AVVIAMENTO ALL`USO DEL DIZIONARIO
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AVVIAMENTO ALL`USO DEL DIZIONARIO
AVVIAMENTO ALL'USO DEL DIZIONARIO BILINGUE DEL GRECO ANTICO Mara Aschei La lezione si prefigge lo scopo di puntualizzare alcune implicazioni didattiche dell'insegnamento del lessico del Greco Antico. Fra le cause dei problemi incontrati da molti studenti nella traduzione autonoma sta infatti senza dubbio un approccio troppo precoce e perciò sprovveduto al dizionario bilingue, che è invece uno strumento sofisticato e complesso. Insegnare a utilizzare consapevolmente il dizionario bilingue non vuol dire solo illustrare agli allievi come ne sia organizzata una voce, ma comporta la fatica di sviluppare in loro le competenze linguistiche che l'uso del dizionario bilingue presuppone. È sconsigliabile che i ragazzi ritengano la traduzione prioritariamente una "caccia al vocabolo": tradurre è decifrare, decodificare, comprendere, interpretare, ricodificare. Inoltre accostare il sistema lessicale di una lingua ha una valenza cognitiva che deve essere rivalutata: a risultati traduttivi positivi si perviene se le procedure sono corrette e consapevoli. La consapevolezza delle procedure attivate è pratica di problem solving: le competenze sviluppate saranno perciò spendibili ben al di là dei limiti disciplinari degli studi di antichistica. La lezione mantiene ferma l'attenzione in modo prioritario sui processi: l'obbiettivo è specificamente mettere a fuoco problemi di metodo, più che fornire le voci di un lessico etimologico o di un elenco di vocaboli ad alta frequenza, strumenti per altro fondamentali, agevolmente rinvenibili nell'editoria scolastica. Struttura della lezione: PREMESSA DIDATTICA METODO DI LAVORO MATERIALI DIDATTICI Sintesi: centralità del lessico nel sistema di elaborazione delle informazioni linguistiche: riflessioni sulle modalità di errore nel corso di una traduzione • Puntualizzazioni teoriche (per il docente) o la struttura del lessico o il lessico mentale o il processo di lemmatizzazione memorizzare il lessico per accedere al dizionario bilingue analisi della parola flessa • • Esplicitazione dei prerequisiti presupposti negli allievi Individuazione delle competenze di Greco antico da sviluppare e metodi di accertamento Il frequenziario e il lessico etimologico Il dizionario bilingue La selezione dei testi d'autore - www.loescher.it/mediaclassica - 1 PREMESSA DIDATTICA L'esercizio della traduzione autonoma non richiede che gli allievi si limitino a trascegliere dal dizionario bilingue i traducenti corretti, rispettando la morfologia e la sintassi, ma esige che essi compiano una serie di operazioni con le parole del Greco antico che incontrano organizzate all'interno dalla gerarchia sintattica e dalla rete semantica del testo: essi devono cioè operare con il lessico del Greco antico, prima di interpretare e di ricodificare in Italiano il contenuto e la fisionomia, o organizzazione gerarchica, del testo. Gli allievi da soli non sono in grado, se non nel caso delle eccellenze, di rendersi conto dei processi che attivano e che devono sorvegliare. Per affrontare la traduzione i ragazzi di norma hanno a disposizione da una parte conoscenze essenziali di morfologia e di sintassi – non sempre nella consapevolezza che la morfologia veicoli già in se stessa numerose e fondamentali informazioni sintattiche – e dall'altra un oggetto, il dizionario bilingue, che consultano per reperire i traducenti. Essi però dovrebbero piuttosto essere in grado di a. reperire i SIGNIFICATI per b. arrivare alla comprensione del SENSO del testo, il quale senso soltanto consentirà loro di c. selezionare, nel lessico mentale della lingua d'arrivo, l'Italiano, il TRADUCENTE opportuno. Schematizzando, le operazioni svolte dall'allievo dovrebbero essere, in sequenza – ma con più ritorni all'indietro per ripercorrere il testo e verificare le ipotesi di lavoro: 1. risalire dalla forma flessa al LESSEMA (o citazione o voce del dizionario) – quello che si chiama il "processo di lemmatizzazione" 2. comprendere il SIGNIFICATO della parola (a prescindere dal contesto frasale) 3. comprendere il FUNZIONAMENTO della parola nel contesto frasale – cioè aver chiari i valori della morfosintassi 4. ricostruire e comprendere il SENSO del testo 5. selezionare il TRADUCENTE nella ricodificazione in lingua italiana In realtà gli allievi non distinguono fra significato e traducente e quindi non significati cercano ma traducenti, che prelevano per adattarli a una loro precomprensione del testo, che hanno configurata spesso a partire da impressioni, da brandelli semantici, connessi fra loro dalle strutture della morfosintassi, posto che le abbiamo colte tutte. La discussioni sui