Leggi il Rapporto Anfov 2003

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Leggi il Rapporto Anfov 2003
Broadband update: mercati e nuove regole
In appendice
il “Manifesto per l’innovazione”
I contenuti della presente pubblicazione
non possono essere utilizzati
senza l’autorizzazione scritta
dell’associazione ANFoV
© 2003 ANFoV – Torino, Italy
2
ANFoV
ringrazia
per la collaborazione all’elaborazione
del Rapporto 2003
l’associata DATABANK Consulting
Augusto Preta per il capitolo sulla TV Digitale
Fabio Bassan per il capitolo sul quadro regolatorio
Maurizio Goretti per il capitolo sui punti d’interscambio Internet
3
4
1.
INTRODUZIONE E SINTESI ................................................................................. 9
2.
LO SVILUPPO DI INTERNET NEL 2002 ........................................................... 11
3.
LA DOMANDA BUSINESS .................................................................................. 14
4.
LA DOMANDA RESIDENZIALE........................................................................ 20
5.
IL MERCATO WIRELESS LAN IN ITALIA...................................................... 24
6.
L'EVOLUZIONE DEL MERCATO TLC VERSO LA LARGA BANDA ...... 26
7.
LA TV DIGITALE. 2002 - UN ANNO DA NON DIMENTICARE............... 28
7.1.
Il quadro di riferimento
7.1.1.
7.1.2.
7.1.3.
L’andamento del mercato .......................................................................... 29
Il digitale terrestre e lo sviluppo del modello in chiaro............................... 31
Il caso italiano ........................................................................................... 35
8.
2003, IL NUOVO QUADRO REGOLATORIO ................................................. 38
8.1.
Premessa
38
8.2.
Il Ddl AC 3184 sul riassetto televisivo (cd. ddl Gasparri)
38
8.2.1.
8.2.2.
8.2.3.
8.2.4.
8.2.5.
Le posizioni dominanti .............................................................................. 39
Il servizio pubblico .................................................................................... 40
La RAI ...................................................................................................... 40
Riforma e Regioni ..................................................................................... 41
Il Testo Unico............................................................................................ 42
8.3.
Il recepimento delle direttive sulle comunicazioni elettroniche
8.3.1.
8.3.2.
Le disposizioni applicative delle direttive comunitarie............................... 42
Il recepimento delle direttive nell’ordinamento italiano ............................. 46
8.4.
Le altre questioni rilevanti
8.4.1.
8.4.1.1.
8.4.1.2.
8.4.2.
8.4.3.
Televisione................................................................................................ 46
Approvazione del nuovo Piano nazionale di ripartizione delle frequenze ... 46
Nuove procedure per l’installazione delle infrastrutture necessarie
all’introduzione della tecnologia digitale terrestre...................................... 47
Tutela dei minori ....................................................................................... 48
Varie ......................................................................................................... 49
8.5.
Telecomunicazioni
8.5.1.
8.5.2.
8.5.3.
Disciplina degli Internet Service Providers ................................................ 49
Wireless Local Loop.................................................................................. 51
Introduzione del Wi-Fi ad uso pubblico ..................................................... 51
28
42
46
49
5
8.5.4.
8.5.5.
8.5.6.
8.5.7.
8.5.8.
Contabilità regolatoria ............................................................................... 52
Elenco telefonico generale ......................................................................... 53
Mobile number portability ......................................................................... 54
Fatturazione dettagliata e blocco selettivo di chiamata ............................... 55
Risoluzione delle controversie tra organismi di telecomunicazione e utenti 55
9.
I PUNTI DI INTERSCAMBIO INTERNET ........................................................57
9.1.
Il Namex: caratteristiche, strategicità, potenzialità
9.1.1.
9.1.1.1.
9.1.1.2.
9.1.1.3.
Introduzione .............................................................................................. 57
Internet e la funzione dei punti di interscambio.......................................... 57
La situazione Italiana................................................................................. 61
Il futuro ..................................................................................................... 63
10.
RACCOMANDAZIONI ..........................................................................................65
IN APPENDICE:
“Il Manifesto per l’Innovazione”
Finalità ed attività ANFoV
6
57
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
Tav.
1
2
3
4
5
6
Tav. 7
Tav. 8
Tav. 9
Tav. 10
Tav. 11
Tav. 12
Tav. 13
Tav. 14
Tav. 15
Tav. 16
Tav. 17
Tav. 18
Tav. 19
Tav. 20
Tav. 21
Tav. 22
Tav. 23
Tav. 24
Tav. 25
Tav. 26
Tav. 27
Tav. 28
La filiera dei servizi Internet in Italia ...........................................................................................11
La diffusione degli accessi Internet in Italia, 2002-2006 (unità).............................................12
La diffusione degli accessi Internet in Italia, 2002-2006 (unità).............................................12
Il mercato dei servizi di accesso a Internet, 2002-2006 (M.ni di Euro) ...................................13
Le imprese con accesso a pagamento per tipo di rete, 2002-2006 (unità) ............................14
Le medie e grandi imprese (con oltre 50 addetti)
con accesso a pagamento per tipo di rete, 2001-2006 (unità)................................................15
La domanda business di servizi di accesso a Internet, 2001-2006 (unità) ............................16
Il mercato degli abbonamenti business per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro) ..............16
Il mercato degli abbonamenti business
a pagamento per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro) ..........................................................17
Il mercato degli abbonamenti business delle imprese
con oltre 50 addetti, per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro) ...............................................17
Il mercato degli abbonamenti business a pagamento delle imprese
con oltre 50 addetti per tipo di rete, 2001-2006 .........................................................................18
La domanda business di servizi
di sviluppo e pubblicazione in Internet dei siti Web, 2001-2006.............................................19
Le famiglie con accesso a pagamento per tipo di rete, 2002-2006 (unità) ............................20
Le famiglie con accesso a pagamento per tipo di rete, 2001-2006 (unità) ............................21
La diffusione di Internet nelle famiglie italiane per regione, giugno 2002 ............................22
Il mercato degli abbonamenti residenziali per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro) ..........23
Gli utenti Wi-Fi in Italia, 2002-2006 (unità) .................................................................................25
Il mercato END USER delle telecomunicazioni su rete fissa,
dal 2001 al 2005 (M.ni di euro) .....................................................................................................26
Trend di crescita del mercato END USER
delle telecomunicazioni su rete fissa, dal 2001 al 2005 ...........................................................27
L’andamento del mercato DTV in Europa ..................................................................................29
Stima delle abitazioni digitali nei principali paesi europei (2008) ..........................................29
Ripartizione del mercato della TV digitale in Europa per modalità distributive ...................30
La penetrazione della TV digitale in Europa (% su abitazioni TV) ..........................................30
I nuovi canali digitali BBC ............................................................................................................33
Modelli di STB per Freeview (numero per fascia di prezzo in £) ............................................35
I principali modelli di STB per la DTT in Germania...................................................................35
Il mercato degli ascolti..................................................................................................................36
La proiezione di abbonati a Sky Italia (migliaia) .......................................................................37
7
8
1.
Introduzione e Sintesi
Il Rapporto ANFoV 2003 riprende l’intuizione che l’Associazione aveva avuto a metà
2001, secondo la quale lo sviluppo delle ICT e della convergenza nei servizi di
comunicazione dipendesse ormai in larga misura dallo sviluppo della larga banda. Per
cui, fare il punto sulle ICT è come fare un “Broadband update”.
Ma quali sono le notizie sui vari fronti del Broadband?
Gli accessi Internet continuano a crescere, ma a ritmi molto più blandi: si prevede un 9%
nel 2003, per arrivare alla saturazione intorno al 2005. Ma mentre le imprese saranno
sostanzialmente in rete, le famiglie satureranno nel 2006 intorno al 40% di penetrazione. Si
capisce che il modello “Internet PC” non consentirà di andare molto lontano, tenuto conto
dell’alfabetizzazione informatica del paese, della conoscenza dell’inglese, della stessa
scolarità, dell’invecchiamento della popolazione. E’ a questo punto che l’ulteriore
diffusione dei servizi on-line sarà affidata alla DTT, la TV digitale terrestre, nella versione
in chiaro che sembra prevalere a livello europeo.
Le imprese italiane collegate a Internet sono oltre 2,8 milioni, ma circa 2,3 milioni lo sono
ancora attraverso il dialup alla rete telefonica generale (RTG) oppure l’ISDN, mentre la
larga banda è ancora minoritaria. Il profilo cambia nelle imprese con più di 50 addetti,
dove la larga banda è già maggioritaria. Ma mentre il mercato in valore degli
abbonamenti business cresce ancora, fra il 2001 e il 2006, a tassi annui composti del 24%,
quello della larga banda si attesta su un modesto 8,4%, con una preoccupante saturazione,
che nelle imprese sopra ai 50 addetti vedrà crescere ormai solo la fibra a scapito delle altre
reti.
Nelle famiglie le cose vanno anche peggio: la crescita nel quinquennio è del 6% all’anno.
Su 6,8 milioni di famiglie collegate, 4,5 milioni lo sono in modalità free. Galoppa però
l’ADSL, che nel quinquennio diventerà dominante fra le modalità a pagamento, pur
sempre minoritarie. Anche la fibra ha buoni tassi di crescita, mentre il satellite resta
marginale. In una telefonia su rete fissa che cresce ormai solo all’1% in valore, tutta la
crescita è affidata alla larga banda, che nel quinquennio acquisterà un peso dell’11% sul
mercato totale.
Il tasso di crescita più promettente è quello del mercato delle Wireless LAN e in
particolare di Wi-Fi, da 5 a quasi 500 milioni di Euro nel quinquennio, nonostante le varie
criticità italiane, fra cui la mancanza di una legislazione per l’uso pubblico. Si affaccia
anche l’uso di questa tecnologia, associata al satellite, per fornire connettività agli utenti di
piccoli comuni dove non giungano né il cavo né l’ADSL.
La TV digitale, terrestre e non, sta crescendo in Europa a tassi robusti. Si prevede che al
2008 la penetrazione media nelle famiglie europee sia del 45%, con una crescita molto
elevata, nel periodo, del DSL Video. Ma l’Italia, se si guarda ai dati reali (compresa la
pirateria, che tuttavia è in drastica diminuzione dopo l’uscita dei nuovi codici e con
l’avvento di Sky Italia) è già al 27%. Il reiterato annuncio dello switch-off al 2006 affretterà
l’allineamento dell’Italia all’Europa, dove il Regno Unito, con il lancio di Freeview, e la
Germania, con l’esperimento del Brandeburgo, stanno conducendo la marcia verso una
DTT in chiaro, con prezzo di accesso abbordabile. Due le strade in vista: un forte impegno
pubblico o un forte stimolo alla concorrenza. In Italia sembra prevalere il primo, mentre il
duopolio televisivo in chiaro continua a non essere scalfito.
9
Molte le novità regolatorie, fra 2002 e 2003, che vedrà in luglio il recepimento delle
direttive europee sulle comunicazioni elettroniche. Cambia la stessa definizione di
operatore con significativo potere di mercato (SMP), per allinearsi a quella utilizzata dalla
giurisprudenza della Corte di Giustizia per la nozione di “impresa che detiene una
posizione dominante”, di cui all’art. 82 del Trattato CE. La Commissione ha dettato
apposite linee guida alle Autorità nazionali (ANR), che impongono loro una disciplina
particolarmente severa e un giudizio di ultima istanza riservato alla Commissione stessa.
Si tratterà di capire come questo cambiamento in corsa influirà sulle questioni aperte in
sede contenziosa, come ad esempio il price-squeeze sulle tariffe retail, la tempistica e la
replicabilità delle offerte.
In Italia è stato approvato il nuovo Piano nazionale di ripartizione delle frequenze, sono
state varate le procedure per l’installazione delle infrastrutture necessarie all’introduzione
della DTT, è stata varata una nuova disciplina degli ISP ed è in arrivo la nuova contabilità
regolatoria che, dai costi pienamente distribuiti (FAC), ora ancora storici, ma in
evoluzione verso quelli correnti, arriverà gradualmente ai costi incrementali di lungo
periodo (LRIC). E’ stato poi varato il nuovo elenco telefonico generale, che comprende per
la prima volta tutti gli operatori e anche la telefonia mobile. Aperta è invece ancora la
questione della regolamentazione dell’offerta pubblica di Wi-Fi, dove tuttavia il Ministro
delle Comunicazioni stesso ha sollecitato una soluzione rapida.
In conclusione, di fronte a un netto rallentamento dello sviluppo delle nuove tecnologie,
manca una strategia-paese che stabilisca delle priorità, o almeno una: la necessità di una
rete nazionale di telecomunicazioni, che supporti un’offerta di larga banda che, se non
universale, diventi almeno pervasiva.
10
2.
Lo sviluppo di Internet nel 2002
La filiera degli operatori che offrono soluzioni e servizi Internet nel nostro Paese è
costituita dalle aziende che hanno sviluppato un'offerta di servizi che comprendono:
connettività IP, servizi ASP, system integration, servizi di web design e consulenza alle
imprese che intendono aprire un sito Web e/o sviluppare soluzioni "IP based", servizi di
raccolta della pubblicità online.
Nelle diverse aree di business i competitor di importanza nazionale sono costituiti da:
•
•
•
•
•
Tav. 1
oltre 130 aziende tra Internet Service Providers e Carrier TLC che insieme ad
una folta schiera di loro rivenditori, offrono abbonamenti e servizi di accesso ai
consumatori privati e alle imprese;
circa 150 ASP che offrono servizi professionali tramite le loro strutture di Data
Center e Web Farm;
oltre 150 aziende tra cui Software e System Integrators, che offrono soluzioni
personalizzate, prodotti software e servizi professionali di outsourcing;
oltre 350 Web Agencies, che offrono servizi di Web design, di sviluppo e
gestione di siti Web di vetrina e di commercio elettronico;
circa 30 Concessionarie e una decina di Portali generalisti che raccolgono
pubblicità online.
La filiera dei servizi Internet in Italia
OFFFERTA
Business
Consumer
Carrier
e ISP
Connettività
e servizi
complementari
ASP
Hosting/Housing
Sicurezza
Noleggio SW e applicativi
SW e Web
System
Integrator
Soluzioni personalizzate IP
based, servizi professionali,
produzione di SW
Web Agency
e Digital
Consultant
Digital Consulting
Web design
Portali e
Concessionarie
di pubblicità
Raccolta spazi
pubblicitari online
Pianificazione
comunicazione
su Internet
Servizi di
accesso a
Internet
Giro d'affari 2001 (M.ni di €)
850
TOTALE
305
1.007
156
150
2.468
420
1.268
170
170
3.133
482
1.465
187
190
3.650
Previsioni 2002 (M.ni di €)
1.105
Previsioni 2003 (M.ni di €)
1.326
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
Il fenomeno Internet dopo anni di crescita continua pare ormai prossimo, in termini di
diffusione, ai suoi plafond strutturali poiché le crescite previste, per i prossimi anni, sono
dimensionabili in alcuni punti percentuali.
11
Ciò vale soprattutto per il mercato business (2,8 M.ni di aziende a fine 2002) ma anche
per quello consumer (6,8 M.ni di famiglie). La quota di famiglie con accessi alla rete è
cioè pari al 31,6% del totale mentre si prevede una quota di circa il 40% nel 2006.
Tav. 2
La diffusione degli accessi Internet in Italia, 2002-2006 (unità)
10.000.000
9.000.000
8.000.000
7.000.000
Accessi Business
6.000.000
5.000.000
4.000.000
3.000.000
Accessi Residenziali
2.000.000
1.000.000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
Mentre la quota di aziende con accessi a pagamento si conferma del 72% nel 2002 ed in
leggera crescita (previsto l'80% nel 2006); nel mercato residenziale le famiglie con accessi
a pagamento appaiono, anche per l'effetto dell'adozione di soluzioni a larga banda, in netta
crescita: dal 33,4% del 2002 al 57% previsto per il 2006.
Tav. 3
La diffusione degli accessi Internet in Italia, 2002-2006 (unità)
Numero Utenti
2002
2003
Var.%
02-03
2004
Var.%
03-04
2005
Var.%
04-05
2006
Var.%
05-06
790.925
730.000
-8%
700.000
-4%
700.000
0%
680.000
-3%
2.030.000
2.370.000
17%
2.600.000
10%
2.800.000
8%
2.890.000
3%
2.820.925
3.100.000
10%
3.300.000
6%
3.500.000
6%
3.570.000
2%
4.530.000
4.410.000
-3%
4.240.000
-4%
4.000.000
-6%
3.690.000
-8%
Imprese con accesso
gratuito
Imprese con accesso a
pagamento
N. Imprese con accessi
Business
Famiglie con accesso
gratuito
Famiglie con accesso a
pagamento
N. Famiglie con acc.
Residenziali
2.270.000
3.016.000
33%
3.789.000
26%
4.400.000
16%
4.910.000
12%
6.800.000
7.426.000
9%
8.029.000
8%
8.400.000
5%
8.600.000
2%
TOTALE accessi Internet
9.620.925 10.526.000
5% 12.170.000
2%
9% 11.329.000
8% 11.900.000
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
La stima del mercato degli accessi è riferito al valore del canone di abbonamento che gli
Utenti business e residenziali pagano agli ISP e agli operatori per l'accesso a Internet (sono
12
esclusi, quindi, i valori relativi al consumo e ai canoni dei soli servizi di telecomunicazioni
come il traffico telefonico, canoni per linee dedicate…).
Complessivamente il mercato degli abbonamenti nel 2002 sarà di 831 M.ni di Euro, di
cui 568 M.ni riferiti agli abbonamenti business e 263 M.ni di Euro derivanti dagli
abbonamenti degli Utenti residenziali.
Gli abbonamenti business nel breve periodo rappresentano il segmento del mercato degli
accessi destinato a crescere maggiormente, in relazione alla domanda di soluzioni di
connettività a banda larga e in particolare dei collegamenti xDSL (ora principalmente
ADSL).
Considerazioni analoghe valgono anche per il mercato generato dagli Abbonamenti
Residenziali, dove però è più evidente il peso che l'xDSL e le reti in Fibra ottica
assumeranno nei prossimi anni, rispetto ai collegamenti sulle reti "dial up" RTG e ISDN.
Tav. 4
Il mercato dei servizi di accesso a Internet (*), 2002-2006 (M.ni di Euro)
2002
2003
Abbonamenti Business a pagamento
568
Abbonamenti
Residenziali
a
pagamento
263
Totale Accessi Internet
831
(*) Escluso Reverse Charge degli accessi free
764
Var.%
02-03
34%
380
1.144
45%
38%
Milioni di EURO
909
Var.%
03-04
19%
536
1.445
41%
26%
2004
1.012
Var.%
04-05
11%
1.103
Var.%
05-06
9%
703
1.716
31%
19%
878
1.980
25%
15%
2005
2006
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
13
3.
La domanda business
A fine 2002 Internet ha raggiunto il 76% delle imprese italiane: sono cioè oltre 2,8 M.ni le
aziende collegate alla rete , di cui:
•
1,5 milioni di imprese (ovvero circa il 55% del totale utenti Internet) che si
collegano ad Internet con la RTG;
•
834mila imprese che si collegano utilizzando l'ISDN (30% delle imprese
collegate);
•
circa 440mila imprese che utilizzano collegamenti Always on (15% delle imprese
collegate), di cui 336mila utilizzano abbonamenti xDSL.
