Leggi il Rapporto Anfov 2003
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Broadband update: mercati e nuove regole In appendice il “Manifesto per l’innovazione” I contenuti della presente pubblicazione non possono essere utilizzati senza l’autorizzazione scritta dell’associazione ANFoV © 2003 ANFoV – Torino, Italy 2 ANFoV ringrazia per la collaborazione all’elaborazione del Rapporto 2003 l’associata DATABANK Consulting Augusto Preta per il capitolo sulla TV Digitale Fabio Bassan per il capitolo sul quadro regolatorio Maurizio Goretti per il capitolo sui punti d’interscambio Internet 3 4 1. INTRODUZIONE E SINTESI ................................................................................. 9 2. LO SVILUPPO DI INTERNET NEL 2002 ........................................................... 11 3. LA DOMANDA BUSINESS .................................................................................. 14 4. LA DOMANDA RESIDENZIALE........................................................................ 20 5. IL MERCATO WIRELESS LAN IN ITALIA...................................................... 24 6. L'EVOLUZIONE DEL MERCATO TLC VERSO LA LARGA BANDA ...... 26 7. LA TV DIGITALE. 2002 - UN ANNO DA NON DIMENTICARE............... 28 7.1. Il quadro di riferimento 7.1.1. 7.1.2. 7.1.3. L’andamento del mercato .......................................................................... 29 Il digitale terrestre e lo sviluppo del modello in chiaro............................... 31 Il caso italiano ........................................................................................... 35 8. 2003, IL NUOVO QUADRO REGOLATORIO ................................................. 38 8.1. Premessa 38 8.2. Il Ddl AC 3184 sul riassetto televisivo (cd. ddl Gasparri) 38 8.2.1. 8.2.2. 8.2.3. 8.2.4. 8.2.5. Le posizioni dominanti .............................................................................. 39 Il servizio pubblico .................................................................................... 40 La RAI ...................................................................................................... 40 Riforma e Regioni ..................................................................................... 41 Il Testo Unico............................................................................................ 42 8.3. Il recepimento delle direttive sulle comunicazioni elettroniche 8.3.1. 8.3.2. Le disposizioni applicative delle direttive comunitarie............................... 42 Il recepimento delle direttive nell’ordinamento italiano ............................. 46 8.4. Le altre questioni rilevanti 8.4.1. 8.4.1.1. 8.4.1.2. 8.4.2. 8.4.3. Televisione................................................................................................ 46 Approvazione del nuovo Piano nazionale di ripartizione delle frequenze ... 46 Nuove procedure per l’installazione delle infrastrutture necessarie all’introduzione della tecnologia digitale terrestre...................................... 47 Tutela dei minori ....................................................................................... 48 Varie ......................................................................................................... 49 8.5. Telecomunicazioni 8.5.1. 8.5.2. 8.5.3. Disciplina degli Internet Service Providers ................................................ 49 Wireless Local Loop.................................................................................. 51 Introduzione del Wi-Fi ad uso pubblico ..................................................... 51 28 42 46 49 5 8.5.4. 8.5.5. 8.5.6. 8.5.7. 8.5.8. Contabilità regolatoria ............................................................................... 52 Elenco telefonico generale ......................................................................... 53 Mobile number portability ......................................................................... 54 Fatturazione dettagliata e blocco selettivo di chiamata ............................... 55 Risoluzione delle controversie tra organismi di telecomunicazione e utenti 55 9. I PUNTI DI INTERSCAMBIO INTERNET ........................................................57 9.1. Il Namex: caratteristiche, strategicità, potenzialità 9.1.1. 9.1.1.1. 9.1.1.2. 9.1.1.3. Introduzione .............................................................................................. 57 Internet e la funzione dei punti di interscambio.......................................... 57 La situazione Italiana................................................................................. 61 Il futuro ..................................................................................................... 63 10. RACCOMANDAZIONI ..........................................................................................65 IN APPENDICE: “Il Manifesto per l’Innovazione” Finalità ed attività ANFoV 6 57 Tav. Tav. Tav. Tav. Tav. Tav. 1 2 3 4 5 6 Tav. 7 Tav. 8 Tav. 9 Tav. 10 Tav. 11 Tav. 12 Tav. 13 Tav. 14 Tav. 15 Tav. 16 Tav. 17 Tav. 18 Tav. 19 Tav. 20 Tav. 21 Tav. 22 Tav. 23 Tav. 24 Tav. 25 Tav. 26 Tav. 27 Tav. 28 La filiera dei servizi Internet in Italia ...........................................................................................11 La diffusione degli accessi Internet in Italia, 2002-2006 (unità).............................................12 La diffusione degli accessi Internet in Italia, 2002-2006 (unità).............................................12 Il mercato dei servizi di accesso a Internet, 2002-2006 (M.ni di Euro) ...................................13 Le imprese con accesso a pagamento per tipo di rete, 2002-2006 (unità) ............................14 Le medie e grandi imprese (con oltre 50 addetti) con accesso a pagamento per tipo di rete, 2001-2006 (unità)................................................15 La domanda business di servizi di accesso a Internet, 2001-2006 (unità) ............................16 Il mercato degli abbonamenti business per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro) ..............16 Il mercato degli abbonamenti business a pagamento per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro) ..........................................................17 Il mercato degli abbonamenti business delle imprese con oltre 50 addetti, per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro) ...............................................17 Il mercato degli abbonamenti business a pagamento delle imprese con oltre 50 addetti per tipo di rete, 2001-2006 .........................................................................18 La domanda business di servizi di sviluppo e pubblicazione in Internet dei siti Web, 2001-2006.............................................19 Le famiglie con accesso a pagamento per tipo di rete, 2002-2006 (unità) ............................20 Le famiglie con accesso a pagamento per tipo di rete, 2001-2006 (unità) ............................21 La diffusione di Internet nelle famiglie italiane per regione, giugno 2002 ............................22 Il mercato degli abbonamenti residenziali per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro) ..........23 Gli utenti Wi-Fi in Italia, 2002-2006 (unità) .................................................................................25 Il mercato END USER delle telecomunicazioni su rete fissa, dal 2001 al 2005 (M.ni di euro) .....................................................................................................26 Trend di crescita del mercato END USER delle telecomunicazioni su rete fissa, dal 2001 al 2005 ...........................................................27 L’andamento del mercato DTV in Europa ..................................................................................29 Stima delle abitazioni digitali nei principali paesi europei (2008) ..........................................29 Ripartizione del mercato della TV digitale in Europa per modalità distributive ...................30 La penetrazione della TV digitale in Europa (% su abitazioni TV) ..........................................30 I nuovi canali digitali BBC ............................................................................................................33 Modelli di STB per Freeview (numero per fascia di prezzo in £) ............................................35 I principali modelli di STB per la DTT in Germania...................................................................35 Il mercato degli ascolti..................................................................................................................36 La proiezione di abbonati a Sky Italia (migliaia) .......................................................................37 7 8 1. Introduzione e Sintesi Il Rapporto ANFoV 2003 riprende l’intuizione che l’Associazione aveva avuto a metà 2001, secondo la quale lo sviluppo delle ICT e della convergenza nei servizi di comunicazione dipendesse ormai in larga misura dallo sviluppo della larga banda. Per cui, fare il punto sulle ICT è come fare un “Broadband update”. Ma quali sono le notizie sui vari fronti del Broadband? Gli accessi Internet continuano a crescere, ma a ritmi molto più blandi: si prevede un 9% nel 2003, per arrivare alla saturazione intorno al 2005. Ma mentre le imprese saranno sostanzialmente in rete, le famiglie satureranno nel 2006 intorno al 40% di penetrazione. Si capisce che il modello “Internet PC” non consentirà di andare molto lontano, tenuto conto dell’alfabetizzazione informatica del paese, della conoscenza dell’inglese, della stessa scolarità, dell’invecchiamento della popolazione. E’ a questo punto che l’ulteriore diffusione dei servizi on-line sarà affidata alla DTT, la TV digitale terrestre, nella versione in chiaro che sembra prevalere a livello europeo. Le imprese italiane collegate a Internet sono oltre 2,8 milioni, ma circa 2,3 milioni lo sono ancora attraverso il dialup alla rete telefonica generale (RTG) oppure l’ISDN, mentre la larga banda è ancora minoritaria. Il profilo cambia nelle imprese con più di 50 addetti, dove la larga banda è già maggioritaria. Ma mentre il mercato in valore degli abbonamenti business cresce ancora, fra il 2001 e il 2006, a tassi annui composti del 24%, quello della larga banda si attesta su un modesto 8,4%, con una preoccupante saturazione, che nelle imprese sopra ai 50 addetti vedrà crescere ormai solo la fibra a scapito delle altre reti. Nelle famiglie le cose vanno anche peggio: la crescita nel quinquennio è del 6% all’anno. Su 6,8 milioni di famiglie collegate, 4,5 milioni lo sono in modalità free. Galoppa però l’ADSL, che nel quinquennio diventerà dominante fra le modalità a pagamento, pur sempre minoritarie. Anche la fibra ha buoni tassi di crescita, mentre il satellite resta marginale. In una telefonia su rete fissa che cresce ormai solo all’1% in valore, tutta la crescita è affidata alla larga banda, che nel quinquennio acquisterà un peso dell’11% sul mercato totale. Il tasso di crescita più promettente è quello del mercato delle Wireless LAN e in particolare di Wi-Fi, da 5 a quasi 500 milioni di Euro nel quinquennio, nonostante le varie criticità italiane, fra cui la mancanza di una legislazione per l’uso pubblico. Si affaccia anche l’uso di questa tecnologia, associata al satellite, per fornire connettività agli utenti di piccoli comuni dove non giungano né il cavo né l’ADSL. La TV digitale, terrestre e non, sta crescendo in Europa a tassi robusti. Si prevede che al 2008 la penetrazione media nelle famiglie europee sia del 45%, con una crescita molto elevata, nel periodo, del DSL Video. Ma l’Italia, se si guarda ai dati reali (compresa la pirateria, che tuttavia è in drastica diminuzione dopo l’uscita dei nuovi codici e con l’avvento di Sky Italia) è già al 27%. Il reiterato annuncio dello switch-off al 2006 affretterà l’allineamento dell’Italia all’Europa, dove il Regno Unito, con il lancio di Freeview, e la Germania, con l’esperimento del Brandeburgo, stanno conducendo la marcia verso una DTT in chiaro, con prezzo di accesso abbordabile. Due le strade in vista: un forte impegno pubblico o un forte stimolo alla concorrenza. In Italia sembra prevalere il primo, mentre il duopolio televisivo in chiaro continua a non essere scalfito. 9 Molte le novità regolatorie, fra 2002 e 2003, che vedrà in luglio il recepimento delle direttive europee sulle comunicazioni elettroniche. Cambia la stessa definizione di operatore con significativo potere di mercato (SMP), per allinearsi a quella utilizzata dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia per la nozione di “impresa che detiene una posizione dominante”, di cui all’art. 82 del Trattato CE. La Commissione ha dettato apposite linee guida alle Autorità nazionali (ANR), che impongono loro una disciplina particolarmente severa e un giudizio di ultima istanza riservato alla Commissione stessa. Si tratterà di capire come questo cambiamento in corsa influirà sulle questioni aperte in sede contenziosa, come ad esempio il price-squeeze sulle tariffe retail, la tempistica e la replicabilità delle offerte. In Italia è stato approvato il nuovo Piano nazionale di ripartizione delle frequenze, sono state varate le procedure per l’installazione delle infrastrutture necessarie all’introduzione della DTT, è stata varata una nuova disciplina degli ISP ed è in arrivo la nuova contabilità regolatoria che, dai costi pienamente distribuiti (FAC), ora ancora storici, ma in evoluzione verso quelli correnti, arriverà gradualmente ai costi incrementali di lungo periodo (LRIC). E’ stato poi varato il nuovo elenco telefonico generale, che comprende per la prima volta tutti gli operatori e anche la telefonia mobile. Aperta è invece ancora la questione della regolamentazione dell’offerta pubblica di Wi-Fi, dove tuttavia il Ministro delle Comunicazioni stesso ha sollecitato una soluzione rapida. In conclusione, di fronte a un netto rallentamento dello sviluppo delle nuove tecnologie, manca una strategia-paese che stabilisca delle priorità, o almeno una: la necessità di una rete nazionale di telecomunicazioni, che supporti un’offerta di larga banda che, se non universale, diventi almeno pervasiva. 10 2. Lo sviluppo di Internet nel 2002 La filiera degli operatori che offrono soluzioni e servizi Internet nel nostro Paese è costituita dalle aziende che hanno sviluppato un'offerta di servizi che comprendono: connettività IP, servizi ASP, system integration, servizi di web design e consulenza alle imprese che intendono aprire un sito Web e/o sviluppare soluzioni "IP based", servizi di raccolta della pubblicità online. Nelle diverse aree di business i competitor di importanza nazionale sono costituiti da: • • • • • Tav. 1 oltre 130 aziende tra Internet Service Providers e Carrier TLC che insieme ad una folta schiera di loro rivenditori, offrono abbonamenti e servizi di accesso ai consumatori privati e alle imprese; circa 150 ASP che offrono servizi professionali tramite le loro strutture di Data Center e Web Farm; oltre 150 aziende tra cui Software e System Integrators, che offrono soluzioni personalizzate, prodotti software e servizi professionali di outsourcing; oltre 350 Web Agencies, che offrono servizi di Web design, di sviluppo e gestione di siti Web di vetrina e di commercio elettronico; circa 30 Concessionarie e una decina di Portali generalisti che raccolgono pubblicità online. La filiera dei servizi Internet in Italia OFFFERTA Business Consumer Carrier e ISP Connettività e servizi complementari ASP Hosting/Housing Sicurezza Noleggio SW e applicativi SW e Web System Integrator Soluzioni personalizzate IP based, servizi professionali, produzione di SW Web Agency e Digital Consultant Digital Consulting Web design Portali e Concessionarie di pubblicità Raccolta spazi pubblicitari online Pianificazione comunicazione su Internet Servizi di accesso a Internet Giro d'affari 2001 (M.ni di €) 850 TOTALE 305 1.007 156 150 2.468 420 1.268 170 170 3.133 482 1.465 187 190 3.650 Previsioni 2002 (M.ni di €) 1.105 Previsioni 2003 (M.ni di €) 1.326 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 Il fenomeno Internet dopo anni di crescita continua pare ormai prossimo, in termini di diffusione, ai suoi plafond strutturali poiché le crescite previste, per i prossimi anni, sono dimensionabili in alcuni punti percentuali. 11 Ciò vale soprattutto per il mercato business (2,8 M.ni di aziende a fine 2002) ma anche per quello consumer (6,8 M.ni di famiglie). La quota di famiglie con accessi alla rete è cioè pari al 31,6% del totale mentre si prevede una quota di circa il 40% nel 2006. Tav. 2 La diffusione degli accessi Internet in Italia, 2002-2006 (unità) 10.000.000 9.000.000 8.000.000 7.000.000 Accessi Business 6.000.000 5.000.000 4.000.000 3.000.000 Accessi Residenziali 2.000.000 1.000.000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 Mentre la quota di aziende con accessi a pagamento si conferma del 72% nel 2002 ed in leggera crescita (previsto l'80% nel 2006); nel mercato residenziale le famiglie con accessi a pagamento appaiono, anche per l'effetto dell'adozione di soluzioni a larga banda, in netta crescita: dal 33,4% del 2002 al 57% previsto per il 2006. Tav. 3 La diffusione degli accessi Internet in Italia, 2002-2006 (unità) Numero Utenti 2002 2003 Var.% 02-03 2004 Var.% 03-04 2005 Var.% 04-05 2006 Var.% 05-06 790.925 730.000 -8% 700.000 -4% 700.000 0% 680.000 -3% 2.030.000 2.370.000 17% 2.600.000 10% 2.800.000 8% 2.890.000 3% 2.820.925 3.100.000 10% 3.300.000 6% 3.500.000 6% 3.570.000 2% 4.530.000 4.410.000 -3% 4.240.000 -4% 4.000.000 -6% 3.690.000 -8% Imprese con accesso gratuito Imprese con accesso a pagamento N. Imprese con accessi Business Famiglie con accesso gratuito Famiglie con accesso a pagamento N. Famiglie con acc. Residenziali 2.270.000 3.016.000 33% 3.789.000 26% 4.400.000 16% 4.910.000 12% 6.800.000 7.426.000 9% 8.029.000 8% 8.400.000 5% 8.600.000 2% TOTALE accessi Internet 9.620.925 10.526.000 5% 12.170.000 2% 9% 11.329.000 8% 11.900.000 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 La stima del mercato degli accessi è riferito al valore del canone di abbonamento che gli Utenti business e residenziali pagano agli ISP e agli operatori per l'accesso a Internet (sono 12 esclusi, quindi, i valori relativi al consumo e ai canoni dei soli servizi di telecomunicazioni come il traffico telefonico, canoni per linee dedicate…). Complessivamente il mercato degli abbonamenti nel 2002 sarà di 831 M.ni di Euro, di cui 568 M.ni riferiti agli abbonamenti business e 263 M.ni di Euro derivanti dagli abbonamenti degli Utenti residenziali. Gli abbonamenti business nel breve periodo rappresentano il segmento del mercato degli accessi destinato a crescere maggiormente, in relazione alla domanda di soluzioni di connettività a banda larga e in particolare dei collegamenti xDSL (ora principalmente ADSL). Considerazioni analoghe valgono anche per il mercato generato dagli Abbonamenti Residenziali, dove però è più evidente il peso che l'xDSL e le reti in Fibra ottica assumeranno nei prossimi anni, rispetto ai collegamenti sulle reti "dial up" RTG e ISDN. Tav. 4 Il mercato dei servizi di accesso a Internet (*), 2002-2006 (M.ni di Euro) 2002 2003 Abbonamenti Business a pagamento 568 Abbonamenti Residenziali a pagamento 263 Totale Accessi Internet 831 (*) Escluso Reverse Charge degli accessi free 764 Var.