processi di analisi e di comprensione del testo, sui possibili errori e sulle strategie di correzione dell'errore esula ovviamente dalla presente lezione, ma va tenuta sullo sfondo di essa. Si richiama l'attenzione sul fatto che l'allievo spesso preleva un traducente italiano dal dizionario bilingue, senza l'opportuno discernimento e lo inserisce in una bozza di lavoro già inevitabilmente segnata da errori di percorso, senza possedere strategie per individuarli e correggerli. Difficilmente inoltre l'allievo torna a leggere e rileggere il testo Greco per darsi il tempo di svolgere l'analisi guidata dai concetti, per seguire il filo della narrazione o dell'argomentazione, parafrasandola, sintetizzandola, per ricostruire il senso. Egli legge la propria bozza di lavoro in Italiano, pensando secondo la sintassi dell'Italiano e, peggio, ricomponendo il senso del testo in base ai traducenti, che sono parole dell'Italiano, collegate ognuna ai costrutti sintattici che la lingua italiana le ha assegnati e alla enciclopedia del mondo della cultura italiana contemporanea. - www.loescher.it/mediaclassica - 2 METODO DI LAVORO PUNTUALIZZAZIONI TEORICHE La struttura del lessico Un approccio consapevole al lessico del Greco antico, come del resto a quello di qualsiasi altra lingua, ha dunque come prerequisito didattico un lavoro non episodico di osservazione metalinguistica sulle strutture del lessico della lingua natale. Nell'insegnamento si possono utilmente mettere a frutto alcune acquisizioni della ricerca linguistica in atto e della linguistica del Novecento in generale. Implicazioni teoriche: • il concetto di lessico del parlante o lessico mentale • il processo di lemmatizzazione o l'uso delle regole "al contrario": analisi morfematica per risalire al lessema (l'analisi della parola flessa "a partire da destra") • consapevolezza del funzionamento della parole • traducente vs significato • significato vs senso • il dizionario bilingue o accesso alle voci di un dizionario bilingue o traducenti e non significati o organizzazione di un dizionario: le carenze e i sottintesti I concetti qui sopra elencati torneranno a più riprese e sotto varie angolature nelle varie sezioni della lezione. Il lessico mentale Gli studi più aggiornati sul lessico del parlante, cioè sulla organizzazione del lessico della lingua 1, hanno messo in evidenza il fatto che il lessico non è una lista destrutturata di citazioni (le cosiddette "voci" del vocabolario) bensì un sistema, un insieme complesso di rappresentazioni, cioè di oggetti mentali, e di processi. I processi si applicano alle rappresentazioni, trasformandole e mettendole in relazione fra loro: • entro le reti dei paradigmi, morfologici e derivazionali • entro i rapporti dei campi semantici e dei giochi di sinonimia, di antonimia e di iperonimia • all'atto della produzione del testo (scritto o orale che sia), il che implica la consapevolezza del funzionamento della parola all'interno della sintassi e delle sue gerarchie Non è possibile pertanto insegnare o apprendere il lessico isolando il lessema dal suo paradigma flessionale, che deve essere disponibile in memoria, con la conoscenza chiara della scomposizione in morfemi, ma contemporaneamente senza dover passare per operazioni dispendiose di ricostruzione. - www.loescher.it/mediaclassica - 3 Esempi • Nel caso del sostantivo e1toj o a1lgoj o plh=qoj lo studente deve poter immediatamente risalire al dato che "è come" ge/noj e quindi saperne ripercorrere la flessione rievocandone l'aspetto fonologico e grafico • Nel caso di un sostantivo deverbale astratto come pra/cij deve sapere che "è come" po/lij • Nel caso di un verbo come tugxa/nw poi, deve avere a disposizione, prima di aprire il dizionario, non solo il paradigma del verbo, con il gioco dell'apofonia della radice, ma anche i possibili costrutti standard (col participio predicativo, col genitivo) • Del verbo e1xw dovrà conoscere il paradigma e gli usi con l'infinito e con l'avverbio di modo Nella lessico della lingua madre, infatti, un lemma, ad es. "manchiamo". è collegato non solo al paradigma flessionale, ma anche a una serie di informazioni semantiche e sintattiche, che consentono l'intepretazione del testo in cui esso sia collocato: mancare "ho mancato al mio impegno" "ho mancato il bersaglio" "io manco da casa da parecchi mesi ormai" "manchi da troppo tempo" "mio zio è mancato all’improvviso/ieri sera/il mese scorso" "a mio cugino sono mancati gli appoggi necessari per vincere la presidenza" "manco molto alla mia famiglia" "mi è mancato il coraggio" "mi manca molto il mio amico" Lo studente principiante di Greco antico dovrà essere guidato a capire e a sapere, per esempio, che il verbo greco de/w, tradotto anche "io