La rete più diffusa per il collegamento ad Internet è la RTG utilizzata da circa 1,5 milioni
di aziende per collegarsi alla Rete.
Tra le imprese che utilizzano la RTG quelle utenti di servizi di Free Access sono circa
786mila e dalle nostre più recenti indagini emerge che esse rappresentano un vero e
proprio "zoccolo duro", costituito prevalentemente da piccole aziende che utilizzano solo
sporadicamente la Rete e raramente propense ad evolvere verso servizi Internet a
pagamento.
Invece le altre 798mila imprese utenti di abbonamenti a pagamento basati su collegamenti
RTG sono costituite prevalentemente da professionisti e piccole imprese che utilizzano
con continuità la Rete per ragioni strettamente correlate alle loro attività produttive.
Tav. 5
Le imprese con accesso a pagamento per tipo di rete, 2002-2006 (unità)
3.500.000
Fibra
3.000.000
2.500.000
CD
2.000.000
DSL
1.500.000
ISDN
1.000.000
500.000
RTG
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
Nelle imprese con più di 50 dipendenti Internet è diffusa nel 97-98% dei casi, nelle
aziende che hanno da 10 a 49 addetti la percentuale di quelle collegate è del 94%, mentre
nelle aziende con meno di 9 addetti tale valore scende al 75%.
14
Le imprese che hanno raggiunto la penetrazione maggiore appartengono ai settori del
"Terziario avanzato" della Finanza e dei Servizi Professionali, ai quali segue la Pubblica
Amministrazione.
Le imprese che invece registrano i più bassi tassi di diffusione fanno parte dei settori
Trasporti, Costruzioni e Commercio al Dettaglio.
La diffusione di Internet nelle imprese italiane appare strettamente correlata alle attività
che comportano il trattamento di informazioni e dati di vario genere, mentre è evidente
che la Rete è molto meno presente nei settori caratterizzati da una forte frammentazione e
dalla presenza di molte microimprese artigianali.
Tav. 6
Le medie e grandi imprese (con oltre 50 addetti) con accesso a pagamento per tipo
di rete, 2001-2006 (unità)
30.000
Fibra
25.000
20.000
CD
15.000
DSL
10.000
ISDN
5.000
RTG
-
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
Nei prossimi 4 anni il trend della diffusione di Internet nelle imprese sarà caratterizzato
da:
un incremento intorno al 30% annuo del numero delle medie imprese con banda
larga: si stima che le 421mila imprese Always on (DSL, CD e Fibra Ottica) di fine 2002
raggiungeranno 1,4 milioni di unità a fine 2006;
• una lentissima migrazione delle 790mila imprese che accedono con Free Access
verso abbonamenti a pagamento;
• un avviato processo di sostituzione dei collegamenti "dial up" (soprattutto ISDN)
con collegamenti DSL e in Fibra ottica solo nelle imprese con oltre 50 addetti, che
interesserà almeno 6000-7000 imprese entro il 2006;
• una sostanziale stabilità del numero delle imprese con collegamenti su Circuiti
Diretti, che appartengono prevalentemente alla fascia "top" dei settori Finanza,
Ingrosso e Industria, "storicamente" dotati di reti dedicate .
•
15
Il valore del mercato generato dalla spesa delle aziende collegate per servizi di accesso
a Internet, pari a 568 milioni di Euro a fine 2002, crescerà sino a 1.100 milioni entro il
2006.
Tav. 7
La domanda business di servizi di accesso a Internet, 2001-2006 (unità)
N. aziende con accesso a Internet
di cui:
- con collegamenti Always on (*)
Valore del mercato degli
abbonamenti business (M.ni di Euro)
di cui:
- Always on (*)
2001
2.450.000
2002
2.820.000
2006
3.570.000
196.000
440.500
1.360.000
376
568
1.097
228
401
995
(*) xDSL, CD e altre reti, escluso RTG e ISDN.
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
Tale trend sarà determinato essenzialmente da:
•
il progressivo abbassamento dei prezzi medi degli abbonamenti ADSL;
•
la lenta diminuzione del numero delle imprese utenti di abbonamenti "dial up",
per i quali è prevista una significativa riduzione dei prezzi di mercato;
•
la veloce diffusione di offerte integrate Voce-Dati-Internet basate su Fibra Ottica,
inizialmente però destinata ad interessare quasi esclusivamente le imprese delle
grandi aree metropolitane.
Tav. 8
Il mercato degli abbonamenti business per tipo di rete (*), 2001-2006 (M.ni di Euro)
Milioni di EURO
2002
2003
Abbon. Business a
pagamento
568
764
di cui:
RTG
55
43
ISDN
112
117
DSL
321
493
CD
52
58
Fibra
28
53
(*) Escluso Reverse Charge degli accessi free
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
16
Var.%
02-03
2004
Var.%
03-04
2005
Var.%
04-05
2006
Var.%
05-06
34%
909
19%
1.012
11%
1.103
9%
-23%
5%
53%
11%
91%
31
115
614
61
90
-28%
-2%
24%
5%
68%
20
108
682
62
140
-35%
-5%
11%
2%
56%
10
92
740
62
198
-48%
-15%
8%
0%
41%
Tav. 9
Il mercato degli abbonamenti business a pagamento per tipo di rete, 2001-2006
(M.ni di Euro)
1.200
Fibra
1.000
800
CD
600
DSL
400
ISDN
200
RTG
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
Tav. 10
Il mercato degli abbonamenti business delle imprese con oltre 50 addetti (*), per tipo di
rete, 2001-2006 (M.ni di Euro)
Milioni di EURO
Abbon.
Business
pagamento
di cui:
RTG
ISDN
DSL
CD
Fibra
2002
2003
Var.%
02-03
2004
Var.%
03-04
2005
Var.%
04-05
2006
Var.%
05-06
98
107
9%
117
9%
124
6%
128
4%
1
4
54
25
14
0
3
56
28
19
-38%
-32%
5%
11%
35%
0
2
56
30
29
-43%
-34%
0%
6%
48%
0
1
55
31
36
-56%
-35%
-3%
5%
27%
0
1
53
33
41
-60%
-34%
-2%
5%
13%
a
(*) Escluso Reverse Charge degli accessi free
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
17
Tav. 11
Il mercato degli abbonamenti business a pagamento delle imprese con oltre 50 addetti (*),
per tipo di rete , 2001-2006)
140
Fibra
120
100
CD
80
DSL
60
ISDN
40
20
RTG
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
Continua a crescere considerevolmente il numero di imprese che realizzano siti web
aziendali: nell'ultimo anno le aziende con siti Web sono aumentate del 40% passando
da 600mila a 837.500 e si prevede che diventeranno oltre 1,3 milioni entro il 2006.
Questa evoluzione è caratterizzata da:
18
•
una predominanza schiacciante dei siti "vetrina" rispetto ai siti di commercio
elettronico (sia BtoC che BtoB): stimiamo 830.000 imprese con sito solo
promozionale a fronte di sole 7.500 con siti che offrono funzioni di commercio
elettronico (ovvero ordinazione/prenotazione e pagamento online);
•
un significativo processo di "upgrade" delle "vetrine" online delle medie
imprese, che nell'ultimo anno hanno iniziato a raccogliere risultati significativi
dalle vendite online e che ci consentono di stimare che i siti di commercio
elettronico BtoC saranno destinati a crescere ancora con incrementi annui intorno
al 25-30% all'anno;
•
lo sviluppo di portali aziendali integrati (con aree dedicate a clienti, fornitori e
partners, funzioni BtoC e BtoB, news di settore..) collegati con le
Intranet/Extranet da parte delle imprese "top", per le quali la realizzazione del
sito è lo strumento attraverso cui si attuano le strategie di "web presence" e di
comunicazione aziendale.
La domanda di servizi di sviluppo e pubblicazione in Internet dei siti è influenzata
essenzialmente da:
•
la diffusa tendenza delle PMI a realizzare siti Web molto semplici e spesso limitati
a funzioni di "brochure online", che non richiedono impegni e investimenti
superiori ai 2-3000 Euro all'anno;
•
una lieve crescita dei prezzi per lo sviluppo dei servizi di Web design, System
Integration e Hosting/Housing per la realizzazione dei portali aziendali dove
sono previsti impegni crescenti da parte delle imprese clienti, in relazione alla
crescente necessità di integrare i servizi Web con i sistemi informativi aziendali.
Tav. 12
La domanda business di servizi di sviluppo e pubblicazione in Internet dei siti Web, 20012006
N. aziende con sito Web
di cui:
- con sito di commercio elettronico
N. aziende con sito in Hosting
Valore del mercato dei servizi di sviluppo dei siti Web
(M.ni di Euro)
di cui:
- per siti di commercio elettronico
Valore del mercato dei servizi di Hosting e Housing
2001
600.000
2002
837.500
2006
1.721.500
5.800
483.000
7.500
665.500
21.500
1.321.500
439
558
849
102
217
118
305
192
672
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
19
4.
La domanda residenziale
Nelle famiglie italiane nel corso dell'ultimo anno Internet ha continuato a diffondersi con
incrementi decrescenti rispetto agli anni scorsi.
Le famiglie italiane collegate a Internet a fine 2002 sono circa 6,8 M.ni e si stima
diventeranno 8,6 milioni entro il 2006.
La diffusione degli accessi presso i consumatori privati appare oggi molto legata alla
possibilità di utilizzare accessi "Free Access" ; i circa 4,5 milioni le famiglie che, a fine 2002,
accedevano a tali abbonamenti si prevede però calino fino a raggiungere i 3,7 milioni nel
2006; di contro le famiglie con abbonamenti a pagamento che a fine 2002 sono 2.270.000
diventeranno ben 4,9 milioni entro il 2006.
Per quanto riguarda la diffusione dei collegamenti "dial up" e a banda larga il trend è
caratterizzato da:
•
una significativa riduzione del numero delle famiglie che utilizzano abbonamenti
a pagamento basati su RTG e ISDN;
•
un deciso incremento degli abbonamenti ADSL che cresceranno anche in funzione
dell'abbassamento dei prezzi e del diffondersi delle offerte "Flat";
•
un incremento più lento delle famiglie che accedono con collegamenti in Fibra
ottica, correlato all'evolvere del cablaggio delle principali aree metropolitane e al
diffondersi di offerte integrate Voce-Internet.
Per collegarsi a Internet le famiglie utilizzano prevalentemente collegamenti "dial up" e,
nella grande maggioranza dei casi, la normale rete telefonica (RTG nell'86,2% dei casi e
ISDN nell'11,1% dei casi).
Le famiglie con accessi a banda larga sono circa 325.000, di cui 245.000 con abbonamenti
ADSL e 80.000 con abbonamenti basati su collegamenti in fibra ottica, mentre sono circa
5.000-8.000 le famiglie che accedono ad Internet via satellite.
Queste famiglie rappresentano solo il 4,7% del totale delle famiglie collegate ed il 14,3%
delle famiglie che utilizzano un abbonamento a pagamento.
Tav. 13
Le famiglie con accesso a pagamento per tipo di rete, 2002-2006 (unità)
Numero Utenti
Utenti con accesso a
pagamento
di cui:
RTG
ISDN
ADSL
Fibra e altro
2002
2003
Var.%
02-03
2004
Var.%
03-04
2005
Var.%
04-05
2006
Var.%
05-06
2.270.000
3.016.000
33%
3.789.000
26%
4.400.000
16%
4.910.000
12%
1.220.600
724.000
245.400
80.000
1.543.100
720.000
592.900
160.000
26%
-1%
142%
100%
1.764.100
720.000
1.079.900
225.000
14%
0%
82%
41%
1.720.000
680.000
1.700.000
300.000
-2%
-6%
57%
33%
1.494.000
650.000
2.400.000
366.000
-13%
-4%
41%
22%
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
I dati sulla diffusione variano per ampiezza del centro di residenza e mostrano tassi di
penetrazione più alti della media nelle grandi città da 100.000 a 250.000 abitanti. Nelle
20
grandi aree metropolitane nonostante il peso degli utenti più avanzati (famiglie con alto
reddito, grado di scolarizzazione e utenti che si collegano anche dall'ufficio e da scuola) di
Milano e Roma si riscontra un valore più basso della media.
Tav. 14
Le famiglie con accesso a pagamento per tipo di rete, 2001-2006 (unità)
6.000.000
5.000.000
Fibra
4.000.000
ADSL
3.000.000
ISDN
2.000.000
1.000.000
2001
RTG
2002
2003
2004
2005
2006
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
Da indagini svolte nel giugno 2002 la penetrazione, alla data, presso le famiglie italiane
era del 30,2% sul totale universo residenziale: tale diffusione raggiunge il 34,5% nelle
regioni centrali, si attesta intorno al 31,5% nelle regioni del Nord e scende al 25,8% nelle
regioni del Sud e isole.
Nel complesso l'Italia Centrale fa registrare il tasso di penetrazione più alto, mentre si
trova al terzo posto in termini assoluti (1.438.000 famiglie). Per contro il Sud e le Isole
mostrano la diffusione più contenuta (21,1%, l'unico valore al di sotto della media), ma si
piazzano al primo posto in termini assoluti con circa 1,8 M.ni di famiglie.
Il numero medio degli utenti Internet per famiglia è di 1,97. Tale numero è maggiore nelle
regioni del Sud e lievemente più basso nelle regioni del Nord. In base a questa
valutazione stimiamo che le persone che si collegano (con una frequenza di almeno 1
volta negli ultimi 6 mesi) ad Internet in Italia siano circa 14 milioni.
21
Tav. 15
La diffusione di Internet nelle famiglie italiane per regione, giugno 2002
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
L'Emilia Romagna con 681.000 famiglie che accedono a Internet, è la regione con il più alto
tasso di diffusione (41,6%). Seguono l'Umbria (40,1%), il Lazio (37,2%) e la Liguria (33%) e
altre 5 regioni con tassi di diffusione sopra la media: Piemonte, Toscana, Lombardia e
Abruzzo.
Le regioni con i maggiori numeri assoluti di famiglie collegate sono: la Lombardia, il
Lazio, Emilia Romagna e il Piemonte, dove è evidente il peso delle attività del terziario
avanzato.
Per quanto riguarda la diffusione di Internet nelle famiglie italiane è evidente il
"digital divide" tra quelle composte da persone con meno di 44 anni e con reddito più
elevato che si confermano i maggiori utenti, e quelle con reddito medio-basso formate da
persone più anziane che sono utenti solo più raramente.
22
La diffusione più alta si riscontra nella fascia delle famiglie con responsabili con età
compresa tra i 18 e i 34 anni, mentre valori decrescenti riguardano invece i gruppi di
famiglie con responsabile di età maggiore.
Oltre il 44% delle famiglie il cui responsabile appartiene alle categorie degli
impiegati/quadri/dirigenti e degli imprenditori/liberi professionisti dispone di almeno
un abbonamento di accesso a Internet. Si attestano su valori lievemente superiori alla
media anche le famiglie con il responsabile appartenente alla categoria dei lavoratori in
proprio/artigiani, mentre invece mostrano tassi di diffusione inferiori alla media i gruppi
di famiglie i cui responsabili sono casalinghe/studenti/disoccupati, operai e pensionati.
Il tasso di diffusione di Internet tra le famiglie diminuisce anche col livello di istruzione
del responsabile della gestione familiare: si passa infatti dai valori superiori alla media dei
laureati, dove più del 60% può contare sull'accesso a Internet, al gruppo delle famiglie il
cui responsabile ha la sola licenza elementare o dichiara di non aver frequentato alcuna
scuola, che solo nel 16,8% è dotato di un abbonamento a Internet.
Il trend del valore del mercato sarà influenzato essenzialmente da:
•
il progressivo abbassamento dei prezzi dei collegamenti ADSL, che stimolerà le
famiglie più giovani e con reddito medio-alto ad abbandonare gli abbonamenti in
"dial up" a pagamento a favore di collegamenti Always on;
•
un lento incremento delle famiglie che accedono con collegamenti in Fibra
ottica, correlato all'evolvere del cablaggio delle principali metropolitane e al
diffondersi di offerte integrate Voce-Internet.
Tav. 16
Il mercato degli abbonamenti (*) residenziali per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro)
Milioni di EURO
Totale Accessi Residenziali
di cui:
RTG
ISDN
ADSL
Fibra
2002
2003
263
380
Var.%
02-03
45%
73
95
62
34
68
87
166
59
-7%
-9%
170%
76%
536
Var.%
03-04
41%
58
74
315
89
-14%
-15%
89%
50%
2004
703
Var.%
04-05
31%
49
57
484
114
-17%
-23%
53%
29%
2005
878
Var.%
05-06
25%
35
40
662
140
-28%
-28%
37%
22%
2006
(*) Escluso Reverse Charge degli accessi free
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
23
5.
Il mercato Wireless LAN in Italia
Lo scenario italiano del mercato delle wireless LAN appare piuttosto complesso e
influenzabile nel breve dall'evoluzione di alcune importanti variabili, essenzialmente
costituite da:
•
l'attuale assenza di una completa regolamentazione normativa che consenta di
commercializzare servizi di trasmissione Wi-Fi al pubblico: dopo le polemiche di
fine 2002 è stato annunciato dal ministro Gasparri (al momento di redigere questo
rapporto) un provvedimento specifico che risolva l'attuale "blocco" dei servizi
basati su "hot spot" pubblici, ma che dovrà avere l’assenso di AGCom e Antitrust;
•
la non definitiva affermazione sul mercato Europeo dello standard tecnologico
802.11b (Wi-Fi): mentre negli USA stanno uscendo le versioni migliorative
802.11g/h/i, in Europa nei prossimi mesi potrebbe aprirsi la sfida con lo standard
ETSI HIPERLAN/2 e, nel lungo periodo forse anche con l'UMTS;
•
la limitata diffusione dei servizi di connettività a banda larga sinora raggiunta
nelle aziende e nelle famiglie italiane che al momento non consente di prevedere
forti incrementi della domanda di collegamenti wireless per almeno i prossimi 2
anni;
•
la presenza di un parco PC e PDA che, specialmente nelle famiglie, in buona parte
deve essere rinnovato per poter supportare non solo la scheda wireless ma
soprattutto il collegamento Internet a banda larga;
•
la lenta ma progressiva diffusione dei telefonini GPRS e il prossimo arrivo dei
primi servizi UMTS: anche se dall'inizio del 2002 si stanno diffondendo gli utenti
con terminali GPRS, sembrano ancora molto pochi quelli che li utilizzano per
servizi dati e Internet; tuttavia offerte concorrenziali, nuovi servizi di
intrattenimento e il lancio dei primi servizi UMTS potrebbero catturare l'attenzione
dei consumatori verso queste tecnologie wireless.
Pur in presenza di tali criticità il mercato italiano delle reti Wi-Fi che attualmente ha un
valore di 5,6 milioni di Euro si prevede crescerà sino a 474 milioni entro il 2006.
Il segmento più importante è costituito dalle soluzioni di W-LAN business che partendo
da un valore di circa 5 M.ni di Euro cresceranno sino a 253 milioni di Euro, mentre il
segmento delle soluzioni residenziali sembra esser destinato a raggiungere più modesti
risultati.
