Padre John Lee

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Padre John Lee
FR. JOHN LEE TAE SEOK - S.D.B. (19.09.1962 - 14.01.2010)
“Bene, servo buono e fedele! Sei stato fedele nel piccolo; ti darò
incarico di grandi cose. Vieni e partecipa alla gioia del tuo Maestro”
(Mt 25:11)
Padre Giovanni Lee Tae Seok morì alle 5.30, giovedì 14 gennaio del 2010 all’età di
48 anni, due anni dopo la diagnosi del cancro. Era tranquillo, sereno e spiritualmente
preparato ad incontrare il Maestro. Le ultime parole ai familiari ed ai Confratelli
Salesiani furono: “tutto è buono” e “oh, Don Bosco”. Probabilmente incontrò il
Signore e Don Bosco che lo aspettavano e ricordò il bellissimo canto che aveva
imparato a Roma:
Quando busserò alla tua porta,
avrò fatto tanta strada
avrò piedi stanchi e nudi
avrò mani bianche e pure.
Avrò frutti da portare
Avrò ceste di dolore
Avrò grappoli di amore .
Avrò amato tanta gente
avrò amici da ritrovare
e nemici per cui pregare.
Oh mio Signore.
I PRIMI ANNI
Johan, Lee Tae Seok (Padre Giovanni Lee) nacque il 19 settembre 1962 in
Pusan un paese nella Corea del Sud. All’età di 9 anni perde il papà, Signor
Bong Ha Lee. Crebbe con le cure della mamma, Signora Myung Nam Shin – fu
il nono di dieci figli – 4 fratelli e 6 sorelle. La famiglia fu sempre unita e curò la
pratica della fede Cattolica. Il fratello maggiore, Tae-Young Lee è Sacerdote
nell’Ordine Francescano e sua sorella maggiore, Young Suk Lee Cristina è
consacrata nel movimento Focolarini.
Dall’età di 15 anni espresse il desiderio di essere Sacerdote ma la mamma
sempre lo scoraggiò. Per accomodare il desiderio materno le disse che
desiderava diventare Dottore e così camuffò il suo primo amore – ma con la
benedizione di Dio li realizzò ambedue.
Dalla giovinezza mostrò grande spirito di responsabilità e di governo. Fu un
chierichetto regolare alla sua Messa quotidiana. Insieme ai compagni studiava
negli ambienti della chiesa e si offrì agli amici per insegnare i rudimenti della
chitarra. Frequentò la scuola di medicina e dopo la laurea fece il servizio
militare come Dottore Chirurgo. Durante questo periodo condivise esperienze
spirituali con un Cappellano militare che poi lo avviò al Seminario Salesiano.
Egli amò tanto i piccoli ed i giovani che confidò ad una sorella che avrebbe
costruito orfanotrofi per i poveri e diseredati. Durante le festività portava in
casa gli handicappati e la sua gioia era di farli felici. Nel 2005, Giovanni
partecipò alla adunata di famiglia ad una spiaggia: giocando coi nipotini
durante la pioggia – sua sorella gli proibì di giocare con loro - ma egli con lo
spirito di avventura di cui era dotato in diverse occasioni, li portò sulla sabbia e
continuò finché tornarono con la gioia visibile nei loro occhi. Si può dire che egli
era il padrone di ogni situazione e che sapeva creare la gioia nei giovani.
Sua sorella Young Nam Lee racconta: “spesso mi aiutava a cucire e attaccare
bottoni sui vestiti. Un giorno visitando il mio negozio disse: favorisci darmi ago e
filo – io ero curiosa che lo seguii. Egli rammendava il vestito di un mendicante”.
La sua appassionata presenza in mezzo ai bambini attirò fino i vicini di casa di
sua sorella per giochi e trattenimenti. Capitò che un bimbo un giorno tornò da
sua madre piangendo perché voleva che Giovanni fosse suo padre – era amico e
padre dei bambini e giovani. Nessuno poté fermarlo dall’andare in Missione,
nemmanco le lacrime insistenti della madre - sapeva che il suo futuro e la sua
missione erano in Africa.