manco", non si sovrappone affatto al suo possibile traducente italiano: esso ricopre un'area abbastanza ampia di significati prossimi al nostro "mancare" ma nel senso di "essere carente, aver bisogno", ed è parola che è meglio non dover cercare nel vocabolario, perchè ha un'occorrenza piuttosto alta nei testi (seconda fascia del frequenziario). Il dizionario bilingue registra pressocchè per ogni lessema tutte le informazioni morfologiche e sintattiche rilevanti, ma una consultazione approfondita e massiccia di esso richiede una cospicua quantità di tempo, sottratta alla riflessione sulle strutture del testo, e comporta inoltre che l'attenzione stessa si distragga dal testo, esponendo gli allievi a derive pericolose. È ovvio che non sarà possibile acquisire l'intero vocabolario del Greco antico, ma qualche specimen deve essere posseduto dallo studente, perchè egli abbia consapevolezza della natura del lessico. Per consultare con intelligenza il dizionario bilingue, l'allievo deve essere consapevole di come si opera con il lessico di una lingua e, prima, in senso operativo, di come si accede al lessico. - www.loescher.it/mediaclassica - 4 Il processo di lemmatizzazione (Ovvero l'uso delle regole flessionali "al contrario": l'analisi morfematica per risalire al lessema, l'analisi della parola flessa "a partire da destra") Memorizzare il lessico per accedere al dizionario bilingue Sarebbe auspicabile che lo studente al termine di un biennio ginnasiale conoscesse un certo numero di vocaboli ad alta frequenza, soprattutto verbi con il loro paradigma; ciò consentirebbe non solo di ridurre il più possibile il dispendio di tempo e di memoria richiesto dalla ricostruzione del lessema, ma anche di mettere in atto percorsi di ricerca mirati, perchè supportati dalla conoscenza stabile dei paradigmi flessionali legati alle parole apprese. La linea guida per la selezione dei vocaboli da apprendere e soprattutto per le priorità di acquisizione può essere costituita da un buon frequenziario, oltre ovviamente, che dalla memoria del docente di classe. Senza alcuna pretesa di esaustività si forniscono qui di seguito alcuni esempi importanti: • I nomi neutri della 3a declinazione "come ge/noj" presenti nel frequenziario di A.R.E.L.A.B. (anche nella versione italiana per i tipi della Cappelli) sono in tutto una trentina e con occorrenze particolarmente alte meno di una dozzina. Fra essi alcuni hanno poi un rilievo semantico particolare o per la prosecuzione in Italiano, come a1lgoj, e2qoj, ta/xoj o per il significato ideologico, come plh=qoj (la cui valenza nell'ambito del lessico politico si può apprezzare bene nelle orazioni lisiane dedicate al momento della crisi dei Trenta e al ripristino della democrazia), pa/qoj e ge/noj • I nomi neutri "come sw=ma" sono anch'essi una trentina. Essi costituiscono un sottogruppo particolare perchè includono i deverbali concreti che indicano "l'esito del processo espresso dal verbo" • I nomi femminili "come po/lij" sono una ventina. Essi costituiscono un sottogruppo particolare perchè includono i deverbali astratti che indicano "la messa in atto del processo espresso dal verbo" • I nomi maschili "come basileu/j" sono in numero scarso ma al loro paradigma flessionale si riconduce una formazione attiva di nomen agentis – tipo tokeu/j • Gli aggettivi della 2a classe a due uscite "come safh/j, safe/j" sono una ventina. Fra essi alcuni hanno un rilievo semantico particolare o per il significato ideologico, come a)lhqh/j o eu)sebh/j • I verbi con presente a suffisso nasale "come lamba/nw", cioè con nasale infissa, sono in numero molto contenuto, ma il variare del tema verbale nei vari tempi o meglio sistemi (presente, aoristo, futuro, perfetto, passivo) rende non immediatamente riconoscibile la forma flessa e pertanto essi vanno memorizzati Lo studente inoltre sviluppa la capacità di riconoscere i caratteri di un paradigma flessionale e quindi di riconoscere il lessema della parola flessa solo se dispone in memoria di un adeguato numero di esempi noti perchè le conoscenze linguistiche si fondano sulla ridondanza. Analisi della parola flessa Le ricerche recenti sulla organizzazione del lessico mentale dimostrano che l'analisi in morfemi – o monemi funzionali – è uno strumento estremamente produttivo del parlante per avere accesso al lessico della lingua: esso è infatti più efficace e meno ambiguo ad esempio dell'analisi semantica – per campi e affinità – e dell'analisi fonetica. - www.loescher.it/mediaclassica - 5 Lo studio delle lingue classiche ha sempre privilegiato la morfologia, ma alcuni correttivi di rotta si impongono, perchè sono cambiati i tempi disponibili per l'apprendimento e il quadro delle conoscenze linguistiche condivise