Nel mercato business gli scenari formulabili devono tener conto anche dei seguenti
aspetti:
•
24
sono percepiti al momento forti problemi di sicurezza non solo delle soluzioni
W-LAN, ma più in generale per tutte le soluzioni di reti IP based. Secondo molte
aziende, nell'ultimo anno, la sicurezza ha costituito una delle più significative voci
di spesa ed un tema al quale il Top Management sembra essere diventato
particolarmente sensibile. Per questa ragione e anche in relazione alle notizie
stampa poco rassicuranti sulla sicurezza delle W-LAN, l'approccio all'introduzione
di queste soluzioni è generalmente molto cauto;
•
altro argomento che risulta essere vincolante nell'adozione di soluzioni W-LAN
riguarda il prevedibile aumento di spesa ICT che le aziende dovrebbero
sopportare, non tanto per servizi di network management e system integration,
quanto soprattutto per i maggiori costi di connettività a banda larga.
•
di contro sono percepiti come importanti i vantaggi relativi al costo limitato delle
W-LAN rispetto ai cablaggi tradizionali e alla grande flessibilità consentita da
questa al personale tecnico e di coordinamento.
Parallelamente il valore generato dai servizi di connettività basati su "hot spot" pubblici
si stima che passerà dai circa 11 milioni di Euro nel 2003 a 176 milioni nel 2006.
Questo mercato, attualmente bloccato per la mancanza di una completa normativa di
regolamentazione, dovrebbe ripartire entro il 2003 in seguito ad un provvedimento
ministeriale (già annunciato) che stabilisca le regole per la commercializzazione dei
servizi Wi-Fi al pubblico.
Nel periodo 2002-2006 si prevede che gli utenti dei servizi di W-LAN private (sia Business
che Consumer) passeranno dalle attuali 8.800 a 809.200 persone.
Nelle W-LAN Business gli utenti cresceranno dagli attuali 7.700 a 419.200 nel 2006,
rispettivamente attestati sulle relative aziende che passeranno da 800 a circa 60.000 unità.
Nelle Home W-LAN gli utenti passeranno dagli attuali 1.100 (attestati su 1.000 famiglie) a
circa 390.000 corrispondenti a 300.000 famiglie che avranno installato una rete Wi-Fi
residenziale.
Ciò significa che entro il 2006 circa il 10% delle aziende con Intranet avrà una W-LAN,
mentre circa il 15% delle famiglie collegate a Internet a banda larga (con ISDN o ADSL o
Fibra) avrà adottato una soluzione di Home W-LAN.
Tav. 17
Gli utenti Wi-Fi in Italia, 2002-2006 (unità)
N. Utenti
Utenti di soluzioni W-LAN private, di cui:
- Utenti collegati a W-LAN Business
- Utenti collegati Home W-LAN
Utenti di "hot spot" pubblici
2002
8.800
7.700
1.100
n.s.
2003
46.300
39.400
6.900
54.100
2004
141.900
99.900
42.000
171.200
2005
411.600
239.100
172.500
431.700
2006
809.200
419.200
390.000
843.000
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
Per quanto riguarda gli utenti dei servizi "hot spot" pubblici, dal 2003 al 2006, è prevista
invece una crescita da 54.100 a 843.000 unità, che prevediamo potranno utilizzare da 190
a 950 "hot spot" pubblici. Una volta sbloccata la situazione normativa, prevediamo che i
siti di "hot spot" Wi-Fi nasceranno inizialmente nei principali luoghi di passaggio e
frequentati soprattutto da utenti business, mentre in un secondo momento si
diffonderanno soprattutto in relazione all'emergente esigenza di connettività Internet da
parte di comunità "non business", in siti come le grandi biblioteche e i luoghi di studio, i
centri commerciali e le librerie multimediali, le grandi strutture turistiche. Fra queste,
sono stati annunciate applicazioni Wi-Fi che, partendo da una connessione satellitare
nell’edificio comunale, consentano, a qualche centinaio di metri, connessioni Wi-Fi a costi
irrisori a utenti residenti in questi comuni non serviti né da DSL né da fibra.
L'evoluzione del mercato italiano dei servizi Wi-Fi , come si è visto ad oggi ancora in fase
embrionale, è influenzata da alcune variabili fra le quali non possiamo non considerare la
questione dell'impatto del GPRS e il prossimo l'arrivo dei servizi mobili 3G dove,
nonostante le polemiche estive sollevate dagli operatori licenziatari dell'UMTS siano state
superate, resta ancora qualche perplessità sulla possibile collisione con i servizi basati su
Wi-Fi nel medio e lungo periodo.
25
Secondo le nostre valutazioni (convalidate anche da fonti internazionali) alla fine del 2002
gli utenti dei servizi GPRS in Italia erano circa 600-700.000 , per raggiungere i 4-5 milioni
entro il 2004.
Due operatori prevedono di lanciare i primi servizi UMTS già entro la prima metà del
2003.
A fronte quindi dei milioni di utenti previsti per il GPRS e l'UMTS, nello stesso periodo il
Wi-Fi non coinvolgerà più di 150.000 utenti e non si può perciò parlare di erosione della
domanda di servizi mobili, ma piuttosto di un'evoluzione dei servizi di connettività da
rete fissa.
In un simile scenario a breve-medio termine la coesistenza con i servizi di W-LAN
pubbliche sembra del tutto ammissibile: per la maggior parte degli utenti "in movimento"
i servizi di voce e messaggistica restano attestati sui telefonini, mentre la navigazione e le
applicazioni Internet sono invece sviluppate attraverso i PC Laptop collegati a "hot spot"
pubblici. Inizialmente gli "hot spot" si configureranno come un luogo temporaneo di
lavoro o di studio per la comunità business costituita da un numero piuttosto limitato di
utenti interessati ad accedere a Internet/Intranet da remoto con applicazioni piuttosto
"pesanti" e di "collaborative work".
Mentre il GPRS costituirà lo strumento preferenziale per il folto numero di utenti
(soprattutto Consumer) che accedono ad applicazioni "leggere" e utilizzabili anche in
movimento (o con pochi minuti a disposizione), come la posta elettronica, la
messaggistica multimediale e qualche breve navigazione Internet.
Nel medio-lungo periodo, con l'arrivo dell'UMTS, questa coesistenza potrebbe però
essere sempre meno scontata: se è vero che la maggiore capacità offerta dalle tecnologie
3G renderà facilmente accessibili applicazioni a banda larga, molti "hot spot" pubblici
potrebbero non essere più così attrattivi.
Qui si potrà forse fare un'eccezione per i luoghi molto specifici come scuole, biblioteche,
strutture turistiche, musei... frequentati da utenti Consumer che pur dovendo effettuare
lunghe navigazioni e scambi di dati consistenti continueranno ad avere una limitata
disponibilità di spesa. Inoltre non è escluso che in non più di una decina di grandi siti
essenzialmente costituiti da aeroporti, grandi stazioni, fiere, grandi centri congressi e
alberghi, gli "hot spot" anche nel lungo periodo potranno rappresentare una "commodity"
complementare ai servizi 3G, per le applicazioni che richiedono molta banda e tempi
lunghi di utilizzo.
6.
L'evoluzione del mercato TLC verso la larga banda
Il mercato dei servizi di telecomunicazioni su rete fissa negli ultimi 2 anni ha iniziato a
registrare una crescita lievemente inferiore a quella degli anni precedenti: dal +3,5% nel
2001 è passata all'1,5% nel 2002 e si prevede che si attesterà intorno al +1,4% nel 2003.
Le ragioni del rallentamento della crescita avvenuto tra il 2001 e il 2002 sono attribuibili
alla progressiva contrazione delle tariffe dei servizi "dial up" e trasmissione dati su reti
tradizionali.
In contrasto nello stesso periodo sono però aumentati significativamente i ricavi per
collegamenti in fibra ottica e ADSL/HDSL, seguiti dai servizi complementari e
soprattutto i servizi telefonici a valore aggiunto PRS (ovvero servizi 899, 892, 166, 709) e
servizi di Numero Verde.
I ricavi di questi segmenti di servizi continueranno a crescere significativamente anche nel
corso del 2003.
Tav. 18
26
Il mercato END USER delle telecomunicazioni su rete fissa, dal 2001 al 2005 (M.ni di euro)
Servizi di fonia e dati su RTG e ISDN
Circuiti Affittati e altre reti dati tradizionali
Collegamenti Always on (ADSL/HDSL,
fibra ottica)
Altri servizi (Numero verde, PRS,
Abbonamenti Internet dial up e CD, ASP,
outsourcing, servizi complementari)
Totale mercato
2001
2002
2003
2004
2005
15.151
1.088
14.914
1.020
14.637
895
14.193
787
13.733
682
380
653
1.132
17.751
1.434
18.021
1.079
1.649
2.230
1.669
18.280
1.868
18.496
2.028
18.673
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
Tav. 19
Trend di crescita del mercato END USER delle telecomunicazioni su rete fissa, dal 2001
al 2005
Servizi di fonia e dati su RTG e ISDN
Circuiti Affittati e altre reti dati tradizionali
Collegamenti Always on (ADSL/HDSL,
fibra ottica)
Altri servizi (Numero verde, PRS,
Abbonamenti Internet dial up e CD, ASP,
outsourcing, servizi complementari)
Totale mercato
VAR %
01-02
VAR %
02-03
VAR %
03-04
VAR %
04-05
VMA %
03-05
-1,6%
-6,2%
-1,9%
-12,2%
-3,0%
-12,1%
-3,2%
-13,3%
-3,1%
-12,7%
71,9%
65,3%
52,8%
35,2%
43,7%
26,6%
1,5%
16,4%
1,4%
11,9%
1,2%
8,6%
1,0%
10,2%
1,1%
Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002
I ricavi per la connettività a banda larga sono cresciuti gradualmente già a partire dal 2001
nelle aziende di maggiori dimensioni e in relazione alla loro capacità di integrare le
tecnologie ICT e Internet nei loro processi produttivi e di vendita, mentre lo sviluppo
della domanda dei servizi a banda larga da parte utenti residenziali assumerà dimensioni
significative a partire dalla fine del 2003.
Nelle grandi aziende la domanda di connettività a banda larga è spesso associata a quella
di servizi complementari di sviluppo e progettazione di reti aziendali IP based
multiservizio (es. Intranet-Extranet che integrano servizi dati e fonia) quali: sicurezza,
hosting/housing, outsourcing e sviluppo di soluzioni IP-VPN.
Per quanto riguarda il mercato consumer lo sviluppo della banda larga sembra essere
correlato alla progressiva diminuzione dei prezzi degli abbonamenti ADSL e
probabilmente alla presenza in Rete di contenuti in grado di attrarre nuove fasce di
utenza e determinare un aumento della durata dei collegamenti e del numero di pagine
viste.
Nel breve termine i contenuti più importanti saranno costituiti da giochi, musica, video,
oroscopi, cartomanzia e "servizi per adulti". Nel medio termine Internet potrà diventare
anche il canale di contenuti informativi a carattere "professionale" correlati a servizi di
formazione, home banking e commercio elettronico di beni immateriali (abbonamenti a
riviste, viaggi, assicurazioni...).
27
7.
La TV Digitale. 2002 - un anno da non dimenticare
7.1.
Il quadro di riferimento
Il 2002 verrà ricordato, non soltanto in Italia, come l’anno della crisi e del consolidamento.
Terminati gli entusiasmi acritici sulle sorti progressive del digitale, ciò che rimane sono i
fallimenti, le chiusure e le proposte di fusione tra operatori, in contrapposizione al lancio
di nuove piattaforme, allo sviluppo del pluralismo e della concorrenza quale diretta
“naturale” conseguenza della moltiplicazione dei canali e del passaggio dall’analogico al
digitale, che avevano caratterizzato la prima fase di lancio e implementazione del
quinquennio precedente.
L’idea che grazie alla conversione al digitale il settore televisivo potesse continuare a
registrare i tassi di crescita sperimentati in passato, ha finito per generare delle attese
molto forti negli operatori, collegate in primo luogo alla rapidità del processo di
transizione. Il positivo andamento del mercato europeo nei primi 5 anni, soprattutto se
paragonato al resto dei paesi industrializzati, dove la DTV fa maggiore fatica ad
affermarsi1, ha pertanto contribuito a rafforzare l’equivoco di un ciclo espansivo
coincidente con l’intera durata del processo di transizione (2006-2010).
La sostenibilità di tale ipotesi, in presenza di una competizione diretta anche sull’unica
effettiva modalità distributiva (satellite), è stata smentita dalla realtà dei fatti, come
emerge anche dai recenti drammatici eventi che hanno coinvolto alcune delle maggiori
pay-TV continentali.
Nel Regno Unito va infatti registrata la chiusura di ITV Digital (in parte compensata dal
lancio di Freeview), in Spagna quella di Quiero, mentre il fallimento del gruppo Kirch in
Germania ha portato a uno spezzatino da parte delle banche creditrici. Nel frattempo, alla
proposta di fusione tra Stream e Telepiù in Italia è seguita quella fra Canal Satélite e Vìa
Digital in Spagna, un paese che vede profilarsi all’orizzonte anche la possibile fusione fra i
cablo operatori Ono e Auna, mentre in Francia da tempo sono in corso trattative tra le due
piattaforme satellitari Canal Satellite e TPS.
In tutti i casi considerati, spesso anche come fattore scatenante dei fallimenti e delle
chiusure registrati negli ultimi tempi, è proprio l’impossibilità di controllare la
componente legata ai costi di acquisizione dei contenuti a determinare il difficile
equilibrio economico dell’impresa di TV digitale e la “strutturale” debolezza del suo
modello di business basato sull’offerta a pagamento.
La fine di questa prima fase (1996-2001), insieme “ideologica e tecnocratica”, accanto alla
stagnazione del mercato e all’arretramento delle posizioni, segna anche l’inizio di una fase
nuova, più matura, caratterizzata dalla convinzione che dove c’è vera concorrenza in
termini di sistema complessivo (Tv analogica e digitale, Tv digitale e servizi a larga
banda) vi siano maggiori opportunità di superamento della crisi e dunque di ripresa e
sviluppo del mercato.
1)
Solo a partire dal 2000 gli Usa hanno cominciato a recuperare parte del terreno perduto, mentre in AsiaPacifico la situazione è ancora di forte ritardo
28
7.1.1.
L’andamento del mercato
L’insieme dei fattori analizzati in precedenza ha comportato dunque una sostanziale
stagnazione del mercato, che è cresciuto in misura inferiore al 2% su base annua. Si tratta
del più basso incremento degli ultimi anni, ma di fatto tutte le stime ottimistiche degli
anni precedenti sono state anche in prospettiva ridimensionate.
L’andamento del mercato DTV in Europa
30
30
27
24
25
%
milioni
Tav. 20
25
20
20
18
16
15
15
16
10
10
10
11
5
5
0
0
0
1996
5
7
2
1
3
1997
1998
0
1999
2000
abitaz. DTV
2001
2002
penetrazione
Fonte: ANFoV / Italmedia Consulting
A titolo indicativo basti considerare come per il 2008 Informa Media preveda una
penetrazione del digitale nei principali paesi europei del 45% e del 28% in Italia. Se
pensiamo che per il 2006 l’Italia dovrebbe “spegnere” l’analogico, ci si rende conto di
quanto la crisi degli ultimi tempi abbia ricondotto a valutazioni più realistiche gli
operatori del settore e reso meno plausibili i modelli dirigistici di approccio al mercato.
Tav. 21
Stima delle abitazioni digitali nei principali paesi europei (2008)
Penetrazione
Cavo
Satellite
DSL Video
DTT
Totale
Francia
4.381.000
4.541.000
1.375.000
681.000
10.977.000
48
Germania
4.662.000
1.611.000
1.500.000
1.401.000
9.174.000
26
(% su abit. Tv)
29
Italia
156.000
3.597.000
1.500.000
803.000
6.057.000
28
Spagna
1.669.000
2.779.000
223.000
556.000
5.227.000
43
UK
4.660.000
8.072.000
756.000
2.269.000
15.757.000
63
Totale
15.528.000
20.600.000
5.354.000
5.710.000
47.192.000
45
Fonte: Informa Media
In termini di quote di mercato, si è registrato un sostanziale mantenimento delle
posizioni, con alcune piccole variazioni, che premiando però il satellite, cioè la modalità
storicamente dominante nel digitale, appare in chiave di market analysis per molti versi
sorprendente. In realtà però il fallimento del digitale terrestre e la crisi generalizzata del
cavo (con l’unica rilevante eccezione della Spagna) hanno favorito il consolidamento
dell’unica piattaforma dotata di una consistente forza di mercato.
Tav. 22
Ripartizione del mercato della TV digitale in Europa per modalità distributive
2001
2002
Cavo
25%
DTT
7%
Cavo
23%
DTT
6%
DTH
68%
DTH
71%
Fonte: ANFoV / Italmedia Consulting
In termini di singoli paesi, il Regno Unito mantiene largamente il suo primato, anche se la
penetrazione rimane sostanzialmente sullo stesso livello dell’anno precedente (+1%). E’
da segnalare al riguardo la peculiarità del caso italiano, dove a fronte di una potenzialità
evidente, costituita dal dato stimato (il 27% del totale abitazioni TV), fa riscontro un dato
ufficiale, dove dal secondo posto si passa addirittura al penultimo.
30
penetrazione
TV
digitale
in
Europa
(%
su
abitazioni
TV)
41
27
26
23
23
21
21
20
13
Germania
Italia (ufficiale)
Francia
Irlanda
Spagna
Norvegia
Svezia
7
Danimarca
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
della
Italia (reale)
La
Regno Unito
Tav. 23
Fonte: ANFoV / Italmedia Consulting
A partire dallo scorso mese di giugno, questa forbice sembra però destinata a ridursi, in
virtù del passaggio dalla codifica Seca al Seca2 per gli abbonati a Tele+ Digitale e
l’imminente passaggio da Irdeto a Irdeto2 per i vecchi abbonati Stream: l’arrivo di
Murdoch porterà molto probabilmente all’adozione di uno standard unico, il
blindatissimo NDS.
Intanto comunque Telepiù trae vantaggio dalla guerra alla pirateria e porta a casa dei
risultati molto incoraggianti: aumenta i propri abbonati fino a 1,8 milioni, con una crescita
di 300 mila unità in appena 6 mesi e diventa la prima pay-Tv digitale del gruppo Canal
Plus. Ciò le consente di raggiungere uno storico risultato, il break even operativo per la
prima volta dopo ben 12 anni di attività.
7.1.2.
Il digitale terrestre e lo sviluppo del modello in chiaro
Attualmente sono 4 i paesi in cui è stato lanciato operativamente un servizio di TV
digitale terrestre a livello nazionale – Regno Unito, Svezia, Spagna e Finlandia -, mentre in
Germania, seguendo il modello federale, la DTT è stata lanciata nel corso del 2002 nella
regione Berlino – Brandeburgo.
In termini complessivi, il fallimento dei progetti più ambiziosi, quello inglese e spagnolo,
ha provocato un generale arretramento dei piani di sviluppo nazionali, che sono stati
ulteriormenti ritardati, ma soprattutto hanno riaperto il dibattito sul modello di business
in grado di consentire in tempi rapidi la più ampia penetrazione della DTT, avendo di
vista l’obiettivo finale dello switch off dell’analogico.
In particolare, con la parziale eccezione della Francia, che ha rivisto radicalmente e
rilanciato a partire dallo scorso mese di novembre il proprio piano nazionale, a seguito
della presentazione del Rapporto Boyon, si è fatta strada la convinzione che il terrestre
presenti peculiarità molto forti rispetto alle altre modalità distributive digitali, tali da
prevedere un modello di sviluppo autonomo.