La fede degli ultimi tempi.
Diagnosticato il terribile male del cancro, Giovanni si preparò spiritualmente
alla partecipazione della Via della Croce – le pene, tormenti e sofferenze causate
dalla malattia furono vinte da un grande amore per Gesù. Fermamente credeva
che la via della Croce attraverso la sofferenza ed afflizioni sono la strada sicura
che conduce a Dio ed alla perfezione del suo amore se si resta fedeli. Attirati da
ammirazione, compassione e curiosità molti venivano a visitare questa celebrità
– cristiani e non-cristiani, indifferenti ed agnostici. “Siamo venuti a consolarlo
ma egli ci fece incontrare Gesù – altri tornarono a casa volenterosi di cominciare
un nuovo cammino di scoperta dell’amore di Dio” dicono Angela Lee e Silvia
Leeha. Mai si lamentò delle sue orribili sofferenze ma ebbe un sorriso bello e
piacevole per tutti coloro che lo visitavano.
Si resta sorpresi che in quegli ultimi momenti personalmente aiutava e seguiva i
Salesiani che gli stavano attorno nella preparazione della liturgia dei suoi
funerali.
Ad imitazione di Cristo.
Padre Lee imitò Cristo e la sua vita fu una lezione d’amore. Personalmente
accudiva i malati e i morenti nel dispensario di Tonj (Sudan) aiutò la gente oltre
le cose materiali mirando allo spirito in diretto contrasto con le attitudini della
società moderna.
Insegnò a tutti con gioia, calma, prudenza e semplicità. Dinamico e dotato come
era, fu conosciuto largamente ed il suo messaggio udito nella zona di Tonj ed
oltre. Vide Gesù in ognuno – dal bimbo nel grembo al malato vulnerabile.
A modo suo urgeva gente dappertutto a vedere oltre se stessi e a guarire anche
coloro che offendono. Lee trascendeva culture e politica quando parlava della
chiamata all’amore ed assistenza del povero. Ebbe profonda certezza che
ognuno era prima di tutto figlio di Dio e intrinsecamente degno di rispetto.
La sua vita resta a ricordare tutti che siamo chiamati a prenderci carico
vicendevole ed in particolare al rispetto ed aiuto dei poveri che ci circondano.
Dio benedice il mondo con tesori meravigliosi – certamente Padre Giovanni Lee
Tae Seok è uno tra i più belli che siano stati visti. Mai smise di ricordarci che la
povertà più grande è vivere e morire senza amore e indesiderati. Dimostrò
l’importanza di “amare ognuno individualmente”.
Vero figlio di Don Bosco
“Quando un Salesiano muore lavorando per le anime, si può dire che la
Congregazione ha ottenuto un grande trionfo e che su di Essa scenderanno in
abbondanza le benedizioni del cielo” (Don Bosco).
Questo è vero di Padre Lee – egli vide in Don Bosco e nel suo spirito la sintesi di
ogni desiderio del suo cuore. Vide in Don Bosco la passione senza confini e la
potenza comunicativa che attrasse così tanti giovani attorno a lui. Lee ha
immortalato Don Bosco – la sua potenza di amore, il suo zelo per le anime e la
sua instancabile disponibilità per i poveri e coloro in necessità attraverso la sua
presenza carismatica in Tonj. Infatti coloro che lo assistevano negli ultimi
istanti testimoniano la sua alta esclamazione “Don Bosco” nel rendere l’estremo
respiro.
Dammi anime, prenditi il resto.