come prerequisito dai discenti. La riflessione metalinguistica sulla morfologia della lingua italiana è infatti di norma scarsissima se non nulla negli allievi; ne consegue che l'analisi in morfemi avviene in modo del tutto non consapevole, al punto che alla coscienza degli allievi non affiora il fatto che la parola flessa venga letta da destra per le componenti flessionali (la lettura da sinistra per le componente derivazionali, avendo forti implicazioni semantiche e essendo spesso retoricamente sfruttata anche a fini di giochetti linguistici, appare più nota). Lo studio dei paradigmi flessionali deve imprescindibilmente essere mnemonico, per costruire le strutture di un lessico mentale, ma la contemporanea analisi in morfemi funzionali è ineludibile passaggio dell'apprendimento, in soggetti ormai in età pressocchè adulta, cioè capaci appunto di un apprendimento riflesso. Dopo la memorizzazione del paradigma flessionale – o contemporaneamente ad essa – l'analisi in morfemi funzionali consente di individuare in modo pertinente il tema da cui si genera la citazione, o voce, del vocabolario. La struttura di una parola del Greco antico risulta particolarmente razionale, quasi geometrica, perchè i "pezzi" che la compongono sono leggibili con chiarezza, non essendo state imponenti le alterazioni fonologiche, che viceversa segnano seriamente il Latino, oscurando spesso i criteri di formazione. Risalire al lessema non dovrà pertanto essere un'operazione affidata alla suggestione di somiglianze fonologiche e grafiche. Nel cercare il lessema i ragazzi incorrono in errori che sono paragonabili ad accessi al lessico italiano che confondessero camino con camion (per la identità delle sillabe iniziali, che però non costituiscono monema funzionale) o facessero derivare la forma flessa colpi dal verbo colpire, anzichè dal sostantivo colpo, per un'interpretazione erronea della funzione della desinenza "i" e per un'individuazione approssimativa della radice, o considerassero copisti e copiasti sostanzialmente interscambiabili, diversificandosi solo per un suono vocalico all'interno della parola. Esempio a)pole/shte segmentato in modo erroneo in questo modo: a)po-le/s-h-te ha indotto un allievo a risalire al futuro di a)polanqa/nw, per somiglianza fonologica fra les- e lhs- mancando allo studente le conoscenze rigorose a. della natura dell'apofonia della radice in Greco b. del valore di marca modale della vocale lunga c. oppure della inammissibilità del modo congiuntivo entro il sistema del futuro, per ragioni sia di derivazione storica (che lo studente può anche forse non dover conoscere) sia e soprattutto per la sovrapposizione del valore semantico dell'indicativo futuro (indicazione della aspettativa) con quello del modo congiuntivo dei sistemi più propriamente aspettivi (Presente, Aoristo, Perfetto) Il caso di a)po/llumi è uno di quelli che dimostrano la necessità inderogabile di conoscere i paradigmi verbali, data l'estrema difficoltà di risalire in modo corretto e in tempi rapidi dalla forma o)le- del radicale a un presente di verbo atematico o1llumi, con suffisso nasale per giunta assimilato alla consonante della radice nella forma o)l. La segmentazione in monemi funzionali è invece produttiva ed economica nel caso delle forme prevedibili o standard (come i verbi in vocale o a suffisso zero nel presente). - www.loescher.it/mediaclassica - 6 Gli allievi devono memorizzare le tavole dei monemi funzionali segmentando la parola "a partire da destra". È necessario che per loro sia chiaro che i monemi "a destra" della parola flessa contengono indicazioni morfosintattiche: essi pertanto da un parte dichiarano la FUNZIONE degli elementi del lessico nel contesto frasale, e sono perciò fondamentali per decifrare la struttura del testo, e dall'altra devono essere "rimossi" per pervenire al radicale. Per il verbo sono indispensabili: • Tavole delle desinenze personali attive e medio-passive • Tavole delle marche dei modi (es. vocale tematica lunga per il congiuntivo; suffisso –i o –ih per l'ottativo; desinenze di infinito, suffisso –nt per tutti i participi attivi, tranne il perfetto, e per l'aoristo passivo; ecc.) • Tavole dei suffissi che formano i temi dei vari sistemi aspettivi (es. –s + vocale tematica breve per il futuro attivo e medio; -sa, con perdita del –s- in verbi col tema in liquida o nasale per l'aoristo standard; -ka o –a per il perfetto; -qh per il passivo vero e proprio. Una cura particolare dovrà essere dedicata alle complesse modalità di formazione del presente) Per i nomi (aggettivi e participi inclusi) • Tavole delle marche di caso (con qualche essenziale notazione per es. in merito al passaggio ad –a delle desinenza di accusativo singolare –n generalizzata