% 02-03 34% 380 1.144 45% 38% Milioni di EURO 909 Var.% 03-04 19% 536 1.445 41% 26% 2004 1.012 Var.% 04-05 11% 1.103 Var.% 05-06 9% 703 1.716 31% 19% 878 1.980 25% 15% 2005 2006 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 13 3. La domanda business A fine 2002 Internet ha raggiunto il 76% delle imprese italiane: sono cioè oltre 2,8 M.ni le aziende collegate alla rete , di cui: • 1,5 milioni di imprese (ovvero circa il 55% del totale utenti Internet) che si collegano ad Internet con la RTG; • 834mila imprese che si collegano utilizzando l'ISDN (30% delle imprese collegate); • circa 440mila imprese che utilizzano collegamenti Always on (15% delle imprese collegate), di cui 336mila utilizzano abbonamenti xDSL. La rete più diffusa per il collegamento ad Internet è la RTG utilizzata da circa 1,5 milioni di aziende per collegarsi alla Rete. Tra le imprese che utilizzano la RTG quelle utenti di servizi di Free Access sono circa 786mila e dalle nostre più recenti indagini emerge che esse rappresentano un vero e proprio "zoccolo duro", costituito prevalentemente da piccole aziende che utilizzano solo sporadicamente la Rete e raramente propense ad evolvere verso servizi Internet a pagamento. Invece le altre 798mila imprese utenti di abbonamenti a pagamento basati su collegamenti RTG sono costituite prevalentemente da professionisti e piccole imprese che utilizzano con continuità la Rete per ragioni strettamente correlate alle loro attività produttive. Tav. 5 Le imprese con accesso a pagamento per tipo di rete, 2002-2006 (unità) 3.500.000 Fibra 3.000.000 2.500.000 CD 2.000.000 DSL 1.500.000 ISDN 1.000.000 500.000 RTG 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 Nelle imprese con più di 50 dipendenti Internet è diffusa nel 97-98% dei casi, nelle aziende che hanno da 10 a 49 addetti la percentuale di quelle collegate è del 94%, mentre nelle aziende con meno di 9 addetti tale valore scende al 75%. 14 Le imprese che hanno raggiunto la penetrazione maggiore appartengono ai settori del "Terziario avanzato" della Finanza e dei Servizi Professionali, ai quali segue la Pubblica Amministrazione. Le imprese che invece registrano i più bassi tassi di diffusione fanno parte dei settori Trasporti, Costruzioni e Commercio al Dettaglio. La diffusione di Internet nelle imprese italiane appare strettamente correlata alle attività che comportano il trattamento di informazioni e dati di vario genere, mentre è evidente che la Rete è molto meno presente nei settori caratterizzati da una forte frammentazione e dalla presenza di molte microimprese artigianali. Tav. 6 Le medie e grandi imprese (con oltre 50 addetti) con accesso a pagamento per tipo di rete, 2001-2006 (unità) 30.000 Fibra 25.000 20.000 CD 15.000 DSL 10.000 ISDN 5.000 RTG - 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 Nei prossimi 4 anni il trend della diffusione di Internet nelle imprese sarà caratterizzato da: un incremento intorno al 30% annuo del numero delle medie imprese con banda larga: si stima che le 421mila imprese Always on (DSL, CD e Fibra Ottica) di fine 2002 raggiungeranno 1,4 milioni di unità a fine 2006; • una lentissima migrazione delle 790mila imprese che accedono con Free Access verso abbonamenti a pagamento; • un avviato processo di sostituzione dei collegamenti "dial up" (soprattutto ISDN) con collegamenti DSL e in Fibra ottica solo nelle imprese con oltre 50 addetti, che interesserà almeno 6000-7000 imprese entro il 2006; • una sostanziale stabilità del numero delle imprese con collegamenti su Circuiti Diretti, che appartengono prevalentemente alla fascia "top" dei settori Finanza, Ingrosso e Industria, "storicamente" dotati di reti dedicate . • 15 Il valore del mercato generato dalla spesa delle aziende collegate per servizi di accesso a Internet, pari a 568 milioni di Euro a fine 2002, crescerà sino a 1.100 milioni entro il 2006. Tav. 7 La domanda business di servizi di accesso a Internet, 2001-2006 (unità) N. aziende con accesso a Internet di cui: - con collegamenti Always on (*) Valore del mercato degli abbonamenti business (M.ni di Euro) di cui: - Always on (*) 2001 2.450.000 2002 2.820.000 2006 3.570.000 196.000 440.500 1.360.000 376 568 1.097 228 401 995 (*) xDSL, CD e altre reti, escluso RTG e ISDN. Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 Tale trend sarà determinato essenzialmente da: • il progressivo abbassamento dei prezzi medi degli abbonamenti ADSL; • la lenta diminuzione del numero delle imprese utenti di abbonamenti "dial up", per i quali è prevista una significativa riduzione dei prezzi di mercato; • la veloce diffusione di offerte integrate Voce-Dati-Internet basate su Fibra Ottica, inizialmente però destinata ad interessare quasi esclusivamente le imprese delle grandi aree metropolitane. Tav. 8 Il mercato degli abbonamenti business per tipo di rete (*), 2001-2006 (M.ni di Euro) Milioni di EURO 2002 2003 Abbon. Business a pagamento 568 764 di cui: RTG 55 43 ISDN 112 117 DSL 321 493 CD 52 58 Fibra 28 53 (*) Escluso Reverse Charge degli accessi free Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 16 Var.% 02-03 2004 Var.% 03-04 2005 Var.% 04-05 2006 Var.% 05-06 34% 909 19% 1.012 11% 1.103 9% -23% 5% 53% 11% 91% 31 115 614 61 90 -28% -2% 24% 5% 68% 20 108 682 62 140 -35% -5% 11% 2% 56% 10 92 740 62 198 -48% -15% 8% 0% 41% Tav. 9 Il mercato degli abbonamenti business a pagamento per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro) 1.200 Fibra 1.000 800 CD 600 DSL 400 ISDN 200 RTG 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 Tav. 10 Il mercato degli abbonamenti business delle imprese con oltre 50 addetti (*), per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro) Milioni di EURO Abbon. Business pagamento di cui: RTG ISDN DSL CD Fibra 2002 2003 Var.% 02-03 2004 Var.% 03-04 2005 Var.% 04-05 2006 Var.% 05-06 98 107 9% 117 9% 124 6% 128 4% 1 4 54 25 14 0 3 56 28 19 -38% -32% 5% 11% 35% 0 2 56 30 29 -43% -34% 0% 6% 48% 0 1 55 31 36 -56% -35% -3% 5% 27% 0 1 53 33 41 -60% -34% -2% 5% 13% a (*) Escluso Reverse Charge degli accessi free Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 17 Tav. 11 Il mercato degli abbonamenti business a pagamento delle imprese con oltre 50 addetti (*), per tipo di rete , 2001-2006) 140 Fibra 120 100 CD 80 DSL 60 ISDN 40 20 RTG 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 Continua a crescere considerevolmente il numero di imprese che realizzano siti web aziendali: nell'ultimo anno le aziende con siti Web sono aumentate del 40% passando da 600mila a 837.500 e si prevede che diventeranno oltre 1,3 milioni entro il 2006. Questa evoluzione è caratterizzata da: 18 • una predominanza schiacciante dei siti "vetrina" rispetto ai siti di commercio elettronico (sia BtoC che BtoB): stimiamo 830.000 imprese con sito solo promozionale a fronte di sole 7.500 con siti che offrono funzioni di commercio elettronico (ovvero ordinazione/prenotazione e pagamento online); • un significativo processo di "upgrade" delle "vetrine" online delle medie imprese, che nell'ultimo anno hanno iniziato a raccogliere risultati significativi dalle vendite online e che ci consentono di stimare che i siti di commercio elettronico BtoC saranno destinati a crescere ancora con incrementi annui intorno al 25-30% all'anno; • lo sviluppo di portali aziendali integrati (con aree dedicate a clienti, fornitori e partners, funzioni BtoC e BtoB, news di settore..) collegati con le Intranet/Extranet da parte delle imprese "top", per le quali la realizzazione del sito è lo strumento attraverso cui si attuano le strategie di "web presence" e di comunicazione aziendale. La domanda di servizi di sviluppo e pubblicazione in Internet dei siti è influenzata essenzialmente da: • la diffusa tendenza delle PMI a realizzare siti Web molto semplici e spesso limitati a funzioni di "brochure online", che non richiedono impegni e investimenti superiori ai 2-3000 Euro all'anno; • una lieve crescita dei prezzi per lo sviluppo dei servizi di Web design, System Integration e Hosting/Housing per la realizzazione dei portali aziendali dove sono previsti impegni crescenti da parte delle imprese clienti, in relazione alla crescente necessità di integrare i servizi Web con i sistemi informativi aziendali. Tav. 12 La domanda business di servizi di sviluppo e pubblicazione in Internet dei siti Web, 20012006 N. aziende con sito Web di cui: - con sito di commercio elettronico N. aziende con sito in Hosting Valore del mercato dei servizi di sviluppo dei siti Web (M.ni di Euro) di cui: - per siti di commercio elettronico Valore del mercato dei servizi di Hosting e Housing 2001 600.000 2002 837.500 2006 1.721.500 5.800 483.000 7.500 665.500 21.500 1.321.500 439 558 849 102 217 118 305 192 672 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 19 4. La domanda residenziale Nelle famiglie italiane nel corso dell'ultimo anno Internet ha continuato a diffondersi con incrementi decrescenti rispetto agli anni scorsi. Le famiglie italiane collegate a Internet a fine 2002 sono circa 6,8 M.ni e si stima diventeranno 8,6 milioni entro il 2006. La diffusione degli accessi presso i consumatori privati appare oggi molto legata alla possibilità di utilizzare accessi "Free Access" ; i circa 4,5 milioni le famiglie che, a fine 2002, accedevano a tali abbonamenti si prevede però calino fino a raggiungere i 3,7 milioni nel 2006; di contro le famiglie con abbonamenti a pagamento che a fine 2002 sono 2.270.000 diventeranno ben 4,9 milioni entro il 2006. Per quanto riguarda la diffusione dei collegamenti "dial up" e a banda larga il trend è caratterizzato da: • una significativa riduzione del numero delle famiglie che utilizzano abbonamenti a pagamento basati su RTG e ISDN; • un deciso incremento degli abbonamenti ADSL che cresceranno anche in funzione dell'abbassamento dei prezzi e del diffondersi delle offerte "Flat"; • un incremento più lento delle famiglie che accedono con collegamenti in Fibra ottica, correlato all'evolvere del cablaggio delle principali aree metropolitane e al diffondersi di offerte integrate Voce-Internet. Per collegarsi a Internet le famiglie utilizzano prevalentemente collegamenti "dial up" e, nella grande maggioranza dei casi, la normale rete telefonica (RTG nell'86,2% dei casi e ISDN nell'11,1% dei casi). Le famiglie con accessi a banda larga sono circa 325.000, di cui 245.000 con abbonamenti ADSL e 80.000 con abbonamenti basati su collegamenti in fibra ottica, mentre sono circa 5.000-8.000 le famiglie che accedono ad Internet via satellite. Queste famiglie rappresentano solo il 4,7% del totale delle famiglie collegate ed il 14,3% delle famiglie che utilizzano un abbonamento a pagamento. Tav. 13 Le famiglie con accesso a pagamento per tipo di rete, 2002-2006 (unità) Numero Utenti Utenti con accesso a pagamento di cui: RTG ISDN ADSL Fibra e altro 2002 2003 Var.% 02-03 2004 Var.% 03-04 2005 Var.% 04-05 2006 Var.% 05-06 2.270.000 3.016.000 33% 3.789.000 26% 4.400.000 16% 4.910.000 12% 1.220.600 724.000 245.400 80.000 1.543.100 720.000 592.900 160.000 26% -1% 142% 100% 1.764.100 720.000 1.079.900 225.000 14% 0% 82% 41% 1.720.000 680.000 1.700.000 300.000 -2% -6% 57% 33% 1.494.000 650.000 2.400.000 366.000 -13% -4% 41% 22% Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 I dati sulla diffusione variano per ampiezza del centro di residenza e mostrano tassi di penetrazione più alti della media nelle grandi città da 100.000 a 250.000 abitanti. Nelle 20 grandi aree metropolitane nonostante il peso degli utenti più avanzati (famiglie con alto reddito, grado di scolarizzazione e utenti che si collegano anche dall'ufficio e da scuola) di Milano e Roma si riscontra un valore più basso della media. Tav. 14 Le famiglie con accesso a pagamento per tipo di rete, 2001-2006 (unità) 6.000.000 5.000.000 Fibra 4.000.000 ADSL 3.000.000 ISDN 2.000.000 1.000.000 2001 RTG 2002 2003 2004 2005 2006 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 Da indagini svolte nel giugno 2002 la penetrazione, alla data, presso le famiglie italiane era del 30,2% sul totale universo residenziale: tale diffusione raggiunge il 34,5% nelle regioni centrali, si attesta intorno al 31,5% nelle regioni del Nord e scende al 25,8% nelle regioni del Sud e isole. Nel complesso l'Italia Centrale fa registrare il tasso di penetrazione più alto, mentre si trova al terzo posto in termini assoluti (1.438.000 famiglie). Per contro il Sud e le Isole mostrano la diffusione più contenuta (21,1%, l'unico valore al di sotto della media), ma si piazzano al primo posto in termini assoluti con circa 1,8 M.ni di famiglie. Il numero medio degli utenti Internet per famiglia è di 1,97. Tale numero è maggiore nelle regioni del Sud e lievemente più basso nelle regioni del Nord. In base a questa valutazione stimiamo che le persone che si collegano (con una frequenza di almeno 1 volta negli ultimi 6 mesi) ad Internet in Italia siano circa 14 milioni. 21 Tav. 15 La diffusione di Internet nelle famiglie italiane per regione, giugno 2002 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 L'Emilia Romagna con 681.000 famiglie che accedono a Internet, è la regione con il più alto tasso di diffusione (41,6%). Seguono l'Umbria (40,1%), il Lazio (37,2%) e la Liguria (33%) e altre 5 regioni con tassi di diffusione sopra la media: Piemonte, Toscana, Lombardia e Abruzzo. Le regioni con i maggiori numeri assoluti di famiglie collegate sono: la Lombardia, il Lazio, Emilia Romagna e il Piemonte, dove è evidente il peso delle attività del terziario avanzato. Per quanto riguarda la diffusione di Internet nelle famiglie italiane è evidente il "digital divide" tra quelle composte da persone con meno di 44 anni e con reddito più elevato che si confermano i maggiori utenti, e quelle con reddito medio-basso formate da persone più anziane che sono utenti solo più raramente. 22 La diffusione più alta si riscontra nella fascia delle famiglie con responsabili con età compresa tra i 18 e i 34 anni, mentre valori decrescenti riguardano invece i gruppi di famiglie con responsabile di età maggiore. Oltre il 44% delle famiglie il cui responsabile appartiene alle categorie degli impiegati/quadri/dirigenti e degli imprenditori/liberi professionisti dispone di almeno un abbonamento di accesso a Internet. Si attestano su valori lievemente superiori alla media anche le famiglie con il responsabile appartenente alla categoria dei lavoratori in proprio/artigiani, mentre invece mostrano tassi di diffusione inferiori alla media i gruppi di famiglie i cui responsabili sono casalinghe/studenti/disoccupati, operai e pensionati. Il tasso di diffusione di Internet tra le famiglie diminuisce anche col livello di istruzione del responsabile della gestione familiare: si passa infatti dai valori superiori alla media dei laureati, dove più del 60% può contare sull'accesso a Internet, al gruppo delle famiglie il cui responsabile ha la sola licenza elementare o dichiara di non aver frequentato alcuna scuola, che solo nel 16,8% è dotato di un abbonamento a Internet. Il trend del valore del mercato sarà influenzato essenzialmente da: • il progressivo abbassamento dei prezzi dei collegamenti ADSL, che stimolerà le famiglie più giovani e con reddito medio-alto ad abbandonare gli abbonamenti in "dial up" a pagamento a favore di collegamenti Always on; • un lento incremento delle famiglie che accedono con collegamenti in Fibra ottica, correlato all'evolvere del cablaggio delle principali metropolitane e al diffondersi di offerte integrate Voce-Internet. Tav. 16 Il mercato degli abbonamenti (*) residenziali per tipo di rete, 2001-2006 (M.ni di Euro) Milioni di EURO Totale Accessi Residenziali di cui: RTG ISDN ADSL Fibra 2002 2003 263 380 Var.% 02-03 45% 73 95 62 34 68 87 166 59 -7% -9% 170% 76% 536 Var.% 03-04 41% 58 74 315 89 -14% -15% 89% 50% 2004 703 Var.% 04-05 31% 49 57 484 114 -17% -23% 53% 29% 2005 878 Var.% 05-06 25% 35 40 662 140 -28% -28% 37% 22% 2006 (*) Escluso Reverse Charge degli accessi free Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 23 5. Il mercato Wireless LAN in Italia Lo scenario italiano del mercato delle wireless LAN appare piuttosto complesso e influenzabile nel breve dall'evoluzione di alcune importanti variabili, essenzialmente costituite da: • l'attuale assenza di una completa regolamentazione normativa che consenta di commercializzare servizi di trasmissione Wi-Fi al pubblico: dopo le polemiche di fine 2002 è stato annunciato dal ministro Gasparri (al momento di redigere questo rapporto) un provvedimento specifico che risolva l'attuale "blocco" dei servizi basati su "hot spot" pubblici, ma che dovrà avere l’assenso di AGCom e Antitrust; • la non definitiva affermazione sul mercato Europeo dello standard tecnologico 802.11b (Wi-Fi): mentre negli USA stanno uscendo le versioni migliorative 802.11g/h/i, in Europa nei prossimi mesi potrebbe aprirsi la sfida con lo standard ETSI HIPERLAN/2 e, nel lungo periodo forse anche con l'UMTS; • la limitata diffusione dei servizi di connettività a banda larga sinora raggiunta nelle aziende e nelle famiglie italiane che al momento non consente di prevedere forti incrementi della domanda di collegamenti wireless per almeno i prossimi 2 anni; • la presenza di un parco PC e PDA che, specialmente nelle famiglie, in buona parte deve essere rinnovato per poter supportare non solo la scheda wireless ma soprattutto il collegamento Internet a banda larga; • la lenta ma progressiva diffusione dei telefonini GPRS e il prossimo arrivo dei primi servizi UMTS: anche se dall'inizio del 2002 si stanno diffondendo gli utenti con terminali GPRS, sembrano ancora molto pochi quelli che li utilizzano per servizi dati e Internet; tuttavia offerte concorrenziali, nuovi servizi di intrattenimento e il lancio dei primi servizi UMTS potrebbero catturare l'attenzione dei consumatori verso queste tecnologie wireless. Pur in presenza di tali criticità il mercato italiano delle reti Wi-Fi che attualmente ha un valore di 5,6 milioni di Euro si prevede crescerà sino a 474 milioni entro il 2006. Il segmento più importante è costituito dalle soluzioni di W-LAN business che partendo da un valore di circa 5 M.ni di Euro cresceranno sino a 253 milioni di Euro, mentre il segmento delle soluzioni residenziali sembra esser destinato a raggiungere più modesti risultati. Nel mercato business gli scenari formulabili devono tener conto anche dei seguenti aspetti: • 24 sono percepiti al momento forti problemi di sicurezza non solo delle soluzioni W-LAN, ma più in generale per tutte le soluzioni di reti IP based. Secondo molte aziende, nell'ultimo anno, la sicurezza ha costituito una delle più significative voci di spesa ed un tema al quale il Top Management sembra essere diventato particolarmente sensibile. Per questa ragione e anche in relazione alle notizie stampa poco rassicuranti sulla