Padre Lee personalizzò questo detto e impostò la spiritualità attraverso il dono
di sé. “Troverete scrittori con più talenti di me più istruiti di me ma difficilmente
troverete chiunque vi ami in Cristo più di me e vuole la vostra vera gioia” egli
fece suo questo detto di Don Bosco quando si riferiva ai giovani. Attraverso la
sua semplice spiritualità mostrò ai giovani la bellezza della vita Cristiana nella
fede e quanto sia importante vivere costantemente nella gioia. Visse e proclamò
questa spiritualità acclamando Dio è amore e Dio è gioia. Don Bosco usava dire
“ama quello che i giovani amano ed essi ameranno quello che tu ami”.
Shimbunim John Lee (Padre Giovanni Lee in Coreano) lasciò una pietra miliare
di santità Salesiana non a parole ma coll’esempio vissuto.
Tributi e Memorie
Giovanni Lee vide Gesù nel povero, nell’ammalato e nel lebbroso. Per Lui era
una calamità non farsi carico di un lebbroso. Come Don Bosco, John Lee era
Prete nella chiesa, nel cortile, con i lebbrosi ed ammalati, giocando coi giovani e
quando dirigeva la banda musicale. Portò la presenza di Gesù ovunque fosse (P.
Jim Pulickal, Direttore di Tonj).
Non posso non prepararmi a tornare in Sudan dopo aver visto Padre Lee mio
connazionale circondato da lebbrosi e poveri. Era una esilarante esperienza per
me incontrare, sentire e condividere brevi momenti con questo leggendario
missionario salesiano – egli ha fatto il nostro ideale cristiano e sacerdotale più
elevato di quanto si pensava. Non possiamo più essere mediocri non possiamo
essere gli stessi dopo aver camminato con questo uomo di Dio, questo Damiano
(Molokai) di Tonj, e figlio di Tonj – voglio che i miei preti siano pronti ad
emularlo (Mons. Paolo Choi Duk Kia).
Fu coi giovani costantemente – un giorno mi arrabbiai con la maleducazione di
un ragazzetto e riportai la cosa a Padre Lee. Egli mi disse: “Teresa, forse tu non
gli hai dato occasione di spiegarti la sua situazione. Se tu ascolti col cuore lo
puoi cambiare” amava comunicare coi giovani e questo era per lui un
meraviglioso attrezzo per l’Educazione (Teresa Kyung Suk Shin – dottoressa
volontaria in Tonj).
Padre Giovanni ci insegnò dove le nostre priorità della vita devono essere: la
vera gioia sta nella condivisione – mi ricorda Don Bosco (Sig. Lee Gabriele che
passò un anno a Tonj con Padre Lee).
Per me Padre Lee è un eroe e un modello da seguire. Comunicò con noi
attraverso la musica e lo sport, sempre ci trattò con amorevolezza, rispetto ed
amore in particolare verso i poveri e gli ammalati.
Con il suo difficile lavoro mise in opera un Dispensario impiegando giorni e
notti.
C’erano momenti in cui un paziente era in condizioni critiche e la gente bussava
di notte alla sua porta di notte quando aveva un minimo di riposo – era sempre
pronto ad aiutare e mai presentò una faccia dura. Non solo curava i pazienti in
ospedale ma era disponibile ad andare anche nei villaggi, il più delle volte erano
lebbrosi, ciechi e vecchi che non potevano recarsi all’ospedale.
Per noi più giovani egli investì nella costruzione di una scuola secondaria – fu un
vero figlio di Tonj (John Mayen, studente di Tonj a Seoul).
Scrisse due libri durante i suoi anni in Sudan: “I raggi del sole in Africa sono
ancora tristi” e “Vuoi essermi amico?” - nei due libri presenta due domande che
spesso gli venivano rivolte: “perché scegliesti di diventare Prete quando avresti
potuto aiutare tanta gente senza essere Prete?” e “Ci sono molti poveri in
Corea perché sei venuto in Africa?” La semplice risposta era che egli voleva
abbracciare una più vasta famiglia ed essere padre spirituale ai molti che
necessitano di lui in Tonj. Lo chiamavano Padre Jolly perché il nome John ed il
cognome Lee, che in combinazione risulta Jolly – un nome che gli è appropriato
poiché sempre aveva il sorriso sulle labbra.
