n. 20 - gennaio 2006 - Lega Italiana Osteoporosi

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n. 20 - gennaio 2006 - Lega Italiana Osteoporosi
NOTIZIE LIOS
LEGA ITALIANA OSTEOPOROSI
Per la ricerca, la prevenzione e la cura delle malattie demineralizzanti delle ossa
Associazione senza scopo di lucro, fondata nel 1981 Sede: Via Monte Generoso, 31 - 20155 Milano
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IL DOLORE
n. 20 - gennaio 2006
Scusateci ancora...
Non è la prima volta che siamo in ritardo con “Notizie LIOS”.
Il dolore è uno dei sintomi che più spesso
Come la volta scorsa, anche questa volta prepariamo e spediamo
ci allarmano e ci spingono a ricorrere al
due numeri insieme. Il primo, dedicato a un tema davvero difficile
medico.
Anche se tutti pensiamo di avere un’idea
e scottante, è eccezionalmente di 4 pagine.
chiara di “dolore”, le cose non sono così
Purtroppo la scrittura del bollettino, la sua duplicazione in alcune
semplici. Ciò che definiamo dolore è
migliaia di copie, e soprattutto l’imbustatura, affrancatura e
estremamente relativo e varia molto da
spedizione richiedono ore e ore di lavoro che - come volontari che
persona a persona.
possono lavorare per la LIOS solo nel tempo libero - facciamo
Dalla medicina sperimentale, sappiamo che
veramente fatica a fare.
la cosiddetta “soglia del dolore” è simile in
Ci auguriamo che il questionario sul dolore, e il concorso per le
tutti gli individui: cioè, se si applica uno
migliori ricette che lanciamo per la prossima Giornata Mondiale
stimolo nocivo abbastanza forte, tutti i
(20 ottobre) siano graditi.
soggetti diranno di provare dolore. Varia
invece molto la “soglia di tolleranza” al
dolore, cioè il livello di intensità oltre il
quale un determinato soggetto non riesce più a sopportare lo stimolo.
Si devono distinguere diversi tipi di dolore. La prima distinzione riguarda la durata, per cui si parla
di dolore acuto e cronico. Si dice acuto un dolore di durata limitata nel tempo, in genere da pochi
minuti a pochi giorni. È acuto il dolore di una distorsione, una ferita, una frattura o anche quello di
malattie come un ascesso dentario, una tonsillite, un’appendicite, un infarto. Si dice “cronico” un
dolore che tende a durare a lungo, per settimane o mesi, o anche indefinitamente, come quello della
grave artrosi o anche dell’osteoporosi con fratture vertebrali. Il dolore cronico si può presentare in
modo intermittente o continuo, e ovviamente può avere un andamento molto variabile, con periodi
di remissione e di esacerbazione.
Una seconda distinzione riguarda la natura del dolore. Distinguiamo quindi il dolore “somatico” da
quello “viscerale”. Il primo è un dolore acuto e ben localizzato, come quello provocato da una
puntura, un taglio, una contusione, una scottatura o un’infiammazione articolare. Il secondo origina
dagli organi interni, è meno localizzato, ed è spesso accompagnato da malessere generale o nausea
(es. dolore da ulcera gastrica, da colica biliare o renale). Entrambi questi tipi di dolore possono
essere considerati dei campanelli d'allarme che richiamano la nostra attenzione su un danno fisico,
e richiedono una risposta adeguata da parte nostra (ad es. applicare freddo o caldo, mettersi a
riposo, assumere una determinata posizione, andare dal medico). Altre forme di dolore sono il dolore
neuropatico, che deriva da una lesione dei nervi o dei centri nervosi implicati nella
rilevazione/trasmissione del dolore (es. la nevralgia del trigemino) e il dolore da cancro, legato
all’invasione dell’organismo da parte dei tessuti tumorali. In questi casi il dolore non ha più il
significato di avvertimento, e se persiste deve essere considerato come una “malattia nella
malattia”, capace di interferire gravemente sulla qualità di vita.
La percezione del dolore è influenzata da molti fattori, a volte in modo sorprendente. Per esempio,
persone che si feriscono nella fuga da un pericolo, o nel salvare qualcuno da un pericolo, possono
non sentire nessun dolore. Al contrario, uno stato di grave ansia e paura può far interpretare come
doloroso anche uno stimolo lieve, addirittura il semplice contatto fisico. Pochi sopportano un dolore
anche lieve se non è giustificato da un buon motivo o se è dovuto a cause non controllabili.
Viceversa, un dolore come quello del parto, pur estremamente forte, può essere vissuto con
atteggiamento positivo.