sicurezza delle W-LAN, l'approccio all'introduzione di queste soluzioni è generalmente molto cauto; • altro argomento che risulta essere vincolante nell'adozione di soluzioni W-LAN riguarda il prevedibile aumento di spesa ICT che le aziende dovrebbero sopportare, non tanto per servizi di network management e system integration, quanto soprattutto per i maggiori costi di connettività a banda larga. • di contro sono percepiti come importanti i vantaggi relativi al costo limitato delle W-LAN rispetto ai cablaggi tradizionali e alla grande flessibilità consentita da questa al personale tecnico e di coordinamento. Parallelamente il valore generato dai servizi di connettività basati su "hot spot" pubblici si stima che passerà dai circa 11 milioni di Euro nel 2003 a 176 milioni nel 2006. Questo mercato, attualmente bloccato per la mancanza di una completa normativa di regolamentazione, dovrebbe ripartire entro il 2003 in seguito ad un provvedimento ministeriale (già annunciato) che stabilisca le regole per la commercializzazione dei servizi Wi-Fi al pubblico. Nel periodo 2002-2006 si prevede che gli utenti dei servizi di W-LAN private (sia Business che Consumer) passeranno dalle attuali 8.800 a 809.200 persone. Nelle W-LAN Business gli utenti cresceranno dagli attuali 7.700 a 419.200 nel 2006, rispettivamente attestati sulle relative aziende che passeranno da 800 a circa 60.000 unità. Nelle Home W-LAN gli utenti passeranno dagli attuali 1.100 (attestati su 1.000 famiglie) a circa 390.000 corrispondenti a 300.000 famiglie che avranno installato una rete Wi-Fi residenziale. Ciò significa che entro il 2006 circa il 10% delle aziende con Intranet avrà una W-LAN, mentre circa il 15% delle famiglie collegate a Internet a banda larga (con ISDN o ADSL o Fibra) avrà adottato una soluzione di Home W-LAN. Tav. 17 Gli utenti Wi-Fi in Italia, 2002-2006 (unità) N. Utenti Utenti di soluzioni W-LAN private, di cui: - Utenti collegati a W-LAN Business - Utenti collegati Home W-LAN Utenti di "hot spot" pubblici 2002 8.800 7.700 1.100 n.s. 2003 46.300 39.400 6.900 54.100 2004 141.900 99.900 42.000 171.200 2005 411.600 239.100 172.500 431.700 2006 809.200 419.200 390.000 843.000 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 Per quanto riguarda gli utenti dei servizi "hot spot" pubblici, dal 2003 al 2006, è prevista invece una crescita da 54.100 a 843.000 unità, che prevediamo potranno utilizzare da 190 a 950 "hot spot" pubblici. Una volta sbloccata la situazione normativa, prevediamo che i siti di "hot spot" Wi-Fi nasceranno inizialmente nei principali luoghi di passaggio e frequentati soprattutto da utenti business, mentre in un secondo momento si diffonderanno soprattutto in relazione all'emergente esigenza di connettività Internet da parte di comunità "non business", in siti come le grandi biblioteche e i luoghi di studio, i centri commerciali e le librerie multimediali, le grandi strutture turistiche. Fra queste, sono stati annunciate applicazioni Wi-Fi che, partendo da una connessione satellitare nell’edificio comunale, consentano, a qualche centinaio di metri, connessioni Wi-Fi a costi irrisori a utenti residenti in questi comuni non serviti né da DSL né da fibra. L'evoluzione del mercato italiano dei servizi Wi-Fi , come si è visto ad oggi ancora in fase embrionale, è influenzata da alcune variabili fra le quali non possiamo non considerare la questione dell'impatto del GPRS e il prossimo l'arrivo dei servizi mobili 3G dove, nonostante le polemiche estive sollevate dagli operatori licenziatari dell'UMTS siano state superate, resta ancora qualche perplessità sulla possibile collisione con i servizi basati su Wi-Fi nel medio e lungo periodo. 25 Secondo le nostre valutazioni (convalidate anche da fonti internazionali) alla fine del 2002 gli utenti dei servizi GPRS in Italia erano circa 600-700.000 , per raggiungere i 4-5 milioni entro il 2004. Due operatori prevedono di lanciare i primi servizi UMTS già entro la prima metà del 2003. A fronte quindi dei milioni di utenti previsti per il GPRS e l'UMTS, nello stesso periodo il Wi-Fi non coinvolgerà più di 150.000 utenti e non si può perciò parlare di erosione della domanda di servizi mobili, ma piuttosto di un'evoluzione dei servizi di connettività da rete fissa. In un simile scenario a breve-medio termine la coesistenza con i servizi di W-LAN pubbliche sembra del tutto ammissibile: per la maggior parte degli utenti "in movimento" i servizi di voce e messaggistica restano attestati sui telefonini, mentre la navigazione e le applicazioni Internet sono invece sviluppate attraverso i PC Laptop collegati a "hot spot" pubblici. Inizialmente gli "hot spot" si configureranno come un luogo temporaneo di lavoro o di studio per la comunità business costituita da un numero piuttosto limitato di utenti interessati ad accedere a Internet/Intranet da remoto con applicazioni piuttosto "pesanti" e di "collaborative work". Mentre il GPRS costituirà lo strumento preferenziale per il folto numero di utenti (soprattutto Consumer) che accedono ad applicazioni "leggere" e utilizzabili anche in movimento (o con pochi minuti a disposizione), come la posta elettronica, la messaggistica multimediale e qualche breve navigazione Internet. Nel medio-lungo periodo, con l'arrivo dell'UMTS, questa coesistenza potrebbe però essere sempre meno scontata: se è vero che la maggiore capacità offerta dalle tecnologie 3G renderà facilmente accessibili applicazioni a banda larga, molti "hot spot" pubblici potrebbero non essere più così attrattivi. Qui si potrà forse fare un'eccezione per i luoghi molto specifici come scuole, biblioteche, strutture turistiche, musei... frequentati da utenti Consumer che pur dovendo effettuare lunghe navigazioni e scambi di dati consistenti continueranno ad avere una limitata disponibilità di spesa. Inoltre non è escluso che in non più di una decina di grandi siti essenzialmente costituiti da aeroporti, grandi stazioni, fiere, grandi centri congressi e alberghi, gli "hot spot" anche nel lungo periodo potranno rappresentare una "commodity" complementare ai servizi 3G, per le applicazioni che richiedono molta banda e tempi lunghi di utilizzo. 6. L'evoluzione del mercato TLC verso la larga banda Il mercato dei servizi di telecomunicazioni su rete fissa negli ultimi 2 anni ha iniziato a registrare una crescita lievemente inferiore a quella degli anni precedenti: dal +3,5% nel 2001 è passata all'1,5% nel 2002 e si prevede che si attesterà intorno al +1,4% nel 2003. Le ragioni del rallentamento della crescita avvenuto tra il 2001 e il 2002 sono attribuibili alla progressiva contrazione delle tariffe dei servizi "dial up" e trasmissione dati su reti tradizionali. In contrasto nello stesso periodo sono però aumentati significativamente i ricavi per collegamenti in fibra ottica e ADSL/HDSL, seguiti dai servizi complementari e soprattutto i servizi telefonici a valore aggiunto PRS (ovvero servizi 899, 892, 166, 709) e servizi di Numero Verde. I ricavi di questi segmenti di servizi continueranno a crescere significativamente anche nel corso del 2003. Tav. 18 26 Il mercato END USER delle telecomunicazioni su rete fissa, dal 2001 al 2005 (M.ni di euro) Servizi di fonia e dati su RTG e ISDN Circuiti Affittati e altre reti dati tradizionali Collegamenti Always on (ADSL/HDSL, fibra ottica) Altri servizi (Numero verde, PRS, Abbonamenti Internet dial up e CD, ASP, outsourcing, servizi complementari) Totale mercato 2001 2002 2003 2004 2005 15.151 1.088 14.914 1.020 14.637 895 14.193 787 13.733 682 380 653 1.132 17.751 1.434 18.021 1.079 1.649 2.230 1.669 18.280 1.868 18.496 2.028 18.673 Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 Tav. 19 Trend di crescita del mercato END USER delle telecomunicazioni su rete fissa, dal 2001 al 2005 Servizi di fonia e dati su RTG e ISDN Circuiti Affittati e altre reti dati tradizionali Collegamenti Always on (ADSL/HDSL, fibra ottica) Altri servizi (Numero verde, PRS, Abbonamenti Internet dial up e CD, ASP, outsourcing, servizi complementari) Totale mercato VAR % 01-02 VAR % 02-03 VAR % 03-04 VAR % 04-05 VMA % 03-05 -1,6% -6,2% -1,9% -12,2% -3,0% -12,1% -3,2% -13,3% -3,1% -12,7% 71,9% 65,3% 52,8% 35,2% 43,7% 26,6% 1,5% 16,4% 1,4% 11,9% 1,2% 8,6% 1,0% 10,2% 1,1% Fonte: ANFoV/Databank Consulting, 2002 I ricavi per la connettività a banda larga sono cresciuti gradualmente già a partire dal 2001 nelle aziende di maggiori dimensioni e in relazione alla loro capacità di integrare le tecnologie ICT e Internet nei loro processi produttivi e di vendita, mentre lo sviluppo della domanda dei servizi a banda larga da parte utenti residenziali assumerà dimensioni significative a partire dalla fine del 2003. Nelle grandi aziende la domanda di connettività a banda larga è spesso associata a quella di servizi complementari di sviluppo e progettazione di reti aziendali IP based multiservizio (es. Intranet-Extranet che integrano servizi dati e fonia) quali: sicurezza, hosting/housing, outsourcing e sviluppo di soluzioni IP-VPN. Per quanto riguarda il mercato consumer lo sviluppo della banda larga sembra essere correlato alla progressiva diminuzione dei prezzi degli abbonamenti ADSL e probabilmente alla presenza in Rete di contenuti in grado di attrarre nuove fasce di utenza e determinare un aumento della durata dei collegamenti e del numero di pagine viste. Nel breve termine i contenuti più importanti saranno costituiti da giochi, musica, video, oroscopi, cartomanzia e "servizi per adulti". Nel medio termine Internet potrà diventare anche il canale di contenuti informativi a carattere "professionale" correlati a servizi di formazione, home banking e commercio elettronico di beni immateriali (abbonamenti a riviste, viaggi, assicurazioni...). 27 7. La TV Digitale. 2002 - un anno da non dimenticare 7.1. Il quadro di riferimento Il 2002 verrà ricordato, non soltanto in Italia, come l’anno della crisi e del consolidamento. Terminati gli entusiasmi acritici sulle sorti progressive del digitale, ciò che rimane sono i fallimenti, le chiusure e le proposte di fusione tra operatori, in contrapposizione al lancio di nuove piattaforme, allo sviluppo del pluralismo e della concorrenza quale diretta “naturale” conseguenza della moltiplicazione dei canali e del passaggio dall’analogico al digitale, che avevano caratterizzato la prima fase di lancio e implementazione del quinquennio precedente. L’idea che grazie alla conversione al digitale il settore televisivo potesse continuare a registrare i tassi di crescita sperimentati in passato, ha finito per generare delle attese molto forti negli operatori, collegate in primo luogo alla rapidità del processo di transizione. Il positivo andamento del mercato europeo nei primi 5 anni, soprattutto se paragonato al resto dei paesi industrializzati, dove la DTV fa maggiore fatica ad affermarsi1, ha pertanto contribuito a rafforzare l’equivoco di un ciclo espansivo coincidente con l’intera durata del processo di transizione (2006-2010). La sostenibilità di tale ipotesi, in presenza di una competizione diretta anche sull’unica effettiva modalità distributiva (satellite), è stata smentita dalla realtà dei fatti, come emerge anche dai recenti drammatici eventi che hanno coinvolto alcune delle maggiori pay-TV continentali. Nel Regno Unito va infatti registrata la chiusura di ITV Digital (in parte compensata dal lancio di Freeview), in Spagna quella di Quiero, mentre il fallimento del gruppo Kirch in Germania ha portato a uno spezzatino da parte delle banche creditrici. Nel frattempo, alla proposta di fusione tra Stream e Telepiù in Italia è seguita quella fra Canal Satélite e Vìa Digital in Spagna, un paese che vede profilarsi all’orizzonte anche la possibile fusione fra i cablo operatori Ono e Auna, mentre in Francia da tempo sono in corso trattative tra le due piattaforme satellitari Canal Satellite e TPS. In tutti i casi considerati, spesso anche come fattore scatenante dei fallimenti e delle chiusure registrati negli ultimi tempi, è proprio l’impossibilità di controllare la componente legata ai costi di acquisizione dei contenuti a determinare il difficile equilibrio economico dell’impresa di TV digitale e la “strutturale” debolezza del suo modello di business basato sull’offerta a pagamento. La fine di questa prima fase (1996-2001), insieme “ideologica e tecnocratica”, accanto alla stagnazione del mercato e all’arretramento delle posizioni, segna anche l’inizio di una fase nuova, più matura, caratterizzata dalla convinzione che dove c’è vera concorrenza in termini di sistema complessivo (Tv analogica e digitale, Tv digitale e servizi a larga banda) vi siano maggiori opportunità di superamento della crisi e dunque di ripresa e sviluppo del mercato. 1) Solo a partire dal 2000 gli Usa hanno cominciato a recuperare parte del terreno perduto, mentre in AsiaPacifico la situazione è ancora di forte ritardo 28 7.1.1. L’andamento del mercato L’insieme dei fattori analizzati in precedenza ha comportato dunque una sostanziale stagnazione del mercato, che è cresciuto in misura inferiore al 2% su base annua. Si tratta del più basso incremento degli ultimi anni, ma di fatto tutte le stime ottimistiche degli anni precedenti sono state anche in prospettiva ridimensionate. L’andamento del mercato DTV in Europa 30 30 27 24 25 % milioni Tav. 20 25 20 20 18 16 15 15 16 10 10 10 11 5 5 0 0 0 1996 5 7 2 1 3 1997 1998 0 1999 2000 abitaz. DTV 2001 2002 penetrazione Fonte: ANFoV / Italmedia Consulting A titolo indicativo basti considerare come per il 2008 Informa Media preveda una penetrazione del digitale nei principali paesi europei del 45% e del 28% in Italia. Se pensiamo che per il 2006 l’Italia dovrebbe “spegnere” l’analogico, ci si rende conto di quanto la crisi degli ultimi tempi abbia ricondotto a valutazioni più realistiche gli operatori del settore e reso meno plausibili i modelli dirigistici di approccio al mercato. Tav. 21 Stima delle abitazioni digitali nei principali paesi europei (2008) Penetrazione Cavo Satellite DSL Video DTT Totale Francia 4.381.000 4.541.000 1.375.000 681.000 10.977.000 48 Germania 4.662.000 1.611.000 1.500.000 1.401.000 9.174.000 26 (% su abit. Tv) 29 Italia 156.000 3.597.000 1.500.000 803.000 6.057.000 28 Spagna 1.669.000 2.779.000 223.000 556.000 5.227.000 43 UK 4.660.000 8.072.000 756.000 2.269.000 15.757.000 63 Totale 15.528.000 20.600.000 5.354.000 5.710.000 47.192.000 45 Fonte: Informa Media In termini di quote di mercato, si è registrato un sostanziale mantenimento delle posizioni, con alcune piccole variazioni, che premiando però il satellite, cioè la modalità storicamente dominante nel digitale, appare in chiave di market analysis per molti versi sorprendente. In realtà però il fallimento del digitale terrestre e la crisi generalizzata del cavo (con l’unica rilevante eccezione della Spagna) hanno favorito il consolidamento dell’unica piattaforma dotata di una consistente forza di mercato. Tav. 22 Ripartizione del mercato della TV digitale in Europa per modalità distributive 2001 2002 Cavo 25% DTT 7% Cavo 23% DTT 6% DTH 68% DTH 71% Fonte: ANFoV / Italmedia Consulting In termini di singoli paesi, il Regno Unito mantiene largamente il suo primato, anche se la penetrazione rimane sostanzialmente sullo stesso livello dell’anno precedente (+1%). E’ da segnalare al riguardo la peculiarità del caso italiano, dove a fronte di una potenzialità evidente, costituita dal dato stimato (il 27% del totale abitazioni TV), fa riscontro un dato ufficiale, dove dal secondo posto si passa addirittura al penultimo. 30 penetrazione TV digitale in Europa (% su abitazioni TV) 41 27 26 23 23 21 21 20 13 Germania Italia (ufficiale) Francia Irlanda Spagna Norvegia Svezia 7 Danimarca 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 della Italia (reale) La Regno Unito Tav. 23 Fonte: ANFoV / Italmedia Consulting A partire dallo scorso mese di giugno, questa forbice sembra però destinata a ridursi, in virtù del passaggio dalla codifica Seca al Seca2 per gli abbonati a Tele+ Digitale e l’imminente passaggio da Irdeto a Irdeto2 per i vecchi abbonati Stream: l’arrivo di Murdoch porterà molto probabilmente all’adozione di uno standard unico, il blindatissimo NDS. Intanto comunque Telepiù trae vantaggio dalla guerra alla pirateria e porta a casa dei risultati molto incoraggianti: aumenta i propri abbonati fino a 1,8 milioni, con una crescita di 300 mila unità in appena 6 mesi e diventa la prima pay-Tv digitale del gruppo Canal Plus. Ciò le consente di raggiungere uno storico risultato, il break even operativo per la prima volta dopo ben 12 anni di attività. 7.1.2. Il digitale terrestre e lo sviluppo del modello in chiaro Attualmente sono 4 i paesi in cui è stato lanciato operativamente un servizio di TV digitale terrestre a livello nazionale – Regno Unito, Svezia, Spagna e Finlandia -, mentre in Germania, seguendo il modello federale, la DTT è stata lanciata nel corso del 2002 nella regione Berlino – Brandeburgo. In termini complessivi, il fallimento dei progetti più ambiziosi, quello inglese e spagnolo, ha provocato un generale arretramento dei piani di sviluppo nazionali, che sono stati ulteriormenti ritardati, ma soprattutto hanno riaperto il dibattito sul modello di business in grado di consentire in tempi rapidi la più ampia penetrazione della DTT, avendo di vista l’obiettivo finale dello switch off dell’analogico. In particolare, con la parziale eccezione della Francia, che ha rivisto radicalmente e rilanciato a partire dallo scorso mese di novembre il proprio piano nazionale, a seguito della presentazione del Rapporto Boyon, si è fatta strada la convinzione che il terrestre presenti peculiarità molto forti rispetto alle altre modalità distributive digitali, tali da prevedere un modello di sviluppo autonomo. 