a tutti i nomi, ecc.) • Tavola della modalità di costruzione del nominativo singolare (lo studio per temi della terza declinazione facilita l'osservazione linguistica nel merito) Sono anche utili sinossi del tipo: di colui che sta sciogliendo* di colui che scioglierà tou= lu/-o-nt-oj tou= lu/-s-o-nt-oj di colui che scioglie o ha sciolto di colui che si trova nella condizione di aver già sciolto (azione considerata nei suoi esiti) o ha sciolto tou= lu/-sa-nt-oj tou= le-lu-k-o/t-oj di colui che è sciolto (azione considerata in se stessa) o è stato sciolto tou= lu-qe/-nt-oj *per studiare la morfologia del participio è più produttivo proporlo preceduto da articolo, così che ne sia realisticamente possibile una resa verbum de verbo italiana. Le porzioni di parola flessa sottolineate costituiscono i singoli TEMI TEMPORALI. L’allievo può così rendersi graficamente conto del gioco di assemblaggio dei monemi e delle possibilità di accorpamento di essi a costituire unità intermedie dotate di significato morfologico. Esempi di esercizi di segmentazione di forme flesse (es. di segmentazione: kat-e/-sth-sa-n; a)-sqenes-tat-oij; nel caso dell'aggettivo la segmentazione è stata scientemente semplificata, per non sovraccaricare gli allievi): Fornisci il radicale delle seguenti forme flesse; danne una traduzione che sia rispettosa dell'analisi morfologica (= per il nome/aggettivo/participio, il caso/genere/numero; per il verbo, dl tempo/modo/persona); indica il lessema: lh/yontai – puqo/menoj– katablhqe/ntwn – h(marthko/taj – plei/w – e)la/ttw – o9mw/moke Segmenta in monemi funzionali (= prefisso/radicale/suffisso/desinenza) le seguenti forme flesse; forniscine l'analisi morfologica (= per il nome caso/genere/numero; per il verbo tempo/modo/persona); indica il lemma e un traducente: ai)sqh/sesqai - ei)lhfe/nai - pesei=tai - peisqh/ntej - suneido/taj - ei2lhfa a9nelo/ntoj - gennaio/thta - katasxei=n - a9faireqei/hn - kthsasqai w|)h/qh - e)la/ttw - teteixisme/nh - pe/fuke - ei)lh/fasi - www.loescher.it/mediaclassica - 7 ESPLICITAZIONE DEI PREREQUISITI PRESUPPOSTI NEGLI ALLIEVI I prerequisiti concernono ovviamente la lingua 1. Oltre alle osservazioni svolte più sopra sui processi di lemmatizzazione (es. che analisi svolgiamo implicitamente per sapere che colpireste deriva da colpire, è riferito a un soggetto "voi" e indica un'azione a venire?), gli studenti devono essere consapevoli dei più cospicui e attivi processi derivazionali. Esempi Dall'aggettivo utile si desume per confronto con altri aggettivi dello stesso tipo – come fragile, abile – che il radicale portatore di significato è util-1; da tale elemento si possono poi derivare, con aggiunte di prefissi e suffissi, le parole della stessa FAMIGLIA: util-ità; util-izzare; util-izza-bile. E anche in-utile; in-util-ità; in-util-izza-bile (prefissi e suffissi sono riconoscibili attraverso il confronto con formazioni analoghe, come, nel caso del suffisso izzare per il verbo, le parole fossilizzare da fossile ecc.) Risalire alla parola capostipite di una famiglia di parole è un processo estremamente produttivo nel caso del lessico del Greco antico – i cui criteri derivazionali sono trasparenti e attivi – non solo per ragioni di tipo morfologico e per lo studio delle radici, ma anche in modo molto banale per poter consultare con intelligenza il dizionario bilingue: per comprendere la reale portata semantica di una item lessicale è infatti spesso di grande utilità confrontare i traducenti proposti con quelli che esemplificano altre parole della stessa famiglia e soprattutto la parola capostipite. Dal punto di vista ancora dei significati, occorre sviluppare negli allievi la consapevolezza che gli oggetti mentali di cui il lessico si costituisce non sono in realtà liste di parole ma rappresentazioni, aree semantiche, nel caso dei concetti astratti, o grosso modo immagini, nel caso di oggetti. In tal senso è utilissimo guidare all'osservazione che, infatti, un dizionario della lingua italiana fornisce la descrizione dell'area semantica di una parola e non liste di sinonimi. Importante è poi la collaborazione col docente di lingua straniera moderna, il quale di norma insegna agli allievi l'utilizzazione del monolingue. Solo essendo costretti a ragionare in termini di semantema e non di elenco di traducenti, gli allievi potranno apprendere un uso criticamente consapevole del dizionario bilingue. È poi fondamentale che gli studenti comprendano che nel caso dei rapporti di sinonimia non vale la proprietà transitiva, ovvero: se A è sinonimo di B e B è sinonimo di C non è affatto detto che C sia sinonimo di A. Esempi Nella lingua italiana "felicità" può in qualche caso essere sfruttato come sinonimo di "contentezza", ma in