Assai variabile è infine l’espressione del dolore. Per certe persone è estremamente importante non
manifestare apertamente il proprio dolore, mentre per altri è naturale esagerare l’entità del dolore
e lasciarsi andare a ogni genere di lamenti.
Tornando alla situazione normale, nel dolore non c’è solo l’aspetto di sensazione sgradevole e
tormentosa, ma molto di più. Il dolore è certamente, prima di tutto, una sensazione fisica, che arriva
al cervello e alla coscienza attraverso vie nervose ben conosciute. Ma la componente più importante
del dolore, e quella che ne determina l’estrema soggettività, è la componente emotiva (o
“affettiva”). Per questo, finché non capiamo che cos’è, un dolore può sembrarci più forte e difficile
da sopportare. Un dolore anche intenso, ma la cui causa ci è ben nota, come un mal di testa o mal
di denti, può esser sopportato molto meglio di un dolore meno forte ma di natura sconosciuta. Per
esempio, un particolare “mal di pancia”, mai provato prima, può farci subito chiamare il medico o
farci correre al pronto soccorso. La reazione emotiva al dolore è molto variabile e dipende da molti
fattori, non solo personali ma anche legati alla causa del dolore (tipo di malattia), nonché alle
circostanze (situazione familiare, lavorativa, economica, ecc.). La reazione emotiva al dolore può
comprendere ansia, paura, preoccupazione per il futuro, e arrivare in casi estremi fino alla
depressione e alla disperazione.
In questo senso, su può distinguere fra “dolore”, inteso come sensazione puramente fisica, e
“sofferenza”, intesa come l’insieme del dolore fisico e delle reazioni psichiche che esso determina.
Non ci sono metodi affidabili per misurare il dolore realmente sofferto da una persona, e bisogna
quindi basarsi sulle sue parole, sul suo comportamento e su altri messaggi non verbali. A volte, si
cerca di misurare il dolore chiedendo al paziente di indicarne l’intensità su una scala da 0 (nessun
dolore) a 10 (il massimo dolore che si può immaginare). Ciò è utile soprattutto per valutare
l’andamento del dolore nel tempo o la risposta alla somministrazione di un farmaco.
In ultima analisi, però, la comprensione del dolore del paziente passa attraverso il filtro della
sensibilità, disponibilità, capacità di immedesimazione ed esperienza vissuta del medico. E il compito
del medico non è solo quello di trattare il sintomo dolore con le opportune misure, a partire dalla
prescrizione dei farmaci, ma è anche quello di saper ascoltare e rassicurare il malato, intervenendo
in modo adeguato alle necessità del momento, e mirando soprattutto a ridurre la sofferenza.
Il dolore acuto è in genere più facile da trattare. A seconda della situazione il medico prescriverà i
farmaci adatti, che si dovranno prendere al massimo per qualche giorno. Invece il problema del
dolore cronico - un disturbo assai più frequente di quanto si creda, che colpisce circa una persona
su dodici - è un problema serissimo della medicina che purtroppo, ancora oggi, non è affrontato da
molti medici in modo corretto. Il dolore cronico non ha alcuna “utilità”, non aggiunge nulla alla
conoscenza della malattia, e costituisce quindi solo sofferenza e grave peggioramento della qualità
della vita. Nonostante la vasta disponibilità di analgesici, esso è uno dei sintomi più difficili da
controllare e, purtroppo, è statisticamente uno dei sintomi più sottovalutati dai medici. Oggi,
fortunatamente, si comincia finalmente a riconoscere il diritto del paziente ad essere trattato
adeguatamente anche per il sintomo dolore (cosa che una volta si liquidava un po’ troppo facilmente
con qualche buona parola e l’invito ad aver pazienza e sopportare). Presso molti ospedali, sono
presenti centri specialistici per la terapia del dolore, in grado di aiutare anche nei casi più difficili.
UN NUOVO QUESTIONARIO
Alla pagina seguente troverete un questionario (del tutto anonimo) sul dolore.
Lo abbiamo “tagliato su misura” pensando soprattutto al dolore osteo-articolare, cioè a quello che interessa più
spesso i malati di osteoporosi, artrosi e malattie simili. Comunque, siccome il dolore di ogni tipo è un sintomo
importante e molto spesso sottovalutato dai medici, se volete darci informazioni anche su altri tipi di dolore di cui
soffrite (es. mal di testa, coliche renali, coliche biliari, nevralgie o altro), compilate ugualmente il questionario,
eventualmente aggiungendo una nota a parte con le altre informazioni che ritenete utili. Se i dati raccolti saranno
sufficienti, vorremmo utilizzarli come base per ulteriori, future indagini sul dolore e sulla qualità delle cure.