La vita da Prete fu corta, appena dieci anni, ma piena di atti d’amore e di bontà.
Riconoscimenti
Il governo coreano apprendendo della sua attività missionaria ed apostolica in
Sudan insieme a varie Istituzioni civili lo insignirono con la più alta onorificenza
degna di un distinto cittadino.
La Korea Broadcasting System (KBS) – radio coreana – lo scorso aprile
documentò e trasmise la vita di Don Lee in Tonj con il titolo “lo Schweitzer del
Sudan” – a seguito fu prodotto un film “non piangere per me, Tonj” ed è
proiettato nelle sale cinematografiche recentemente. Il pubblico nelle sale per il
“non piangere, Tonj” la storia vera di un Prete Coreano, non badò al titolo, ma
molti piansero apertamente alle scene di apertura.
“Non so quanto ho pianto – ed ho avuto risentimento contro Dio per aver
chiamato a Sè un uomo così grande, in modo prematuro” questo è il giudizio su
internet di uno spettatore di Seoul.
La piccola banda musicale che ha meravigliato la regione di Tonj e tutto il Sud
Sudan ancora testifica la creatività, doti e capacità di creare un senso di
meraviglia e prestigio nei giovani suonatori. La dedicazione e testimonianza ed
affinità coi poveri sono così convincenti che diversi gruppi di solidarietà e
supporto sorsero tra i Cristiani e non-Cristiani per l’aiuto ai poveri in Africa ed
altrove. Attraverso la sensibilizzazione a mezzo dei media coreani, fece appello
in favore dei poveri e piantò fortemente nel cuore del suo popolo una grande
sensibilità a tutte le forme di povertà dell’umanità.
Grazie Padre Lee
Quando arrivasti la prima volta a Tonj hai scoperto te stesso: i desideri e la
generosità del tuo cuore esplosero nell’amore del popolo Sudanese. Questa fu
la tua famiglia per 10 anni del tuo apostolato sacerdotale – hai combinato molto
bene nel tuo ministero il Sacerdote secondo il cuore di Gesù - il Dottore il
Maestro il Padre , il padre di molti giovani che con la tua gioia e il mordente per
la vita li hai condotti all’amore di Gesù. Niente ti fu impossibile – tu hai reso
tutto possibile. Oggi la missione di Tonj è li a dimostrare la tua tenacità di
missionario. Hai amato il povero e non hai conosciuto frontiere nel chiedere
aiuto per raggiungerli nelle loro necessità.
Hai vissuto una vita come un mistero, non come un problema da essere risolto. Il
grande progetto dell’ospedale e della scuola secondaria per i poveri starà a
proclamare il tuo amore ed interesse per loro. Le tue ultime parole lasciando
l’ospedale di Tonj “non potrò realizzare i miei sogni per Tonj, ma favorite voi
di continuarli e portarli avanti”. Caro Giovanni, i tuoi cari sogni continueranno
nel cuore e nella mente di tanti giovani. I bambini ed i giovani di Tonj vivranno
per dire alle future generazioni che ebbero un amico ad un padre che rese
possibili molte cose per loro. Sei un monumento di amore e questo durerà
sovrano nei nostri cuori. Giovanni, tienici sotto il tuo sguardo implora da Dio
la pace per il Sudan e molti possano amare liberamente il Signore come tu hai
insegnato loro.
Ringraziamo il Signore per il dono di Don Lee al Sudan – la presenza fu breve,
appena 10 anni – ma sufficiente per mettere le fondamenta di un grande lavoro
missionario. Il suo amore per il Sudan ci ispiri, sia una sfida alla nostra
compiacenza e mediocrità, dia una spinta al nostro apostolato ed in particolare
una grande sensibilità per i poveri – essi sono il dono di Dio per noi.