31
In questa chiave sembra emergere attualmente una forte preferenza per l’opzione in
chiaro, che, pur mantenendo delle finestre di opportunità per i nuovi entranti, ribadisca
sostanzialmente il ruolo preminente di spinta e stimolo da parte dei broadcaster
generalisti analogici anche nel passaggio al digitale. Un modello prospettato fin
dall’inizio, con qualche significativa variante, dal progetto italiano, e che presenta come
caratteristiche comuni e prevalenti una minore centralità del prodotto premium, con
conseguente minore attrattività dei programmi ma anche minore costi di funzionamento,
una limitata ma in molti casi attraente offerta tematica e una più forte integrazione tra
programmi televisivi e interattività, attraverso l’uso di standard aperti (a cominciare
dall’MHP). In alcune esperienze e progettualità, come la Finlandia e l’Italia, oltre alla
problematica rapidità della chiusura analogica (2006) c’è anche una notevole
accentuazione degli usi sociali e pubblici del digitale terrestre (e-government) e la sua
possibile integrazione con le politiche di sviluppo dei servizi a banda larga, con
particolare riferimento all’interoperabilità (vedi DTT e UMTS).
In questo nuovo contesto, il Regno Unito ha confermato il suo ruolo guida in Europa,
nonostante il fallimento di ITV Digital. In realtà a fallire non è stata la DTT ma il business
model di ITV Digital, che ha preteso di competere direttamente sull’offerta pay con un
concorrente come BSkyB e sfidarlo sul piano dell’acquisizione dei diritti e del sussidio dei
STB. Tutto ciò si è tradotto in una terribile débacle finanziaria per Carlton e Granada, le
amittenti commerciali, con conseguenze molto pesanti per il principale operatore privato
ITV, il terzo canale, di cui queste società, prossime alla fusione, sono i maggiori e ormai
quasi unici azionisti.
A maggio ITV Digital ha chiuso i battenti e ha lasciato sul campo circa 900mila set top box
(STB). Una cifra da cui è ripartita Freeview, il consorzio tra BBC e Crown Castle, che si è
aggiudicato le licenze per i multiplex vacanti e per la gestione di un servizio totalmente
free-to-air. Questo nuovo modello sembra funzionare, se è vero che la vendita di STB
“poveri” ad un prezzo intorno ai 150 euro si sta rivelando un successo superiore alle
aspettative, tanto che il totale dei ricevitori abilitati a ricevere i circa 30 canali video
(alcuni dei quali forniti dalla stessa BSkyB) e 15 audio è ormai arrivato a circa 1,4 milioni.
I dubbi su questo modello riguardano semmai il ritorno economico per i canali presenti
sulla piattaforma, un dubbio che non sfiora la BBC dato che può contare su un canone che
“le impone” la massima diffusione della sua offerta digitale. Per Carlton e Granada,
Freeview si presenta più che altro come il male minore. Infatti le quote di audience di ITV
si sono drammaticamente erose negli ultimi anni in conseguenza dello sviluppo della tv
satellite e cavo, e dunque il digitale terrestre con i suoi 30 canali, con una consistente
offerta ITV, garantisce di limitare le perdite rispetto ai 200 canali del multichannel.
In questo senso i canali generalisti hanno elaborato negli ultimi anni una strategia che si
può riassumere in tre fasi.
La prima fase è coincisa con l’ingresso nel mercato della DTV attraverso la competizione
diretta con la pay-tv, ma il fallimento di ITV Digital non ha certo premiato questa scelta.
La seconda fase si può riassumere nello sviluppo di un’offerta tematica concorrenziale
con quella esistente nella DTV: pensiamo a ITV 2, ai canali digitali di BBC, a Channel Four
e alla creazione di un canale, E4, dedicato a recuperare quelle audience, in primis i più
giovani, che normalmente migrano sul multichannel alla ricerca di qualcosa di diverso. La
stessa Channel Four si trova davanti alla scelta, più o meno obbligata, di riempire lo
spazio del suo multiplex sul digitale terrestre e starebbe pensando ad un canale orientato
ad audience più anziane.
32
La terza fase è quella che stiamo vivendo con Freeview, ovvero il lancio e il controllo di
una piattaforma in chiaro: il digitale terrestre può essere considerato un feudo della BBC
(8 canali video e 11 radio), tanto che si parla giustamente di un “popolo della BBC” che
sceglie il multichannel free-to-air e segue i prodotti della corporation pur potendo
scegliere tra diversi competitor di sicura qualità. Tra l’altro solo su Freeview BBC News 24
batte nettamente SkyNews.
L’esperienza del Regno Unito appare dunque particolamente interessante anche nella
prospettiva nazionale, dal momento che il servizio pubblico britannico ha beneficiato di
un aumento del canone superiore al tasso di inflazione di almeno 1,5 sterline per
abbonato. Questa espansione ha garantito il consistente impegno finanziario nel digitale
della BBC, attraverso un investimento davvero straordinario: £180 milioni l’anno.
TAV. 24
I nuovi canali digitali BBC
Canale
Genere
Target
Budget annuo (£ mln)
BBC3
Entertainment,
comedy, drama
16-34 anni
95
BBC 4
CBBC
Arte e cultura
Cartoon,
educational
Interactive new
drama
Interattività
Vari
35 anni e +
- 6 anni
31
10
6-13 anni
31
Tutti
Vario
13
CBeebies
BBCi
BBC Radio (1-4),
5 Live, Xtra,
Asian Net
TOTALE
180
Fonte: BBC
Infine, sempre rispetto a questo modello, nei ricevitori digitali si nasconde uno dei segreti
dell’incoraggiante start-up di Freeview: puntare sin dall’inizio su un costo basso dei
ricevitori ma lasciare campo libero al mercato dei manufacturers, significa una presa di
posizione netta a favore della concorrenza, tanto più che i produttori di STB non hanno
potuto beneficiare di un marchio di riconoscimento.
Come si vede dal grafico seguente, la presenza di numerosi modelli di fascia bassa ha
consentito la partenza del mercato, un mercato che ovviamente si segmenterà ancora di
più in corso d’opera e che va dalla semplice scheda per il computer capace di riversare sul
monitor del PC i segnali in DVB-T al STB fornito di PVR (Personal Video Recorder) o
lettore DVD.
TAV. 25
Modelli di STB per Freeview (numero per fascia di prezzo in £)
33
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
61-80
81-100
101120
121140
141160
161180
181200
201220
221240
Numero di modelli
Fonte: i.d.TV
Un’altra esperienza interessante è quella tedesca: 65mila STB venduti in poco più di due
mesi in un’area di circa 5 milioni di abitazioni con una penetrazione del multichannel
(satellite e cavo) vicina all’80% sono un segnale incoraggiante, soprattutto se a questo si
associa la constatazione che l’offerta del digitale terrestre, gratuita e con un prezzo di
“accensione” abbordabile, sta inducendo molte famiglie a disdire l’abbonamento al cavo.
Del resto il passaggio al digitale nel Brandeburgo sta avvenendo a tappe forzate. Dal 28
febbraio i broadcaster commerciali trasmettono a Berlino solo in digitale e ad agosto di
quest’anno ci sarà lo switch-off definitivo. Anche qui i STB sfruttano una concorrenza
totale che si avvale solo di un piccolo aiuto per le famiglie meno agiate (€30 da utilizzare
per l’acquisto del ricevitore) fornito dal Land.
34
TAV. 26
I principali modelli di STB per la DTT in Germania
Azienda
Presenza
nel mercato
Modello
Prezzo (€)
Digenius
Tvbox T
In commercio
199
Grundig
Zapping Box (senza CI)
Gennaio 2003
209
Hauppage
DEC2000-t
In commercio
229
Humax
F1-4000T
Novembre 2002
199
Kathrein
UFD570 DVB-T
Ottobre 2002
259
Lorenzen
DVB-T 2
In commercio
199
Micronic
TV box 1340
Agosto 2002
799
Nokia
210T
Giugno 2002
349
Pace
Puma
Febbraio 2003
400
DTVA-T
Febbraio 2003
199
Panasonic
TU-CT20E
Settembre 2002
199
Philips
Zapping Box con CI
Maggio 2003
220
Preisner
SR 310 TD
In commercio
329
Quelle
Universum Digital Decoder (senza
In commercio
179
CI)
Samsung
SDT-103
In commercio
349
Schwaiger
Digizap 2
In commercio
350
TechniSat
Digipal 1
In commercio
249
DIGINTER 1
In commercio
275
Zapping Box (senza CI)
Settembre 2002
220
Zapping Box (con CI)
Settembre 2002
300
TX 300
Ottobre 2002
399
Thomson
Zehnder
Fonte: Deutsche TV Platform
Negli altri paesi lo sviluppo della DTT continua a procedere a singhiozzo: se in Olanda il
digitale terrestre (il servizio Digitenne) si presenta con obiettivi ambiziosi e puntando
sulla portabilità, in Portogallo e in Irlanda invece continuano i ritardi, dovuti alla
mancanza di un serio modello di business. In Spagna, anche grazie a una revisione
legislativa, si va da un lato al recupero della centralità delle tv analogiche, e dall’altro
verso uno sviluppo regionale della DTT, in cui le singole regioni richiedono la possibilità
di mettere in piedi multiplex da sfruttare per tutta una serie di servizi locali, così come ha
fatto l’Estremadura, un esempio che probabilmente sarà presto imitato.
7.1.3.
Il caso italiano
Alla luce delle esperienze europee, il caso italiano appare certamente contraddittorio. Se ci
fermiamo ad analizzare i fondamentali del mercato, non si può non notare come il sistema
continui a rimanere fortemente bloccato.
Lo share aggregato negli ultimi 15 anni dimostra come la televisione generalista non solo
non perda quote di mercato (di ascolti), ma anzi le incrementi a scapito degli altri
operatori. Analogo discorso, con identici risultati potrebbe essere riferito alle risorse, dove
35
la pubblicità, che rappresenta oltre 2/3 del sistema, continua ad essere controllata per
oltre il 90% dai due principali operatori.
TAV. 27
Il mercato degli ascolti
9
15
9
Altri
85
1989
91
1996
91
Generalisti
2002
Fonte: Auditel
Questa situazione oggi però appare sul punto di essere messa in crisi dall’emergere di una
serie di fattori di trasformazione:
ƒ
la crescita sostenuta, ma non riconosciuta ufficialmente, della TV satellitare (una
penetrazione stimata che è in realtà 3 volte superiore a quella misurata
dall’Auditel);
ƒ
la presenza di una crescente domanda di contenuti video che rischia di spostarsi
su altre modalità di offerta (la larga banda);
ƒ
l’ingresso di Murdoch, in grado di intercettare gran parte di questa domanda,
come avvenuto nel Regno Unito, e di competere a tutto campo anche nell’accesso a
risorse tradizionali.
Questa mutata consapevolezza sta spingendo oggi finalmente gli operatori a investire
nella DTT molto di più di quanto non abbiano fatto finora.
Mediaset, con i suoi 100 mln di euro in budget, ha iniziato a sperimentare il digitale
terrestre a Varese ed è pronta ad estendere i trials sul 50% del territorio. Anche grazie alla
copertura assicurata dal multiplex implementato attraverso un proficuo scambio di
frequenze con le TV locali, Mediaset è già pronta ad offrire la sua rete alle TV locali e ad
altri operatori, ma al contempo lascia intendere che prevede una data dello switch off
spostata molto più avanti rispetto ai progetti governativi attualmente in discussione
(2012-2013).
La Rai, a sua volta, sta sperimentando il digitale terrestre su circa il 10% della popolazione
(le aree di Roma, Torino e Palermo), ma non riuscirà probabilmente, se non saranno
garantiti nuovi fondi, a coprire il 60% del territorio entro il 1 gennaio del 2004, così come
36
prevede il ddl Gasparri, e quindi si profila una ipotesi di rinvio che mette decisamente in
pericolo la soglia del 2006.
Anche Telecom Italia, attraverso le sue reti terrestri, pare sul punto di iniziare la
sperimentazione, mentre le Tv locali sono in posizione di attesa, tenendo ben strette le
proprie frequenze nella previsione che il loro valore di mercato schizzerà verso l’alto una
volta che si avvicinerà la data dello switch off.
L’arrivo di Murdoch appare destinato a incidere anche in questo segmento, come
conseguenza indiretta del prevedibile aumento degli abbonamenti nelle risorse del
mercato televisivo e diretta della capacità di intercettare una quota sempre più consistente
degli investimenti televisivi pubblicitari.
TAV. 28
La proiezione di abbonati a Sky Italia (migliaia)
4000
3500
3000
2500
2000
1500
1000
500
0
3225
3535
2769
2187
2003
2004
2005
2006
Fonte: Goldman Sachs
Sul piano dell’offerta a pagamento sarà inoltre importante verificare la relazione con i
canali tematici, che evidentemente non potranno più godere di un’esposizione doppia (si
pensi a Discovery Channel) o di rendite di posizione. Tutto ciò si traduce in una minore
forza contrattuale e dunque in un futuro più incerto per la gran parte di questi canali.
In definitiva, pur in un quadro di apparente immobilità, l’Italia appare, per tutte le ragioni
fin qui analizzate, uno dei paesi dove più ampie sono le possibilità di crescita e di
espansione del settore digitale.
Si ringrazia Enea Morrone della collaborazione alla stesura di questo rapporto
37
8.
2003, il nuovo quadro regolatorio
8.1.
Premessa
Il 2002 doveva essere l’anno della svolta. Pubblicate le direttive comunitarie che
modificavano interamente (anche se non sempre in modo adeguato) lo scenario di
riferimento, spettava al legislatore italiano compiere le scelte strategiche nel recepire la
normativa comunitaria.
Le direttive avevano però un vulnus intrinseco: costituivano la semplificazione del quadro
precedente, e non innovavano, ampliando l’ambito di applicazione delle norme. Dunque
le direttive, pur modificando la denominazione dell’oggetto (da telecomunicazioni a
comunicazioni elettroniche), continuavano ad occuparsi sempre e solo di reti, e non anche
di contenuti, la cui disciplina – per retaggio di origine televisiva – restava affidata agli
Stati membri (soprattutto per la definizione e la regolazione del servizio pubblico) e
parzialmente, per il resto, alla cosiddetta “Direttiva TV senza frontiere”.
Si è detto in varie sedi – accademiche e istituzionali – che questo limite avrebbe potuto
costituire un vincolo decisivo allo sviluppo, se gli Stati membri non avessero colto
l’occasione (e l’opportunità) di disciplinare, nel recepire le direttive, tutto il sistema delle
comunicazioni nel suo complesso, avendo peraltro ben presenti i principi comunitari
fondamentali (generali ma anche di settore, primo tra tutti quello della neutralità
tecnologica).
In Italia, tutto questo implica, per ovvie ragioni, un atto di coraggio maggiore che in altri
paesi. Si sta provvedendo dunque a riformare effettivamente sia il sistema televisivo sia
quello delle telecomunicazioni, ma con atti di natura diversa e con strumenti, contenuti e
tempi non sempre compatibili o coerenti.
Sebbene nel momento in cui questo Rapporto viene consegnato alla stampa non sia ancora
possibile illustrare le norme specifiche relative alla riforma del sistema televisivo e di
quella delle comunicazioni elettroniche (già dalla denominazione si vede la parziale
sovrapposizione), non essendo i testi ancora definitivi, si può dire con serenità che vi sarà
molto lavoro per gli avvocati. E, come spesso accade in questi casi, il settore
probabilmente farà fatica e svilupparsi rapidamente secondo le direttrici che saranno
indicate.
8.2.
Il Ddl AC 3184 sul riassetto televisivo (cd. ddl Gasparri)
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro delle Comunicazioni, nel settembre del
2002 ha presentato un disegno di legge (AC 3184) recante “Norme di principio in materia
di assetto del sistema radiotelevisivo e della società RAI-Radiotelevisione italiana S.p.a. e
delega al Governo per l’emanazione del Codice della radiotelevisione”.
Il disegno di legge, recentemente approvato dalla Camera in un testo articolato e in alcuni
punti contraddittorio - diverso da quello approvato dal Consiglio dei Ministri e
modificato dalle commissioni Trasporti-Cultura - deve ora essere esaminato e votato dal
Senato.
38
Il Ddl è diretto a riorganizzare la materia radiotelevisiva per aprire il settore a una
maggiore concorrenza e consentire un rapido passaggio al sistema digitale terrestre;
prevede inoltre un processo di graduale privatizzazione della RAI, un nuovo sistema di
nomina del CDA, e la creazione di un testo unico per superare l’attuale frammentazione
normativa e la conseguente incertezza.
Il disegno di legge mira anche ad adeguare la disciplina della materia agli sviluppi
determinati dall’introduzione della tecnologia digitale terrestre e dal processo di
convergenza tra la radiotelevisione e altri settori delle comunicazioni impersonali e di
massa, quali le telecomunicazioni, l’editoria, anche elettronica, e internet in tutte le sue
applicazioni.
8.2.1.
Le posizioni dominanti
La stessa disciplina in materia di posizioni dominanti, concepita avendo riguardo alla
limitata disponibilità di canali utilizzabili per le trasmissioni in tecnica analogica, viene
adeguata alle diverse caratteristiche tecnologiche del sistema digitale, rinviando al settore
integrato delle comunicazioni. Il disegno di legge definisce un quadro unitario di principi
che regoli la fornitura di contenuti e la gestione delle reti di diffusione dei programmi
televisivi, dei programmi radiofonici e dei relativi programmi-dati e la fornitura dei
servizi correlati indipendentemente dal mezzo di comunicazione elettronica utilizzato.
Il limite per le posizioni dominanti previsto dal provvedimento per il mercato
radiotelevisivo è stato fissato nel 20 per cento delle risorse complessive del sistema
integrato delle comunicazioni, inteso come il settore economico che comprende le imprese
radiotelevisive e quelle di produzione e distribuzione, qualunque ne sia la forma tecnica;
le imprese di contenuti per programmi televisivi o radiofonici; le imprese dell'editoria
quotidiana, periodica, libraria, elettronica, anche per il tramite di internet; le imprese di
produzione e distribuzione, anche al pubblico finale, delle opere cinematografiche; le
imprese fonografiche; le imprese di pubblicità, quali che siano il mezzo o le modalità di
diffusione. La previsione di un tale mercato suscita più di una perplessità in quanto
amplia ulteriormente il mercato di riferimento definito dalla precedente legge di settore
(la 249/97) – rendendo dunque meno stringenti i vincoli - e appare vaga e di difficile
applicazione.
Per il sistema televisivo è previsto un vincolo ulteriore, in quanto all’atto della completa
attuazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze radiofoniche e televisive
in tecnica digitale, uno stesso fornitore di contenuti non potrà essere titolare di
autorizzazioni che consentano di diffondere più del 20 per cento del totale dei programmi
televisivi o più del 20 per cento dei programmi radiofonici irradiabili su frequenze
terrestri in ambito nazionale mediante le reti previste dal medesimo piano. Nulla viene
detto però per quanto concerne la fase che l’originario ddl definiva “transitoria”, e che nel
testo modificato dalle Commissioni della Camera non è più stata differenziata
qualitativamente, prevedendo piuttosto la norma un continuum evolutivo verso un
passaggio definitivo al digitale. Con il famoso emendamento “Giulietti” la Camera ha
ripristinato il tetto di due emittenti televisive per tutto il periodo della transizione, ma la
previsione sarà presumibilmente modificata al Senato.
39
8.2.2.