Il questionario va inviato a: LEGA ITALIANA OSTEOPOROSI - via Masolino da Panicale 6 - 20155
MILANO (o per FAX al numero 02-39211533)
INDAGINE SUL DOLORE
Sesso
M 9
F 9
Età ______
Malattia di base
9 osteoporosi
Ho avuto fratture
9 NO, nessuna
9 omero
9 femore
9 piede
Ho dolore
posizione
9 artrosi
9 altro (specificare) __________________________________
SÌ: 9 vertebre dorsali
9 vertebre lombari
9 polso
9 coste
9 altro (specificare) _________________________________________________
9 tutti i giorni o quasi
In quali situazioni?
Regione di residenza ____________________________________
9 1-3 giorni alla settimana
9 la mattina appena alzato/a
9 1-3 giorni al mese
9 quando mi stanco
9 raramente
9 se sto a lungo nella stessa
9 altro (specificare) ___________________________________________________________________
Il mio dolore è
9 al collo
9 alla schiena in basso (tratto lombare)
9 alle ginocchia
9 ai piedi
9 alla gamba (dietro)
9 alla schiena in alto (dorso)
9 alla spalla
9 all’inguine e zona interna della coscia
9 alle mani
9 altro (dove?) ________________________________________________________________________
Il mio dolore è un senso di
9 strappo, lacerazione
9 coltellata
9 peso, schiacciamento
9 gonfiore, pressione interna
9 puntura
9 bruciatura
9 stiramento
9 scossa elettrica
9 altro (specificare) ___________________________________________________
Il mio dolore si allevia 9 con il riposo
9 con il caldo
9 torsione, stretta di una morsa
9 con il freddo
9 con il movimento
9 con i farmaci
9 con il busto
9 stendendomi sul letto
9 altro (specificare) _________________________________
Contro il dolore, prendo questi farmaci:
Quanti giorni alla settimana ?
1. ________________________________________
1 o meno 9
2-3 9
4-5 9
6-7 9
2. ________________________________________
1 o meno 9
2-3 9
4-5 9
6-7 9
3. ________________________________________
1 o meno 9
2-3 9
4-5 9
6-7 9
(Qui di seguito, segni con una X tutte le frasi che si adattano al suo caso):
9 per mia fortuna sopporto bene il dolore
capirlo
9 il mio dolore è spesso molto forte, ma il medico sembra non
9 sopporterei meglio un dolore anche più forte, ma meno continuo
9 il mio dolore non è fortissimo, ma non riesco a sopportarlo
9 il dolore mi rovina la vita
9 il dolore mi viene quando sto a lungo in piedi
9 ho dolore, ma il mio medico ha trovato le cure giuste
9 il dolore mi passa se mi stendo sul letto
9 spesso cerco di resistere e rinuncio a prendere farmaci
9 non ho finora trovato cure efficaci per il mio dolore
9 certi giorni vorrei qualcosa di più forte per il dolore
il dolore
soffrire più
9 a volte mi sento in colpa perché non riesco a sopportare
9 devo ogni volta insistere con il medico per avere una ricetta
9 prendo troppi farmaci, ma non ho alternative
importanza al dolore
farmaci per il dolore
non mi lascia dormire
9 a volte preferirei morire per non
9 il mio medico non sembra dare molta
9 ho paura di avere qualcosa di grave che non mi dicono 9 cerco di ridurre al minimo i
9 il dolore diminuisce dopo che mi sono messo/a in movimento
9 il dolore spesso
9 nonostante le cure, continuo ad avere più dolore di quello che posso sopportare
9 il dolore mi fa paura
9 sopporterei molto meglio il dolore se fossi sicuro/a che non indica un peggioramento della mia malattia
Se 0 = “nessun dolore” e 10 = “il più forte dolore immaginabile”,
in genere il mio dolore varia da _____ a _____
COMMENTI: _________________________________________________________________________________
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Il dolore nell’osteoporosi e nell’artrosi
L’osteoporosi è una malattia legata alla progressiva perdita di calcio dall’osso. In assenza di fratture (la
complicanza più grave) è quasi sempre una malattia silenziosa, che non dà nessun segno di sé e in particolare
non dà nessun dolore. Per questo è così importante conoscerla e - in presenza di fattori di rischio - valutare se
per caso ne siamo colpiti.