31 In questa chiave sembra emergere attualmente una forte preferenza per l’opzione in chiaro, che, pur mantenendo delle finestre di opportunità per i nuovi entranti, ribadisca sostanzialmente il ruolo preminente di spinta e stimolo da parte dei broadcaster generalisti analogici anche nel passaggio al digitale. Un modello prospettato fin dall’inizio, con qualche significativa variante, dal progetto italiano, e che presenta come caratteristiche comuni e prevalenti una minore centralità del prodotto premium, con conseguente minore attrattività dei programmi ma anche minore costi di funzionamento, una limitata ma in molti casi attraente offerta tematica e una più forte integrazione tra programmi televisivi e interattività, attraverso l’uso di standard aperti (a cominciare dall’MHP). In alcune esperienze e progettualità, come la Finlandia e l’Italia, oltre alla problematica rapidità della chiusura analogica (2006) c’è anche una notevole accentuazione degli usi sociali e pubblici del digitale terrestre (e-government) e la sua possibile integrazione con le politiche di sviluppo dei servizi a banda larga, con particolare riferimento all’interoperabilità (vedi DTT e UMTS). In questo nuovo contesto, il Regno Unito ha confermato il suo ruolo guida in Europa, nonostante il fallimento di ITV Digital. In realtà a fallire non è stata la DTT ma il business model di ITV Digital, che ha preteso di competere direttamente sull’offerta pay con un concorrente come BSkyB e sfidarlo sul piano dell’acquisizione dei diritti e del sussidio dei STB. Tutto ciò si è tradotto in una terribile débacle finanziaria per Carlton e Granada, le amittenti commerciali, con conseguenze molto pesanti per il principale operatore privato ITV, il terzo canale, di cui queste società, prossime alla fusione, sono i maggiori e ormai quasi unici azionisti. A maggio ITV Digital ha chiuso i battenti e ha lasciato sul campo circa 900mila set top box (STB). Una cifra da cui è ripartita Freeview, il consorzio tra BBC e Crown Castle, che si è aggiudicato le licenze per i multiplex vacanti e per la gestione di un servizio totalmente free-to-air. Questo nuovo modello sembra funzionare, se è vero che la vendita di STB “poveri” ad un prezzo intorno ai 150 euro si sta rivelando un successo superiore alle aspettative, tanto che il totale dei ricevitori abilitati a ricevere i circa 30 canali video (alcuni dei quali forniti dalla stessa BSkyB) e 15 audio è ormai arrivato a circa 1,4 milioni. I dubbi su questo modello riguardano semmai il ritorno economico per i canali presenti sulla piattaforma, un dubbio che non sfiora la BBC dato che può contare su un canone che “le impone” la massima diffusione della sua offerta digitale. Per Carlton e Granada, Freeview si presenta più che altro come il male minore. Infatti le quote di audience di ITV si sono drammaticamente erose negli ultimi anni in conseguenza dello sviluppo della tv satellite e cavo, e dunque il digitale terrestre con i suoi 30 canali, con una consistente offerta ITV, garantisce di limitare le perdite rispetto ai 200 canali del multichannel. In questo senso i canali generalisti hanno elaborato negli ultimi anni una strategia che si può riassumere in tre fasi. La prima fase è coincisa con l’ingresso nel mercato della DTV attraverso la competizione diretta con la pay-tv, ma il fallimento di ITV Digital non ha certo premiato questa scelta. La seconda fase si può riassumere nello sviluppo di un’offerta tematica concorrenziale con quella esistente nella DTV: pensiamo a ITV 2, ai canali digitali di BBC, a Channel Four e alla creazione di un canale, E4, dedicato a recuperare quelle audience, in primis i più giovani, che normalmente migrano sul multichannel alla ricerca di qualcosa di diverso. La stessa Channel Four si trova davanti alla scelta, più o meno obbligata, di riempire lo spazio del suo multiplex sul digitale terrestre e starebbe pensando ad un canale orientato ad audience più anziane. 32 La terza fase è quella che stiamo vivendo con Freeview, ovvero il lancio e il controllo di una piattaforma in chiaro: il digitale terrestre può essere considerato un feudo della BBC (8 canali video e 11 radio), tanto che si parla giustamente di un “popolo della BBC” che sceglie il multichannel free-to-air e segue i prodotti della corporation pur potendo scegliere tra diversi competitor di sicura qualità. Tra l’altro solo su Freeview BBC News 24 batte nettamente SkyNews. L’esperienza del Regno Unito appare dunque particolamente interessante anche nella prospettiva nazionale, dal momento che il servizio pubblico britannico ha beneficiato di un aumento del canone superiore al tasso di inflazione di almeno 1,5 sterline per abbonato. Questa espansione ha garantito il consistente impegno finanziario nel digitale della BBC, attraverso un investimento davvero straordinario: £180 milioni l’anno. TAV. 24 I nuovi canali digitali BBC Canale Genere Target Budget annuo (£ mln) BBC3 Entertainment, comedy, drama 16-34 anni 95 BBC 4 CBBC Arte e cultura Cartoon, educational Interactive new drama Interattività Vari 35 anni e + - 6 anni 31 10 6-13 anni 31 Tutti Vario 13 CBeebies BBCi BBC Radio (1-4), 5 Live, Xtra, Asian Net TOTALE 180 Fonte: BBC Infine, sempre rispetto a questo modello, nei ricevitori digitali si nasconde uno dei segreti dell’incoraggiante start-up di Freeview: puntare sin dall’inizio su un costo basso dei ricevitori ma lasciare campo libero al mercato dei manufacturers, significa una presa di posizione netta a favore della concorrenza, tanto più che i produttori di STB non hanno potuto beneficiare di un marchio di riconoscimento. Come si vede dal grafico seguente, la presenza di numerosi modelli di fascia bassa ha consentito la partenza del mercato, un mercato che ovviamente si segmenterà ancora di più in corso d’opera e che va dalla semplice scheda per il computer capace di riversare sul monitor del PC i segnali in DVB-T al STB fornito di PVR (Personal Video Recorder) o lettore DVD. TAV. 25 Modelli di STB per Freeview (numero per fascia di prezzo in £) 33 9 8 7 6 5 4 3 2 1 0 61-80 81-100 101120 121140 141160 161180 181200 201220 221240 Numero di modelli Fonte: i.d.TV Un’altra esperienza interessante è quella tedesca: 65mila STB venduti in poco più di due mesi in un’area di circa 5 milioni di abitazioni con una penetrazione del multichannel (satellite e cavo) vicina all’80% sono un segnale incoraggiante, soprattutto se a questo si associa la constatazione che l’offerta del digitale terrestre, gratuita e con un prezzo di “accensione” abbordabile, sta inducendo molte famiglie a disdire l’abbonamento al cavo. Del resto il passaggio al digitale nel Brandeburgo sta avvenendo a tappe forzate. Dal 28 febbraio i broadcaster commerciali trasmettono a Berlino solo in digitale e ad agosto di quest’anno ci sarà lo switch-off definitivo. Anche qui i STB sfruttano una concorrenza totale che si avvale solo di un piccolo aiuto per le famiglie meno agiate (€30 da utilizzare per l’acquisto del ricevitore) fornito dal Land. 34 TAV. 26 I principali modelli di STB per la DTT in Germania Azienda Presenza nel mercato Modello Prezzo (€) Digenius Tvbox T In commercio 199 Grundig Zapping Box (senza CI) Gennaio 2003 209 Hauppage DEC2000-t In commercio 229 Humax F1-4000T Novembre 2002 199 Kathrein UFD570 DVB-T Ottobre 2002 259 Lorenzen DVB-T 2 In commercio 199 Micronic TV box 1340 Agosto 2002 799 Nokia 210T Giugno 2002 349 Pace Puma Febbraio 2003 400 DTVA-T Febbraio 2003 199 Panasonic TU-CT20E Settembre 2002 199 Philips Zapping Box con CI Maggio 2003 220 Preisner SR 310 TD In commercio 329 Quelle Universum Digital Decoder (senza In commercio 179 CI) Samsung SDT-103 In commercio 349 Schwaiger Digizap 2 In commercio 350 TechniSat Digipal 1 In commercio 249 DIGINTER 1 In commercio 275 Zapping Box (senza CI) Settembre 2002 220 Zapping Box (con CI) Settembre 2002 300 TX 300 Ottobre 2002 399 Thomson Zehnder Fonte: Deutsche TV Platform Negli altri paesi lo sviluppo della DTT continua a procedere a singhiozzo: se in Olanda il digitale terrestre (il servizio Digitenne) si presenta con obiettivi ambiziosi e puntando sulla portabilità, in Portogallo e in Irlanda invece continuano i ritardi, dovuti alla mancanza di un serio modello di business. In Spagna, anche grazie a una revisione legislativa, si va da un lato al recupero della centralità delle tv analogiche, e dall’altro verso uno sviluppo regionale della DTT, in cui le singole regioni richiedono la possibilità di mettere in piedi multiplex da sfruttare per tutta una serie di servizi locali, così come ha fatto l’Estremadura, un esempio che probabilmente sarà presto imitato. 7.1.3. Il caso italiano Alla luce delle esperienze europee, il caso italiano appare certamente contraddittorio. Se ci fermiamo ad analizzare i fondamentali del mercato, non si può non notare come il sistema continui a rimanere fortemente bloccato. Lo share aggregato negli ultimi 15 anni dimostra come la televisione generalista non solo non perda quote di mercato (di ascolti), ma anzi le incrementi a scapito degli altri operatori. Analogo discorso, con identici risultati potrebbe essere riferito alle risorse, dove 35 la pubblicità, che rappresenta oltre 2/3 del sistema, continua ad essere controllata per oltre il 90% dai due principali operatori. TAV. 27 Il mercato degli ascolti 9 15 9 Altri 85 1989 91 1996 91 Generalisti 2002 Fonte: Auditel Questa situazione oggi però appare sul punto di essere messa in crisi dall’emergere di una serie di fattori di trasformazione: la crescita sostenuta, ma non riconosciuta ufficialmente, della TV satellitare (una penetrazione stimata che è in realtà 3 volte superiore a quella misurata dall’Auditel); la presenza di una crescente domanda di contenuti video che rischia di spostarsi su altre modalità di offerta (la larga banda); l’ingresso di Murdoch, in grado di intercettare gran parte di questa domanda, come avvenuto nel Regno Unito, e di competere a tutto campo anche nell’accesso a risorse tradizionali. Questa mutata consapevolezza sta spingendo oggi finalmente gli operatori a investire nella DTT molto di più di quanto non abbiano fatto finora. Mediaset, con i suoi 100 mln di euro in budget, ha iniziato a sperimentare il digitale terrestre a Varese ed è pronta ad estendere i trials sul 50% del territorio. Anche grazie alla copertura assicurata dal multiplex implementato attraverso un proficuo scambio di frequenze con le TV locali, Mediaset è già pronta ad offrire la sua rete alle TV locali e ad altri operatori, ma al contempo lascia intendere che prevede una data dello switch off spostata molto più avanti rispetto ai progetti governativi attualmente in discussione (2012-2013). La Rai, a sua volta, sta sperimentando il digitale terrestre su circa il 10% della popolazione (le aree di Roma, Torino e Palermo), ma non riuscirà probabilmente, se non saranno garantiti nuovi fondi, a coprire il 60% del territorio entro il 1 gennaio del 2004, così come 36 prevede il ddl Gasparri, e quindi si profila una ipotesi di rinvio che mette decisamente in pericolo la soglia del 2006. Anche Telecom Italia, attraverso le sue reti terrestri, pare sul punto di iniziare la sperimentazione, mentre le Tv locali sono in posizione di attesa, tenendo ben strette le proprie frequenze nella previsione che il loro valore di mercato schizzerà verso l’alto una volta che si avvicinerà la data dello switch off. L’arrivo di Murdoch appare destinato a incidere anche in questo segmento, come conseguenza indiretta del prevedibile aumento degli abbonamenti nelle risorse del mercato televisivo e diretta della capacità di intercettare una quota sempre più consistente degli investimenti televisivi pubblicitari. TAV. 28 La proiezione di abbonati a Sky Italia (migliaia) 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 3225 3535 2769 2187 2003 2004 2005 2006 Fonte: Goldman Sachs Sul piano dell’offerta a pagamento sarà inoltre importante verificare la relazione con i canali tematici, che evidentemente non potranno più godere di un’esposizione doppia (si pensi a Discovery Channel) o di rendite di posizione. Tutto ciò si traduce in una minore forza contrattuale e dunque in un futuro più incerto per la gran parte di questi canali. In definitiva, pur in un quadro di apparente immobilità, l’Italia appare, per tutte le ragioni fin qui analizzate, uno dei paesi dove più ampie sono le possibilità di crescita e di espansione del settore digitale. Si ringrazia Enea Morrone della collaborazione alla stesura di questo rapporto 37 8. 2003, il nuovo quadro regolatorio 8.1. Premessa Il 2002 doveva essere l’anno della svolta. Pubblicate le direttive comunitarie che modificavano interamente (anche se non sempre in modo adeguato) lo scenario di riferimento, spettava al legislatore italiano compiere le scelte strategiche nel recepire la normativa comunitaria. Le direttive avevano però un vulnus intrinseco: costituivano la semplificazione del quadro precedente, e non innovavano, ampliando l’ambito di applicazione delle norme. Dunque le direttive, pur modificando la denominazione dell’oggetto (da telecomunicazioni a comunicazioni elettroniche), continuavano ad occuparsi sempre e solo di reti, e non anche di contenuti, la cui disciplina – per retaggio di origine televisiva – restava affidata agli Stati membri (soprattutto per la definizione e la regolazione del servizio pubblico) e parzialmente, per il resto, alla cosiddetta “Direttiva TV senza frontiere”. Si è detto in varie sedi – accademiche e istituzionali – che questo limite avrebbe potuto costituire un vincolo decisivo allo sviluppo, se gli Stati membri non avessero colto l’occasione (e l’opportunità) di disciplinare, nel recepire le direttive, tutto il sistema delle comunicazioni nel suo complesso, avendo peraltro ben presenti i principi comunitari fondamentali (generali ma anche di settore, primo tra tutti quello della neutralità tecnologica). In Italia, tutto questo implica, per ovvie ragioni, un atto di coraggio maggiore che in altri paesi. Si sta provvedendo dunque a riformare effettivamente sia il sistema televisivo sia quello delle telecomunicazioni, ma con atti di natura diversa e con strumenti, contenuti e tempi non sempre compatibili o coerenti. Sebbene nel momento in cui questo Rapporto viene consegnato alla stampa non sia ancora possibile illustrare le norme specifiche relative alla riforma del sistema televisivo e di quella delle comunicazioni elettroniche (già dalla denominazione si vede la parziale sovrapposizione), non essendo i testi ancora definitivi, si può dire con serenità che vi sarà molto lavoro per gli avvocati. E, come spesso accade in questi casi, il settore probabilmente farà fatica e svilupparsi rapidamente secondo le direttrici che saranno indicate. 8.2. Il Ddl AC 3184 sul riassetto televisivo (cd. ddl Gasparri) Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro delle Comunicazioni, nel settembre del 2002 ha presentato un disegno di legge (AC 3184) recante “Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della società RAI-Radiotelevisione italiana S.p.a. e delega al Governo per l’emanazione del Codice della radiotelevisione”. Il disegno di legge, recentemente approvato dalla Camera in un testo articolato e in alcuni punti contraddittorio - diverso da quello approvato dal Consiglio dei Ministri e modificato dalle commissioni Trasporti-Cultura - deve ora essere esaminato e votato dal Senato. 38 Il Ddl è diretto a riorganizzare la materia radiotelevisiva per aprire il settore a una maggiore concorrenza e consentire un rapido passaggio al sistema digitale terrestre; prevede inoltre un processo di graduale privatizzazione della RAI, un nuovo sistema di nomina del CDA, e la creazione di un testo unico per superare l’attuale frammentazione normativa e la conseguente incertezza. Il disegno di legge mira anche ad adeguare la disciplina della materia agli sviluppi determinati dall’introduzione della tecnologia digitale terrestre e dal processo di convergenza tra la radiotelevisione e altri settori delle comunicazioni impersonali e di massa, quali le telecomunicazioni, l’editoria, anche elettronica, e internet in tutte le sue applicazioni. 8.2.1. Le posizioni dominanti La stessa disciplina in materia di posizioni dominanti, concepita avendo riguardo alla limitata disponibilità di canali utilizzabili per le trasmissioni in tecnica analogica, viene adeguata alle diverse caratteristiche tecnologiche del sistema digitale, rinviando al settore integrato delle comunicazioni. Il disegno di legge definisce un quadro unitario di principi che regoli la fornitura di contenuti e la gestione delle reti di diffusione dei programmi televisivi, dei programmi radiofonici e dei relativi programmi-dati e la fornitura dei servizi correlati indipendentemente dal mezzo di comunicazione elettronica utilizzato. Il limite per le posizioni dominanti previsto dal provvedimento per il mercato radiotelevisivo è stato fissato nel 20 per cento delle risorse complessive del sistema integrato delle comunicazioni, inteso come il settore economico che comprende le imprese radiotelevisive e quelle di produzione e distribuzione, qualunque ne sia la forma tecnica; le imprese di contenuti per programmi televisivi o radiofonici; le imprese dell'editoria quotidiana, periodica, libraria, elettronica, anche per il tramite di internet; le imprese di produzione e distribuzione, anche al pubblico finale, delle opere cinematografiche; le imprese fonografiche; le imprese di pubblicità, quali che siano il mezzo o le modalità di diffusione. La previsione di un tale mercato suscita più di una perplessità in quanto amplia ulteriormente il mercato di riferimento definito dalla precedente legge di settore (la 249/97) – rendendo dunque meno stringenti i vincoli - e appare vaga e di difficile applicazione. Per il sistema televisivo è previsto un vincolo ulteriore, in quanto all’atto della completa attuazione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze radiofoniche e televisive in tecnica digitale, uno stesso fornitore di contenuti non potrà essere titolare di autorizzazioni che consentano di diffondere più del 20 per cento del totale dei programmi televisivi o più del 20 per cento dei programmi radiofonici irradiabili su frequenze terrestri in ambito nazionale mediante le reti previste dal medesimo piano. Nulla viene detto però per quanto concerne la fase che l’originario ddl definiva “transitoria”, e che nel testo modificato dalle Commissioni della Camera non è più stata differenziata qualitativamente, prevedendo piuttosto la norma un continuum evolutivo verso un passaggio definitivo al digitale. Con il famoso emendamento “Giulietti” la Camera ha ripristinato il tetto di due emittenti televisive per tutto il periodo della transizione, ma la previsione sarà presumibilmente modificata al Senato. 39 8.2.2. Il servizio pubblico Il disegno di legge ridefinisce i compiti del servizio pubblico radiotelevisivo e ne adegua le forme di finanziamento anche in relazione ai principi enunciati dal Protocollo sul sistema di radiodiffusione pubblica negli Stati membri, allegato al Trattato di Amsterdam. Sotto questo profilo la centralità della missione del servizio pubblico nel settore radiotelevisivo viene valorizzata, per un verso, riconoscendo che l'attività di informazione radiotelevisiva, da qualsiasi soggetto esercitata, costituisce un servizio pubblico ed è assoggettata a particolari obblighi, e, per altro verso, affidando ad una società concessionaria l'adempimento di ulteriori obblighi di pubblico servizio, puntualmente individuati, che investono la sua complessiva programmazione, anche non informativa, e che connotano il “servizio pubblico generale radiotelevisivo”. Quanto al primo aspetto, la qualificazione dell'informazione radiotelevisiva, da qualunque soggetto fornita, come servizio pubblico risponde alla riconosciuta esigenza di assicurare che tale attività sia prestata liberamente e in un quadro di regole idonee a garantire il pluralismo cosiddetto “interno” del sistema informativo, come segnalato anche nella recente sentenza n. 155 del 2002 della Corte costituzionale. In merito al secondo profilo, l’adempimento degli ulteriori obblighi del servizio pubblico generale radiotelevisivo risponde a preminenti finalità di interesse generale (favorire l’istruzione, la crescita civile ed il progresso sociale, promuovere la lingua italiana e la cultura, salvaguardare l'identità nazionale e assicurare prestazioni di utilità sociale) e deve pertanto essere garantito attribuendo alla società concessionaria risorse certe risultanti dal canone di abbonamento alla radiotelevisione. Il contributo pubblico, tuttavia, nel rispetto dei principi sanciti dal menzionato Protocollo, è utilizzabile esclusivamente ai fini dello svolgimento delle attività di servizio pubblico generale affidati alla stessa, con periodiche verifiche di risultato e senza perturbare le condizioni degli scambi e della concorrenza nella Comunità europea, essendo escluse altre forme di finanziamento pubblico in favore della società concessionaria. In conformità di quanto stabilito nella comunicazione della Commissione delle Comunità europee 2001/C 320/04, relativa all'applicazione delle norme sugli aiuti di Stato al servizio pubblico di radiodiffusione, viene affidato all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni il compito di verificare che il servizio pubblico generale radiotelevisivo venga effettivamente prestato nel rispetto degli obblighi previsti. 