Il servizio pubblico
Il disegno di legge ridefinisce i compiti del servizio pubblico radiotelevisivo e ne adegua
le forme di finanziamento anche in relazione ai principi enunciati dal Protocollo sul
sistema di radiodiffusione pubblica negli Stati membri, allegato al Trattato di Amsterdam.
Sotto questo profilo la centralità della missione del servizio pubblico nel settore
radiotelevisivo viene valorizzata, per un verso, riconoscendo che l'attività di informazione
radiotelevisiva, da qualsiasi soggetto esercitata, costituisce un servizio pubblico ed è
assoggettata a particolari obblighi, e, per altro verso, affidando ad una società
concessionaria l'adempimento di ulteriori obblighi di pubblico servizio, puntualmente
individuati, che investono la sua complessiva programmazione, anche non informativa, e
che connotano il “servizio pubblico generale radiotelevisivo”.
Quanto al primo aspetto, la qualificazione dell'informazione radiotelevisiva, da
qualunque soggetto fornita, come servizio pubblico risponde alla riconosciuta esigenza di
assicurare che tale attività sia prestata liberamente e in un quadro di regole idonee a
garantire il pluralismo cosiddetto “interno” del sistema informativo, come segnalato
anche nella recente sentenza n. 155 del 2002 della Corte costituzionale.
In merito al secondo profilo, l’adempimento degli ulteriori obblighi del servizio pubblico
generale radiotelevisivo risponde a preminenti finalità di interesse generale (favorire
l’istruzione, la crescita civile ed il progresso sociale, promuovere la lingua italiana e la
cultura, salvaguardare l'identità nazionale e assicurare prestazioni di utilità sociale) e
deve pertanto essere garantito attribuendo alla società concessionaria risorse certe
risultanti dal canone di abbonamento alla radiotelevisione.
Il contributo pubblico, tuttavia, nel rispetto dei principi sanciti dal menzionato Protocollo,
è utilizzabile esclusivamente ai fini dello svolgimento delle attività di servizio pubblico
generale affidati alla stessa, con periodiche verifiche di risultato e senza perturbare le
condizioni degli scambi e della concorrenza nella Comunità europea, essendo escluse altre
forme di finanziamento pubblico in favore della società concessionaria.
In conformità di quanto stabilito nella comunicazione della Commissione delle Comunità
europee 2001/C 320/04, relativa all'applicazione delle norme sugli aiuti di Stato al
servizio pubblico di radiodiffusione, viene affidato all’Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni il compito di verificare che il servizio pubblico generale radiotelevisivo
venga effettivamente prestato nel rispetto degli obblighi previsti.
8.2.3.
La RAI
Viene, inoltre, completato il processo di armonizzazione delle regole sulla
amministrazione e gestione della società RAI-Radiotelevisione italiana Spa alla disciplina
generale delle società per azioni, prevedendosi l’elezione del consiglio di amministrazione
da parte dell'assemblea degli azionisti e lasciando agli organi societari il compito di
definire l’assetto organizzativo della società per quanto non diversamente previsto. Si
prefigura, inoltre, la fusione per incorporazione della società RAI-Radiotelevisione
italiana Spa nella RAI-Holding Spa e la dismissione almeno parziale, mediante una o più
40
offerte pubbliche di vendita, della quota azionaria in titolarità dello Stato nella società
risultante dalla fusione.
Sono, tuttavia, introdotte alcune norme per garantire che l'amministrazione della società
concessionaria del servizio pubblico avvenga in un quadro di pluralismo e di tutela delle
minoranze.
In particolare, vengono stabiliti limiti percentuali al possesso di azioni della società,
optandosi per il modello dell’azionariato diffuso (previsione che invero suscita più di una
perplessità, soprattutto in relazione ai limiti percentuali imposti), e si disciplina la nomina
del consiglio di amministrazione secondo modalità (elezione mediante voto di lista con
riserva minima di seggi alla minoranza) idonee a tutelare le minoranze assembleari. In
sede di elezione o di revoca del consiglio di amministrazione le scelte di voto effettuate
dal rappresentante dell'azionista pubblico avvengono in esecuzione di determinazioni
adottate d'intesa dai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati.
A preminenti finalità di garanzia rispondono anche le nuove regole sulla nomina del
presidente del consiglio di amministrazione, effettuata dal consiglio nell’ambito dei suoi
membri, ma efficace solo dopo l’acquisizione del parere favorevole della Commissione
parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, che delibera
con la maggioranza di due terzi dei suoi componenti. Regole particolari sono, inoltre,
introdotte con riguardo ai requisiti soggettivi per la nomina a membro del consiglio di
amministrazione.
Il presidente e il consiglio di amministrazione si connotano, quindi, come organi che, in
posizione di accentuata imparzialità, garantiscono il corretto adempimento delle finalità e
degli obblighi del servizio pubblico generale radiotelevisivo.
8.2.4.
Riforma e Regioni
Una complessiva ridefinizione della disciplina del sistema radiotelevisivo appare poi
necessaria al fine di adeguare la stessa alla riforma del titolo V della parte seconda della
Costituzione, operata con la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3. Infatti, mentre in
precedenza la materia era disciplinata esclusivamente da leggi o regolamenti del governo
o dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il sistema attuale è caratterizzato da
una pluralità di fonti, con ambiti significativi riservati alla legislazione regionale
concorrente.
Il disegno di legge, in particolare, tiene conto dell'attribuzione della disciplina
dell’“ordinamento della comunicazione” alla legislazione concorrente (articolo 117, terzo
comma, della Costituzione), e individua, pertanto, i principi che dovranno informare la
legislazione regionale della materia.
Anche la diretta disciplina da parte del legislatore statale dell’informazione
radiotelevisiva, del contenuto dei programmi televisivi, quanto meno con riguardo ai
programmi a diffusione nazionale, e dei compiti del servizio pubblico radiotelevisivo
attribuiti alla società concessionaria, con esclusione della programmazione in ambito
regionale o provinciale, appare conforme ai criteri di riparto delle potestà legislative
statali e regionali introdotti a seguito della riforma del titolo V della parte seconda della
Costituzione, in quanto viene assicurata una misura minima ed omogenea di tutela del
diritto civile di ricevere o di comunicare informazioni o idee riconosciuto dall'articolo 21
della Costituzione e dal diritto internazionale e comunitario.
41
Si ricade, pertanto, nella materia della “determinazione dei livelli essenziali delle
prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il
territorio nazionale”, riservata alla legislazione statale esclusiva dall'articolo 117, secondo
comma, lettera m), della Costituzione. Sono, inoltre, riservati alla legislazione statale quei
profili della disciplina tecnico-amministrativa delle comunicazioni indispensabili per
garantire i suddetti livelli essenziali di prestazioni.
Il riparto delle competenze amministrative nel settore in esame è regolato avendo
riguardo al disposto dell'articolo 118, primo comma, della Costituzione, per cui
l'attribuzione delle funzioni amministrative a province, città metropolitane, regioni e
Stato, in luogo dei comuni, deve essere operata in modo tale da “assicurarne l'esercizio
unitario” e "sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza".
8.2.5.
Il Testo Unico
Nell'ambito di una radicale riforma del sistema radiotelevisivo è apparsa necessaria anche
una generale riorganizzazione, armonizzazione e semplificazione della disciplina, che
risulta attualmente frammentata in numerosi atti normativi di diversa natura succedutisi
soprattutto negli ultimi tre decenni.
Per la realizzazione di un tale intervento, particolarmente complesso anche in
considerazione delle peculiari caratteristiche della materia, il Ddl prevede il conferimento
al Governo di una delega per l’adozione di un testo unico delle disposizioni legislative e
regolamentari in materia di radiotelevisione, denominato “codice della radiotelevisione”,
nel cui ambito coordinare le norme vigenti apportando alle medesime le integrazioni,
modificazioni ed abrogazioni necessarie al loro coordinamento o per assicurarne la
migliore attuazione, nel rispetto della Costituzione, delle norme di diritto internazionale
vigenti nell'ordinamento interno e degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia
all'Unione europea.
Il codice della radiotelevisione dovrà indicare, in un’apposita partizione, anche i principi
fondamentali nel rispetto dei quali le regioni esercitano la potestà legislativa concorrente
in materia di emittenza radiotelevisiva in ambito regionale o provinciale.
8.3.
Il recepimento delle direttive sulle comunicazioni elettroniche
Successivamente all’adozione delle direttive sulle comunicazioni elettroniche
(2002/19/CE, 2002/20/CE, 2002/21/CE, 2002/22/CE, non ancora formalmente recepite
in Italia), al fine di garantirne la corretta applicazione negli Stati membri, nel mese di
luglio del 2002 la Commissione europea ha predisposto le linee direttrici cui le Autorità
nazionali di regolazione devono riferirsi nell’esercizio delle nuove competenze loro
attribuite, con particolare riguardo alla disciplina dei mercati da assoggettare a
regolamentazione e alla valutazione del significativo potere di mercato delle imprese che
operano su tali mercati.
8.3.1.
42
Le disposizioni applicative delle direttive comunitarie
Con la Raccomandazione C(2003)497 dell’11 febbraio 2003 la Commissione ha individuato
i mercati rilevanti – al dettaglio (retail) e all’ingrosso (wholesale) – di prodotti e servizi delle
comunicazioni elettroniche da assoggettare a regolamentazione ex ante, definiti
conformemente ai principi delle norme europee sulla concorrenza.
La Commissione ha individuato i seguenti mercati rilevanti:
(a) con riferimento ai prodotti e servizi al dettaglio:
i) accesso alla rete telefonica pubblica in postazione fissa per clienti residenziali;
ii) accesso alla rete telefonica pubblica in postazione fissa per clienti non residenziali;
iii) servizi telefonici locali e/o nazionali disponibili al pubblico forniti in postazione
fissa per clienti residenziali;
iv) servizi telefonici internazionali disponibili al pubblico forniti in postazione fissa
per clienti residenziali;
v) servizi telefonici locali e/o nazionali disponibili al pubblico forniti in postazione
fissa per clienti non residenziali;
vi) servizi telefonici internazionali disponibili al pubblico forniti in postazione fissa
per clienti non residenziali;
vii) insieme minimo di linee affittate;
(b) con riferimento ai prodotti e servizi all’ingrosso:
i) raccolta delle chiamate nella rete telefonica pubblica in postazione fissa;
ii) terminazione delle chiamate su singole reti telefoniche pubbliche in postazione
fissa;
iii) servizi di transito nella rete telefonica pubblica fissa;
iv) accesso disaggregato all’ingrosso;
v) accesso a banda larga all’ingrosso;
vi) fornitura all’ingrosso di segmenti terminali di linee affittate;
vii) fornitura all’ingrosso di segmenti di linee affittate su circuiti interurbani;
viii) accesso e raccolta delle chiamate nelle reti telefoniche pubbliche;
ix) terminazione di chiamate vocali su singole reti mobili;
x) mercato nazionale all’ingrosso per servizi internazionali di roaming per le reti
telefoniche pubbliche mobili;
xi) servizi di diffusione radiotelevisiva per la trasmissione di contenuti agli utenti
finali.
Le Autorità nazionali di regolazione (ANR), dal canto loro, potranno individuare in
ambito nazionale ulteriori mercati seguendo le procedure stabilite nella direttiva quadro.
Spetterà inoltre loro individuare le imprese da assoggettare a tale regolamentazione in
quanto abbiano un significativo potere di mercato.
Le linee direttrici della Commissione, che dovranno essere tenute “in massima
considerazione” dalle ANR (formula con la quale, nel diritto comunitario, viene
individuato il carattere più o meno vincolante di un atto che, formalmente, non dovrebbe
essere tale) affrontano specificamente i seguenti temi: definizione del mercato; valutazione
del significativo potere di mercato; designazione del significativo potere di mercato;
questioni procedurali relative a tali tematiche.
In particolare le linee direttrici: a) descrivono la metodologia che le ANR devono usare
per delimitare geograficamente i mercati individuati nella Raccomandazione sul mercato
e per definire i mercati rilevanti diversi da quelli enumerati nella Raccomandazione; b)
delineano i criteri per stabilire la presenza di un significativo potere di mercato in un
mercato specifico.
43
Con riguardo all’attività di definizione di mercati rilevanti da parte delle ANR –
presupposto necessario per valutare se un’impresa gode di un significativo potere di
mercato - la Commissione ha individuato dei criteri cui le ANR devono ispirarsi al fine di
garantire un’applicazione uniforme del nuovo quadro normativo.
In particolare, è stato precisato che la qualificazione dell’offerta di un prodotto o servizio
in una determinata zona geografica come mercato rilevante dipende dall’esistenza di
vincoli concorrenziali nella fissazione dei prezzi del/dei produttore/i o fornitore/i del
servizio in questione e, quindi, dalla sostituibilità del prodotto o del servizio dal lato della
domanda e dell’offerta: il mercato del prodotto/servizio rilevante, infatti, comprende i
prodotti o i servizi sufficientemente intercambiabili in funzione non solo delle loro
caratteristiche obiettive, grazie alle quali sono particolarmente adatti a soddisfare bisogni
costanti dei consumatori, dei loro prezzi e dell’uso cui sono destinati (sostituibilità dal lato
della domanda), ma anche in funzione delle condizioni di concorrenza e/o della struttura
della domanda e dell’offerta sul mercato in questione (sostituibilità dal lato dell’offerta).
Ciò premesso, la Commissione ha ritenuto che, nel valutare la sostituibilità sul lato della
domanda, le ANR dovrebbero basarsi innanzitutto sul comportamento passato dei
consumatori e, in particolare, sulla loro reazione alla variazione dei prezzi di
prodotti/servizi potenzialmente concorrenti: occorrerebbe verificare, cioè, se in passato i
consumatori sono immediatamente passati ad altri prodotti o servizi come conseguenza
della variazione dei prezzi. In assenza di tali dati, le ANR dovranno, se del caso, studiare
e valutare la probabile risposta dei consumatori e dei fornitori a un relativo incremento
del prezzo del prodotto/servizio in questione. La sostituibilità dal lato della domanda,
dunque, dipende dalla intercambiabilità per gli acquirenti di un prodotto/servizio con
altro prodotto/servizio a causa di un incremento modesto ma significativo e non
temporaneo del prezzo.
Al fine di valutare la sostituibilità dal lato dell’offerta, le ANR potranno anche considerare
la probabilità che imprese non attive in quel momento nel mercato del prodotto rilevante
decidano di entrare nel mercato in un tempo ragionevole a seguito di un incremento del
prezzo relativo, cioè di un incremento modesto ma significativo e non temporaneo del
prezzo. Ciò tenuto conto dei costi da sostenersi per il passaggio alla produzione/fornitura
del prodotto/servizio, degli investimenti tecnologici da effettuare, nonché dell’esistenza
di eventuali requisiti legali, obbligatori o di altri vincoli normativi che potrebbero
ritardare un ingresso tempestivo nel mercato rilevante e quindi scoraggiare la sostituzione
dal lato dell’offerta.
Una volta identificato il mercato del prodotto rilevante le ANR dovranno definirne la
dimensione geografica: solo in tal modo, infatti, un’ANR potrà valutare correttamente le
condizioni dell’effettiva concorrenza al suo interno.
Al riguardo, la Commissione si è limitata a richiamare i criteri tradizionalmente utilizzati
per stabilire l’ambito geografico di un mercato nel settore delle telecomunicazioni: (i)
l’area coperta da una rete, e (ii) l’esistenza di strumenti di regolamentazione giuridici o di
altro genere.
In base a tali criteri i mercati geografici potranno essere considerati locali, regionali,
nazionali o corrispondenti ai territori di due o più paesi (ad esempio mercati paneuropeo,
mercati SEE o mercati globali).
Per quanto concerne la valutazione della posizione di un’impresa sul mercato di
riferimento, le ANR dovranno far riferimento alla nuova definizione di “impresa avente
significativo potere di mercato”, che coincide con quella utilizzata dalla giurisprudenza
44
della Corte di Giustizia per la nozione di “impresa che detiene una posizione dominante”
di cui all’art. 82 del Trattato CE.
Secondo la direttiva quadro, infatti, “si presume che un’impresa disponga di un rilevante
potere di mercato se, individualmente o congiuntamente con altri, gode di una posizione
di forza economica tale da consentirle di comportarsi in misura notevole in modo
indipendente dai concorrenti, dai clienti e, in definitiva, dai consumatori”. Per tale
ragione, nell’applicare la nuova definizione, le ANR dovranno conformarsi alla prassi
della Commissione ed alla relativa giurisprudenza della Corte di Giustizia e del Tribunale
di primo grado in materia di posizione dominante, con gli adeguamenti resi necessari dal
fatto che la valutazione della “posizione dominante” da parte delle Autorità garanti del
mercato avviene ex post, mentre quella del significativo potere di mercato da parte delle
ANR avviene ex ante e di basa principalmente sul potere dell’impresa esaminata di
aumentare i prezzi limitando la produzione, senza che ciò comporti una flessione
significativa delle vendite o dei ricavi.
Ciò premesso, la Commissione ha indicato alle ANR alcuni criteri dalla cui combinazione
può risultare una posizione dominante di un’impresa sul mercato rilevante.
Segnatamente: l’ampiezza della quota di mercato detenuta dall’impresa; la dimensione
globale dell’impresa; il controllo di infrastrutture difficili da duplicare; vantaggi o
superiorità a livello tecnologico; mancanza o insufficienza di contropotere da parte degli
acquirenti; accesso facile o privilegiato ai mercati finanziari/risorse finanziarie;
diversificazione dei prodotti/servizi; economie di scala; economie di diversificazione;
integrazione verticale; una rete di distribuzione e vendita molto sviluppata; mancanza di
concorrenza potenziale; barriere all’espansione.
Inoltre nel valutare ex ante la probabilità dell’esistenza o dell’insorgenza di una posizione
dominante collettiva – che ricorre quando più imprese si presentano (anche solo
tacitatamene) nei confronti dei loro clienti e dei concorrenti come un’impresa unica – le
ANR dovranno analizzare: a) se le caratteristiche del mercato siano tali da favorire un
coordinamento tacito tra le imprese pure in assenza di interconnessioni strutturali o di
altro tipo tra loro; b) se una tale forma di coordinamento sia sostenibile, ovvero (i) se uno
dei componenti dell’oligopolio sia in grado di sottrarsi al coordinamento e se sia motivato
a farlo, considerata la capacità di ritorsione degli altri componenti e la loro motivazione in
questo senso, e (ii) se gli acquirenti/concorrenti marginali/potenziali abbiano la capacità
o siano motivati a opporsi a qualsiasi forma di coordinamento che ne risulti e che sia
contraria alla concorrenza.
La Commissione ha infine fornito nelle linee guida alle ANR alcune indicazioni riguardo:
alle misure da adottare in seguito all’analisi del mercato, ossia l’imposizione, il
mantenimento, la modifica o la revoca, a seconda dei casi, degli specifici obblighi
normativi a carico delle imprese ritenute in possesso di un significativo potere di mercato;
alle condizioni in presenza delle quali imporre, in casi del tutto eccezionali, alle imprese
non in possesso di significativo potere di mercato obblighi analoghi a quelli a carico degli
operatori con significativo potere di mercato; ai poteri d’indagine da esercitare nei
confronti delle imprese e alle procedure di cooperazione e coordinamento (tra le ANR,
nonché tra le ANR e le Autorità nazionali per la concorrenza o la stessa Commissione)
predisposte ai fini dell’analisi del mercato; alle procedure di consultazione pubblica e di
pubblicazione delle decisioni prospettate dalle ANR.
