relazione educativa e modelli della solidarietà

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relazione educativa e modelli della solidarietà
LEZIONE
“RELAZIONE EDUCATIVA E MODELLI DELLA
SOLIDARIETÀ”
PROF.SSA ANGELA PERUCCA
Università Telematica Pegaso
Relazione educativa e modelli della solidarietà
Indice
1
Relazione educativa e modelli della solidarietà ----------------------------------------------------- 3
1.1.
La dipendenza ----------------------------------------------------------------------------------------- 4
1.2.
Il confronto --------------------------------------------------------------------------------------------- 5
1.3.
L’interdipendenza ------------------------------------------------------------------------------------- 7
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Relazione educativa e modelli della solidarietà
1 Relazione educativa e modelli della solidarietà
La solidarietà è intrinseca al rapporto educativo. Le differenze fra adulto e bambino, fra
soggetto sviluppato e non, fra capacità di adattamento e disagio motivano e connotano l’intervento
pedagogico. Questo è governato da una consapevolezza progettuale che può avere diverse matrici:
la realizzazione di un ideale dello sviluppo; la promozione della identità distinta dell’altro; la
costruzione di un dialogo evolutivo per entrambi.
In sostanza l’intervento educativo può perseguire:

il modello della dipendenza che conduce alla negazione delle
differenze,

quello della indipendenza che induce la radicalizzazione delle
differenze,

quello della interdipendenza che valorizza la coniugazione delle
differenze.
Non sempre è possibile separare del tutto le diverse matrici che per certi aspetti possono
anche convivere produttivamente nella evoluzione di un processo educativo, tuttavia è bene chiarire
che sul piano della solidarietà e della reciprocità dello sviluppo, gli esiti cambiano notevolmente.
I gradi di esperibilità della solidarietà sono diversi. Così, diversi modelli educativi possono
indurre o favorire differenziate forme di solidarietà. Non sempre è facile avvertirne i limiti e le
possibili cristallizzazioni. Anche la solidarietà, come fenomeno relazionale, si esprime nella
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
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dinamica evolutiva dei soggetti e dei rapporti, in forme più o meno capaci di realizzare la
reciprocità e di attuare l’intesa educativa nella condivisione e nella collaborazione progettuale (A.
PERUCCA, 1987, cap. VIII), poiché processi interattivi univoci possono anche dar luogo a forme
asfittiche di solidarietà confusiva o competitiva.
1.1.
La dipendenza
Perseguire un modello univoco e ideale dello sviluppo significa per l’educatore e per
l’educando identificarsi in esso. Questo può portare l’educando a crescere, non l’educatore a
cambiare. Ora, se è vero che l’educatore può e, per certi aspetti, deve proporsi come modello ed
esempio, è pur vero che farlo in maniera univoca significa condizionare pesantemente il processo
evolutivo dell’altro e negare le differenze.
Quando questi aspetti si accentuano, l’intesa educativa induce una coesione difensiva
intorno al modello condiviso ed una percezione negativa di ogni realtà diversa. La divergenza fra
sviluppo realizzato e possibilità alternative si accentua, perché ogni realtà differente è vissuta come
minaccia e persino la distanza insita nella asimmetria del rapporto si annulla o si nega nella comune
identificazione. In tal caso la solidarietà che si realizza non è data dalla sinergia fra crescita e
cambiamento, ma si verifica come solidarietà confusiva, fondata sulla identificazione. Un simile
tipo di solidarietà comporta un’ampia disponibilità ad offrire aiuto insieme alla convinzione di
conoscere pienamente le esigenze dell’altro, al quale si richiede una forte attitudine recettiva e un
incremento di crescita pari all’investimento di energie e risorse educative.
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Un tale tipo di solidarietà confusiva non può perdurare illimitatamente perché comporta
costi e vincoli troppo alti per chi gestisce il processo (le sue risorse, la sua libertà e la sua identità) e
consente ambiti responsivi troppo limitati e stereotipali al soggetto in via di sviluppo; può essere