8.2.3. La RAI Viene, inoltre, completato il processo di armonizzazione delle regole sulla amministrazione e gestione della società RAI-Radiotelevisione italiana Spa alla disciplina generale delle società per azioni, prevedendosi l’elezione del consiglio di amministrazione da parte dell'assemblea degli azionisti e lasciando agli organi societari il compito di definire l’assetto organizzativo della società per quanto non diversamente previsto. Si prefigura, inoltre, la fusione per incorporazione della società RAI-Radiotelevisione italiana Spa nella RAI-Holding Spa e la dismissione almeno parziale, mediante una o più 40 offerte pubbliche di vendita, della quota azionaria in titolarità dello Stato nella società risultante dalla fusione. Sono, tuttavia, introdotte alcune norme per garantire che l'amministrazione della società concessionaria del servizio pubblico avvenga in un quadro di pluralismo e di tutela delle minoranze. In particolare, vengono stabiliti limiti percentuali al possesso di azioni della società, optandosi per il modello dell’azionariato diffuso (previsione che invero suscita più di una perplessità, soprattutto in relazione ai limiti percentuali imposti), e si disciplina la nomina del consiglio di amministrazione secondo modalità (elezione mediante voto di lista con riserva minima di seggi alla minoranza) idonee a tutelare le minoranze assembleari. In sede di elezione o di revoca del consiglio di amministrazione le scelte di voto effettuate dal rappresentante dell'azionista pubblico avvengono in esecuzione di determinazioni adottate d'intesa dai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati. A preminenti finalità di garanzia rispondono anche le nuove regole sulla nomina del presidente del consiglio di amministrazione, effettuata dal consiglio nell’ambito dei suoi membri, ma efficace solo dopo l’acquisizione del parere favorevole della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, che delibera con la maggioranza di due terzi dei suoi componenti. Regole particolari sono, inoltre, introdotte con riguardo ai requisiti soggettivi per la nomina a membro del consiglio di amministrazione. Il presidente e il consiglio di amministrazione si connotano, quindi, come organi che, in posizione di accentuata imparzialità, garantiscono il corretto adempimento delle finalità e degli obblighi del servizio pubblico generale radiotelevisivo. 8.2.4. Riforma e Regioni Una complessiva ridefinizione della disciplina del sistema radiotelevisivo appare poi necessaria al fine di adeguare la stessa alla riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione, operata con la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3. Infatti, mentre in precedenza la materia era disciplinata esclusivamente da leggi o regolamenti del governo o dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, il sistema attuale è caratterizzato da una pluralità di fonti, con ambiti significativi riservati alla legislazione regionale concorrente. Il disegno di legge, in particolare, tiene conto dell'attribuzione della disciplina dell’“ordinamento della comunicazione” alla legislazione concorrente (articolo 117, terzo comma, della Costituzione), e individua, pertanto, i principi che dovranno informare la legislazione regionale della materia. Anche la diretta disciplina da parte del legislatore statale dell’informazione radiotelevisiva, del contenuto dei programmi televisivi, quanto meno con riguardo ai programmi a diffusione nazionale, e dei compiti del servizio pubblico radiotelevisivo attribuiti alla società concessionaria, con esclusione della programmazione in ambito regionale o provinciale, appare conforme ai criteri di riparto delle potestà legislative statali e regionali introdotti a seguito della riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione, in quanto viene assicurata una misura minima ed omogenea di tutela del diritto civile di ricevere o di comunicare informazioni o idee riconosciuto dall'articolo 21 della Costituzione e dal diritto internazionale e comunitario. 41 Si ricade, pertanto, nella materia della “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”, riservata alla legislazione statale esclusiva dall'articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione. Sono, inoltre, riservati alla legislazione statale quei profili della disciplina tecnico-amministrativa delle comunicazioni indispensabili per garantire i suddetti livelli essenziali di prestazioni. Il riparto delle competenze amministrative nel settore in esame è regolato avendo riguardo al disposto dell'articolo 118, primo comma, della Costituzione, per cui l'attribuzione delle funzioni amministrative a province, città metropolitane, regioni e Stato, in luogo dei comuni, deve essere operata in modo tale da “assicurarne l'esercizio unitario” e "sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza". 8.2.5. Il Testo Unico Nell'ambito di una radicale riforma del sistema radiotelevisivo è apparsa necessaria anche una generale riorganizzazione, armonizzazione e semplificazione della disciplina, che risulta attualmente frammentata in numerosi atti normativi di diversa natura succedutisi soprattutto negli ultimi tre decenni. Per la realizzazione di un tale intervento, particolarmente complesso anche in considerazione delle peculiari caratteristiche della materia, il Ddl prevede il conferimento al Governo di una delega per l’adozione di un testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di radiotelevisione, denominato “codice della radiotelevisione”, nel cui ambito coordinare le norme vigenti apportando alle medesime le integrazioni, modificazioni ed abrogazioni necessarie al loro coordinamento o per assicurarne la migliore attuazione, nel rispetto della Costituzione, delle norme di diritto internazionale vigenti nell'ordinamento interno e degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea. Il codice della radiotelevisione dovrà indicare, in un’apposita partizione, anche i principi fondamentali nel rispetto dei quali le regioni esercitano la potestà legislativa concorrente in materia di emittenza radiotelevisiva in ambito regionale o provinciale. 8.3. Il recepimento delle direttive sulle comunicazioni elettroniche Successivamente all’adozione delle direttive sulle comunicazioni elettroniche (2002/19/CE, 2002/20/CE, 2002/21/CE, 2002/22/CE, non ancora formalmente recepite in Italia), al fine di garantirne la corretta applicazione negli Stati membri, nel mese di luglio del 2002 la Commissione europea ha predisposto le linee direttrici cui le Autorità nazionali di regolazione devono riferirsi nell’esercizio delle nuove competenze loro attribuite, con particolare riguardo alla disciplina dei mercati da assoggettare a regolamentazione e alla valutazione del significativo potere di mercato delle imprese che operano su tali mercati. 8.3.1. 42 Le disposizioni applicative delle direttive comunitarie Con la Raccomandazione C(2003)497 dell’11 febbraio 2003 la Commissione ha individuato i mercati rilevanti – al dettaglio (retail) e all’ingrosso (wholesale) – di prodotti e servizi delle comunicazioni elettroniche da assoggettare a regolamentazione ex ante, definiti conformemente ai principi delle norme europee sulla concorrenza. La Commissione ha individuato i seguenti mercati rilevanti: (a) con riferimento ai prodotti e servizi al dettaglio: i) accesso alla rete telefonica pubblica in postazione fissa per clienti residenziali; ii) accesso alla rete telefonica pubblica in postazione fissa per clienti non residenziali; iii) servizi telefonici locali e/o nazionali disponibili al pubblico forniti in postazione fissa per clienti residenziali; iv) servizi telefonici internazionali disponibili al pubblico forniti in postazione fissa per clienti residenziali; v) servizi telefonici locali e/o nazionali disponibili al pubblico forniti in postazione fissa per clienti non residenziali; vi) servizi telefonici internazionali disponibili al pubblico forniti in postazione fissa per clienti non residenziali; vii) insieme minimo di linee affittate; (b) con riferimento ai prodotti e servizi all’ingrosso: i) raccolta delle chiamate nella rete telefonica pubblica in postazione fissa; ii) terminazione delle chiamate su singole reti telefoniche pubbliche in postazione fissa; iii) servizi di transito nella rete telefonica pubblica fissa; iv) accesso disaggregato all’ingrosso; v) accesso a banda larga all’ingrosso; vi) fornitura all’ingrosso di segmenti terminali di linee affittate; vii) fornitura all’ingrosso di segmenti di linee affittate su circuiti interurbani; viii) accesso e raccolta delle chiamate nelle reti telefoniche pubbliche; ix) terminazione di chiamate vocali su singole reti mobili; x) mercato nazionale all’ingrosso per servizi internazionali di roaming per le reti telefoniche pubbliche mobili; xi) servizi di diffusione radiotelevisiva per la trasmissione di contenuti agli utenti finali. Le Autorità nazionali di regolazione (ANR), dal canto loro, potranno individuare in ambito nazionale ulteriori mercati seguendo le procedure stabilite nella direttiva quadro. Spetterà inoltre loro individuare le imprese da assoggettare a tale regolamentazione in quanto abbiano un significativo potere di mercato. Le linee direttrici della Commissione, che dovranno essere tenute “in massima considerazione” dalle ANR (formula con la quale, nel diritto comunitario, viene individuato il carattere più o meno vincolante di un atto che, formalmente, non dovrebbe essere tale) affrontano specificamente i seguenti temi: definizione del mercato; valutazione del significativo potere di mercato; designazione del significativo potere di mercato; questioni procedurali relative a tali tematiche. In particolare le linee direttrici: a) descrivono la metodologia che le ANR devono usare per delimitare geograficamente i mercati individuati nella Raccomandazione sul mercato e per definire i mercati rilevanti diversi da quelli enumerati nella Raccomandazione; b) delineano i criteri per stabilire la presenza di un significativo potere di mercato in un mercato specifico. 43 Con riguardo all’attività di definizione di mercati rilevanti da parte delle ANR – presupposto necessario per valutare se un’impresa gode di un significativo potere di mercato - la Commissione ha individuato dei criteri cui le ANR devono ispirarsi al fine di garantire un’applicazione uniforme del nuovo quadro normativo. In particolare, è stato precisato che la qualificazione dell’offerta di un prodotto o servizio in una determinata zona geografica come mercato rilevante dipende dall’esistenza di vincoli concorrenziali nella fissazione dei prezzi del/dei produttore/i o fornitore/i del servizio in questione e, quindi, dalla sostituibilità del prodotto o del servizio dal lato della domanda e dell’offerta: il mercato del prodotto/servizio rilevante, infatti, comprende i prodotti o i servizi sufficientemente intercambiabili in funzione non solo delle loro caratteristiche obiettive, grazie alle quali sono particolarmente adatti a soddisfare bisogni costanti dei consumatori, dei loro prezzi e dell’uso cui sono destinati (sostituibilità dal lato della domanda), ma anche in funzione delle condizioni di concorrenza e/o della struttura della domanda e dell’offerta sul mercato in questione (sostituibilità dal lato dell’offerta). Ciò premesso, la Commissione ha ritenuto che, nel valutare la sostituibilità sul lato della domanda, le ANR dovrebbero basarsi innanzitutto sul comportamento passato dei consumatori e, in particolare, sulla loro reazione alla variazione dei prezzi di prodotti/servizi potenzialmente concorrenti: occorrerebbe verificare, cioè, se in passato i consumatori sono immediatamente passati ad altri prodotti o servizi come conseguenza della variazione dei prezzi. In assenza di tali dati, le ANR dovranno, se del caso, studiare e valutare la probabile risposta dei consumatori e dei fornitori a un relativo incremento del prezzo del prodotto/servizio in questione. La sostituibilità dal lato della domanda, dunque, dipende dalla intercambiabilità per gli acquirenti di un prodotto/servizio con altro prodotto/servizio a causa di un incremento modesto ma significativo e non temporaneo del prezzo. Al fine di valutare la sostituibilità dal lato dell’offerta, le ANR potranno anche considerare la probabilità che imprese non attive in quel momento nel mercato del prodotto rilevante decidano di entrare nel mercato in un tempo ragionevole a seguito di un incremento del prezzo relativo, cioè di un incremento modesto ma significativo e non temporaneo del prezzo. Ciò tenuto conto dei costi da sostenersi per il passaggio alla produzione/fornitura del prodotto/servizio, degli investimenti tecnologici da effettuare, nonché dell’esistenza di eventuali requisiti legali, obbligatori o di altri vincoli normativi che potrebbero ritardare un ingresso tempestivo nel mercato rilevante e quindi scoraggiare la sostituzione dal lato dell’offerta. Una volta identificato il mercato del prodotto rilevante le ANR dovranno definirne la dimensione geografica: solo in tal modo, infatti, un’ANR potrà valutare correttamente le condizioni dell’effettiva concorrenza al suo interno. Al riguardo, la Commissione si è limitata a richiamare i criteri tradizionalmente utilizzati per stabilire l’ambito geografico di un mercato nel settore delle telecomunicazioni: (i) l’area coperta da una rete, e (ii) l’esistenza di strumenti di regolamentazione giuridici o di altro genere. In base a tali criteri i mercati geografici potranno essere considerati locali, regionali, nazionali o corrispondenti ai territori di due o più paesi (ad esempio mercati paneuropeo, mercati SEE o mercati globali). Per quanto concerne la valutazione della posizione di un’impresa sul mercato di riferimento, le ANR dovranno far riferimento alla nuova definizione di “impresa avente significativo potere di mercato”, che coincide con quella utilizzata dalla giurisprudenza 44 della Corte di Giustizia per la nozione di “impresa che detiene una posizione dominante” di cui all’art. 82 del Trattato CE. Secondo la direttiva quadro, infatti, “si presume che un’impresa disponga di un rilevante potere di mercato se, individualmente o congiuntamente con altri, gode di una posizione di forza economica tale da consentirle di comportarsi in misura notevole in modo indipendente dai concorrenti, dai clienti e, in definitiva, dai consumatori”. Per tale ragione, nell’applicare la nuova definizione, le ANR dovranno conformarsi alla prassi della Commissione ed alla relativa giurisprudenza della Corte di Giustizia e del Tribunale di primo grado in materia di posizione dominante, con gli adeguamenti resi necessari dal fatto che la valutazione della “posizione dominante” da parte delle Autorità garanti del mercato avviene ex post, mentre quella del significativo potere di mercato da parte delle ANR avviene ex ante e di basa principalmente sul potere dell’impresa esaminata di aumentare i prezzi limitando la produzione, senza che ciò comporti una flessione significativa delle vendite o dei ricavi. Ciò premesso, la Commissione ha indicato alle ANR alcuni criteri dalla cui combinazione può risultare una posizione dominante di un’impresa sul mercato rilevante. Segnatamente: l’ampiezza della quota di mercato detenuta dall’impresa; la dimensione globale dell’impresa; il controllo di infrastrutture difficili da duplicare; vantaggi o superiorità a livello tecnologico; mancanza o insufficienza di contropotere da parte degli acquirenti; accesso facile o privilegiato ai mercati finanziari/risorse finanziarie; diversificazione dei prodotti/servizi; economie di scala; economie di diversificazione; integrazione verticale; una rete di distribuzione e vendita molto sviluppata; mancanza di concorrenza potenziale; barriere all’espansione. Inoltre nel valutare ex ante la probabilità dell’esistenza o dell’insorgenza di una posizione dominante collettiva – che ricorre quando più imprese si presentano (anche solo tacitatamene) nei confronti dei loro clienti e dei concorrenti come un’impresa unica – le ANR dovranno analizzare: a) se le caratteristiche del mercato siano tali da favorire un coordinamento tacito tra le imprese pure in assenza di interconnessioni strutturali o di altro tipo tra loro; b) se una tale forma di coordinamento sia sostenibile, ovvero (i) se uno dei componenti dell’oligopolio sia in grado di sottrarsi al coordinamento e se sia motivato a farlo, considerata la capacità di ritorsione degli altri componenti e la loro motivazione in questo senso, e (ii) se gli acquirenti/concorrenti marginali/potenziali abbiano la capacità o siano motivati a opporsi a qualsiasi forma di coordinamento che ne risulti e che sia contraria alla concorrenza. La Commissione ha infine fornito nelle linee guida alle ANR alcune indicazioni riguardo: alle misure da adottare in seguito all’analisi del mercato, ossia l’imposizione, il mantenimento, la modifica o la revoca, a seconda dei casi, degli specifici obblighi normativi a carico delle imprese ritenute in possesso di un significativo potere di mercato; alle condizioni in presenza delle quali imporre, in casi del tutto eccezionali, alle imprese non in possesso di significativo potere di mercato obblighi analoghi a quelli a carico degli operatori con significativo potere di mercato; ai poteri d’indagine da esercitare nei confronti delle imprese e alle procedure di cooperazione e coordinamento (tra le ANR, nonché tra le ANR e le Autorità nazionali per la concorrenza o la stessa Commissione) predisposte ai fini dell’analisi del mercato; alle procedure di consultazione pubblica e di pubblicazione delle decisioni prospettate dalle ANR. 45 8.3.2. Il recepimento delle direttive nell’ordinamento italiano Il Consiglio dei Ministri, su iniziativa del Ministero delle comunicazioni, ha inserito nel collegato alla legge finanziaria 2002 (legge n. 448/2001) – il cd. “collegato infrastrutture” – divenuto legge n. 166/2002, un’apposita delega legislativa in attuazione della quale dovrà essere emanato un codice delle telecomunicazioni contenente tutte le norme che disciplinano le comunicazioni elettroniche. Al Governo è stata dunque conferita la delega ad adottare, entro un anno dall’entrata in vigore della legge medesima, uno o più decreti legislativi che, coerentemente ai contenuti del pacchetto delle nuove direttive comunitarie, disciplinino: i) l’istituzione di un quadro normativo comune per le reti e servizi di comunicazione elettronica, ii) le autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica, iii) l’accesso alle reti di comunicazione elettronica e alle risorse correlate e l’interconnessione delle medesime, iv) il servizio universale, v) i diritti degli utenti e la sicurezza dei dati personali nelle comunicazioni elettroniche. Il Ministero delle Comunicazioni ha indetto una consultazione pubblica concernente il riassetto in materia di telecomunicazioni. Il Ministero delle Comunicazioni ha, pertanto, invitato tutti i soggetti interessati (soggetti portatori di interessi pubblici, imprese titolari di licenze individuali e autorizzazioni generali, associazioni dei consumatori e degli utenti, soggetti comunque potenzialmente interessati) a far pervenire una comunicazione contenente le proprie osservazioni di carattere tecnico, giuridico ed economico in merito al recepimento delle direttive comunitarie, che verte sui seguenti argomenti: il regime autorizzatorio e la trasparenza dell’azione amministrativa; i diritti amministrativi e contributi; obblighi di servizio universale; il finanziamento del servizio universale; i servizi innovativi ai cittadini ed imprese; i nuovi mercati emergenti; le frequenze radioelettriche; le numerazioni; i diritti di passaggio, coubicazione e condivisione di infrastrutture; i meccanismi di consultazione e trasparenza; la risoluzione delle controversie tra imprese; protezione dei dati; la protezione dei consumatori; il nuovo codice delle comunicazioni. Ragionevolmente, può prevedersi che il decreto sia approvato entro l’estate . 