45
8.3.2.
Il recepimento delle direttive nell’ordinamento italiano
Il Consiglio dei Ministri, su iniziativa del Ministero delle comunicazioni, ha inserito nel
collegato alla legge finanziaria 2002 (legge n. 448/2001) – il cd. “collegato infrastrutture” –
divenuto legge n. 166/2002, un’apposita delega legislativa in attuazione della quale dovrà
essere emanato un codice delle telecomunicazioni contenente tutte le norme che
disciplinano le comunicazioni elettroniche.
Al Governo è stata dunque conferita la delega ad adottare, entro un anno dall’entrata in
vigore della legge medesima, uno o più decreti legislativi che, coerentemente ai contenuti
del pacchetto delle nuove direttive comunitarie, disciplinino: i) l’istituzione di un quadro
normativo comune per le reti e servizi di comunicazione elettronica, ii) le autorizzazioni
per le reti e i servizi di comunicazione elettronica, iii) l’accesso alle reti di comunicazione
elettronica e alle risorse correlate e l’interconnessione delle medesime, iv) il servizio
universale, v) i diritti degli utenti e la sicurezza dei dati personali nelle comunicazioni
elettroniche. Il Ministero delle Comunicazioni ha indetto una consultazione pubblica
concernente il riassetto in materia di telecomunicazioni.
Il Ministero delle Comunicazioni ha, pertanto, invitato tutti i soggetti interessati (soggetti
portatori di interessi pubblici, imprese titolari di licenze individuali e autorizzazioni
generali, associazioni dei consumatori e degli utenti, soggetti comunque potenzialmente
interessati) a far pervenire una comunicazione contenente le proprie osservazioni di
carattere tecnico, giuridico ed economico in merito al recepimento delle direttive
comunitarie, che verte sui seguenti argomenti: il regime autorizzatorio e la trasparenza
dell’azione amministrativa; i diritti amministrativi e contributi; obblighi di servizio
universale; il finanziamento del servizio universale; i servizi innovativi ai cittadini ed
imprese; i nuovi mercati emergenti; le frequenze radioelettriche; le numerazioni; i diritti
di passaggio, coubicazione e condivisione di infrastrutture; i meccanismi di consultazione
e trasparenza; la risoluzione delle controversie tra imprese; protezione dei dati; la
protezione dei consumatori; il nuovo codice delle comunicazioni.
Ragionevolmente, può prevedersi che il decreto sia approvato entro l’estate .
8.4.
Le altre questioni rilevanti
8.4.1.
Televisione
8.4.1.1. Approvazione del nuovo Piano nazionale di ripartizione delle frequenze
Con decreto ministeriale dell’8 luglio 2002 è stato approvato il nuovo Piano nazionale di
ripartizione delle frequenze di tutti i servizi (compresi quelli di radiodiffusione sonora e
televisiva). Il provvedimento in questione costituisce un vero e proprio piano regolatore
delle frequenze e stabilisce per ogni singola banda di frequenze i servizi che si possono
svolgere e l’Ente che dovrà effettuare le assegnazioni di frequenze.
Con la delibera n. 249/02/CONS del 31 luglio 2002 l’AGCom ha approvato il piano
nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione sonora in tecnica digitale
(PNAF DAB – T), assegnando a tale servizio ulteriori 7 blocchi di frequenze nella banda
UHF-L, per un totale di 20 blocchi (di cui 4 nella banda VHF-III, 223-230 MHz e 16 nella
banda UHF-L 1452-1479,5 MHz), e pianificando 7 reti (3 in banda VHF-III, di cui 2 non
46
decomponibili a livello locale e 1 decomponibile a livello regionale e 4 in banda UHF-L,
tutte decomponibili a livello provinciale).
Con la delibera n. 15/03/CONS del 29 gennaio 2003 l’AGCom ha approvato il piano
nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva in tecnica
digitale (PNAF DVB).
Al servizio di radiodiffusione televisivo sono state destinate le seguenti bande: VHF-III
(con larghezza di banda ampliata da 7 a 8 MHz, così da rendere la capacità trasmissiva dei
canali in tale banda uguale a quella dei canali in banda UHF, evitando un possibile
aggravio dei costi di produzione dei decoder digitali), UHF-IV e UHF-V, per un totale di
54 frequenze disponibili, di cui 6 in banda VHF-III e 48 in banda UHF-IV e V.
Tenuto conto del numero delle frequenze pianificate e considerato che a seguito di
approfondite valutazioni tecniche finalizzate ad una migliore e razionale utilizzazione
dello spettro radioelettrico la soluzione tecnica più idonea è risultata quella di localizzare
tutti gli impianti che servono la stessa area in un unico sito comune e pianificare reti del
tipo 3-SFN (tre frequenze per rete) il numero delle reti a copertura nazionale è stato
determinato in 18, di cui 6 riservate alla radiodiffusione televisiva in ambito locale e 12
assegnate alla radiodiffusione televisiva in ambito nazionale.
8.4.1.2. Nuove procedure per l’installazione delle infrastrutture necessarie
all’introduzione della tecnologia digitale terrestre
In attuazione della legge n. 443/2001 (cd. legge obiettivo), è stato emanato, su iniziativa
del Ministero delle comunicazioni, il decreto legislativo n. 198/2002 recante disposizioni
volte ad accelerare le realizzazione delle infrastrutture, tra l’altro, per le televisione
digitale terrestre.
Il provvedimento agevola la liberalizzazione del settore assicurando una più rapida
realizzazione di infrastrutture che soddisfino le nuove esigenze connesse con lo sviluppo
tecnologico.
Gli operatori potranno offrire servizi innovativi in regime di libero mercato e nel rispetto
dei principi di concorrenza e non discriminazione avvalendosi di procedure
autorizzatorie per l'installazione più razionali e avendo certezza in ordine ai termini di
conclusione dei relativi procedimenti amministrativi.
Ai fini della concessione dell'autorizzazione all'installazione, il decreto opera una
distinzione tra a) installazione di infrastrutture di telecomunicazioni per impianti
radioelettrici e b) installazione di infrastrutture di telecomunicazioni che presuppongano
la realizzazione di opere civili, l'effettuazione di scavi e l'occupazione di suolo pubblico, o
l'effettuazione di scavi all'interno di centri abitati o ancora interessi aree di proprietà di
più enti pubblici o privati.
Nel primo caso è previsto che tali infrastrutture di telecomunicazioni per impianti
radioelettrici (escluse torri e tralicci) sono compatibili con qualsiasi destinazione
urbanistica e sono realizzabili in ogni parte del territorio comunale anche in deroga agli
strumenti urbanistici ed ad ogni altra disposizione di legge o di regolamento; la relativa
installazione viene autorizzata dagli enti locali dietro presentazione di apposita istanza
dei soggetti interessati corredata dalla documentazione comprovante il rispetto dei limiti
di emissioni elettromagnetiche.
47
Il decreto definisce la procedura, con l'indicazione di termini precisi, per l'assenso o il
diniego (motivato) di autorizzazione e prevede altresì un principio di silenzio assenso se
entro novanta giorni dalla presentazione della domanda non è stato comunicato il
provvedimento di diniego.
Nel secondo caso le infrastrutture da realizzare sono assimilate ad ogni effetto alle opere
di urbanizzazione primaria e sono previsti distinti procedimenti di concessione della
relativa autorizzazione all'installazione, che comporta anche l'autorizzazione
all'effettuazione degli scavi indicati nel progetto, o la concessione del suolo o sottosuolo
pubblico necessario all'installazione stessa, anche in tali casi è prevista l'applicazione del
principio del silenzio assenso con lo stesso termine di novanta giorni.
In tali ipotesi il decreto prevede che gli operatori di telecomunicazioni siano obbligati a
tenere indenni l'ente locale o l'ente proprietario delle spese necessarie per le opere di
sistemazione delle aree pubbliche coinvolte dagli interventi di installazione e
manutenzione ed a ripristinare le aree medesime, a regola d'arte, nei tempi stabiliti dallo
stesso ente.
E' stato altresì disposto che l'operatore di telecomunicazioni incaricato del servizio possa
agire direttamente in giudizio per far cessare eventuali impedimenti e turbative al
passaggio ed alla installazione delle infrastrutture.
Infine, è stato previsto che i titoli già rilasciati per l'installazione delle infrastrutture si
intendono considerati ad ogni effetto quali autorizzazioni rilasciate ai sensi del
provvedimento in esame e che le istanze presentate alla data dell'entrata in vigore dello
stesso relative all'installazione di impianti con tecnologia UMTS o altre con potenza in
singola antenna uguale o inferiore ai 20 Watt, conformi alle prescrizioni indicate, valgano
come denuncia di inizio attività.
8.4.2.
Tutela dei minori
In tema di tutela dei minori, alla legge n.122/98 è stato aggiunto l’art.3-bis che con
riferimento alle televendite dispone che – al fine di non arrecare pregiudizio morale o
fisico ai minorenni – queste forme di promozione non devono esortare il minore a
stipulare contratti di compravendita o di locazione di prodotti o servizi, sfruttandone
inesperienza e credulità, né indurli a persuadere i genitori per le stesse finalità. Le
televendite non possono, inoltre, sfruttare la particolare fiducia che i minorenni ripongono
nei genitori e negli insegnanti e non devono mostrare, senza motivo, i minori stessi in
situazioni di pericolo.
Il 29 novembre 2002 è stato sottoscritto dal Ministero delle comunicazioni, dagli operatori
televisivi e dalle associazioni interessate il codice unico di autoregolamentazione per la
tutela dei diritti e dell’integrità psichica e morale dei minori redatto dalla Commissione
ministeriale per l’assetto del sistema radiotelevisivo (Commissione Baldoni). Il codice si
propone di rendere il vigente sistema dei controlli convenzionali più efficace, organico e
soprattutto univoco, superando la frammentazione determinata da numerosi codici
preesistenti, che si sono dimostrati scarsamente efficaci.
Il codice regola la partecipazione dei minori alle trasmissioni televisive, istituisce una
fascia protetta nelle trasmissioni televisive (dalle ore 16.00 alle ore 19.00), dispone in
ordine ai contenuti dei messaggi pubblicitari, dei trailer e dei promo dei programmi e,
48
soprattutto, introduce, per la prima volta, un sistema sanzionatorio sulla cui applicazione
vigilerà un comitato di controllo composto da 15 membri (5 in rappresentanza delle
emittenti, 5 delle istituzioni e 5 delle associazioni), nominati con decreto del Ministro delle
comunicazioni d’intesa con l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
8.4.3.
Varie
Tra gli interventi per la riorganizzazione e il rilancio del sistema radiotelevisivo nazionale,
assume particolare rilevanza il reinsediamento della Commissione per l’assetto del
sistema radiotelevisivo, che, nel primo bimestre del 2002, ha ascoltato tutti i protagonisti
del settore: emittenti radiotelevisive private nazionali e locali, RAI, editori, produttori
cinematografici, aziende costruttrici degli apparati, operatori di telecomunicazione. Sulla
base delle risultanze delle audizioni svolte e delle comparazioni tecniche e normative
delle esperienze dei Paesi europei, è in corso di elaborazione un rapporto che contiene
una prima valutazione tecnica, giuridica ed economica dello sviluppo della
radiodiffusione digitale, con l’individuazione degli interventi necessari per la fase di
avvio dei mercati.
Il Ministero delle Comunicazioni, tramite la Commissione per l’assetto del sistema
radiotelevisivo, con il consenso delle associazioni delle emittenti e dei consumatori, ha
varato il codice di autoregolamentazione per le attività di televendita. La novità più
rilevante contenuta nel codice è la costituzione di un Comitato di controllo, organismo
paritetico formato da 6 rappresentanti delle aziende televisive, nazionali e locali,
pubbliche e private, e da 6 rappresentanti delle Istituzioni e dei Comitati regionali per le
comunicazioni (Corecom). Il Comitato avrà il compito di vigilare sul rispetto del codice a
seguito di segnalazioni da parte di cittadini, associazioni ed imprese. Il codice di
autoregolamentazione costituisce un serio autovincolo per tutte le emittenti che
trasmettono televendite e spot di televendita: la mancata osservanza delle norme in esso
contenute comporta un giudizio di disvalore e, di conseguenza, una caduta di immagine
nei confronti del pubblico ed una ripercussione negativa in termini di audience.
Il 23 gennaio 2003 è stato sottoscritto il nuovo contratto di servizio tra Stato e RAI per il
triennio 2003-2005.
8.5.
Telecomunicazioni
8.5.1.
Disciplina degli Internet Service Providers
Nel mercato della raccolta del traffico Internet – con la delibera 25/01/CIR – l’Autorità
per le garanzie nelle comunicazioni (AGCom) ha introdotto una modalità di raccolta,
tariffata non sulla base dei minuti di traffico, bensì in maniera forfetaria, disponendo –
con la delibera 25/01/CIR – l’integrazione dell’offerta di interconnessione di riferimento
di Telecom Italia con un servizio di raccolta del traffico indirizzato a punti di accesso alla
rete Internet a condizioni economiche forfetarie, associando un canone di accesso fisso ad
una determinata capacità di rete resa disponibile da Telecom Italia ai diversi operatori
licenziatari.
Il servizio di interconnessione di raccolta su base forfetaria è stato adottato a livello sia di
SGU, sia di singolo SGT, così da non penalizzare gli operatori di dimensioni ridotte che,
49
non avendo capacità di investimento adeguate, non avrebbero potuto accedere a questa
tipologia di offerta ovvero avrebbero dovuto limitarsi alla sola copertura di alcune aree
territoriali.
L’intervento regolatorio è stato motivato sulla base della circostanza che la nuova
modalità di tariffazione dell’interconnessione di raccolta del traffico Internet è funzionale
a sostenere lo sviluppo del mercato di accesso ad Internet.
Poiché la struttura dei costi del traffico è dipendente dalla struttura dei costi di
interconnessione sostenuti dall’operatore di terminazione per remunerare l’operatore di
accesso per la raccolta del traffico, la predisposizione di un’offerta di interconnessione
forfetaria consente la predisposizione di offerte di accesso ad Internet basate sul
pagamento di un importo fisso (a “forfait”), comprensivo sia del servizio Internet, sia del
traffico telefonico. In questo modo saranno soddisfatte le esigenze degli utilizzatori, che
facendo un uso intenso del collegamento ad Internet preferiscono una modalità di
fatturazione indipendente dal tempo di connessione.
Con la legge 59/2002 è stato attribuito agli operatori autorizzati ai servizi di trasmissione
dati e accesso ad Internet (Internet Service Provider o ISP) il diritto di fruire – per un
periodo di tre anni e secondo i criteri che verranno definiti dall’AGCom – per ogni tipo di
tariffa applicata, delle condizioni economiche applicate agli organismi di
telecomunicazioni titolari di licenza individuale sulla base dell’offerta di interconnessione
di riferimento pubblicata da un organismo di telecomunicazioni notificato quale avente
significativo potere di mercato (SPM) sul mercato di accesso a Internet.
Gli accordi di interconnessione tra i fornitori di servizi Internet e un organismo SPM
dovranno essere stipulati in conformità alla normativa vigente e alle delibere
dell’AGCom.
La legge ha inoltre previsto che l’AGCom debba provvedere, entro due mesi dalla sua
entrata in vigore, ad aggiornare l’elenco degli operatori aventi significativo potere di
mercato sul mercato di accesso a Internet.
In attuazione della legge 59/2002 (disciplina relativa alla fornitura di servizi di accesso ad
Internet), e in conformità con quanto previsto dalle nuove direttive comunitarie approvate
il 7 marzo 2002 dal Parlamento europeo e dal Consiglio, l'AGCom ha approvato la
delibera 9/02/CIR riguardante i criteri di applicazione agli operatori autorizzati ai servizi
di trasmissione dati e accesso ad Internet (Internet Service Providers o ISP) delle
condizioni economiche dell'Offerta di Riferimento.
In particolare, l'Autorità ha stabilito che gli operatori autorizzati possono: a) accedere
all'Offerta di Interconnessione di Riferimento dell'Operatore con significativo potere di
mercato, ivi inclusa l'offerta dei circuiti parziali e dei servizi di fatturazione a rischio di
insolvenza, per offrire i servizi di telecomunicazioni oggetto dell'autorizzazione; b)
richiedere i diritti d'uso per le risorse di numerazione per i servizi Internet e per
l'instradamento del relativo traffico, per usufruire dei servizi di interconnessione.
La delibera precisa quale deve essere il contenuto della domanda di diritti d'uso
presentata dagli operatori autorizzati al Ministero delle Comunicazioni e quali
documenti devono ad essa essere allegati (dovrà, ad esempio, essere allegata la ricevuta
del versamento dei contributi di istruttoria in misura pari a quanto previsto dall'art. 1 del
D.M. 5 febbraio 1998); è previsto inoltre che gli operatori possano proporre la richiesta dei
diritti d'uso anche in sede di domanda per l'ottenimento dell'autorizzazione generale. Tali
diritti sono attribuiti per il periodo previsto dall'art. 1, comma 4, della legge 59/2002 ed
50
hanno validità, comunque, non superiore alla durata dell’autorizzazione generale in base
alla quale l’operatore stesso offre i propri servizi al pubblico.
Il provvedimento disciplina anche le modalità di attribuzione, da parte del Ministero delle
Comunicazioni, dei diritti d'uso - per le risorse di numerazione per i servizi Internet e per
l’instradamento al relativo traffico - agli operatori autorizzati che ne facciano richiesta e le
obbligazioni in capo ai medesimi operatori che abbiano ottenuto tali diritti.
L'Autorità prevede che, una volta ottenuti i diritti d'uso, gli operatori, che propongono sul
mercato servizi di accesso ad Internet in qualità di titolari della numerazione per servizi
Internet, devono, nelle proprie condizioni di offerta, includere determinati indicatori di
qualità e che la pubblicità delle offerte rechi l'indicazione esplicita del prezzo praticato per
il traffico telefonico.
8.5.2.
Wireless Local Loop
Il Ministero delle comunicazioni – all’esito della gara indetta nel gennaio 2002 – ha
assegnato le licenze per l’uso delle frequenze per reti radio a larga banda puntomultipunto nelle bande di frequenza 24,5-26,5 GHz e 27,5-29,5GHz.
8.5.3.
Introduzione del Wi-Fi ad uso pubblico
Nel mese di ottobre del 2002 il Ministero delle Comunicazioni ha deciso l’avvio delle
sperimentazioni del servizio Wi-Fi (Wireless Fidelity) per consentire l’offerta al pubblico
di strumenti di telecomunicazione a banda larga.
Si tratta di un protocollo di trasmissione wireless realizzato per creare reti ethernet ad alta
velocità senza fili. È uno standard aperto che opera sulle frequenze dei 2,4 GHz.. A
differenza di quanto accaduto per i protocolli di trasmissione GSM o UMTS per operare
all’interno di questa frequenza, attualmente riservata ad usi civili e dispositivi wireless
domestici, non è necessaria una licenza specifica.
La nuova tecnologia consente, dunque, attraverso l’uso di frequenze collettive, l’accesso
alla rete pubblica di telecomunicazioni per applicazioni di tipo Internet ad alta velocità.
La fase di sperimentazione è quindi necessaria in quanto questo tipo di servizio non è
ancora regolamentato per quanto riguarda l’offerta al pubblico.