Greco antico i corrispettivi dei due termini, rispettivamente eu)daimoni/a e xa/ra, non hanno la stessa distribuzione nei testi. Inoltre eu)daimoni/a spesso copre l'area semantica del nostro "benessere"ed è chiaramente intuibile a quale deriva semantica si vada incontro se si colloca in luogo del concetto di "benessere", richiesto eventualmente da un testo greco, quello di "contentezza". Gli errori di selezione, o sostituzione di un traducente con un sinonimo, commessi dagli allievi sono estremamente istruttivi. Un errore comune è ad esempio quello di pensare che "credo" sia sempre un sinonimo di "penso": trasferito acriticamente al Greco, esso ha come esito che si traduca pisteu/w con "penso" laddove esso significa piuttosto "io credo = io ho fiducia". 1 Per la coscienza di un parlante italiano (intendendo l’espressione in senso grosso modo chomskiano) risulta di fatto impossibile risalire a un radicale ut- dal Latino utor per utile e a un radicale frag- dal latino fra-n-go per fragile. Ci si attiene cioè, in sede di esercitazione didattica coi ragazzi, alle evidenze di una riflessione metalinguistica “ingenua”. - www.loescher.it/mediaclassica - 8 INDIVIDUAZIONE DELLE COMPETENZE DI GRECO ANTICO DA SVILUPPARE E METODI DI ACCERTAMENTO Il paradigma flessionale di un nome – ma il criterio vale anche per il verbo, che qui non si esemplifica per ragioni di spazio – deve essere fotografato mentalmente e lo studente deve essere in grado di percorrerlo a partire da tutti i possibili ingressi e secondo traiettorie diversificate. La memorizzazione cioè non deve seguire solo la direzioe standard "dal singolare al plurale" e "dal nominativo al vocativo": CASO Nominativo Singolare h( po/lij Genitivo Dativo Accusativo Vocativo th=j po/lewj th|= po/lei th\n po/lin w} po/li Nomin/Voc Genitivo Dativo Plurale ai( po/leij tw=n po/lewn tai=j po/lesi Accusativo ta\j po/leij ma deve leggere il paradigma anche in senso opposto "dal plurale al singolare" "dal nominativo al vocativo" e poi "dal plurale al singolare" "dal vocativo al nominativo " CASO Nomin/Voc Plurale ai( po/leij Genitivo Dativo Accusativo tw~n po/lewn tai=j po/lesi ta\j po/leij Nominativo Genitivo Dativo Accusativo Singolare h( po/lij th=j po/lewj th|= po/lei th\n po/lin Vocativo w} po/li CASO Accusativo Dativo Genitivo Nomin/Voc Plurale ta\j po/leij tai=j po/lesi tw~n po/lewn ai( po/leij Vocativo Accusativo Dativo Singolare w} po/li th\n po/lin th|= po/lei Genitivo Nominativo th=j po/lewj h( po/lij - www.loescher.it/mediaclassica - 9 e poi "dal nominativo al vocativo" e "da singolare al plurale" contemporaneamente sulle due colonne ecc. CASO Nomin/Voc Genitivo Dativo Singolare h( po/lij th=j po/lewj th|= po/lei Accusativo Vocativo th\n po/lin w} po/li Nomin/Voc Genitivo Dativo Plurale ai( po/leij tw~n po/lewn tai=j po/lesi Accusativo ta\j po/leij Inoltre l'allievo deve poter accedere al paradigma da un punto qualsiasi di esso, operazione che si può verificare con sicurezza solo invitandolo a tradurre in greco singole forme flesse decontestualizzate di parole apprese a memoria entro un repertorio contenuto e controllabile. Esempi di esercizi Sintagmi e voci flesse Traduci in greco * dei sacerdoti alla moltitudine (gran numero) del conoscere ai re con (= per mezzo de) le sofferenze la poesia (compl. ogg.) A coloro che sono morti (aor.) Essi impareranno Egli scoprì Io incontrerò Rovinare Ho trovato (perfetto) * Agli allievi deve essere assegnato prioritariamente l'elenco dei vocaboli da imparare a memoria. Deve essere inoltre stabilita la convenzione che le forme nominali siano precedute dall'articolo, flesso nella forma opportuna. Lo studente deve poi essere in grado di individuare con una certa sicurezza l'elemento radicale di una parola, per verificare i traducenti proposti dal dizionario confrontandoli con il valore semantico della radice stessa (vedi le considerazioni svolte nel paragrafo precedente). Fondamentale risulta allora la conoscenza sicura del funzionamento e del valore distintivo della apofonia della radice greca, con le serie fondamentali (essendo quelli tradizionali gli esempi più trasparenti: lei/pw – e1lipon – le/loipa; tre/fw – e1trafon – te/trofa; ktei/nw – e1ktanon – e1ktona). È necessaria una tavola di riferimento delle possibili modificazioni fonetiche a carico della radice, perchè gli studenti non pensino che un suono trascritto con i (iota) possa sparire al grado zero del radicale come "sparisce" un suono nasale nel caso di pa/sxw (pei/somai – e2paqon – pe/ponqa). Nel caso di ktei/nw, ad esempio, la i (iota) che compare al presente non appartiene al radicale ma è esito della formazione del presente con una particolare forma di suffissazione. MATERIALI DIDATTICI La consultazione del