8.4. Le altre questioni rilevanti 8.4.1. Televisione 8.4.1.1. Approvazione del nuovo Piano nazionale di ripartizione delle frequenze Con decreto ministeriale dell’8 luglio 2002 è stato approvato il nuovo Piano nazionale di ripartizione delle frequenze di tutti i servizi (compresi quelli di radiodiffusione sonora e televisiva). Il provvedimento in questione costituisce un vero e proprio piano regolatore delle frequenze e stabilisce per ogni singola banda di frequenze i servizi che si possono svolgere e l’Ente che dovrà effettuare le assegnazioni di frequenze. Con la delibera n. 249/02/CONS del 31 luglio 2002 l’AGCom ha approvato il piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione sonora in tecnica digitale (PNAF DAB – T), assegnando a tale servizio ulteriori 7 blocchi di frequenze nella banda UHF-L, per un totale di 20 blocchi (di cui 4 nella banda VHF-III, 223-230 MHz e 16 nella banda UHF-L 1452-1479,5 MHz), e pianificando 7 reti (3 in banda VHF-III, di cui 2 non 46 decomponibili a livello locale e 1 decomponibile a livello regionale e 4 in banda UHF-L, tutte decomponibili a livello provinciale). Con la delibera n. 15/03/CONS del 29 gennaio 2003 l’AGCom ha approvato il piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva in tecnica digitale (PNAF DVB). Al servizio di radiodiffusione televisivo sono state destinate le seguenti bande: VHF-III (con larghezza di banda ampliata da 7 a 8 MHz, così da rendere la capacità trasmissiva dei canali in tale banda uguale a quella dei canali in banda UHF, evitando un possibile aggravio dei costi di produzione dei decoder digitali), UHF-IV e UHF-V, per un totale di 54 frequenze disponibili, di cui 6 in banda VHF-III e 48 in banda UHF-IV e V. Tenuto conto del numero delle frequenze pianificate e considerato che a seguito di approfondite valutazioni tecniche finalizzate ad una migliore e razionale utilizzazione dello spettro radioelettrico la soluzione tecnica più idonea è risultata quella di localizzare tutti gli impianti che servono la stessa area in un unico sito comune e pianificare reti del tipo 3-SFN (tre frequenze per rete) il numero delle reti a copertura nazionale è stato determinato in 18, di cui 6 riservate alla radiodiffusione televisiva in ambito locale e 12 assegnate alla radiodiffusione televisiva in ambito nazionale. 8.4.1.2. Nuove procedure per l’installazione delle infrastrutture necessarie all’introduzione della tecnologia digitale terrestre In attuazione della legge n. 443/2001 (cd. legge obiettivo), è stato emanato, su iniziativa del Ministero delle comunicazioni, il decreto legislativo n. 198/2002 recante disposizioni volte ad accelerare le realizzazione delle infrastrutture, tra l’altro, per le televisione digitale terrestre. Il provvedimento agevola la liberalizzazione del settore assicurando una più rapida realizzazione di infrastrutture che soddisfino le nuove esigenze connesse con lo sviluppo tecnologico. Gli operatori potranno offrire servizi innovativi in regime di libero mercato e nel rispetto dei principi di concorrenza e non discriminazione avvalendosi di procedure autorizzatorie per l'installazione più razionali e avendo certezza in ordine ai termini di conclusione dei relativi procedimenti amministrativi. Ai fini della concessione dell'autorizzazione all'installazione, il decreto opera una distinzione tra a) installazione di infrastrutture di telecomunicazioni per impianti radioelettrici e b) installazione di infrastrutture di telecomunicazioni che presuppongano la realizzazione di opere civili, l'effettuazione di scavi e l'occupazione di suolo pubblico, o l'effettuazione di scavi all'interno di centri abitati o ancora interessi aree di proprietà di più enti pubblici o privati. Nel primo caso è previsto che tali infrastrutture di telecomunicazioni per impianti radioelettrici (escluse torri e tralicci) sono compatibili con qualsiasi destinazione urbanistica e sono realizzabili in ogni parte del territorio comunale anche in deroga agli strumenti urbanistici ed ad ogni altra disposizione di legge o di regolamento; la relativa installazione viene autorizzata dagli enti locali dietro presentazione di apposita istanza dei soggetti interessati corredata dalla documentazione comprovante il rispetto dei limiti di emissioni elettromagnetiche. 47 Il decreto definisce la procedura, con l'indicazione di termini precisi, per l'assenso o il diniego (motivato) di autorizzazione e prevede altresì un principio di silenzio assenso se entro novanta giorni dalla presentazione della domanda non è stato comunicato il provvedimento di diniego. Nel secondo caso le infrastrutture da realizzare sono assimilate ad ogni effetto alle opere di urbanizzazione primaria e sono previsti distinti procedimenti di concessione della relativa autorizzazione all'installazione, che comporta anche l'autorizzazione all'effettuazione degli scavi indicati nel progetto, o la concessione del suolo o sottosuolo pubblico necessario all'installazione stessa, anche in tali casi è prevista l'applicazione del principio del silenzio assenso con lo stesso termine di novanta giorni. In tali ipotesi il decreto prevede che gli operatori di telecomunicazioni siano obbligati a tenere indenni l'ente locale o l'ente proprietario delle spese necessarie per le opere di sistemazione delle aree pubbliche coinvolte dagli interventi di installazione e manutenzione ed a ripristinare le aree medesime, a regola d'arte, nei tempi stabiliti dallo stesso ente. E' stato altresì disposto che l'operatore di telecomunicazioni incaricato del servizio possa agire direttamente in giudizio per far cessare eventuali impedimenti e turbative al passaggio ed alla installazione delle infrastrutture. Infine, è stato previsto che i titoli già rilasciati per l'installazione delle infrastrutture si intendono considerati ad ogni effetto quali autorizzazioni rilasciate ai sensi del provvedimento in esame e che le istanze presentate alla data dell'entrata in vigore dello stesso relative all'installazione di impianti con tecnologia UMTS o altre con potenza in singola antenna uguale o inferiore ai 20 Watt, conformi alle prescrizioni indicate, valgano come denuncia di inizio attività. 8.4.2. Tutela dei minori In tema di tutela dei minori, alla legge n.122/98 è stato aggiunto l’art.3-bis che con riferimento alle televendite dispone che – al fine di non arrecare pregiudizio morale o fisico ai minorenni – queste forme di promozione non devono esortare il minore a stipulare contratti di compravendita o di locazione di prodotti o servizi, sfruttandone inesperienza e credulità, né indurli a persuadere i genitori per le stesse finalità. Le televendite non possono, inoltre, sfruttare la particolare fiducia che i minorenni ripongono nei genitori e negli insegnanti e non devono mostrare, senza motivo, i minori stessi in situazioni di pericolo. Il 29 novembre 2002 è stato sottoscritto dal Ministero delle comunicazioni, dagli operatori televisivi e dalle associazioni interessate il codice unico di autoregolamentazione per la tutela dei diritti e dell’integrità psichica e morale dei minori redatto dalla Commissione ministeriale per l’assetto del sistema radiotelevisivo (Commissione Baldoni). Il codice si propone di rendere il vigente sistema dei controlli convenzionali più efficace, organico e soprattutto univoco, superando la frammentazione determinata da numerosi codici preesistenti, che si sono dimostrati scarsamente efficaci. Il codice regola la partecipazione dei minori alle trasmissioni televisive, istituisce una fascia protetta nelle trasmissioni televisive (dalle ore 16.00 alle ore 19.00), dispone in ordine ai contenuti dei messaggi pubblicitari, dei trailer e dei promo dei programmi e, 48 soprattutto, introduce, per la prima volta, un sistema sanzionatorio sulla cui applicazione vigilerà un comitato di controllo composto da 15 membri (5 in rappresentanza delle emittenti, 5 delle istituzioni e 5 delle associazioni), nominati con decreto del Ministro delle comunicazioni d’intesa con l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. 8.4.3. Varie Tra gli interventi per la riorganizzazione e il rilancio del sistema radiotelevisivo nazionale, assume particolare rilevanza il reinsediamento della Commissione per l’assetto del sistema radiotelevisivo, che, nel primo bimestre del 2002, ha ascoltato tutti i protagonisti del settore: emittenti radiotelevisive private nazionali e locali, RAI, editori, produttori cinematografici, aziende costruttrici degli apparati, operatori di telecomunicazione. Sulla base delle risultanze delle audizioni svolte e delle comparazioni tecniche e normative delle esperienze dei Paesi europei, è in corso di elaborazione un rapporto che contiene una prima valutazione tecnica, giuridica ed economica dello sviluppo della radiodiffusione digitale, con l’individuazione degli interventi necessari per la fase di avvio dei mercati. Il Ministero delle Comunicazioni, tramite la Commissione per l’assetto del sistema radiotelevisivo, con il consenso delle associazioni delle emittenti e dei consumatori, ha varato il codice di autoregolamentazione per le attività di televendita. La novità più rilevante contenuta nel codice è la costituzione di un Comitato di controllo, organismo paritetico formato da 6 rappresentanti delle aziende televisive, nazionali e locali, pubbliche e private, e da 6 rappresentanti delle Istituzioni e dei Comitati regionali per le comunicazioni (Corecom). Il Comitato avrà il compito di vigilare sul rispetto del codice a seguito di segnalazioni da parte di cittadini, associazioni ed imprese. Il codice di autoregolamentazione costituisce un serio autovincolo per tutte le emittenti che trasmettono televendite e spot di televendita: la mancata osservanza delle norme in esso contenute comporta un giudizio di disvalore e, di conseguenza, una caduta di immagine nei confronti del pubblico ed una ripercussione negativa in termini di audience. Il 23 gennaio 2003 è stato sottoscritto il nuovo contratto di servizio tra Stato e RAI per il triennio 2003-2005. 8.5. Telecomunicazioni 8.5.1. Disciplina degli Internet Service Providers Nel mercato della raccolta del traffico Internet – con la delibera 25/01/CIR – l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCom) ha introdotto una modalità di raccolta, tariffata non sulla base dei minuti di traffico, bensì in maniera forfetaria, disponendo – con la delibera 25/01/CIR – l’integrazione dell’offerta di interconnessione di riferimento di Telecom Italia con un servizio di raccolta del traffico indirizzato a punti di accesso alla rete Internet a condizioni economiche forfetarie, associando un canone di accesso fisso ad una determinata capacità di rete resa disponibile da Telecom Italia ai diversi operatori licenziatari. Il servizio di interconnessione di raccolta su base forfetaria è stato adottato a livello sia di SGU, sia di singolo SGT, così da non penalizzare gli operatori di dimensioni ridotte che, 49 non avendo capacità di investimento adeguate, non avrebbero potuto accedere a questa tipologia di offerta ovvero avrebbero dovuto limitarsi alla sola copertura di alcune aree territoriali. L’intervento regolatorio è stato motivato sulla base della circostanza che la nuova modalità di tariffazione dell’interconnessione di raccolta del traffico Internet è funzionale a sostenere lo sviluppo del mercato di accesso ad Internet. Poiché la struttura dei costi del traffico è dipendente dalla struttura dei costi di interconnessione sostenuti dall’operatore di terminazione per remunerare l’operatore di accesso per la raccolta del traffico, la predisposizione di un’offerta di interconnessione forfetaria consente la predisposizione di offerte di accesso ad Internet basate sul pagamento di un importo fisso (a “forfait”), comprensivo sia del servizio Internet, sia del traffico telefonico. In questo modo saranno soddisfatte le esigenze degli utilizzatori, che facendo un uso intenso del collegamento ad Internet preferiscono una modalità di fatturazione indipendente dal tempo di connessione. Con la legge 59/2002 è stato attribuito agli operatori autorizzati ai servizi di trasmissione dati e accesso ad Internet (Internet Service Provider o ISP) il diritto di fruire – per un periodo di tre anni e secondo i criteri che verranno definiti dall’AGCom – per ogni tipo di tariffa applicata, delle condizioni economiche applicate agli organismi di telecomunicazioni titolari di licenza individuale sulla base dell’offerta di interconnessione di riferimento pubblicata da un organismo di telecomunicazioni notificato quale avente significativo potere di mercato (SPM) sul mercato di accesso a Internet. Gli accordi di interconnessione tra i fornitori di servizi Internet e un organismo SPM dovranno essere stipulati in conformità alla normativa vigente e alle delibere dell’AGCom. La legge ha inoltre previsto che l’AGCom debba provvedere, entro due mesi dalla sua entrata in vigore, ad aggiornare l’elenco degli operatori aventi significativo potere di mercato sul mercato di accesso a Internet. In attuazione della legge 59/2002 (disciplina relativa alla fornitura di servizi di accesso ad Internet), e in conformità con quanto previsto dalle nuove direttive comunitarie approvate il 7 marzo 2002 dal Parlamento europeo e dal Consiglio, l'AGCom ha approvato la delibera 9/02/CIR riguardante i criteri di applicazione agli operatori autorizzati ai servizi di trasmissione dati e accesso ad Internet (Internet Service Providers o ISP) delle condizioni economiche dell'Offerta di Riferimento. In particolare, l'Autorità ha stabilito che gli operatori autorizzati possono: a) accedere all'Offerta di Interconnessione di Riferimento dell'Operatore con significativo potere di mercato, ivi inclusa l'offerta dei circuiti parziali e dei servizi di fatturazione a rischio di insolvenza, per offrire i servizi di telecomunicazioni oggetto dell'autorizzazione; b) richiedere i diritti d'uso per le risorse di numerazione per i servizi Internet e per l'instradamento del relativo traffico, per usufruire dei servizi di interconnessione. La delibera precisa quale deve essere il contenuto della domanda di diritti d'uso presentata dagli operatori autorizzati al Ministero delle Comunicazioni e quali documenti devono ad essa essere allegati (dovrà, ad esempio, essere allegata la ricevuta del versamento dei contributi di istruttoria in misura pari a quanto previsto dall'art. 1 del D.M. 5 febbraio 1998); è previsto inoltre che gli operatori possano proporre la richiesta dei diritti d'uso anche in sede di domanda per l'ottenimento dell'autorizzazione generale. Tali diritti sono attribuiti per il periodo previsto dall'art. 1, comma 4, della legge 59/2002 ed 50 hanno validità, comunque, non superiore alla durata dell’autorizzazione generale in base alla quale l’operatore stesso offre i propri servizi al pubblico. Il provvedimento disciplina anche le modalità di attribuzione, da parte del Ministero delle Comunicazioni, dei diritti d'uso - per le risorse di numerazione per i servizi Internet e per l’instradamento al relativo traffico - agli operatori autorizzati che ne facciano richiesta e le obbligazioni in capo ai medesimi operatori che abbiano ottenuto tali diritti. L'Autorità prevede che, una volta ottenuti i diritti d'uso, gli operatori, che propongono sul mercato servizi di accesso ad Internet in qualità di titolari della numerazione per servizi Internet, devono, nelle proprie condizioni di offerta, includere determinati indicatori di qualità e che la pubblicità delle offerte rechi l'indicazione esplicita del prezzo praticato per il traffico telefonico. 8.5.2. Wireless Local Loop Il Ministero delle comunicazioni – all’esito della gara indetta nel gennaio 2002 – ha assegnato le licenze per l’uso delle frequenze per reti radio a larga banda puntomultipunto nelle bande di frequenza 24,5-26,5 GHz e 27,5-29,5GHz. 8.5.3. Introduzione del Wi-Fi ad uso pubblico Nel mese di ottobre del 2002 il Ministero delle Comunicazioni ha deciso l’avvio delle sperimentazioni del servizio Wi-Fi (Wireless Fidelity) per consentire l’offerta al pubblico di strumenti di telecomunicazione a banda larga. Si tratta di un protocollo di trasmissione wireless realizzato per creare reti ethernet ad alta velocità senza fili. È uno standard aperto che opera sulle frequenze dei 2,4 GHz.. A differenza di quanto accaduto per i protocolli di trasmissione GSM o UMTS per operare all’interno di questa frequenza, attualmente riservata ad usi civili e dispositivi wireless domestici, non è necessaria una licenza specifica. La nuova tecnologia consente, dunque, attraverso l’uso di frequenze collettive, l’accesso alla rete pubblica di telecomunicazioni per applicazioni di tipo Internet ad alta velocità. La fase di sperimentazione è quindi necessaria in quanto questo tipo di servizio non è ancora regolamentato per quanto riguarda l’offerta al pubblico. Il servizio Wi-Fi permette un’ampiezza di banda da 11 Mbps nella sua versione 802.11b, mentre la seguente evoluzione della tecnologia, la 802.11a e la 802.11g, offrono ampiezza di banda da 54 Mbps. La zona di copertura -a seconda dell’antenna, della sua amplificazione e degli ostacoli che si interpongano- oscilla tra i 350 metri di radio fino a vari km. Il Ministero delle comunicazioni dopo avere sollecitato l’adozione di una regolamentazione comune da parte dell'Unione europea – che dovrebbe emanare una raccomandazione con la quale si invitano gli Stati ad autorizzare, tramite il rilascio di 51 autorizzazioni generali, la fornitura di servizi che utilizzano R-LAN – ha ritenuto opportuno autorizzare la sperimentazione del servizio per poter verificare, dal punto di vista tecnologico, l'effettivo grado di fruizione delle reti R-LAN per l’offerta al pubblico di servizi telecomunicazioni. E ciò anche al fine di conoscere il possibile effetto delle interferenze sulla qualità del servizio, dato che le reti radio-lan utilizzano frequenze di tipo collettivo che vengono sfruttate anche da altri. L’autorizzazione provvisoria può essere richiesta da tutti gli operatori interessati e la sperimentazione del servizio dovrà essere effettuata su aree limitate e senza scopo di lucro verso l’utenza. 