Il servizio Wi-Fi permette un’ampiezza di banda da 11 Mbps nella sua versione 802.11b,
mentre la seguente evoluzione della tecnologia, la 802.11a e la 802.11g, offrono ampiezza
di banda da 54 Mbps. La zona di copertura -a seconda dell’antenna, della sua
amplificazione e degli ostacoli che si interpongano- oscilla tra i 350 metri di radio fino a
vari km.
Il Ministero delle comunicazioni dopo avere sollecitato l’adozione di una
regolamentazione comune da parte dell'Unione europea – che dovrebbe emanare una
raccomandazione con la quale si invitano gli Stati ad autorizzare, tramite il rilascio di
51
autorizzazioni generali, la fornitura di servizi che utilizzano R-LAN – ha ritenuto
opportuno autorizzare la sperimentazione del servizio per poter verificare, dal punto di
vista tecnologico, l'effettivo grado di fruizione delle reti R-LAN per l’offerta al pubblico di
servizi telecomunicazioni. E ciò anche al fine di conoscere il possibile effetto delle
interferenze sulla qualità del servizio, dato che le reti radio-lan utilizzano frequenze di
tipo collettivo che vengono sfruttate anche da altri.
L’autorizzazione provvisoria può essere richiesta da tutti gli operatori interessati e la
sperimentazione del servizio dovrà essere effettuata su aree limitate e senza scopo di
lucro verso l’utenza.
8.5.4.
Contabilità regolatoria
A seguito della delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCom)
340/00/CONS, gli operatori notificati come aventi notevole forza nei mercati dei servizi
mobili e dei servizi dell’interconnessione (Telecom Italia Mobile S.p.A. e Omnitel
Pronto Italia S.p.A.) hanno predisposto un sistema di contabilità dei costi per la verifica
dell’orientamento al costo della terminazione fisso-mobile per l’esercizio 1999.
L’Autorità ha ritenuto necessaria la predisposizione di un sistema di contabilità basato
su un modello a costi pienamente distribuiti (“Fully Allocated Cost” o FAC) a costi
storici, relativamente all’esercizio 2000.
Inoltre, in vista dell’obiettivo finale di un sistema di contabilità dei costi di tipo “Long
Run Incremental Cost” (LRIC), da raggiungere con l’esercizio 2002, l’Autorità ha
ritenuto necessario disporre di una contabilità a costi correnti in via sperimentale
relativa all’esercizio 2000 ed in via operativa relativamente all’esercizio 2001.
A tal fine con la delibera 258/02/CONS l’AGCom ha indetto una consultazione pubblica
concernente l’introduzione di una metodologia di contabilità a costi incrementali per gli
operatori notificati di rete fissa e mobile.
Tutti gli operatori hanno sottolineato la coerenza dell’azione dell’Autorità, volta a
introdurre una metodologia di contabilità a costi incrementali in linea con la
Raccomandazione 98/195/EC e con il DM 23 aprile 1998 sull’interconnessione, che
prevedevano l’introduzione di metodologie di valutazione dei costi prospettici incrementali.
Tutti gli operatori hanno sottolineato, altresì, la complessità inerente la metodologia di
prossima introduzione. In particolare è stato messo in luce come il criterio di efficienza
dell’operatore e delle reti considerate, su cui si basa in primo luogo lo sviluppo di un
modello LRIC, debba essere approfondito al livello di massimo dettaglio. E’ stata espressa
la preoccupazione che l’applicazione soggettiva di analisi teoriche, o l’adozione di modelli
di rete non corrispondenti alla realtà italiana possa impedire un corretto recupero dei
costi.
Tutti gli operatori hanno sottolineato, in secondo luogo, le difficoltà connesse con la
corretta ripartizione dei costi comuni e congiunti.
Anche sul tema della remunerazione dei costi congiunti e comuni gli operatori hanno
indicato la necessità di ricostruire correttamente i processi di investimento e l’opportunità
di una progressività dell’azione regolamentare che consenta di tutelare le attività
industriali in essere e quelle pianificate.
52
L’Autorità inoltre ha indetto una consultazione pubblica nell’ambito del procedimento
concernente la revisione del meccanismo di price cap, nonché una consultazione pubblica
concernente le modalità e la composizione di un network cap relativo all'introduzione di
un sistema di programmazione dei prezzi massimi di interconnessione praticati dagli
operatori di rete fissa notificati.
8.5.5.
Elenco telefonico generale
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCom) – nel rispetto della normativa in
materia di tutela dei dati personali – con la delibera 36/02/CONS ha definito le modalità
per la costituzione e la gestione di elenchi telefonici generali e di una base dati unica.
L’elenco telefonico generale, che doveva originariamente comprendere tutti i numeri degli
abbonati ai servizi di tutti gli operatori di telefonia fissa e mobile attivi sul territorio
nazionale e i relativi elementi identificativi, è stato configurato dall’AGCom come un
elenco distrettuale contente tutti i numeri degli abbonati residenti in una determinata
provincia, indipendentemente dall’operatore utilizzato per il servizio telefonico.
L’elenco telefonico generale potrà essere fornito dagli operatori incaricati anche all’esito di
una gara o di altre procedure selettive. Questi dovranno provvedere a inserire nell’elenco
le informazioni nel rispetto del principio di non discriminazione e saranno tenuti a:
rendere disponibile l’elenco telefonico agli abbonati di tutti gli operatori, con le stesse
modalità e condizioni; includere a condizioni eque e non discriminatorie le condizioni di
abbonamento ai servizi telefonici di tutti gli operatori che ne facciano richiesta e inserire
gratuitamente i numeri del servizio assistenza clienti di tutti gli operatori; non indicare
nel frontespizio i simboli di riconoscimento di specifici operatori del servizio telefonico;
consentire le evidenziazioni a pagamento dei numeri degli abbonati.
Il data base unico necessario per la predisposizione di elenchi telefonici generali
(costituito dall’insieme dei dati contenuti nelle base dati di tutti gli operatori titolari di
licenze per servizi di telecomunicazioni ai quali risultino assegnate risorse di
numerazione effettivamente utilizzate) deve essere realizzato dagli operatori licenziatari
di rete fissa e dagli operatori licenziatari di servizi mobili e personali sulla base di accordi
quadro – che essi avrebbero dovuto concludere rispettivamente entro il 30 giugno e il 31
dicembre 2002 – aventi ad oggetto: a) le modalità di interconnessione ed aggiornamento
delle base dati relative agli abbonati; b) i livelli di qualità ed integrità del servizio; c) le
condizioni economiche relative alla ripartizione dei costi di interconnessione delle base
dati; d) le condizioni per la fornitura del servizio wholesale ai soggetti autorizzati sia in
forma di consegna di aggiornamenti periodici, sia di fornitura dei dati su base
transnazionale; e) le modalità tecniche volte a garantire il rispetto della normativa vigente
in materia di protezione dei dati personali, nonché a garantire la sicurezza, l’integrità
delle base dati ed i rapporti con l’autorità giudiziaria; f) le procedure di aggiornamento
delle base dati in caso di portabilità del numero; g) le interfacce verso altre base dati
relative ad elenchi abbonati, in particolare verso quelle contenenti dati relativi ad abbonati
a reti mobili nazionali ovvero internazionali.
L’AGCom ha infine segnalato al Ministero delle comunicazioni l’opportunità di una
revisione del contenuto del servizio universale, con particolare riferimento all’inserimento
nell’ambito del servizio universale della distribuzione in forma elettronica dell’elenco
generale degli abbonati.
53
Con la delibera 180/02/CONS è stato definito il contenuto degli accordi quadro di cui alla
delibera 36/02/CONS, che devono prevedere: i) modalità tecniche tali per cui l’intervento
sui dati sia riservato esclusivamente all’operatore con cui il soggetto titolare dei dati stessi
ha sottoscritto un contratto; ii) misure idonee affinché in caso di utilizzo della base dati
per i servizi di ricerca derivata o a criteri multipli, sia possibile visualizzare un numero
limitato di risultati; iii) procedure di aggiornamento della base dati tali da consentire un
aggiornamento immediato e da prevenire duplicazioni di dati; iv) procedure uniformi
affinché a fianco dei singoli nominativi dell’elenco generale sia esplicitata la
manifestazione di consenso dell’abbonato al trattamento dei suoi dati personali.
Sulla base delle indicazioni del Garante della protezione dei dati personali è stato altresì
chiarito il contenuto dell’informativa già prevista dalla delibera 36/02/CONS e quali
siano i dati da inserire negli elenchi con la previsione della manifestazione di un ulteriore
consenso (oltre a quello previsto dall'art. 10 della L. 31.12.1996 n. 675) da parte
dell’abbonato all’utilizzazione dei propri dati personali per finalità diverse dalla ricerca di
dati su persone sulla base del loro nome.
E’ stata infine prevista una disciplina transitoria regolante l’acquisizione delle
manifestazioni di volontà degli abbonati compresi negli elenchi di telefonia vocale già
pubblicati, dei nuovi abbonati, nonché dei clienti di servizi di telefonia personale e
mobile, e degli acquirenti del traffico pre-pagato della telefonia personale e mobile, ivi
incluso anche il caso di portabilità del numero.
8.5.6.
Mobile number portability
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – con la delibera 7/02/CIR – ha dettato
alcune disposizioni in materia di prestazione del servizio di Mobile Number portability
(MNP) anche ai fini della predisposizione di un accordo quadro definitivo tra gli
operatori interessati a fornire detto servizio.
L’intervento dell’AGCom ha riguardato in particolar modo gli aspetti relativi al periodo
di realizzazione della prestazione, alle modalità di trattamento del credito residuo per gli
utenti di carte prepagate in caso di richiesta di portabilità ed al prezzo interoperatore di
attivazione della prestazione.
Riguardo al trattamento del credito residuo per gli utenti di carte prepagate, l’AGcom ha
disposto l’aggiornamento da parte degli operatori delle proprie carte dei servizi, al fine di
informare gli utenti finali in merito alle condizioni dei rapporti derivanti dai contratti di
tipo prepagato ed, in particolare, alle condizioni di trattamento del credito residuo nel
caso di cessazione del rapporto contrattuale, anche in relazione alla richiesta di
attivazione della prestazione di portabilità del numero.
Sul prezzo che il cliente è tenuto a pagare in caso di passaggio, Omnitel-Vodafone ha
presentato ricorso proprio in questi giorni.
54
8.5.7.
Fatturazione dettagliata e blocco selettivo di chiamata
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha adottato disposizioni in materia di
servizio di “blocco selettivo di chiamata” – che consente all’abbonato, mediante l’utilizzo
di codici personalizzati (PIN), di ottenere dal fornitore del servizio telefonico il blocco di
determinate chiamate in uscita e di determinati numeri – e di fatturazione dettagliata dei
costi inerenti l’uso della rete e dei servizi telefonici pubblici fissi.
In particolare, il servizio di “blocco selettivo” deve essere obbligatoriamente messo a
disposizione –almeno per le chiamate e i numeri specificati dall’AGCom (p.es. 166, 144,
899) - dagli operatori che forniscono accesso diretto alla rete pubblica fissa agli abbonati
che ne facciano richiesta, i quali devono essere informati, per iscritto e in modo chiaro e
comprensibile, della disponibilità di tale opzione e delle modalità di attivazione.
L’obbligo di informativa riguarda anche gli operatori di accesso indiretto che forniscono il
servizio telefonico in modalità “easy access” (carrier selection) o “equal access” (carrier preselection).
Gli operatori devono, altresì, (i) mettere a disposizione degli utenti procedure semplici,
chiare e simmetriche per aderire e recedere dal servizio o per includere, escludere o
variare una o più opzioni; (ii) diffondere informazioni adeguate ed aggiornate circa la
disponibilità del blocco selettivo di chiamata per i servizi accessibili o offerti tramite le
numerazioni specificamente indicate.
L’AGCom ha inoltre individuato gli elementi che, su richiesta dell’abbonato, sono
suscettibili di descrizione dettagliata nella fattura commerciale senza alcun aggravio di
spesa (c.d “livello base della fatturazione detta-gliata). Segnatamente: la data e l’ora di
inizio della comunicazione, il numero selezionato, il tipo, la località, la durata, il costo di
ciascuna comunicazione, lo sconto o il tipo di tariffa.
8.5.8.
Risoluzione delle controversie tra organismi di telecomunicazione e utenti
In adempimento a quanto previsto dall’art. 1, comma 11, della legge 31 luglio 1997, n. 249,
l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha adottato il regolamento concernente la
risoluzione delle controversie tra organismi di telecomunicazione ed utenti.
Le disposizioni previste in tema di tentativo obbligatorio di conciliazione, si
applicheranno a partire dalla data di effettivo esercizio delle funzioni delegate secondo
quanto previsto dalle convenzioni con i Comitati regionali per le comunicazioni previsti
dall’art. 2, Allegato A, della delibera n. 53/99 del 28 aprile 1999.
Prima che la controversia venga portata dinanzi all’AGCom è previsto l’esperimento di
un tentativo obbligatorio di conciliazione dinanzi al Corecom competente per territorio
(per le reti fisse la competenza territoriale è data dal luogo in cui è ubicata l’utenza, per le
reti mobili è data dal luogo di residenza o domicilio dell’utente). L’esperimento del
tentativo obbligatorio di conciliazione è condizione essenziale per agire dinanzi l’AGCom.
La proposizione del tentativo di conciliazione sospende i termini per l’azione
giurisdizionale che riprendono a decorrere dalla scadenza del termine (trenta giorni dalla
proposizione dell’istanza) per la conclusione del procedimento di conciliazione stesso.
55
Gli utenti o gli organismi di telecomunicazione che lamentano la violazione di propri
diritti o interessi protetti da accordi di diritto privato o da norme in materia di
telecomunicazioni attribuite alla competenza dell’AGCom, devono presentare al Corecom
un’istanza contenente, a pena di inammissibilità, nome, cognome, residenza o domicilio,
numero dell’utenza telefonica, per gli utenti, o denominazione e sede, per gli organismi di
telecomunicazioni, ed indicando i fatti che sono all’origine della controversia.
Il Corecom, dopo aver verificato l’ammissibilità dell’istanza, comunica alle parti l’avviso
di convocazione all’udienza per l’esperimento del tentativo di conciliazione. A tale
udienza le parti - che compaiono personalmente, o a mezzo di un procuratore generale o
speciale, e possono farsi assistere da un avvocato - sono invitate dal responsabile del
procedimento ad esporre le proprie ragioni allo scopo di trovare una soluzione transattiva
reciprocamente accettabile. Il responsabile del procedimento può in qualsiasi momento
indicare alle parti i termini di una soluzione, ma le parti stesse non possono, salvo diverso
accordo tra loro, utilizzare le dichiarazioni e le offerte transattive in altri procedimenti
arbitrali i giudizi dinanzi l’autorità giudiziaria o altre autorità indipendenti.
Se la conciliazione ha esito positivo viene redatto un verbale contenente i termini
dell'accordo che, sottoscritto dalle parti e dal responsabile del procedimento, costituisce
titolo esecutivo. In caso contrario è comunque redatto un verbale in cui si da atto dell’esito
negativo del tentativo di conciliazione esperito. Gli estremi di tale verbale andranno agli
atti del procedimento dinanzi l’AGCom
In alternativa alla conciliazione dinanzi al Corecom, la parti possono esperire il tentativo
di conciliazione dinanzi agli organi non giurisdizionali di risoluzione delle controversie in
materia di consumo che rispettino i principi sanciti dalla Raccomandazione della
Commissione 2001/310/CE. In pendenza della procedura di conciliazione il servizio può
essere sospeso solo con riferimento al servizio interessato da mancato pagamento ed in
caso di servizio universale di telecomunicazioni solamente per gravi motivi come i casi di
frode o insolvenza abituale. L'utente, contestualmente alla proposizione dell'istanza o
durante lo svolgimento della procedura di conciliazione, può chiedere al Dipartimento
garanzie e contenzioso dell’Autorità l'adozione di provvedimenti temporanei diretti a
garantire l'erogazione del servizio o a far cessare le forme di abuso o di scorretto
funzionamento da parte dell'organismo di telecomunicazioni fino al termine della
procedura conciliativa.
Esperito senza esito il tentativo di conciliazione, le parti (congiuntamente o anche il solo
utente) possono adire l’AGCom per definire la controversia.
Qualora il Direttore del Dipartimento ritenga necessario lo svolgimento di attività
istruttoria quale l'acquisizione di documenti e perizie, ne da avviso alle parti (che possono
nominare un proprio consulente) ed il termine per la definizione del procedimento resta
sospeso per il tempo necessario alla acquisizione stessa. I risultati dell'attività istruttoria
sono comunicati alle parti del procedimento.
Esaurita la fase istruttoria il Dipartimento trasmette la documentazione alla Commissione
per le infrastrutture e le reti unitamente ad una relazione e ad una proposta di decisione.
La Commissione se lo ritiene necessario può convocare nuovamente le parti ad una
ulteriore udienza. La decisione, che ha effetto vincolante tra le parti, è notificata alle stesse
e pubblicata nel Bollettino Ufficiale.
Qualora per lo stesso oggetto sia già stata adita l’Autorità giudiziaria, la soluzione della
controversia non può essere deferita all’AGCom.
56
9.
I punti di interscambio Internet
9.1.
Il Namex: caratteristiche, strategicità, potenzialità
9.1.1.
Introduzione
Il punto di interscambio NaMeX è un Internet Exchange Point (IXP) ospitato a Roma
presso i locali del Consorzio Caspur (Consorzio Interuniversitario per le Applicazioni di
Supercalcolo destinate alla università ed alla ricerca), un centro di calcolo scientifico
scelto, ormai 10 anni fa, come sede del primo punto di interscambio italiano.
Gli IXP nascono come una esigenza di miglioramento della qualità del traffico Internet.
Nati negli Stati Uniti durante gli anni 80, si sono sviluppati in Europa nel decennio
successivo in parallelo con la crescita dei servizi di rete nel nuovo continente.
In Italia si sono sviluppati due IXP, il secondo dei quali, il Mix di Milano, grazie anche ad
una posizione strategicamente favorevole, si e’ sviluppato a livello dei maggiori IXP
europei, ricoprendo da alcuni anni un ruolo di fondamentale importanza nel traffico della
Internet italiana.
L’enorme importanza di una tale inziativa per la Internet italiana ha fatto sentire
l’esigenza di creare un altro punto di interscambio situato in un’area geografica – quella
del centro Italia – che appare anch’essa strategicamente significativa e che può
rappresentare anche un punto di backup, quale alternativa affidabile per il traffico,
qualora se ne presentasse la necessità.
L’alternativa costituita dal NaMeX offre, oltre alle garanzie per la sua collocazione
geografica, le garanzie di neutralità, di conduzione ed efficienza tecnica proprie di una
struttura che ha le carte in regola per candidarsi naturalmente a questo ruolo.
Ricoprire un tale ruolo significa peraltro passare dalla fase pionieristica basata sugli sforzi
di singoli “volontari”, ad una gestione professionale con personale dedicato e con
infrastrutture in grado di garantire un’elevata affidabilità.
Per sancire questo impegno, lo scorso anno il Nap Nautilus, vecchio nome del punto di
interscambio, è divenuto, ancora sotto il patrocinio di Anfov, che ne aveva promosso e
sostenuto la originaria configurazione, un consorzio che ha preso il nome di NaMeX
(Nautilus Mediterranean eXchange point).
