. “Io chi sono ?”
Un proverbio canadese dice che i genitori possono regalare due
cose ai propri figli: le radici e le ali. Questo è il momento delle
ali. Volare via dal nido accogliente sembra fondamentale e
necessario. L’adolescenza è stata chiamata “seconda nascita” o
“nascita sociale”. Muoversi in nuove realtà, ma anche fra idee e
culture diverse, è al servizio del processo di separazione e
quindi di crescita.
Ascoltare l’incertezza
Non è tanto importante a quest’età rispondere in modo univoco
e assoluto alle loro domande, quanto aiutarli a valorizzarle,
tenerle aperte, farne nascere di nuove.
Fare delle loro incertezze un valore da cui muoversi perché
acquisiscano nuovi significati.
La “pappa pronta” è una cosa da bambini piccoli e perciò va
rifiutata, così come il sapere “pre-confezionato” viene vissuto
come segno di dipendenza dagli adulti.
E’ ben accetto l’adulto che non mostra di “sapere già chi sei” e
di “sapere già cosa dici e cosa dirti” portatore di risposte sicure,
soluzioni univoche e giuste ma che si presenti come ascoltatore
attento e curioso. Tale adulto è credibile, si può ascoltare,
senza paura di tornare piccoli.
Le
statistiche
ci
dicono
inequivocabilmente
che
nella
adolescenza avvengono molti incidenti, legati a rischi corsi più o
78
meno volontariamente. Molti lavori di prevenzione con gli
adolescenti (campo tossicodipendenze – sessualità ) hanno
messo
in
evidenza
che
sottolineare
eccessivamente
la
pericolosità di ciò verso cui si vorrebbe metterli in guardia
spesso significa addirittura renderlo più attraente. E’ facile che
si sviluppi a quest’età un senso di onnipotenza e di
invulnerabilità che porta i ragazzi a credere che tanto a loro non
potrà mai capitare o che comunque sapranno trarsi d’impaccio
o fermarsi al momento giusto.
Inutile quindi, se non controproducente, citare dati minacciosi
facendo solo leva sul ragionamento o sul buon senso. Meglio
farli
riflettere
sul
fatto
che
il
rischio,
inteso
come
allontanamento dal quotidiano, dal noto, dal ripetitivo, alla
scoperta del nuovo in se stessi oltre che nella realtà circostante,
così
come
mettersi
alla
prova,
sperimentare
l’ansia
dell’insuccesso, può servire a crescere.
La scuola e il gruppo dei pari sono a quest’ età gli spazi
extrafamiliari più importanti per la crescita.
Suggerimenti sul metodo di insegnamento ai ragazzi
delle superiori
Se la classe è molto vivace e lavorare in un unico cerchio
appare dispersivo e faticoso, si possono formare dei piccoli
gruppi misti che discutano insieme, magari eleggendo un
coordinatore che farà da portavoce.
L’adulto entrerà nei vari gruppi riportando le idee di altri ragazzi
incontrati, per incuriosire ed arricchire i gruppi più spenti o
passivi.
79
Più i disturbatori vengono coinvolti attivamente, attribuendo
loro ruoli di coordinatori o di protagonisti, più deporranno quella
che spesso è soltanto una maschera per coprire vuoti o paure.
I punti di vista maschili e femminili, che di solito sono a
quest’età molto differenti, possono essere evidenziati e
confrontati, valorizzandoli nelle loro peculiarità.
Ciò potrà aiutare a coinvolgere anche coloro che, come singoli,
sono meno curiosi e attenti.
80
Bibliografia
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C. Bruni, I. Maranesi, P. Villa, Educare alla Strada, Milano, La
Fabbrica, 2003
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ospettiva psicologica
H. Franta, Salonia, Comunicazione interpersonale. Teoria e
pratica, Roma , Las, 1981
H. Franta, Atteggiamenti dell’educatore. Teoria e training per la
prassi educativa, Roma, Las, 1992
H. Franta, Colasanti, Carocci, L' arte dell'incoraggiamento.
Insegnamento e personalità degli allievi, Roma , Las, 1999
Genesi, in La Bibbia, Milano, Edizioni Paoline, 1987.
A.Vetromile, in Sviluppo e organizzazione, n. 209, 2005
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Siti internet
htpp://news.bbc.co.uk/
http://www.cnn.com/
http://www.isao.bo.cnr.it/
http://www.nasa.gov./
http://rivoli1.scuole.piemonte.it/
http://www2.adnkronos.com:8888/
82