8.5.4. Contabilità regolatoria A seguito della delibera dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCom) 340/00/CONS, gli operatori notificati come aventi notevole forza nei mercati dei servizi mobili e dei servizi dell’interconnessione (Telecom Italia Mobile S.p.A. e Omnitel Pronto Italia S.p.A.) hanno predisposto un sistema di contabilità dei costi per la verifica dell’orientamento al costo della terminazione fisso-mobile per l’esercizio 1999. L’Autorità ha ritenuto necessaria la predisposizione di un sistema di contabilità basato su un modello a costi pienamente distribuiti (“Fully Allocated Cost” o FAC) a costi storici, relativamente all’esercizio 2000. Inoltre, in vista dell’obiettivo finale di un sistema di contabilità dei costi di tipo “Long Run Incremental Cost” (LRIC), da raggiungere con l’esercizio 2002, l’Autorità ha ritenuto necessario disporre di una contabilità a costi correnti in via sperimentale relativa all’esercizio 2000 ed in via operativa relativamente all’esercizio 2001. A tal fine con la delibera 258/02/CONS l’AGCom ha indetto una consultazione pubblica concernente l’introduzione di una metodologia di contabilità a costi incrementali per gli operatori notificati di rete fissa e mobile. Tutti gli operatori hanno sottolineato la coerenza dell’azione dell’Autorità, volta a introdurre una metodologia di contabilità a costi incrementali in linea con la Raccomandazione 98/195/EC e con il DM 23 aprile 1998 sull’interconnessione, che prevedevano l’introduzione di metodologie di valutazione dei costi prospettici incrementali. Tutti gli operatori hanno sottolineato, altresì, la complessità inerente la metodologia di prossima introduzione. In particolare è stato messo in luce come il criterio di efficienza dell’operatore e delle reti considerate, su cui si basa in primo luogo lo sviluppo di un modello LRIC, debba essere approfondito al livello di massimo dettaglio. E’ stata espressa la preoccupazione che l’applicazione soggettiva di analisi teoriche, o l’adozione di modelli di rete non corrispondenti alla realtà italiana possa impedire un corretto recupero dei costi. Tutti gli operatori hanno sottolineato, in secondo luogo, le difficoltà connesse con la corretta ripartizione dei costi comuni e congiunti. Anche sul tema della remunerazione dei costi congiunti e comuni gli operatori hanno indicato la necessità di ricostruire correttamente i processi di investimento e l’opportunità di una progressività dell’azione regolamentare che consenta di tutelare le attività industriali in essere e quelle pianificate. 52 L’Autorità inoltre ha indetto una consultazione pubblica nell’ambito del procedimento concernente la revisione del meccanismo di price cap, nonché una consultazione pubblica concernente le modalità e la composizione di un network cap relativo all'introduzione di un sistema di programmazione dei prezzi massimi di interconnessione praticati dagli operatori di rete fissa notificati. 8.5.5. Elenco telefonico generale L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCom) – nel rispetto della normativa in materia di tutela dei dati personali – con la delibera 36/02/CONS ha definito le modalità per la costituzione e la gestione di elenchi telefonici generali e di una base dati unica. L’elenco telefonico generale, che doveva originariamente comprendere tutti i numeri degli abbonati ai servizi di tutti gli operatori di telefonia fissa e mobile attivi sul territorio nazionale e i relativi elementi identificativi, è stato configurato dall’AGCom come un elenco distrettuale contente tutti i numeri degli abbonati residenti in una determinata provincia, indipendentemente dall’operatore utilizzato per il servizio telefonico. L’elenco telefonico generale potrà essere fornito dagli operatori incaricati anche all’esito di una gara o di altre procedure selettive. Questi dovranno provvedere a inserire nell’elenco le informazioni nel rispetto del principio di non discriminazione e saranno tenuti a: rendere disponibile l’elenco telefonico agli abbonati di tutti gli operatori, con le stesse modalità e condizioni; includere a condizioni eque e non discriminatorie le condizioni di abbonamento ai servizi telefonici di tutti gli operatori che ne facciano richiesta e inserire gratuitamente i numeri del servizio assistenza clienti di tutti gli operatori; non indicare nel frontespizio i simboli di riconoscimento di specifici operatori del servizio telefonico; consentire le evidenziazioni a pagamento dei numeri degli abbonati. Il data base unico necessario per la predisposizione di elenchi telefonici generali (costituito dall’insieme dei dati contenuti nelle base dati di tutti gli operatori titolari di licenze per servizi di telecomunicazioni ai quali risultino assegnate risorse di numerazione effettivamente utilizzate) deve essere realizzato dagli operatori licenziatari di rete fissa e dagli operatori licenziatari di servizi mobili e personali sulla base di accordi quadro – che essi avrebbero dovuto concludere rispettivamente entro il 30 giugno e il 31 dicembre 2002 – aventi ad oggetto: a) le modalità di interconnessione ed aggiornamento delle base dati relative agli abbonati; b) i livelli di qualità ed integrità del servizio; c) le condizioni economiche relative alla ripartizione dei costi di interconnessione delle base dati; d) le condizioni per la fornitura del servizio wholesale ai soggetti autorizzati sia in forma di consegna di aggiornamenti periodici, sia di fornitura dei dati su base transnazionale; e) le modalità tecniche volte a garantire il rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali, nonché a garantire la sicurezza, l’integrità delle base dati ed i rapporti con l’autorità giudiziaria; f) le procedure di aggiornamento delle base dati in caso di portabilità del numero; g) le interfacce verso altre base dati relative ad elenchi abbonati, in particolare verso quelle contenenti dati relativi ad abbonati a reti mobili nazionali ovvero internazionali. L’AGCom ha infine segnalato al Ministero delle comunicazioni l’opportunità di una revisione del contenuto del servizio universale, con particolare riferimento all’inserimento nell’ambito del servizio universale della distribuzione in forma elettronica dell’elenco generale degli abbonati. 53 Con la delibera 180/02/CONS è stato definito il contenuto degli accordi quadro di cui alla delibera 36/02/CONS, che devono prevedere: i) modalità tecniche tali per cui l’intervento sui dati sia riservato esclusivamente all’operatore con cui il soggetto titolare dei dati stessi ha sottoscritto un contratto; ii) misure idonee affinché in caso di utilizzo della base dati per i servizi di ricerca derivata o a criteri multipli, sia possibile visualizzare un numero limitato di risultati; iii) procedure di aggiornamento della base dati tali da consentire un aggiornamento immediato e da prevenire duplicazioni di dati; iv) procedure uniformi affinché a fianco dei singoli nominativi dell’elenco generale sia esplicitata la manifestazione di consenso dell’abbonato al trattamento dei suoi dati personali. Sulla base delle indicazioni del Garante della protezione dei dati personali è stato altresì chiarito il contenuto dell’informativa già prevista dalla delibera 36/02/CONS e quali siano i dati da inserire negli elenchi con la previsione della manifestazione di un ulteriore consenso (oltre a quello previsto dall'art. 10 della L. 31.12.1996 n. 675) da parte dell’abbonato all’utilizzazione dei propri dati personali per finalità diverse dalla ricerca di dati su persone sulla base del loro nome. E’ stata infine prevista una disciplina transitoria regolante l’acquisizione delle manifestazioni di volontà degli abbonati compresi negli elenchi di telefonia vocale già pubblicati, dei nuovi abbonati, nonché dei clienti di servizi di telefonia personale e mobile, e degli acquirenti del traffico pre-pagato della telefonia personale e mobile, ivi incluso anche il caso di portabilità del numero. 8.5.6. Mobile number portability L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni – con la delibera 7/02/CIR – ha dettato alcune disposizioni in materia di prestazione del servizio di Mobile Number portability (MNP) anche ai fini della predisposizione di un accordo quadro definitivo tra gli operatori interessati a fornire detto servizio. L’intervento dell’AGCom ha riguardato in particolar modo gli aspetti relativi al periodo di realizzazione della prestazione, alle modalità di trattamento del credito residuo per gli utenti di carte prepagate in caso di richiesta di portabilità ed al prezzo interoperatore di attivazione della prestazione. Riguardo al trattamento del credito residuo per gli utenti di carte prepagate, l’AGcom ha disposto l’aggiornamento da parte degli operatori delle proprie carte dei servizi, al fine di informare gli utenti finali in merito alle condizioni dei rapporti derivanti dai contratti di tipo prepagato ed, in particolare, alle condizioni di trattamento del credito residuo nel caso di cessazione del rapporto contrattuale, anche in relazione alla richiesta di attivazione della prestazione di portabilità del numero. Sul prezzo che il cliente è tenuto a pagare in caso di passaggio, Omnitel-Vodafone ha presentato ricorso proprio in questi giorni. 54 8.5.7. Fatturazione dettagliata e blocco selettivo di chiamata L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha adottato disposizioni in materia di servizio di “blocco selettivo di chiamata” – che consente all’abbonato, mediante l’utilizzo di codici personalizzati (PIN), di ottenere dal fornitore del servizio telefonico il blocco di determinate chiamate in uscita e di determinati numeri – e di fatturazione dettagliata dei costi inerenti l’uso della rete e dei servizi telefonici pubblici fissi. In particolare, il servizio di “blocco selettivo” deve essere obbligatoriamente messo a disposizione –almeno per le chiamate e i numeri specificati dall’AGCom (p.es. 166, 144, 899) - dagli operatori che forniscono accesso diretto alla rete pubblica fissa agli abbonati che ne facciano richiesta, i quali devono essere informati, per iscritto e in modo chiaro e comprensibile, della disponibilità di tale opzione e delle modalità di attivazione. L’obbligo di informativa riguarda anche gli operatori di accesso indiretto che forniscono il servizio telefonico in modalità “easy access” (carrier selection) o “equal access” (carrier preselection). Gli operatori devono, altresì, (i) mettere a disposizione degli utenti procedure semplici, chiare e simmetriche per aderire e recedere dal servizio o per includere, escludere o variare una o più opzioni; (ii) diffondere informazioni adeguate ed aggiornate circa la disponibilità del blocco selettivo di chiamata per i servizi accessibili o offerti tramite le numerazioni specificamente indicate. L’AGCom ha inoltre individuato gli elementi che, su richiesta dell’abbonato, sono suscettibili di descrizione dettagliata nella fattura commerciale senza alcun aggravio di spesa (c.d “livello base della fatturazione detta-gliata). Segnatamente: la data e l’ora di inizio della comunicazione, il numero selezionato, il tipo, la località, la durata, il costo di ciascuna comunicazione, lo sconto o il tipo di tariffa. 8.5.8. Risoluzione delle controversie tra organismi di telecomunicazione e utenti In adempimento a quanto previsto dall’art. 1, comma 11, della legge 31 luglio 1997, n. 249, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha adottato il regolamento concernente la risoluzione delle controversie tra organismi di telecomunicazione ed utenti. Le disposizioni previste in tema di tentativo obbligatorio di conciliazione, si applicheranno a partire dalla data di effettivo esercizio delle funzioni delegate secondo quanto previsto dalle convenzioni con i Comitati regionali per le comunicazioni previsti dall’art. 2, Allegato A, della delibera n. 53/99 del 28 aprile 1999. Prima che la controversia venga portata dinanzi all’AGCom è previsto l’esperimento di un tentativo obbligatorio di conciliazione dinanzi al Corecom competente per territorio (per le reti fisse la competenza territoriale è data dal luogo in cui è ubicata l’utenza, per le reti mobili è data dal luogo di residenza o domicilio dell’utente). L’esperimento del tentativo obbligatorio di conciliazione è condizione essenziale per agire dinanzi l’AGCom. La proposizione del tentativo di conciliazione sospende i termini per l’azione giurisdizionale che riprendono a decorrere dalla scadenza del termine (trenta giorni dalla proposizione dell’istanza) per la conclusione del procedimento di conciliazione stesso. 55 Gli utenti o gli organismi di telecomunicazione che lamentano la violazione di propri diritti o interessi protetti da accordi di diritto privato o da norme in materia di telecomunicazioni attribuite alla competenza dell’AGCom, devono presentare al Corecom un’istanza contenente, a pena di inammissibilità, nome, cognome, residenza o domicilio, numero dell’utenza telefonica, per gli utenti, o denominazione e sede, per gli organismi di telecomunicazioni, ed indicando i fatti che sono all’origine della controversia. Il Corecom, dopo aver verificato l’ammissibilità dell’istanza, comunica alle parti l’avviso di convocazione all’udienza per l’esperimento del tentativo di conciliazione. A tale udienza le parti - che compaiono personalmente, o a mezzo di un procuratore generale o speciale, e possono farsi assistere da un avvocato - sono invitate dal responsabile del procedimento ad esporre le proprie ragioni allo scopo di trovare una soluzione transattiva reciprocamente accettabile. Il responsabile del procedimento può in qualsiasi momento indicare alle parti i termini di una soluzione, ma le parti stesse non possono, salvo diverso accordo tra loro, utilizzare le dichiarazioni e le offerte transattive in altri procedimenti arbitrali i giudizi dinanzi l’autorità giudiziaria o altre autorità indipendenti. Se la conciliazione ha esito positivo viene redatto un verbale contenente i termini dell'accordo che, sottoscritto dalle parti e dal responsabile del procedimento, costituisce titolo esecutivo. In caso contrario è comunque redatto un verbale in cui si da atto dell’esito negativo del tentativo di conciliazione esperito. Gli estremi di tale verbale andranno agli atti del procedimento dinanzi l’AGCom In alternativa alla conciliazione dinanzi al Corecom, la parti possono esperire il tentativo di conciliazione dinanzi agli organi non giurisdizionali di risoluzione delle controversie in materia di consumo che rispettino i principi sanciti dalla Raccomandazione della Commissione 2001/310/CE. In pendenza della procedura di conciliazione il servizio può essere sospeso solo con riferimento al servizio interessato da mancato pagamento ed in caso di servizio universale di telecomunicazioni solamente per gravi motivi come i casi di frode o insolvenza abituale. L'utente, contestualmente alla proposizione dell'istanza o durante lo svolgimento della procedura di conciliazione, può chiedere al Dipartimento garanzie e contenzioso dell’Autorità l'adozione di provvedimenti temporanei diretti a garantire l'erogazione del servizio o a far cessare le forme di abuso o di scorretto funzionamento da parte dell'organismo di telecomunicazioni fino al termine della procedura conciliativa. Esperito senza esito il tentativo di conciliazione, le parti (congiuntamente o anche il solo utente) possono adire l’AGCom per definire la controversia. Qualora il Direttore del Dipartimento ritenga necessario lo svolgimento di attività istruttoria quale l'acquisizione di documenti e perizie, ne da avviso alle parti (che possono nominare un proprio consulente) ed il termine per la definizione del procedimento resta sospeso per il tempo necessario alla acquisizione stessa. I risultati dell'attività istruttoria sono comunicati alle parti del procedimento. Esaurita la fase istruttoria il Dipartimento trasmette la documentazione alla Commissione per le infrastrutture e le reti unitamente ad una relazione e ad una proposta di decisione. La Commissione se lo ritiene necessario può convocare nuovamente le parti ad una ulteriore udienza. La decisione, che ha effetto vincolante tra le parti, è notificata alle stesse e pubblicata nel Bollettino Ufficiale. Qualora per lo stesso oggetto sia già stata adita l’Autorità giudiziaria, la soluzione della controversia non può essere deferita all’AGCom. 56 9. I punti di interscambio Internet 9.1. Il Namex: caratteristiche, strategicità, potenzialità 9.1.1. Introduzione Il punto di interscambio NaMeX è un Internet Exchange Point (IXP) ospitato a Roma presso i locali del Consorzio Caspur (Consorzio Interuniversitario per le Applicazioni di Supercalcolo destinate alla università ed alla ricerca), un centro di calcolo scientifico scelto, ormai 10 anni fa, come sede del primo punto di interscambio italiano. Gli IXP nascono come una esigenza di miglioramento della qualità del traffico Internet. Nati negli Stati Uniti durante gli anni 80, si sono sviluppati in Europa nel decennio successivo in parallelo con la crescita dei servizi di rete nel nuovo continente. In Italia si sono sviluppati due IXP, il secondo dei quali, il Mix di Milano, grazie anche ad una posizione strategicamente favorevole, si e’ sviluppato a livello dei maggiori IXP europei, ricoprendo da alcuni anni un ruolo di fondamentale importanza nel traffico della Internet italiana. L’enorme importanza di una tale inziativa per la Internet italiana ha fatto sentire l’esigenza di creare un altro punto di interscambio situato in un’area geografica – quella del centro Italia – che appare anch’essa strategicamente significativa e che può rappresentare anche un punto di backup, quale alternativa affidabile per il traffico, qualora se ne presentasse la necessità. L’alternativa costituita dal NaMeX offre, oltre alle garanzie per la sua collocazione geografica, le garanzie di neutralità, di conduzione ed efficienza tecnica proprie di una struttura che ha le carte in regola per candidarsi naturalmente a questo ruolo. Ricoprire un tale ruolo significa peraltro passare dalla fase pionieristica basata sugli sforzi di singoli “volontari”, ad una gestione professionale con personale dedicato e con infrastrutture in grado di garantire un’elevata affidabilità. Per sancire questo impegno, lo scorso anno il Nap Nautilus, vecchio nome del punto di interscambio, è divenuto, ancora sotto il patrocinio di Anfov, che ne aveva promosso e sostenuto la originaria configurazione, un consorzio che ha preso il nome di NaMeX (Nautilus Mediterranean eXchange point). Nell’arco di un anno, NaMeX ha enormemente accresciuto la sua importanza all’interno del traffico della Internet italiana ed è oggi in grado di poter garantire gli stessi standard di affidabilità offerti dagli altri IXP europei e mondiali. Il presente contributo descrive il ruolo degli IXP all’interno della Big Internet con particolare attenzione a quella europea e lo stato attuale del punto di Interscambio NaMeX. 