Nell’arco di un anno, NaMeX ha enormemente accresciuto la sua importanza all’interno
del traffico della Internet italiana ed è oggi in grado di poter garantire gli stessi standard
di affidabilità offerti dagli altri IXP europei e mondiali.
Il presente contributo descrive il ruolo degli IXP all’interno della Big Internet con
particolare attenzione a quella europea e lo stato attuale del punto di Interscambio
NaMeX.
9.1.1.1. Internet e la funzione dei punti di interscambio
57
Gli IXP nascono negli Stati Uniti durante gli anni 80 con lo scopo di creare delle
“scorciatoie” tra ISP, nel senso ed anche allo scopo di migliorare la qualità dei
collegamenti e di ridurre i costi di connessione.
Noti anche con il nome di NAP (Neutral Access Point), gli IXP sono dei luoghi destinati
a consentire lo scambio di reti ( e conseguentemente di traffico) tra ISP.
La rete di un ISP può essere rappresentata dallo schema in figura. La sua rete e quella dei
suoi clienti (in giallo) sono collegate alla Big Internet tramite uno o più ISP di livello
superiore (Upstream provider). Tali collegamenti sono molto costosi e non ottimizzati
quando si devono raggiungere ISP della stessa regione.
Per poter diminuire i costi di tale connessione, per aumentare la banda a disposizione, per
creare dei backup e per ottimizzare i percorsi, si stabiliscono dei collegamenti alternativi
verso alcuni ISP. Questi collegamenti diretti, detti peering, possono avvenire o a casa di
uno degli ISP (peering privati) oppure nei punti di Interscambio tra Provider (Gli Internet
Exchange point, appunto).
Mentre i peering privati sono in grado di offrire una gestione completamente autonoma, il
vantaggio principale degli IXP è quello di poter offrire ad un ISP la presenza nello stesso
luogo di più ISP con un conseguente abbassamento dei costi. Utilizzando infatti dei router
e delle connessioni comuni, e’ possibile stabilire più peering con ISP provider diversi.
Tipicamente un ISP si collega ad un IXP portando materialmente un router presso la
sede di quest’ultimo e collegandolo al backbone di livello due del punto di interscambio
(Normalmente Ethernet, oppure ATM, raramente FDDI). Il backbone del provider viene
collegato al router tramite un circuito affittato presso un carrier locale. Lo stesso router e
lo stesso collegamento possono essere utilizzati per stabilire più sessioni di peering con
provider diversi.
58
I punti di interscambio servono normalmente per poter scambiare traffico in ambito
locale, dove la definizione di locale può mutare di volta in volta, in funzione della realtà a
cui si applica. Locale può riferirsi a reti metropolitane, regionali, nazionali, ma
normalmente si riferisce a tutte le Network di un ISP associate al suo numero di
Autonomous system (AS Number)
Comunque tutte le sessioni di peering vengono configurate utilizzando il protocollo di
peering BGPv4 e l’AS Number del singolo ISP.
I punti di interscambio tra provider sono normalmente gestiti da consorzi formati dagli
stessi ISP presenti (no profit), anche se in taluni casi vengono gestiti da società di profitto
(ISP, carrier, ecc).
La neutralità di un punto di interscambio deve essere garantita dalla gestione super partes
dello stesso e dalla conseguente applicazione equa delle regole vigenti ad ognuno degli
ISP partecipanti.
La maggior parte dei punti di interscambio mette molto spesso sullo stesso livello il
concetto di neutralità con quello di equità. Per questo motivo è interessante notare come
molte volte vengano ammessi a far parte di un IXP i soli ISP e si tenda ad escludere clienti
privati (come grandi aziende o grandi banche) o i content provider. Le eccezioni a questa
strategia sono costituite dagli enti di ricerca o dalle grandi realtà istituzionali locali.
L’altra regola vigente, dall’origine degli IXP neutrali, è quella di consentire il solo scambio
delle reti dei rispettivi ISP che stabiliscono il peering. Non viene consentito il cosiddetto
transito, ovvero l’uso della rete di un ISP per l’annuncio di un AS verso il mondo esterno o
verso un altro ISP. Una tale regola non consente, ad esempio, di utilizzare gli ISP
presenti nell’IXP come upstream provider per il collegamento alla Big Internet.
Negli ultimi anni si è assistito alla nascita di punti di interscambio non neutrali, ovvero di
punti dove il transito viene invece consentito. La tendenza, soprattutto negli IXP a fini di
59
lucro, e’ quello di avere due LAN distinte, una dedicata ai cosiddetti peering di transito ed
una dedicata ai peering neutrali.
Tornando allo schema relativo alla rete dell’ISP, risulta intuitivo che l’importanza di punti
di interscambio, soprattutto di quelli pubblici, aumenta con l’aumentare del traffico
globale su Internet. Maggiore e’ il traffico scambiato, maggiore risulta essere l’esigenza di
aumentare la banda a disposizione e l’affidabilità dei collegamenti. Gli IXP sono una
risposta a questo tipo di esigenza, perché in grado di soddisfare tali esigenze con la
creazione di percorsi alternativi alle connessioni verso la Big Internet. La presenza di punti
di interscambio di dimensioni comparabili all’interno di una stessa realtà nazionale
potrebbe ad esempio avere il ruolo di connection recovery da parte di un IXP nei confronti
dell’altro.
Una tale configurazione passa obbligatoriamente attraverso la garanzia di un elevato
standard di affidabilità da parte dell’IXP. La maggior parte degli IXP non offrono SLA
(Service Level Agreements) agli ISP, in quanto, essendo normalmente dei consorzi di ISP,
rischierebbero di pagare penali a se stessi, ma soprattutto quelli più grandi hanno dei
livelli di affidabilità equivalenti a questi.
Fattori che aumentano la affidabilità di un IXP sono: la disponibilità di un meccanismo di
recovery del backbone di livello due, per far fronte ad eventuali malfunzionamenti o
manutenzioni forzate; la possibilità di accesso controllato h24x365gg ai locali; un gruppo
di continuità ed eventualmente un gruppo elettrogeno per far fronte ad eventuali
interruzioni prolungate di energia elettrica. Taluni IXP dislocano il punto di scambio su
più siti, in modo da aumentare ulteriormente la ridondanza delle infrastrutture.
L’importanza di un punto di interscambio è determinata dalla quantità di traffico
complessivo scambiata sulla sua LAN. Questa è, a sua volta, funzione di una serie di
fattori quali il numero di ISP presenti ed il numero di carrier. Un elevato numero di
carrier determina una maggiore disponibilità di banda e costi di interconnessione
inferiori.
Nella figura viene riportata la distribuzione sul territorio europeo dei maggiori Internet
Exchange Point. Storicamente la comunità degli IXP europei ha avuto come punto di
60
incontro RIPE (acronimo francese che sta per Réseaux IP Européens2) ed i meeting dallo
stesso organizzati, nei quali venivano discusse le problematiche tecniche e di gestione.
Nel maggio 2001 si è costituita l’Associazione degli IXP Europei denominata Euro-IX, che
in questo momento riunisce 26 tra i maggiori IXP d’Europa.
Nella tabella viene riportata una lista degli IXP con i relativi valori di traffico scambiato (il
picco giornaliero) ed il numero di ISP presenti.
IXP
Traffico Mbps
ISP Presenti
LINX
AMS-IX
DE-CIX
PARIX
MIX
VIX
BIX
NIX.CZ
MaNAP
NaMeX
CIXP
Xchange
CATNIX
BNIX
AIX
LIPEX
RoNIX
20000
17000
10000
9000
4500
3000
2500
1500
1200
450
430
420
400
270
180
120
50
130
157
111
24
62
73
50
36
25
18
36
72
15
40
15
53
23
Fonte: Euro-IX
9.1.1.2. La situazione Italiana
Gli IXP, o meglio i NAP, fanno la loro comparsa in Italia agli albori della Internet Italiana,
nel 1995. Nel maggio di quell’anno, quattro ISP provider dell’area romana - Agorà,
Flashnet, Mc-Link, Uninet insieme al consorzio universitario Caspur - danno vita al NAP
romano. Durante l’anno seguente un’analoga iniziativa nasce a Milano con il nome di
Mix.
Mix viene creato all’interno di un comprensorio, quello di via Caldera, che vede ospitare
nel tempo una sempre maggiore concentrazione di ISP, creando un bacino naturale per la
crescita del NAP milanese. Grazie anche alla posizione geografica, vicina alle autostrade
della Internet europea, il Mix cresce in breve tempo, ospitando i maggiori ISP nazionali e
tutti gli ISP internazionali operanti in Italia, e diventando un NAP di dimensioni pari a
quelli dei più importanti IXP Europei.
L’enorme crescita e la necessità di offrire agli ISP una maggiore garanzia di neutralità
portano alla costituzione, nel gennaio del 2000, della MiX Srl. In questo momento MiX è il
più importante Internet Exchange Italiano, con 63 ISP aderenti e ed una media di 4,5
Gigabit di traffico come picco giornaliero.
2)
Il RIPE è uno dei quattro RIR (Regional Internet Registry), enti che, tra le altre attività, distribuiscono gli
indirizzi IP. RIPE è responsabile per l’Europa, il Nord Africa, il Medio Oriente, l’Asia centrale. Informazioni
più dettagliate sono reperibili su http:// www.ripe.net/ripencc/about/
61
Il NAP dell’area romana ha una crescita molto meno rapida. Nel novembre del 1997 il
progetto viene promosso dall’ANFoV e subisce un’accelerazione con l’ingresso di Telecom
Italia.
Un’ulteriore accelerazione si ha alla fine del 2000 con l’ingresso della rete scientifica
GARR (Gruppo di Armonizzazione Reti di Ricerca), che sposta il proprio peering presso
NAP Nautilus. In conseguenza di ciò i maggiori ISP entrano a far parte del punto di
interscambio.
L’importanza sempre crescente del punto di interscambio mette in evidenza le carenze di
una gestione basata su un impegno sostanzialmente “volontaristico” delle persone del
Consorzio Caspur e di alcuni ISP.
Nel settembre del 2001, proprio per far fronte alle esigenze organizzative e gestionali,
garantendo tutte le altre caratteristiche di partenza, viene creato, sotto il patrocinio di
ANFoV, il consorzio NaMeX. Lo scopo dichiarato di NaMeX è quello di fornire ai
consorziati una gestione che sia in grado di garantire i livelli di servizio pari a quelli dei
grandi IXP.
Vengono per la prima volta chiesti ai partecipanti, secondo Statuto, quote di adesione al
consorzio e viene stretto un accordo economico con il consorzio Caspur per la gestione
tecnica e l’housing del punto di interscambio.
I risultati non tardano a venire: nonostante la profonda crisi che ha attraversato il mercato
degli ISP italiani nell’ultimo anno, il traffico del punto di interscambio è cresciuto di circa
il 500 % passando dai 90 Mbps del maggio 2002 ai 450 Mbps dell’aprile 2003.
Per far fronte alla crescente domanda di adesioni ed alla corrispondente esigenza di una
maggiore ampiezza dei locali, il NaMeX viene trasferito presso una nuova struttura, dove
sono disponibili spazi ed infrastrutture più adeguate.
Attualmente è disponibile uno spazio per la LAN di Peering ed i relativi router pari a 60
Mq.
Viene favorito l’ingresso di carrier in modo la aumentare la banda a disposizione e creare
reali alternative di scelta agli ISP che debbano affittare un collegamento tra l’IXP e la
propria sede. Ai carrier viene riservato uno spazio di circa 60 Mq. Nella nuova sede sono
in questo momento presenti con loro fibra 6 carrier.
62
Π
Π
Π
Π
Π
Π
Atlanet
Autostrade TLC
Colt Telecom
Fastweb
TelecomItalia
Wind
La nuova sede ha una capacità di crescita di circa 150 Mq.
Essa ha a disposizione un gruppo di continuità in grado di poter garantire il
funzionamento anche per diverse ore in caso di black out; entro il corrente anno sarà reso
funzionante un gruppo elettrogeno in modo da rendere completa l’autonomia da
eventuali prolungate mancanze di corrente.
Sono state ampliate le possibilità di connessione al backbone di peering al fine di
rispondere alle maggiori esigenze in termini di traffico scambiato. La connessione verso il
backbone di peering può ora essere effettuata, oltre che tramite le usuali porte Ethernet e
FastEthernet in rame (10/100baseT), anche attraverso porte gigabit ethernet in fibra (1000
SX).
Il backbone di peering è stato ridondato con un apparato gemello (XP-8000 della
Enterasys) in modo da poter offrire agli ISP che ne facessero richiesta una possibilità di
backup a caldo, per far fronte ad eventuali indisponibilità del backbone principale.
Durante l’ultimo anno, NaMeX ha ottenuto da Ripe un Autonomous System e delle reti
Provider Indipendent, migrando di conseguenza i suoi servizi e le infrastrutture su di
esse.
Con la costituzione in consorzio, il Namex ha anche un comitato tecnico, che ha il compito
della supervisione della gestione tecnica e di proporre sperimentazioni.
Tra le iniziative concretizzatesi durante quest’ultimo anno, una citazione particolare
merita l’avvio dei peering IPv6 tra ISP. NaMeX ha ottenuto da RIPE una classe di reti
pubbliche IPv6.
Dallo scorso anno il NaMeX ospita inoltre un progetto per la diffusione e la replica di siti
open source ( www.bononia.it ).
Entro la fine del primo semestre di quest’anno verrà iniziata una sperimentazione per la
creazione di una rete di test Multicast che faccia da collante per l’instradamento di eventi
multicast tra AS diversi.
A gennaio dell’anno in corso (2003), NaMeX e’ stato presentato al Meeting Ripe, durante
la sessione dedicata agli IXP.
Dal marzo di quest’anno, infine, NaMeX è entrato a far parte dell’associazione degli IXP
europei “Euro-IX” ed ha partecipato al meeting annuale dell’associazione che si è tenuto
a Torino all’inizio del mese di Aprile 2003.
9.1.1.3. Il futuro
63
Il futuro della Internet italiana si muove, al pari di quelli di altre nazioni, verso un
incremento del traffico e quindi verso uno scenario che dovrebbe dare agli IXP un ruolo
sempre più importante nel progetto di creazione di reti ottimizzate e di abbassamento
progressivo dei costi.
La presenza in Italia di un secondo punto di interscambio con elevati livelli di affidabilità
sito in Roma, rappresentata dal NaMeX, è strategica sia per il suo attuale ruolo di punto di
interscambio locale nella zona del centro sud Italia sia per quello eventuale di backup
reciproco con l’altro grande IXP nazionale.
È auspicabile, in questo senso, una collaborazione con MIX che veda i due punti di
interscambio coordinare le politiche di peering e le bande passanti dei grandi ISP
nazionali presenti, in modo da poter gestire un eventuale guasto ed un reinstradamento
del traffico da un IXP all’altro.
Stanno nascendo altri IXP in Italia: uno a Torino, e già operativo, il Topix, ed uno
regionale, in Toscana, il Tix.
Il Topix sembra essere un IXP non neutrale. Alcuni dei suoi componenti non sono ISP ma
clienti privati ed hanno esigenze di transito oltre che di semplice peering.
Il Tix è un IXP regionale. Sponsorizzato dalla Regione Toscana, ha l’obbiettivo di essere, in
ambito regionale, il punto di incontro tra le realtà della rete pubblica dell’amministrazione
toscana e gli ISP presenti nel territorio. Tale progetto potrebbe essere seguito a ruota da
analoghi progetti di altre regioni e rivelarsi uno dei punti cardine della infrastruttura della
nuova Rete Nazionale delle Pubblica Amministrazione, ancora in fase di progetto.
Il 2003 vede NaMeX consolidare la sua posizione all’interno della rete Internet Italiana e
completare entro la fine dell’anno la fase di “Take Off”. Obbiettivo primario è il
superamento della barriera di 1 Gigabit di traffico scambiato entro la fine dell’anno
corrente.
64
10.
Raccomandazioni
Il Ministero dell’Innovazione e della Tecnologia ha presentato i primi dati
dell’Osservatorio Banda Larga, dai quali risulta la seguente distribuzione territoriale,
attuale e prevista al 2005, delle tecnologie disponibili per la larga banda:
2002
Zona verde
Zona gialla
Zona rossa
N. Comuni
70
1078
6953
% Popolazione
13
50
37
% Aziende
16
52
32
2005
Zona verde
Zona gialla
Zona rossa
N. Comuni
541
1109
6451
% Popolazione
42
33
25
% Aziende
46
31
23
Dove: la Zona verde è, grosso modo, quella con dotazione di fibra fino all’utente, quella
gialla è quella con dotazione di ADSL, quella rossa avrebbe la larga banda solo da
satellite. L’ipotesi al 2005 corrisponde a quella neutrale, senza interventi pubblici e
rappresenta un significativo quadro del digital divide nazionale.
Un’impostazione neutrale del processo di diffusione della larga banda, lascerebbe quindi,
anche al 2005, privi di tecnologie diffusive come la fibra e l’ADSL, il 25% della
popolazione e il 23% delle aziende. Questo contrasta con l’affermazione, più volte recepita
a livello di governo, che la larga banda sia la nuova frontiera dei servizi di comunicazione.
Se si può pensare che la DTT possa ovviare a una serie di servizi on-line per le famiglie, la
stessa cosa non può valere per le imprese, per le quali la larga banda è ormai una
condizione necessaria per la loro competitività, per lo sviluppo di relazioni avanzate con
la clientela e con le altre imprese, per la formazione dei loro collaboratori.
E’ necessario quindi che il governo, possibilmente durante il semestre di presidenza
italiana del Consiglio d’Europa nella seconda metà del 2003, elabori una proposta di
revisione della Direttiva Servizio Universale della UE, che dovrà essere rinnovata entro il
2005, in modo da allargare la definizione di servizio universale per rendere pervasivo il
servizio telefonico a larga banda su rete fissa.
Il superamento di questo divide non potrà avvenire con la sola iniziativa del mercato,
come illustrano le stesse tabelle del Ministero Innovazione. Se si tratta di una priorità
nazionale, il governo dovrà prevedere, nelle leggi finanziarie 2004 e 2005, adeguati
interventi pubblici, sia sul lato dell’offerta che su quello della domanda, per raggiungere
l’obiettivo. ANFoV aveva proposto, col progetto ALBA, solo in minima parte recepito
nella finanziaria 2003, un’accelerazione dello sviluppo spontaneo della banda larga. Nel
2003 ANFoV sta elaborando, col progetto ASPERA, una valutazione del costo, per il
governo italiano, di una maggior pervasività della larga banda sul territorio.
Dal punto di vista regolatorio è necessario che l’Autorità sorvegli che le offerte degli
operatori dominanti, quando non sia ancora stabilito un mercato competitivo, siano
riproducibili dai concorrenti, che ogni offerta retail abbia la corrispondente offerta
wholesale, che non ci sia price squeeze, fra l’una e l’altra. In altre parole che il mercato,
quando anche non sia instaurato, sia adeguatamente simulato per arrivare a una
65
condizione concorrenziale. Infine, alla vigilia della discussione sulla “legge Gasparri”, che
regolerà il sistema audiovisivo, è indispensabile che anche qui si stabiliscano norme
minime che consentano l’apertura alla concorrenza, pur nel rispetto delle considerazioni
strategiche sulla dimensione europea delle imprese italiane.
Queste raccomandazioni si concludono e si integrano col “Manifesto per l’innovazione”
lanciato nel 2003 dallo SMAU, cui l’ANFoV ha aderito e che viene qui riportato
integralmente.
66