dizionario bilingue è pertanto il punto di arrivo di una lavoro paziente e sistematico orientato a rendere consapevoli gli allievi della natura del lessico e delle molteplici operazioni che con esso si compiono. - www.loescher.it/mediaclassica - 10 Passare dal lessico di una lingua a quello di un'altra comporta poi problemi di enciclopedia, cioè di conoscenza del mondo, della cultura umana che in quel lessico si è storicamente espressa: nessun dizionario bilingue può da solo guidare a ricostruire le implicazioni di una parola all’interno di un orizzonte antropologico. Gli strumenti didattici per far apprendere agli allievi la frequentazione consapevole del dizionario bilingue sono già stati richiamati sopra: se ne esamina ora la specifica fisionomia. Nella processo di conoscenza della lingua Greca antica, sarà poi la selezione dei testi a consentire la costruzione di un’impalcatura di base di oggetti mentali che descrivano uno stadio della civiltà dei Greci. IL FREQUENZIARIO E IL LESSICO ETIMOLOGICO Il frequenziario e il lessico etimologico possono essere pressoché fusi nello stesso strumento: un frequenziario ampio e complesso come quello di A.R.E.L.A.B. fornisce le radici e visualizza in sinossi la famiglia di parole. Se si dispone di una lista di vocaboli ad alta frequenza (che spesso compare nei manuali di morfologia) si può lavorare anche solo con il lessico etimologico, usando la lista come supporto. La consultazione del frequenziario non può essere affidata autonomamente agli allievi: tocca al docente, nel corso del lavoro in classe, chiarire le modalità di lettura. Il lessico etimologico può essere uno strumento più semplice, ma sta ancora al docente selezionare le priorità ed esplicitare agli studenti le modalità con cui il valore semantico del radicale varia nei diversi processi di derivazione. • • Il frequenziario, oltre a fare da guida per focalizzare l'attenzione su alcune parole piuttosto che su altre, rende tangibile ai ragazzi il pericolo implicito nel fatto di non conoscere alcune voci di altissima frequenza nei testi. Il lessico etimologico – da solo o integrato nel frequenziario – abitua a ragionare in termini di famiglia di parole e insegna come avanzare ipotesi sensate su una lemma di cui sia noto il radicale, entro un contesto di cui si sta ricostruendo il senso. L'uno e l'altro strumento propongono per ogni voce scarni traducenti: tale essenzialità ha il vantaggio di favorire la memorizzazione, impossibile nel caso del dizionario bilingue, ma deve essere integrata da descrizioni del nucleo semico e da annotazioni sul funzionamento della parola. Per descrivere il nucleo semico il docente ha a disposizione la propria esperienza di lettore e lo strumento scientifico di Chantraine. Lo scopo è quello di costruire insieme agli allievi una sorta di brogliaccio lessicale, secondo il criterio della massima agilità possibile, rinunciando a qualsiasi pretesa di esaustività: esso non sostituisce il dizionario bilingue, ma ne evidenzia in un certo senso lo "scheletro" organizzativo. Lo studente può così elaborare gli schemi mentali per l'acquisizione sistematica e progressiva del lessico. IL DIZIONARIO BILINGUE La voce di un dizionario bilingue contiene una cospicua quantità di informazioni linguistiche collegate al lessema: la morfologia (il paradigma flessionale), i possibili contesti sintattici, un - www.loescher.it/mediaclassica - 11 repertorio di occorrenze nei testi letterari, in contesti standard e specialistici, lungo un ampio lasso diacronico. Un ragazzo però non conosce il significato storico dei nomi degli autori dei quali gli vengono forniti gli esempi; di solito, infatti, erroneamente li considera "frasi fatte" – cioè brutali tessere da inserire acriticamente nella propria traduzione, oppure stereotipi. È fondamentale che il valore semico di un termine possa essere richiamato rapidamente e sinteticamente, senza appesantire la memoria a breve termine con una scomposizione eccessiva del significato – cosa che invece spesso avviene ai principianti durante la consultazione del dizionario bilingue, rendendo estremamente difficoltosa l'elaborazione linguistica. L’abitudine a ragionare in termini di lessico etimologico e di nucleo semico fa comprendere che i traducenti proposti dal dizionario hanno un valore solo esemplificativo: sono una modalità rapida di descrivere l’area semantica di base della parole e i possibili contesti di senso in cui essa può comparire. In certi contesti si dovrà addirittura avere il coraggio di reperire nel lessico mentale dell’Italiano un traducente che il dizionario non esemplifica. Alcune voci del dizionario bilingue sono poi fondamentalmente da specialisti e non devono essere ricercate sul dizionario