9.1.1.1. Internet e la funzione dei punti di interscambio 57 Gli IXP nascono negli Stati Uniti durante gli anni 80 con lo scopo di creare delle “scorciatoie” tra ISP, nel senso ed anche allo scopo di migliorare la qualità dei collegamenti e di ridurre i costi di connessione. Noti anche con il nome di NAP (Neutral Access Point), gli IXP sono dei luoghi destinati a consentire lo scambio di reti ( e conseguentemente di traffico) tra ISP. La rete di un ISP può essere rappresentata dallo schema in figura. La sua rete e quella dei suoi clienti (in giallo) sono collegate alla Big Internet tramite uno o più ISP di livello superiore (Upstream provider). Tali collegamenti sono molto costosi e non ottimizzati quando si devono raggiungere ISP della stessa regione. Per poter diminuire i costi di tale connessione, per aumentare la banda a disposizione, per creare dei backup e per ottimizzare i percorsi, si stabiliscono dei collegamenti alternativi verso alcuni ISP. Questi collegamenti diretti, detti peering, possono avvenire o a casa di uno degli ISP (peering privati) oppure nei punti di Interscambio tra Provider (Gli Internet Exchange point, appunto). Mentre i peering privati sono in grado di offrire una gestione completamente autonoma, il vantaggio principale degli IXP è quello di poter offrire ad un ISP la presenza nello stesso luogo di più ISP con un conseguente abbassamento dei costi. Utilizzando infatti dei router e delle connessioni comuni, e’ possibile stabilire più peering con ISP provider diversi. Tipicamente un ISP si collega ad un IXP portando materialmente un router presso la sede di quest’ultimo e collegandolo al backbone di livello due del punto di interscambio (Normalmente Ethernet, oppure ATM, raramente FDDI). Il backbone del provider viene collegato al router tramite un circuito affittato presso un carrier locale. Lo stesso router e lo stesso collegamento possono essere utilizzati per stabilire più sessioni di peering con provider diversi. 58 I punti di interscambio servono normalmente per poter scambiare traffico in ambito locale, dove la definizione di locale può mutare di volta in volta, in funzione della realtà a cui si applica. Locale può riferirsi a reti metropolitane, regionali, nazionali, ma normalmente si riferisce a tutte le Network di un ISP associate al suo numero di Autonomous system (AS Number) Comunque tutte le sessioni di peering vengono configurate utilizzando il protocollo di peering BGPv4 e l’AS Number del singolo ISP. I punti di interscambio tra provider sono normalmente gestiti da consorzi formati dagli stessi ISP presenti (no profit), anche se in taluni casi vengono gestiti da società di profitto (ISP, carrier, ecc). La neutralità di un punto di interscambio deve essere garantita dalla gestione super partes dello stesso e dalla conseguente applicazione equa delle regole vigenti ad ognuno degli ISP partecipanti. La maggior parte dei punti di interscambio mette molto spesso sullo stesso livello il concetto di neutralità con quello di equità. Per questo motivo è interessante notare come molte volte vengano ammessi a far parte di un IXP i soli ISP e si tenda ad escludere clienti privati (come grandi aziende o grandi banche) o i content provider. Le eccezioni a questa strategia sono costituite dagli enti di ricerca o dalle grandi realtà istituzionali locali. L’altra regola vigente, dall’origine degli IXP neutrali, è quella di consentire il solo scambio delle reti dei rispettivi ISP che stabiliscono il peering. Non viene consentito il cosiddetto transito, ovvero l’uso della rete di un ISP per l’annuncio di un AS verso il mondo esterno o verso un altro ISP. Una tale regola non consente, ad esempio, di utilizzare gli ISP presenti nell’IXP come upstream provider per il collegamento alla Big Internet. Negli ultimi anni si è assistito alla nascita di punti di interscambio non neutrali, ovvero di punti dove il transito viene invece consentito. La tendenza, soprattutto negli IXP a fini di 59 lucro, e’ quello di avere due LAN distinte, una dedicata ai cosiddetti peering di transito ed una dedicata ai peering neutrali. Tornando allo schema relativo alla rete dell’ISP, risulta intuitivo che l’importanza di punti di interscambio, soprattutto di quelli pubblici, aumenta con l’aumentare del traffico globale su Internet. Maggiore e’ il traffico scambiato, maggiore risulta essere l’esigenza di aumentare la banda a disposizione e l’affidabilità dei collegamenti. Gli IXP sono una risposta a questo tipo di esigenza, perché in grado di soddisfare tali esigenze con la creazione di percorsi alternativi alle connessioni verso la Big Internet. La presenza di punti di interscambio di dimensioni comparabili all’interno di una stessa realtà nazionale potrebbe ad esempio avere il ruolo di connection recovery da parte di un IXP nei confronti dell’altro. Una tale configurazione passa obbligatoriamente attraverso la garanzia di un elevato standard di affidabilità da parte dell’IXP. La maggior parte degli IXP non offrono SLA (Service Level Agreements) agli ISP, in quanto, essendo normalmente dei consorzi di ISP, rischierebbero di pagare penali a se stessi, ma soprattutto quelli più grandi hanno dei livelli di affidabilità equivalenti a questi. Fattori che aumentano la affidabilità di un IXP sono: la disponibilità di un meccanismo di recovery del backbone di livello due, per far fronte ad eventuali malfunzionamenti o manutenzioni forzate; la possibilità di accesso controllato h24x365gg ai locali; un gruppo di continuità ed eventualmente un gruppo elettrogeno per far fronte ad eventuali interruzioni prolungate di energia elettrica. Taluni IXP dislocano il punto di scambio su più siti, in modo da aumentare ulteriormente la ridondanza delle infrastrutture. L’importanza di un punto di interscambio è determinata dalla quantità di traffico complessivo scambiata sulla sua LAN. Questa è, a sua volta, funzione di una serie di fattori quali il numero di ISP presenti ed il numero di carrier. Un elevato numero di carrier determina una maggiore disponibilità di banda e costi di interconnessione inferiori. Nella figura viene riportata la distribuzione sul territorio europeo dei maggiori Internet Exchange Point. Storicamente la comunità degli IXP europei ha avuto come punto di 60 incontro RIPE (acronimo francese che sta per Réseaux IP Européens2) ed i meeting dallo stesso organizzati, nei quali venivano discusse le problematiche tecniche e di gestione. Nel maggio 2001 si è costituita l’Associazione degli IXP Europei denominata Euro-IX, che in questo momento riunisce 26 tra i maggiori IXP d’Europa. Nella tabella viene riportata una lista degli IXP con i relativi valori di traffico scambiato (il picco giornaliero) ed il numero di ISP presenti. IXP Traffico Mbps ISP Presenti LINX AMS-IX DE-CIX PARIX MIX VIX BIX NIX.CZ MaNAP NaMeX CIXP Xchange CATNIX BNIX AIX LIPEX RoNIX 20000 17000 10000 9000 4500 3000 2500 1500 1200 450 430 420 400 270 180 120 50 130 157 111 24 62 73 50 36 25 18 36 72 15 40 15 53 23 Fonte: Euro-IX 9.1.1.2. La situazione Italiana Gli IXP, o meglio i NAP, fanno la loro comparsa in Italia agli albori della Internet Italiana, nel 1995. Nel maggio di quell’anno, quattro ISP provider dell’area romana - Agorà, Flashnet, Mc-Link, Uninet insieme al consorzio universitario Caspur - danno vita al NAP romano. Durante l’anno seguente un’analoga iniziativa nasce a Milano con il nome di Mix. Mix viene creato all’interno di un comprensorio, quello di via Caldera, che vede ospitare nel tempo una sempre maggiore concentrazione di ISP, creando un bacino naturale per la crescita del NAP milanese. Grazie anche alla posizione geografica, vicina alle autostrade della Internet europea, il Mix cresce in breve tempo, ospitando i maggiori ISP nazionali e tutti gli ISP internazionali operanti in Italia, e diventando un NAP di dimensioni pari a quelli dei più importanti IXP Europei. L’enorme crescita e la necessità di offrire agli ISP una maggiore garanzia di neutralità portano alla costituzione, nel gennaio del 2000, della MiX Srl. In questo momento MiX è il più importante Internet Exchange Italiano, con 63 ISP aderenti e ed una media di 4,5 Gigabit di traffico come picco giornaliero. 2) Il RIPE è uno dei quattro RIR (Regional Internet Registry), enti che, tra le altre attività, distribuiscono gli indirizzi IP. RIPE è responsabile per l’Europa, il Nord Africa, il Medio Oriente, l’Asia centrale. Informazioni più dettagliate sono reperibili su http:// www.ripe.net/ripencc/about/ 61 Il NAP dell’area romana ha una crescita molto meno rapida. Nel novembre del 1997 il progetto viene promosso dall’ANFoV e subisce un’accelerazione con l’ingresso di Telecom Italia. Un’ulteriore accelerazione si ha alla fine del 2000 con l’ingresso della rete scientifica GARR (Gruppo di Armonizzazione Reti di Ricerca), che sposta il proprio peering presso NAP Nautilus. In conseguenza di ciò i maggiori ISP entrano a far parte del punto di interscambio. L’importanza sempre crescente del punto di interscambio mette in evidenza le carenze di una gestione basata su un impegno sostanzialmente “volontaristico” delle persone del Consorzio Caspur e di alcuni ISP. Nel settembre del 2001, proprio per far fronte alle esigenze organizzative e gestionali, garantendo tutte le altre caratteristiche di partenza, viene creato, sotto il patrocinio di ANFoV, il consorzio NaMeX. Lo scopo dichiarato di NaMeX è quello di fornire ai consorziati una gestione che sia in grado di garantire i livelli di servizio pari a quelli dei grandi IXP. Vengono per la prima volta chiesti ai partecipanti, secondo Statuto, quote di adesione al consorzio e viene stretto un accordo economico con il consorzio Caspur per la gestione tecnica e l’housing del punto di interscambio. I risultati non tardano a venire: nonostante la profonda crisi che ha attraversato il mercato degli ISP italiani nell’ultimo anno, il traffico del punto di interscambio è cresciuto di circa il 500 % passando dai 90 Mbps del maggio 2002 ai 450 Mbps dell’aprile 2003. Per far fronte alla crescente domanda di adesioni ed alla corrispondente esigenza di una maggiore ampiezza dei locali, il NaMeX viene trasferito presso una nuova struttura, dove sono disponibili spazi ed infrastrutture più adeguate. Attualmente è disponibile uno spazio per la LAN di Peering ed i relativi router pari a 60 Mq. Viene favorito l’ingresso di carrier in modo la aumentare la banda a disposizione e creare reali alternative di scelta agli ISP che debbano affittare un collegamento tra l’IXP e la propria sede. Ai carrier viene riservato uno spazio di circa 60 Mq. Nella nuova sede sono in questo momento presenti con loro fibra 6 carrier. 62 Π Π Π Π Π Π Atlanet Autostrade TLC Colt Telecom Fastweb TelecomItalia Wind La nuova sede ha una capacità di crescita di circa 150 Mq. Essa ha a disposizione un gruppo di continuità in grado di poter garantire il funzionamento anche per diverse ore in caso di black out; entro il corrente anno sarà reso funzionante un gruppo elettrogeno in modo da rendere completa l’autonomia da eventuali prolungate mancanze di corrente. Sono state ampliate le possibilità di connessione al backbone di peering al fine di rispondere alle maggiori esigenze in termini di traffico scambiato. La connessione verso il backbone di peering può ora essere effettuata, oltre che tramite le usuali porte Ethernet e FastEthernet in rame (10/100baseT), anche attraverso porte gigabit ethernet in fibra (1000 SX). Il backbone di peering è stato ridondato con un apparato gemello (XP-8000 della Enterasys) in modo da poter offrire agli ISP che ne facessero richiesta una possibilità di backup a caldo, per far fronte ad eventuali indisponibilità del backbone principale. Durante l’ultimo anno, NaMeX ha ottenuto da Ripe un Autonomous System e delle reti Provider Indipendent, migrando di conseguenza i suoi servizi e le infrastrutture su di esse. Con la costituzione in consorzio, il Namex ha anche un comitato tecnico, che ha il compito della supervisione della gestione tecnica e di proporre sperimentazioni. Tra le iniziative concretizzatesi durante quest’ultimo anno, una citazione particolare merita l’avvio dei peering IPv6 tra ISP. NaMeX ha ottenuto da RIPE una classe di reti pubbliche IPv6. Dallo scorso anno il NaMeX ospita inoltre un progetto per la diffusione e la replica di siti open source ( www.bononia.it ). Entro la fine del primo semestre di quest’anno verrà iniziata una sperimentazione per la creazione di una rete di test Multicast che faccia da collante per l’instradamento di eventi multicast tra AS diversi. A gennaio dell’anno in corso (2003), NaMeX e’ stato presentato al Meeting Ripe, durante la sessione dedicata agli IXP. Dal marzo di quest’anno, infine, NaMeX è entrato a far parte dell’associazione degli IXP europei “Euro-IX” ed ha partecipato al meeting annuale dell’associazione che si è tenuto a Torino all’inizio del mese di Aprile 2003. 9.1.1.3. Il futuro 63 Il futuro della Internet italiana si muove, al pari di quelli di altre nazioni, verso un incremento del traffico e quindi verso uno scenario che dovrebbe dare agli IXP un ruolo sempre più importante nel progetto di creazione di reti ottimizzate e di abbassamento progressivo dei costi. La presenza in Italia di un secondo punto di interscambio con elevati livelli di affidabilità sito in Roma, rappresentata dal NaMeX, è strategica sia per il suo attuale ruolo di punto di interscambio locale nella zona del centro sud Italia sia per quello eventuale di backup reciproco con l’altro grande IXP nazionale. È auspicabile, in questo senso, una collaborazione con MIX che veda i due punti di interscambio coordinare le politiche di peering e le bande passanti dei grandi ISP nazionali presenti, in modo da poter gestire un eventuale guasto ed un reinstradamento del traffico da un IXP all’altro. Stanno nascendo altri IXP in Italia: uno a Torino, e già operativo, il Topix, ed uno regionale, in Toscana, il Tix. Il Topix sembra essere un IXP non neutrale. Alcuni dei suoi componenti non sono ISP ma clienti privati ed hanno esigenze di transito oltre che di semplice peering. Il Tix è un IXP regionale. Sponsorizzato dalla Regione Toscana, ha l’obbiettivo di essere, in ambito regionale, il punto di incontro tra le realtà della rete pubblica dell’amministrazione toscana e gli ISP presenti nel territorio. Tale progetto potrebbe essere seguito a ruota da analoghi progetti di altre regioni e rivelarsi uno dei punti cardine della infrastruttura della nuova Rete Nazionale delle Pubblica Amministrazione, ancora in fase di progetto. Il 2003 vede NaMeX consolidare la sua posizione all’interno della rete Internet Italiana e completare entro la fine dell’anno la fase di “Take Off”. Obbiettivo primario è il superamento della barriera di 1 Gigabit di traffico scambiato entro la fine dell’anno corrente. 64 10. Raccomandazioni Il Ministero dell’Innovazione e della Tecnologia ha presentato i primi dati dell’Osservatorio Banda Larga, dai quali risulta la seguente distribuzione territoriale, attuale e prevista al 2005, delle tecnologie disponibili per la larga banda: 2002 Zona verde Zona gialla Zona rossa N. Comuni 70 1078 6953 % Popolazione 13 50 37 % Aziende 16 52 32 2005 Zona verde Zona gialla Zona rossa N. Comuni 541 1109 6451 % Popolazione 42 33 25 % Aziende 46 31 23 Dove: la Zona verde è, grosso modo, quella con dotazione di fibra fino all’utente, quella gialla è quella con dotazione di ADSL, quella rossa avrebbe la larga banda solo da satellite. L’ipotesi al 2005 corrisponde a quella neutrale, senza interventi pubblici e rappresenta un significativo quadro del digital divide nazionale. Un’impostazione neutrale del processo di diffusione della larga banda, lascerebbe quindi, anche al 2005, privi di tecnologie diffusive come la fibra e l’ADSL, il 25% della popolazione e il 23% delle aziende. Questo contrasta con l’affermazione, più volte recepita a livello di governo, che la larga banda sia la nuova frontiera dei servizi di comunicazione. Se si può pensare che la DTT possa ovviare a una serie di servizi on-line per le famiglie, la stessa cosa non può valere per le imprese, per le quali la larga banda è ormai una condizione necessaria per la loro competitività, per lo sviluppo di relazioni avanzate con la clientela e con le altre imprese, per la formazione dei loro collaboratori. E’ necessario quindi che il governo, possibilmente durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio d’Europa nella seconda metà del 2003, elabori una proposta di revisione della Direttiva Servizio Universale della UE, che dovrà essere rinnovata entro il 2005, in modo da allargare la definizione di servizio universale per rendere pervasivo il servizio telefonico a larga banda su rete fissa. Il superamento di questo divide non potrà avvenire con la sola iniziativa del mercato, come illustrano le stesse tabelle del Ministero Innovazione. Se si tratta di una priorità nazionale, il governo dovrà prevedere, nelle leggi finanziarie 2004 e 2005, adeguati interventi pubblici, sia sul lato dell’offerta che su quello della domanda, per raggiungere l’obiettivo. ANFoV aveva proposto, col progetto ALBA, solo in minima parte recepito nella finanziaria 2003, un’accelerazione dello sviluppo spontaneo della banda larga. Nel 2003 ANFoV sta elaborando, col progetto ASPERA, una valutazione del costo, per il governo italiano, di una maggior pervasività della larga banda sul territorio. Dal punto di vista regolatorio è necessario che l’Autorità sorvegli che le offerte degli operatori dominanti, quando non sia ancora stabilito un mercato competitivo, siano riproducibili dai concorrenti, che ogni offerta retail abbia la corrispondente offerta wholesale, che non ci sia price squeeze, fra l’una e l’altra. In altre parole che il mercato, quando anche non sia instaurato, sia adeguatamente simulato per arrivare a una 65 condizione concorrenziale. Infine, alla vigilia della discussione sulla “legge Gasparri”, che regolerà il sistema audiovisivo, è indispensabile che anche qui si stabiliscano norme minime che consentano l’apertura alla concorrenza, pur nel rispetto delle considerazioni strategiche sulla dimensione europea delle imprese italiane. Queste raccomandazioni si concludono e si integrano col “Manifesto per l’innovazione” lanciato nel 2003 dallo SMAU, cui l’ANFoV ha aderito e che viene qui riportato integralmente. 66