idoneo e necessario in condizioni iniziali o carenti di crescita o per interventi temporanei e di
emergenza, non può diventare un rapporto permanente perché, protraendosi, diventerebbe un
ambito evolutivo asfittico e rischierebbe di bloccare lo sviluppo anziché promuoverlo.
1.2.
Il confronto
Differenti modalità viene ad assumere l’intervento quando si prefigge di rispettare le
differenze e di promuovere l’identità distinta dell’altro.
Questo tipo di relazione di per sé non comporta, per chi gestisce il processo, la messa in
discussione del proprio modello di sviluppo; implica tuttavia la disponibilità al confronto con altre
linee evolutive, il rispetto della originalità dell’altro e attese nei confronti della sua creatività
evolutiva. La novità del crescere autentico dell’altro è considerata una ricchezza ed un progresso,
ma non sempre il confronto si mantiene nei termini di una ampia disponibilità ad accogliere e ad
accettare le differenze, più spesso comporta una latente e permanente valutazione comparativa che
può indurre, più o meno consapevolmente, alla competizione. Allora la relazione educativa, pur non
imponendolo come unico riferimento, conserva il modello proposto come parametro di valutazione
e questo tipo di rapporto rischia di trovarsi paternalisticamente in bilico fra iperprotettività e
delusione.
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Il confronto può essere persino esasperato, inducendo l’idea che il nuovo modello di
sviluppo e le sue forme adattive debbano necessariamente essere migliori per avere diritto di riconoscimento positivo. In questo caso, ancora una volta, non si verifica una sinergia di crescita e di
cambiamento, bensì una solidarietà competitiva fondata sulla radicalizzazione delle differenze e
sulla dinamica del confronto.
Come in certi casi esasperati di tensione fra padre e figlio, si può creare un clima di
competizione-rifiuto in cui il più giovane deve dimostrare continuamente quel che è capace di fare
ed è sempre perdente sino a che il più anziano non invecchia e degenera.
Spesso, nell’aiutare l’altro a crescere, si è indotti a pretendere che il suo sviluppo realizzi
anche le mete che il nostro ha mancato e non si concede consenso e credito se non a patto che eviti
ogni errore. In tal caso, se alla crescita non corrisponde un adeguato progresso nelle prestazioni, chi
ha la responsabilità dell’intervento è portato a elevare sempre più le richieste. Il rapporto, anche se
apparentemente produttivo, può degenerare in conflitto più o meno latente, scavare distanze incolmabili, indurre alla ribellione e tagliare i ponti della solidarietà.
Quando non spinge alla radicalizzazione e al rifiuto, la chiara percezione delle differenze
introduce un fattore dinamico positivo che facilita la definizione di distinte identità e l’espressione
autentica delle potenzialità di ciascuno.
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1.3.
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L’interdipendenza
Valorizzare le differenze permette poi la scoperta delle possibili complementarità, la
coniugazione delle varie competenze, la cooperazione costruttiva e la collaborazione progettuale.
In tal caso l’intervento per lo sviluppo attiva ad un tempo le potenzialità di crescita e di
cambiamento di tutti i soggetti coinvolti ed avvia quel dialogo evolutivo da cui soltanto può nascere
una intesa progettuale e una solidarietà collaborativa. Al di là di ogni asimmetria iniziale, il
percorso evolutivo di ciascuno si potenzia e si orienta in maniera responsiva: l’altro si fa termine
distinto di riferimento, motivo di impegno e di responsabilità.
Il riconoscimento del valore delle differenze è comunque condizione necessaria, ma non
sufficiente, per una effettiva e profonda accettazione delle stesse. Occorrono maturità, sicurezza,
serena accettazione del proprio limite e consapevolezza del proprio valore per accogliere l’identità
autentica dell’altro, andando oltre le pur inevitabili dinamiche di identificazione o di proiezione, di
autoaffermazione e di competizione. È necessario percorrere i diversi sentieri della relazione
interpersonale e sperimentare le varie forme della solidarietà, per raggiungere un livello di intesa
educativa che promuova uno sviluppo non imitativo né competitivo.
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