da un ragazzino che si sperderebbe nella selva di esemplificazioni e di usi particolari: • gli introduttori (le congiunzioni subordinanti e il pronome relativo, che costituiscono "segnale d’inizio" di un costrutto e confine "a sinistra" di enunciato) • le preposizioni • i pronomi Pronomi e introduttori si imparano a memoria; le preposizioni vanno visivamente ricondotte al loro valore concreto di avverbi spaziali. È dunque opportuno che l’allievo disponga di : • una tavola sinottica dei principali introduttori, con l’indicazione del tipo di predicato che CI SI ASPETTA dopo ogni singolo introduttore (es w#ste + infinito o indicativo o ottativo con a2n a realizzare la consecutiva; pri\n + infinito a realizzare la temporale PRIMA CHE; ecc.) (da memorizzare) • una tavola sinottica delle preposizioni fondamentali con l’indicazione anche grafica del loro valore spaziale e un paio di usi traslati di altissima occorrenza (es. kata/ indica spazialmente "la discesa lungo un piano inclinato", gli usi paradigmatici essendo kata\ tw~n sitwpolw~n = CONTRO i mercanti di grano e kata\ to\n no/mon = SECONDO la legge ecc.) • una tavola dei cosiddetti dimostrativi (che fra gli aggettivi/pronomi sono la categoria testualmente più pericolosa per le implicazioni di senso del loro impiego come forici) (da memorizzare) LA SELEZIONE DEI TESTI D'AUTORE Dalle considerazioni sin qui svolte dovrebbe risutare chiaro che l’apprendimento del lessico – della sua natura, del suo funzionamento – non avviene kaq & o(no/mata, cioè per liste alfabetiche o frequenziali, ma solo a partire da strutture testuali. I testi letti, compresi, tradotti e il più possibile memorizzati, attraverso la discussione in classe col docente, la lettura e la rilettura per imparare a "pensare in Greco", la discussione degli errori, la - www.loescher.it/mediaclassica - 12 descrizione della organizzazione dei contenuti, sono il materiale linguistico per imparare le parole del Greco, come quelle di qualsiasi altra lingua. Spesso nelle classi ginnasiali gli insegnanti lamentano insuccessi nei tentativi di far apprendere il lessico, perché viene erroneamente proposto un apprendimento per liste, che non hanno stabilità nella memoria, non disponendo di strutture di senso cui appoggiarsi. Nella selezione dei testi da affrontare è opportuno, nella fase iniziale del lavoro (nel primo anno del triennio, ma anche già durante il ginnasio, con scelte mirate) trascurare deliberatamente l'aspetto della diacronia e della differenza dei registri: un’escursione lessicale eccessiva non consente di fondare la conoscenza di un lessico di base. Risultano invece estremamente produttivi, oltre che interessanti, per il liceo, i testi degli oratori di V-IV secolo, che pongono gli allievi a contatto diretto con una parte significativa della "enciclopedia" del mondo greco antico: l’esperienza del cittadino. Si propongono ad es.: • Licurgo Contro Leocrate 75,3-82; 84-89; è un buon testo per focalizzare l'attenzione sul lessico che descrive gli oggetti sacri e il concetto di sacro, nel contesto di un’opera che vuole definire la retta coscienza del cittadino. Affrontata la lettura del testo sotto la guida del docente o come esercizio di traduzione individuale, poi commentato e discusso in classe, in sede di verifica in itinere si controlla l’acquisizione di una selezione del lessico, per campi semantici. Esempi di esercizi Traduci in modo opportuno e inequivoco le seguenti parole e/o espressioni: e1qoj - palaio/j - semno/j - eu1noia - timwre/w - h(gemw/n - a)mu/nw - prodo/thj - a)sebe/w - tima/w -paradi/domi - ai)sxu/nw • La stessa modalità di lavoro si può condurre sul noto testo di Lisia Contro Eratostene 1-14 , centrato sulle vicende politico-istituzionali della polis: Esempi di esercizi Lessico settoriale: traduci in modo opportuno e inequivoco le seguenti espressioni: kathgore/w - di/khn dika/zesqai - di/khn feu/gomai - politei=a - e)rgasth/rion - desmwte/rion - tafh/ - xorhge/w - e9pi/timoj - a1timoj - th\n yh=fon fe/rw Per le classi ginnasiali sono praticabili con successo Senofonte Anabasi e qualche esempio di romanzo greco, come Cherea e Calliroe. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Graffi G., Scalise S., Le lingue e il linguaggio. Introduzione alla linguistica, Bologna : Il Mulino, 2002 Laudanna A.- Burani C. (a cura di), Il lessico: processi e rappresentazioni, Roma : La Nuova Italia Scientifica, 1993 Cauquil G.- Guillaumin J., Vocabulaire de base du Grec, A.R.E.L.A.B. 1985; edizione italiana di Piazzi F. (a cura di), Lessico essenziale di Greco, Bologna : Cappelli, 2004 Chantraine P., Dictionnaire étymologique de la langue Grecque. Histoire des mots, Paris : Klincksieck, 1999 - www.loescher.it/mediaclassica - 13