Solo in pochi casi l’osteoporosi determina fin dall’inizio la comparsa di dolore, un dolore che di solito si
manifesta dopo un po’ di tempo che si sta in piedi o si cammina (dolore da affaticamento). In genere si tratta di
un “mal di schiena” localizzato alla colonna lombare. Inizia con un senso di peso e di indolenzimento che poi,
se non ci si ferma a riposare, tende rapidamente ad aumentare e diventa molto fastidioso. Con il riposo (p.es.
sedendosi in una poltrona comoda o ancor meglio sdraiandosi sul letto), altrettanto rapidamente diminuisce e
scompare. Non è ben chiara la causa di questo dolore: probabilmente è legato alla presenza di microfratture
vertebrali, troppo piccole per essere rilevabili dalle radiografie.
L’artrosi è una malattia degenerativa delle articolazioni che purtroppo, con l’avanzare dell’età, colpisce più o
meno tutti, anche se in modo molto variabile. Le cartilagini articolari si assottigliano e diventano irregolari, e
all’interno o vicino alle articolazioni si formano calcificazioni anomale e neoformazioni ossee (osteofiti).
L’articolazione non funziona più bene, e spesso è soggetta a fenomeni infiammatori che aggravano il dolore.
Tutte le articolazioni possono essere colpite, anche se alcune (ginocchia, anche, vertebre) lo sono più spesso
delle altre, e determinano più spesso la comparsa di dolore. Al contrario di quello dell’osteoporosi descritto
sopra, il dolore dell’artrosi si manifesta tipicamente dopo un periodo di immobilità (p.es. la mattina quando si
scende dal letto, o dopo essere stati a lungo in poltrona a leggere o vedere la TV), è diffuso alle varie
articolazioni interessate e tende a diminuire rimettendosi in movimento. Nelle fasi di infiammazione acuta,
ovviamente, il dolore può persistere in maniera del tutto indipendente dal movimento.
Il dolore nelle fratture
Il dolore più tipico dell’osteoporosi è quello legato alla sua complicanza più grave: le fratture.
Qualunque frattura provoca un dolore improvviso e molto violento, che impedisce in modo assoluto il
movimento o l’uso della parte fratturata. Questa “fase acuta” del dolore si risolve rapidamente non appena la
frattura è ridotta e la parte viene immobilizzata o “ingessata”. Fratture particolarmente gravi, come quelle di
femore, richiedono un intervento chirurgico.
Nella fase acuta di una frattura la cosa più importante è il riposo e l’immobilità dell’osso fratturato. Casi
particolari sono quelli delle fratture che non possono essere immobilizzate (come quelle delle coste o delle
vertebre), in cui dobbiamo imparare a non fare i movimenti che ci provocano dolore, o a limitarli al minimo.
Le fratture delle vertebre, a seconda della localizzazione, oltre a un forte dolore alla schiena possono provocare
dolore al torace, al bacino, all’inguine, alle gambe. Il dolore da frattura vertebrale va trattato con riposo,
analgesici, ed eventualmente un supporto esterno (busto). Nel caso di fratture costali, può esser utile anche un
sedativo della tosse.
Subito dopo una frattura, gli analgesici sono utili per evitare il dolore spontaneo “a riposo”, o per evitare che il
dolore sia intollerabile, o per poter dormire la notte, ma un'analgesia totale e assoluta non è desiderabile. Infatti,
il dolore in questa fase ha un significato protettivo, e serve come allarme per farci evitare movimenti che
potrebbero rallentare la guarigione della frattura (per le vertebre, essa richiede 2-4 mesi).
In genere, nelle fratture vertebrali, il dolore intenso dura 10-15 giorni, poi si riduce nettamente con la
scomparsa della fase infiammatoria acuta e con il consolidamento della frattura. Con il tempo, nella maggior
parte dei casi il dolore si risolve completamente. A volte però le fratture vertebrali, specie se multiple e
associate ad artrosi, possono determinare forme di dolore cronico o ricorrente. Questo dolore, in genere, non
c’è a riposo, ma compare più o meno precocemente quando ci si mette in movimento, e probabilmente - con alti
e bassi - accompagnerà tutto l’evolversi futuro della malattia. Molte persone imparano a convivere con questo
tipo di dolore, e trovano tutta una serie di rimedi e accorgimenti - imparando anche a usare nel miglior modo i
farmaci - che permettono di renderlo sopportabile. Per altre persone, invece, il dolore cronico può diventare un
vero tormento, e solo una buona collaborazione di medico e paziente permetterà di trovare una terapia
soddisfacente, con farmaci adatti e con altri tipi di interventi (es. fisioterapia, elettrostimolazione, agopuntura,
ecc.).
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