Questa opzione e predilezione che Giovanni Lee ci ha lasciato non accechi il
nostro primo amore per il Sudan ed i suoi poveri – essi non sono il nostro
disturbo ma la nostra Benedizione.
Conclusione
“Qualsiasi cosa fate per il più piccolo del miei fratelli e sorelle lo fate a me”
(Matteo 25:40).
Il pianto, le ansietà ed i problemi del povero – l’insicurezza e la paura furono il
riferimento di Don Giovanni in quanto essi sono parte del corpo di Cristo. Siamo
chiamati a rispondere nella maniera di Cristo con cura e compassione. Questo
grande figlio di Don Bosco visse la vita come una occasione di grazia,
conversione e guarigione. Si dedicò alla risposta della chiamata di Gesù ed
essere la Sua mano-lunga che si prodiga e la voce che trasmette la Sua parola di
amore e compassione. Giovanni Lee lottò per non essere un operatore sociale –
fu un contemplativo immerso nel cuore del mondo – come tale non si scoraggiò e
mai fu sorpassato dalle cose del mondo e tantomeno di accettare compromessi
con le richieste di una gioiosa spiritualità Salesiana. Non è sufficiente dire “amo
Dio” ma occorre anche amare il prossimo. S. Giovanni dice che si è bugiardi se
si dice di amare Dio ma non si ama il prossimo. Come puoi amare Dio che non
vedi, se non ami il tuo vicino che vedi, tocchi e con cui in diverso grado partecipi
alla vita? Ecco dunque l’importanza di capire che l’amore per essere vero deve
essere incisivo e penetrante. Devo essere disposto a dare qualsiasi cosa che non
offende ma costruisce e offre il bene. Questo richiede di dare fino a che ferisce –
diversamente non ho amore sincero che può portare ingiustizia e non la pace a
quelli che mi stanno attorno.
E’ costoso per Gesù l’amarci – siamo stati creati a sua somiglianza per grandi
cose: amare ed essere amati. Dobbiamo “vivere di Cristo” come indicato dalle
scritture. Siamo stati creati per amare come ama Lui.
Gesù è l’affamato,
l’ignudo, il senza tetto, l’indesiderato, e conferma che quanto fatto a questi
“l’avete fatto a me”. Nell’ultimo giorno Egli dirà a quelli alla Sua destra
“qualsiasi cosa avrete fatto al più piccolo di questi, lo avete fatto a me – ma
anche dirà a quelli della sinistra “qualsiasi cosa avete avuto negligenza per
l’ultimo di questi, avete usato negligenza a me”.
Concludo con il suo inno preferito: MEDITAZIONE
Mi inginocchio davanti alla croce e chiedo al Signore
perché li ignori quando muoiono di freddo e fame?
Il sangue scorre allo scoppio dell’arma, io solo posso piangere
perché esistono peccatori e prigionieri,
perché la gente deve tribolare e soffrire?
Ma Gesù risponde col silenzio, AMORE, AMORE, AMORE.
Prego per la pace nel mondo, amerò con tutte le mie forze.
Dati biografici di Don Giovanni Lee Tae Seok – SDB
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Nasce il 19.09.1962
Diploma scuola secondaria di Pusan 1981
Laurea in Medicina all’Università Inje 1987
Contatto coi Salesiani 08.1991
Prima professione Religiosa 30.01.1994
Professione Perpetua 27.04.2000
Ordinazione 24.06.2001
Primo contatto col Sudan 1999
Inizio della sua Missione in Sudan 11.2001
Onorificenza dalla Università di Inje 11.2005
Onorificenza Servizio medicodi Boryung 2007
Diagnosi di cancro 22.2008
Onorificenza dei Dottori Coreani 17.12.2009
Decesso 14.01.2010 – 5.30, Ospedale Santa Maria, SEOUL –
COREA DEL SUD.